STYLE MAGAZINE 2021 JULY ISSUE

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STYLE.CORRIERE.IT NUMERO 7/8 - LUGLIO/AGOSTO 2021

Il mensile del

Bello! ABITI: ERMENEGILDO ZEGNA X X X

N° 7/8 luglio/agosto – Poste Italiane SpA – Sped. in a.p. – D.L. 353/03 conv. in L. 46/04, art. 1, comma 1, DCB Milano – Il 14 luglio con il Corriere della Sera 2 € (Style Magazine 0,50 € + Corriere della Sera 1,50 €). Non vendibile separatamente. Nei giorni successivi a richiesta con il Corriere della Sera, Style Magazine 2 € + prezzo del quotidiano.














sommario

luglio/agosto 2021

Applicazioni acromatiche sul guardaroba: dal cappotto al blouson, dalla cravatta alle stringate. Con bianco a contrasto.

pag 126

di Fiorenza Bariatti

23 Artwork - Occhiali a specchio

di Paolo Beltramin

di Alessandro Calascibetta

36 Libro. Le cangianti regole del lusso

di Olimpia Zagnoli

25 Tech design - Presente virtuale

di Luca Roscini

REPORT

39 Autunno-inverno 2021. Fashion news di Fiorenza Bariatti, Luca Roscini

Qui mondo

26 Venezia. Il palazzo dello stupore

di Michele Ciavarella

CONFRONTI

62 Lezioni (di moda) americane di Michele Ciavarella

CHECK

66 Lezioni (di arte) americane

31 Tv. L’abito come manifesto

di Martina Corgnati

di Giacomo Fasola

32 Mostra. Il cliché anticonformista di Luca Roscini

33 Musica. Soul, street style & Long di Pier Andrea Canei

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34 Photobook. Parole e fotografie

19 Contributors 21 Editoriale - Immodestamente

S T Y L E M AG A Z I N E


DIBATTITO

138 Go West

70 Donne che disegnano gli uomini

di Michele Ciavarella

76 Alaïa e Lindbergh. Amici complici artisti

STORYTELLING

86 Parr e ToiletPaper. Dialoghi all’aperto

di Giuliana Matarrese

di Michele Ciavarella di Fiorenza Bariatti

158 London (style) calling

PREVIEW

MODA

pag 138

148 Weekend

di Angelica Pianarosa - foto di Stefan Giftthaler

PORTFOLIO

Al confine tra classico e outdoor. Al limite tra fashion e rimandi western.

di Giovanni de Ruvo - foto di Mattia Pasin

161 Primavera-estate 2022. Sostenibilità, upcycling, fluidità, pattern

92 Esperimenti

di Cristina Manfredi

foto e styling di Matthias Vriens

104 Performance

di Luca Roscini - foto di Gautier Pellegrin

114 In divenire

di Luca Roscini - foto di Letizia Ragno

126 Nero a metà

di Luca Roscini - foto di Giorgio Codazzi

S T Y L E M AG A Z I N E

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STYLE Il mensile del

magazine

anno 17 n. 7/8 luglio/agosto - 14 luglio 2021

STYLE.CORRIERE.IT NUMERO 7/8 - LUGLIO/AGOSTO 2021

Il mensile del

DIRETTORE RESPONSABILE

STYLE È PUBBLICATO DA RCS MEDIAGROUP S.P.A.

Alessandro Calascibetta

Bello!

ART DIRECTOR

FASHION DIRECTOR

Tiziano Grandi

Luca Roscini

ABITI: ERMENEGILDO ZEGNA X X X

ABITI: Ermenegildo Zegna XXX,

collana Cartier

FOTO E STYLING: Matthias Vriens

Fiorenza Bariatti

Michele Ciavarella

Pier Andrea Canei (vice caposervizio) Giacomo Fasola (vice caposervizio e coordinamento web) Valentina Ravizza Laura Braggio Giorgio Fadda Chiara Righi PRODUZIONI ATTUALITÀ E COORDINAMENTO MODA

Silvia Giudici PRODUZIONI MODA

Alessandra Bernabei FASHION EDITOR

Giovanni de Ruvo, Angelica Pianarosa (collaboratori) BEAUTY

Gioele Panedda (collaboratore)

WEB

CONCESSIONARIA PUBBLICITÀ

ca irorcs media s.p. a .

UFFICIO DI PARIGI

Sede operativa via Angelo Rizzoli 8 20132 Milano tel. 02-25841 fax 02-25846848 Vendite Estero 02.2584 6354/6951

Annalisa Gali PROGETTO GRAFICO

Tiziano Grandi

Nicoletta Porta Chiara Pugliese COORDINAMENTO TECNICO: Emanuele Marini CENTRO SERVIZI FOTOGRAFICI E GUARDAROBA: Eleonora Caglio ADVERTISING MANAGER: BRAND MANAGER:

VICEDIRETTORE VICARIO

Barbara Stefanelli VICEDIRETTORI

Daniele Manca, Venanzio Postiglione, Fiorenza Sarzanini, Giampaolo Tucci

16

– Sede sociale: via Angelo Rizzoli 8 20132 Milano – Redazione: via Angelo Rizzoli 8, 20132 Milano, tel. 02 2584.1, fax 02 25846810 – Stampa: ELCOGRAF S.p.A via Mondadori 15, 37131 Verona – Registrazione Tribunale di Milano n. 31 del 18/01/2005 – © 2014 RCS MediaGroup S.p.A. – Testi e foto © RCS MediaGroup S.p.A. possono essere ceduti a uso editoriale e commerciale. –Syndication – Press Service: www.syndication.rcs.it, press@rcs.it Responsabile del trattamento dei dati personali (D. Lgs. 196/2003): Alessandro Calascibetta.

Davide Blasigh, Gaetano Moraca (collaboratori)

Rosy Settanni

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SEGRETERIA DI REDAZIONE E CASTING

DIRETTORE RESPONSABILE

Marilù Capparelli, Carlo Cimbri, Alessandra Dalmonte, Diego Della Valle, Uberto Fornara, Veronica Gava, Gaetano Miccichè, Stefania Petruccioli, Marco Pompignoli, Marco Tronchetti Provera Alessandro Bompieri

REDAZIONE GRAFICA

PHOTO EDITOR

MENSILE DISTRIBUITO CON IL

Urbano Cairo CONSIGLIERI:

CAPOREDATTORE

REDAZIONE

N° 7/8 luglio/agosto – Poste Italiane SpA – Sped. in a.p. – D.L. 353/03 conv. in L. 46/04, art. 1, comma 1, DCB Milano – Il 14 luglio con il Corriere della Sera 2 € (Style Magazine 0,50 € + Corriere della Sera 1,50 €). Non vendibile separatamente. Nei giorni successivi a richiesta con il Corriere della Sera, Style Magazine 2 € + prezzo del quotidiano.

PRESIDENTE E AMMINISTRATORE DELEGATO

HANNO INOLTRE COLLABORATO A QUESTO NUMERO:

Diletta Accorroni, Silvano Belloni, Paolo Beltramin, Giorgio Codazzi, Martina Corgnati, Stefan Giftthaler, Cristina Manfredi, Giuliana Matarrese, Mattia Pasin, Gautier Pellegrin, Letizia Ragno, Matthias Vriens

questo numero è stato chiuso in redazione martedì

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giugno

2021

DISTRIBUZIONE IN ITALIA M-DIS Via Cazzaniga 1, 20132 Milano tel. 02 2582.1 ABBONAMENTI Per informazioni telefonare allo 02 63798520 (lun-ven, 7,00-18.30; sab-dom, 7,00-15,00). Poste Italiane S.p.A. – Sped. in a.p.–D.L. 353/2003 conv. L. 46/2004 art.1, comma 1, DBC Milano. ARRETRATI Rivolgersi al proprio edicolante, oppure ad arretrati@rcs.it o al numero 02 25843604 comunicando via e-mail l’indirizzo e il numero richiesto. Il pagamento della copia, pari al doppio del prezzo di copertina deve essere effettuato su Iban IT 97 B 03069 09537 000015700117 BANCA INTESA - MILANO intestato a RCS MEDIAGROUP SPA.




CONTRIBUTORS Nick Coutsier Ballerino, coreografo e artista, di origini congolesi nasce nel 1993 in Belgio. Negli ultimi sei anni ha fatto parte del Royal Ballet of Flanders, ha accompagnato Beyoncé in tournée e lavorato con il coreografo Sidi Larbi Cherkaoui. «La danza è una forza sociale e le relazioni umane sono la sua principale ispirazione» afferma. pag 104

Stefan Giftthaler Metà tedesco metà italiano e cresciuto a Treviso, oggi vive a Milano. Fotografo, collabora con riviste internazionali come Wallpaper, Vogue, AD Magazine, Monocle, Die Zeit Magazin, Apartamento, Icon, L’Officiel, Les Inrockuptible. Anticonformista il suo sguardo sull’architettura contemporanea e sull’Italia catturata nella quotidianità. pag 148

Mattia Pasin Fotografo, classe 1992, si diploma nel 2013 all’International School of Photography di Firenze e inizia il suo percorso a Milano spostandosi poi a Londra dove ora vive. Il suo stile è caratterizzata da una continua sperimentazione nelle luci; l’uso del mosso e la manipolazione dell’immagine, in ripresa e in stampa, creano atmosfere spesso intangibili. pag 138

Di origini francesi, il suo primo approccio con la danza risale a quando aveva sette anni. Da adulto diventa un ballerino versatile, performer di hip hop, break dance e danza contemporanea. Come coreografo dirige la sua compagnia La Marche Bleue con cui inizierà la tournée dello spettacolo Première Ride il prossimo settembre. pag 104

FOTO: ROBIN LEMPIRE

Léo Walk

© RIPRODUZIONE RISERVATA

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EDITORIALE

di Alessandro Calascibetta

Immodestamente

P

POTREMMO fotografare malamente un bel capo fino a farlo apparire brutto. Oppure stravolgere il buon lavoro di un designer attraverso le parole. Così come è possibile scrivere bene di una collezione che non ci ha convinto o migliorare un look grazie agli accorgimenti del mestiere. C’è poco da fare: la stampa ha un potere enorme. Più di ogni altro mezzo ha la possibilità di ribaltare il senso di un messaggio, di privarlo dei suoi contenuti riducendolo a un dettaglio trascurabile. O di ignorarlo proprio, il che, a volte, non sarebbe un danno.

Ma la nostra filosofia non è questa. Style Magazine seleziona, evidenzia e condivide con voi un percorso di esperienze che, in questo numero, è concentrato unicamente sulla Moda. Ed è questo, infine, il vero ruolo della stampa: quello di raccontare e di spiegare con obiettività. E, quando lo riteniamo giusto, di valorizzare. Eccesso di perizia e di fiducia in noi stessi? Forse. Ma non credete che sarebbe un problema se non fossimo in grado, proprio noi, di tramandare la Bellezza in ogni sua forma espressiva?

FOTO: LEONARDO BECHINI

(alessandro.calascibetta@rcs.it) (Instagram @alecalascibetta)

© RIPRODUZIONE RISERVATA

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ALPHATAURI.COM


ARTWORK

di Olimpia Zagnoli

Opere in mostra: Caleidoscopica. Il mondo illustrato di Olimpia Zagnoli da settembre nei Chiostri di San Pietro a Reggio Emilia (già antologia per Lazy Dog).

Occhiali a specchio

«IL BELLO DELLE ILLUSTRAZIONI è che non necessitano di parole né traduzione: parlano a tutti senza discriminazioni» dice Olimpia Zagnoli, quella OZ che vive a Milano, ascolta i T. Rex e beve Coca Cola; espone al Guggenheim; lavora per Swatch, Fendi, Dior, Prada; collabora con The New Yorker (A taste of Summer, sopra, è una cover). E proprio questa illustrazione riprende i suoi temi ricorrenti («il corpo umano, la natura sintetizzata, le superfici brillanti») nell’inconfondibile stile («bidimensionale ma curioso nei confronti della tridimensionalità, elastico, multicolore»). E c’è l’immagine forte dell’estate («calda e colorata»); eppure, «nonostante le mie allergie, amo la primavera, quando si sente nell’aria un lieve entusiasmo». (f.b.) © RIPRODUZIONE RISERVATA

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TECH DESIGN

Presente virtuale

Dalle sfilate ai viaggi alle partite di calcio: tutto è digitale con un paio di occhiali. DI LUCA ROSCINI

BALMAIN, BURBERRY, DIOR, Puma, Tommy Hilfiger, Gap, Asos. Il denominatore comune è rappresentato dal loro interesse per l’esperienza virtuale applicata alla moda che va dallo shopping immersivo per fare acquisti non in store, alla realtà aumentata che permette di accomodarsi in prima fila a una sfilata. L’evoluzione del rapporto con la realtà comprende anche lo strumento attraverso cui «immergersi» in quella alternativa: Panasonic si è smarcata dai vi-

sori macroscopici per lanciare sul mercato i primi occhiali per la realtà virtuale con HDR (tecnologia che estende la gamma dinamica di un’immagine). La novità sta anche nel loro aspetto che li avvicina più a un accessorio cyberpunk che a un prodotto hi-tech per nerd. Le caratteristiche sono: la visualizzazione ultra HD, l’audio di alta qualità, il comfort ottenuto dalla leggerezza dei materiali e dalla presenza di stanghette. • panasonic.com

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QUI MONDO

Venezia

Il palazzo dello stupore «Psiche», «Gruppo del Laocoonte», «Metamorfosi di Callisto» e «Ratto di Ganimede», stucchi e statue rendono tutte le sue pareti tridimensionali. È DOMUS GRIMANI, scrigno delle meraviglie che si snoda tra la sala del Doge, il Camerino di Apollo, la Tribuna e il Portego con le opere di arte contemporanea. (michele ciavarella)

IL RESTAURO È STATO RESO POSSIBILE GRAZIE AI FINANZIAMENTI DELLA FONDAZIONE VENETIAN HERITAGE 26

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FOTO: MATTEO DE FINA, COURTESY GAGOSIAN

La Sala del Portego con le 12 tele realizzate ad hoc da Georg Baselitz che le ha concesse al museo in comodato a lungo termine. Al centro la scultura Zero Mobil, 2014, dell’artista tedesco.

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La sala della Tribuna è illuminata dall’alto come il Pantheon. Custodisce oltre 100 statue classiche compreso il Ratto di Ganimede.

LA RACCOLTA DI ANTICHITÀ È STATA IL NUCLEO DEL MUSEO ARCHEOLOGICO iniziative culturali a patto che valorizzino il patrimonio artistico dell’antica Repubblica veneziana. L’impegno della Fondazione ha segnato un ulteriore traguardo lo scorso maggio con l’inaugurazione della mostra Archinto (fino al 27 novembre 2022) in cui si possono vedere le 12 tele che Georg Baselitz ha realizzato ad hoc e collocato nelle cornici a stucco originali settecentesche della Sala del Portego, fino a due secoli fa galleria dei ritratti dei Grimani. Arte contemporanea inserita in un sito storico con un’operazione che Toto Bergamo Rossi, il direttore di Venetian Heritage, commenta come «testimonianza di virtuosa collaborazione tra pubblico e privato» avendo coinvolto la Direzione dei Musei Veneto, la Fondazione da lui diretta e la Galleria Gagosian. Sarebbe bello che le tele, ora in comodato a lungo termine, restassero qui per sempre. Ne sarebbe contento il Patriarca Grimani, primo artefice della raccolta che nella Tribuna, illuminata dall’alto come il Pantheon, tra le 100 statue custodisce anche il Ratto di Ganimede, replica di un modello tardo ellenistico. © RIPRODUZIONE RISERVATA

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FOTO: MATTEO DE FINA, COURTESY VENETIAN HERITAGE

V

ISITARE DOMUS GRIMANI non è un atto neutro. Potrebbe accadere che lo sguardo cada vittima del vortice estetico e non riesca più a mettere a fuoco i dettagli che si affollano in proporzioni millimetriche e in sequenza sulle superfici delle pareti, dei soffitti, sui pavimenti. Tutto è stupefacente in questo palazzo che nasce alla confluenza dei canali di San Severo e di Santa Maria Formosa, acquistato da Antonio Grimani prima ancora che diventasse doge nel 1521, passato in eredità ai nipoti Vettore, procuratore de supra per la Repubblica di Venezia, e Giovanni, Patriarca di Aquileia, che lo ristrutturarono usando i modelli della classicità e facendolo decorare con cicli ad affresco e stucco. Morto Vettore nel 1558, Giovanni, raffinato collezionista, allestì la sua raccolta di antichità, comprendente sculture, marmi, vasi, bronzi e gemme che nel 1587 donò alla Serenissima sicché, alla sua morte, il lascito diventò il nucleo fondante del Museo Archeologico Nazionale di Venezia. La visione di questo sorprendente palazzo che incrocia le vicende private di una delle famiglie più potenti di Venezia con quelle della Storia dell’arte oggi è possibile perché fa parte del polo museale della città dopo il restauro realizzato con la raccolta fondi organizzata da Venetian Heritage, Fondazione internazionale con sede a Venezia e New York che sostiene



TORINO

LONDRA

DUBAI

MOSCA

LISBONA

COMING SOON › MILANO › MONTECARLO

X E R J O F F. C O M XE RJOFFUNIVE RSE .COM


CHECK TV

ispirò tutte le donne nere che volevano affermare la loro libertà

Cynthia Erivo interpreta la cantante nata nel 1942. La serie è stata creata da SuzanLori Parks.

L’abito come manifesto LA TERZA STAGIONE DI «GENIUS» RICOSTRUISCE LA CARRIERA DI ARETHA

FOTO: RICHARD DUCREE / NATIONAL GEOGRAPHIC

FRANKLIN. A SUO MODO UN’ICONA DI STILE. DI GIACOMO FASOLA CHICAGO, 1967. Aretha Franklin si esibisce nella canzone che la porterà in vetta alle classifiche negli Stati Uniti: Chain of fools. Sul palco indossa un abito in paillettes argentate aderente. Comincia così Genius: Aretha, la terza stagione della serie dedicata ai geni del Novecento che, dopo Albert Einstein e Pablo Picasso, ricostruisce la carriera della regina del soul. I problemi familiari, il successo musicale e gli outfit. Perché Aretha Franklin, che incarnava l’essenza della diva, fu a suo modo anche un’icona di stile. «Molti dei look che abbiamo scelto per la serie replicano esattamente quelli indossati dall’artista in alcuni momenti chiave della sua vita» spiega Jennifer Bryan, costume designer della serie. E allora ecco le minigonne e gli abiti aderenti degli anni Sessanta, i caftani bohémien dei Settanta, gli abiti fucsia e azzurro polvere degli Ottanta. Tuniche e turbanti, stampe audaci e colori accesi, paillettes, piume e soprattutto pellicce. Aretha sceglieva i suoi look in autonomia, seguendo la sua sensibilità più che quella

degli stilisti, guadagnandosi molte critiche ma rivendicando sempre la propria indipendenza. ATTIVISTA POLITICA e prima

afroamericana a finire in copertina su Time, diventò un modello per tutte le donne di colore che volevano riaffermare, anche attraverso l’abbigliamento, la loro libertà. I suoi copricapi hanno ispirato star come Alicia Keys e Solange Knowles, le sue acconciature riflettevano il momento storico: dal bouffant all’alveare, alla pettinatura afro durante il periodo del Civil Rights Movement. Fu anche un’anticipatrice della body positivity: «Per favore, fate anche la taglia 50» chiese apertamente a Calvin Klein e Valentino. «Era audace e in anticipo sui tempi. La sua idea era: se ami il tuo corpo, mostralo» spiega Bryan. Negli stessi giorni di Genius: Aretha, disponibile su Disney+, a giugno è nelle sale Amazing Grace, documentario musicale sulla regina del soul. Mentre il 7 ottobre arriverà il biopic Respect, dal titolo di un altro dei suoi successi.

Le serie in uscita Making the cut 2

dal 16 luglio su Amazon Prime Video Dieci stilisti provenienti da cinque Paesi si sfidano per vincere il premio da un milione di dollari. Conduce Heidi Klum.

Ted Lasso 2

dal 23 luglio su Apple Tv+ Torna Jason Sudeikis nei panni del coach di football americano assunto da una squadra di calcio inglese.

Heels

dal 16 agosto su StarzPlay Due fratelli, entrambi wrestler, si contendono l’eredità del padre. Con Stephen Amell e Alexander Ludwig.

