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Pensionati
n° 82 | Bimestrale | Dicembre 2021 www.pensionati.cna.it
n° 82
Felice Anno Nuovo!
SPECIALE NATALE FESTE, IL VALORE DELLA NORMALITÀ LEGGE DI BILANCIO 2022 ECCO LE NOVITÀ IN ARRIVO INFLAZIONE UN VIRUS DA ESTIRPARE
TOTOPRESIDENTE ECCO LE REGOLE PER LA SCALATA AL COLLE VERDETÁ n° 82 | 1
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n° 82 | Bimestrale | Dicembre 2021
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EDITORIALE Paginatre di Filippo D'Andrea 3 LE ALITÀ LE NATA DELLA NORM SPECIA RE IL VALO FESTE, 22 NCIO 20 DI BILA IN ARRIVO LEGGE NOVITÀ ECCO LE ONE E IN FL A ZI DA ES TI R PA R US U N V IR
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SPECIALE NATALE Feste natalizie, il valore della normalità Le ricette della tradizione Le spezie natalizie Che fine ha fatto la moglie di Babbo Natale?
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L'INTERVISTA Totopresidente, ecco le regole per la scalata al colle 12 Intervista a Giovanni Piccirilli
Edizioni CNA
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Redazione Coordinamento Livia Pandolfi Comitato di redazione Filippo D'Andrea, Giovanni Giungi, Pietro Romano, Livia Pandolfi, Jacopo Basili, Maria Rosa Battan, Andrea Battistoni, Giulio Cesare Brandini, Mario Filippello, Valter Marani, Antonio Mecca, Elena Pezzetta, Maria Francesca Picchio. Progettazione grafica e impaginazione Tiziana Barone (Albavision Srl) www.albavision.eu - info@albavision.it Photo Editor: Adolfo Brunacci (Albavision Srl)
INCHIESTA - TRANSIZIONE AMBIENTALE La COP26 di Glasgow 14 Monte Grappa la riserva della biosfera 17 ECONOMIA Legge di Bilancio 2022 20 LA STORIA NELLA PENTOLA - VENETO Risotto al radicchio, un matrimonio che s'ha da fare 22 LA FINESTRA SUL CAVEAU Perchè l'inflazione è un virus da estirpare 26 SPAZIO EPASA Futuri e umani 28 IL RACCONTO A la pitoche 32 SALUTE PSICOLOGIA - Accudire il malato 36 GERIATRIA - Come affrontare le malattie stagionali 38 DAL TERRITORIO 40 LETTERE AL DIRETTORE 46 IL LIBRO DEL MESE 48 RELAX 49 PANTERE GRIGIE 50
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Registrazione presso il Tribunale di Roma n° 405/2006 dell’08/11/2006
2 | VERDETÁ 82 Din°questo numero sono state diffuse 204.174 copie - Stampato su carta riciclata
PAGINATRE
di Filippo D'Andrea
Care lettrici e cari lettori, con questo numero della rivista si chiude il 2021, un anno che ci ha visti impegnati ancora a contrastare gli effetti della pandemia con un virus che ha avuto ben trentaquattro variazioni. Tuttavia siamo riusciti con il vaccino a sentirci più sicuri e quasi in tutti i territori le attività con i nostri associati sono riprese. Vale un esempio per tutti: per il secondo anno consecutivo siamo stati costretti ad annullare la Festa nazionale ma nonostante tutto abbiamo messo a disposizione degli associati un pacchetto vacanze che ha riscosso enorme successo. Ora ci apprestiamo a mettere in pratica tutte le azioni progettate ed avviate nei mesi scorsi che dovranno trovare compimento nel corso del nuovo anno. Tre sono le piste di lavoro che seguiremo: incentivare la partecipazione degli associati alla vita dell’associazione con un coinvolgimento più diretto sui temi sindacali, con la realizzazione di un’importante iniziativa insieme al CUPLA su fisco e potere d’acquisto delle pensioni. Su questo tema è stata inviata una lettera al Presidente del Consiglio, Mario Draghi. Una seconda pista di lavoro riguarderà i servizi digitali e la telemedicina con un arricchimento dell’Osservatorio sulla Silver Economy, dopo le indagini dello scorso anno nei settori del turismo e servizi alla persona. La terza pista di lavoro riguarderà la formazione. Quest’ultimo è un tema strategico per l’associazione. Si tratta di intervenire per garantire una formazione continua a tutto il personale che opera a tutti i livelli per CNA pensionati. Naturalmente questo riguarderà sia i dipendenti ma anche i volontari pensionati ed i
collaboratori per garantire servizi adeguati a tutti coloro che si rivolgeranno ai nostri uffici. Un’attenzione particolare riguarderà quei territori che dimostrano delle criticità nelle adesioni con interventi anche strutturali per invertire tendenze negative divenute purtroppo croniche. Certo il quadro generale è in forte evoluzione, seguiremo con grande attenzione nei primi mesi dell’anno la congiuntura politica con lo snodo fondamentale della elezione del nuovo Presidente della Repubblica. Riteniamo indispensabile che le forze politiche garantiscano la continuità nell’azione di Governo in un momento così delicato. Gli interessi in gioco sono elevati, a cominciare dalla riforma del fisco, appena iniziata con la legge di stabilità, l’attuazione della delega in materia di interventi a sostegno della non-autosufficienza e comunque tutti gli interventi previsti da PNRR che sono cogenti per il nostro Paese. Non ultimo il potenziamento del Sistema Sanitario Nazionale che si è rivelato fragile sotto i colpi della pandemia. Già la legge di stabilità è intervenuta assegnando risorse importanti alla Sanità, ma occorre mettere in pratica quanto previsto, soprattutto con il potenziamento della medicina territoriale e l’armonizzazione degli interventi su tutto il territorio nazionale. L’auspicio è che con il progredire delle vaccinazioni i prossimi mesi ci consentiranno di riprendere le relazioni sociali che si sono bruscamente interrotte con la conseguenza per molti anziani di vivere in solitudine. Noi vogliamo dare il nostro contributo programmando la Festa nazionale per giugno 2022 dove vi aspettiamo numerosi. Buona lettura Filippo VERDETÁ n° 82 | 3
FESTE NATALIZIE, IL VALORE DELLA NORMALITÀ LIVIA PANDOLFI Normalità. Proprio come la salute, quando la si perde se ne cominciano ad apprezzare gli insostituibili pregi. E quando si parla di normalità in questi tribolati anni targati 2020 la connessione con la salute, causa Covid, è strettissima. Mentre scriviamo mancano ancora molti giorni a Natale, la speranza è che le feste natalizie 2021 si siano riappropriate di quella normalità mancata nel tragico 2020 segnato dalla pandemia e dai morti. Lo scorso anno, infatti, senza vaccini abbiamo dovuto passare le feste separati e in zona rossa. Famiglie divise e impaurite, anziani tenuti a distanza dai contatti fisici e dai semplici abbracci, l’eco della seconda ondata vicina, molto vicina. Scuole spesso chiuse e bambini o ragazzi privati della loro vita normale, il gioco, il contatto, la socializzazione. E poi mascherine, disinfettanti per le mani, rinuncia ai viaggi, lontananza. Voglia di cose semplici L’avevamo dato per scontato. Il cinema, il teatro, la cena fra amici, aprire la porta di casa a chiunque. Prestare cose proprie, stringere mani. Chi non ha voglia di tutto questo? Spesso il saluto è diventato esitante. Pur vaccinati, e quindi un poco più tranquilli, dare la mano aperta non è affatto scontato. Si porge spesso il pugno chiuso simbolico, anche solo come immagine, di cosa ci 4 | VERDETÁ n° 82
ha costretto a fare il Covid. Mascherine Lo scorso anno erano uno strumento insostituibile di protezione. Continuano ad esserlo anche nel 2021. Dopo la variante inglese, indiana o delta, ora siamo alle prese con Omicron. Sappiamo tutti quanto questi dispositivi siano importanti, tuttavia ora ci manca vedere un sorriso, l’espressine del viso, persino i tratti somatici di una persona. Chi sa indovinare il volto della nuova cassiera del Supermercato? Con mascherine succede che non sentiamo (incredibilmente) cosa ci dicono le persone, perché il labiale spesso e volentieri aiuta a comprendere il vocale e ci troviamo a chiedere: Cosa? Che? Voglia di normalità anche nelle feste Tutto quello che ci manca è probabilmente ciò che davamo per scontato. E anche nelle feste che stiamo trascorrendo ciò che serve è quello che abbiamo sempre avuto: l’albero di Natale da condividere con gli ospiti, la big tavolata dei parenti (anche serpenti); gli affetti più veri tutti insieme almeno una volta l’anno. Il vaccino non ci ha messo al riparo dalla certezza di non ammalarci, anche se una volta vaccinati la malattia non dovrebbe minacciare la nostra salute. Ma siamo di fronte a un virus ignoto e quindi l’unica certezza è quella di non sapere. E allora la cautela diventa padrona e ci toglie persino il lusso di mettere le mani nello stesso vassoio di dolcetti senza una sorta di senso del rischio. Il vaccino Ha diviso le persone. Famiglie e amici senza screzi sono state separate in profondità fra chi ha deciso di farlo e chi no. I fiduciosi nella scienza
e i miscredenti o complottisti. Sulle barricate a guardarsi in cagnesco. Si sono chiuse porte e negati pranzi conviviali. Si sono allungate distanze e alzati sguardi diffidenti. Persa la stima personale e persino animate furibonde litigate. I no vax convinti sono una sparuta minoranza, ma poi ci sono i paurosi che hanno rimandato la vaccinazione a data da destinarsi in attesa della fine della pandemia che non arriva mai. L’obbligo vaccinale risolverebbe la faccenda? Forse sì o forse no, ma sta di fatto che mai avremmo potuto immaginare un virus in grado portarci così tanto e così a lungo lontano dalla normalità.
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LE RICETTE DELLA TRADIZIONE LUCA LOTITO, Biologo Nutrizionista La magia delle feste è fatta di attesa, condivisione, ricordi, ricette. Il bello dei piatti natalizi è che ci emozionano già durante la loro preparazione. Alcuni piatti della tradizione italiana sono i tortellini in brodo, il capitone, il cotechino e il panettone. La pasta ripiena presenta in Italia formati che variano da regione a regione e da zona a zona: agnolotti, anolini, cappelletti, caramelle, casonsei, fagottini, mezzelune, ravioli, tortelli, tortelloni e triangoli di pasta. In particolare, un tempo chi faceva i tortellini li faceva a domicilio dei clienti e li cuoceva nel brodo di cappone che è un galletto nato tra aprile e maggio, castrato ad agosto e a Natale raggiunge il peso giusto. Per un buon brodo occorrono carne, erbe aromatiche, un litro di acqua per 100g di carne e una cottura di almeno 4 ore eliminando di tanto in tanto il grasso e la schiuma che si forma in superficie. Al termine della cottura il brodo va filtrato. Il ripieno dei tortellini è un misto di varie carni: brasato di manzo, salsiccia, prosciutto, arrosto di maiale o di vitello, pollo, cappone, mortadella, pancetta con aggiunta di uovo, parmigiano e noce moscata. E' un alimento ricco di carboidrati 6 | VERDETÁ n° 82
e di proteine e può essere considerato un piatto unico e completo ad elevata densità calorica. Un altro piatto della tradizione natalizia è il capitone (la femmina dell’anguilla). Il capitone e l’anguilla sono noti fin da tempi antichi: all’epoca dei romani, data la somiglianza con i serpenti, c’era la credenza che mangiarlo fosse un modo per scacciare il male. Proprio per questo era consumato a fine anno come buon augurio per un nuovo anno ricco di felicità. In cucina il capitone può essere gustato in molti modi: fritto, marinato o in umido. Non è particolarmente calorico ed è fonte di lipidi, in particolare acidi grassi monoinsaturi ed omega 3, vitamina E, vitamina D, vitamina A e B12, è ricco anche di fosforo, ha, però, elevate quantità di colesterolo ed è quindi da mangiare con parsimonia se si soffre di ipercolesterolemia. Veniamo ora al cotechino che ritroviamo soprattutto nel cenone di Capodanno. Ha origini povere, nasce per utilizzare nel modo migliore le carni meno pregiate del maiale, da consumare per prime in quanto meno idonee alle lunghe stagionature dei prosciutti e salami. I cotechini erano particolarmente adatti per le tavole natalizie, perché la macellazione dei maiali avveniva in dicembre e la brevissima stagionatura
li rendeva disponibili dopo pochi giorni. L’ingrediente principale è la cotica di maiale, che tradizionalmente costituisce almeno la metà dell’impasto e a cui questo insaccato deve il nome. Le cotenne sono tritate con altri tagli conditi con sale, pepe, vino, spezie e poi insaccati nel budello naturale del suino. Oltre al cotechino esiste anche lo zampone che differisce dal primo per il fatto che l’insaccatura avviene all’interno della cotenna della zampa anteriore del suino e risulta meno delicato e meno morbido. Il salame da pentola si distingue invece per l’impasto, non contiene cotica e ha una grana più fine risultando meno gelatinoso. Il cotechino moderno ha una netta diminuzione della percentuale di cotenna a favore di tagli più magri. Rientra a pieno titolo fra le carni rosse processate. L’apporto energetico è costituito soprattutto da grassi, con alte percentuali di colesterolo, è anche ricco di proteine e contiene buone percentuali di ferro e vitamine del gruppo B, ma elevato apporto di sodio. Infine il panettone, dolce natalizio tipico milanese, vanta varie storie e leggende in merito alla sua origine. Si narra che una persona di nome Toni, cuoco, garzone o panettiere, avrebbe impastato il pane con burro e zucchero producendo questo “pane particolare”, chiamato pan del Toni. Altre storie attribuiscono la sua origine a una suora che utilizzò ingredienti che le erano rimasti nella dispensa e decorò questo impasto intagliando sopra una croce. Il racconto più accreditato sembra risalga a una tradizione del Quattrocento quando le famiglie milanesi, la sera della vigilia di Natale, si riunivano per celebrare la “cerimonia del
ceppo”. La tradizione voleva che il capo famiglia controllasse la preparazione di un grande pane, appunto il panettone. In seguito il capo famiglia accendeva il fuoco con un ceppo di quercia, si faceva il segno della croce e con un coltello incideva una croce sul grande pane come segno di benedizione. Una fetta di panettone classico contiene proteine, grassi, carboidrati, tracce di vitamine e sali minerali ed ha un indice di sazietà molto basso. Per questo motivo per aumentarne il senso di sazietà è utile intingere il panettone in latte, caffelatte, te e potrebbe essere utile mangiarlo a colazione o a merenda. In conclusione lo si può considerare un alimento completo, ma abbastanza calorico per cui chi ha problemi di sovrappeso, obesità, diabete e ipercolesterolemia deve consumarlo in piccole quantità. Non dimentichiamo le tradizioni e riscopriamole almeno durante questo periodo natalizio: Buone Feste a tutti!
