e-borghi travel magazine: 10 Cinema e borghi - rivista di viaggi

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CINEMA

Rivista digitale di viaggi, borghi e turismo slow

CRACO,

non solo western

LE CASTELLA,

nastri d’argento

BEVAGNA,

set technicolor

Numero 10 2019 Edizione gratuita

Calabria,

regione-palcoscenico

Terre mantovane,

goloserie e Bertolucci

Borghi oltreconfine,

cast britannico

Leggende e curiositĂ , trame da suspense

www.e-borghitravel.com



Un intinerario tra le cittĂ murate del Veneto vi farĂ toccare con mano la storia, i miti e l'arte di questo territorio, scrigno di tesori medievali e rinascimentali, da scoprire passeggiando tra castelli, roccaforti e imponenti baluardi difensivi.

Montagnana | Padova | Veneto


HAPPINESS IS A JOURNEY.

bit.fieramilano.it


9 - 11 FEBBRAIO FEBRUARY 2020 FIERAMILANOCITY | MICO


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I

COPR

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Sassi, Marera. Sul set di “007 No time to die“ in uscita ad aprile 2020 maserrac/Shutterstock.com


® e-borghi travel 10 www.e-borghitravel.com Publisher Giusi Spina direzione@3scomunicazione.com Coordinamento editoriale Luciana Francesca Rebonato coordinamento@e-borghi.com Art director Ivan Pisoni grafica@e-borghi.com Segreteria di redazione Simona Poerio segreteria@e-borghi.com Hanno collaborato a questo numero Antonella Andretta, Simona PK Daviddi, Grazia Gioè, Marino Pagano, Luca Sartori, Nicoletta Toffano, Carola Traverso Saibante Traduzioni Beatrice Lavezzari Revisione Bozze Luca Sartori Promozione e Pubblicità 3S Comunicazione – Milano Cosimo Pareschi pareschi@e-borghi.com Redazione 3S Comunicazione Corso Buenos Aires, 92, 20124 Milano info@3scomunicazione.com tel. 0287071950 – fax 0287071968 L’uso del nostro sito o della nostra rivista digitale è soggetta ai seguenti termini: Tutti i diritti riservati. Nessuna parte di www.e-borghitravel.com può essere riprodotta, memorizzata in un sistema di recupero o trasmessa, in qualsiasi forma o con qualsiasi mezzo, elettronica, meccanica, fotocopia, registrazione o altro, senza previa autorizzazione scritta da parte di 3S Comunicazione. Nonostante l’accurata verifica delle informazioni contenute in questo numero, la 3S Comunicazione non può accettare responsabilità per errori od omissioni. Le opinioni espresse dai contributori non sono necessariamente quelle di 3S Comunicazione. Salvo diversa indicazione, il copyright del contributo individuale è quello dei contributori. È stato fatto ogni sforzo per rintracciare i titolari di copyright delle immagini, laddove non scattate dai nostri fotografi. Ci scusiamo in anticipo per eventuali omissioni e saremo lieti di inserire l’eventuale specifica in ogni pubblicazione successiva. © 2019 e-borghi

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A ra n cio

Marchio di qualità turistico ambientale per l’entroterra del Touring Club Italiano


S t a g i o n e

lirica e

balletto

19 2020

DON CARLO

PINOCCHIO

LA TRAVIATA

24, 27, 30 novembre, 3, 7 dicembre 2019 / Teatro La Fenice

13, 15, 17, 19, 21 dicembre 2019 11, 12, 13, 14, 15 marzo 2020 / Teatro Malibran

4, 5, 18, 22, 24, 26, 28, 29 gennaio 2020 / Teatro La Fenice

Pierangelo Valtinoni

Giuseppe Verdi

A HAND OF BRIDGE Samuel Barber

DUSE

IL CASTELLO DEL PRINCIPE BARBABLÙ

John Neumeier Hamburg Ballett

5, 6, 7, 8, 9 febbraio 2020 / Teatro La Fenice

A kékszakállú herceg vára Béla Bartók

Giuseppe Verdi

LA SERVA PADRONA Giovanni Battista Pergolesi

13, 14, 15 febbraio 2020 / Teatro Malibran

17, 19, 21, 23, 25 gennaio 2020 / Teatro La Fenice

L’ELISIR D’AMORE

CARMEN

ENGELBERTA

15, 16, 18, 19, 20, 21, 22, 23, 25 febbraio 2020 / Teatro La Fenice

25, 26, 27, 28, 29, 31 marzo 1, 2, 3, 4, 5 aprile 2020 / Teatro La Fenice

26, 27, 28 marzo 2020 / Teatro Malibran

RIGOLETTO

FARNACE

FAUST

23, 26, 29 aprile 2, 6, 8, 19, 21, 23, 27, 29, 31 maggio 2020 / Teatro La Fenice

30 aprile, 3, 5, 7, 9 maggio 2020 / Teatro Malibran

22, 24, 26, 28, 30 maggio 2020 / Teatro La Fenice

Georges Bizet

Gaetano Donizetti

Giuseppe Verdi

Antonio Vivaldi

RINALDO

ROBERTO DEVEREUX

Georg Friedrich Händel

19, 21, 25, 27 giugno, 1, 3 luglio 2020 / Teatro La Fenice

Gaetano Donizetti

26, 28, 30 giugno, 2, 4 luglio 2020 / Teatro La Fenice

LA TRAVIATA

IL TROVATORE

27, 29 agosto, 3, 4, 6, 8, 10, 19, 20, 24, 26 settembre 2 ottobre 2020 / Teatro La Fenice

25, 27 settembre 4, 10, 13 ottobre 2020 / Teatro La Fenice

Giuseppe Verdi

Giuseppe Verdi

Charles Gounod

AIDA

Giuseppe Verdi 23, 28, 30 agosto 1, 2, 5, 9, 13 settembre 2020 / Teatro La Fenice