© RIPRODUZIONE RISERVATA

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CHECK MOSTRA

la prima grande personale del fotografo sudamericano in italia

Il cliché anticonformista FOTOGRAFARE LO STEREOTIPO DELLA BELLEZZA PER ESALTARE LA SUA IMMORTALITÀ. MARIO TESTINO E LA NARRAZIONE IPERGLAM. DI LUCA ROSCINI

INARRIVABILE. È questo l’aggettivo

la top model Carmen Kass mostrava i peli del pube rasati in modo da formare il capolettera del brand. IL RESTO È UNA MOSTRA, Mario Testino:

Unfiltered, progetto espositivo della galleria milanese 29 Arts in Progress che dal 1° ottobre al 27 novembre presenta la prima personale del fotografo in Italia: più di 50 opere, tra cui molte inedite e tante altre estratte dal libro Ciao, pubblicato da Taschen nel 2020, dedica visiva dell’artista all’Italia e al suo lifestyle («ho amato le persone, il paesaggio, l’architettura e il fatto che l’arte e la bellezza fossero naturalmente, semplicemente parte della vita» dice Testino). L’esibizione comprende poi un secondo appuntamento, da dicembre 2021 a febbraio 2022 sempre nella stessa galleria, con opere più intime e personali, estratti della vita vissuta con amici e compagni di carriera, a conclusione di una cronaca di un’immaginazione edonista e assoluta. Alcune immagini delle mostra Mario Testino: Unfiltered dal 1° ottobre al 27 novembre. Dall’alto Sienna Miller, Vittoria Ceretti ed Eva Herzigova. © RIPRODUZIONE RISERVATA

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© MARIO TESTINO

del racconto fotografico di Mario Testino nel corso di più di tre decenni. Una produzione di immagini ossessivamente glam sotto il flash di un perfezionismo estetico che ha sempre accompagnato i suoi servizi fotografici per le riviste di moda più note oltre che i ritratti di celebrities planetarie immortalate e rese immortali dal suo obbiettivo. Nato in Perù nel 1954 da madre irlandese e da padre italiano, nel 1976 Testino si trasferisce a Londra dove inizia a lavorare come fotografo; negli anni Novanta si afferma come l’occhio ineccepibile della moda ribellandosi alla tendenza del realismo schietto e brutale dei fotografi più acclamati di quegli anni (da Jürgen Teller a Corinne Day); tra le sue opere più note la fotografia di Lady Diana del 1997 divenuto poi il suo ritratto ufficiale più famoso (oltre che l’ultimo prima della sua morte), la cover dell’album Frozen di Madonna del 1998, la foto di Kate Moss con trucco accentuato poi locandina della sua mostra Portraits presso la Nationa Portrait Gallery di Londra del 2002, la campagna scandalo di Gucci del 2003 dove


CHECK MUSICA

da londra, voce spezzacuore con il pallino delle uniformi riclate

Alt pop, street style & Long DAL SUSSEX ALLE STELLE. MA PIÙ COME STILISTA O COME CANTANTE? ECCO FREDDIE, TALENTO FRESCO & MULTITASKING DI PIER ANDREA CANEI

VERDI UNIFORMI «UPCYCLED», T-shirt

in cotone oversize con inserti di pittura a mano, macro-tags con codici a barre, a volte con scritte seriose nell’aspetto quanto ironiche nel significato (Warning! Overthinking in progress: un po’ come dire «occhio, qui ci si fa qualche pippa mentale di troppo») abbinate a una voce che lascia un suo graffio, come ogni tanto ne escono dalle riserve di talenti britannici (da Paul Young a Maverick Sabre, passando per Lewis Capaldi). Il suo nome è Long, Freddie Long: e sta snocciolando, una dietro l’altra, piccole gemme di indie pop alternativo come i singoli In your arms o (a fine luglio) il prossimo Addicted to your love. Sbarcato a Londra a 22 anni (ossia, nel 2017) dalla profonda provincia di Heathfield, East Sussex, con in testa le sue passioni musicali – il Brit rock diversamente piacione alla Arctic Monkeys o il retro-groove spaziale e molto anni Settanta dei Jamiroquai – ma anche un interesse genuino per il mondo e i trucchi del brand marketing. Deciso a farsi strada grazie a una sua verve

da performer, aspetto personale da «muso» fashion e – l’arma in più – quel raschio maschio della voce espressiva e venata di soul che gli ha permesso di farsi notare nel calderone di BBC Introducing, il format dedicato ai nuovi talenti dalla prestigiosa emittente pubblica inglese. L’ascesa di Freddie passa poi per le collaborazioni con il mondo street style: prima con Levi’s per una variante speciale dei jeans 501; poi – a progettare un intero guardaroba – con la stilista Charli Cohen, il cui brand di basic eco-tech, tra realtà e videogame, punta molto sulle uniformi militari riciclate. È UNA SPECIE DI FETICISMO? «In effetti, mi sono sempre interessato a certi tessuti robusti e protettivi, poi riutilizzati creativamente, come nello street style giapponese». Un po’ come le sue canzoni: ingredienti e sentimenti ben noti, ma rifiniti (con un producer svedese, Anders Hojer) con quella giusta patina alt-rock per far bella figura al Cahoots, cocktail bar in ex stazione tube di Soho, il posto preferito di Freddie.

Freddy Long: sopra, come nella cover del singolo In your arms, indossa capi dalla sua micro collezione per il brand Charli Cohen.

© RIPRODUZIONE RISERVATA

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CHECK PHOTOBOOK

innumerevoli le pubblicazioni, da perdersi il numero di mostre

Parole e fotografie LE PRIME VENGONO DA AMICI CARISSIMI E DA CONOSCENTI. LE IMMAGINI SONO SOLTANTO LE SUE, QUELLE DI GIOVANNI GASTEL. DI FIORENZA BARIATTI

AMICA, n. 9/2012

GENEROSO E GENTILUOMO, ironico

e scrupoloso, raffinato e geniale, uomo d’altri tempi dallo sguardo rassicurante e dall’animo gentile… Una persona perbene, un grande cuore, dallo smisurato gusto estetico e artistico… Ecco le descrizioni più ricorrenti per ricordare Giovanni Gastel, fotografo dagli anni Settanta, apparso nel mondo della moda dieci anni dopo grazie alla pubblicazione dei primi still life sulla rivista Annabella e poi su Vogue Italia, Mondo Uomo e Donna. E via dicendo, fino a qualche mese fa.

G GAS T E L come

Nr. 1 Mensile, Giugno 2021

euro 7.90

magazine

dai giornali Rcs con cui ha collaborato Ω Amica, Max e Style Ω e ha chiesto ad amici, compagni di lavoro, colleghi, persone incontrate sui vari set di parlare di lui, di raccontare come loro hanno «visto» Giovanni Gastel. E questa pubblicazione è il risultato. Parole di stima, affetto e rispetto senza inutile deferenza. Antonio Marras lo presenta come un «sapiente psicanalista», Luisa Ranieri lo definisce «straordinario, nel senso di fuori dall’ordinario», per Jacopo Olmo Antinori assurge a un «nume tutelare della fotografia». Giovanni Gastel è nato nel 1955, ultimo di sette figli, da Giuseppe e da Ida Visconti di Modrone; innumerevoli le pubblicazioni, da perdersi il

STYLE

«STYLE» HA SELEZIONATO alcune fotografie

100 immagini MODA STILL LIFE RITR AT TI

Dalle pagine dei magazine Rcs: Francesco Scianna, Carol Alt e uno still life. G come Gastel Style Rcs, 7,90 euro. In edicola anche in agosto (parte del ricavato devoluto a piccolo principe.va.it).

STILL LIFE

MAX, n. 7/2012

Carol Alt, attrice

numero di mostre realizzate (la prima, nel 1997 quando la Triennale di Milano gli dedica una personale curata da Germano Celant, lo «consacra» subito tra i «grandi» fotografi contemporanei); il suo nome appare nelle riviste insieme a quelli di Oliviero Toscani, Gian Paolo Barbieri, Ferdinando Scianna, o affiancato a Helmut Newton, Richard Avedon, Annie Leibovitz e Jürgen Teller. Ennio Capasa oggi su di lui scrive: «Sappiamo che a volte i sognatori quando credono in ciò che fanno vanno oltre ogni immaginazione, creano scenari mai visti che trascinano il mondo verso nuove dimensioni, tracciano fonti di cui l’umanità si nutre. I sognatori sperimentano l’intuizione, la perseveranza, la perfezione, per questo cambiano il mondo...». Di sicuro Gastel qualcosa voleva smuovere, come ha fatto quando ha incontrato la onlus Piccolo Principe cui si è dedicato e che così lo ricorda: «Piccolo Principe è una grande casa degli affetti, un luogo che offre cura e riparo ai tanti bambini e adolescenti (…). Quando il principe Gio è atterrato sul nostro pianeta ha sentito di essere a casa, ha capito che le ferite possono essere curate e guarite, che la tristezza sul volto di un bambino fa male più di una lama (…). Ecco, il Principe Gio da quel giorno non ci ha più lasciati, ci ha amati, protetti e tenuti stretti». Ora continuiamo a farlo noi. © RIPRODUZIONE RISERVATA

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CHECK LIBRO

«apparenza e vita quotidiana dal medioevo all’età moderna»

Le cangianti regole del lusso RAPPRESENTARE L’APPARTENENZA (O ASPIRAZIONE) SOCIALE IN MODO ETICO, ESTETICO E SOSTENIBILE? SAGGIO STORICO TRA ALTI E BASSI. DI PAOLO BELTRAMIN

incedono alla prima della Scala come neanche la foresta in movimento del Macbeth, può venire il sospetto: si tratta di attentati al buon gusto? Idea legittima, ma poco originale. Dal Medioevo all’età moderna, non c’è Comune o Signoria che non abbia approvato norme per regolamentare le mise dei propri cittadini. Si chiamavano «leggi suntuarie»: Maria Giuseppina Muzzarelli, storica dell’Università di Bologna, le ha studiate e ne ha tratto un saggio originale e gustoso, Le regole del lusso (il Mulino), che ha molto da insegnare. Queste leggi potevano punire la lunghezza eccessiva degli strascichi, i tessuti a righe o a scacchi, i colori troppo appariscenti (rosso in primis), fino all’ampiezza del décolleté. Per arrivare all’ex presidente della Repubblica Oscar Luigi Scalfaro il quale, a pranzo in una trattoria Le regole del lusso, saggio (pagg. 300, euro 24) edito da Il Mulino. L’autrice, Maria Giuseppina Muzzarelli, è docente di Storia medievale, Storia e patrimonio culturale della moda e Storia delle città all’Università di Bologna.

romana, inorridito di fronte a una scollatura troppo audace, si alzò da tavola e pretese che venisse immediatamente coperta da un tovagliolo. LUSSO EVOCA VIZIO e peccato: come la parola inglese «luxury». Già nella Bologna del XIV secolo nessuna donna, meretrici a parte, poteva portare vesti che toccassero terra, pena multa da 25 lire (il doppio se sposata). A Siena soltanto i cavalieri potevano indossare farsetti e giubbe di mussolina senza rischiare una contravvenzione. Anche la Serenissima Repubblica di Venezia proibiva le spese eccessive per il guardaroba, «universal danno dei nostri zentilhomeni et citadini». Solo a Milano, guarda caso, avevano già capito che «abiti et ornamenti» portavano bei quattrini. E lasciavano fare. Cultori di costumi e moda troveranno qui curiosità a bizzeffe. Ma anche riflettere su verità più profonde. Per distinguersi in società, a volte bisogna sfidare le regole; come scrive l’autrice, «le apparenze hanno sostanza». E gli abiti hanno molto da dire. Oggi non certo meno di ieri. © RIPRODUZIONE RISERVATA

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GETTY IMAGES

DINANZI A CERTE «SCIURE» milanesi che




REPORT

A CURA DI FIORENZA BARIATTI E LUCA ROSCINI

IL RACCONTO DELLA QUOTIDIANITÀ TECH Il fotografo Ramak Fazel documenta il nuovo capitolo del progetto Tod’s No_Code attraverso immagini inaspettate della California, lontano dal «Stay hungry, stay foolish».

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E SI DIGITA Silicon Valley su Google Maps l’area è localizzata in un incrocio tra due autostrade in California: in realtà la Silicon Valley è un «non luogo», non ci sono cartelli stradali che la definiscano, non ha veri confini. Il suo nome fu creato dal giornalista Don Hoefler che nel 1971 chiamò così l’area dove s’incontravano alcuni giovani californiani che tentavano di togliere dalle mani delle società texane il controllo sui microchip per proporre la loro idea degna di una rivoluzione: il computer. Cinquanta anni dopo, quello che è l’Eldorado della ricerca hi-tech è al centro del libro fotografico Silicon Valley. No_Code Life, edito da Rizzoli International e progetto di ricerca d’immagine che risponde a domande tanto innocenti quanto lecite: in quali case vivono i suoi abitanti? Quali automobili guidano? In quali ristoranti mangiano i magnati del tech? Dove s’incontrano per parlare dei loro affari? Come passano il tempo libero? Le risposte stanno in 192 pagine raccontate attraverso l’obbiettivo del fotografo persiano-americano Ramak Fazel, definito anche «un antropologo con la macchina fotografica al collo», che ha percorso con la sua Rolleiflex analogica la Silicon Valley per dieci giorni consecutivi alla ricerca di quei valori originari che sono gli stessi del progetto No_Code di Tod’s, interpretare cioè la tradizione locale attraverso la tecnologia d’avanguardia internazionale.

Momenti quotidiani nei luoghi dove Steve Jobs rimane ancora un’icona assoluta, ripresi attraverso una macchina fotografica Rolleiflex.

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REPORT

SEMBRA FACILE MA NON LO È La ricerca che sta dentro i capi.

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TUDIARE tessuti

e trattamenti, bilanciare volumi e pesi… E, per questa collezione, «interpretare gli archetipi militari che per natura soddisfano i bisogni del quotidiano»: ecco l’autunno-inverno secondo Stone Island. Prendiamo un capo, il giubbotto David Light-Tc con cappuccio: per ottenerlo si utilizza una tela leggera realizzata da fili di poliestere/poliammide giapponese a sezione stellare; si assembla e poi si tinge sotto pressione a 130°C, con l’aggiunta di un agente anti goccia; durante il processo di tintura in capo, il calore trasforma radicalmente la «mano», ossia come risulta la superficie al tatto, e la struttura del materiale. Ma questo non è l’unico trattamento particolare: Stone Island usa Paclite, prodotto traspirante di Gore-Tex: la faccia esterna di questo tessuto a due strati è realizzata con filati di poliestere ultraleggeri su telai Dobby. E, ancora, adotta stampe Reflective visibili quando il capo viene colpito dalla luce, mentre per gli anfibi ecco le suole ergonomiche in cui viene iniettato un liquido poliuretanico ammortizzante che fonde insieme tomaia e suola, creando un legame integrale tra le parti. Detto fatto...

Giubbotto con cappuccio in tela leggera e fodera in micropile.

STIVALI VEGANI Rainproof a chilometro zero.

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L MARCHIO Hunter richiama ai Windsor in brughiera perché l’intera Royal Family indossa i suoi classici stivali in gomma (il modello Wellington perlopiù). Oggi il brand si fregia del merito di realizzare stivali (Wellington, Chelsea boots, Clog) pienamente «vegani» perché realizzati in gomma naturale da piantagioni in Cina, Indonesia, Thailandia e Vietnam. La scelta di appoggiarsi a queste coltivazioni è dettata da due ragioni, come spiegano, ossia «dallo straordinario livello di qualità della gomma prodotta e dalla vicinanza delle piantagioni agli stabilimenti, che contribuisce alla riduzione del consumo di carbonio».

Due modelli del brand antipioggia made in UK.

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REPORT

LUSSO PIÙ COMFORT Uniscono due concetti diversi, così come differenti, ma complementari, sono i due protagonisti di questa collaborazione.

JIL SANDER +

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due direttori creativi e avvicinali a un marchio che fa sandali da una vita. Metti un brand del lusso, moderno e sofisticato, con un antico e ormai diffuso nome di lifestyle radicato nella creazione del plantare. Unisci Lucie e Luke Meier di Jil Sander a Birkenstock ed ecco che prende forma Jil Sander+, ossia quattro modelli di sandali unisex. Il motivo della collaborazione è presto detto: «Abbiamo sempre indossato le Birkenstock da quando ne abbiamo memoria. Sono comode e fanno stare bene. Ci hanno accompagnato in alcuni luoghi del cuore, dagli accampamenti nella selvaggia natura canadese ai caminetti crepitanti delle alpi svizzere. Tuttavia, la qualità e integrità di Birkenstock è ciò che ci ha convinti a lavorare con loro». Serietà tutta tedesca. RENDI

I tre modelli, Arizona, Milano e Berlin (sopra), sono stati ripensati con una silhouette dal profilo arrotondato più largo e alto e suole più grandi. Il nuovo modello è Velan con cinturini alle caviglie.

STILE SHARING L’eleganza si trasforma in stile urbano: ecco l’evoluzione dell’abito.

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AL PROSSIMO inverno

potrebbe non stupire vedere un capo Boggi Milano indossato da uno dei partecipanti a Critical Mass (per chi non lo conoscesse è quel giro urbano in bici nato a San Francisco nel 1992 che si fa ormai in tutte le metropoli del mondo al fine di sensibilizzare le coscienze sul problema del traffico automobilistico). L’azienda di formale maschile, infatti, nelle prossime stagioni cambierà «pelle» per abbracciare l’abbigliamento anche, e soprattutto, casual. Uno dei risultati di questo nuovo approccio è la Guru Bycicle Blazer, giacca dall’identità classica ma in realtà realizzata in materiale

La rivoluzione tech di Boggi Milano parte da capi studiati per la mobilità in città.

tecnico con funzionalità antivento e waterproof. Il nuovo capo per il ciclista urbano (ma anche per i fruitori di monopattino) è parte della collezione Commuter, concept che punta sulle performance: tessuti traspiranti e ultraleggeri concepiti per accompagnare la rivoluzionata mobilità urbana. Altro capo di punta è il giubbotto Block in tessuto scuba elasticizzato idrorepellente al quale è stata applicata una lamina di pile sul lato interno. © RIPRODUZIONE RISERVATA

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pisaorologeria.com

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COMBINAZIONI DI REALTÀ INDIVIDUALI Fay Archive continua l’esplorazione estetica del capo cardine del suo Dna: il 4 Ganci s’ispira allo spirito degli anni Settanta.

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1976: l’artista è catturato in un’immagine di un servizio fotografico diventata poi copertina dell’album Desire. L’occhio cade sul suo abbigliamento: invece della solita giacca nera o del blouson in pelle diventati divisa imprescindibile per cantautori country-rock americani, Dylan indossa un peacoat patchwork colorato con collo in pelliccia, un cappello grigio a falda larga e una sciarpa stampata. Cinquant’anni dopo Alessandro Squarzi, direttore creativo di Fay Archive (è nota la sua passione e curiosità per ciò che ruota intorno all’universo del vintage e del workwear), attualizza questa immagine e trasforma il capospalla nell’ultima versione del pezzo icona del brand marchigiano: il 4 Ganci. Un viaggio in edizione limitata e numerata (i pezzi realizzati sono solo 42) che attraversa il passato senza fatica: dagli anni Settanta di Bob Dylan agli scampoli d’archivio degli anni Ottanta impiegati per la fattura dei primissimi capi di Fay, fino a oggi. L’attualizzazione del modello 4 Ganci sta non solo nella sua vestibilità ma anche nel percorso di sostenibilità intrapreso dal brand: la giacca è infatti prodotta a impatto zero riutilizzando materiali esistenti in archivio secondo la tendenza green dell’upcycling. Il modello 4 Ganci Patchwork è disponibile sull’e-commerce di Fay e presso gli store di Milano e Roma.

Il modello 4 Ganci di Fay Archive che si rifà a un’immagine di Bob Dylan del 1976, diventata poi copertina dell’album Desire. © RIPRODUZIONE RISERVATA

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OB DYLAN,



REPORT

CONTAMINAZIONI DI ESPERIENZE Il debutto nella moda di Ferrari.

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ORMARE un lifestyle utilizzando la riconoscibilità

globale di Ferrari. Non solo auto da corsa e Gran Turismo, non più mito dei motori e dei circuiti di F1, non più solo la mistica del «Cavallino rampante» ma un concentrato di valori: estetica, etica e italianità. Con questa missione nasce la prima collezione di moda Ferrari con la direzione creativa di Rocco Iannone che sovraintende anche alla creatività di tutta la Brand Diversification che prevede i negozi monobrand progettati dallo studio londinese Sybarite, i ristoranti in collaborazione con lo chef stellato Massimo Bottura (quello di Maranello è ridisegnato da India Mahdavi). Su tutto domina la moda perché, dice Iannone, «Ferrari ha bisogno di contaminarsi con altre esperienze per acquisire una voce autorevole nella cultura pop dell’oggi e lo fa usando la moda per acquisire quel linguaggio di inclusione necessario alla convivenza con la contemporaneità». La collezione è senza stagione e senza genere perché, spiega Iannone, «le auto non hanno sesso, così i vestiti». (m.c.)

Due look della collezione Ferrari Style by Rocco Iannone che ha sfilato a Maranello il 13 giugno 2021.

PELLETTERIA CO-BRANDING La collezione che abbina l’iconico design Montblanc all’estetica gentile di Maison Kitsuné.

Q Zaino e borsa a tracolla con il logo del brand made in Japan.