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LE SPEZIE NATALIZIE GENNARO SPORTIELLO, Fitopreparatore Durante le feste siamo tutti più buoni? Più buoni non credo, semmai più grassi. Buoni sono i profumi e i sapori che ci accompagnano, ci trasportano come su un tappeto volante da una pietanza all’altra, da un vino rosso fiammeggiante a uno torbido e liquoroso, magari dal gusto speziato. Eccoci al punto. Le spezie. Il tappeto volante su cui siamo mollemente adagiati odora di zenzero, di chiodi di garofano, più tardi di cannella e poi di pepe che rivaleggia con lo zafferano. Ma perché proprio le spezie, perché una concentrazione di questi condimenti nei giorni speciali delle feste di fine anno? Certo, per insaporire i piatti che si susseguono a ritmo indiavolato. Ma anche perché nel periodo invernale siamo istintivamente attratti da gusti che riscaldano. Non guasta sapere che sono in grado di favorire la circolazione del sangue (vasodilatatori), sono antiossidanti e contengono una buona percentuale di vitamina C. Qualcuno potrebbe obiettare che anche le erbe aromatiche trovano largo impiego nel periodo natalizio. Basilico, menta, rosmarino, maggiorana, fanno la loro parte quanto a capacità di esaltare i sapori e non temono il confronto con le più blasonate spezie. Le prime sono tipiche del nostro clima mediterraneo mentre le altre provengono da climi esotici e si usano solo essiccate. Oggi nei supermercati si trovano negli stessi scaffali. Timo e pepe si guardano, chiodi di garofano e basilico 8 | VERDETÁ n° 82
si scrutano. Ma un tempo non era così. Il mistero delle spezie In passato anche un bambino era in grado di coltivare una piantina aromatica. Le spezie invece, erano reperibili con difficoltà e quando erano disponibili il costo proibitivo allontanava chiunque non fosse ricco. L’origine stessa di queste piante era avvolta da un alone di fitto mistero e una serie di leggende accompagnava condimenti come pepe, noce moscata, cannella, chiodi di garofano, zenzero. Qualcuno era perfino convinto che fossero il risultato di magie o che dietro a tutto ci fosse il diavolo. Una cosa però, era chiara a tutti. Le spezie provenivano dall’Oriente sconosciuto e gli arabi avevano il monopolio del commercio di questi prodotti. La realtà era molto più banale. I mercanti arabi e quelli europei su un punto si trovavano d’accordo. Per fare affari tenevano in vita, anzi ingigantivano il tenore delle leggende. Il loro scopo era quello di far lievitare il prezzo e non rivelarne la provenienza. Evitare che si potessero stabilire relazioni dirette con i produttori. Il gioco riuscì per secoli, fino alla scoperta dell’America. E quando Colombo fece ritorno dal ‘Nuovo Mondo’ qualcuno rimase deluso perché non aveva riportato alcuna spezia. Ma vediamone in dettaglio alcune. Il pepe É la spezia più conosciuta e un tempo compariva
sulla tavola imbandita di ricchi e notabili. Il pepe viene prodotto da una pianta rampicante, una liana che ricorda la vite. Si usano le sue bacche rotonde che conservate in aceto danno origine al pepe verde. Se invece si fanno seccare al sole si ottiene il pepe nero. Viene coltivato nei climi tropicali, in Asia, in Africa e in Brasile. Il suo impiego come erba medicinale è oggi ridotto, ma un tempo era un aiuto contro la digestione laboriosa e l’inappetenza. Utile anche contro la tosse. In cucina il suo gusto deciso conferisce un tocco pungente a salse, intingoli e verdure. La cannella É un altro condimento un tempo appannaggio di nobili e dignitari di corte. Già Plinio, vissuto nel primo secolo, si lamentava di quanto fosse costosa. La varietà più pregiata è originaria dell’isola di Ceylon, oggi Sri Lanka. Una qualità meno rinomata si coltiva in Cina. Di colore fra il giallo e il marrone ha un sapore piccante e si ricava dalla corteccia interna di un arbusto della stessa famiglia dell’alloro. La pianta era ammantata da un alone leggendario. Si credeva che per raccoglierla ci si dovesse immergere nelle acque melmose di un lago popolato da mostri alati simili a uccelli, aggressivi e repellenti. Combatte la febbre e il mal di gola, coadiuva la digestione laboriosa. L’utilizzo in cucina dei tipici bastoncini di cannella è in gran parte riservato ai dessert e ai dolci. I chiodi di garofano Giungono fino a noi dalle lontane isole Molucche, ricavati dai boccioli di un albero di nome Eugenia. Una volta essiccati i boccioli prendono la
caratteristica forma di chiodo. Il sapore e l’odore inconfondibili sono dovuti a una sostanza di nome ‘eugenolo’. Hanno proprietà antinfiammatorie e aiutano a tenere sotto controllo il colesterolo. Riducono l’acidità. Durante le festività natalizie per migliorare la digestione basta far bollire in un pentolino quattro chiodi di garofano e una scorza di limone. Far riposare per qualche minuto prima di bere. Lo zenzero Morbido e pungente allo stesso tempo, originario dell’Asia e delle isole del Pacifico, è oggi coltivato in molte regioni tropicali, ma anche in Cina e Giappone. Confucio sperava di avere sempre a disposizione la radice di questa pianta, la parte utilizzata. Gli arabi lo ritenevano afrodisiaco, virtù confermata da studi moderni. Inoltre combatte la febbre, riduce i gas intestinali e i dolori intestinali. La galanga E’ simile allo zenzero. Nel passato era uno degli ingredienti dell’Ippocrasso, vino da gustare dopo abbondanti libagioni. Aggiungere al vino rosso cannella, zucchero di canna, galanga e zenzero. Buone feste e buone...spezie a tutti.
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CHE FINE HA FATTO LA MOGLIE DI BABBO NATALE? MARIAROSA BATTAN Babbo natale è conosciutissimo e amato da tutti i bimbi del mondo. Tutti o quasi nel tempo, si sono chiesti come facesse un uomo da solo a riconoscere i desideri di ogni bimbo e soprattutto a stabilire quali fossero i più meritevoli per poter realizzare i loro desideri. Ci sono gli Elfi. Aiutanti infaticabili che durante l’anno costruiscono miriadi di giocattoli per affrontare adeguatamente la distribuzione della notte di Natale. Ci sono gli Gnomi che spaccano pietre preziose nelle miniere, per aiutare Babbo Natale nella difficoltà economica che comporta realizzare i sogni di tutti i bambini. Sempre per rispondere ad una mia e universale domanda su chi aiuta Babbo Natale mi è stato detto che, anche la moglie di Babbo Natale lo aiuta molto. La moglie di Babbo Natale? A seconda dei paesi di provenienza esistono figure femminili con nomi diversi che affiancano Babbo Natale. In un libro del 1878 una ragazza, di nome Lill, si inoltra a passeggiare in un frutteto e magicamente si ritrova a salire una lunga scala apparsa dal terreno alla fine della quale si ritrova a Santa 10 | VERDETÁ n° 82
Claus Land. Il passo è breve e quasi per incanto diventa la moglie di Babbo Natale e con lui divide la responsabilità della Notte magica. Con lui osserva i bambini e segna meticolosamente quando sono buoni, studiosi, discoli e quanto siano alla fine meritevoli di veder realizzati i loro desideri. Nomi assegnati ad altre ipotetiche mogli di Babbo Natale negli anni e con storie simili a quella di Lill sono Amelia, Bessie…. Per me, la moglie ufficiale, quella che ho adottato nei racconti che facevo a Giovanna mia figlia e successivamente ai nipoti Giulio e Liam è sempre stata quella di Lill. Lill non preparava solo dolcetti e bevande calde, non ristorava solo Elfi, Gnomi e Renne, (già, Babbo Natale ha da badare alla buona salute delle magiche Renne. Le mie preferite sono sempre state Ballerina, Fulmine e Freccia). Lill consigliava sulle scelte dei doni da portare, si premurava di aiutare affinchè tutto fosse equo rispetto alle richieste dei bimbi e che la letizia e la pace fossero lo strumento per garantire successo e riconoscimento a questo evento così importante e unico. Da adulta vivo il Natale come evento che ha avuto molta importanza e tuttora ne ha nella mia vita.
Ricordo però che ogni volta che sentivo parlare del Meraviglioso Babbo Natale mi chiedevo: che fine avrà fatto Lill la moglie? Infatti, era sulla sua mediazione di brava osservatrice che confidavo nel dono richiesto. Ti prego, ti prego, ti prego Lill, sono stata super brava, di a tuo marito che mi merito il teatrino dei burattini che ho chiesto. Ho giocato sul ruolo di Lill e del rapporto che avevo istaurato con questa sua presenza fino a che ho potuto. Lo scorso Natale ho sperato con tutto il cuore che Babbo Natale fosse in ottima salute e non ho lontanamente pensato che Lill non fosse al suo
fianco a sostenerlo come solo lei sa fare. Questo Natale, mi rivolgerò direttamente a Lill per rallegrarmi della loro salute e di quella di tanti tanti amici e a lei chiederò di ritornare ad essere la presenza magica che ha sempre esaudito i miei desideri di bimba per esaudire il desiderio di tanti tanti tanti bambini che solo se credono nel suo ritorno possono affrontare una quotidianità priva di futuro. Torna Lill, so che sei presente in molti cuori ti aspettiamo. La tua presenza ci aiuti a dare almeno una risposta alle richieste di questi bimbi ai quali scelte scellerate di adulti vogliono impedire un futuro.
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L'INTERVISTA
TOTOPRESIDENTE, ECCO LE REGOLE PER LA SCALATA AL COLLE L.P. Il 2022 si preannuncia un anno davvero complicato. La necessità di superare la Pandemia, con annesse rogne no vax e no green pass, si somma alla scommessa tutta da vincere del PNRR che siamo chiamati a scaricare a terra con progetti e impegni di spesa. Ma non basta. Siamo arrivati al delicato tornante della rielezione del Presidente della Repubblica, alla scadenza del settennato di Sergio Mattarella. Un passaggio delicatissimo nella vita politica italiana che si annuncia tutt’altro che facile fra Draghi, Berlusconi, Cartabia e chissà chi altro verrà messo in campo. Ma quanto pesano davvero sul nostro futuro gli equilibri costituzionali messi
Giovanni Piccirilli 12 | VERDETÁ n° 82
in dubbio anche dal taglio dei parlamentari? Lo chiediamo a Giovanni Piccirilli, ricercatore di Diritto costituzionale presso il Dipartimento di Giurisprudenza della Luiss Guido Carli. Domanda. Da giurista ci ricorda le regole che la Costituzione detta per l’elezione del Presidente della Repubblica? Risposta. Il Presidente Mattarella ha iniziato il suo mandato il 3 febbraio 2015. Questo vuol dire che 30 giorni prima della scadenza del suo settennato, il Presidente della Camera convocherà il Parlamento in seduta comune (630 parlamentari e 315 senatori) più i rappresentanti delle regioni, 3 per regione, 1 della Val D’Aosta. Poi ci sono i senatori a vita. Questi eleggeranno il nuovo Presidente. Si tratta – al momento - di circa 1000 rappresentanti, ma per l’ultima volta prima di dare corso al taglio dei parlamentari approvato definitivamente con lo scorso Referendum nel settembre 2020. Sono eleggibili tutti i cittadini italiani che hanno più di 50 anni, quindi non necessariamente parlamentari. D. E come si vota? R. Il Parlamento vota a scrutinio segreto e non ci sono candidature scritte sulla scheda, la quale viene consegnata bianca e da compilare con un nome. La Costituzione fissa la maggioranza per l’elezione del Presidente: nei primi 3 scrutini si necessita dei 2/3 del collegio, ossia di una maggioranza ampia e qualificata composta da molte forze politiche. Dal quarto scrutinio in poi basta la maggioranza assoluta. Al momento siamo in una contingenza in cui il governo è retto
da un largo schieramento politico: il governo Draghi è sorretto dai Cinque stelle alla Lega passando per il Pd e Forza Italia e altre piccole formazioni. Manca solo Fratelli d’Italia. Quindi si potrebbe convergere su un solo nome ed eleggere subito il Presidente della Repubblica. D. In passato è successo di tutto… R. Storicamente abbiamo avuto prassi molto differenziate, Presidenti eletti al primo scrutinio (Cossiga, Ciampi) e Presidenti eletti dopo decine di scrutini. Scalfaro, ad esempio, fu eletto nelle ore successive alla strage di Capaci dove fu ucciso Falcone, ma dopo giorni e giorni di tentativi. Possiamo dire che di solito quando il Presidente arriva serenamente alla fine del suo mandato il genere l’elezione del Presidente successivo è più facile. D. Alcuni vorrebbero la riconferma di Mattarella. Che ne pensa? R. Lui si è espresso più volte contro una rielezione. Ma la Costituzione non lo esclude. E’ già successo con Napolitano che è stato eletto una prima volta nel 2006 e una seconda volta nel 2013, per poi dimettersi due anni dopo. Insomma vista la situazione non proprio tranquilla in cui ci troviamo non possiamo escludere nulla. D. Fatto il Presidente della Repubblica, però, non è escluso si vada al voto. Ma a quel punto si voterà un Parlamento ridotto alla luce del recente taglio dei parlamentari. Che succederà? R. In realtà la legislatura si conclude nel 2023. Ma se, fatto il Presidente della Repubblica, saltano gli equilibri politici quello stesso Presidente neoeletto può sciogliere le camere e portare il Paese al voto nella prossima primavera. I parlamentari passano da 630 a 400 e i senatori da 315 a 200. Solo per ricordarlo il taglio dei parlamentari è stato approvato dal Parlamento in seconda lettura con un iter singolare. In una camera con la maggioranza del Conte 1 con Lega e 5 stelle. Nell’altra con la maggioranza che sostiene ora il governo Draghi, ossia 5stelle Pd, Lega e centristi. Poi si è svolto il Referendum nel settembre 2020 dove il sì al taglio è passato in larga maggioranza. Ma ci sono state molte voci critiche. D. Ce ne parla? R. Il tema era di dover poi intervenire sui
necessari riequilibri della forma di governo, dell’organizzazione delle camere, dei regolamenti parlamentari. Anche dell’elezione del Presidente della Repubblica. Una delle cose che si diceva era che se il Parlamento viene ridotto di un terzo anche i delegati regionali devono essere ridotti di un terzo. A un anno e mezzo dalla votazione della riforma sulla riduzione del numero dei parlamentari e a un anno dal Referendum si rileva una sola riforma costituzionale connessa: quella che permette il voto al Senato ai diciottenni. Per il resto tutto il cantiere delle riforme, sia sulla forma di governo, sia sull’organizzazione delle camere e anche sulla legge elettorale, altro capitolo delicato, non avuto avanzamenti significativi. D. Si tratta di interventi opportuni o no? R. Io direi che si tratta di interventi indispensabili non soltanto opportuni. Per esempio la modifica dei regolamenti parlamentari specie al senato, dove ci saranno solo 200 eletti, è fondamentale per formare le commissioni. Da questo punto di vista nelle Giunte per il regolamento, sia alla camera che al senato, qualcosa si sta muovendo. Sembrerebbe che entro gennaio si possa intervenire. Ma è una promessa. D. Altra nota dolente la legge elettorale. Non si era detto di doverla modificare proprio in conseguenza al taglio dei parlamentari per problemi di collegi? R. Esattamente. Ma questa è una scelta politica. Infatti il Parlamento potrebbe essere eletto dalla legge elettorale vigente ma allargando di molto i collegi. Noi abbiamo un sistema elettorale misto prevalentemente proporzionale che ha soprattutto in Senato problemi di rappresentatività - in particolare della minoranza - nelle regioni di più piccole. Considerando che la minoranza in Senato sarà di 80/90 senatori non sarà semplice. D. Che legge elettorale sarebbe auspicabile? R. In realtà non ce n’è una migliore di un’altra in assoluto: il proporzionale rappresenta meglio i partiti, il maggioritario il territorio. La scelta è politica. Rilevo però che cambiare legge elettorale, come peraltro avvenuto in Italia, l’anno prima delle elezioni non è mai – per ovvie ragioni – una bella cosa. VERDETÁ n° 82 | 13
l'inchiesta LA SALITA RIPIDA LA COP26 DI GLASGOW TRA PROGRESSI E FALLIMENTI PAOLA TOSCANI Sì è chiusa a metà novembre la COP26, la conferenza delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici del 2021 che da quasi tre decenni mette intorno a un tavolo quasi tutti i Paesi della terra per la cosiddetta “Conferenza delle Parti”. COP, appunto. Il 26eismo vertice annuale – da cui il nome COP26- è stato presieduto dal Regno Unito e ospitato a Glasgow. Quasi 200 i leader mondiali presenti, oltre a decine di migliaia di negoziatori, rappresentanti di governo, imprese e cittadini che per dodici giorni hanno partecipato ai negoziati. Per molti, l’evento è l’ultima chance per tenere sotto controllo le conseguenze devastanti dei cambiamenti climatici. Ormai non più considerati questione marginale, ma priorità globale. Ma cosa è accaduto nei giorni della conferenza scozzese? I risultati principali della COP26 di Glasgow sono di fatto due. Il primo: aver ridotto dai 2 - previsti in precedenza- a 1,5 gradi l’obiettivo dei Paesi del mondo sul riscaldamento globale. Il secondo è l’accordo di cooperazione fra Usa e Cina sulla lotta alla crisi climatica. Tra gli altri obiettivi fissati nel corso della conferenza,c’è l’accordo sul taglio del 45% rispetto al 2010 delle emissioni di gas serra da conseguire entro il 2030 e quota “zero” emissioni nette intorno alla metà del secolo. Altro successo è aver previsto che gli stati firmatari dell’Accordo di Parigi presentino nuovi impegni di decarbonizzazione entro la fine del 2022.