IL BARBIERE DI SIVIGLIA Gioachino Rossini

3, 8, 14, 16, 18, 21, 22, 23, 24, 25, 27 ottobre 2020 / Teatro La Fenice

DER SCHAUSPIELDIREKTOR

LA CAMBIALE DI MATRIMONIO

9, 11, 15, 17, 20 ottobre 2020 / Teatro Malibran

11, 15 ,17, 20 ottobre 2020 / Teatro La Fenice

PRIMA LA MUSICA E POI LE PAROLE Antonio Salieri

Wolfgang Amadeus Mozart

Main Partner

Tomaso Albinoni

Call center Hellovenezia (+39) 041 2424 www.teatrolafenice.it

Gioachino Rossini

Direzione Generale

SPETTACOLO


ditoriale

eLuciana Francesca Rebonato facebook.com/lfrancesca.rebonato

“L

a grande bellezza”. Il cult di Paolo Sorrentino è molto più di un film, è un’antologia di aforismi verbali e visivi che consegnano il cinema all’estetica pura, nella quale forma e contenuto coincidono perfettamente. E così è anche l’Italia dei borghi, il cui volto diventa il set di intere pellicole o di singole scene, quinte cui abbiamo dedicato questo numero di e-borghi travel: un omaggio ai paesaggi che, proprio attraverso il cinema, sono entrati nella memoria condivisa. Una relazione che nasce con il Neorealismo, esce dai teatri di posa e segna l’inizio di una tradizione sfociata nel tempo in produzioni – anche – internazionali. A iniziare dal borgo medievale di Bevagna, in Umbria: la lista di film, telefilm e fiction che l’hanno scelto come set è chilometrica e fra i suoi vicoli la troupe del regista Paul Verhoeven – autore di “Basic Instinct” – ha girato “Blessed Virgin”, nelle sale italiane alla fine del 2019 con il titolo di “Benedetta”. Sulla costa ionica e in Calabria, invece, vi conduciamo a Le Castella: nel suo scenario e nell’imponente fortezza aragonese sono state girate le scene di alcuni dei film che hanno fatto la storia del nostro cinema. Fra questi, “L’armata Brancaleone” - vincitrice di tre Nastri d’argento - di Mario Monicelli, e “Il Vangelo secondo Matteo”, diretto da Pier Paolo Pasolini. Una regione-palcoscenico, la Calabria, enfatizzata nel rapporto personaggio-paesaggio, complici i set che la destinazione ha prestato al piccolo e al grande schermo. Proseguiamo il nostro viaggio e arriviamo a Craco, in Basilicata, dove l’orizzonte è un frastagliato susseguirsi di colli, vallate e poggi: qui è stata girata la scena dell’impiccagione di Giuda di “The Passion” - scritto e diretto da Mel Gibson – così come numerose, celebri pellicole: fra queste, “Cristo si è fermato a Eboli” di Francesco Rosi. Incentrato su cineturismo e prelibatezze territoriali è il “Weekend goloso” nelle terre mantovane, affresco di pianura assurto a iconica quinta di “Novecento”, capolavoro di Bernardo Bertolucci. Oltreconfine, invece, riflettori accesi sulla Gran Bretagna, dove a Londra e nel 1889 furono sviluppate su una pellicola di celluloide le prime immagini in movimento. Un numero con effetti speciali, e-borghi travel dedicato alla settima arte, tutto da leggere e da scoprire. Non a caso, secondo l’outsider Claude Lelouch «Il cinema è fatto per tutti coloro la cui curiosità è il più grande difetto». Luciana Francesca Rebonato coordinatore editoriale


Sommario Le Castella

Bevagna

Craco

La vita è una combinazione di pasta e magia


Weekend Goloso

Calabria

Oltreconfine: Gran Bretagna

Vacanze fuori posto

Leggende

CuriositĂ

Recensione

In copertina: Piazza Silvestri, Bevagna Andrey_Kuzmin - Paolo Paradiso/Shutterstock.com


Luca Sartori

twitter.com/LucaSartoriIT


Le Castella, storia sull’acqua

Andrea Rustichelli/Shutterstock.com


È

dal cuore del piccolo borgo marinaro che s’inizia a vedere il profilo del castello aragonese, collegato alla costa da una lingua di terra e di sabbia. Collocato nel cuore dell’Area Marina Protetta di “Capo Rizzuto”, il borgo di Le Castella è rinomata meta di mare e storia della costa ionica calabrese. Lo scenario che si gode dalle sue spiagge sabbiose e dai tratti di scogliera, intervallati da piccole calette in sabbia grigia chiara, è unico. In questo tratto di Ionio il mare e il cielo sono infatti divisi

dalla singolare sagoma della fortezza edificata nel XV secolo, antico ricovero per i soldati impegnati contro gli attacchi degli invasori provenienti dal mare. Tratto di litorale particolarmente scenografico, forse unico per l’originale collocazione della fortezza tra le acque e scelto come set per importanti film di successo, Le Castella è uno dei luoghi più apprezzati del mare calabrese, dove la storia e l’arte si mescolano al paesaggio, alla natura, ai colori e ai sapori di questo scenario del sud Italia.


mRGB/Shutterstock.com pio 3/Shutterstock

GagliardiPhotography/Shutterstock.com


leoks/Shutterstock

Scogli e calette

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l territorio che fa da cornice alla fortezza rappresenta l’estrema propaggine orientale dell’area calabrese che unisce le terre crotonesi, conosciuta come il Marchesato. La zona costiera di Le Castella è caratterizzata dall’alternarsi di zone sabbiose e scogliere che fanno da cornice alle acque limpide che accarezzano le estremità della fortezza aragonese, perla e attrazione della zona. I fondali sono popolati di cernie, barracuda e i curiosi pesci pappagallo. Le acque sono anche adatte per le immersioni che offrono agli appassionati scenari che vanno

dall’ondeggiare dei cespugli di Posidonia Oceanica agli anemoni di mare, tra saraghi, occhiate e salpe. Tra gli scogli è invece facile imbattersi in esemplari di polpo. Tra la fauna marina che popola le acque di Le Castella e dell’area marina di Isola di Capo Rizzuto vi sono anche i delfini e le tartarughe caretta. Gli splendidi fondali sono esplorabili anche da chi non ama le immersioni e possono essere ammirati grazie ai battelli a fondo trasparente che di giorno e in notturna regalano lo spettacolo delle acque di quest’angolo di Ionio.


Subphoto/Shutterstock


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due passi dal mare, tra i silenzi e la pace della campagna calabrese, sorge l’hotel ristorante L’Orizzonte. Situato a Campolongo, in quel-

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lo che è un piccolo borgo di pietra di contadini e pastori, è aperto tutto l’anno. A due passi da spiagge attrezzate, pub e discoteche, dal famo-

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Hotel Ristorante L’Orizzonte

COPR


so Castello Aragonese del pittoresco borgo marinaro di Le Castella e dal castello Normanno di Santa Severina, suggestivo borgo dell’entroterra crotonese, L’Orizzonte propone un arredamento classico con camere da letto che regalano scenografici affacci sul bel golfo di Squillace e sui monti dell’entroterra calabrese; dalla camera matrimoniale standard, con vista giardino o vista mare, alla camera matrimoniale con balcone, dalla tripla con balcone alla tripla economy, l’hotel è in grado di soddisfare le differenti esigenze di chi sceglie questo angolo di Meridione, proponendo più alternative per un soggiorno in questa location della costa ionica calabrese a due passi da Crotone e da una zona ricca di castelli e dal mare


incantevole. L’Orizzonte non è solo meta di soggiorno, ma anche un ottimo ristorante nel quale riscoprire e assaporrare i corposi sapori della terra calabrese. I profumi del basilico, dell’alloro e del finocchio selvatico si mescolano ai sapori della cacciagione locale e del pesce che qui si serve sempre freschissimo. Piatti della tradizione locale che vengono serviti in un’ampia saletta ristrutturata mantenendo le pietre a vista e i soffitti con le travi di legno. Un antico arredamento fa da cornice e accompagna la degustazione di ricette


tramandate di madre in figlia. Pasta fatta in casa con gli strumenti di una volta - come i ditali con la cernia - e i primi dal sapere moderno e particolarmente delicato come il risotto al succo d’arancia e gamberetti ma anche succulente pietanze preparate con i funghi del territorio, serviti in molteplici versioni senza dimenticare l’immancabile, corposo vino di quest’angolo d’Italia del sud. Da assaporare, in inverno, al cospetto del caldo fuoco del camino.


leoks/Shutterstock

Naeblys/Shutterstock


Atmosfere aragonesi

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ntico ricovero per i soldati, la fortezza di Le Castella merita una visita per la sua particolare ubicazione ma anche per il suo valore storico e architettonico. Svetta la sua torre cilindrica nel bel mezzo del complesso, il cui impianto originale risalirebbe al XIV secolo, all’interno della quale si snoda una bella scala a chiocciola in pietra che ne collega i tre piani. Una serie di stratificazioni storiche si apprezzano durante la visita a questo gioiello nel mare, dal quale si apprezza

Naeblys/Shutterstock

la bellezza del litorale, contesto ambientale di importante pregio naturalistico nel mezzo della Riserva Marina di Capo Rizzuto. Il profilo della fortezza caratterizza il vicino borgo ma anche i locali del luogo, alcuni dei quali regalano scorci della sua sagoma e propongono piatti della tradizione marinara e contadina della zona tra cui il riso con il finocchietto selvatico, il riso con borragine e formaggio di capra, la zuppa di pesce, patate e peperoni fritti e il tortino di zucca fritta.