UEL «SAPORE» tutto particolare, attuale e disinvolto, un po’ parigino e un po’ giapponese che già il nome, Maison Kitsuné, suggerisce si accompagna a Montblanc, Casaicona assai nota di strumenti per la scrittura, soprattutto grazie alle stilografiche con la stellina. Il plus derivato dalla collaborazione? La possibilità di associare due Maison con storie e filosofie molto diverse ma con mentalità complementari. Ed ecco il risultato: articoli di pelletteria tradizionali «investiti» dallo stile di tendenza proprio del brand plurispecializzato in moda, musica (Kitsuné Musique) e lifestyle (caffetterie, torrefazioni, bar e ristoranti con Café Kitsuné). © RIPRODUZIONE RISERVATA

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LIBERTÀ DI COMMUNITY Studenti del college che vestono PIOMBO in OVS; in attesa della collezione donna.

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di creare una community o per lo meno raccontarla (o vestirla) nelle parole di Massimo Piombo, direttore creativo di OVS: «Accosto prodotti diversi per trasformare la moda in affermazione della propria individualità, facendo combaciare universi magari differenti, dimostrando l’appartenenza a un gruppo ma lasciando la libertà a ognuno di fare incursioni personali, per decidere in autonomia il suo stile. È questa la moda che mi piace di più». La nuova «comunità» di PIOMBO in OVS si afferma attraverso un linguaggio semplicemente creativo ma orgoglioso di quei codici estetici del mondo college: camicie in flanella di cotone biologico con motivo tartan oltre a quelle Oxford in tinta unita, alle righe e a quelle in denim, a cui si aggiunge anche la maglieria a coste inglesi e con pattern a losanghe che riporta all’universo di Eton. La «confraternita» di PIOMBO in OVS si amplia poi questo settembre grazie al lancio della collezione donna che riprende i dettami del mondo di Massimo Piombo anticipando un autunno pieno di british glam. È VOGLIA

Immagine evergreen per l’autonomia di stile suggerita da Massimo Piombo.

IL GRANDE SLAM La moda spazia dai campi da tennis europei alle montagne dei parchi californiani.

P I grandi tennisti del passato sono il punto di partenza estetico per la collezione sportswear di Guess.

non ne erano consapevoli quando giocavano la finale del Roland Garros o sollevavano la coppa di Wimbledon negli anni Ottanta e Novanta: Boris Becker, Andre Agassi, John McEnroe, Björn Borg mentre s’impegnavano in una volée segnavano anche i canoni di un’estetica ben determinata ora riaffiorata nelle collezioni sportswear e diventata tendenza. Si chiama Retro Games, infatti, una delle sezioni più importanti di Guess Uomo per il prossimo inverno: l’acetato come materiale principale, dettagli tecnici e rifiniture atletiche insieme a righe, toni contrastanti e palette di verdi, blu e bianco. Il resto della collezione? Ispirata sempre all’aria aperta ma per gli avventurieri che fanno dell’inverno la propria condizione ideale come l’arrampicatore Alex Honnold noto per aver scalato il monolite di El Capitan nel Parco di Yosemite in California; i pezzi a lui ispirati prendono il nome di Free Solo, ossia l’arrampicata senza corda. ROBABILMENTE

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EROTISMO AUTOIRONICO Giovani parigini alla ricerca di identità.

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NA COMUNITÀ, un gruppo di amici affiatati nella Parigi di oggi. È questa l’ispirazione di Ludovic de Saint Sernin per il suo omonimo marchio di abbigliamento, nato come underwear divertente e gentilmente sexy per diventare poi abbigliamento fuori dagli schemi, uscendo dal cliché dell’armadio da sexy shop di classe. «Questa stagione mi sono immaginato quelli che chiamo e-boys ed e-girls con un’estetica un po’ più dark, pronti a uscire la sera lasciando il proprio smartphone a casa». Ogni pezzo è concepito per stupire con accenti glam-rock immaginando varie situazioni: «Ad esempio può essere una cena romantica di coppia o un appuntamento tra sconosciuti o un party a casa di un amico» continua de Saint Sernin, «o addirittura un rave nel bel mezzo di una foresta... Tutte occasioni in cui indossare canottiere ricoperte di Swarovski o minigonne genderless di lurex può sembrare assolutamente naturale». Esperimenti da fuga glamour post-lockdown.

I tessuti dei capi unisex sono in materiali preziosi e spesso arricchiti da decorazioni glam.

Champagne coperto (per mantenersi freddo)

Esaltazione del gioco

Sneakers: di mattoncini da collezionare e in pelle da indossare.

Una la costruisci mattoncino su mattoncino, l’altra

l’indossi. Sono le sneakers adidas Originals Lego Superstar per chi vuole sbandierare ai quattro venti quanto ha giocato, e forse ancora rimpiange, con i pezzetti di Lego. Le sneakers (quelle da calzare) sono realizzate con la classica costruzione in pelle bianca e nera con tre strisce personalizzate, la punta a conchiglia e la linguetta sul tallone, in modo da ripetere perfettamente il modello a mattoncini Lego (in più hanno anche inserti in lamina d’oro).

La custodia imbottita si può portare anche a tracolla.

Snobismi chic: 15 anni fa Veuve Clicquot, Maison de champagne a Reims, «inventa» la sua custodia isotermica hightech; non paga della già elegante silhouette, ora ci mette mano con l’aiuto di K-Way che ci aggiunge gli elementi originali tipici del design dello stra conosciuto marchio registrato (dal cappuccio alla cerniera lunga). Il risultato è il giallo marsupio Ice Jacket Veuve Clicquot x K-Way. Dentro neoprene, fuori nylon e per 90 minuti la bottiglia sta fresca. © RIPRODUZIONE RISERVATA

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UTILITÀ VERSATILE Le tecnologie per i nuovi capispalla.

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COLOGICWARM,

Amphibiox, Aerantis… Nomi difficili per le tecnologie importanti di Geox Respira. La prima consiste in una nuova imbottitura: EcologicWarm è un materiale sintetico riciclato che assicura efficienza termica anche alle temperature più basse ed è utilizzato per il bomber in nylon laqué con bretelle interne staccabili; per il bomber in fantasia quadrettata con cappuccio; per la giacca lunga in nylon laqué e soft shell in color block a contrasto lucido/opaco; e per il parka in twill. Altra tecnologia viene usata dal brand trevigiano per il parka con dettagli luminosi Amphibiox XLed: due strisce led blu sul davanti, all’altezza delle spalle, e una rossa dietro, alla vita, alimentate da una batteria interna. Amphibiox anche per la giacca con cappuccio in twill termonastrato, per il parka medio dalle linee

Anche questa collezione si fa forte di tre principi: traspirabilità, termoregolazione e impermeabilità.

semplici e rigorose e per la giacca imbottita e trapuntata con cappuccio rimovibile. Ventilazione e termoregolazione garantiti dalla tecnologia Aerantis, anzi potenziati dall’imbottitura in Thermore Ecodown Fibers 2.0, materiale sostenibile ricavato dal riciclo delle bottiglie in Pet, sono prerogative della giacca navy in twill con cappuccio staccabile e reversibile. Aerantis anche per il bomber trapuntato.

VERSO ORIENTE Cercare la materia prima in India per l’evoluzione del modello espadrillas.

I Un modello di espadrillas in tessuto indiano Dhurrie in versione intrecciata.

L DHURRIE è,

in India e più genericamente in Asia, un tessuto utilizzato per la biancheria da letto o per i tappeti: sottile, riporta spesso strisce colorate cucite a mano. Manebì, che i materiali particolari li va sempre a cercare, lo ha scelto per l’ultima collezione presentata, appunto, con un particolare tessuto ottenuto tramite un processo di riciclo di scampoli recuperati da tappeti indiani e poi filati insieme. E il risultato ottenuto è una tomaia effetto color mix e sfilacciato. Una nuova tappa per il marchio di espadrillas che, finora, ha scelto tessuti e pelli perlopiù dai mercati italiani e francesi per farne ricercate calzature di nicchia. Per questo motivo, anche quando si parla di riciclo, punta a essere speciale. Arrivando fin nella magica India. © RIPRODUZIONE RISERVATA

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SULLE TRACCE DI FITZGERALD & CO. L’atmosfera della Cote d’Azur nelle sneakers da running (ma per tutti) dal brand creato dal designer francese.

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A fianco e sopra, il modello Antibes: nascono come sneakers da running ma raggiungono un pubblico trasversale; in vendita dal primo agosto. In alto, uno scatto ambientato sulla costa francese negli anni Trenta. © RIPRODUZIONE RISERVATA

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ULLA bella costa della riviera francese, a mezza strada tra Marsiglia e il confine italiano, sorge un albergo rosa, grande e orgoglioso. Palme deferenti ne rinfrescano la facciata rosata, e davanti a esso si stende una breve spiaggia abbagliante (…)». Inizia così uno dei capolavori di Francis Scott Fitzgerald, Tenera è la notte, e quello descritto è l’Hotel du Cap di Antibes. D’altra parte in Costa Azzurra lo scrittore di tempo ne ha passato, e come lui anche Joseph Conrad, Pablo Picasso, Man Ray e diversi altri artisti che hanno scelto Antibes come luogo prediletto. Al fascino pittoresco di questa cittadina a picco sul mare, dalle strette strade piene di colori e fiori, Philippe Model Paris dedica in questa stagione (in vendita dal primo agosto) le sneakers da running (ovvio: non possono che chiamarsi Antibes). In pratica una combinazione di diversi stili e materiali: finiture in nylon (le atmosfere della costa del Sud della Francia), un’attitudine giocosa (come suggeriscono le feste, le orchestre jazz e le danze dei quegli anni Venti), e i contrasti di colore (il blu cobalto del mare e il giallo energico del sole).



REPORT

CARTOLINE DALL’ESTATE La celebrazione di mezzo secolo di beachwear e non solo.

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UESTA del

marchio Vilebrequin è una storia di pantaloncini da bagno iniziata 50 anni fa in Senegal, Paese in cui monsieur Fred Prysquel, francese di Nîmes, lavorò alcuni anni nell’esercito. Da lì Prysquel riportò in patria un souvenir che gli cambiò la vita perché prese con sé il tessuto cerato, un materiale conosciuto in Africa come boubou, con cui facevano i costumi per nuotare. Il marchio, Vilebrequin, venne poi depositato nel 1971 da Fred e dalla moglie Yvette, con successo: il taglio shorts dei costumi era nuovo (allora in spiaggia si usavano gli slip stretti), realizzato con tessuti ancora inusuali (ad esempio un mix di lino e cotone a strisce colorate con cui nei Paesi Baschi si proteggevano le mucche dall’umidità, o addirittura tovaglioli o tela

Per i suoi 50 anni Vilebrequin ha rieditato 50 stampe, una per ciascun anno di vita del brand dal 1971 al 2021 sopra Yvette e Fred Prysquel negli anni Settanta.

di spinnaker). Dunque oggi è arrivato il momento di celebrare l’anniversario e per farlo sono stati riaperti gli archivi e rieditato un solo modello per anno; a volte la stampa è stata ripresa in modo assolutamente fedele all’originale mentre altre volte è servita come punto di partenza per una libera reinterpretazione. Con un plus: il 62 per cento dei costumi da bagno per uomo di questa collezione esclusiva è in materiale riciclato oppure riciclabile. Segno dei tempi.

Recuperare la storia con la svolta green

Yacht Club Maine

Gli archivi sono un vero tesoro per qualsiasi

Senza tempo, elegante,

azienda con un po’ di storia alle spalle; quelli del settore moda spesso e fortunatamente diventano musei, altre volte si limitano a essere fonte di ispirazione per i creativi che disegnano le collezioni. Ad esempio le Hogan Hyperlight sono realizzate con tessuti e pellami recuperati dagli archivi del marchio inserite all’interno della capsule collection #SpecialMadeUpcycled.

Due varianti colore del modello Hyperlight.

contemporaneo, fatto a mano e durevole. Sebago punta su questi cinque termini per raccontare il suo ultimo progetto internazionale, Sebago Yacht Club. Per farlo coinvolge persone estranee al mondo della moda ma che si ritrovano nell’estetica delle tre label del brand: Citysides, Docksides e Campsides; sono donne e uomini «che amano la vita e sono veramente appassionati del proprio lavoro o hobby e credono in quello che fanno».

La felpa colorata che cita lo Stato più a Nord-Est degli Stati Uniti.

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TENDENZA CRASH TEST Dai materiali di airbag dismessi gli zaini estensibili upcycled.

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ONOSCIAMO la

storia del successo del marchio Freitag: zaini, borsoni e valigie realizzati con teloni di camion abbandonati, utilizzati per la loro caratteristica di resistenza e trasformati poi in accessori iconici frutto di patchwork creativi e upcycled ante litteram (il marchio nasce nel 1993 grazie alla creatività dei fratelli Daniel e Markus Freitag, a una macchina per cucire in cucina e a una vasca da bagno trasformata in lavanderia). L’evoluzione del riciclo ha ora portato il brand di Zurigo a riutilizzare un altro oggetto proprio della vita «di strada» di camion e automobili: l’airbag. Il risultato finale è uno zaino denominato F707 Stratos, la cui peculiarità sta nella possibilità di duplicare la misura e quindi la capacità contenitiva svolgendo semplicemente il tessuto di quello che era, in una vita precedente, un «cuscino salvavita».

Novità americana su icona tedesca Rhuigi Villaseñor,

L’immagine delle classiche sneakers Suede è ispirata agli anni Settanta.

creative director di RHUDE, brand di Los Angeles che unisce minimalismo a streetwear, mette le mani sulle classiche sneakers Suede di Puma nelle versioni Lo e Mid. Per la prima ha utilizzato tomaie in pelle e suède, formstrip a contrasto, applicazioni in finta pelle di coccodrillo sui talloni, mentre per Mid ci sono dettagli e sovrapposizioni in pelle. In più: tute, magliette, top e shorts che presentano un washed look in colori neutri. Riproposte di stile.

Dall’airbag: il modello i denominato F707 Stratos.

La strana (profumata) coppia Incontri e fragranze. Apertura agrumata: note

di pompelmo, arancia amara, bergamotto e vetiver per un avvolgente fondo di legno di cedro e sandalo. La proposta arriva da Culti Milano, marchio della profumazione d’ambiente, e da Lamborghini, produttore di automobili tra le più desiderate. La confezione è in color bronzo Zenas presentato dalla Casa bolognese al Salone di Ginevra nel 2019.

Dialogo di design e made in Italy tra fragranze e motori di eccellenza. © RIPRODUZIONE RISERVATA

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MARCIAPIEDI FREE STYLE Un video (e una coreografia sperimentale) per raccontare le sneakers culto.

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LI ELEMENTI fashion

ci sono tutti perché diventino un bestseller: il brand giapponese Comme des Garçons, le sneakers da città Converse modello Chuck 70, il retailer più sofisticato Dover Street Market. Il risultato sono i due nuovi modelli di Converse x Play Comme des Garçons proposte nei colori quarzo blu e grigio acciaio. L’immagine di queste nuove sneakers è interpretata attraverso un video da Sean Lew, regista, ballerino e coreografo di base a Los Angeles divenuto molto famoso grazie a un video virale in cui interpreta danzando alcune canzoni di Lady Gaga. Da allora è stato protagonista di alcune trasmissioni televisive dove intratteneva il pubblico anche in veste di cuoco. Attraverso questa performance Lew vuole manifestare l’unione tra danza e moda, un connubio che da sempre permette di intercomunicare emozioni e tendenze.

Il regista, coreografo e ballerino californiano Sean Lew, ambassador creativo del nuovo modello di Converse.

Metallo non metallo

Rainbow riciclato

Si chiama Action l’ultima collezione di gioielli firmati Bikkembergs: bracciali e collane per uomo in acciaio proposti in tre colorazioni (silver, black e rose gold) e con dettagli (i diamanti bianchi o neri) capaci di impreziosire. Tre le caratteristiche stilistiche che contraddistinguono le «famiglie»: legno d’ebano per Wild, spiga quadrata per Spin e Hammer e, infine, catene per Skin. Sempre presente, invece, l’esclusiva chiusura a moschettone con diamante.

È arrivato anche per

Beachwear in tessuto ottenuto dal riciclo di bottiglie in plastica. L’acciao rimane il materiale pricipale per la collezione invernale.

Sundek il momento di tradurre nella pratica la sostenibilità e per farlo si affida a Repreve, azienda che lavora fibre riciclate già dal 2009 trasformando le bottiglie in plastica prima in «flakes», poi in «chips» e, infine, in filato. Il tessuto che deriva dalle bottiglie riciclate viene scelto da Sundek per produrre il suo modello di maggior successo, ossia il pantaloncino M504 conosciuto per il motivo rainbow. © RIPRODUZIONE RISERVATA

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CONFRONTI

Lezioni (di moda) americane

L’annuale mostra del MET è stata divisa in due parti per raccontare 350 anni di stile made in Usa. Una ricerca di identità che parte con i pionieri, passa attraverso Hollywood, si sviluppa con lo sportswear e approda alla diversità e all’inclusione di oggi. Un lungo percorso che, secondo i curatori, dovrebbe servire per dimostrare che i designer americani sono più moderni degli europei. DI MICHELE CIAVARELLA

EPOPEA dei pionieri, gli Shaker, Hollywood, Charles James, i jeans, le T-shirt, lo streetwear, il no gender, l’inclusione, l’identità americana e perfino le architetture di Frank Lloyd Wright: una carrellata storica lunga 350 anni, dal 1670 a oggi, che però glissa clamorosamente su quella che gli storici chiamano Gilded Age, l’età dorata della seconda metà dell’Ottocento così come l’hanno raccontata gli abiti indossati dai personaggi di Edith Wharton ne L’età dell’innocenza e di Gore Vidal in Emma, 1876. Il tutto messo insieme per rispondere alla domanda: «Che cos’è la moda americana?». O meglio: «Chi o che cosa diventa americano?». Su questa ricerca di identità è nata la tradizionale mostra del Metropolitan Museum of Art che è stata divisa in due parti, In America: A Lexicon of Fashion e In America: An Anthology of Fashion, in programma per un anno dal prossimo 18 settembre al 5 settembre 2022, e che rappresenta la ripresa del ciclo delle mostre di moda dell’istituzione newyorkese nonché la celebrazione dei 75 anni del suo Costume Institute. L’esposizione è, quindi, una lunga esplorazione della storia americana attraverso quella dei vestiti di chi ha contribuito a formare, ad alimentare e a vivere quell’American Dream che

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nutre ancora tutte le certezze e tutte le velleità della cultura statunitense. Che, in realtà, ha dimostrato di essere più produttiva se si stacca completamente da quella europea e trova soluzioni più originali rispetto a quando si mette in gara con il Vecchio continente. Ecco perché questa mostra in due puntate piacerà moltissimo per i suoi contenuti iconografici, ma a uno sguardo più attento rischia di apparire come la ricerca di una legittimazione che, come tale, mette chi la richiede in condizioni di riconosciuta inferiorità. Un approccio di cui non si comprende la ragione visto che, come insegnano anche la storia dell’arte e della letteratura, le origini della moda americana non sono culturalmente emotive come quelle che nacquero a Versailles, ma appartengono alla cultura della praticità, come dimostrano invece sia i pionieri con i loro jeans sia, molti secoli dopo, i designer dello sportswear. ENFATIZZATA dall’emozione della ripresa mondiale, annunciata come «upcoming blockbuster» (e viste le premesse non si fa fatica a crederlo), così com’è stata concepita, la prossima mostra del Costume Institute del MET ha tutte le caratteristiche per diventare il fulcro (e lo spartiacque) delle discussioni identitarie che coinvolgeranno anche la moda da ora in avanti.

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CALVIN KLEIN ADVERTISING ARCHIVE

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L’attore Mark Wahlberg, all’epoca rapper Marky Mark, nella foto di Herb Ritts per la pubblicità di Calvin Klein del 1992.


Le origini della moda americana non sono culturalmente emotive ma appartengono alla sfera della praticità

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CONFRONTI

Si vuole costruire un vocabolario delle qualità espressive dell’abbigliamento Una vetrina al Nike Innovation Summit del 2017 a Los Angeles con le divise delle più popolari squadre di basket americane.