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Target 1,5 gradi A Parigi, nel corso della COP25 del 2015, i paesi firmatari si erano impegnati a restare sotto 2 gradi di riscaldamento dai livelli pre-industriali. Già era nell’aria un’ipotesi di ridurre quella soglia, ma rispetto a quel negoziato, l’accordo di Glasgow è comunque un passo avanti. Dopo gli allarmi lanciati dalla scienza sulle conseguenze disastrose di un riscaldamento a 2 gradi, infatti, il limite di 1,5 gradi è diventato perentorio. Se ne percepisce la gravità, anche se dal punto di vista formale il documento della COP26 non è tassativo su questo limite. Accordo Usa-Cina Ma la sorpresa più grande è stato l’accordo di collaborazione sulla lotta alla crisi climatica tra Usa e Cina, frutto di un lavoro sotto traccia durato mesi, sotto la regia dell’inviato sul clima del presidente Biden, John Kerry. Su questo importante passaggio gli Stati Uniti hanno trovato la sponda della Cina, consapevole della gravità del problema. E non era scontato, visti gli scottanti temi di geopolitica al centro del confronto delle due superpotenze, a partire da Taiwan. Anche in questo caso, nessun vincolo o scadenza, ma la firma di Usa e Cina sull’impegno a collaborare per i temi al centro del cambiamento climatico c’è: dal tema delle rinnovabili all’economia circolare. Gli aiuti ai paesi poveri Un fallimento invece sul fronte degli aiuti dei
DA DELLA TRANSIZIONE AMBIENTALE paesi ricchi ai paesi poveri per decarbonizzare e per ristorare i danni e le perdite del cambiamento climatico. Tutto è rinviato all’anno prossimo, alla COP27 di Sharm el-Sheikh. Il fondo da 100 miliardi di dollari all’anno di aiuti ai paesi meno sviluppati per la decarbonizzazione, previsto dall’Accordo di Parigi, rimane ancora una volta sulla carta. La prima scadenza – mancata- era stata fissata al 2020 e l’obiettivo di COP26 era di rinviarlo al
2023. Ma anche questa nuova data è saltata dalla bozza finale. Fondo per Loss&Damage I paesi meno sviluppati chiedevano anche un ulteriore fondo per ristorare i danni e le perdite che subiscono dal clima (i cosiddetti loss and damage). Ma anche su questo l’unico risultato strappato è stato l’impegno ad avviare un dialogo fra gli stati per la creazione di questo fondo.
LA STORIA DI UN GRANDE ACCUSATO: IL CARBONE È il carbone l’accusato numero uno del tribunale dell’ambiente riunitosi a Glasgow a novembre. Il carbone, utilizzato nella produzione di energia e responsabile delle emissioni di gas serra. Mancano firme importanti come la Russia, l’India, l’Australia e gli Stati Uniti, ma sono quaranta gli Stati che alla COP26 di Glasgow si sono impegnati per la prima volta a eliminarlo, entro vent’anni. Uno scenario verosimile? L’annuncio sembra prematuro. E non solo per il peso politico e economico dei tre principali produttori di carbone, Cina, Stati Uniti e India. Ma perché per capire davvero le prospettive non si può ignorare un altro aspetto, quello dei consumi: cinque paesi (Cina, Stati Uniti, Russia, India e Giappone) hanno inciso per oltre il 75% del consumo mondiale di carbone. Del resto il carbone gioca un ruolo importante anche rispetto al petrolio, sebbene, nel comune sentire, sia quest’ultimo a muovere gli ingranaggi dell’economia moderna. Con circa 7,7 miliardi di tonnellate ogni anno, il carbone copre il 38% della produzione mondiale di elettricità. Avanti al petrolio anche come principale fonte di energia primaria. Il segreto del successo è che il carbone resta la più antica, diffusa e meno costosa fonte di energia nel mondo. E che difficilmente del carbone si possa fare a meno lo si capisce dai modelli stessi di produzione. Basti pensare che persino il diffondersi delle energie rinnovabili non ne ha frenato il fabbisogno, che resta alla base della produzione di tutte le fonti energetiche. Prendiamo l’auto: la transizione energetica, più che ridurre l’impatto della produzione, rischia di darle una spinta ulteriore. Perché l’auto elettrica è pulita quando marcia, ma per essere prodotta e ricaricata ha bisogno di energia. Che va generata. Insomma, finché i processi non saranno rivisti profondamente, il carbone è destinato a restare l’architrave della struttura mondiale dell’energia. Il carbone è abbondante, facile da ricavare e capillare. Miniere di carbone si trovano in almeno cento stati. Ai ritmi di produzione attuali, si stima che le riserve siano mille miliardi di tonnellate. E l’orizzonte temporale è di 115 anni più ampio delle riserve convenzionali di petrolio e gas. Del resto, l’impegno al tavolo di Glasgow non è stato lo stesso per tutti. Prendiamo l’Italia, che non ha più miniere e vanta un utilizzo marginale, considerato che l’80% del consumo nazionale di energia elettrica è costituito da gas e rinnovabili. E parliamo della Cina, impegnatasi per modo di dire, visto che rimane in testa alla classifica di produzione e consumo: ha promesso lo stop solo sulle centrali all’estero, ma non su quelle in casa. Tanto meno affidabile, questa promessa, se si pensa che proprio nei giorni di Glasgow, a Pechino è stato toccato un nuovo record: 12,05 i milioni di tonnellate di carbone prodotti in un giorno solo.
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l'inchiesta LA SALITA RIPIDA
CLA COP26 VISTA DAGLI ITALIANI Speranza e preoccupazione. Perché la COP26 è stata “un’occasione sprecata”: tale considera, un italiano su tre, la conferenza sul clima di Glasgow. Non per colpa dell’Italia, che anzi viene promossa dalla maggioranza dei connazionali. I più preoccupati sono i giovani, in allarme per la situazione ambientale: sono questi alcuni dei risultati della ricerca di Swg per Green&Blue. Secondo la ricerca, tra il campione di intervistati prevale un sentimento di speranza, pur sempre accompagnato dalla preoccupazione sul futuro. Il 30% vede tra i principali ostacoli agli obiettivi della COP26 la scarsa disponibilità dei paesi sviluppati a ridurre le emissioni. Bene per otto intervistati su dieci aver posto come obiettivo l’arresto del processo di deforestazione entro il 2030. Ma di questo 80%, solo un italiano su due vede realizzabile l’obiettivo. Grandi speranze (74% degli intervistati) ci sono poi anche sull’impegno di Usa e Cina ad adottare regole comuni pragmatiche per combattere il cambiamento climatico, anche se solo il 44% ritiene che questo porterà a risultati concreti.
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DA DELLA TRANSIZIONE AMBIENTALE
MONTE GRAPPA, RISERVA DELLA BIOSFERA ANGELINA TEDESCO, Direttore Cna Asolo Nel mio immaginario un riconoscimento UNESCO è sempre stato sinonimo di bellezza, valore e prestigio nonché garanzia di rispetto e tutela per le generazioni future. Quando, dopo averne valutato la fattibilità, si è iniziato a lavorare per costruire la vasta rete di soggetti pubblici e privati che avrebbe portato avanti la richiesta di riconoscimento delle terre del Monte Grappa quale “Riserva della Biosfera”, si è veramente iniziato a sognare. Il Monte Grappa, vasto territorio di 25 comuni distribuiti su 3 Province, con un corposo dossier, si candidava per diventare Riserva della Biosfera – MAB UNESCO. Sarebbe diventato poi la 20° Riserva della Biosfera in Italia proclamata il 15 settembre da Abuja – Nigeria. Rileggendo il dossier di candidatura, le riflessioni logiche ed emotive si sono moltiplicate, alimentate dal fuoco del coinvolgimento. Questo è un territorio che conosco bene, ci sono nata, amo frequentarlo e qui ho speso la mia vita lavorativa, tra le imprese che hanno reso vero il miracolo del Nord Est d’Italia. Ora, con una punta di intimo orgoglio, so che questo scrigno di valori, espressione di un equilibrio uomo/natura creatosi in questa terra tra il Piave e il Brenta, si appresta ad essere tutelato nella sua unicità e a diventare meta per i turisti appassionati di storia, cultura, di paesaggi sempre diversi, di natura, di sport, di tradizioni e di sapori del territorio, di arte e artigianato. L’uomo e la natura hanno convissuto in un rapporto armonico già dal Neolitico e tale
equilibrio è uno degli obiettivi che la Riserva della Biosfera del Monte Grappa intende perseguire, indirizzando territorio e comunità verso lo sviluppo sostenibile. La ricchezza dei paesaggi, degli ecosistemi e della biodiversità del Monte Grappa è significativa sia su scala locale che globale, per cui è essenziale consolidare le azioni di monitoraggio e conservazione non disgiunte da quelle di sviluppo di un’area a forte vocazione imprenditoriale. Il Monte Grappa è “Monte Sacro alla Patria” con la presenza dell’importantissimo Sacrario commemorativo della Grande Guerra, eretto a perenne ricordo dei caduti della prima guerra mondiale e sulla sommità si trova anche il sacello della Madonnina del Grappa, inaugurato nel 1901 dall’allora cardinale di Venezia Giuseppe Sarto, poi Papa Pio X. Guerra e pace: il Monte Grappa è stato conteso durante i tragici avvenimenti
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l'inchiesta LA SALITA RIPIDA del ‘900 e ora si appresta a diventare simbolo di sviluppo sostenibile e luogo in cui si intendono perseguire le prospettive di un futuro positivo di pace e di benessere generale della comunità, sostenendo la green-economy, l’economia circolare, il turismo lento ed esperienziale e la responsabilità sociale di impresa in tutti i settori. La Riserva intende dare spazio e voce alle giovani generazioni attraverso il coinvolgimento delle scuole e la proposta di attività dedicate con la finalità di far memoria degli avvenimenti storici qui accaduti, nonché di approfondire le tematiche relative all’ecologia, alla cultura, all’economia del territorio. E’ bello sottolineare che la Riserva della Biosfera nasce da un’innovativa forma di collaborazione pubblico-privata che ha visto le migliori risorse cooperare per un unico fine comune:
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far riconoscere l’unicità del Monte Grappa e di tutto il territorio che lo circonda. Ora spetta a noi farlo diventare un modello a scala regionale, nazionale e globale per lo sviluppo sostenibile, per l’educazione e la formazione ambientale, nonché per progetti di ricerca e monitoraggio della conservazione di biodiversità ed identità culturale. Ho avuto l’onore di partecipare, in qualità di vicePresidente dell’Intesa Programmatica d’Area IPA Terre di Asolo e Monte Grappa, al 3°Meeting Nazionale delle Riserve della Biosfera italiane tenutosi a Portoferraio dove, tra le varie attività, è stata presentata la nostra neo-riconosciuta Riserva. La rete delle riserve ha l’obiettivo di garantire la condivisione delle buone pratiche indirizzate a creare ricchezza e benessere con il riutilizzo e la rigenerazione delle risorse, verso
DA DELLA TRANSIZIONE AMBIENTALE una completa circolarità. Un ruolo importante verso questa consapevolezza è rappresentato dalla formazione nelle scuole e dagli studenti di tutte le età. Bene ha visto l’Unesco individuando nelle Biosfere validi modelli funzionanti per lo sviluppo sostenibile. Oltre agli immaginabili momenti emozionanti vissuti celebrando e condividendo bellezza, la responsabilità che ho sentito ricadere anche sulla Cna tutta è stata considerevole. La promozione di un uso sostenibile delle risorse naturali, per contribuire a società ed economie sane e in armonia con la biosfera, deve diventare l’impegno che sottende ogni nostra azione e guida ogni nostro ruolo. Con grande soddisfazione ho pensato che Cna Asolo ha precorso i tempi: nel lontano 2001 ha ideato “Fucina del Gusto”, evento nato per valorizzare i prodotti tipici locali e la splendida Città di Asolo, uno dei borghi più belli d’Italia. Con l’obiettivo di promuovere il territorio nella sua interezza (agricola, artigiana, storica e culturale) nel 2016, all’interno di questa manifestazione, il maestro pasticcere campione del mondo, Leonardo Di Carlo, ha realizzato un delizioso dolce con alcune delle nostre specialità quali farina di mais biancoperla, confettura di mele antiche di Monfumo o confettura di ciliegie di Maser. Il nome, Ghisola, si ispira al grande amore tra il poeta Gabriele D’Annunzio e l’attrice Eleonora Duse, che elesse Asolo come sua dimora e riassume in sé i valori della mia terra. E’ un dolce che sa di amore per la natura, di creatività, di sapiente lavoro artigianale, di storia, di cultura, di paesaggi e di persone che amano il loro lavoro e il territorio in cui sono nate e che le circonda (meritatamente tale progetto/prodotto è stato inserito nel dossier di candidatura del Monte Grappa a Riserva Biosfera Mab Unesco). E forse, in due soli termini come consapevolezza
e responsabilità, si può riassumere il messaggio più eloquente di questo importante percorso. Non mi resta che invitarvi personalmente a scoprire il Monte Grappa per una passeggiata nei boschi e tra gli alpeggi di alta quota, un panino con il morlacco in malga, l’assaggio di Ghisola, una visita ai nostri tesori artistici come la Gypsotheca Canova e poi su al Sacrario, per ricordarci che gli innumerevoli attori presenti in un territorio, insieme, possono ottenere grandi risultati.