Claudio Stocco/Shutterstock

Pasolini e Monicelli

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el magnifico scenario di Le Castella e della sua fortezza sono state girate tra le scene più belle e importanti di alcuni dei film che hanno fatto la storia del nostro cinema. Tra questi c’è “L’Armata Brancaleone”, indimenticabile pellicola del 1966 di Mario Monicelli, con Vittorio Gassman, Gian Maria Volonté e Catherine Spaak. Commedia avventurosa vincitrice di tre Nastri d’argento è tra i capolavori del regista romano, film apprezzato anche per le scenografie e i co-

stumi di Piero Gherardi e per la colonna sonora scritta da Carlo Rustichelli. Altra storica pellicola girata in parte a Le Castella è “Il Vangelo Secondo Matteo”, diretto da Pier Paolo Pasolini nel 1964. Il film, storico e religioso, è incentrato sulla vita di Gesù com’è appunto descritta nel Vangelo di Matteo. Tra i protagonisti del film Enrique Irazoqui, nei panni di Cristo, Margherita Caruso e Susanna Pasolini rispettivamente nel ruolo di Maria da giovane e da anziana.


Vittorio Gassman in “L’Armata Brancaleone“

Pasolini e Margherita Caruso sul set de “Il Vangelo secondo Matteo“


Il Castello di Santa Severina RudiErnst/Shutterstock

Caccuri

Silvana Mangano nel film “Il brigante Musolino“


Santa Severina Sopotnicki/Shutterstock

Antichi manieri

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una manciata di chilometri dal blu del Mar Ionio si stendono le zone collinari e, più all’interno, quelle montuose del Marchesato, zona della Calabria che coincide oggi con la provincia di Crotone. Tra i centri più interessanti della zona c’è Caccuri, delizioso borgo a 650 metri di quota, posto in cima a una rupe e caratterizzato da un maniero, prestigiosa residenza d’epoca. Caccuri propone un bel centro storico tra ripide salite, tortuose strade e piazzette e fu set del film di Mario Camerini “Il brigante Musolino”, con la grande Silvana Man-

gano. Altro gioiello del Marchesato è il borgo di Santa Severina, inserito nella lista dei “Borghi più belli d’Italia”, impreziosito dal castello risalente al periodo della dominazione normanna. Tra le altre emergenze architettoniche ci sono il battistero bizantino, di forma circolare con affreschi risalenti al X-XII secolo e la cattedrale risalente al XIII secolo. Da vedere anche la capitale calabrese del vino, il borgo medievale di Cirò, centro abitato ben conservato situato ai margini della Sila, dove perdersi tra scale e scorci suggestivi.


Le Castella

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Naeblys/Shutterstock.com

COMUNE DI ISOLA DI CAPO RIZZUTO

CATANZARO

Borghi storici marinari

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Crotone

Crotone, Calabria Abitanti: 1103 Altitudine: 11 m s.l.m. Superficie: 13,366 km² Santo Patrono: San Giuseppe Sant’Antonio di Padova Nostra Signora di Guadalupe


OPERA

BALLET

GIUSEPPE VERDI

PËTR IL’IČ ČAJKOVSKIJ

CONDUCTOR DANIELE GATTI DIRECTOR VALENTINA CARRASCO

VINCENZO BELLINI

I CAPULETI E I MONTECCHI CONDUCTOR DANIELE GATTI DIRECTOR DENIS KRIEF

PËTR IL’IČ ČAJKOVSKIJ

EVGENIJ ONEGIN CONDUCTOR JAMES CONLON DIRECTOR ROBERT CARSEN

SWAN LAKE

CONDUCTOR NIR KABARETTI / CARLO DONADIO CHOREOGRAPHER BENJAMIN PECH

SERATA JEROME ROBBINS CONDUCTOR CARLO DONADIO CHOREOGRAPHER JEROME ROBBINS

IL CORSARO CONDUCTOR ALEXEI BAKLAN CHOREOGRAPHER JOSÉ CARLOS MARTÍNEZ

GIACOMO PUCCINI

SUITE EN BLANC / SERENADE / BOLERO

CONDUCTOR ALEJO PÉREZ DIRECTOR AI WEIWEI

CONDUCTOR FAÇAL KAROUI CHOREOGRAPHY SERGE LIFAR, GEORGE BALANCHINE, KRZYSZTOF PASTOR

LEOŠ JANÁČEK

MAURICE JARRE

TURANDOT

KÁŤA KABANOVÁ CONDUCTOR DAVID ROBERTSON DIRECTOR RICHARD JONES

GIUSEPPE VERDI

LUISA MILLER CONDUCTOR ROBERTO ABBADO DIRECTOR DAMIANO MICHIELETTO

GEORGES BIZET

CARMEN

CONDUCTOR BERTRAND DE BILLY DIRECTOR EMILIO SAGI

IGOR’ STRAVINSKIJ

THE RAKE’S PROGRESS

CONDUCTOR DANIELE GATTI DIRECTOR GRAHAM VICK

GIACOMO PUCCINI

TOSCA

CONDUCTOR PIER GIORGIO MORANDI DIRECTOR ALESSANDRO TALEVI

GIUSEPPE VERDI

LA TRAVIATA CONDUCTOR PAOLO ARRIVABENI DIRECTOR SOFIA COPPOLA

OLTRE L’OPERA

Roma Opera aperta

SEASON 2019-20

NOTRE-DAME DE PARIS

CONDUCTOR LOUIS LOHRASEB CHOREOGRAPHER ROLAND PETIT

CARACALLA 2020 GIUSEPPE VERDI

AIDA

CONDUCTOR JORDI BERNÀCER DIRECTOR DENIS KRIEF

GIOACHINO ROSSINI

IL BARBIERE DI SIVIGLIA

CONDUCTOR STEFANO MONTANARI DIRECTOR LORENZO MARIANI

FRANZ LEHÁR

Ettore Festa, HaunagDesign - Illustration by Gianluigi Toccafondo

LES VÊPRES SICILIENNES

THE MERRY WIDOW CONDUCTOR STEFANO MONTANARI DIRECTOR DAMIANO MICHIELETTO

STRICTLY GERSHWIN CONDUCTOR GARETH VALENTINE CHOREOGRAPHER DEREK DEANE

GIUSEPPE VERDI

MESSA DA REQUIEM CONDUCTOR MYUNG-WHUN CHUNG

IGOR’ STRAVINSKIJ

OEDIPUS REX

CONDUCTOR DANIELE GATTI

operaroma.it

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Bevagna, tutto un altro film!