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moda americana questo ha significato una maggiore enfasi sul sentimento piuttosto che sulla praticità. Ecco perché la prima parte della mostra stabilirà un vocabolario moderno basato sulle qualità espressive dell’abbigliamento» dice Bolton. QUESTA IMPOSTAZIONE permette di usare i due atti della mostra del Met per stabilire un processo di emancipazione della moda americana e toglierle di dosso la patina dell’abbigliamento facile, pratico, senza pretese. Che in sé non ha nulla di male, anche perché nell’analisi della storicità è proprio questo l’aspetto più congeniale, più autentico e originale. Bolton continua dicendo che «per meglio esprimere l’impatto estetico e culturale della moda sugli aspetti storici della vita statunitense, nella prima parte saranno esposti esempi della moda del XX e XXI secolo: gli abiti dei primi designer di abbigliamento sportivo americano insieme ai lavori di un gruppo eterogeneo di designer contemporanei scelti per illustrare l’enfasi mutevole della moda americana definita da sentimenti come paura, gioia, comfort, ansia ma anche benessere e solitudine, felicità, appartenenza, auto rappresentazione». Un percorso che il curatore definisce «un vocabolario moderno basato sulle qualità espressive dell’abbigliamento», una cosa che in verità gli europei fanno

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La posta in gioco di questa impostazione è altissima: la prevalenza dell’immaginario fashion europeo che si è trasformato in una narrazione storico-artistica e di costume sociale viene messa in discussione da una pretesa aderenza della moda americana e dei designer statunitensi al più recente clima sociale e politico, in particolare riguardo alle questioni di inclusività e della fluidità di genere. «Credo che la moda americana stia attraversando un rinascimento e in particolare i giovani designer siano all’avanguardia nelle discussioni su diversità e inclusione, sostenibilità e trasparenza molto più che le loro controparti europee, forse con l’eccezione dei designer inglesi» dice il curatore del Costume Insititute Andrew Bolton. Che così si schiera dichiaratamente a favore di un metodo «anglosassone» teorizzato, vissuto e propagandato come alternativo e maggiormente aderente alla modernità rispetto a quello europeo, mettendo in moto un meccanismo di gara francamente poco comprensibile vista non solo la diversità di immaginazione tra Europa e Usa ma soprattutto la differenza dei sistemi industriale e distributivo, come sanno benissimo tutti i designer e le aziende americani che producono in Italia. Ma entriamo nel merito della mostra. «Nell’ultimo anno i legami con le nostre case sono diventati più emotivi, così come quelli con i nostri vestiti. Per la


CONFRONTI

Il vero tema della mostra è l’identità americana, un dibattito molto attuale Uno scatto della campagna Polo Ralph Lauren del 2010 che rappresenta l’immaginario della cultura wasp egemone in Usa.

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da secoli e che gli americani conoscono talmente bene da averlo adottato soprattutto nell’epoca storica di maggiore espansione della loro società, quell’età dorata in cui la letteratura descriveva uomini e donne che per esprimere il proprio stato sociale usavano abiti che arrivavano proprio dall’Europa, soprattutto da quella Parigi che Wharton aveva scelto come città d’origine di Ellen Olenska e Vidal di Emma Schuyler. È PROPRIO Madame Olenska che ne L’età dell’innocenza chiede all’amato Newland Archer se «a New York la moda ha una considerazione così elevata» ed è il newyorkese Newland che le risponde «certo, tra coloro che non hanno nulla di più serio da considerare», ammettendo che l’importazione del glamour francese della Belle époque ha finito per formare anche i caratteri della società americana di quegli anni. Ed ecco perché anche la mostra del Met, nella sua ricerca di origini e autolegittimazioni, facendo un cammino a ritroso, nella seconda parte (che però aprirà il 5 maggio 2022 e conviverà con la prima fino alla chiusura) espone un’antologia di abiti americani dal 1670 al 1915. E qui si scopre il ruolo della curatela di Bolton: approdare al problema che crea l’attualità negli Usa, e cioè il tema dell’identità americana. Che, a dire

il vero, era già stata analizzata nel 1998 con American Ingenuity: Sportswear 1930s-1970s, una mostra voluta dall’allora curatore del Costume Institute Richard Martin per raccontare quella moda che si era staccata sia dalla visione dei costumisti di Hollywood sia dall’europeismo glamorous di Charles James e ricercava un’autonomia espressiva con Bonnie Cashin, Tina Leser, Vera Maxwell, Claire McCardell, Clare Potter e Emily Wilkens, designer purtroppo rimaste sconosciute ai più (e che la mostra attuale non cita). E le sei stiliste non sono le sole dimenticate dalla storia, come dimostra la vicenda di Roy Halston oggi riportato alla cronaca da una serie televisiva che ha tralasciato tutto il suo processo creativo a vantaggio della spettacolarizzazione della vita personale e solo accennando alla sua caduta dovuta meno alla vita dissoluta e più alla mancanza di un sistema di filiera «all’europea» che non consente la formazione di quel «lessico della moda» che ora la mostra del Met vorrebbe tenere a battesimo. Quello che non si capisce dell’impostazione di questa mostra è perché per formare un lessico proprio ci sia bisogno di stabilire un terreno di scontro con l’Europa: un trucco che, in linea con le modalità del dibattito politico dei nostri tempi, consentirà di mantenere la ribalta mediatica a chi lo ha voluto. © RIPRODUZIONE RISERVATA

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CONFRONTI

Lezioni (di arte) americane

All’inizio sono paesaggisti, realisti e, più tardi, anche fotografi: tutti in fuga dall’Europa, anche se per secoli ne ripropongono i modelli. Fino a che Peggy Guggenheim e Jackson Pollock trovano la sintesi nel dripping e, con l’Action painting, fanno nascere l’arte americana. Ma siamo già nel 1943. DI MARTINA CORGNATI

Jackson Pollock (1912-1956) lavora a un dipinto «sgocciolato» nel suo studio di East Hampton a New York nel 1950.

I

L GIARDINO dell’Eden è sul fiume Hudson. Ne erano convinti i primi paesaggisti americani che poco dopo la metà dell’Ottocento fondano la Hudson River School per celebrare la natura selvaggia del loro continente nuovo. Nuova la terra, forse, ma non la pittura che riprende fedelmente canoni e principi del romanticismo europeo, come anche del paesaggismo inglese, «alla Constable»: Asher Durand, per esempio, dipinge le rocce e le anse del fiume nel paesaggio incontaminato, mentre Thomas Cole dissemina le sue tele di rovine antiche e di immagini simboliche. Lo spirito della frontiera e della marcia verso il selvaggio West pervadono invece i lavori di Albert Bierstadt, che ritrae i canyon della California o le Montagne Rocciose, usando però sem-

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pre un linguaggio e uno stile di schietta impronta europea. Quel che questi pittori volevano però era altro: Thomas Worthington Whittredge, che muore nel 1910, afferma di credere in «qualche cosa che distingua l’arte del nostro Paese, qualcosa che riceva un’impronta dalla nostra peculiare forma di governo, dalla nostra posizione nel mondo. Qualche cosa di particolare del nostro popolo che differenzi la sua arte da quella delle altre nazioni». Il cammino però è ancora lungo: rifiutando di aderire al linguaggio impressionista, diffuso fra mille varianti dappertutto in Europa anche fra americani espatriati come Mary Cassatt, i pittori d’Oltreoceano scelgono invece la linea del realismo per raccontare la vita del Paese più giovane e dinamico del mondo. Fra loro, soprattutto Winslow Homer e Thomas Eakins rinun-

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ciano alla retorica del Wild West, che sta rapidamente sparendo, a favore della cronaca della guerra civile e delle marine del New England. Eakins invece è un sensibile ritrattista che, per la prima volta, mostra i volti dei protagonisti della nuova società (come quello del celebre chirurgo di Philadelphia Samuel D. Gross); si tratta comunque sempre di soggetti, di storie narrate in una lingua la cui origine è comunque completamente europea. L’AMERICA però si presenta già come un modello, campione di libertà e di nuove idee; nei ghetti urbani delle grandi metropoli industriali dell’East Coast, già punteggiate di grattacieli, fra Ottocento e Novecento nasce il jazz; al porto di New York un’intera flotta di navi scarica decine di migliaia di miserabili, in gran parte ebrei, in fuga dalla


Con il dripping la pittura non è più un oggetto ma un evento

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CONFRONTI

Anche lo spirito del West viene inzialmente filtrato da uno sguardo europeo Cromolitografia a colori di un tramonto californiano, opera del 1864 del cantore del West Albert Bierstadt (1830-1902).

Russia dei pogrom. A fotografarle c’è proprio un ebreo di origine tedesca, Alfred Stieglitz, che nel 1905 apre a Manhattan la 291 Gallery per presentare le opere dei pittori moderni europei, come Henri Matisse e Paul Cézanne, e le fotografie dei «secessionisti»: lui stesso, Edward Steichen, Ansel Adams e altri. Nel frattempo i talenti migliori, come Man Ray, il cui vero nome era Emmanuel Radnitzky, grafico e fotografo, pittore e inventore di nuovi strumenti creativi, emigrano in Francia alla ricerca di terreno più fertile alla sperimentazione. Ma, in cambio, nel mondo nuovo approda, anzi è già approdato nel 1915, Marcel Duchamp, che sbarca il lunario facendo il commerciante d’arte. La sua amicizia con Stieglitz e con alcuni grandi mecenati e collezionisti come Walter

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e Louise Arensberg gli permette di mettere le mani sull’Armory Show, la prima fiera americana allestita nei docks newyorkesi, dove vengono esposti i suoi ready-made, fra cui lo scandaloso The Fountain, cioè l’orinatoio rovesciato. MA NEMMENO il dadaismo è arte americana. Anzi, avanzando la Grande Depressione e poi i difficilissimi anni Trenta, pittori e fotografi americani riscoprono un linguaggio ben rodato come il realismo, raccontando l’alienazione e il silenzio delle metropoli, come fa Edward Hopper che ha studiato a Parigi e viene dall’illustrazione, oppure la disperazione della gente che dopo il crollo di Wall Street ha perso tutto. Dorothea Lange costruisce addirittura un nuovo genere, il reportage fra

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gli immigrati e i diseredati, realizzando anche alcuni scatti che restano icone assolute dell’epoca: per esempio Migrant mother del 1936. A questo punto non c’è dubbio che, allo scoppio della Seconda guerra mondiale, la fotografia americana, la cosiddetta «straight photography» praticata da Stieglitz e dai suoi amici e allievi, sia all’avanguardia in tutto il mondo; in pittura, invece, si sono già manifestate personalità eccezionali, come quella di Georgia O’ Keeffe, la moglie di Stieglitz, che nel suo stile colorato e volutamente piatto esaspera i dettagli delle cose fino a renderli inquieti e visionari; ma in generale, le Accademie americane sono ancora piene di immigrati europei che vi insegnano dle regole dei movimenti europei.


CONFRONTI

Il realismo diventa la via per raccontare l’America giovane e dinamica

GETTY IMAGES

Rum Cay, acquerello di Winslow Homer (1836-1910), pittore e illustratore specializzato nei paesaggi marini del New England.

Una situazione che l’avvento del nazismo nel 1933 rende drammatica: ebrei, rivoluzionari, contestatori scappano tutti in America, o almeno tentano di farlo. Fra loro c’è Hans Hofmann, un artista tedesco di formazione francese che porta negli States un’approfondita conoscenza del cubismo, dell’espressionismo tedesco, dell’astrazione e del Bauhaus. Il suo talento artistico e le sue capacità didattiche portano a riunirsi intorno a lui moltissimi giovani, artisti ma anche critici e intellettuali, come Clement Greenberg, uno dei teorici della New York School, che di lui scrive: «Hofmann è una forza che va riconosciuta sia in merito alla pratica sia all’interpretazione dell’arte moderna». Nel frattempo, a New York approdano anche i simpatizzanti del surrea-

lismo e dintorni, Marc Chagall, André Breton, Man Ray, Max Ernst con la sua nuova moglie, Peggy Guggenheim… E negli stessi anni all’Art Students League, una scuola d’arte molto liberale ed economica, insegna Thomas Hart Benton, sostenitore del muralismo e dell’arte pubblica. È LA MISCELA giusta, pronta ormai a esplodere. E l’esplosione si chiama Jackson Pollock, l’inventore di uno stile ormai esclusivamente, inconfondibilmente americano. Allievo di Thomas Hart Benton e «ragazzo di galleria» all’Art of This Century, lo spazio che Peggy Guggenheim apre nel 1942 sulla 57esima strada a New York, Pollock riesce a trovare una sintesi unica fra l’infinità di stimoli che lo circonda-

no, il surrealismo e il muralismo, un’arte per la gente e uno stile che sia davvero senza limiti e senza le regole europee, capace di rappresentare gli spazi enormi del continente americano. Questa sintesi è il dripping, lo sgocciolamento del colore sulla tela collocata orizzontalmente a terra, la tecnica violenta e potente che fa della pittura non più una disciplina ma un’azione drammatica, non più un oggetto ma un evento. È la nascita dell’Action painting, l’astrazione gestuale, presentata per la prima volta da Guggenheim nel 1943; mai niente del genere si era visto prima da nessun’altra parte del mondo. Quando Pollock muore, schiantandosi ubriaco fradicio contro un albero a Long Island nell’agosto del 1956, la pittura era già cambiata per sempre. © RIPRODUZIONE RISERVATA

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D I B AT T I T O

Donne che disegnano gli uomini Le designer lavorano sul progetto e i designer sull’immaginario. Basta questo per dire che lo specifico femminile è più incisivo NEL CAMBIAMENTO della moda maschile? Una risposta arriva dall’incontro di un critico e di un’accademica attraverso gli esempi di Rei Kawakubo, Miuccia Prada, Sarah Burton, Donatella Versace, Chitose Abe e altre. Michele Ciavarella incontra Maria Luisa Frisa

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d

Da tempo mi chiedo come mai la

moda femminile appare più libera di evol-

ne che, in tutta evidenza, su questo tema sembrano più disinvolte.

versi anche quando è creata da designer

Una riflessione che arriva anche da

maschi e perché la moda per l’uomo re-

un’osservazione di pura cronaca spinta

sta meno ancorata ai canoni tradizionali

dalla quantità di collezioni, sfilate, pre-

quando è creata da designer femmine. Le

sentazioni, che di anno in anno si succe-

quali nella moda per le donne hanno in-

dono, si accavallano, si confondono cre-

trodotto i concetti della consapevolezza e

ando un’enorme raccolta di dati che, alla

del femminismo, una riflessione che non

luce dell’attualità con i temi come «no

appare altrettanto radicale tra i designer

gender», «inclusione», «diversità», «so-

maschi che disegnano moda per l’uomo.

stenibilità socio-culturale» e altro, rapre-

Quello che segue, quindi, non è un

senta un grande contributo che la moda

esercizio concettuale che non ha alcuna

sta dando al dibattito generale sulla con-

coerenza con la realtà. Proprio alla luce

vivenza fra le persone. Una raccolta dati

della realtà occorre porsi la domanda se

arricchita negli ultimi anni dalle sfilate

esiste una specificità delle fashion desi-

e presentazioni co-ed, cioè quelle in cui

gner che creano la moda maschile e ne

designer e aziende presentano contem-

parlo con Maria Luisa Frisa, curatrice

poraneamente le collezioni maschili e

e professoressa ordinaria all’università

femminili che hanno effetti molto diver-

Iuav di Venezia, perché mentre il mio

si, passando da un’evidente differenzia-

sguardo da critico di moda potrebbe es-

zione di codici a una altrettanto eviden-

sere troppo analitico, il suo approccio

te sovrapposizione di immagini. Fino ad

accademico potrebbe allargare lo sguar-

arrivare al caso estremo di Alessandro

do su altri significati. Senza voler fare un

Michele per Gucci e all’abito che ha per-

esercizio di retorica fashion, si tratta di

so completamente la specificità sessuata e

osservare se il metodo creativo differen-

può tranquillamente transitare dal corpo

te tra maschi e femmine porta a risulta-

femminile a quello maschile assumendo

ti diversi e anche, ma forse soprattutto,

il ruolo che ogni persona gli assegna.

se la sensibilità verso i temi che pone la

La generalità, invece, non è questa:

costruzione dell’abito verso il corpo ses-

siamo di fronte immancabilmente a una

suato influenza di più i designer maschi,

«forma maschile» e a una «forma fem-

frenandoli, rispetto alle designer femmi-

minile» che in un’enorme presenza di

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D I B AT T I T O

varianti riescono a perpetuarsi. Pro-

cato dell’abito formale giacca-pantalo-

prio qui, però, non si può fare a meno

ni, ha aggiunto le platform alle suole

di notare che le donne designer hanno

delle scarpe maschili costringendo gli

dato una spinta decisiva alla riconside-

uomini ad assumere un’andatura meno

razione del ruolo femminile. E anche

protervia per spingere a una riflessione

se molti uomini designer hanno segui-

sul predominio culturale maschile. La

to senza difficoltà le loro colleghe nella

riflessione trova il suo culmine nella

evoluzione della moda femminile, non

famosa «collezione del potere» dell’in-

hanno invece elaborato una strada di

verno 2012 in cui ha svelato agli uomi-

riflessione autonoma nella moda ma-

ni tutte le bugie che hanno raccontato

schile. E in questo modo hanno lascia-

loro a proposito del potere espresso at-

to il campo della sperimentazione più

traverso l’abito borghese fatto di giacca,

libera proprio alle colleghe che hanno

gilet, camicia, pantaloni e cappotto con

allargato anche sul maschile le rifles-

il colletto in astrakan.

s

sioni realizzate sul femminile.

M.L.F. Interessante che tu citi quella collezione. È vero che tutto il

Maria Luisa Frisa. La tua pre-

lavoro di Miuccia Prada è indirizzato

messa è interessante, ma a chi ti riferi-

alla messa in discussione dell’uniforme

sci in concreto?

borghese, e lo realizza con spostamen-

Michele Ciavarella Secondo

ti su una dimensione «anti graziosa»

me, i casi sono moltissimi. Potrei fer-

usando spesso dei tessuti fastidiosi che

marmi a Rei Kawakubo, Miuccia Pra-

annullano il cosiddetto benessere che,

da, Sarah Burton, Donatella Versa-

invece, l’abito borghese deve procurare.

ce, Chitose Abe. E vorrei citare anche

Lei però fa la stessa operazione nella

Véronique Nichanian che con i suoi

donna, dove appare perfino più forte

33 anni a capo dello stile maschile di

perché ha meno paura di introdurre le

Hermès risulta la veterana delle desi-

«cose sbagliate». In questo senso penso

gner che disegnano l’uomo. Per esem-

a un’altra sua collezione maschile, quel-

pio, nel lavoro di Miuccia Prada credo

la dell’estate 2013, quando insieme alle

che la svolta in questo senso sia arriva-

strisce bianche a contrasto all’interno

ta già nei primi anni Duemila quando,

del cavallo dei pantaloni e delle mani-

pur continuando a decrittare il signifi-

che delle giacche introduce una specie

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di canottiera bordata che sostituisce il

Rei Kawakubo ha diviso in tre atti di cui

gilet. È un top femminile introdotto nel

i primi due, le due collezioni di moda,

guardaroba maschile: un cambiamen-

sono propedeutici al terzo, rappresenta-

to di paradigma che solo una donna

to dai costumi per l’opera Orlando della

poteva fare nel territorio in cui maschi-

compositrice Olga Neuwirth andata in

le e femminile si sovrappongono.

scena all’Opera di Vienna nel novembre

M.C. Perché dici che solo una don-

dello stesso anno. Rendendo «reale» la

na poteva farlo? Forse in questo c’è il

mutazione di Orlando, il/la protago-

nodo da sciogliere…

nista del romanzo che Virginia Woolf

M.L.F. Se quel top l’avesse disegna-

scrisse nel 1928, Kawakubo esplicita il

to un uomo sarebbe stata la canottiera

passaggio che in altri tempi si sarebbe

scollata per mettere in vista i muscoli di

definito «di genere» in una transizione

braccia e pettorali. La cosa straordina-

liquida in cui il percorso non è mai a

ria, invece, è che la canottiera in que-

senso unico ma fluido e possibilmente

stione mette in evidenza l’esposizione

circolare anche se non necessariamente

di una nudità maschile molto tenera

ciclico. L’Orlando maschio e l’Orlando

protetta da una giacca, senza voyeri-

femmina sono un’unica soluzione che

smo, con un evidente cambiamento di

passa dalla realtà degli abiti di moda da

atteggiamento perché, hai ragione tu, i

indossare nella vita reale alla finzione

cambiamenti si manifestano attraverso

dei costumi per un palcoscenico teatra-

gli atteggiamenti che, secondo me, i fo-

le, un doppio salto che rende possibile

tografi e gli stylist rendono più evidenti

e leggibile una realtà alternativa: non

con il loro lavoro. E tutto questo smen-

l’abito «gender» o al contrario «no gen-

tisce chi non riconosce il ruolo di pro-

der», ma l’abito e basta. M.L.F. Certo! Ed è stato possibile

gettista alla donna designer. M.C. Dal mio punto di vista, però,

perché a Rei Kawakubo non interessa

devo arrivare fino alla sfilata della colle-

che l’abito (per la donna come per l’uo-

zione maschile di Comme des Garçons

mo) stia bene. Infatti, per lei non esiste

del giugno 2019 e poi della collezione

il problema della coerenza con il corpo

femminile del successivo ottobre per

tanto è vero che lavora sulle «protesi»,

vedere il velo della finzione completa-

i suoi famosi volumi aggiunti. E va det-

mente squarciato con il progetto che

to che il processo creativo femminile è

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molto diverso: mentre i designer maschi

M.L.F. Ricordiamoci che siamo a

che creano per le donne esprimono il loro

Londra e che gli inglesi sanno tenere in-

complesso costruendosi un’immagine ar-

sieme cose diverse. Sono loro che hanno

tificiale del femminile attraverso la così

recuperato gli elementi della «grande

detta musa, le donne che disegnano la

rinuncia» (con questa definizione si in-

moda maschile non si costruiscono nes-

tende l’abbandono da parte degli uomini

suna specie di idolo a cui ispirarsi ma re-

delle sete, dei ricami, dei pizzi e dei tacchi

alizzano abiti che rispondono a un loro

quando nell’Ottocento la rivoluzione in-

progetto che riguarda sia il corpo sia l’a-

dustriale cambia i loro abiti e fa nascere

bito e in cui è il secondo che dà la forma

l’uniforme della borghesia, ndr). Burton

al primo. Ed è per questo che, in questo

recupera la tradizione maschile dell’abito

caso, sono i movimenti e le attitudini che

di seta colorato, un ciclo storico interrotto

hanno un grande valore e non le aderenze

dall’abito borghese. E mi viene in mente

o le scollature che definiscono la comuni-

di paragonare il lavoro di Burton a quello

cazione dei corpi.

di Alessandro Michele: anche l’approccio

M.C. Quello di Kawakubo è di fatto

del designer maschio sulla moda maschile

uno «sguardo altro» che produce un la-

è cambiato moltissimo, ma mentre quel-

voro radicale attraverso una presa di po-

lo di Michele assume un’emotività che è

sizione culturale (non dimentichiamo che

una messa in discussione del concetto di

è anche lo sguardo di una orientale sulla

virilità che avviene dall’interno, quello di

moda occidentale). Ma anche altre desi-

Burton mette in discussione tutti gli ste-

gner hanno prodotto uno spiazzamen-

reotipi della cultura maschile.

to di aspetti, forme e volumi che ci por-

M.C. In questo senso, allora, anche

ta diritti alla questione di genere. Penso

il lavoro di Donatella Versace appare più

a Sarah Burton per Alexander McQueen

globale: lei ha trasferito nell’uomo l’idea

che ha portato i ricami e le incrostazioni

del sexy che una cultura sessista aveva

in paillettes e pietre dure nelle formalità

cucito addosso esclusivamente al corpo

della sartoria di un tempio esclusivamen-

femminile ma non ha mercificato il cor-

te maschile come Savile Row e ha obbli-

po maschile come gli uomini, al contrario,

gato le giacche, i pantaloni, le camicie, i

hanno fatto con quello femminile. Il suo è

cappotti a confrontarsi con pieghe, plis-

un racconto sulla sensualità a prescindere

settature e asimmetrie.

dal genere sessuato che la esprime.