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ECONOMIA
LEGGE DI BILANCIO 2022: ECCO LE PRINCIPALI NOVITÀ IN ARRIVO VITTORIO DI GUILMI È attualmente in discussione al Senato, dopo il via libera del Consiglio dei Ministri, il disegno di legge recante il Bilancio di previsione dello Stato per l’anno finanziario 2022 e il bilancio pluriennale per il triennio 2022-2024. L’obiettivo dichiarato è quello di proseguire una politica di bilancio espansiva al fine di sostenere l’economia e la società nell’uscita dalla pandemia e di aumentare la crescita nel medio termine, rafforzando gli effetti degli investimenti e delle riforme previsti dal Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR). La Legge di Bilancio, che avrà un valore di circa 30 miliardi di euro, si articola in diversi interventi che puntano dunque a rafforzare il tessuto economico e sociale attraverso importanti misure fiscali e attenzioni per imprese e cittadini. Vediamo allora meglio le principali misure contenute nel testo della nuova manovra finanziaria, la prima del governo Draghi. Fisco In materia di fisco, il grande obiettivo è ridurre il carico fiscale per cittadini e imprese. L’intervento consiste in un pacchetto di misure da 8 miliardi di euro, di cui 6 con un nuovo stanziamento e 2 ereditati dalla precedente manovra. La riduzione dovrebbe realizzarsi attraverso la cancellazione di un’aliquota Irpef (quella del 41%, con il conseguente allargamento della platea dell’ultimo scaglione, che partirà dal 55.000 euro, su cui sarà applicata un’imposizione del 43%) e la riduzione delle due aliquote che vengono applicate ai redditi dai 15.000 ai 55.000 euro, che dal 27% e 38% dovrebbero passare 20 | VERDETÁ n° 82
rispettivamente al 25% e 35%. Per i lavoratori autonomi, ditte individuali e start up è prevista invece l’abolizione dell’aliquota dell’imposta regionale sulle attività produttive (Irap). Tra gli altri interventi previsti, anche misure per contenere l’aumento dei costi dell’energia; l’aggio sulla riscossione per operazioni interamente a carico dello Stato dal primo gennaio e la riduzione dal 22% al 10% per l’iva sugli assorbenti. Sono invece rinviate al 2023 le tasse su plastica e zucchero. Investimenti privati Per quanto riguarda gli investimenti immobiliari privati, vengono prorogati fino al 2024 gli incentivi al 50% e al 65% con le relative maggiorazioni, ed estesi al 2023 gli incentivi al 110% (Superbonus) per i condomini, con riduzione al 70% nel 2024 ed al 65% nel 2025. Per le altre abitazioni (unità immobiliari monofamiliari), l’incentivo al 110% è esteso per il secondo semestre del 2022 se si tratta di abitazioni principali di persone fisiche ed è rispettato il requisito Isee (25mila euro). Prorogato al 31 dicembre 2023 il cosiddetto “Bonus Facciate”, ma con una percentuale agevolata ridotta dal 90 al 60%. Confermati infine anche gli altri incentivi per la casa, dall’Ecobonus al bonus verde e al bonus mobili (tutti fino al 2024) ma quest’ultimo scende da 10mila a 5mila euro. Sempre in tema di ristrutturazione edilizia, viene prorogata fino al 2024 l’opzione per la cessione dei crediti d’imposta da parte dei proprietari immobiliari che hanno effettuato i lavori. Investimenti per le imprese Viene istituito il “Fondo per la transizione
industriale” con una dotazione di 150 milioni di euro a decorrere dal 2022. Prevista la proroga degli incentivi trasformazione 4.0 e della Nuova Sabatini, che consente l’accesso al credito finalizzato all’acquisto di beni materiali o immateriali ad uso produttivo. Viene inoltre rifinanziato il Fondo di Garanzia per le piccole e medie imprese e sono in arrivo nuove risorse per l’internazionalizzazione delle imprese. Ok anche alla rideterminazione dell’esonero contributivo sulle nuove assunzioni con contratto di rioccupazione e al potenziamento dell’Ispettorato del lavoro. Estesi infine al 2022 l’esenzione ai fini Irpef, già prevista per gli anni dal 2017 al 2021, dei redditi dominicali e agrari relativi ai terreni dichiarati da coltivatori diretti e imprenditori agricoli professionali iscritti nella previdenza agricola. Investimenti pubblici Sono stanziati circa 70 miliardi per investimenti delle amministrazioni centrali e locali dal 2022 al 2036 (infrastrutture ferroviarie e autostradali, metropolitane e interventi a tutela del patrimonio culturale e per l’edilizia scolastica); vengono definite le risorse per il Giubileo di Roma e per le Olimpiadi di Milano-Cortina ed aumentata la dotazione del Fondo di Sviluppo e Coesione per il 2022-2030 (23,5 miliardi) e rifinanziati gli interventi per la ricostruzione privata delle aree colpite dal sisma in Centro Italia (6 miliardi). Aiuti alle famiglie Diventano strutturali i dieci giorni di congedo obbligatorio per i papà, viene prorogato il bonus prima casa under 36 e arrivano fondi aggiuntivi per asili nido e scuole dell’infanzia. Prorogato al 31 dicembre 2022 il Fondo Gasparrini (il fondo di solidarietà per i mutui per l’acquisto della prima casa). Al fine di contenere gli effetti degli aumenti dei prezzi nel settore elettrico e del gas naturale nel primo trimestre 2022, l’Arera (Autorità di Regolazione per Energia Reti e Ambiente) dovrà anche ridurre le aliquote relative agli oneri generali di sistema. A tale scopo vengono stanziati 2 miliardi di euro. Pensioni In tema di pensioni, non c’è ancora l’attesa riforma del sistema previdenziale ma vengono introdotte una serie di proroghe al 2022 delle misure di
flessibilità in uscita, come “Opzione donna” e “Ape sociale”. Opzione donna verrà prorogata con i requisiti attuali che prevedono la possibilità di uscita a 58 anni (59 in caso di lavoro autonomo), senza l’innalzamento di età a 60 o 61 anni che era stato inizialmente ipotizzato. Per quanto riguarda l’Ape sociale, viene cancellato il vincolo che destinava l’indennità ai disoccupati che avessero terminato il trattamento di disoccupazione da almeno 3 mesi. Superata la cosiddetta “Quota 100”, che diventa “Quota 102”, ma solo per un anno: in sostanza, nel 2022 sarà possibile andare in pensione anticipata con 64 anni di età e 38 anni di contributi. Inoltre, arriva un fondo per favorire l’uscita anticipata dal lavoro, su base convenzionale, dei lavoratori dipendenti di piccole e medie imprese in crisi, che abbiano raggiunto un’età anagrafica di almeno 62 anni. Reddito di cittadinanza Sarà rifinanziato ma cambierà il reddito di cittadinanza, che sarà tagliato di 5 euro al mese a partire dal primo rifiuto di una proposta di lavoro e si perderà in caso di non accettazione di una delle due offerte di lavoro ricevute (attualmente il limite è tre). Inoltre, le domande per accedere al sussidio dovranno contenere le dichiarazioni d’immediata disponibilità al lavoro. I Comuni potranno impiegare almeno un terzo dei percettori del reddito residenti nel territorio in progetti utili alla collettività. Stop al cashback È destinata a essere cancellata la misura voluta dal governo Conte per contrastare l’evasione fiscale e al tempo stesso “educare” ai pagamenti digitali. Partita il primo gennaio 2021, consentiva di ottenere il rimborso del 10% sull’importo degli acquisti effettuati con le carte elettroniche. Già sospesa fino alla fine dell’anno, ora viene archiviata mettendo a disposizione 1,5 miliardi che saranno impiegati per altre misure volte a favorire i pagamenti digitali.
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LA STORIA NELLA PENTOLA - VENETO
RISOTTO AL RADICCHIO, UN MATRIMONIO CHE S’HA DA FARE
Il riso e il radicchio sono il frutto di storie di terre e di lavoro, di tanto lavoro. Il riso del Delta del Po, coltivato in terreni bonificati addirittura dal secolo XV dagli Estensi, per arrivare al ’700 quando famiglie patrizie 22 | VERDETÁ n° 82
veneziane diedero vita alla coltivazione del riso in maniera sistematica, a cui fecero seguito nell’800 l’attività della coltivazione del riso su larga scala ad opera di proprietari terrieri della borghesia ebraica.
Con alterne vicende si arriva al "Riso del Delta del Po" a marchio IGP, ottenuto nel 2009 dall’Unione Europea che ne garantisce la provenienza locale e il legame speciale con il territorio individuato fra le regioni Veneto ed Emilia-Romagna, nei territori formati dai detriti e riportati del fiume Po, in un'area delimitata a Nord dal fiume Adige e a Sud dal Canale navigabile Ferrara/Porto Garibaldi. Coltivato all’interno del Parco Naturale del Delta del Po, dove si incontrano le acque dolci del grande fiume e le acque salate dell’Adriatico, a cui si aggiungono la fertilità minerale dei terreni e le brezze marine, il riso acquista quelle particolari caratteristiche nutrizionali e organolettiche che lo contraddistinguono, poiché il riso del delta è ricco di vitamine e sali minerali quali potassio magnesio calcio e sodio e di omega 3 e 6. E il fragile e delicato equilibrio tra terra e acqua di questa zona ne garantisce una buona resistenza durante la cottura con poca perdita di amido. E’ proprio la brezza del mare, che accarezzandone le spighe, dona al riso proprio quel gusto unico che ne caratterizza l’aroma e la particolare sapidità. Il radicchio di Treviso, viene raccolto nelle campagne di Treviso, Padova, Venezia e si fregia del marchio Indicazione Geografica Protetta solo se viene coltivato e lavorato in queste aree in cui le aziende agricole seguono un disciplinare di produzione ben preciso per arrivare a mettere sul mercato questa varietà di radicchio. Ma non viene solo coltivato e raccolto, il processo per avere sulle tavole il radicchio di Treviso è
molto lungo ed è nell’ultima fase di lavorazione che avviene come per magia una trasformazione vera e propria che lo fa definire tale Dopo averlo seminato e coltivato si arriva alla complessa fase dell’IMBIANCHIMENTO che ne determina davvero una magica trasformazione: i cespi raccolti dal campo vengono immersi in grandi vasche di acqua corrente di falda ad una temperatura costante di 11° – 15° per almeno 10 – 25 giorni, al buio per evitare la fotosintesi e permettere ai cespi di formare nuove foglie di una evidente colorazione rossa. Durante questa fase l’interno del cespo rinasce croccante, dolce e tenero di un bel colore bianco e rosso senza colorazioni verdi (e quindi clorofilla) per la mancanza di luce e il cuore e le radici crescono e diventano bianche. Segue poi la fase della mondatura, che è manuale, e consiste nella rimozione delle foglie esterne e verdi (circa il 70% della pianta). Poi, sempre con le mani pulite si intaglia ed accorcia la radice (al massimo 6 centimetri) per eliminare il fango e tutti i rizomi esterni. Quindi il radicchio rosso tardivo IGP viene posto in grandi vasche e lavato con acqua corrente e per ultimo scolato e posto nelle cassette per essere venduto. E ora con questi ingredienti che rappresentano due eccellenze del territorio veneto, passiamo a fare il … Risotto con il radicchio di Treviso, con le nostre pensionate Valeria, Anna e Daniela e per la….parità di genere anche Paolo che si è offerto per l’acquisto delle bottiglie di vino! VERDETÁ n° 82 | 23
E allora via! chi acquista il riso, chi il radicchio, chi i sapori, chi l’olio extra vergine, il formaggio grana, il burro e anche il …..vino, sì perché oltre a servire per la sfumatura servirà per il brindisi e ..ovvio che sia prosecco sempre di produzione delle terre venete come anche l’olio…ma questa storia ve la racconteremo un’altra volta, e ci si trova tutte a casa di Valeria, la presidente provinciale dei pensionati CNA della provincia di Rovigo per fare il risotto con il radicchio di Treviso. RICETTA RISOTTO CON IL RADICCHIO DI TREVISO
Per un buon risotto: 1 cipolla media - Due tazzine di riso a commensale - Un cespo di radicchio ogni due commensali - Un cespo per ornare i piatti - Un bicchiere di prosecco da far sfumare - Olio - Burro una noce - Un bel po’ di formaggio grana grattugiato - Brodo fatto con i sapori (cipolla sedano carota) In una casseruola mettere a soffriggere la cipolla tagliata abbastanza finemente, aggiungere il riso e girare con il cucchiaio di legno fino a farlo “scricciolare” poi versare il vino e farlo evaporare. A seguire aggiungere il radicchio tagliato a pezzetti farlo appassire e versare a mestoli il brodo bollente rigirando spessissimo. A fine cottura mantecare con burro e formaggio abbondante. Assaggiare per verificare la sapidità e a chi piace aggiungere una macinata di pepe. Impiattarlo guarnendo ogni piatto con alcune foglie di radicchio al crudo, mettendole al centro come petali di rosa. Il sapore dolce amaro, ma molto gradevole al palato del radicchio crudo, darà una nota di elegante ornamento in più, non solo per la vista ma anche per il palato. D’altra parte si dice che si mangia prima con gli occhi… 24 | VERDETÁ n° 82
PIÙ AMICIZIA CON I VIAGGI VIVI LA VITA ALLA SCOPERTA DI UN MONDO PIENO DI INCONTRI E PIACERI VERDETÁ n° 82 | 25
LA FINESTRA SUL CAVEAU
PERCHÉ L’INFLAZIONE È UN VIRUS DA ESTIRPARE CLAUDIO DI DONATO
Pensavamo di averla sconfitta in maniera definitiva. E invece l’inflazione è tornata tra noi. Oltre un decennio di prezzi sostanzialmente fermi ci avevano illuso che il grande nemico fosse stato debellato come il vaiolo, cancellato dai manuali di economia. Le politiche monetarie delle banche centrali ancorate alla stabilità dei prezzi, la globalizzazione della produzione sembravano 26 | VERDETÁ n° 82
un vaccino molto efficace contro quel fenomeno di aumento dei prezzi che tra la fine degli anni ’60 fino alla fine degli anni ’80 era stato un vero e proprio incubo. La pandemia non è estranea all’andamento dei prezzi. Il crollo dell’economia nel 2020 ha provocato addirittura una discesa del livello generale dei prezzi (in Italia -0,2%) ma la
ripartenza in atto dalla primavera scorsa è stato un acceleratore dell’inflazione che ha superato il 3%. Non è ancora un livello da allarme rosso, ma per alcune categorie di beni e servizi si misurano rincari preoccupanti e se la dinamica rialzista dei prezzi dovesse proseguire nella prima parte dell’anno prossimo lo stato di salute dell’economia mondiale ne risentirebbe in modo rilevante. Perché dobbiamo temere un aumento dei prezzi? L’inflazione in sostanza misura la variazione del potere d’acquisto del denaro. Un tasso di inflazione annuale al 3% significa che un prodotto che oggi costa 100 euro a distanza di 12 mesi aumenterà a 103. Al tempo stesso il rialzo dei prezzi erode la ricchezza. Se ho 100 di risparmi, tra un anno il valore scenderà a 97. Ma, unico beneficio, si svaluta anche il debito. Quindi chi è molto indebitato trae un beneficio dall’inflazione perché il credito che deve rimborsare scende di valore. A questa categoria, ad esempio, appartiene lo Stato Italiano con un debito pubblico che supera i 2.400 miliardi. Un tasso di inflazione al 3% fa risparmiare alle casse pubbliche circa 70 miliardi l’anno. Si potrebbe osservare che basta indebitarsi per neutralizzare le insidie inflazionistiche. In realtà non è così, basta rileggere la storia economica degli anni ’70 quando l’inflazione a due cifre ha fatto esplodere alcune tra le peggiori crisi economiche e sociali del dopoguerra. La ripresa dell’inflazione degli ultimi mesi
ancora beneficia di politiche monetarie definite espansive. In pratica il livello dei tassi di interesse non è ancora condizionato dall’andamento dei prezzi. Gli acquisti di titoli di Stato da parte della Banca Centrale Europea sta tenendo basso il costo del denaro come se l’inflazione non ci fosse. I risparmiatori che investono in Bot e Btp lo stanno sperimentando sulla propria pelle. Anche acquistando titoli a 10 anni il rendimento netto offerto è ben sotto il livello d’inflazione (appena l’1% contro il 3% di aumento dei prezzi). In soldoni significa che l’interesse maturato ogni anno su un titolo di Stato a 10 anni non copre la dinamica dei prezzi. Difendere i risparmi in tempi di inflazione galoppante è tuttavia un esercizio complicato, che richiede l’accettazione di un maggiore livello di rischio rispetto alle fasi di bonaccia. Un trend duraturo di rincari dei prezzi, quindi, fatalmente, produce un aumento dei tassi di interesse. Non solo quelli che incassiamo attraverso investimenti finanziari come titoli di Stato ed obbligazioni societarie. L’aumento dei tassi fa salire il costo del denaro. Pertanto costeranno di più i prestiti per acquistare un’auto o una cucina ma soprattutto i mutui per comprare un’abitazione. L’effetto finale è la riduzione della domanda di consumi causa l’erosione del potere d’acquisto. L’inflazione è come un virus ed è anche classista, risparmia i ricchi e si accanisce sulle persone economicamente più fragili. Ecco perché estirpare l’inflazione è una priorità sociale. VERDETÁ n° 82 | 27