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efinire “Cinecittà umbra” un piccolo borgo potrebbe sembrare un azzardo, ma la lista di film, telefilm e fiction che hanno scelto Bevagna come set, non solo è chilometrica, ma è destinata anche ad allungarsi ulteriormente. Solo nell'ultimo paio d’anni, infatti, lo splendido centro medievale ha visto aggirarsi tra i suoi vicoli la troupe del regista olandese Paul Verhoeven – autore di film cult come “Basic Instinct”, per intenderci – che ha ambientato a Bevagna il suo “Blessed Virgin”, in uscita nelle sale italiane verso la fine del 2019 con il titolo di “Benedetta” e con Charlotte Rampling e

Il Sindaco di Bevagna, Annarita Falsacappa, con gli attori John Turturro e Damian Hardung

Lambert Wilson come protagonisti; ma anche il giovanissimo cast del telefilm “Sara e Marti”, trasmesso da Disney Channel, si è trasferito a Bevagna per le riprese della seconda serie; e, recente, anche la fiction tv in otto puntate “Il Nome della Rosa”, andata in onda su Rai 1 in primavera, ha visto Bevagna protagonista di numerosi ciak, insieme a John Turturro e Rupert Everett. Ma il ruolo di set cinematografico, per Bevagna, non è una novità e tra i “precedenti” più illustri non si possono non citare le riprese di “Musica in Piazza” (1936), “Fratello Sole, Sorella Luna” (1972) e “Don Matteo 6” (2008).


Chiara del Francia (Marti), Benedetta Tuzi (Serena) e Aurora Moroni (Sara) sul set di “Sara e Marti“

Valerio Mei/Shutterstock

Dietro le quinte di “Benedetta“


Valerio Mei/Shutterstock


Monile di pietra

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e è vero che Bevagna è un set perfetto per qualsiasi pellicola ambientata nel Medioevo, è anche vero che il suo centro storico – intatto, raccolto e conservato perfettamente – regala scorci di raro fascino a chiunque voglia perdersi tra i suoi vicoli e le sue stradine lastricate per ammirarne i bei palazzi in pietra, i portoni cesellati, le monumentali porte d’accesso medievali, le belle chiese, le botteghe artigiane e le possenti mura di cinta. Il cuore del borgo è la scenografica Piazza Silvestri, considerata una

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delle più belle piazze medievali della regione, sulla quale si affacciano ben tre chiese – quella di San Silvestro, gioiello romanico incompiuto risalente al 1195; la chiesa di San Michele, dal robusto campanile e dagli affreschi seicenteschi; e quella di San Domenico e Giacomo, eretta nel 1291 e custode, al suo interno, di un ciclo pittorico di scuola giottesca – oltre al gotico Palazzo dei Consoli, ornato da eleganti bifore e da uno scalone che conduce all’ottocentesco Teatro Torti, ospitato al suo interno.


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Echi antichi

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evagna affascina già “da lontano”: il colpo d’occhio sul borgo quasi interamente cinto dalle mura è mozzafiato – imperdibile una passeggiata lungo il loro perimetro! – e, tra le vie d’accesso al cuore medievale, sicuramente quella di maggior impatto è attraverso il coreografico ponte sul fiume Clitunno, da dove si gode uno straordinario scorcio sull’antico lavatoio pubblico. Ma le testimonianze del passato portano ancora più lontano nel tempo e affondano le loro radici nell’origine romana di Bevagna, l’antica Mevania: tra le viuzze acciottolate, infatti, ci

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si imbatterà nei resti di un tempio romano del II secolo d.C. e in quelli di un teatro e delle antiche terme, che conservano ancora i pavimenti a mosaico, con le raffigurazioni dei tipici soggetti marini del repertorio ornamentale caro ai romani: tritoni, delfini e cavallucci. Infine, con un salto di qualche secolo, anche la chiesa e il monastero di Santa Margherita meritano una visita: per gli stupendi affreschi cinquecenteschi e per la suggestiva Scala Santa, così chiamata perché, percorrendola, si ottenevano le stesse indulgenze della sua omonima nella Città Eterna.


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Le Gaite: ritorno al Medioevo

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l Medioevo non riecheggia solo negli edifici di Bevagna: durante l’ultima decade di giugno, il più misterioso dei periodi storici rivive letteralmente nel Mercato delle Gaite, il cui nome deriva dalla divisione – in epoca medievale – di Bevagna in quattro quartieri, le “gaite”, appunto. Si tratta di una scenografica manifestazione che cerca di riprodurre con quanta più dovizia di particolari possibile, la vita a Bevagna tra il 1250 e il 1350, ed ecco allora che vicoli e stradine del centro si popolano di personaggi in costume che ripro-

pongono antichi mestieri, musica e spettacoli di giocoleria; palazzi e botteghe ricreano atmosfere e “set” medievali; mentre taverne e osterie propongono la degustazione degli antichi sapori umbri. I quattro rioni, durante l’evento, rivaleggiano tra loro nel tentativo di dare un’interpretazione il più possibile fedele del ruolo che rivestivano nel Medioevo e gli abitanti coinvolti si sfidano in quattro gare, legate a quattro ambiti della vita nel Medioevo: mercato, tiro con l’arco, mestieri e, ça va sans dire, gastronomia.


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Enogastronomia: tra Sagrantino e tartufo

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on poteva mancare un’incursione nella ricca proposta gastronomica di Bevagna, che vanta un alleato enologico di primo piano: il borgo umbro si trova, infatti, sulla Strada del Sagrantino di Montefalco, il vivace rosso Docg perfetto per accompagnare i sapori forti della zona, dal tartufo ai porcini, dagli asparagi di bosco alle lumache – queste ultime cucinate in diversi modi, ma prelibate in umido –. Ancora Bacco protagonista degli imperdibili gnocchi al Sagrantino e

del dolce tipico, i tozzetti col Vin Santo, mentre, restando in ambito “liquido”, il gustoso olio umbro accompagna i secondi di carne (cinghiale e agnello soprattutto) perlopiù alla brace e i crostini a base di fegatini e milza. Infine, per chi è alla ricerca di sapori antichi, la ricetta degli gnocchi con il ripieno di carne si perde nella notte dei tempi e la leggenda vuole che provenga direttamente dalla cucina del monastero delle suore benedettine di Santa Maria del Monte.



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Bevagna

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COMUNE DI BEVAGNA

I Borghi più belli d’Italia Paesi Bandiera Arancione

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PERUGIA

Perugia, Umbria Abitanti: 5013 Altitudine: 210 m s.l.m. Superficie: 56,22 km² Santo Patrono: san Vincenzo 23/8



Craco, roccia viva


Luca Sartori

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u questo sperone roccioso della Lucania l'orizzonte è un frastagliato susseguirsi di colli, vallate e poggi. La torre normanna domina la cascata di case di pietra aggrappate alla roccia, mentre il continuo sussurrare del vento ne modella i silenzi. Craco è un paese fantasma, affascinante meta delle terre di Matera dove il tempo profuma di passato e dove pare di essere sul set di un film western. Insediamento di monaci nel X secolo, durante il regno di Federico II diventa un’importante zona strategico-militare. Nel 1276 il centro di

Craco è anche sede universitaria, per essere poi investita dal fenomeno del brigantaggio che, nel periodo napoleonico, la vede vittima di saccheggi e tragicamente investita da fatti di sangue. A segnare profondamente la storia del borgo è la rovinosa frana del 1963 che costringe la popolazione ad abbandonarlo per trasferirsi a valle. È l'inizio di una nuova fase storica per uno dei più singolari centri della Basilicata, che appare a chi se ne trovi per la prima volta al cospetto come una scultura di origini medievali circondata da burroni e calanchi.