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c

M.L.F. Le donne sono sempre più ri-

meno immagini queer: ripeto, le donne

spettose: lei si muove su un lascito pro-

sono progettiste, non fanno rotture. Sono

gettuale del fratello (Gianni) che già lavo-

i designer maschi che giocano sul gesto

rava sulla sensualità femminile e maschile

eclatante del cambiamento…

e sapeva benissimo che la moda ha a che

fare con il corpo, il sesso e il desiderio.

M.C. E a me viene in mente che sono i couturier maschi ad aver inserito l’uomo

M.C. Ci sono altre donne che percor-

nella Haute Couture, come Pierpalo Pic-

rono altre strade: penso a Silvia Venturini

cioli da Valentino e Kim Jones da Fendi.

Fendi che ha portato nell’uomo di Fen-

Che cosa ne pensi?

di una visione di preziosità dei materiali

M.L.F. Secondo me è un inserimento

riservata alla moda femminile, e Chitose

sbagliato perché la couture ha un proprio

Abe che non si è nascosta dietro la ten-

linguaggio anche molto ben codificato.

denza dello streetwear per disegnare l’uo-

M.C. Quindi torniamo all’inizio: esi-

mo della sua linea Sacai nella spregiudi-

ste uno specifico femminile nella questio-

cata libertà formale concessa alla moda

ne della moda maschile? Cioè, le donne

femminile nello stesso tempo in cui per

che disegnano gli uomini lo aiutano di più

raccontare un uomo «diverso» i designer

a cambiare la sua percezione come essere

maschi si sono rifugiati nelle sneakers e

umano prima che come essere sessuato?

nelle felpe con il risultato di riaffermare

M.L.F. Lo scrittore Paul B. Preciado

una propensione all’immagine del ma-

sostiene che l’approccio femminile è quel-

schio alfa o, come successe qualche anno

lo più dialogante tra i due sessi e tra i due

fa con la tendenza Spornosexual (sport pù

generi. Tutte le designer di cui abbiamo

sex degli ossessionati dala forma fisica)

parlato lavorano con un progetto che su-

verso un’immagine queer.

pera la corporeità. La loro riflessione ri-

M.F.L. La cosa interessante che mi

sulta sempre più ampia.

viene in mente mentre parli è che le designer donne guardano con rispetto

E quindi, a questo punto, la conclu-

all’abito maschile: Sacai lo decostruisce

sione è sì: le designer disegnano l’uomo

perché crede nei valori dei suoi elemen-

in modo diverso da come lo disegnano i

ti costitutivi, che sono gli stessi di quelli

designer. Così le donne danno all’uomo

femminili. Le donne non si costruiscono

un po’ di coraggio in più per accettare il

modelli astratti di uomo, e quindi nem-

cambiamento della cultura maschile. © RIPRODUZIONE RISERVATA

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PORTFOLIO

Azzedine Alaïa Peter Lindbergh

AMICI COMPLICI ARTISTI

Una mostra curata da Olivier Saillard e un libro con l’editing di Carla Sozzani raccontano i 40 anni in cui, usando il rigore del bianco e del nero, i due creativi scomparsi hanno percorso una strada comune. Incrociando quelle di Tina Turner e Naomi Campbell. DI MICHELE CIAVARELLA FOTO DI PETER LINDBERGH

A destra: Peter Lindbergh, Kristen McMenamy, Azzedine Alaïa a Parigi, 1995. A sinistra: Marie-Sophie Wilson (Parigi 1988) indossa un cappotto della collezione Inverno 1986. La mostra Azzedine Alaïa, Peter Lindbergh. Mirror View è aperta fino al 14 novembre 2021 alla Fondation Alaïa, 18, rue la Verrerie, Parigi. Catalogo Taschen con testi di Olivier Saillard, Paolo Roversi e Fabrice Hergot.

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Enest inctiunti q uias as nctiunti quias as quatem nem t aut lam, invenda ndebis finto credito moda

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PORTFOLIO

«Amo il nero perché per me è il colore della felicità» «Ho sempre lavorato perché le donne si sentissero libere. Spero che i miei abiti diano loro questa leggerezza. Il complimento più grande che possano farmi è quando mi dicono: “Mi sento libera”» Azzedine Alaïa

Azzedine Alaïa con la modella Linda Spierings sulla spiaggia Le Touquet, sulla Manica francese, durante il servizio del 1986 diventato un riferimento per la fotografia di moda.

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PORTFOLIO

«Naomi colpisce perché è vera. Capricciosa perché ha bisogno di attenzioni. Ha un’energia estenuante. Un piccolo boxeur divinamente muscoloso, una statua africana: la bellezza» Azzedine Alaïa

«Ho seguito tutta la metamorfosi di Naomi e ho visto nascere l’enorme personalità che è oggi e che la tiene ancora in cima al mondo» Peter Lindbergh

Naomi Campbell, Parigi 1992, indossa body, leggings e cintura bustier della collezione Alaïa prêt-à-porter Estate 1992. La modella chiamava «papà» lo stilista tunisino.

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PORTFOLIO

«Anche se suona paradossale, credo che il bianco e nero sia molto più autentico del colore. Soprattutto i ritratti appaiono più forti, connessi alla verità più profonda, fino al suo significato nascosto» Peter Lindbergh

«Peter e io ci conosciamo da quando ho iniziato. Non abbiamo bisogno di parlare» Azzedine Alaïa

Un altro scatto del servizio a Le Touquet del 1986. Le modelle Tatjana Patitz e Linda Spierings indossano cappotti e abiti con cappuccio della collezione invernale di quell’anno.

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Azzedine Alaïa e Tina Turner a Parigi nel 1989 durante il servizio scattato da Lindbergh sotto la Tour Eiffel; l’abito è della collezione Haute Couture Alaïa dello stesso anno.

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PORTFOLIO

QUEL GRUPPO AFFIATATO CHE CANTA IN CUCINA LE TESTIMONIANZE DI CARLA SOZZANI, PAOLO ROVERSI, OLIVIER SAILLARD

L

A MOSTRA delle foto di Peter che ritraggono i vestiti di Azzedine è nata come un’evidenza. Questi due grandi personaggi al centro della storia degli anni Ottanta del Novecento, uno della fotografia di moda l’altro della moda, hanno segnato un momento storico, un cambiamento estetico travolgente. Peter e Azzedine hanno condiviso per 40 anni gli stessi ideali e un’amicizia sempre intatta. Azzedine diceva di Peter «lo conosco da sempre, non dobbiamo nemmeno parlare», Peter diceva di Azzedine «lo conosco dal 1979, siamo legati a doppio filo». Quando Azzedine diceva «amo il nero, per me è un colore gioioso», Peter diceva «il bianco e nero è più autentico del colore». Come scrive il fotografo Paolo Roversi, amico di entrambi, nella prefazione del libro: «Quante volte li ho immaginati intenti a creare, mentre la città dormiva, infaticabili, appassionati, ossessivi fino all’ultimo infinitesimo dettaglio, mentre tracciavano giorno dopo giorno, notte dopo notte, la storia della moda e della fotografia, infiammando reciprocamente la passione per l’arte nel cuore dell’altro». La mostra («Azzedine Alaia, Peter Lindbergh. Mirror View», fino al 14 novembre alla Fondation Alaïa a Parigi, ndr), come il libro, non ha una sequenza cronologica, le immagini di Peter come le creazioni di Azzedine sono senza tempo. Erano uniti dalla stessa visione estetica, al punto che guardando le foto di Lindbergh non si sa dove inizi il lavoro dell’uno

e finisca quello dell’altro. Le creazioni di Azzedine e le opere di Peter sono così contemporanee che ancora oggi riescono a interrogare tanto il nostro presente quanto la loro eternità. L’esposizione è divisa su due piani: al piano inferiore ci sono 51 foto e 32 abiti, a quello superiore una sala è dedicata tutta a Tina Turner con le foto scattate sotto la Tour Eiffel, in quella accanto viene proiettato il documentario del backstage durante le riprese delle foto del 1986 sulla spiaggia di Le Touquet con Linda Spierings e Tatjana. Una grande parte della mostra è dedicata alle foto dell’Hotel du Nord, ispirate ad Arletty, con le foto stupende a Marie-Sophie e molte immagini dedicate a Naomi (che è anche sulla copertina del libro). Ho voluto dedicare il libro a mia sorella Franca (Sozzani) perché lei, Azzedine, Peter (Lindbergh), Paolo (Roversi) e io eravamo un gruppo di amici molto affiatati e abbiamo condiviso tanto: conversazioni appassionate di moda e di fotografia, ma anche cene memorabili, con risate e brindisi senza fine, cantando nella grande cucina di Azzedine. (C.S.)

A

ZZEDINE E PETER sono esattamente ciò che hanno creato: appassionati, generosi, penetranti, mai conformisti. La loro vita è una celebrazione e un inno a ciò che hanno comunicato nella loro arte, dalla creazione più grandiosa e ambiziosa fino all’organizzazione di una serata tra amici. A questo proposito mi viene

in mente una frase del poeta Charles Simić : «Le migliori conversazioni si svolgono a tavola; poesia e saggezza sono le loro compagne. […] Potremmo scrivere biografie con tutti i pasti memorabili di un’esistenza e sarebbe probabilmente una lettura molto interessante». Forse basterebbe raccontare le cene leggendarie per parlare di questi due amici memorabili: le grandi tavole a cui tutti erano invitati, i brindisi infiniti, i peperoncini piccanti di Azzedine, le prelibatezze preparate da Petra, il tenore Vittorio Grigolo che canta per augurare «buon compleanno» a Franca Sozzani, appassionati commenti su arte, moda, fotografia, senza dimenticare le risate e le storie che accendono la nostra immaginazione, come se fossimo su un tappeto volante. Ricordo che una sera un ospite disse ad Azzedine: «Qui ho capito il significato di queste tre parole: liberté, égalité, fraternité». (P.R.)

P

ETER LINDBERGH e Azzedine Alaïa hanno celebrato la fotografia e la moda con la complicità che nasce dalle grandi collaborazioni artistiche. Come in altre epoche hanno fatto Richard Avedon e Christian Dior e più tardi Helmut Newton e Yves Saint Laurent, anche loro hanno trovato l’uno nell’altro un territorio condiviso dove ognuna della loro espressione è diventata un riflesso una dell’altra. E in ognuno di loro si può trovare quell’espressione di realismo poetico che esalta le personalità prima di soddisfare l’ambizione creativa». (O. S.) © RIPRODUZIONE RISERVATA

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PORTFOLIO

DIALOGHI ALL’APERTO LE PROVOCAZIONI DI «TOILETPAPER» PARLANO CON QUELLE DI PARR

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ARTIN PARR. Praticamente impossibile non aver mai visto le sue foto: i colori lasciano il segno, gli accostamenti sorprendono. E il trash resta nella memoria. Questa estate lo si rivede a Villa Medici, affiancato alle immagini costruite da Maurizio Cattelan e Pierpaolo Ferrari, ideatori del magazine ToiletPaper, come infatti riassume perfettamente il titolo della mostra: VillaToilet MartinMedici PaperParr. Definita «un itinerario ipnotico nel cuore di un repertorio visivo stracolmo di colori», nei fatti è una grande installazione che occupa parte dei giardini rinascimentali della sede romana dell’Accademia di Francia. Quaranta fotografie di diverse dimensioni sparse nel verde: sbucano dalle siepi o sono adagiate su antiche vestigia e il risultato è una composizione colorata e vibrante. Come se agli scatti del fotografo britannico seguissero in un ipotetico dialogo le immagini dei due artisti italiani; in cerca di (evidenti) affinità.

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VillaToilet MartinMedici PaperParr con la direzione artistica di Sam Stordzé e Cookies (Alice Grégoire & Clément Périssé) in programma a Villa Medici, Roma, fino al 31 ottobre. Il progetto si rifà al libro ToiletMartin PaperParr (Damiani, 2020). A destra: Immagine da ToiletPaper.

© TOILETPAPER MAGAZINE

DI FIORENZA BARIATTI


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PORTFOLIO

«Io fotografo la vita così com’è, se le foto vi sembrano grottesche è perché pensate che lo sia la vita. È così?»

Martin Parr: fotoreporter britannico, più di un centinaio i libri pubblicati dagli anni Ottanta; decine i filmati realizzati da lui e altrettanti su di lui; magazine e copertine; una fondazione a Bristol che porta il suo nome, premi a iosa.

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Alice Grégoire e Clément Périssé: architetti francesi, borsisti dell’Accademia di Francia a Roma; con altri due soci a Rotterdam hanno fondato Cookies, agenzia di architettura e design specializzata in progetti culturali; con il loro progetto a Villa Medici vogliono ribaltare la tradizionale opposizione tra natura e architettura «reinserendo il costruire in una continuità con l’ambiente naturale».

© TOILETPAPER MAGAZINE; © MARTIN PARR / MAGNUM PHOTOS

Martin Parr


PORTFOLIO

Foto di Martin Parr scattata a Nizza, Francia, nel 2015. Nella pagina a sinistra: immagine da ToiletPaper.

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Immagine da ToiletPaper. Nella pagina a destra: foto di Martin Parr scattata a Tokyo, Giappone, nel 1988.

PORTFOLIO

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PORTFOLIO

«Mi diverto con ‘ToiletPaper’ ma un artista è come un serial killer: ha sempre bisogno di una nuova vittima»

© TOILETPAPER MAGAZINE; © MARTIN PARR / MAGNUM PHOTOS

Maurizio Cattelan

Maurizio Cattelan: nato a Padova; artista definito ironico, irriverente e geniale; poche e assai famose le sue opere L.O.V.E. (il dito medio posto davanti alla Borsa a Milano), la Nona ora (Papa Giovanni Paolo II colpito da un meteorite), la banana attaccata al muro ad Art Basel a Miami… Impegnato nella pubblicazione del magazine ToiletPaper. Dal 15 luglio è all’HangarBicocca di Milano con Breath Ghosts Blind, una rappresentazione simbolica del ciclo della vita, concepita proprio per quello spazio.

Pierpaolo Ferrari: fotografo di moda e pubblicità e ricercatore creativo; si occupa di ToiletPaper, magazine fondato con Cattelan nel 2010 e composto solo da immagini con l’idea di creare un nuovo concetto di relazione tra i vari linguaggi dell’arte, della moda e dell’advertising.

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Cappotto, dolcevita, pantaloni e anfibi, Fendi.

ESPERIMENTI Rimandi anni Ottanta. La nuova estetica borghese si evidenzia grazie alla celebrazione dei volumi e delle stoffe. FOTO E STYLING DI MATTHIAS VRIENS


Giacca, dolcevita e pantaloni, Giorgio Armani; anfibi, Fendi.


Cappotto e camicia, Etro.


Abito e camicia, Brunello Cucinelli; collana, Cartier; anfibi, Fendi.


Cappotto, Dior Men.


Ugiae culparibus si simagnimusae quam, qui del et quiassi maximpe


Giacca oversize, Dolce&Gabbana.


Ugiae culparibus si simagnimusae quam, qui del et quiassi maximpe


Abito e camicia, Versace; collana, Cartier; anfibi, Fendi.


Dolcevita e pantaloni, Canali 1934; collana, Cartier.


Dolcevita e pantaloni, Boss; collana, Cartier; anfibi, Fendi.


Giacca, maglia e pantaloni, Ermenegildo Zegna XXX; anfibi, Fendi. HA COLLABORATO: ANGELICA PIANAROSA; CASTING: ANDREY TAVERES; GROOMING: MICHAEL GOYETTE

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PERFORMANCE Comunicare la moda attraverso il corpo: due ballerini di teatro-danza interpretano il colore. Cielo e prato scenografie per cromie totali. DI LUCA ROSCINI FOTO DI GAUTIER PELLEGRIN


Abito in cotone e camicia, Paul Smith. Nella pagina a fianco: cappotto doppiopetto in panno di lana, dolcevita, pantaloni e stringate, Dolce&Gabbana.


Salopette in raso, Acne Studios. Nella pagina a fianco: abito in fresco di lana, Lanvin; calze, Gallo; stringate, Dolce&Gabbana.



Pantaloni in panno di lana, Ermenegildo Zegna XXX. Nella pagina a fianco: trench in cotone spalmato, Jil Sander.




Abito doppiopetto in lana, Bottega Veneta. Nella pagina a fianco: cappotto in twill di cotone, Dior Men.


Soprabito in re-nylon, Prada. Nella pagina a fianco: camicia in seta con monogram tono su tono, Fendi; pantaloni in panno di lana, Berluti. SI RINGRAZIA: MARCHESI DI MONTALTO PER LA LOCATION; HA COLLABORATO: GIOVANNI DE RUVO; GROOMING: FRANCESCO AVOLIO @W-MMANAGEMENT USING @RANDCOITALY

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IN DIVENIRE

Divagazioni creative, contaminazioni e riferimenti. Per una moda che si rimette in discussione. DI LUCA ROSCINI FOTO DI LETIZIA RAGNO


Piumino over, gilet imbottito e cuissardes, Rick Owens. Nella pagina a fianco: tuta neo spaziale, Balmain.



Chiodo, camicia in cotone stile Renaissance, jeans e cintura, Celine. Nella pagina a fianco: cappotto e pantaloni upcycling mood, Gucci.



Cappotto, camicia e bermuda, N°21. Nella pagina a fianco: camicia e pantaloni pigiama, Undercover in collaborazione con Evangelion (c)khara; sneakers, Nike × Undercover.



Abito, gilet e camicia, Versace. Nella pagina a fianco: giacca-divisa e dolcevita, Dior Men.


Abito e dolcevita, Dries Van Noten. Nella pagina a fianco: giaccone, cappotto, maglia, long john e dolcevita multi layering, Prada.




Cappotto graffiti writing, Fendi. Nella pagina a fianco: cappa, camicia, dolcevita, pantaloni e stringate, Valentino. HA COLLABORATO: ANGELICA PIANAROSA; GROOMING: CHIARA BUSSEI @W-MMANAGEMENT

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NERO A METÀ Applicazioni acromatiche sul guardaroba: dal cappotto al blouson, dalla cravatta alle stringate. Con bianco a contrasto. DI LUCA ROSCINI FOTO DI GIORGIO CODAZZI


Cappotto in lana, abito, camicia e foulard Giorgio Armani; anello chevalier, Pisa Diamanti; calze, Red Sox; stringate, Church’s. Nella pagina a fianco: abito in fresco di lana con chiusura a zip, camicia con pin collar e cravatta, Dsquared2.


Cappotto ricamato con revers in raso e pantaloni, Alexander McQueen; boots, Dsquared2.


Abito in fresco di lana e cravatta, Moschino.


Abito in lana con chiusura «a lucchetto» e maglia, Givenchy.


Abito in lana con tasche e revers in raso e stivali tabi, Maison Margiela.


Trench in maglia spalmata silicone, Salvatore Ferragamo; dolcevita con zip, Sandro Paris; boots, Dsquared2.


