VerdEtà 82 - Dicembre 2021

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l'inchiesta LA SALITA RIPIDA LA COP26 DI GLASGOW TRA PROGRESSI E FALLIMENTI PAOLA TOSCANI Sì è chiusa a metà novembre la COP26, la conferenza delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici del 2021 che da quasi tre decenni mette intorno a un tavolo quasi tutti i Paesi della terra per la cosiddetta “Conferenza delle Parti”. COP, appunto. Il 26eismo vertice annuale – da cui il nome COP26- è stato presieduto dal Regno Unito e ospitato a Glasgow. Quasi 200 i leader mondiali presenti, oltre a decine di migliaia di negoziatori, rappresentanti di governo, imprese e cittadini che per dodici giorni hanno partecipato ai negoziati. Per molti, l’evento è l’ultima chance per tenere sotto controllo le conseguenze devastanti dei cambiamenti climatici. Ormai non più considerati questione marginale, ma priorità globale. Ma cosa è accaduto nei giorni della conferenza scozzese? I risultati principali della COP26 di Glasgow sono di fatto due. Il primo: aver ridotto dai 2 - previsti in precedenza- a 1,5 gradi l’obiettivo dei Paesi del mondo sul riscaldamento globale. Il secondo è l’accordo di cooperazione fra Usa e Cina sulla lotta alla crisi climatica. Tra gli altri obiettivi fissati nel corso della conferenza,c’è l’accordo sul taglio del 45% rispetto al 2010 delle emissioni di gas serra da conseguire entro il 2030 e quota “zero” emissioni nette intorno alla metà del secolo. Altro successo è aver previsto che gli stati firmatari dell’Accordo di Parigi presentino nuovi impegni di decarbonizzazione entro la fine del 2022.

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Target 1,5 gradi A Parigi, nel corso della COP25 del 2015, i paesi firmatari si erano impegnati a restare sotto 2 gradi di riscaldamento dai livelli pre-industriali. Già era nell’aria un’ipotesi di ridurre quella soglia, ma rispetto a quel negoziato, l’accordo di Glasgow è comunque un passo avanti. Dopo gli allarmi lanciati dalla scienza sulle conseguenze disastrose di un riscaldamento a 2 gradi, infatti, il limite di 1,5 gradi è diventato perentorio. Se ne percepisce la gravità, anche se dal punto di vista formale il documento della COP26 non è tassativo su questo limite. Accordo Usa-Cina Ma la sorpresa più grande è stato l’accordo di collaborazione sulla lotta alla crisi climatica tra Usa e Cina, frutto di un lavoro sotto traccia durato mesi, sotto la regia dell’inviato sul clima del presidente Biden, John Kerry. Su questo importante passaggio gli Stati Uniti hanno trovato la sponda della Cina, consapevole della gravità del problema. E non era scontato, visti gli scottanti temi di geopolitica al centro del confronto delle due superpotenze, a partire da Taiwan. Anche in questo caso, nessun vincolo o scadenza, ma la firma di Usa e Cina sull’impegno a collaborare per i temi al centro del cambiamento climatico c’è: dal tema delle rinnovabili all’economia circolare. Gli aiuti ai paesi poveri Un fallimento invece sul fronte degli aiuti dei


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