SPAZIO EPASA-ITACO Cittadini e Imprese
FUTURI E UMANI, IL LABORATORIO PER UN WELFARE 4.0 A DIMENSIONE UMANA SABINA MONACI
Si chiama Orizzonti welfare ed è il laboratorio di idee per innovare le reti di protezione sociale nel terzo millennio, lanciato in occasione di ‘Futuri e umani’, l’evento on line di celebrazione del cinquantesimo anniversario del Patronato Epasa-Itaco tenutosi a Roma. Non un appuntamento solo celebrativo ma l’occasione di parlare di come la rivoluzione digitale, le nuove tecnologie, la robotica, l’invecchiamento progressivo della popolazione e la denatalità cambierà il volto dei bisogni ora coperti da un welfare tagliato sui canoni novecenteschi: 28 | VERDETÁ n° 82
organizzazione del lavoro fordista, contratti essenzialmente stabili e a tempo indeterminato, malattie collegate al luogo di lavoro. E ancora: famiglie con più figli e pochi anziani non autosufficienti. Sulla porta del futuro abbiamo un mondo di dati che la digitalizzazione produce e rende oggi un mero e cattivo strumento orientato al profitto (in occidente) o al controllo politico (in oriente). Mondo che però domani potrebbe schiudere grandi opportunità se indirizzato correttamente verso obiettivi diversi e più rispettosi dell’uomo. E allora ecco che
interrogarsi su come la tenuta sociale, zoppicante già oggi, proprio a causa di un welfare non più all’altezza e non in grado di proteggere davvero chi rimane indietro, diventa ‘La sfida’ che il nostro Paese e l’Europa sono chiamati a affrontare. Come? Entrando nel futuro, sì, ma restando umani. A chiudere le celebrazioni l’intervento di Daniele Vaccarino, presidente di CNA nazionale e del Patronato Epasa-Itaco che ha sottolineato come il cinquantenario Epasa-Itaco sia celebrato “in un’ottica di previsione dei prossimi 50 anni. Questa giornata- ha detto Vaccarino- è l’inizio di un percorso che prevede un lavoro enorme per tutti noi. Abbiamo di fronte un futuro nel quale dobbiamo essere protagonisti, un futuro sociale che deve renderci orgogliosi di esserci”. Il ruolo dei Patronati “La crisi pandemica ha rotto definitivamente il patto sociale, ora bisogna scriverne uno nuovo e noi vogliamo essere tra quei soggetti che lavoreranno per costruirlo più equo, più sostenibile, più inclusivo, in una parola: giusto. Vogliamo fornire il nostro contributo sottolineando che quando progettiamo il futuro dobbiamo farlo resistente e resiliente” - ha sottolineato Valter Marani, direttore del Patronato in apertura dei lavori. “Oggi certamente è cambiato il mondo e nella nuova società il welfare è uno strumento determinante - ha detto ancora Marani - in questo anno di pandemia, come Patronato, abbiamo fatto un lavoro straordinario. L’Italia intera si è presentata ai nostri uffici e abbiamo visto un Paese insicuro, incerto, che aveva bisogno di capire cosa stesse succedendo. Quando gli uffici pubblici erano chiusi noi siamo rimasti in trincea. Questo evidenzia il direttore Epasa-Itaco- dimostra che c’è un’Italia che funziona e i Patronati ci sono dentro, l’hanno dimostrato nei fatti quando è stato il momento”. “Per questo abbiamo dato vita a Orizzonti welfare – gli ha fatto eco Antonio Licchetta Responsabile dell’Area normativa del Patronato Epasa -Itaco – oggi parte un percorso e qui confluiranno idee, approfondimenti, esperienze territoriali per generare attraverso queste alchimie la nuova rete di protezione sociale del futuro. Una rete in cui i Patronati si candidano ad avere un ruolo nuovo
ma ancora determinante”. Il ministro Orlando Il riconoscimento al ruolo del Patronato EpasaItaco è arrivato del resto anche dal ministro del Lavoro e delle politiche sociali, Andrea Orlando, che in un messaggio inviato nel corso dell’evento ha sottolineato come i 50 anni EpasaItaco siano “un traguardo importante ma non un punto di arrivo. La pandemia – ha detto il ministro- ha evidenziato quanto sia importante per una comunità avere un welfare pubblico e interlocutori sociali radicati, ora dobbiamo proseguire nella strada della crescita. Il Pnrr è la sfida principale che abbiamo davanti”.
Andrea Orlando
La scommessa del PNRR La via che porta al futuro, lasciando però al centro l’uomo, passa su come si sta disegnando il nuovo welfare grazie al PNRR, il cui impatto sul sistema produttivo e sociale è stato oggetto di una ricerca condotta da Andrea Ciarini, sociologo del welfare. “Il modello sociale del PNRR è di tipo produttivo in due direzioni- ha spiegato Ciarini- per prima cosa si punta a investire risorse significative su formazione e istruzione, sin dalla prima infanzia”. In sostanza si punta a “rendere produttiva la spesa sociale”. Per seconda cosa “si punta a mobilitare risorse ingenti sull’infrastrutturazione sociale, dunque a produrre anche direttamente impatti economici produttivi e occupazionali”. Ciarini ha, però, sottolineato come non basta “programmare stanziamenti di risorse, questi stanziamenti VERDETÁ n° 82 | 29
Daniele Vaccarino
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devono poi trasformarsi nella messa a terra delle risorse”. E tra i driver di investimento c’è di certo la digitalizzazione “una grande occasione di riorganizzazione strategica per la pubblica amministrazione”. Parlando di digitalizzazione bisogna tuttavia stare attenti “ai rischi che comporta la disentermediazione”. “La funzione di mediazione istituzionale dei Patronati può essere superata rispetto a un patto tecnologico che dà al cittadino la possibilità di accedere direttamente ai servizi – ha chiarito Andrea Ciarini – ma bisogna tener presente che i cittadini dentro a reti complesse hanno comunque bisogno di orientamento e accompagnamento”. È in questo contesto che il ruolo del Patronato, attraverso la presenza capillare sul territori, è anche quello di “reintermediare quello che la tecnologia disintermedia”. In sostanza i Patronati sono “sentinelle con la capacità di mappare i bisogni dei cittadini”.
Andrea Ciarini
Gli interventi Nel contesto dello sguardo verso il futuro l’economista Patrizia Luongo, ricercatrice del Forum Disuguaglianze Diversità, ha sottolineato come nel PNRR si parli molto di lavoro ma poco di qualità. “Uno degli obiettivi del Piano è quello di far crescere l’occupazione delle donne, dei giovani e delle categorie marginalizzate. Ma ha evidenziato la Luongo - bisogna qualificare il tipo di crescita che si vuole perché creare lavoro non stabile significa non creare le condizioni per
Patrizia Luongo
una società resiliente, quindi in grado di reagire agli shock. La prevalenza dei contratti a termine genera, infatti, insicurezza”. Dunque “se la rete di ammortizzatori sociali durante la pandemia in qualche modo ha retto, ora - ha detto l’economista - non abbiamo un disegno che risponde alle esigenze attuali. In una situazione di emergenza va bene correre ai ripari ma se stiamo immaginando di ridisegnare il patto sociale e teniamo conto di tutti i cambiamenti, allora dobbiamo immaginare che gli investimenti vadano a incidere non solo su crescita economica e creazione posti di lavoro ma anche sulla qualità”. L’incontro, moderato dalla giornalista Marianna Aprile, ha poi presentato una carrellata di interventi di opinion leader, changemaker e intellettuali attivi nel mondo produttivo e del welfare, che hanno sperimentato in prima persona soluzioni innovative nate dai nuovi bisogni già vivi nella società. Tra questi ad esempio Giuseppe Savino, creatore di ‘Vazapp‘, il primo hub rurale del territorio pugliese pensato per creare una comunità, con l’obiettivo di rilanciare il settore agricolo attraverso un percorso di innovazione sociale, favorendo le relazioni in agricoltura e per lo sviluppo di idee e di attività imprenditoriali. Savino offre alle persone pace, bellezza e esperienze di contatto con la natura, non prodotti agricoli, progettando i campi per essere luoghi di incontro e esperienza. VERDETÁ n° 82 | 31
IL RACCONTO
A LA PITOCHE (ANDARE A CHIEDERE LA CARITÀ) di CLAUDIO BEARZI tra i vincitori del premio letterario “Resistenze” promosso da CNA Pensionati FVG assieme all'ANPI
Il mattino del 27 maggio 1944 le donne e gli uomini di Forni di Sotto vagavano, storditi, dentro un paesaggio spettrale. Le vie di accesso ai borghi del paese erano ingombre di macerie. Le case si erano trasformate in contenitori lugubri e spogli. Sulla facciata delle mura perimetrali degli edifici - sventrate e annerite – risaltavano gli spazi vuoti delle finestre: bocche silenziose spalancate sul niente che moltiplicavano all'infinito l'angoscia dell'urlo di Munch. Gli interni delle case si erano trasformati in discariche, ripieni di travi e di mobili fumanti, di pietre, di oggetti di metallo deformati dal calore. Case, storie, intimità familiari profanate. Ricordi, lettere, fotografie, documenti cancellati per sempre. I luoghi che avevano visto crescere generazioni di uomini si erano trasformati in bracieri. Le cucine, dove alla sera si riparavano 32 | VERDETÁ n° 82
le famiglie, erano state brutalmente violate. La dignitosa povertà ospitata dentro a quelle stanze era stata sconvolta e annullata nello spazio di una notte. Non esistevano più i letti dove erano stati concepiti e dati alla luce i figli, né gli armadi che custodivano – sotto naftalina – il corredo e i vestiti della festa. Bruciate le cassapanche. Bruciati i comodini, i comò, le culle, i tavoli, le sedie, le panche. Sepolti sotto le braci e le macerie gli attrezzi, le pentole, le posate, i bicchieri, i piatti, lo spolert. Bruciati gli abiti, la biancheria, le coperte. Bruciati anche i bilins. *Scavalcando i ruderi che intasavano le contrade, gli uomini e le donne procedevano con circospezione. Attoniti e muti, indecisi se avvicinarsi al luogo dove avevano vissuto fino al giorno precedente o far durare ancora per qualche istante un'illusione che già sapevano
destinata a spegnersi. Fantasmi più che esseri umani. Increduli, timorosi, diffidenti. Pronti a fuggire a ogni rumore sospetto: “i crucchi potrebbero tornare“. Era trascorso poco più di un mese dall'incendio nazifascista di Forni di Sotto quando le formazioni partigiane della Carnia diedero vita all'esperienza della “Repubblica Libera”. Per la durata di un trimestre, a cavallo fra l'estate e l'autunno del '44, un'area di 2500 km² comprendente 37 comuni e 90.000 abitanti venne sottratta al controllo degli occupanti. Fu con le armi che la Resistenza riuscì a cacciare l'esercito tedesco e a difendere, finché possibile, quella straordinaria primavera di libertà e democrazia. Per ritorsione, il Terzo Reich dispose l'assedio della Carnia: furono bloccate le vie d'accesso alle valli e sospesi gli scambi tra l'area controllata dalla Resistenza e il mondo esterno. Per una popolazione provata dalla miseria (e da quattro anni di guerra), il divieto all'importazione dei prodotti alimentari si tradusse in una condanna alla fame. Per la comunità di Forni di Sotto le privazioni risultarono più pesanti che altrove a causa dell'incendio e del saccheggio del 26 maggio: bruciate o razziate le poche cose custodite nelle case, decimati gli animali da stalla e da cortile, distrutto il foraggio stipato nei fienili. Quel po' che era rimasto dentro casa (si fa per dire, di case in piedi ce n'erano poche) andava centellinato con attenzione perché la macellazione di una mucca – oggi – comportava – domani - una minor produzione di latte. Tirare il collo a una gallina significava rinunciare alle uova il giorno dopo. Un incauto consumo delle riserve dei prodotti della terra si sarebbe tradotto nella primavera del '45 in penuria di sementi con rovinose conseguenze sul ciclo stagionale delle produzioni agricole. Per fronteggiare la carenza di cibo, le genti della Carnia si spinsero oltre i confini dell'accerchiamento tedesco. Andarono "a la pitoche“. Furono le donne a farsi carico di una fatica rischiosa e mortificante. Da generazioni il loro mestiere era stato quello di caricarsi sulle spalle pesi di ogni genere. Concreti (il ƒas dal ƒen, il zei, il sac da la foe, la reƒe da las legne..)** e metaforici (tirâ su la canae, governâ la ciase e il stâli..)**. Si spinsero verso i paesi del Cadore
– ad ovest, varcando il passo Mauria, Casera Razzo o Sappada - e quelli dello spilimberghese - a sud, superando il passo Rest - perché risultava rischioso per le persone e per le merci attraversare la roccaforte tedesca di Tolmezzo. "Eravamo nove ragazze poco più che ventenni", racconta Fauste di Coleto. "Le donne che si erano già recate in Friuli a la pitoche ci avevano consigliato di raggiungere Spilimbergo attraverso il passo Rest. Partimmo che faceva ancora buio spingendo un carro di legno carico di patate, granturco e fagioli destinati al baratto con il frumento dei contadini della bassa“. Da Forni a Priuso. Poi il passo Rest e, superati i tornanti che si tuffano nella val Tramontina, Spilimbergo e il Tagliamento. Infine Cisterna di Coseano dove ad attenderle c'era don Pietro Della Stua, un sacerdote imparentato con la famiglia Da la Mute. Per la sola andata, trainarono il carro su una strada sconnessa lunga 90 Km e superarono un migliaio di metri di dislivello in salita. Attraversato il Tagliamento, raggiunsero la canonica di Cisterna. "Dobbiamo ringraziare Prè Piêri se siamo riuscite a scambiare le patate
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e i fagioli con qualche sacco di farina bianca" - racconta Fauste - "Quel sant'uomo aveva anticipato le nostre disgrazie ai suoi parrocchiani dal pulpito della messa grande. Passavamo le giornate bussando alla porta dei contadini del luogo e alla sera sistemavamo il carro nel cortile della canonica per proteggerlo dai ladri. Assieme alla sorella-perpetua, Prè Piêri ci ospitò a Cisterna per un'intera settimana senza chiedere nulla in cambio”. Constatarono che la notizia dell'incendio di Forni aveva raggiunto anche i casali più sperduti del Friuli. Trovarono pietà e comprensione. Le persone con le quali entrarono in contatto si adoperarono per dar loro una mano: “che vuoi, fra la povera gente ci si intende, e poi ... in Friuli compresero subito che il nostro stato era peggiore del loro”, ricorda Fauste. Scoprirono che la vicenda dell'incendio suscitava grande curiosità. Quante volte avevano ripetuto il racconto di ciò che era accaduto al loro paese la notte del 26 maggio 1944. Quanti particolari volevano conoscere i contadini della pianura, quanti commenti increduli, quante espressioni di orrore. Avevano imparato a memoria la sceneggiatura: cominciava Mie di Coleto con l'analisi dei fatti e degli antefatti per poi lasciare la parola a Fauste cui era stato affidato il compito di descrivere le proprie imprese sul tetto di casa mentre le pallottole incendiarie le ronzavano attorno. Poi, sollecitate dagli astanti, ognuna di loro portava una testimonianza. Capitava anche alla sera, al loro rientro in canonica. Prima o poi, qualsiasi discorso cadeva sulla vicenda del paese incendiato dai tedeschi. Don Pietro Della Stua voleva sapere cosa fosse accaduto a prè Felice e alla chiesa di Baselia. Furono Fauste e Vigiute a descrivergli ciò che avevano visto quella notte. Parlarono delle fiamme che avvolgevano il tetto della chiesa prima che le travi cedessero scoperchiandola. Descrissero il volto smarrito di prè Felice e le stentate parole che aveva scambiato con loro mentre osservava lo scempio. Don Pietro e la
sorella le ascoltavano senza parlare. Scuotevano il capo, sospiravano come fanno le persone sul molo quando abbracciano i marinai scampati al mare in tempesta. "Per rientrare a Forni, decidemmo di passare da San Daniele e dal lago di Cavazzo: un percorso più breve e meno faticoso” continua Fauste. “Spingevamo il carro carico di farina di frumento quando, gesticolando, abbiamo chiesto un passaggio a un camion che procedeva nella nostra direzione. Ci è mancato il respiro nel momento in cui si è fermato: era un automezzo della Wehrmacht e i soldati che trasportava portavano la stessa divisa che avevano addosso quelle bestie feroci che avevano incendiato il nostro paese. Senza rivolgerci una sola parola, caricarono sul cassone tanto noi che il carro. Poi, nelle vicinanze del ponte di Braulins, si fermarono su nostra richiesta e ci aiutarono a scendere. Ci hanno allungato qualcosa da mangiare prima di salutarci”. A volte, nel bene e nel male, sono le persone a fare la differenza. Anche quando una decisione entra in conflitto con gli ordini ricevuti dall’alto, sono gli individui ad assumere (o a non assumere) la responsabilità etica di scegliere da che parte stare. Persino nelle fila del Terzo Reich ci fu qualcuno capace di comprendere che sopra un carro spinto da nove giovani donne non giaceva del materiale da requisire ma qualche sacco di farina destinato a sfamare la povera gente.