Giacca in cuoio martellato con cappuccio rimovibile, Yohji Yamamoto.


Bomber in pelle, Trussardi; dolcevita con zip, Sandro Paris.


Tuxedo con revers in raso, Kiton; collana, Givenchy; anello chevalier, Pisa Diamanti.


Trench in cotone, 7 Moncler Fragment Hiroshi Fujiwara; occhiali da sole, Moncler Lunettes.


Abito in raso e maglia, Ann Demeulemeester. HA COLLABORATO: GIOVANNI DE RUVO; GROOMING: GIOVANNI IOVINE @GREENAPPLE

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GO WEST

Al confine tra classico e outdoor. Al limite tra fashion e richiami cowboy. DI GIOVANNI DE RUVO FOTO DI MATTIA PASIN


Trench in cotone, Alexander McQueen. Nella pagina a fianco: cappotto in lana, camicia e cappello, Louis Vuitton.


Abito in lana gessata, Canali 1934; camicia con ruches, Ardusse. Nella pagina a fianco: camicia check, MCS; canotta e pantaloni, Alexander McQueen; texani, Sonora.




Cappotto in panno di lana, pantaloni e cintura, Etro.

Nella pagina a fianco: cappotto doppiopetto in cavallino, Dsquared2; abito in pelle e camicia con dettagli in maglia ricamata, Gucci.


Abito monopetto micro fantasia, Marciano Guess; calze, Red Sox; low-cut boots, Sonora. Nella pagina a fianco: trench in pelle e abito in panno di lana, Ambush; texani, Celine.



Nella pagina a fianco: cappotto in cashmere e pantaloni, Loro Piana; texani, Celine; sella in cuoio, La Martina. GROOMING: YURI NAPOLITANO @UNCONVENTIONALARTISTS USING COTRIL

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EVERETT COLLECTION

Mantella con cappuccio in lana e abito, Celine; camicia e foulard, Corneliani; calze, Red Sox; texani, Sonora.



WEEKEND

Il casual esaspera le regole: i colori si accendono e i tessuti si arricchiscono con il pattern. DI ANGELICA PIANAROSA FOTO DI STEFAN GIFTTHALER


Felpa, Acne Studios; pantaloni, Ardusse; sneakers, Car Shoe. Camicia, Boss; maglia, Roy Roger’s; pantaloni, Moncler Collection; sneakers, Philippe Model Paris. Camicia e maglia (legata in vita), PIOMBO in OVS; camicia (sotto), Hermès; pantaloni, Onitsuka Tiger.


Giubbino, Lacoste; gilet, Ardusse; camicia, Wood Wood; pantaloni, Acne Studios.

Nella pagina a fianco: camicia, Paul&Shark; T-shirt, Roy Roger’s; jeans, Marni; sneakers, Philippe Model Paris. Bomber, Kolor; felpa, Colmar Originals; jeans, Acne Studios; sneakers, Philippe Model Paris.



Gilet, dolcevita e pantaloni, Hermès; sneakers, Hogan.

Nella pagina a fianco: T-shirt, ANTI-DO-TO; bermuda, Moschino; bucket hat, Wood Wood; calze, Gallo; sneakers, Fila. Tuta, Onitsuka Tiger; cappellino, Moschino.



Bomber, Jet Set; felpa, Sundek; pantaloni, Bluemarble; sneakers, Lacoste. Gilet, Fila; T-shirt, Roy Roger’s; jeans, Calvin Klein Jeans; sneakers, Philippe Model Paris. Giubbino, Calvin Klein Jeans; camicia e T-shirt, Sundek; pantaloni, Fila.



Giubbino, Fay; maglia, Fila; jeans, Jet Set; sneakers, Car Shoe.

Nella pagina a fianco: T-shirt e pantaloni, Stone Island; camicia, Wood Wood. Camicia, dolcevita e jeans, MSGM.

GROOMING FRANCO CHESSA @FREELANCER AGENCY

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STORYTELLING di Giuliana Matarrese

NELLA SUA CREW C’ERA UNA GIOVANE #NAOMI

L’ISPIRAZIONE: #BUFFALOSOLDIER DI BOB MARLEY

UNIFORME? LEVI’S E CAPPELLI #PORKPIE

LA SARTORIA italiana mixata con lo sportswear; uomini in gonne tartan, donne in completi maschili; sembra l’assioma della moda contemporanea. Direttive inaugurate già nel 1984 da RAY PETRI, colui che fece dello styling un mestiere e che creò il Buffalo, movimento culturale che cambiò la faccia dello stile maschile: oggi lo chiameremmo, più semplicemente, inclusivo (sopra, uno styling di Petri). © RIPRODUZIONE RISERVATA

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GETTY IMAGES

LONDON (STYLE) CALLING


Case, indirizzi, ispirazioni, tendenze, nuovi modi di vivere gli spazi domestici. Solo su Living

IN EDICOLA DAL 7 LUGLIO living.corriere.it


G come GASTEL L’artista, l’uomo. A cura di

G GAS T E L come

Nr. 1 Mensile, Giugno 2021 euro 7.90

magazine

STYLE

100 immagini MODA STILL LIFE RITR AT TI

LE FOTO PIÙ BELLE E LE TESTIMONIANZE DEGLI AMICI, DEI COLLABORATORI E DI CHI HA INCONTRATO SUI SET: UN VOLUME ESCLUSIVO CHE RACCONTA IL GRANDE FOTOGRAFO ITALIANO GIOVANNI GASTEL. PARTE DEL RICAVATO VERRÀ DEVOLUTO ALLA ONLUS “PICCOLO PRINCIPE”

IN EDICOLA DAL 18 GIUGNO


P-E 2022

PRIMAVERA-ESTATE

2022

Anticipazioni degli stili e delle principali tendenze moda

SOSTENIBILITÀ UPCYCLING FLUIDITÀ TRASPARENZE PATTERN TECNICISMI HERITAGE COMBINAZIONI TESTI DI CRISTINA MANFREDI HA COLLABORATO DILETTA ACCORRONI COORDINAMENTO DI FIORENZA BARIATTI, SILVIA GIUDICI

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PREVIEW AlphaTauri

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L’ENERGIA ADDOSSO Tecnologie pionieristiche, materiali qualitativi e design deciso. Si chiama AlphaTauri ed è il brand creato da Red Bull per entrare nel mondo della moda. Il nome lo deve alla stella AlphaTauri, la più luminosa nella costellazione del Toro e lo condivide con la scuderia di Formula Uno che partecipa al campionato mondiale con i piloti Pierre Gasly e Yuki Tsunoda. L’idea alla base della collezione è creare abiti funzionali e versatili. I capi sono leggeri, traspiranti e facilmente ripiegabili e, oltre a regalare libertà di movimento, aiutano a mantenere la giusta temperatura corporea, con un tocco in più. Tra le soluzioni più innovative utilizzate, c’è infatti la tecnologia Taurex, sviluppata con Schoeller Textile AG, che riflette i raggi infrarossi naturalmente emessi dal corpo, favorendone la circolazione nel sangue ed esaltandone la carica vitale.

Progettazione e ricerca di nuove tecnologie nel campo della moda

T-shirt in maglia termoregolante, realizzata con tecnologia 3D Knit e pantaloni in tessuto tecnico. In alto: Ahmet Mercan, Ceo del brand.

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P-E 2022 A.S. 98

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Da molte stagioni le tomaie vengono realizzate con concia vegetale

Alle espadrillas Bastard (a sinistra) si affiancano modelli che richiamano la spiaggia, il surf e la barca. Sopra: il designer del brand Martino Turri.

SUGHERO E COCCO È il gusto del viaggio a ispirare A.S. 98 per le sue calzature, che puntano su tre modelli, diversi ma accomunati dall’attenzione alla sostenibilità ambientale dei processi produttivi. Bastard sono le espadrillas disegnate dallo stilista Martino Turri in una gamma di colori che va dai neutri alle tinte strong, da indossare a piedi nudi grazie ai sottopiedi in sughero. Mentre sul fronte sneakers un posto d’onore lo conquistano il modello Jet, una running versatile con suole in cocco su base in lattice, e Harajuku, una versione minimalista dal tocco giapponese, con suole in gomma effetto vintage. Il «mondo City» completa la collezione: volumi estremi o flat e linee di ispirazione British anni Novanta (ma con richiami lontani alle spiagge californiane).

Barrett

AROMI ALLA VANIGLIA Intramontabili mocassini: il pezzo cult del guardaroba maschile di Barrett è stato attualizzato e presentato in due versioni. Il primo modello, classico e trasversale, è intrecciato a mano con fascetta; la tomaia è sfoderata e l’abbinamento con la suola flat, leggerissima con gomma iniettata, garantisce un effetto impeccabile anche con outfit ricercati. Il modello con il morsetto spicca per la lavorazione flessibile ed è impreziosito dal dettaglio in ottone antico; la suola è realizzata in gomma naturale super flex che profuma naturalmente di vaniglia.

Modelli essenziali dalle lavorazioni destrutturate: i mocassini di Barrett. Sopra: il vicepresidente del brand Antonio Putzolu.

La palette di colori va dal sabbia al verde oliva passando per i toni del blu © RIPRODUZIONE RISERVATA

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PREVIEW Baracuta

TRA MITO E UPCYCLING «La mia definizione di upcycling è molto simile al termine ormai tanto in voga e su cui Baracuta lavora già da più di tre anni: rinnovare qualcosa che arriva dal passato per trasformarlo in una creazione nuova, utile, bella e migliore dell’originale». Parola di Luigi Bucci, il brand manager di W.P. Lavori in Corso, gruppo che possiede anche Baracuta, lo storico marchio nato in Inghilterra nel 1937. Tra le novità c’è proprio il lancio della Prolabel dedicata all’upcycling, da affiancare a Zero Waste, ovvero una serie di giacche realizzate sfruttando tessuti appartenenti a produzioni precedenti che riprendono così vita dopo un processo di ricondizionamento. Sul fronte G9 Harrington jacket, l’icona per eccellenza con la sua fodera Fraser Tartan in tessuto Coolmax traspirante, arrivano nuove colorazioni: dal blu fiordaliso al caramello, al nude, al mandarino. Mentre debuttano i capispalla Linen G9 e G4, in fresco lino micro-check frisé declinato in toni pastello.

Sfumature: dal corn flower al caramel, dal nude fino al vivace tangerine Pitti Uomo

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Nuove colorazioni per la G9 Harrington Jacket ispirate alle città come Londra, Berlino, Parigi, New York, Los Angeles, Tokyo e Milano.

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P-E 2022 Briglia1949

DEBUTTA IL GENDERLESS Pantaloni da uomo, costruiti a regola d’arte, con tessuti morbidi e confortevoli, che spaziano tra le proposte legate alla tradizione sartoriale e quelle techno-chic. In più di 70 anni Briglia1949 ha costruito un immaginario maschile che ora è pronto ad ampliare. Debutta in collezione la linea Genderless, progettata per superare le rigide divisioni di genere, aprendo così le porte anche alla clientela femminile. E si allarga anche la gamma, con l’inserimento di giacche-camicie, di giubbotti, di maglieria e di felpe. Cresce la capsule Blu Briglia, dedicata al denim, creando un contraltare cromatico alla palette di stagione, dai neutri ai bruciati. Il tutto tenendo bene a mente l’impegno nel selezionare materiali lavorati con tecnologie il più possibile rispettose dell’ambiente, proprio come gli accessori e i trattamenti che definiscono ogni singolo capo.

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I colori si avvicinano alle tinte presenti in natura che spaziano dal panna, passando per tonalità di bruciato-marrone, fino ad arrivare all'indaco.

Abbandonata la netta distinzione tra genere maschile e femminile

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PREVIEW Brooksfield

SOTTO I RAGGI DEL SOLE

Effetto TIE&DYE fatto a mano per ciascun capo su design minimale

Felpe e polo si distinguono per una scelta cromatica inedita: lilla, giallo, rosso aranciato e toni dell’azzurro che richiamano i colori delle stagioni calde.

Un collegiale americano che scopre l’estate mediterranea: Brooksfield rievoca l’intramontabile preppy style per tratteggiare un’immagine contemporanea, fresca e allo stesso tempo elegante. Tra gli elementi chiave ci sono i chinos militari come fossero scoloriti dal sole, le camicie in denim super leggere e quelle a quadri colorate. Mentre i capispalla tipici del college mood vengono proposti in tela paracadute leggera. È alta poi l’attenzione alla sostenibilità ambientale, con l’utilizzo di cotoni organici, tinture made in Italy e tinte minerali, come nella felpa a girocollo e la polo a manica corta. Sono entrambe in cotone organico certificato GOTS (Global Organic Textile Standard).

Cains Moore

CLASSICO CHIC «Vogliamo che la maglieria sia il pezzo dominante del look». Parola di Gian Luigi Zaina, amministratore delegato di Cains Moore, il marchio di knitwear prodotto in Italia e ispirato al mondo dello sportswear inglese. «Prendiamo spunto da quella tradizione e la interpretiamo con il gusto e il saper fare tipico del Made in Italy, rinnovandolo con tecnologie industriali 4.0» aggiunge il Ceo. Ma alla base della filiera ci sono il cashmere della Mongolia e la lana merinos in arrivo solo dai migliori produttori di Australia e Nuova Zelanda. Due i modelli di punta: il cardigan 100 per cento in cordonetto di cotone e la polo in seta, lana e lino, entrambi con i bottoni in corno.

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Cardigan in cordonetto di cotone e polo maniche lunghe con lavorazione effetto lino. Sotto: Gian Luigi Zaina, Ceo del brand.

L’etichetta è dotata di tecnologia Nfc per raccontare la tracciabilità del capo

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P-E 2022 Corneliani

IL CIRCOLO DELL’ECOELEGANZA

Total look dal gusto essenziale, versatile e urbano

Si chiama Circle ed è la prima capsule collection ecosostenibile di Corneliani che trasforma in look il manifesto dell’azienda in fatto di responsabilità ambientale. Con l’ampiezza della gamma-prodotto, Circle è di fatto un total look eco, con tanto di simbolo e claim identificativi. Un segno grafico che testimonia l’impegno di management, ufficio stile e filiera produttiva nell’avviare il cambiamento, allineandosi a certificazioni e standard industriali che regolano le pratiche virtuose dei processi industriali. Quanto al mood, vince il tocco essenziale e versatile, con l’accento sull’innovazione grazie anche alla collaborazione con Acbc Anything Can Be Changed, start-up italiana di accessori ecosostenibili con cui sono stati creati capi di outerwear.

Raincoat con tasconi in cotone organico cerato; cotone organico anche per la polo punto piquet e i pantaloni con pinces. Le sneakers hanno un claim stampato sul lato: «A shape of nature».

Gallo

CALZE COUTURE In fatto di calze, Gallo è un’istituzione che nasce nel 1927 a Milano per poi diventare un modello di avanguardia. Dal trasferimento della sua sede al lago di Garda negli anni Trenta, fino all’invenzione della calza a righe multicolore, la storia del brand è caratterizzata da successi e piccole rivoluzioni, presenti anche in questa stagione. La collezione sartoriale Gallo Couture ha come protagoniste le calze create a telaio, con lavorazione jacquard realizzate in filo di Scozia. Le nuance raccontano i toni accesi dell’estate, con tinte che vanno dal bluette al turchese, al giallo limone, al mandarino. Il tutto abbinato per creare inediti contrasti.

Anche le calze (a destra parte della collezione per la prossima primaveraestate) diventano sartoriali. Sopra: Giuseppe Colombo, a.d. e direttore creativo del brand.

Riga dopo riga, collezione dopo collezione, si definisce la nuova estetica © RIPRODUZIONE RISERVATA

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PREVIEW Gimo's

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Camicia in felpa di cotone sovra tinta a mano e lavata in capo, effetto used. Sotto: Massimo, Ceo e brand designer, e Sabrina Girardin, Ceo del brand.

NON SOLO PELLE Le radici di Gimo’s, nata nel 1968 per creare capispalla in pelle, affondano nel saper fare del fondatore Renzo Girardin. Lo spirito easy chic del marchio è fatto di materiali di alta qualità e di grande leggerezza resi performanti da soluzioni stretch. La pelle resta sempre un punto significativo della collezione, arricchita però da un range più ampio, dove per la stagione il fil rouge è quello della felpa e delle suggestioni rubate al mondo jogging. La sahariana, icona del marchio, scopre una mano vissuta e illuminata dalle iridescenze dei toni freddi di grigi e blu navy, mescolati alle tinte naturali o del verde militare.

Divertissement: mix con parti staccabili in nylon o con lussuose nappe Herno

MODELLI CLASSICI, DECLINATI Sono due gli assi nella manica di Herno: il prodotto impeccabile e l’energia che muove l’azienda, a cominciare dal suo leader Claudio Marenzi. Il risultato è una collezione che trasmette dinamismo, sviluppato su volumi contemporanei. Il nylon ultra leggero resta protagonista della selezione dei tessuti, dove spicca in una versione opaca per i piumini trapuntati a rombi o con un effetto gesso. Mentre un sofisticato mix di cashmere e seta si alterna al twill di lana e gabardina dal tocco vagamente cangiante. Quanto alle forme, è un gioco di bomber, parka anche oversize e field jacket che accompagnano i capi cult, gli impermeabili.

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I dettagli: dal ritorno di ZipOut, la speciale tecnica ad apertura con zip a strappo, alle nastrature che coprono le cuciture Giubbino bicolore dalla vestibilità relaxed, realizzato in nylon opaco dall’effetto gesso; ha cappuccio regolabile da coulisse, fodera in rete e patch removibile.

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P-E 2022 Igi&Co

INTRECCI E COLORI

Sneakers in nabuk con stampa effetto intrecciato.

Elasticità garantita dalle lavorazioni che saldano insieme tomaia e suola

Tecnologia, tendenza e innovazione sono i tre pilastri di Igi&Co, il marchio nato in seno a una delle più grandi realtà industriali italiane delle calzature. L’obiettivo è creare scarpe capaci di garantire il massimo benessere al piede, utilizzando pellami e materiali confortevoli senza trascurare lo stile. Per questa stagione, i riflettori sono puntati su un modello in nabuk stampato a effetto intreccio, con le stringhe a contrasto. Ma la novità sta nelle suole board, ossia saldate alla tomaia con una particolare lavorazione che rende la scarpa super elastica e leggerissima grazie alle microparticelle d’aria che si trovano all’interno.

Lardini

A MODO MIO Non è classica ma nemmeno strizza l’occhio allo street style: è Luigi Cesare Romano Augusto, la capsule collection creata da Luigi Lardini per tratteggiare un’eleganza costruita sul dialogo tra esuberanza e sobrietà. Alla sua terza stagione, punta su volumi morbidi e silhouette leggere, spaziando tra giacche confortevoli in jersey o in maglia, quest’ultima protagonista anche della rivisitazione del Tuxedo. «Ciò che manifesto attraverso le mie creazioni mostra il meglio che l’indole e l’anima possano esprimere» racconta Luigi Lardini, nel 1978 fondatore insieme ai fratelli dell’universo Lardini, marchio che per la stagione scommette su giacche double 100 per cento lino o abiti in tele pregiate come lana, cotone e seta.

Fanno parte della capsule le giacche confortevoli con fantasie decise come il petit damier, giacche in jersey e in tela, giacche in maglia con gros-grain a contrasto sui revers e cardigan colorati da sostituire al capospalla. Sotto: Luigi Lardini, designer della linea Uomo.

I volumi sono ammorbiditi e le silhouette leggere

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PREVIEW Felpa e bermuda in tessuto a maglia con maxi logo in punto spugna.

Combinazioni di tessuti e colorati pattern grafici

Pitti Uomo

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Impulso

KNITWEAR DI FAMIGLIA Un brand che è un mix di esperienza produttiva e look versatile. Parola chiave di stagione: il fascino sporty di capi pensati per vivere il più possibile all’aria aperta. E progettati prestando sempre attenzione a comfort e funzionalità. Il cotone più pregiato resta il materiale di punta della collezione da cui nascono camicie, T-shirt e polo, mentre per giubbotti, felpe e costumi i tessuti si fanno tecnici, altamente traspirabili e a rapida asciugatura. I colori della collezione spaziano dal verde al giallo, con pennellate di bianco e di blu, spesso combinati insieme per animare i pattern grafici. A caratterizzare molti capi della collezione c’è il logo con le vele.

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Sopra: i fratelli Elisa, Andrea e Monica Lorenzoni, seconda generazione alla guida del brand. A fianco: nella polo in jersey il tessuto a classiche righe navy e bianche è sdrammatizzato da vivaci fantasie che riprendono i colori di stagione.