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Suggestivi ciak

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traordinariamente adatto all’ambientazione di film western, con le brulle valli e gli assolati valloni che gli fanno da cornice, Craco ha sempre attirato e affascinato i grandi del cinema. Quest’angolo di Basilicata, dalle rocce dal grande impatto scenografico, fin dalla fine degli Anni 70 del secolo scorso è stato sede di numerosi ciak. A cogliere l’autenticità del luogo sono stati registi di fama nazionale e internazionale e qui è stata girata la scena dell’impiccagione di Giuda del film del 2004 di Mel Gibson “The Passion”,

Una scena da “Cristo si è fermato a Eboli“ Photo 12 / Alamy Image Bank

toccante ricostruzione della Passione di Cristo, girata anche nella vicina Matera. Tra le altre più famose pellicole girate a Craco vi sono “Cristo si è fermato a Eboli” di Francesco Rosi, film del 1978 ispirato al romanzo autobiografico dello scrittore, pittore, politico e antifascista italiano Carlo Levi, “King David” di Bruce Beresford, girato nel 1985, “Il sole di Notte” dei fratelli Taviani del 1990, “Ninfa Plebea” di Lina Wertmuller del 1996, “La Lupa” di Gabriele Lavia del 1996 e “Terra Bruciata” di Fabio Segatori del 1999.


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Palazzi perduti

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’è un enorme cancello a protezione del paese. Un viale in pietra conduce chi decida di esplorare il borgo. Oggi Craco si visita seguendo un percorso messo in sicurezza e dotati di caschetto, perché il paese è in continuo movimento, soggetto a continui cedimenti. Di quella che era la Craco di un tempo, quella che nel XV secolo si espandeva intorno ai tanti palazzi nobiliari, restano, tra gli altri, palazzo Grossi, con i suoi affreschi a motivi floreali, situato nei pressi della chiesa madre, e palazzo Carbone, edificio della fine del Quattrocento, dal bell’ingresso mo-

numentale, rinnovato e ampliato nel Settecento. Vicino a quello che un tempo era palazzo Maronna sorge il duecentesco torrione che domina il borgo e che la gente del posto chiama “castello”, dall’originale portale d’ingresso e la torre dalle belle finestre dalle quali si gode di splendide viste su praterie e calanchi che fanno da cornice al centro. Proprio la particolarità del suo territorio, contraddistinto dall’antico abitato circondato da solchi vallivi e rocce, e la particolare collocazione ambientale, hanno fatto sì che Craco entrasse a far parte della lista del World Monuments Fund.


Dionisio iemma/Shutterstock.com


ValerioMei/Shutterstock

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Campi e calanchi

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ono numerosi, i modi di vivere e apprezzare Craco. Che lo si raggiunga in macchina, lasciandosi trasportare dai tornanti che alimentano sempre più la curiosità e lo stupore man mano che il borgo si avvicina, in bicicletta, dove alla fatica si unisce un lento e continuo alternarsi di viste su distese di campi e valli, con la vista che si appoggia sulle rovine del borgo fantasma, o a piedi, per un percorso ancor più lento, per immergersi in uno degli angoli più emozionanti e singolari della Basilicata tra natura, scenari

naturali unici e paesaggi talvolta lunari, Craco è sempre un’indimenticabile emozione. Ai percorsi tra la fitta vegetazione e i calanchi, tra campi e panorami ai margini di quello che è l’affascinante abitato di Craco, si unisce una serie di mete storiche e religiose come la secentesca chiesa della Madonna della Stella, situata a nord dell’abitato, i resti della chiesetta di Sant’Eligio, in direzione di Stigliano, e il convento francescano con la chiesa di San Pietro Principe degli Apostoli.


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Agriturismo Il Calanco

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Caffetteria Umberto

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mmerso nell’incantevole scenario del Parco Nazionale dei Calanchi, a 15 chilometri dal mare e 50 dai monti, l’agriturismo Il Calanco di Contrada Santa Lucia a Pisticci è una perla di tranquillità lontana dal caos cittadino e attrezzata per l’accoglienza turistica. Azienda agricola e zootecnica in piena attività, Il Calanco propone ai suoi ospiti la possibilità di godersi le antiche tradizioni della cultura contadina prendendo direttamente parte alle attività aziendali come la raccolta degli ortaggi e la cura degli animali

Caffetteria Umberto

della struttura. Il Calanco, infatti, ospita un allevamento di ovicaprini, bovini, suini e altri animali da cortile. Ideale scenario per coloro che cercano il contatto con la natura, la struttura offre ai turisti la possibilità di pernottare in un ambiente sano e particolarmente accogliente: in camere confortevoli e dall’arredamento classico, in suite eleganti e raffinate - dagli spazi più ampi - e in camere esterne, ideali per famiglie e piccoli gruppi, anch’esse dotate di comfort e con la possibilità di accesso diretto al giardino,


dove al parco giochi per i più piccoli si unisce un maneggio con istruttori qualificati. Sono invece i profumi della cucina tipica lucana e gil inconfondibili, autentici sapori locali i protagonisti della ricca tavola dell’agriturismo: un trionfo di antipasti tipici lucani, saporiti primi della tradizione e succulenti secondi, in un ambiente ideale anche per ospitare piccoli e medi ricevimenti. Il Calanco è una tappa imperdibile per visitare

l’antico borgo di Craco, i Sassi di Matera, il centro di Aliano - paese di Carlo Levi -, il borgo di Irsina, dove ammirare la statua del Mantegna, il pittoresco centro di Pisticci, dove godersi la bella Abbazia del Casale e Tursi, dove visitare la Rabatana, coniugando gite indimenticabili in posti unici a tanto relax, al contatto continuo con la natura, ai tanti comfort e servizi e a tanta buona tavola tradizionale lucana.

Caffetteria Umberto


Ferrandina Dionisio iemma/Shutterstock


Pisticci ValerioMei/Shutterstock

Affreschi urbani

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i sono due borghi straordinari a pochi chilometri da Craco. Due mete imperdibili per chi decida di esplorare questa zona del materano. Ferrandina e Pisticci, autentici tesori della Basilicata, sono borghi-museo che regalano emozionanti affreschi urbani. Tra le piazze, gli edifici religiosi, i palazzi nobiliari e le caratteristiche casette bianche di Ferrandina, l’attore e regista Michele Placido decise di girare il film “Del perduto amore”, del 1998. In posizione dominante sulla vallata del fiume Basento, è un’al-

ternanza di scale e chiese, casette bianche ed edifici patrizi contraddistinti da portali e stemmi. Con il bianco dei suoi vicoli e il rosso delle tegole, Pisticci è un borgo d’arte che propone un interessante percorso storico. Cuore dell’abitato è piazza Umberto I, mentre la romanica chiesa Madre dei Santi Pietro e Paolo, la chiesetta dell’Annunziata, il Castello di San Basilio, il rinascimentale Palazzo De Franchi e il Palazzocchio, sono solo alcuni dei gioielli storici dell’antico borgo.