Traduzione dalla lingua friulana: * spolert: stufa a legna; bilins: giocattoli ** il ƒas dal ƒen, il zei, il sac da la foe, la reƒe da las legne: il fascio del fieno, la gerla, il sacco ripieno di foglie, lo strumento per trasportare la legna sulle spalle. *** tirâ su la canae, governâ la ciase e il stâli: crescere i figli, accudire la casa e la stalla. VERDETÁ n° 82 | 35
SALUTE
Psicologia
ACCUDIRE IL MALATO: UNA STORIA DI EMOZIONI CHIARA VOLPICELLI, Psicologa
Le attenzioni verso un ammalato sono moltissime ed è lui il perno della relazione, oltre che esserne uno dei due poli. La malattia rende protagonisti in un modo o in un altro, perché c’è un soggetto che ha bisogno e uno che risponde a quel bisogno. La relazione dunque è tutta sbilanciata sulla soddisfazione di uno dei due. Il malato è tutto su di sé, sulle paure e la sofferenza che vive, e l’altro è tutto sul sostenimento della personalità 36 | VERDETÁ n° 82
fisica e psichica del malato. Ciò determina spesso la dimenticanza di se stessi e dei propri bisogni. Quando in casa c’è una persona da assistere avviene - nei fatti - una vera e propria rivoluzione del sistema familiare, uno tsunami di emozioni nel caregiver (colui che assiste) ma con ricadute anche su tutti i membri del nucleo. Basti pensare che il caregiver è talvolta definito come “secondo paziente invisibile”, perché accumula ogni giorno
tensioni, frustrazioni ed emozioni che vanno dalla rabbia alla compassione, per poi passare dalla tristezza al senso di colpa e impotenza. L’accuditore è colui che combatte tra il senso del dovere verso il malato e verso il lavoro. È colui che rinuncia alla cura di sé, alle proprie ambizioni e alle relazioni sociali. La relazione tra malato e caregiver è basata sulla necessità. Anche se i soggetti sono legati da parentela, amicizia, amore, nel momento in cui si evidenzia una malattia, il vincolo del legame sposta il carico soprattutto sulla necessità, il bisogno. Ciò vuol dire che cambiano i ruoli ed emergono dinamiche nuove che si incontrano/ scontrano con la cultura di appartenenza di ognuno dei due soggetti, sulle convinzioni relativamente a come ci si comporta verso un malato, come si cura, quali sono i diritti e i doveri. A seconda del decorso della malattia e del tipo di invalidità che comporta, si evidenziano diverse reazioni. Tra le principali, il senso di onnipotenza e/o impotenza, che passano necessariamente dalla rabbia, emozione spesso trattenuta e controllata da chi accudisce, per non far sentire il malato in colpa o in difficoltà. Impotenza perché spesso chi accudisce è testimone di sofferenza che non può alleviare: sostenere la frustrazione altrui è forse tra le esperienze più faticose per l’essere umano. Si può inoltre innescare un meccanismo di aspettative di cambiamento del decorso della malattia, anche quando questa è irreversibile. Onnipotenza perché si genera l’illusione che ciò che accade nel malato dipenda dal sostegno del caregiver. Come se dicesse: “senza di me non può farcela”. Innescando un meccanismo perverso dove l’uno non si stacca dall’altro e nessuno è autonomo rispetto all’altro, generando continua dipendenza anche quando si potrebbero utilizzare risorse diverse: infermieri, amici, brevi periodi di ospedalizzazioni. Il rischio in questi casi è di non permettere a nessuno dei due (malato e caregiver) di utilizzare tutto ciò che potrebbe anche stimolare risposte fisiche e psicologiche diverse. Non ci si apre cioè alla possibilità di generare sanità, non solo nella relazione ma magari anche nella qualità della vita. Altro atteggiamento che spesso si attua è il cinismo, una sorta di distacco emotivo dal malato,
che costruisce uno scudo in difesa del caregiver così da non dover affrontare le tante emozioni e sostenerle. Questo tipo di atteggiamento è sintomo di burnout e non bisogna prenderlo troppo alla leggera perché può sfociare in veri e propri atti di violenza. Si può iniziare con l’insonnia per poi ridurre l’empatia e trovare a volte rifugio nell’abuso di alcool o sostanze. Possono anche verificarsi difficoltà di concentrazione, mancanza di appetito, dolori a testa, schiena e pancia, somatizzazioni, ma anche maggiore tendenza ad ammalarsi per il calo delle difese immunitarie. Un ulteriore meccanismo che può insorgere è la triangolazione della relazione malato- caregiverapparato medico. Accade che, per regolare la relazione tra il primo e il terzo, il caregiver sia quello su cui si investono le preoccupazioni e le ansie. Cosa può fare il caregiver per sopravvivere? Diventa fondamentale sviluppare lucidità rispetto alla situazione. Ciò implica una dettagliata conoscenza del tipo di malattia e delle sue conseguenze. I caregiver hanno bisogno di sapere come usare le terapie, come accudire il malato e come mettersi in relazione con lui. Un aspetto fondamentale è - inoltre - il sostegno sociale. Patologie invalidanti come l’Alzheimer possono distruggere l’equilibrio di una famiglia. Il sostegno della rete di amici e persone significative può aiutare ad alleviare il peso delle responsabilità. Per quanto le situazioni vadano valutate attentamente una per una, è importante ricordare una serie di step quali: • Riconoscere la malattia e il decorso • Conoscere l'impatto che avrà su sé stesso e sul sistema familiare • Attraversare le varie emozionalità senza nasconderle • Ricercare l’aiuto degli altri e accettarlo • Rivedere le proprie convinzioni su come si cura il malato e confrontarle con altri • Mantenere spazi di individualità per recuperare energie Il caregiver necessita di rimettersi in contatto con il coraggio di accettare la vita e la morte, recuperando l'amore per la vita, che è l'unica che sostiene la fatica di essere testimoni della sofferenza altrui. VERDETÁ n° 82 | 37
SALUTE Geriatria
NON SOLO COVID: COME AFFRONTARE SENZA ANSIA IL RITORNO DELLE MALATTIE STAGIONALI DOMINGA SALERNO, Geriatra
Con l’arrivo dell’autunno le persone adulte e gli anziani sanno da sempre di poter attribuire al cambio di stagione una serie di sintomi e disagi dello stato di salute. In medicina esistono patologie che sono correlate alle variazioni climatiche, malattie che spesso si riacutizzano durante le stagioni di passaggio come la primavera e l’autunno. 38 | VERDETÁ n° 82
In autunno, solitamente, si tratta di sindromi da raffreddamento con coinvolgimento delle prime vie respiratorie, dolori articolari, patologie del sistema gastrointestinale e disturbi dell’umore. La fine dell’estate porta alla necessità di riprendere attività di routine, lavoro, studio e questo contrasto può generare stanchezza e stress. Nel frattempo, le temperature iniziano a calare
e molti microrganismi patogeni cominciano a diffondersi nell’ambiente. La diffusione dei microrganismi patogeni è inoltre facilitata dalla maggior permanenza delle persone in luoghi chiusi. Gli sbalzi di temperatura ed il riscaldamento artificiale possono interferire sulle difese immunitarie: l’aria secca degli ambienti riscaldati inaridisce le mucose, compromettendo la loro capacità di produrre effetti protettivi. Di tutte le malattie stagionali una minor percentuale è di origine batterica, il resto è virale. I virus si diffondono per via diretta attraverso la saliva, veicolati dalle microscopiche goccioline che emettiamo quando parliamo, tossiamo o starnutiamo. I virus, inoltre, sono in grado di sopravvivere per qualche ora anche fuori dall’organismo e ciò ne permette la trasmissione indiretta attraverso il contatto con le mani o con superfici contaminate. L’igiene degli ambienti di vita consente di prevenire le infezioni delle vie respiratorie: il controllo della qualità dell’aria attraverso la pulizia dei filtri di condizionatori, il ricambio d’aria con apertura delle finestre, un’adeguata pulizia degli ambienti per rimuovere la polvere e l’attenzione ad una corretta umidità degli ambienti rappresentano interventi attivi da praticare con regolarità. Le attività di prevenzione volte al potenziamento delle difese immunitarie del soggetto prevedono interventi sullo stile di vita: praticare sport all’aria aperta, semplici passeggiate, piccole gite, incontrare amici e familiari rappresentano veri e propri interventi di salute che agiscono sull’organismo anche attraverso il miglioramento del tono dell’umore che in alcuni soggetti potrebbe indebolirsi con l’arrivo dell’autunno anche per una riduzione dell’esposizione alla luce. Un altro accorgimento è quello di proteggere le alte vie respiratorie coprendo bocca e naso. L’utilizzo corretto delle mascherine può rappresentare un buon effetto barriera. Abbiamo imparato in questi mesi di pandemia da Covid come risulti fondamentale lavarsi frequentemente le mani ed evitare di toccare naso, occhi e bocca dopo la permanenza in luoghi affollati.
Corretti stili di vita, quali una sufficiente esposizione alla luce solare, un adeguato riposo notturno, ridurre il più possibile l’esposizione ad agenti tossici (fumo, inquinamento) sono determinanti per proteggere l’organismo, in particolare per gli anziani e per i soggetti affetti da malattie croniche, non solo di tipo respiratorio, ma che possono indebolire in generale l’organismo ed in particolare le difese immunitarie come il diabete, le malattie cardiovascolari, le malattie degenerative o la malnutrizione. Una corretta alimentazione rappresenta una delle strategie di difesa determinanti: un adeguato apporto calorico-proteico, in particolare per i soggetti anziani e fragili (bisogna fornire strumenti e materie prime per poter produrre gli anticorpi!), un sufficiente apporto alimentare di vitamine ed oligoelementi che comportano un effetto di potenziamento e mantenimento del sistema immunitario, quali la vitamina D e C, gli omega 3, le vitamine del gruppo B, rappresentano le basi per poter affrontare la stagione invernale. La prevenzione è sempre l’arma più efficace: un adeguato confronto con il Medico di Famiglia o con gli Specialisti di fiducia rappresenta un importante supporto in un momento così delicato dell’anno.
COME GESTIRE LA FEBBRE La febbre è un sintomo ascrivibile a differenti condizioni cliniche. In tutti i casi è sempre consigliabile il riposo, bere molto, una dieta con adeguato apporto calorico-proteico e di vitamine e sali minerali. Nel caso in cui la febbre sia segno di infezione delle vie respiratorie risulta determinante la distinzione tra cause virali e batteriche, per le ultime è necessario rivolgersi al Curante che provvederà alla prescrizione dell’antibioticoterapia adeguata, in prima battuta. Se l’eziologia fa pensare ad una infezione verosimilmente causata da virus, il Medico potrà consigliare per i primi giorni antipiretici o antiinfiammatori, a seconda delle condizioni cliniche generali e della storia del paziente, valutando le eventuali patologie concomitanti
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DAL TERRITORIO
CAMPANIA SALERNO TORNA LA SOCIALITÀ Dopo un lungo periodo di limitazioni e isolamento, causa Covid-19, i Pensionati di Salerno si sono rivisti in occasione di una gita organizzata dalla Segretaria Pensionati di Salerno. Il gruppo formato da 40 persone (il pullman poteva consentire la salita solo all’80% della sua capienza) provenienti da Scafati, Castel S. Giorgio, Cava de’ Tirreni, Salerno, Olevano sul Tusciano e Torchiara è partito di buon’ora per raggiungere la prima meta: la Certosa di Padula, uno dei più sontuosi complessi monumentali barocchi del sud Italia nonché la più grande Certosa a livello nazionale. Guida d’eccellenza un iscritto pensionato, studioso di storia locale, Felice Pastore, che ha illustrato in modo chiaro ai non addetti ai lavori le caratteristiche del monumento-patrimonio UNESCO e il periodo storico in cui si è sviluppato.
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ll gruppo, poi, si è trasferito a visitare il battistero paleocristiano di San Giovanni in Fonte, uno dei più antichi di tutto l’Occidente, costruito direttamente su una sorgente d’acqua. Era famoso per il fatto che il sabato prima della Pasqua, giorno dei Battesimi, le sue acque si rigonfiavano fino a colmare la vasca battesimale.