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P-E 2022 Lorenzoni

RAFFINATEZZA ED ECOLOGIA Fedeli alla massima wildiana secondo cui «la bellezza è una trappola in cui ogni uomo di buon senso sarebbe felice di cadere», da Lorenzoni la collezione è il frutto di un amalgama tra stile, raffinatezza e ironia. La natura è l’ispirazione, sia nell’estetica sia nell’utilizzo dei materiali, a cominciare dalle stampe floreali d’ispirazione Liberty, che ricoprono i capi realizzati con fibre naturali, biologiche ed ecosostenibili per offrire al pubblico un prodotto «amico dell’ambiente». Punto di forza di stagione è la maglieria, dove spiccano le T-shirt a maniche corte e le polo ultra light, mentre i cardigan prendono corpo da particolari filati effetto spugna, arricchiti poi da lavorazioni jacquard, intarsio e punti maglia. Due i capi da segnalare: la polo in maglia di cotone stampata a effetto dégradé, quasi impalpabile grazie alla finezza 18. E la polocamicia con intarsio verticale, in cotone biologico e realizzata con un sistema di produzione derivante da filati ecosostenibili.

Alla base di questa collezione c'è una storia di giovani dandy

La polo in maglia leggera. Sopra: la polo-camicia in cotone biologico, realizzata con un sistema di produzione etico ed eco-responsabile utilizzando filati ecosostenibili che rispettano l’ambiente e garantiscono la non tossicità a contatto con la pelle.

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PREVIEW Luigi Bianchi

KEEP IT SIMPLE KEEP IT CHIC Da 110 anni racconta una storia fatta di alta sartorialità che si sposa a un’estetica impeccabile. È il mondo di Lubiam e del suo marchio Luigi Bianchi, pronto a evolvere, a cominciare dal nuovo logo, dal lettering essenziale e contemporaneo. E a racchiudere in sé le sue tre declinazioni, Luigi Bianchi Sartoria, Luigi Bianchi Cerimonia e Luigi Bianchi Flirt, convogliando così sotto un unico brand le precedenti collezioni Luigi Bianchi Mantova Sartoria, Lubiam Cerimonia e Luigi Bianchi Mantova Flirt. Ed ecco, proprio da quest’ultimo, una serie di completi da gran sera: lo charme è essenziale, il piglio contemporaneo; pochi pezzi, ben dosati, danno vita a un «party look» composto da smoking con giacca sciancrata a un bottone, resa ancora più slanciata dai revers sottili e completata da pantaloni in twill stretch senza pince.

Flirt è una collezione pensata per gli eventi speciali che richiedono un certo dress code

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Giovanni Bianchi, a.d. e style director di Lubiam. A fianco: bozzetto e abito di Luigi Bianchi Flirt dallo stile essenziale.

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P-E 2022 Moreschi

CI VUOLE SPESSORE

Tomaie iconiche abbinate a suole ben definite ed energiche, seppur leggere.

Pellami nobili, dal vitello abrasivato per sfumature tono su tono al camoscio traforato di grande freschezza, o ancora il cervo, con la sua morbidezza ed elasticità. Quando si tratta di materiali, Moreschi li seleziona con cura badando in primo luogo alle soluzioni extra light. Easy Urban: così il brand definisce la collezione prodotta mixando lavorazioni artigianali, come il tinto a mano, e tecniche di ultima generazione. Sul fronte delle forme, si fa notare la suola dal volume importante eppure leggera per monk, derby e mocassini. Le sneakers sfoderano invece grafiche stilizzate, elaborazioni del motivo Tape, attuale signature del marchio.

Un concetto di footwear con anima luxury

Orciani

MAESTRI ARTIGIANI In principio c’è la pelle, preziosa finché si vuole, ma pur sempre in attesa che mani esperte la lavorino, esaltandone le caratteristiche. Sono gli artigiani a fare delle cinture di Orciani un prodotto «di carattere», e per questa stagione il marchio vuole più che mai raccontare il saper fare che incontra le nuove tecnologie, a volte anche improvvisando soluzioni sorprendenti in un gioco di intagli, ricami, borchiature, tinture, laserature. Tra gli instant cult, la fantasia camouflage, stampata o spruzzata, che si unisce alla lavorazione a intreccio, da alternare a modelli intagliati e laserati per dare un effetto di maggiore profondità. E il ricamo, multicolor o in tinta unita, genderless assoluto.

Dalla collezione p-e: intaglio esagonale e laseratura per dare profondità alla pelle e un modello dove s'incontrano intreccio e camouflage. Sotto: Claudia Orciani, presidente e Ceo del brand.

L’arte di lavorare la pelle con Intagli, laserature, ricami, borchiature e tinture... © RIPRODUZIONE RISERVATA

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PREVIEW Pal Zileri

UN NUOVO MONDO Si chiama Oyster Jacket e rappresenta al meglio lo spirito del nuovo mondo targato Pal Zileri. Caratteristica principale è la sua essenzialità, sintesi efficace di un tipo di guardaroba dinamico e urbano. I tessuti con cui è realizzata sono altamente performanti, elemento principe che ben si sposa con silhouette e nuove proporzioni. L’appeal è contemporaneo, lo spirito è active perché resiste al vento e all’acqua, oltre a essere ingualcibile. Massima funzionalità arriva dalla serie di tasche, esterne e interne, e dalle elevate prestazioni anche in fatto di traspirabilità. Per chi è affascinato dall’idea ma in cerca di maggiore protezione sulle gambe, esiste anche la versione parka. Il modello a blouson, infine, completa il range.

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La resistenza tripla w per la collezione: wind, water, wrinkle Il classico modello field jacket è reso contemporaneo con la Oyster Jacket.

Panchic

PENSIAMO AL PIANETA Riedizioni sostenibili di modelli iconici: le sneakers P21 con tomaia in suède, tessuto riciclato e inserti in gomma opaca. Sotto: Leonardo Dal Bello, fondatore e direttore creativo.

Solo materie prime eco-friendly e certificate, tessuti rigenerati...

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Materie prime amiche dell’ambiente, tessuti rigenerati, neoprene e pelli riciclate, oltre a nylon certificati derivati da plastiche raccolte nei mari. Panchic fa sul serio quando si tratta di trasformare la propria produzione secondo i criteri di ecosostenibilità. Il fondatore e direttore creativo Leonardo Dal Bello lancia un messaggio: «Play. Pop. Planet», ossia mantenere viva l’estetica ultra energetica del brand, rieditandola però in chiave green. Tre gli instant classic di stagione: le sneakers P01 in suède e tessuto riciclato, con suola colorata e iniettata dentro un guscio trasparente; le P23 con tomaia in denim rigenerato e le P05, ultra leggere grazie agli intagli sulle suole.


P-E 2022 Paul&Shark

ELEGANZA E IMPEGNO

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Raccontare i propri valori attraverso tre capsule collection: così Paul&Shark struttura le sue proposte per la prossima estate. Il primo progetto vede protagonista il global brand ambassador Roberto Mancini che ha personalmente scelto dieci pezzi in total white prodotti con materiali nobili come il piquet, il jersey o la microfibra high density: «Da sportivo, trovo nella collezione Paul&Shark i materiali tecnici leggeri, resistenti e traspiranti che solo 20 anni fa sarebbero stati fantascientifici». Dalla seconda collaborazione con la Ong inglese Shark Trust, che si occupa della tutela degli squali nel mondo, nascono invece le giacche Typhoon antivento e antipioggia indossate dai ricercatori dell’organizzazione durante una spedizione nell’Atlantico per studiare la specie a rischio di estinzione dello squalo azzurro. Il dieci per cento del ricavato della vendita di ciascun capo sarà devoluto alla ricerca per la sua tutela. Infine, c’è Re-Cotton, la capsule green, realizzata utilizzando solo cotone riciclato.

Roberto Mancini è il global brand ambassador.

Parte delle vendite delle giacche Typhoon va alla tutela degli squali Re-Cotton: capsule di maglieria in cotone riciclato.

La Shark Trust Capsule è costituita da capi in cotone organico – felpa, polo, T-shirt con un piccolo Blue Shark ricamato – giaccone Typhoon e costume.

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PREVIEW People of Shibuya

TECNICISMI DI STAGIONE

Zip in carbonio, imbottiture protettive, termosaldature isolanti, effetti traforati e definizioni catarifrangenti

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Per la p-e il brand ha accentuato la ricerca sulle forme, sui tessuti, sui dettagli e sull’impatto cromatico.

Ripensare il proprio saper fare per dare il via al nuovo capitolo di una storia a metà tra situazioni urban e voglia di vita outdoor. Questo lo spirito con cui People of Shibuya interpreta il guardaroba estivo, ampliandone il range. Le forme, i tessuti e i dettagli curati sono i pilastri su cui viene costruito il tecnicismo urbano di stagione. Ci sono materiali e trattamenti al top di gamma come PrimaLoft e Gore-Tex, mentre le mischie di cotone e nylon sono rifinite con trattamenti all-weather. Completano il mood: le finiture catarifrangenti, le zip di carbonio, le termosaldature isolanti. Il tutto declinato in tinte strong, dal giallo fluo all’arancione.

Pineider

INDAGINE SULL’ELEGANZA Stationery, carte personalizzate, strumenti per la scrittura sono i pilastri del mondo Pineider, insieme alle proposte di pelletteria. Per il marchio fondato a Firenze nel 1744 lo sviluppo degli accessori sta diventando sempre più concreto. Dalle tote bag alle sacche da viaggio, alle cartelle, ai portadocumenti con un imperativo: interrogarsi sul concetto di eleganza oggi. La risposta arriva, ad esempio, dalla linea 360 in vitello bottalato dove l’animo business incontra una quotidianità casual. O dalla Empress, che prende spunto dalla grafica della carta da lettere dell’omonima serie giocando sul mix del grigio e blu; da alternare ai flash di colore orange, oppure senape, dei volumi morbidi che invece appartengono alla gamma 720.

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La tote bag della linea Empress nei toni del grigio-blu: pelle morbida nel manico e dettagli in tinta unita.

Modelli fatti per passare con facilità dalla settimana lavorativa al weekend

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P-E 2022 Piquadro

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Zaino per pc e iPad in tessuto riciclato antivirale. Sotto: Marco Palmieri, presidente e a.d. del brand.

Per Modular: poliestere ecologico trattato con nuove tecnologie

GREEN (R)EVOLUTION Sempre più green. Piquadro rafforza la gamma di prodotti attenti alle tematiche di sostenibilità ambientale e di mobilità urbana, presentando una serie di novità realizzate con materiali ecologici, come ad esempio tessuti in nylon ottenuti da rifiuti industriali riciclati al 100 per cento. Gli zaini, i trolley, i borsoni, i monospalla e i marsupi della linea PQ Modular sono leggeri e destrutturati, dotati di funzionalità essenziali per muoversi in città e perfetti anche per la vita all’aria aperta. La collezione è realizzata in un poliestere ecologico, che protegge anche dal contagio da Covid-19 e da altri virus, essendo trattato con Viral Off, una nuova tecnologia in grado di bloccare oltre il 99 per cento dell’attività virale.

PT Torino

ARRIVA IL TOTAL LOOK «In quest’ultimo anno abbiamo rimesso tutto in discussione, evitando di cadere nell’errore di considerare immutabili alcuni fattori del successo di PT Torino. È stato un processo lungo e complesso, ma ne siamo usciti con l’assoluta convinzione che la strada intrapresa sia quella corretta». Così Edoardo Fassino, alla guida del gruppo Cover 50, che possiede il marchio di pantaloni e denim haut de gamme, commenta la scelta di ampliarne l’offerta. Ecco quindi maglieria, capi in jersey, outerwear e camicie a completare l’universo dei pants per ridefinire il concetto di classico: «Per noi, classico è ciò che riesce a evolversi e a restare attuale senza perdere il suo valore intrinseco e questo è lo spirito della collezione» conclude il Ceo.

Nella nuova collezione: capi knitwear, jersey, outerwear...

Nasce un guardaroba ready to wear incredibilmente ricco, con oltre 400 capi

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PREVIEW Red

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Le lavorazioni Heritage: jacquard lavorato a effetto matelassé. Sotto: Giovanni Marazzini, terza generazione a capo di Rede.

Per la p-e si attinge direttamente dall’archivio dell’azienda Saucony

VELOCITÀ OVUNQUE Prendere Spedroll, la tecnologia nata per rivoluzionare il mondo del running e abbinarla a Pwrrun PB, l’ammortizzazione ultraleggera che permette di correre più veloce e con meno fatica anche su percorsi fuoristrada, e completarla con Pwrtrac, la suola sottile e potente, ideale su superfici ruvide e irregolari. Con questa formula, Saucony ha dato vita a Endorphin Trail, scarpe in grado di migliorare le prestazioni di tutti i tipi di appassionati di corse in montagna, ma che si integra facilmente in situazioni più cittadine. «Che vengano scelte per le prestazioni o per il look, amiamo l’idea che possano portare sempre più persone a innamorarsi della corsa off-road» dice Shawn Hoym, head of Product & Innovation di Saucony.

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Le Endorphin Trail: per appassionati o per runner occasionali.

Queste scarpe portano off-road la tecnologia speedroll del brand

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TESORI STORICI Quando si producono calze di qualità dal 1938 di sicuro l’archivio aziendale diventa lo scrigno in cui vengono custoditi tesori di creatività. Il calzificio Rede ha messo mano alla propria storia, ripescando per la linea Red fantasie e lavorazioni del passato, da riproporre oggi in una esplosione Heritage di colori intensi e mescolati a contrasto. Nel frattempo porta avanti l’impegno sul fronte della sostenibilità ambientale, grazie all’ecodesigner Tiziano Guardini che disegna Luxury Sport, la capsule realizzata utilizzando cotone biologico. Quanto alla palette cromatica è un richiamo ai fiori tropicali, al blu intenso del mare e al biancore delle onde che si infrangono sulla riva, al calore vivifico del sole.


P-E 2022 Sealup

Amalfi ha il taglio del peacot ma è realizzato in lino. Sotto: Filippo Chiesa, Ceo del brand.

Sealup è la fusione di due parole: l’inglese sea (mare) e il milanese lup (lupo)

LUPI DI MARE URBANI Sealup, che ormai da quattro generazioni significa cura e passione per il rainwear e l’outerwear, produce tutto in Italia. E lo fa badando non solo al prodotto, ma anche alla sicurezza sul lavoro, alla sostenibilità ambientale, alla ricerca di qualità su tessuti tecnici e naturali. Il tutto senza mettere in discussione i capisaldi delle proprie radici milanesi, come la modernità e un’eleganza sobria. Forte di questo connubio, per la p-e Sealup propone un peacoat davvero particolare, all’interno della sua capsule collection Marina. Il suo nome è Amalfi ed è costruito a livello sartoriale in puro lino. Disponibile in diverse varianti colore, è arricchito di bottoni in corno, logati con il nome del brand.

Slowear

VOLUMI RILASSATI Quando ancora il mondo rincorreva il mito della velocità, il gruppo Slowear sterzava verso una visione della moda fatta di ritmi più lenti, di capi capaci di armonizzarsi tra loro. Oggi la parola d’ordine dei suoi marchi Ω Incotex per i pantaloni, Zanone per la maglieria, Montedoro per i capispalla e Glanshirt per le camicie Ω è relax. I volumi si fanno più morbidi, i tessuti sono freschi e pratici, con abiti che si possono lavare in lavatrice, si asciugano in poco tempo e non serve stirarli. I colori sono accesi, sviluppati anche su fantasie floreali che richiamano l’estate (must da indossare: il completo in gabardina super tecnica e la polo in spugna sottile).

Tekno Suit in tessuto Tekno Gab (Slowear) e camicia in cotone stampato fantasia (Glanshirt). Sotto: Roberto Compagno, Ceo del gruppo.

Contaminazioni: tessuti naturali e tecnici dalle alte prestazioni

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PREVIEW Tagliatore

ANZI LEGGERISSIMA Il mondo ha voglia di leggerezza e Tagliatore traduce questa ricerca in una collezione all’insegna dei pesi extra light. Il direttore creativo Pino Lerario è partito dallo studio di materiali dai filati nobili, come lino, seta e cotone, elasticizzandoli per abbracciare il corpo. Poi si è concentrato sul capo iconico del marchio, la giacca, rendendola più essenziale grazie a un tessuto seersucker peso camicia, tagliato con proporzioni over, in un mix di sartorialità e innovazione, da alternare a giacche di camoscio super leggero o giubbotti traforati e intrecciati. A completare il look, ecco la maglieria impalpabile, quasi una seconda pelle movimentata da fantasie jacquard, oppure le camicie dalle stampe floreali, mentre i pantaloni sono chiusi in vita da una coulisse. I colori spaziano dal bianco al blu nelle sue nuance, al grigio melange, con tocchi di verde, rosa e bordeaux.

Per la p-e i colori partono dalla matericità del bianco e dell'avorio. Sotto a sinistra: Pino Lerario, direttore creativo del brand.

Disegni jacquard, filati in puro cotone e pantaloni con coulisse... Cardigan e polo dal sapore rétro

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P-E 2022 Ten C

NUOVE TRASPARENZE Un capospalla resistente, con le termosaldature di rinforzo e le pratiche tasche applicate, già c’era in collezione da Ten C. Debutta però la versione realizzata con il Nylon Crinkle Rip-Stop, che oltre a essere ultra leggero sfodera una trasparenza inconsueta. Per il brand di proprietà della FGF Industry di Enzo Fusco, le novità comprendono anche una collaborazione con Gang Box, lo pseudonimo con cui si firma l’artista e illustratore Moya Garrison-Msingwana, che ha reinterpretato nei suoi disegni una icona del brand, l’Artic Down Parka, proposta su tre T-shirt e una felpa. E l’introduzione di una tinta ultra fresh, come il verde lime, che dialoga con la palette dei neutri e l’inconfondibile tocco dell’arancio Ten C.

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Sopra: Enzo Fusco, Ceo di FGF Industry. A fianco: una novità della stagione, ossia la giacca in Nylon Crinkle Rip-Stop, tessuto resistente e trasparente che viene nastrato.

Con capi d’ispirazione militare, colori neutri ma con due eccezioni forti Woolrich

GIUSTE COMBINAZIONI L’Easton Field Jacket: multitasche funzionali, collo alto e stampa mimetica. Sotto: Stefano Saccone, Ceo del brand.

Vivere il più possibile all’aria aperta: parte da questo intento Woolrich, brand che ha messo a punto una collezione dove s’incontrano spinte minimaliste, stampe all-over e rivisitazioni di fantasie d’archivio. Outdoor Reinterpreted, così il brand chiama tutta la gamma di capispalla versatili per la p-e, tra cui l’Easton Field Jacket. L’ispirazione è militare nel modello con le multitasche all’insegna della funzionalità, oltre che nella stampa mimetica. La particolarità sta però nei toni scelti per il camouflage, con il tipico verde che si fonde con un arancione squillante.

Reinterpretazioni di motivi camouflage e pattern d’archivio © RIPRODUZIONE RISERVATA

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PREVIEW Xacus

MISSIONE CAMICIA «Rifuggiamo da ogni forma di spreco di risorse economiche, ambientali, umane e temporali per realizzare camicie della migliore qualità e destinate a essere indossate piacevolmente il più a lungo possibile». Ecco lo Xacus-manifesto, una dichiarazione d’intenti che il marchio mette in pratica nelle sue collezioni. Parole chiave per la stagione: tessuti classici interpretati anche in contesti più casuali e innovazioni a livello di stile e di lavorazioni, oltre a soluzioni particolari, come il modello a mezza manica in misto lino, dal tocco organico che esalta la sensazione di matericità. Le proporzioni si fanno più morbide, soprattutto nella capsule Legacy, il cui compito è rileggere gli stilemi dell’alta camiceria utilizzando tessuti nobili come la seta. Mentre il seersucker, cavallo di battaglia dei look estivi, si scopre più contemporaneo, con un sapore military-chic, da alternare alle righe bicolore, o alle tinte unite chiuse da bottoni metallici a pressione.

Un mix tra sartoriale ed evoluzione per una collezione trasversale e sfaccettata Tra modelli classici e novità (a destra: misto lino per la camicia mezze maniche).

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Rilassarsi nelle Dolomiti novità & highlight

Hotel Cristal - Famiglia Thaler 39050 Obereggen - Nova Ponente Tel.: mail:

0471 615511 info@hotelcristal.com www.hotelcristal.com

Prezzi estate 2021 (mezza pensione pp/gg) nelle stanze doppie da € 115,00 fino a 161,00 nelle suite da € 152,00 fino a 291,00

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nuove camere e suite (fino a 100 m²) area SPA riallestita e ampliata (piú di 1.600 m²) grande piscina interna (16 x 7 m) piscina esterna (10 x 5 m) collegata con la piscina interna sauna panoramica con vista sulle montagne delle Dolomiti biosauna alle erbe, bagni turchi, cabina a raggi infrarossi, sale relax (una anche con pareti di sale) … luminose aree beauty con luce naturale … sala fitness e gym con istruttore … cantina degustazione vini … golf, Golf Club Petersberg, 18 buche … gite in montagna guidate, (Rosengarten, Latemar, …) … gite in mountain-bike (nolo bike disponibile)


SPRING-SUMMER

2022

Fashion preview: major upcoming trends & styles

SUSTAINABILITY UPCYCLING GENDERLESS TRANSPARENCE PATTERNS TECH DETAILING HEIRLOOM MIX & MATCH WORDS CRISTINA MANFREDI CONTRIBUTING WRITER DILETTA ACCORRONI TRANSLATED BY CECILIA BRAGHIN

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I


PREVIEW AlphaTauri

WEARING ENERGY Pioneering techniques, quality materials and clean design. AlphaTauri is the brand newly created by Red Bull to make a debut in the fashion world. The name is taken from the star AlphaTauri, the brightest one within the Taurus Constellation, and shared with the F1 Team racing in the world championship and featuring pilots Pierre Gasly and Yuki Tsunoda. The aim of the collection is to design functional and versatile clothes. The pieces are light, breathable and easy-to-fold. In addition to providing freedom of movement, they contribute to keep the right body temperature, with an extra touch. The Taurex technology is one of the most innovative solutions exploited, developed in collaboration with Schoeller Textile AG. It reflects the infrared rays naturally emitted by the body stimulating blood circulation and boosting vitality.

showing a Japanese taste and bearing vintage rubber soles. The “Mondo City” completes the collection: extreme or flat volumes and outlines inspired by the British Nineties (but also remotely related to Californian beaches).