Craco

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RobertoRicco/Shutterstock.com

COMUNE DI CRACO

POTENZA

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Matera

Matera, Basilicata Abitanti: 725 Altitudine: 391 m s.l.m. Superficie: 77,04 km² Santo Patrono: San Nicola


FILM GIRATI A CRACO • La lupa, di Alberto Lattuada • Il tempo dell’inizio, di Luigi Di Gianni, 1974 • Cristo si è fermato a Eboi, di Francesco Rosi, 1978 • King David, di Bruce Beresford, 1981 • Saving Grace, di Tom Conti, 1988 • Il sole anche di notte, di Paolo e Vittorio Taviani, 1986 • Ninfa Plebea, Lina Wertmuller, 1996 • Terra bruciata, di Fabio Segatori, 1997 • La passione di Cristo, di Mel Gibson, 2003-2004 • The Big Question, diretto da Francesco Cabras, Alberto Molinari, 2004

• Nativity di Catherine Hardwicke, 2005-2006 • Nine Poems in Basilicata, di Antonello Faretta, 2007-2008 • Agente 007 - Quantum of Solace, di Marc Forster • Basilicata coast to coast, di Rocco Papaleo, 2009 • Murder in the dark, Dagen Merrill, 2010 • Montedoro, Antonello Faretta, 2012 • The young messia (Christ the Lord: Out of Egypt), di Cyrus Nowrasteh, 2016 • Mari Magdalene, di Garth Davis, 2018 Archivio storico Craco Ricerche SRL

È possibile, insieme alla visita turistica del Parco Museale Scenografico di Craco e del Museo Emozionale, effettuare il percorso dei film girati a Craco ed eventualmente visonarli presso il MEC o nella sala cinematografica di Palazzo della Cultura.

CRACORICERCHE.NET

CRACOMUSEUM.EU

INFO@CRACORICERCHE.NET


NATURALE

perché fatto solo con carne di maiale italiano, sale marino e l’aria di San Daniele.

SINCERO

perché non ha segreti, solo un ambiente intatto e magie naturali; terre alte, le Alpi, l’Adriatico e il vento.

…UNICO

perché più che un Prosciutto è una cultura.

Il segreto del San Daniele è San Daniele w w w. p r o s c i u t t o s a n d a n i e l e . i t


La vita è una combinazione di pasta e magia Carola Traverso Saibante

Stokkete - Flas100/Shutterstock.com


La vita è una combinazione di pasta e magia

«A

proposito di politica, non si potrebbe mangiare qualche cosarellina?!?» - domanda Totò in Fifa e arena (1948). Risponde il Principe de Curtis quattro anni dopo con la magistrale abbuffata di spaghetti in Miseria e Nobiltà: anche nelle orecchie, nelle tasche del soprabito, ballando sul tavolo. E quale salsa può condire il cibo italiano cinematografico per eccellenza, se non la salsa che rende felicemente famoso nel mondo il delizioso borgo di Amatrice? Preparazione pastorale che ha come protagonista il guanciale, anch’esso Prodotto Agroalimenta-

Alberto Sordi in “Un americano a Roma“

re Tradizionale, la versione originale è quella “bianca”. Memorabile anche lo spaghetto di Alberto Sordi in uno degli episodi del film Dove vai in vacanza? (1978) e gli Spaghetti a mezzanotte (1981) di Lino Banfi, con le fiamminghe cariche di ogni sorta di pasta, a partire dai maccheroni. Superlativi quelli alla chitarra, pasta all’uovo artigianale abruzzese preparata con un antico attrezzo casalingo, la chitarra appunto, una sorta di telaio rettangolare in legno di faggio che racchiude sottili fili di ottone o rame posizionati a una distanza di 2 millimetri l’uno dall’altro.


Bucatini alla matriciana Ezume Images/Shutterstock.com

La vita è una combinazione di pasta e magia

Totò in “Miseria e nobiltà“


La vita è una combinazione di pasta e magia

Un campo di grano in Sardegna Lois photo/Shutterstock.com

Una scena da “I soliti ignoti“


Pasta che nutre, ceci che consolano «L

a vita è una combinazione di pasta e magia» disse Fellini. Ma non solo di foggia e condimento è fatta la pasta: fondamentale è la materia prima, il grano duro. E perché non scegliere una varietà tricolore, antica e nutriente, come la “Senatore Cappelli”? Risale al 1920, ha parametri qualitativi elevati, la sua regione d’origine e di massima coltivazione è la Sardegna. Arriva invece dagli arabi che un tempo regnavano in Puglia la ricetta dei “Ciciri e tria”, la versione salentina della pasta coi ceci. La più famosa del

cinema è senza dubbio quella de I soliti ignoti (1958), dove gli iellati ladri protagonisti del capolavoro di Mario Monicelli, invece che arrivare al tesoro del Monte della Pietà, sbucano in una cucina qualsiasi e si consolano con la popolare pietanza. Tradizione del tacco d’Italia vuole che sia una specie di tagliatella, che viene in parte lessata e in parte fritta, unita poi ai ceci, sostanzialmente stufati. Restiamo in Puglia per assaggiare un’altra versione speciale di un grande classico del trio Italia-cibo-film.

La vita è una combinazione di pasta e magia

Ciciri e tria Fanfo/Shutterstock.com


La vita è una combinazione di pasta e magia

Julia Roberts alla prima di “Mangia, prega, ama“ Everett Collection/Shutterstock.com

Angelo D’Amico/Shutterstock.com


La bella e la bestia V

Dave Minchin/Shutterstock.com

parlare di pomodoro. Anzi, pomodorino! I pomodorini hanno questa tragica caratteristica: fuori, freddi. Dentro, palla di fuoco a 18mila gradi!!!” (Il secondo tragico Fantozzi, 1976). Chissà quanti gradi raggiungerebbe il pomodorino da inverno da appendere o pomodoro pendolino toscano? Grappoli di frutti lisci dalla spessa pelle arancione, forma allungata e appuntita, si conservano appesi in locali arieggiati e possono essere consumati freschi fino a Natale, a volte fino a febbraio… «Non vorrà sputarlo qui, Fantozzi: eschi!!!»

Paolo Villaggio e Ugo Bologna ne “il secondo tragico Fantozzi“

La vita è una combinazione di pasta e magia

i ricordate la bellissima Julia Roberts che mangiava pizza nei locali senza tempo di Roma, in Mangia, prega, ama (2010)? Fosse stata nel Gargano, si sarebbe fatta una “pizza a Vamp”, cioè cotta con la “vampa” (fiamma) del forno a legna. Un pan-focaccia conosciuto sin dal 1500, di forma allungata - da cui il nome locale, Paposcia, pantofola - condito con olio che proviene dagli ulivi monumentali di Vico del Gargano, spettacolare borgo tra cielo, foresta e mare, soprannominato “paese dell’amore antico”. Se parliamo di pizza non possiamo non


La vita è una combinazione di pasta e magia

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Una scena da “Ladri di biciclette“

Grasse mozzarelle e magri paté E

poi la mozzarella. La più celebre sul grande schermo? Almeno per noi, quella sfilacciante in carrozza che fa venire l’acquolina a Bruno, il ragazzino di Ladri di Biciclette (1948), di fronte a un suo coetaneo di buona famiglia che può permettersela. Conoscete la mozzarella silana? È una produzione artigianale calabrese limitata al periodo della transumanza estiva delle mandrie dalle praterie aride della costa ionica verso i monti. Più grassa, pastosa e nutriente, viene avvolta in steli di giunco o felci. Per finire, non ci resta che darci a La grande abbuffata

(1973). Tra le pietanze curate da Ugo Tognazzi per la pellicola che lo vede protagonista con Mastroianni, Noiret e Piccoli, spicca il paté de foie gras. La cui produzione è per fortuna proibita in Italia: da una dozzina d’anni la legge vieta il “gavage”, l’ingozzamento fino allo scoppio delle oche. Esiste un prodotto nostrano altrettanto valido e riconosciuto: il paté di fegato d’oca (non “grasso”!) della Lomellina, territorio del pavese votato all’allevamento del palmipede fin dal Medioevo, quando lì viveva una grande comunità ebraica che non consumava suini.