DAL TERRITORIO
Il pranzo, in agriturismo La Fonte, è stato un momento di grande socializzazione tra vecchi e nuovi iscritti alla CNA Pensionati, rallegrato di seguito dalla pesca alle trote, effettuata direttamente in agriturismo perché sul posto effettuano la piscicoltura. Nel pomeriggio il gruppo si è trasferito a Sala Consilina a visitare la casa-museo di Joe Petrosino, accolti e guidati dall’ultimo erede e pronipote dell’illustre personaggio. Il racconto del pronipote sulla vita di quest’uomo, nato a
Padula e morto per mano di mafiosi in Sicilia dove stava svolgendo indagini sulla malavita siciliana collegata agli Stati Uniti, ha trasferito grandi emozioni ed inorgoglito i presenti come Italiani per avere avuto uomini di tale spessore e onestà, esempio per i nostri giovani. Il signor Melito, infatti, l’erede Petrosino, viaggia tutto l’anno a raccontare nelle Scuole la vita del parente, in particolar modo negli Stati Uniti, dove è sepolto il nostro Eroe, unico ad aver avuto il presidente Roosevelt sulla sua tomba.
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DAL TERRITORIO
MARCHE ASCOLI PICENO LA FORZA DELLE DONNE, BALLONI (CNA): «UN VALORE AGGIUNTO PER IL TERRITORIO E L’ASSOCIAZIONE» La Cna ci mette la faccia. In occasione della Giornata internazionale contro la violenza sulle donne, attraverso l’adesione a una campagna social di sensibilizzazione condotta su scala nazionale la Cna Picena esprime la propria vicinanza a tutte coloro che nella vita di tutti i giorni, tra le mura domestiche come sul posto di lavoro, si trovano costrette a convivere con pregiudizi, minacce, stalking e umiliazioni fisiche e psicologiche.
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Come testimoniato dalle ricerche condotte dal Centro studi della Cna regionale delle Marche, l’annosa problematica della violenza si abbina peraltro a una situazione occupazionale complessa, con una serie di dati piuttosto eloquenti relativi alle imprese al femminile nell’anno 2020. Nel confronto con l’anno precedente è possibile infatti notare come le aziende marchigiane abbiano dovuto fare i conti con un calo di 355 unità a fronte di un bilancio nazionale chiuso nettamente in attivo, con uno scarto di 359 nuove imprese “rosa” sorte nell’anno della pandemia.
DAL TERRITORIO
Numeri piuttosto significativi che sembrano apparentemente stonare con quelli emersi dallo studio della provincia di Ascoli, l’unica delle Marche con saldo positivo per quanto concerne le nuove imprese capitanate da donne, capace di far registrare tra 2019 e 2020 una crescita dello 0,4% pari a 18 nuove realtà imprenditoriali. Restando in ambito provinciale, l’aumento delle imprese appare tuttavia in netta controtendenza con le percentuali di occupazione delle donne. Secondo i dati forniti dall’Istat, infatti, il Piceno si aggiudica la maglia nera regionale per il minor tasso di occupazione femminile marchigiano, con un 48,6% che ben si riflette nel 31,5% di disoccupazione in età giovanile - dai 15 ai 24 anni -, la più alta percentuale a pari merito con quella di Pesaro-Urbino. Una situazione senza dubbio allarmante che la Cna Picena cerca di contrastare promuovendo l’importanza della parità dei sessi - nella sfera professionale come nella quotidianità - e spalancando le porte a tutte le donne che, con le loro idee innovative, contribuiscono attivamente al processo di crescita dell’associazione. «La Cna di Ascoli Piceno - dichiara il direttore Francesco Balloni - è da sempre dalla parte delle imprese al femminile e di tutte le donne che ogni giorno lottano per affermare la propria dignità in casa, nella società e soprattutto sul lavoro, offrendo un contributo concreto al contrasto a ogni sorta di discriminazione». «La Cna Picena è una realtà a forte vocazione femminile - aggiunge la presidente Arianna Trillini -. Ho avuto la fortuna di ereditare una grande sensibilità nella nostra associazione che da donna, madre e titolare di un’azienda interamente al femminile cerco quotidianamente di amplificare. Siamo sempre
in prima linea per garantire il necessario sostegno a tutte le donne, aderendo con convinzione a progetti di ricollocazione professionale che prevedono l’erogazione di borse lavoro, stage e tirocini». La Cna Picena ricorda che in caso di necessità è possibile contattare il numero unico antiviolenza 1522, gratuito e attivo h24, con operatrici qualificate pronte a offrire aiuto e sostegno psicologico via telefono o via chat alle vittime di stalking e di violenza.
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DAL TERRITORIO
MARCHE PESARO I PENSIONATI DAL LAGO DI SCANNO ALLA TRANSIBERIANA D’ITALIA Pensionati pesaresi tra il turchese delle acque del Lago di Scanno e della Gola del Sagittario e il grigio delle rocce dell’appennino abruzzese e delle terre della transumanza della Valle del Sannio, fino al verde degli altipiani del Parco naturale della Majella. Un viaggio affascinante quello organizzato da CNA Pensionati di Pesaro e Urbino che, dopo la Sicilia a settembre, ha portato questa volta un altro nutrito gruppo di associati nel cuore dell’Abruzzo alla scoperta di uno dei più bei parchi naturali d’Italia. Nell’intenso week-end, gli ex artigiani hanno potuto ammirare la trasparenza delle acque del lago di Scanno, il più grande d’Abruzzo, situato a circa 920 metri sul livello del mare, nella rigogliosa valle del Sagittario tra i borghi di Villalago e Scanno e di seguito anche la stessa Scanno, considerato uno dei più bei borghi d’Italia. Nel pomeriggio la tappa a Sulmona. Nella città dei confetti i pensionati della CNA hanno potuto visitare anche la fabbrica e il Museo della ditta Pelino, la più antica produttrice della squisita specialità. E di seguito il centro storico di Sulmona. Il giorno successivo il gruppo di pensionati pesaresi è salito sul Treno storico della
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Transiberiana d’Italia della Fondazione Ferrovie dello Stato; un’escursione nel cuore dell’Abruzzo e del Molise tra parchi e riserve naturali su una ferrovia tortuosa e panoramica che attraversa montagne e strette gole. Inaugurata nel 1897 e chiusa ai primi anni Duemila ma ora riaperta come tratta turistica, la Transiberiana parte da 328 metri per poi raggiungere i quasi 1.300 metri di Rivisondoli e Pescocostanzo, fino a scendere ai 1.226 di Roccaraso e agli 800 di Castel Di Sangro. Un’esperienza suggestiva, vissuta a bordo di un convoglio d’epoca composto da carrozze Centoporte e Corbellini, realizzate tra gli anni Venti e Cinquanta con i caratteristici interni in legno trainate da un locomotore diesel D445 nella classica livrea Fs. Il week-end della CNA si è concluso con la visita a Castel di Sangro. Con il gruppo anche il presidente di CNA Pensionati delle Marche, Giancarlo Sperindio: “Proseguono i nostri viaggi alla scoperta delle bellezze d’Italia. Un’attività ricreativa che CNA di Pesaro e Urbino porta avanti con orgoglio da tanti anni assieme a molte altre iniziative come quelle sul welfare, sulla sanità, sulla trasmissione dei saperi, sull’uso consapevole dei farmaci equivalenti”.
DAL TERRITORIO
SICILIA ENNA LA VITA DI UN ARTIGIANO PRESIDENTE ONORARIO CNA parte del Comitato cittadino della città di Enna, nel 2010 diventa componente del Tribunale per i diritti dell’ammalato con il patrocinio dell’Asp Provinciale. Insomma il curriculum di Biagio Messina è talmente pieno che si potrebbe scrivere un intero numero di VerdEtà, ma quello che volevamo mettere in risalto è la passione, l’attaccamento, la dedizione totale di questo artigiano che nella Cna ha trovato la sua casa ed ha trascorso quasi 50 anni della sua vita sempre in prima linea dedicando tutto il suo tempo libero agli artigiani prima e ai pensionati dopo.
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Non basta un curriculum, anche se lungo, a descrivere l’amore, la passione e l’attaccamento per la Cna che dura da quasi mezzo secolo, di Biagio Messina ex artigiano di mestiere elettrauto, intraprendente come non mai, che nel 1975 conosce per la prima volta la Cna, si fa la sua prima tessera e poi ne diventa dirigente. Il segretario generale della Cna Sergio Silvestrini in occasione della sua ultima visita ad Enna in concomitanza dei primi 50 anni della Cna e del suo Congresso, ha avuto modo di dire che l’amore per la Cna è qualcosa che ti entra nelle vene e dura tutta la vita. Questo è successo sicuramente a Biagio Messina e a tanti altri artigiani e funzionari della Cna in Provincia di Enna. Una piccola provincia, la più piccola della Sicilia e una tra le più piccole d’Italia dove l’Organizzazione, con le sue ramificazioni da decenni, è diventata punto di riferimento per tutta la provincia e per i suoi abitanti. Ma andiamo al nostro Biagio Messina, che prende a cuore in primis i problemi della sua categoria allora Fnam e poco alla volta da dirigente provinciale del suo settore allarga il suo interesse nei confronti dei problemi complessi dell’Organizzazione che abbraccia tantissimi mestieri e nell’85, a 10 anni dalla sua prima tessera, viene eletto presidente provinciale dell’intera struttura. Nel 1986 partecipa alle elezioni della Commissione Provinciale dell’Artigianato e viene eletto con 1400 voti di preferenza, il più votato in Sicilia. Nel 1999 viene insignito dell’onorificenza di Cavaliere del Lavoro. Sempre nel 1998 viene eletto Presidente Regionale del CUPLA, Sindacato unitario dei pensionati autonomi. Per 4 mandati consecutivi è stato Presidente della Cna Pensionati, attualmente è Presidente onorario dei pensionati Cna. Nel 2005 entra a far
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LETTERE AL DIRETTORE
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aro Direttore ho letto il Vs numero 81 di novembre 2021 sulle pensioni che verranno erogate nel 2022. Di tutto si parla meno dell'abolizione della legge n. 335/95, legge Dini, che riduce ingiustamente gli importi delle pensioni di reversibilità. Sono passati 26 anni ed è ancora in piedi perché nessuno ha segnalato l'illegittimità. Si riducono le pensioni di reversibilità già decurtate del 60% di un ulteriore 50%. Perché? Mistero. Però da 26 anni le cose vanno avanti così nel silenzio più assoluto. Paghiamo i vitalizi ai parenti dei parlamentari ma non ai pensionati che hanno versato contributi. Paolo Tonelli ----------------------------------------Caro Paolo, il tema che poni ha suscitato in effetti, subito dopo l’introduzione della norma del 1995, alcune perplessità, poi superate anche grazie all’intervento della Corte costituzionale chiamata a giudicare la legittimità del taglio percentuale effettuato sul trattamento pensionistico di reversibilità. Il giudizio della Corte, anzi i giudizi, perché ci sono state più sentenze, sono tutti univoci nel ritenere legittima la misura. In effetti, occorre considerare che la norma di riferimento (art. 1, comma 41, della Legge n. 335/1995), lungi dal “sottrarre” la pensione di reversibilità al coniuge del deceduto, ne disciplina l'ammontare in termini restrittivi, ma comunque entro limiti giudicati ragionevoli dalla Corte. Ciò anche in considerazione della necessità di salvaguardare il bilancio previdenziale, già in quel periodo (nel 1995) fortemente compromesso. Non a caso la Legge n. 335/1995, che ha introdotto la incumulabilità parziale di cui stiamo parlando, è la stessa legge che ha introdotto anche il sistema di calcolo contributivo, proprio per cercare di tenere insieme i due principi, di difficile composizione, di adeguatezza delle prestazioni pensionistiche e di salvaguardia del bilancio previdenziale. Filippo D'Andrea 46 | VERDETÁ n° 82
C
aro Direttore mi chiamo Franco e sono un associato della provincia di Bologna. In queste giornate sembra essere tornato alla ribalta il taglio delle tasse anche per noi pensionati. Se ho capito bene dal 2022 la mia pensione, di circa 2.000 euro netti al mese, sarà un po' più alta perché pagherò meno IRPEF. Anche se non posso lamentarmi troppo del mio reddito, frutto di duro lavoro, questa mi sembra proprio una bella notizia. Ci sarà da fidarsi? Franco ----------------------------------------Caro Franco, nel momento in cui ti scrivo il governo sta per presentare l’emendamento alla Legge di Bilancio 2022 che spiegherà come verranno utilizzati gli 8 miliardi di euro indirizzati al taglio delle tasse. Da quello che ci risulta, rispetto alle proposte sulla riduzione delle aliquote IRPEF (e che mi auguro verranno confermate quando ti arriverà a casa questa rivista), i percettori di un reddito intorno ai 2.000 euro netti al mese risparmieranno circa 400 euro di IRPEF all’anno. Certo non è la risoluzione di tutti i problemi, ma un primo passo incoraggiante. Spero che tu Franco possa dunque rientrare in questa casistica, e comunque Cna Pensionati continuerà con passione e tenacia a rappresentare le esigenze di ogni pensionato, anche di quelli che in questa occasione purtroppo non avranno un beneficio dal taglio delle tasse. Infatti, grazie al disegno di legge recante la delega al governo per la riforma fiscale, avremo modo in futuro di continuare a batterci per ottenere un reddito pensionistico dignitoso a favore di tutti. Filippo D'Andrea
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IL LIBRO DEL MESE
DA DONNA A DONNA
Menzione d'onore al Premio Letterario Amarganta 2021 Camilla Fontana è una giornalista di Milano arguta e affascinante, direttrice di una famosa rivista femminile. Si trova in vacanza, con la sola compagnia del suo fidato pastore tedesco – Rex – in una meravigliosa casa di campagna del Sud Italia. Trascorrerà lì il mese di agosto, lontana dai figli e dal lavoro frenetico, per riflettere sulla sua vita recentemente stravolta: il marito l’ha lasciata per una donna più giovane, ma quella non è l’unica ferita su cui dovrà investigare. L’introspezione profonda e impietosa sulla propria vita, sulle proprie scelte affettive e lavorative, è questo il compito che si è data. E non solo. Le sue indagini si estendono anche a quelle del crimine: durante una passeggiata in cima alla collina, Camilla scopre il cadavere di una donna e chiama la polizia. Si imbatte così nel PM Federico Ricci, uomo brillante e terribilmente attraente. Approfondirà la conoscenza con lui e apporterà il suo lungimirante contributo alle indagini. Quello che di primo acchito appare come un delitto amoroso, cela in realtà una macchinazione più losca e insidiosa che mette in pericolo un’intera comunità, anzi, la società nel suo complesso. La vacanza apparentemente tranquilla di Camilla si trasformerà presto in un’avventura a prova di mistero, sentimenti e nuove consapevolezze. Su tutto poi aleggia una dissezione spietata della società chiusa, tipica dell’entroterra di ogni parte del Paese, con tutte le positività degli ambienti rurali, ma anche con tutte le oscurità derivanti da un approccio utilitaristico e individualistico della vita comunitaria. Un linguaggio asciutto e privo di fronzoli, insieme con una delicatezza dei toni connotano questa scrittura. Laura Ravone, l’autrice, è nata a Napoli nel luglio 1950 sotto il segno del Leone. Una vita intensa di lavoro tra Torino, Milano, Roma, Napoli, Lucca 48 | VERDETÁ n° 82
e Piacenza in grandi aziende, occupandosi di Selezione, Formazione e Sviluppo del Personale. Poi la decisione di vivere in campagna, nel Sannio Beneventano a coltivare la passione giovanile per la pittura, aprendo una bottega artigiana di ceramica. Ora felicemente in pensione con 2 cani, 3 gatti, orto biologico, frutteto, laghetto delle ninfee e grande giardino. Poliedrica, eclettica ancora dipinge, ricama, confeziona con i suoi prodotti biologici marmellate e conserve, tisane e creme di bellezza. Adora cucinare. Scrive poesie che sono diventate canzoni. Ama leggere gialli e saggi economico/politico/sociali. Le piace cimentarsi con progetti nuovi. Non ha ancora perso quell’energia vitale che consente di sfidare se stessa per il gusto di verificare se ne è capace. Scrivere è un ottimo passatempo, specialmente in inverno, quando orto e giardino non richiedono alcuna cura. Ed è inoltre un’occasione per riflettere. Se poi il libro piace anche ad altri, la soddisfazione è immensa, così come accadeva con la ceramica.