Baracuta

BETWEEN MYTH AND UPCYCLING

“My definition of upcycling is very close to the popular issue Baracuta has been working on for over three years: renovating something that comes from the past and turning it into a new, useful, beautiful product, better than the original”. These are the words of Luigi Bucci, the brand manager of W.P. Lavori in Corso, the group that owns Baracuta, the historic brand born in England in 1937. Among the latest products, there is the Pro-label, devoted to upcycling, which is matched up with Zero Waste, a series of jackets made of re-used fabrics which have undergone a reconditioning process. As for the G9 Harrington jacket, the brand’s stalwart featuring a Fraser Tartan lining made of Coolmax breathable fabric, it is presented in new colours, ranging from cornflower blue to caramel, nude and tangerine. The Linen G9 and G4 outerwear makes its debut, made of micro-check frisé linen in pastel colours.

Barrett

STRIP OR CLAMP

A.S.98

CORK AND COCONUT The love for travelling is the source of inspiration for the A.S.98 footwear, which presents three core models, produced along eco-friendly processes. The “Bastard” espadrillas (pictured above) designed by the designer Martino Turri, ranging in colour from neutral to strong tones: they are meant to be worn with bare feet because they are equipped with a cork underfoot. As regards sneakers, the core pieces are the Jet model, a versatile running shoe made with coconut soles on a latex base, and the Harajuku, a minimalist version

II

The timeless loafers: the cult piece of the male wardrobe has been updated and re-designed in two versions. The first model, classic and cross genre, is hand-woven with a strip; the shoe upper is unlined and combined with a flat sole, made of extra light injected rubber, providing an impeccable effect even with smart outfits. The clamp version is specially made with a flexible work and embellished with tarnished brass details; the sole is made of super flex natural rubber and – surprise surprise – vanilla flavoured.

Briglia1949

THE DEBUT OF GENDERLESS

Men trousers perfectly designed and made with soft and comfortable fabrics, ranging from traditional tailor-made

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versions to techno-chic ones. Over the past 70 years, Briglia1949 has built a male imaginary which is now ready to grow. The Genderless collection makes its debut, specially designed to overcome the strict gender differences, eventually opening up to female customers. The range has also been increased, including shirt-jackets, heavy coats, knitwear and sweaters. The capsule collection Blu Briglia, specialized on denim, has also been enhanced, featuring a perfect counterbalance to the palette of the season, based on the colours of nature, from neutral to burnt. All these pieces are made with selected materials worked along processes as sustainable as possible, as well as the accessories and the treatments applied to every single item.

Brooksfield

UNDER THE SUN An American college student discovers the Mediterranean summer: Brooksfield revisits the timeless preppy style to design a contemporary image, fresh and smart. The key elements include the sun-faded military chinos, extra-light denim button down shirts and coloured checkered shirts. While the typical college style outerwear is presented made of light parachute fabric. The company pays the utmost attention to environmental sustainability by exploiting organic cottons, made-in-Italy colours and mineral-based dyes, as can be seen on the crew-neck sweater and the short-sleeved polo shirt. They are both made of organic cotton, certified GOTS (Global Organic Textile Standard).


S-S 2022 Cains Moore

diamond-quilted down jackets or in a chalk-effect version. A sophisticated mix of cashmere and silk alternates with pure wool twill and slightly iridescent gabardine. Regarding models, top favourites are bombers, parkas (also oversize) and field jackets matching cult items such as raincoats.

CLASSIC CHIC “We want to make knitwear the leading part of the look”, says Gian Luigi Zaina, managing director of Cains Moore, the knitwear brand made in Italy and inspired by the British sports world. “We draw inspiration from that tradition and we interpret it with the typical Italian taste and savoir-faire, renewing it with 4.0 industrial technologies”, continues the CEO. The production is based on cashmere from Mongolia and merino wools coming from the highest quality producers in Australia and New Zealand. There are two core pieces: the cardigan made of 100% cordonnet cotton and the polo shirt made of silk, wool and linen. Both pieces feature horn buttons.

Corneliani

THE CIRCLE OF ECO-ELEGANCE

Circle is the first eco-friendly capsule collection of Corneliani, which has decided to turn the company’s manifesto about environmental responsibility into a proper look. Featuring a full range of products, Circle represents an eco-total look, bearing an identification symbol and claim. This graphic design is the emblem illustrating the commitment of the management, style office and production chain to make a change and aim at the certifications and industrial standards of virtuous practices and processes. As for the mood, the attention lies on the essential touch and versatility, with an emphasis on innovation. This is made possible thanks to a collaboration with Acbc Anything Can Be Changed, an Italian start-up dealing with eco-friendly accessories. Two items of outerwear have been designed by a joint work.

Gallo

COUTURE SOCKS Gallo is a fixture in the context of socks making. The company was born in Milan in 1927 and has become a model of avant-garde. Over the span of time from the move of the premises to Lake Garda in the 1930s to the invention of the famous multi-coloured striped socks, the history of the brand has yielded a number of successes and small revolutions. This new collection makes no exception. The tailor-quality collection Gallo Couture has

Igi&Co

WEAVING AND COLOURS

its focus on loom-made socks, featuring links jacquard work made with Scottish lisle thread. The palette features the vibrant nuances typical of the summer, ranging from cornflower blue to turquoise, lemon yellow and tangerine. The colours are combined to create unusual contrasts.

Gimo’s

NOT ONLY LEATHER

The origins of Gimo’s, a company born in 1968 specializing on leather outerwear, are linked to the expertise of the founder, Renzo Girardin. The easy chic spirit of the brand is characterised by high-quality and very light high-performance materials and stretch solutions. Leather remains the main focus of the collection, embellished by a wider range of features. The fil rouge of the season is the sweater and the mood drawn from the world of jogging. The safari jacket, the brand icon, shows a lived-in look and is lit up by the sparkles of the cold hues of grey and navy blue, mixed with natural colours or military green.

Technology, trend and innovation are the three cornerstones of Igi&Co, the brand born out of one of the biggest Italian footwear industries. The aim is to design shoes that can guarantee maximum wellness, exploiting leathers and comfortable materials but also paying attention to the mood. For this season, the core piece is a printed nubuck model featuring a woven effect and bearing contrasting strings. The innovative element lies in the board soles, attached to the shoe upper through a special process that makes the shoe very flexible and extremely light as it contains micro particles of air inside.

Lardini

MY WAY It isn’t classic and yet it doesn’t refer to street style either: Luigi Cesare Romano Augusto is the capsule collection designed by Luigi Lardini, aiming at an elegance

Herno

CLASSIC MODELS, LISTED

Herno has two aces in the hole: the impeccable product and the energy that moves the company, starting from its leader Claudio Marenzi. The outcome is a collection imparting dynamism, developed on contemporary volumes. The extra light nylon is the main fabric exploited, in a matte version on the © ALL RIGHTS RESERVED

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III


PREVIEW balancing vibrancy and sobriety. The brand has reached its third season and focuses on soft volumes and light silhouette, featuring comfy knitted or jersey jackets. Knitting is also exploited to re-design the Tuxedo. “What I show through my creations is the best that personality and soul can express”, says Luigi Lardini, who founded the company in 1978 together with his brothers. For the season, he relies on 100% lined double jackets or clothes made of refined yarns such as wool, cotton and silk.

Impulso

FAMILY KNITWEAR A brand that mixes manufacturing expertise and versatile look. The key word of the season: the sporty fascination of clothes designed for outdoor living. They are designed paying attention to comfort and practicality. The most refined cotton represents the main material of the collection, exploited for button down shirts, T-shirts and polo shirts. The materials of down jackets, sweaters and costumes are technical, highly breathable and easy-to-dry. The colours of the collection range from green to yellow, with white and blue brush strokes, often combined to create graphic patterns. Most items bear the characteristic logo of the collection with the sails.

made of organic cotton and produced along an eco-friendly process.

Luigi Bianchi

KEEP IT SIMPLE KEEP IT CHIC

The Lubiam world, and the Luigi Bianchi brand in particular, have told a story of tailoring perfection and impeccable aesthetics for 110 years. The brand is now ready to make a new step forward, starting from a new logo showing an essential and contemporary lettering. The logo embodies the three lines - Luigi Bianchi Sartoria, Luigi Bianchi Cerimonia and Luigi Bianchi Flirt - thus gathering together under the same brand the former collections named Luigi Bianchi Mantova Sartoria, Lubiam Cerimonia and Luigi Bianchi Mantova Flirt. This last line features a series of evening gowns: charm is the uttermost essence while the mood is contemporary. The collection includes few, well-tuned pieces showing a party look like one-buttoned waist-tight dinner jackets, made slimmer by thin revers and matched with stretch twill flat-front trousers.

Lorenzoni

REFINEMENT AND ECOLOGY

Relying on Oscar Oscar Wilde, according to whom “all good looks are a snare every sensible man would like to be caught in”, the Lorenzoni collection consists in a mixture of style, refinement and irony. Nature is the source of inspiration, both as regards the aesthetics and the materials exploited, starting from the Liberty-style floral prints covering the garments. These are made of sustainable, organic natural yarns and aim to provide the customers with “eco-friendly” products. The strong point of the collection is the knitwear, featuring T-shirts and extra-light polo shirts, while the cardigans are made of special fabrics that show a sponge-effect, embellished with jacquard or inlay works and knitting stitches. Two pieces are worth noticing: a lived-in effect printed cotton polo shirt, almost weightless because of its 18-micron-thin fabric; and a polo shirt featuring a vertical inlay work,

IV

Moreschi

IT TAKES THICKNESS Refined leathers, ranging from abraded calfskin that creates tone-on-tone shades to extremely fresh openwork suede or soft and flexible deerskin. Moreschi pays the utmost attention to carefully selecting materials and looking for extra-light solutions. The brand describes its collection as Easy Urban because it combines handcrafted works, such as hand-dyeing, with some of the latest generation technologies. As regards shape, the high but light sole exploited for monkstraps (pictured above), derby and loafers stands out. The sneakers show stylized graphic designs, developed from the Tape pattern which represents the signature of the brand.

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Orciani

MASTER ARTISANS First of all, leather is needed, as precious as possible, but, secondly, skilful hands are needed to work this leather and enhance its features. It is the artisan’s touch that makes the Orciani belts exceptional and full of character. For this collection, the brand aims at meshing the traditional expertise with new technologies, sometimes showing unexpected solutions featuring openwork, embroidery, stud, dye or laser works. The camouflage patterns, printed or sprayed, represent the instant cult and are combined with weaving works, openwork or laser works to provide a depth effect. The embroidery, solid colour or multicolour, is absolutely genderless.

Pal Zileri

A NEW WORLD

The Oyster Jacket perfectly illustrates the spirit of the new Pal Zileri world. The main feature is essentiality, a winning encapsulation of a dynamic and urban wardrobe. The high-performance of the fabrics exploited perfectly meshes with the stylish outlines and proportions. The jacket shows a contemporary appeal and an active spirit because it is water- and wind-proof and doesn’t make folds. Great practicality is provided by a series of inner and outer pockets which allow high breathability. For those who are attracted by the idea but are concerned about covering the legs, there is a parka version. Finally, the range also includes a blouson model.

Panchic LET’S THINK ABOUT THE PLANET

Environmentally-friendly raw materials, re-generated fabrics, neoprene and re-cycled leathers in addition to certified nylon obtained from re-worked sea plastic. When it comes to rearranging production around sustainability criteria, Panchic takes things seriously. The founder and creative director Leonardo Dal Bello puts forth a slogan “Play. Pop. Planet”, aiming at keeping alive the brand ultra-energetic aesthetics and revisiting it with a green attitude. The instant classics of the season include the P01 sneakers made of suede and re-cycled fabric, bearing a coloured sole injected into a transparent shell; the


S-S 2022 P23 featuring a re-generated denim shoe upper and the P05, an ultra-light model with an openwork sole.

Paul&Shark

ELEGANCE AND COMMITMENT

Paul&Shark designs the new season by illustrating the brand’s values through three capsule collections. The first project relies on the global brand ambassador Roberto Mancini, who has chosen ten total white pieces made of refined materials such as piqué, jersey and high-density microfiber. “As a sportsman, I find in the Paul&Shark collection light, resistant and breathable technical materials that would have been unthinkable only twenty years ago”. A second collaboration with British Ngo Shark Trust, which deals with the protection of sharks all over the world, has given life to the wind- and water-proof Typhoon jackets. They were worn by the organization fieldworkers during an expedition in the Atlantic ocean aimed at studying the Blue Shark endangered species. 10% of the proceeds of the sale of such items will be donated to the research devoted to the protection of sharks. Finally, Re-Cotton (pictured below) is the green capsule collection, entirely made of re-cycled cotton.

People of Shibuya

TECHNICAL ISSUES OF THE SEASON

Re-thinking your own expertise in order to write a new chapter of a story dwelling between urban scenes and a craving for outdoor living. This is the spirit of People

of Shibuya’s summer wardrobe, which increases its range of items. Shapes, fabrics and accurate details are the benchmarks which contribute to outline the urban technical issues of the season. There are high end materials and treatments such as PrimaLoft and Gore-Tex, while the mix of cotton and nylon is finished with all-weather treatments. The mood is also conjured up by high-visibility finishing, carbon zip fasteners and insulating heat-sealing. All the items are presented in strong colours, from neon yellow to orange.

mobility. The company presents a series of items made of sustainable materials such as nylon fabrics obtained from 100% recycled industrial waste. The rucksacks, trolleys, holdalls, one shoulder backpacks and bum bags of the PQ Modular collection are light and structureless, equipped with essential functions to move around town but also perfect for outdoor activities. The collection is made of eco-friendly polyester which also protects from infection from Covid-19 and other viruses as it is treated with Viral Off, a new technology capable to stop 99% of the viral load.

PT Torino

HERE’S THE TOTAL LOOK

Pineider

A STUDY OF ELEGANCE Stationery, customized papers and writing tools are the benchmarks of Pineider world in addition to leather products. The brand established in Florence in 1744 has been paying growing attention to the design of accessories: from tote bags to travel bags, folders and document containers. The main issue is to study the concept of elegance today. A proposal is the 360 range made of drummed calfskin, which meshes a business spirit with an everyday casualness. Another product is the Empress (pictured above), which takes inspiration from the design of the writing paper from the famous series, playing with the combination of blue and grey and alternating them with orange or mustard flashes on the soft volumes of the 720 range.

Piquadro

GREEN (R)EVOLUTION Greener than ever. Piquadro increases the range of products that are made according to issues of sustainability and urban

“Last year we questioned everything and tried to avoid making the mistake of thinking that the reasons of the company’s success can be eternal. It was a long and difficult process, but we came out with the firm belief that the path we have taken is the right one”, says Edoardo Fassino, who leads the Cover 50 group that owns the brand specializing on high end trousers and denim. The decision taken was to widen the range of products, incorporating knitwear, jersey items, outerwear and button down shirts to match the world-known trousers and re-define the concept of classic. “We believe that classic is something that evolves and yet remains contemporary without losing its true value: this is the spirit of the collection”, concludes the CEO.

Red

ARCHIVE TREASURES If you have been making high-quality socks since 1938, the company’s archive represents a treasure chest full of creative works. The Rede hosiery factory has looked back at its history, selected some old patterns and works and re-designed them in a Heritage blast of strong contrasting colours. At the same time, the company is also committed to environmental sustainability and has relied on the green designer Tiziano Guardini. He has designed Luxury Sport, a capsule collection made of organic cotton. The palette exploited is inspired by tropical flowers and ranges from deep sea blue to sea foam white and vibrating sun yellow. © ALL RIGHTS RESERVED

S T Y L E M AG A Z I N E

V


PREVIEW Saucony

SPEED EVERYWHERE Taking Spedroll, the technology developed to radically change the world of running, and combining it with Pwrrun PB, the extra-light cushioning that allows to run faster and with less effort off-road, and Pwrtrac, the thin and powerful sole, ideal on uneven or irregular surfaces: this is the formula developed by Saucony to create Endorphin Trail. These shoes can significantly increase the performance of all kinds of mountain running but are also suitable to urban contexts. “Whether they are chosen for the performance or the look, we love the idea that they could encourage more people to fall in love with off-road running”, says Shawn Hoym, Head of Production & Innovation at Saucony.

Sealup

URBAN SEA DOGS Sealup, which has been designing rainwear and outerwear with passion and commitment for four generations, has the whole production made in Italy. The company not only cares about the products but also about issues such as safety at work, environmental sustainability and the search for highquality technical and natural yarns. Naturally, it doesn’t put into question the values linked to its Milanese origins, such as modernity and subtle elegance. As a result of this bond, the brand presents a very peculiar peacoat for the Sealup spring-summer collection, which belongs to the capsule collection Marina. The peacoat is called Amalfi and is tailor-made with pure linen. It is available in different colour variants and it is embellished with horn buttons, bearing the brand’s name.

are fresh and functional; the clothes can be machine-washed; they dry off fast and don’t need ironing. The colours are strong and are exploited on summer taste floral patterns (the must-have pieces are the super-technical gabardine suit and the thin terry cloth polo shirt).

Tagliatore

LIGHTNESS FOR ALL The world longs for lightness and Tagliatore turns this quality into a collection characterized by extra-light weights. The creative director Pino Lerario has gone searching for refined yarns such a linen, silk and stretch cotton to wrap the body. He has then focused on the key piece of the collection, the jacket, making it more essential by using a seersucker fabric, cut over size. The outcome is a combination of high-end tailoring and innovation, to be worn in combination with extra-light suede jackets or openwork and woven heavy jackets. To fully encapsulate the mood, the collection features a weightless knitwear which looks like a second skin made of jacquard patterns, button down shirts with floral prints and drawstring trousers. The colours range from white to blue nuances, melange grey with a touch of green, pink and burgundy.

TenC

THE NEW TRANSPARENT

A long-lasting outerwear, bearing heat-sealed stitching and functional applied pockets, was already part of the TenC collection. This season, however, a new model is presented, made of Rip-

Slowear

RELAXED VOLUMES While the world was longing for the myth of speed, the Slowear group made a turn towards a concept of fashion made of slow rhythms and pieces of clothing working well together. Today, the key word of its different brands - Incotex for trousers, Zanone for the knitwear, Montedoro for the outerwear and Glanshirt for button down shirts – is relax. The volumes are softer, the fabrics

Stop Crinkle Nylon, which is extra-light and exceptionally transparent. The brand owned by Enzo Fusco’s FGF Industry also presents another new product, developed in collaboration with Gang Box, alias the artist and designer Moya GarrisonMsingwana. He has re-designed a stalwart of the brand, the Artic Down Parka, and exploited it on three T-shirts and one sweater. An ultra-fresh colour has been introduced, lime green, combined with neutral tones and the unmistakable touch of TenC orange.

Woolrich

PERFECT MATCHING Living outdoor as much as possible: this is the final goal set out by Woolrich, which presents a collection mixing minimalist trends, all-over prints and old patterns re-visited. Outdoor Reinterpreted is the name given to the range of versatile outerwear designed for the springsummer collection, which includes the Easton Field Jacket. Taking inspiration from the military world, the jacket features functional pockets and camouflage pattern. The peculiar feature lies in the colours exploited for the camouflage pattern, which combines the typical military green with a neon orange.

Xacus

MISSION: BUTTON DOWN SHIRTS

“We avoid any form of waste of economic, environmental, human and time resources to make high-quality button down shirts, easy to wear and longlasting”. This is the Xacus’s manifesto, a declaration of intents which the company puts into practice in its collections. The key words of the season: classic fabrics re-visited in more casual contexts, innovation on style and processing techniques, and specific solutions such as the half-sleeve model made of mixed linen, providing a rough touch that enhances the material. The proportions are softer, especially in the Legacy capsule collection, which aims at re-interpreting the formats of high end shirt-making by exploiting refined fabrics like silk. The seersucker, the summer piece de resistance, shows a contemporary attitude and a military-chic taste. Alternatively, it is presented in two-colour stripes or in flat colours and closed by metal snap buttons. © ALL RIGHTS RESERVED

VI

S T Y L E M AG A Z I N E



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