La vita è una combinazione di pasta e magia

Philippe Noiret, Ugo Tognazzi e Andréa Ferréol in una scene de “La grande abbuffata“

HQuality/Shutterstock.com

Foodio/Shutterstock.com


craiweb.it craiweb.it


o s o l o g d ken

e e W

Luca Sartori

twitter.com/LucaSartoriIT

Weekend nelle terre mantovane

Palazzo Ducale, Mantova gkordus/Shutterstock.com


Piazza Ducale, Sabbioneta Amy Corti/Shutterstock.com

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a provincia mantovana occupa uno degli angoli più fertili della pianura Padana. Sono atmosfere uniche, quelle che regalano queste zone di terra e acqua, scelte dal regista Bernardo Bertolucci per numerose scene del suo capolavoro “Novecento”. Ed è proprio l’inverno, soprattutto il periodo che porta al Natale, a regalare una serie di suggestioni irripetibili. Sono talvolta le nebbie a svelare d’improvviso borghi incantati, tesori artistici straordinari e scorci naturali di rara bellezza dove l’acqua si alterna alla terra, la pianura sembra non avere confini e l’orizzonte è sempre una linea perfetta tra l’immensità delle campagne e il cielo. In questa terra d’acque e nebbie emergono come isole cittadine e borghi dalla storia millenaria. Qui la civiltà etrusca si mescola a quella romana, la storia di Matilde di Canossa si unisce a quella di Virgilio e i campi si alternano ai borghi e alla capitale dei Gonzaga, una provincia museo che alterna tesori architettonici a

una cucina tra le più apprezzate che, tra i piatti della tradizione, propone i famosi tortelli di zucca e la torta sbrisolona. E’ da Sabbioneta che inizia il nostro weekend. L’abitato è completamente circondato dalle mura cinquecentesche ed è incluso tra i borghi più belli d’Italia. Possedimento della potente famiglia dei Gonzaga, fu, tra il 1554 e il 1591 e a opera del principe Vespasiano, ricostruita secondo gli ideali architettonici classici facendone un importante centro d’arte tardorinascimentale tanto da essere definita la “Piccola Atene”. Una passeggiata nel borgo ci porta al ristorante Al Duca di via Stamperia, nel centro storico, dove ci facciamo servire un assaggio di culatello locale, un fumante piatto di risotto alla mantovana e, per chiudere, un assaggio di succulenta faraona arrosto. Dopo una passeggiata nella notte del bel borgo padano ci rechiamo all’elegante albergo Giulia Gonzaga, ricavato in un edificio del XVI secolo del centro storico.


Una salumeria locale poludziber/Shutterstock.com

Sabbioneta tokar/Shutterstock.com


Sabato a Sabbioneta e Mantova È

dolce il risveglio alla pasticceria Atena, con un assaggio di pasticcini e delle tipiche perle del duca, originale creazione della pasticceria per rendere omaggio a Vespasiano e alle sue mogli, deliziose praline al profumo di agrumi e albicocche speziate. Mattinata dedicata ai tesori di Sabbioneta, che inizia dal Palazzo del Giardino, residenza privata di Vespasiano Gonzaga, eretto nel 1584, dove al severo prospetto esterno si contrappongono le sale interne ricche di affreschi e stucchi. Proseguiamo la visita alla vicina Galleria degli Antichi, lunga 97 metri e dalla struttura ad arcate sovrapposte. Proseguiamo poi con Palazzo Ducale, dall’interno riccamente decorato da affreschi manieristici e preziosi soffit-

Portici della Galleria degli Antichi, Sabbioneta Diego Bonacina/Shutterstock.com

ti lignei intarsiati. Splendido il colpo d’occhio che offre lo spazio forse più suggestivo e affascinante di Sabbioneta, il Teatro all’Antica o Teatro Olimpico, progettato da Vincenzo Scamozzi. Impreziosito da affreschi di scuola veneta, è stato costruito per ospitare spettacoli e concerti riservati alla corte di Vespasiano. Visita ai tesori del borgo che si chiude con la neoclassica Sinagoga, localizzata in quello che un tempo era il quartiere ebraico, luogo di culto e di riunione della comunità locale. Dopo le meraviglie storiche e architettoniche è la volta di una pausa golosa nella campagna di Sabbioneta, al ristorante Corte Bondeno, dove ci facciamo servire un saporito arrosto di culatello al miele. Seconda meta del


Mantova RAFFOSAB/Shutterstock.com

weekend è la bella Mantova, capitale del nobile casato dei Gonzaga, importante città d’arte circondata su tre lati dalle acque del Mincio, animata dall’atmosfera di Natale. Patria di Virgilio, Mantova è impreziosita da tesori architettonici che la rendono una delle città più ricche e culturalmente vivaci della Lombardia. Affascinante è scorgere il profilo della città quando se ne giunge al cospetto, apprezzando il suggestivo profilo contraddistinto dal castello di San Giorgio, le cupole, le guglie e le torri medievali. Dedichiamo il pomeriggio alla scoperta della sua parte storica, lasciandoci guidare dalla bellezza e dalla curiosità. Tre sono le principali piazze di Mantova, piazza delle Erbe, piazza Broletto - che prende il nome da un edificio del XIII secolo adornato da una statua di Virgilio - e piazza Sordello, sulla quale sorgono il duomo, d’impianto gotico e dalla facciata del XVIII secolo e dall’interno progettato da Giulio Romano, e la facciata del Palazzo Ducale. Piazza delle Erbe contrappone un lato caratterizzato da animati portici ricchi di locali e bancarelle a quello opposto dove si ergono la quattrocentesca Torre dell’Orologio e il Palazzo della Ragio-

ne, dove un tempo s’amministrava la giustizia; un passaggio coperto collega l’edificio al duecentesco Palazzo del Podestà. Arricchisce la piazza la Rotonda di San Lorenzo, chiesa voluta da Matilde di Canossa nell’XI secolo. L’adiacente piazza Mantegna è impreziosita dalla bella facciata della basilica di Sant’Andrea, progettata da Leon Battista Alberti, dal maestoso interno. Dopo tanta meraviglia è d’obbligo una cena ricca e gustosa. È l’Osteria dell’Oca a deliziare il nostro palato con un antipasto di salumi, tra cui pancetta, coppa, salame e cotechino, un assaggio di giardiniera e il “gras pistà”, lardo con salsiccia, prezzemolo e aglio con polenta calda. Proseguiamo con gli antipasti, facendoci servire del formaggio grana con mostarda di mele, passando poi a una tagliata alla mantovana, manzo cotto alla piastra con rucola e grana, il tutto accompagnato da un vino Doc locale, il Lambrusco Mantovano. Immancabile una passeggiata tra i vicoli della città nella fredda notte padana prima di ritirarci all’elegante hotel Broletto, nel cuore antico a due passi dalla zona pedonale tra Palazzo Ducale e Piazza delle Erbe.