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ORIZZONTALI: 1. Film con DiCaprio - 7. Lo zio d’America - 10. Vive lontano dalla patria - 11. Consonanti in rosa - 13. Articolo... per donna - 14. Conosciuta - 15. Ripetizione d’immagini - 17. “Onda” allo stadio - 18. Ciascuna - 19. Pezzo degli scacchi - 20. Per niente antiquato - 21. Errabonda senza meta - 23. Sistema montuoso europeo - 24. Iniz. di Redford - 25. Presa all’amo - 26. Venere e... colleghe - 27. Si cita con Abelardo - 28. Ronn attore - 29. Sole senza pari - 30. In casa - 31. Artigiani che cuciono - 32. Ripetuto è un tamburo - 33. L’ape... che lavora. VERTICALI: 1. Cantante lirico - 2. Formano l’arcipelago 3. La indossa il meccanico - 4. Arto pennuto - 5. Nord Est - 6. Un mobile o una fede - 8. Cane da guardia - 9. Il popolo del serpente piumato - 12. Isoletta sarda - 15. Cancellata dall’albo - 16. Anche piena in cielo - 18. Si usa per tracciare circonferenze - 20. Gara podistica - 21. Tessuto liscio - 22. Errore religioso - 23. Stanzetta di frate - 24. Residui - 25. Di fronte a Buda - 26. Baltea o Riparia - 28. Martedì sul datario - 31. Introduce l’ipotesi.
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ORIZZONTALI: 1. Il tennis da tavolo - 8. Dottore in breve - 10. Il nome di Delon - 11. Nome di donna - 13. Miniera all’aperto - 15. Vecchia Thailandia - 16. Il verbo più breve - 17. Il nome di Donizetti - 19. In mezzo ai panini - 20. Città siciliana - 21. Il nome della Goggi - 23. Bloccare - 24. Fine di ritornelli - 25. Un fatto inspiegabile - 26. Preposizione di compagnia - 27. Bruciata - 28. Precede la notte 29. Località emiliana con circuito - 31. Il Pan fiabesco 32. Un po’ di sale - 33. Fuga dal carcere. VERTICALI: . Al attore - 2. Allegri e ridenti - 3. Solca i mari - 4. In precedenza - 5. Iniz. di Newman - 6. Il centro di Londra - 7. Amministrate - 8. Dea cacciatrice - 9. Braccio d’albero - 12. Corda per Tarzan - 14. I prodotti derivati dal latte - 17. Microrganismo patogeno - 18. Fantasia d’artista - 20. Un salto pericoloso - 21. Bollito - 22. Preparare al... salto - 23. Si appone in calce - 24. Sophia attrice - 25. Granturco - 26. Classe sociale - 28. Numero pari - 30. Iniz. di Venditti - 31. Post Scriptum.
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SOLUZIONI DEI GIOCHI A PAG. 47 ??
GIOCHI TRATTI DAL MENSILE
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PANTERE GRIGIE PIETRO ROMANO
L’ITALIA NON È UN PAESE PER ANZIANI Si dice che l’Italia non sia un Paese per giovani. Certamente non è un Paese per anziani. Lo dimostra il risultato – ormai consolidato negli anni – della indagine “Global Age Watch Index”, che monitora tutta una serie di parametri dedicati agli anziani e ai loro bisogni per stilare una sorta di indice della qualità della vita di terza e quarta età. Una indagine lanciata nel 2013/2014, in collaborazione con l’università di Southampton, da “HelpAge International”, una organizzazione non governativa che aiuta gli anziani a reclamare i propri diritti, combattendo l’ageismo, vale a dire la discriminazione di una persona in ragione della sua età, sempre più diffusa. Una indagine dalla quale anche quest’anno è risultato pessimo il posizionamento dell’Italia. Il nostro Paese si è piazzato al 39esimo posto tra i 192 Stati al mondo presenti nella graduatoria. In ultima posizione c’è l’Afghanistan. In cima la Norvegia si situa al primo posto seguita da Svezia, Svizzera, Canada. L’unico parametro nel quale il nostro Paese era risultato tra i primi dieci nell’edizione inaugurale del “Global Age Watch Index” (la sicurezza economica) ci ha visto precipitare negli otto anni seguenti dal sesto al 25esimo posto. Né vanno meglio gli altri criteri, dalle capacità professionali conservate al supporto ricevuto dagli anziani, dalla sicurezza al tasso di partecipazione alle attività civiche e al livello di soddisfazione per i servizi in particolare il trasporto pubblico. Unico aspetto positivo derivato dalla disaggregazione per parametri è quello della salute, dove l’Italia ha conseguito il sesto posto. Un risultato che cozza però con quello derivato da un’altra ricerca condotta sotto l’egida di “HelpAge International” – il rapporto “Bearing the Brunt”, letteralmente “sopportate il peso” – che sottolinea come il tasso di letalità del Covid tra gli ultra 60enni italiani sia fra i più alti d’Europa: 3,1 per cento contro una media continentale del 2,4 per cento. Insomma, sembra proprio che per gli anziani italiani dovunque ci si giri “la marca male”.
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LE SEDI CNA PENSIONATI Sedi Regionali
Indirizzo
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Sedi Provinciali
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VAL D'AOSTA-Aosta PIEMONTE-Torino LIGURIA-Genova LOMBARDIA-Milano FRIULI V.G.-Udine VENETO-Marghera EMILIA R.-Bologna TOSCANA-Firenze MARCHE-Ancona UMBRIA-Perugia LAZIO-Roma ABRUZZO-Pescara MOLISE-Campobasso CAMPANIA-Napoli PUGLIA-Bari BASILICATA-Potenza CALABRIA-Catanzaro SICILIA-Palermo SARDEGNA-Cagliari
Corso Lancieri di Aosta 11/F Via Andrea Doria 15 Via San Vincenzo 2 - 1° piano Via Marco D'Aviano, 2 Via Verona 28 int. 1 Via della Pila 3/B-1 Via Rimini 7 Via Luigi Alamanni 23 Via Sandro Totti 4 Via A. Morettini 7 Viale Guglielmo Massaia 31 Via Cetteo Ciglia 8 C.da Colle delle Api - Z.I. Via G. Porzio 4-C. Dir. ISOLA G 8-13° p. Via Nicola Tridente 2/Bis Via Isca del Pioppo 144 - Pal. Pino Via Lucrezia Della Valle 19 - II° piano Via Francesco Crispi 72 Viale Elmas 33
11020 10123 16121 20131 33100 30175 40128 50123 60124 06128 00154 65128 86100 80143 70125 85100 88100 90133 09123
0165-31587 011-5541811 010-5959171 02-36512030 0432-616911 041-921715 051-2133211 055-212121 071-286091 075-5009056 06-570151 085-4326919 0874-482021 081-7501065 080-5486931 0971-50148 0961-792484 091-582833 070-273728
Sedi Provinciali
Indirizzo
Cap
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Agrigento Alessandria Ancona Arezzo Ascoli Piceno Asti Avellino Bari Belluno Benevento Bergamo-Gorle Biella Bologna Imola Bolzano Brescia Brindisi Cagliari Iglesias Caltanissetta Campobasso Carrara-Avenza Caserta Catania Catanzaro Chieti Como Cosenza Cremona Crotone Cuneo-Borgo S. Dalmazzo Enna Bassa Fermo Ferrara Firenze Foggia Forlì Frosinone Genova Gorizia-Gradisca d'Isonzo Grosseto Imperia-Sanremo Isernia
Via Imera 223/C Via Gramsci 59/A Via Umani 1/A - Baraccola Via Carlo Donat Cattin 129 Viale Indipendenza 42 Corso Alfieri 412 Via Serafino Soldi 9-11 Via Nicola Tridente 2/Bis Via S. Gervasio 17 Viale Mellusi 36 Via Roma, 85 Via Repubblica 56 Via Aldo Moro, 22 Via Pola 3 Via Milano 68 Via Orzinuovi, 3 Via Tor Pisana 102 Viale Elmas 33 Via Antonio Gramsci 1/3 Via Alcide De Gasperi 14 C.da Colle delle Api - Z.I. Viale G. Galilei 1/A Via Carlo Santagata 19 Piazza dei Martiri 8 Via Italia 19 Via Valera 22 Viale Innocenzo XI 70 V.le Giacomo Mancini-Pal. SOIMCO Via Lucchini 105 Via Firenze 34 Via Cuneo 52/I Via Emilia Romagna 3 Via Salvo D'Acquisto 123 Via Caldirolo 84 Via Luigi Alamanni 31 Viale XXIV Maggio 44 Via Pelacano 29 Via Mària 51 Via San Vincenzo 2 (Torre S.V.) Viale Trieste 31 Via Birmania 96 Via Acquasciati 12 Corso Garibaldi 221
92100 15121 60131 52100 63100 14100 83100 70125 32100 82100 24020 13900 40127 40026 39100 25125 72100 09123 09016 93100 86100 54031 81100 95031 88100 66100 22100 87100 26100 88900 12011 94100 63900 44100 50123 71121 47100 03100 16121 34072 58100 18038 86170
0922-595511 0131-253506 071-286081 0575-3291 0736-42176 0141-596000 0825-783345 080-5486908 0437- 954411 0824-317489 035-285111 015-351121 051-299204 0542-632611 0471-546777 030-3519511 0831-517035 070-274681 0781-24721 0934-681382 0874-482021 0585-85291 0823-442552 095-7465294 0961-709580 0871-42371 031-276441 0984-21376 0372-442211 0962-62199 0171-268019 0935-20444 0734-600288 0532-749111 055-3245008 0881-772070 0543-770111 0775-8228219 010-545371 0481-93335 0564-4711 0184-500309 0865-26721
L’Aquila Avezzano La Spezia Latina Lecce Livorno Lucca Macerata Mantova Matera Messina Milano Modena Napoli Novara Nuoro Tortolì-Ogliastra Oristano Padova Palermo Parma Pavia Perugia Pesaro Pescara Piacenza Pisa-Ghezzano Pistoia Pordenone Potenza Prato Ragusa Ravenna Reggio Calabria Reggio Emilia Rieti Rimini Roma Civitavecchia Rovigo-Borsea Salerno Sassari Olbia-Gallura Savona Siena Siracusa Teramo Terni Torino Trani-BAT Trapani Treviso Trieste Udine Varese Venezia-Marghera Verbania Vercelli Verona Vibo Valentia Vicenza Viterbo Viterbo
C. Dir. Strinella 88-via Pescara, 2/B Via Bruno Buozzi 31 Via Padre Giuliani 6 Viale P. L. Nervi 258/L Via Brunetti 8 Via Martin Luther King 15 Via Romana 615/P-Arancio Via Zincone 20 Via L. Guerra 13 Via degli Aragonesi 26/A Via Maddalena 108 Via Marco D'Aviano, 2 Viale Corassori 72 Corso Umberto I° 109 - 2° p. Viale Dante Alighieri 37 Via Napoli 14 Zona Industriale Baccasara Via Canalis 29 Via Croce Rossa 56 Via Rosolino Pilo 20 Via La Spezia 52/a Viale Montegrappa 15 Via A. Morettini 7 Via Degli Abeti 90 Via Cetteo Ciglia, 8 Via Coppalati, 10 (Loc. Le Mose) Via Carducci 39 Via Enrico Fermi 2 Via Nuova di Corva 82 Via Isca del Pioppo 144/A Via Zarini 350/C Via Psaumida 38 Viale Randi 90 Via Nicolò Da Reggio 7 Via Mameli 15/G Piazza Cavour 54 P.le Leopoldo Tosi 4 Viale Guglielmo Massaia 31 Via Togliatti 7 Via Alleati Combattenti d'Europa 9/D Corso Vittorio Emanuele 75 Z.I. Predda Niedda Nord Str. 18 BIS Via Vittorio Veneto 15 Via Paleocapa 22/8 Via delle Arti, 8 Via Carso 33 Via Francesco Franchi 25/B Via Lungonera Savoia 126 Via Millio 26 Via Piccinni 4 Via Venere 20 Viale della Repubblica 154 Piazza Venezia 1 Via Verona 28 int. 1 Via Bonini 1 Via della Pila 3/b-1 Via San Bernardino 31/c Via Guicciardini 20 Via Perlar 12 Via P.E. Murmura 56 Via G. Zampieri 19 Via I° Maggio 3 Via I° Maggio 3
67100 67051 19125 04100 73100 57128 55100 62100 46100 75100 98122 20131 41124 80138 28100 08045 08048 09170 35129 90139 43100 27100 06129 61100 65128 29100 56010 51100 33170 85100 59100 97100 48100 89128 42123 02100 47923 00154 00053 45030 84123 07100 07026 17100 53100 96100 64100 05100 10141 76125 91100 31100 34123 33100 21110 30175 28922 13100 37100 89900 36100 01100 01100
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Sedi ESTERE
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Germania Colonia - Burgmauer 18 – 50667 GERMANIA (EE) - Tel 0049.221124761 Germania Mannheim - Augusta Anlage 10 - Tel. 0049.62216530968 Germania Solingen - Talstrasse 3 – 42697 GERMANIA (EE) - Tel. 0049.2123803240 Svizzera San Gallo - Unterer Graben 1 – 9000 SVIZZERA Tel. 0041.712237692 Francia Nizza - Rue Michel Ange 12 – 6100 FRANCIA Tel. 0033.981108543 Belgio Liegi - Chaussee Churchill 81 – 4420 BELGIO - Tel. 0032.42356700 Spagna Alicante - Plaza San Cristobal 2, Planta 1 , Puerta 1 03002 Alicante (Spagna). Tel. 0034.865716972
Australia Sidney Wollongong Coolatai Cescent 1 – 2176 - AUSTRALIA - Tel. 0061.287860888 Australia Melbourne - Grantham ST 57 – 3055 AUSTRALIA - Tel. 0061.393879126 Canada Toronto - 654 Bloor ST. Mississauga - Canada - Tel. 0019.058503611 USA New York - Myrtle Avenue – Glendale 65-54 – 11385 STATI UNITI - Tel. 001.7183865212 Brasile San Paolo - Av. Sao Luiz 50 - 2 Andar CJ 21-A - Brasile - Tel. 0055.1132562455 Argentina Buenos Aires - Calle 45 Uff 5 B 1068 – 1900 ARGENTINA - Tel. 0054.2214588948
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