Piazza Sordello, Mantova poludziber/Shutterstock.com

Domenica a Mantova e al Santuario delle Grazie di Curtatone È

un risveglio regale quello che offre Mantova. Tutta da godere a piedi anche nello scintillante periodo natalizio, tra i negozi addobbati e le botteghe storiche come l’antica gioielleria Azzali, l’antica cappelleria Tragni e la pasticceria Caravatti. È in piazza Virgiliana che si tiene il mercatino di Natale dove perdersi tra oggettistica artigianale e delizie gastronomiche, respirare quell’atmosfera di fine anno che qui si mescola alla storia e ai sapori d’un tempo. Tra scintillanti decorazioni per l’albero e i presepi, dolciumi e vetrine ricolme di caldi indumenti invernali, raggiungiamo una delle imperdibili meraviglie di Mantova: Palazzo

Te, capolavoro creato da Giulio Romano nel XVI secolo per i Gonzaga come villa di ozi e svago. Qui opere d’arte e architettura si uniscono per creare effetti straordinari. Dalla Sala dei Giganti, dove i titani sembrano abbattere le colonne portanti, alla Sala di Amore e Psiche, dalla Sala dei Cavalli, con sei destrieri affrescati a grandezza naturale alla sala dello Zodiaco, è un percorso d’emozioni tra sale fantasiosamente decorate. Pranzo al ristorante Carlo Govi, dove apprezziamo un’insalata tiepida di cappone, i classici tortelli di zucca al burro, accompagnati da un Garda Colli Mantovani Merlot, e una saporita arista di maiale con salsa alla se-


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Grazie di Curtatone Marino A/Shutterstock.com

Sbrisolona anna.q/Shutterstock.com

nape di Digione e caponata di mele. Pomeriggio nella vicina Curtatone dove, nella frazione Grazie, sorge il Santuario di Santa Maria delle Grazie. Edificato tra il 1399 e il 1406 per volere di Francesco I Gonzaga, è stato teatro di alcune riprese del film “Novecento” di Bernardo Bertolucci. Dalla facciata in cotto, è caratterizzato da un lungo portico dove si apre un portale rinascimentale sovrastato da un affresco. L’interno presenta l’abside e il presbiterio con linee spiccatamente rinascimentali, opere cinquecentesche di

Tortelli di zucca Luigi Bertello/Shutterstock.com

Giulio Romano, statue e logge lignee e il curioso coccodrillo imbalsamato e impagliato appeso nella navata. Per l”’ultima cena” in terra mantovana scegliamo il ristorante Tiratappi, nel centro di Mantova, dove iniziamo con un riso con pesto di salsiccia mantovana, un filetto di manzo alla griglia con patate saltate al rosmarino e la deliziosa sbrisolona. Il freddo pungente ci accompagna nell’ultima passeggiata del weekend, mentre le luci della notte regalano ancor più poesia alla città corte dei Gonzaga.


Grazia Gioè

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Chianalea, Scilla radar60/Shutterstock.com


Calabria, regione palcoscenico


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antissimi sono i film girati in Calabria tra i borghi, i paesaggi e l’eco di narrazioni millenarie. Una terra magno-greca, la Calabria, nella quale Normanni, Bizantini, Greci, Romani e Albanesi hanno disegnato la loro presenza e ispirato numerosi generi cinematografici: drammi, commedie, fiction, documentari e spot pubblicitari. Dagli anni del cinema muto le location cinematografiche

Le Castella, Crotone Riz Images/Shutterstock.com

che hanno punteggiato la regione sono diventate sempre più numerose e hanno creato “itinerari cineturistici” suggestivi, caratterizzati da scenari e paesaggi esclusivi. Con precise identità culturali di borghi e piccoli paesi e in una narrazione “filmogenica” neorealista ma al di fuori di quel “noir” in cui troppo spesso la Calabria è stata collocata e rappresentata.


Una scena di “Anime Nere“ Francesca Casciarri - Cinemaundici srl


Una scena di “Anime Nere“ Francesca Casciarri - Cinemaundici srl

Un set di pietre, tra cielo e terra

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panorami biblici di Cutro (Crotone) nel “Il Vangelo secondo Matteo” di Pier Paolo Pasolini, con “le colline che sembrano dune immaginate da Kafka e il tramonto le vela di un rosa sangue”, sono diventate Gerico in quello che si dice sia il “più bel film mai girato su Gesù”. Le famose grotte di Casabona, nella valle del Neto (sempre in provincia di Crotone), sono state invece l’eccellente location de “Il brigante” di Renato Castellani, mentre il fiabesco borgo di Le Castella, così ricco di storia e leggenda, lo è diventato per “L’Armata Brancaleone” di Mario Monicelli. Tra le rovine e i resti di pietra di borghi

antichi e abbandonati - che in Calabria concorrono sempre alla costruzione della straordinaria bellezza del suo paesaggio – vi sono quelle di Cirella (Cosenza), dove è stato ambientato “L’ultimo re” di Aurelio Grimaldi; e ancora, in quelle incastonate nel cuore dell’Aspromonte dei borghi di Africo e Casalnuovo (Reggio Calabria) ha avuto vita la scenografia per il film “Anime nere” di Francesco Munzi. Infine, nell’area dei Greci di Calabria, Pentedattilo, arroccato su una rupe dalla caratteristica forma di una mano ciclopica con cinque dita, ha fatto da sfondo alla trama de “La lettera” di Luciano Cannito.


L’isola di Cirella RudiErnst/Shutterstock.com


Parco Nazionale del Pollino Filippo Cirri/Shutterstock.com

Una spiaggia vicino a Tropea leoks/Shutterstock.com


I paesaggi del cinema

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el rapporto personaggio-paesaggio, il cinema calabrese, spesso, è un vero e proprio protagonista, anche spietato. Dal Pollino all’Aspromonte, dai laghi al mare, la natura e il paesaggio della Calabria da sempre rimandano a precise identità non solo culturali ma anche geografiche, in funzione di un’esclusiva cinematografia d’ambientazione. I “Paesaggi della contemplazione”, altrimenti definiti “esperienziali”, la Calabria li annovera in

un discreto numero di pellicole. Alcuni esempi? Dalla fortunata fiction RAI “Gente di mare”, girata fra Tropea (Vibo Valentia) e Scilla (Reggio Calabria) al film “L’uomo che sognava con le aquile” con Terence Hill ambientato nelle montagne dell’Aspromonte, passando per un’altra famosa fiction RAI, quella di “Artemisia Sanchez” - tratta dall’omonimo romanzo di Santo Gioffré -, interamente girata tra Sibari, Bivongi e Palmi.


Una scena dal film “A ciambra“ Academy Two


Castello di Oriolo Calabro leoks/Shutterstock.com

Calabria cinematografica

L

a Calabria, con i suoi mille volti, continua a stupire con incanti e suggestioni, approdando al cinema del terzo millennio proprio come una vera “diva” del grande schermo. I suoi luoghi, da sempre e in tutta la loro magnificenza, si sono prestati alla vecchia e nuova grammatica cinematografica, laddove scenari naturali, città e borghi hanno rappresentato il valore aggiunto per film famosi e importanti. I borghi di Scilla, Palizzi, Diamante, San Giovanni in Fiore, Oriolo, Rocca Imperiale, Roseto Capo Spulico, Riace, Gerace e San Luca, sono

infatti riusciti a caratterizzare tante pellicole: “Un ragazzo di Calabria” di Comencini; “L’abbuffata” di Calopresti; “Il lupo della Sila” di Coletti; “Le nozze di Laura” di Pupi Avati; “Il volo” di Wim Wenders; “L’ultimo padrino” di Marco Risi e “Il brigante Musolino” di Camerini. Reggio Calabria e Gioia Tauro (Reggio Calabria), inoltre, hanno lasciato un forte segno in film impegnati e pluripremiati quali “Il sud è niente” di Fabio Mollo, “Il giudice meschino” di Carlo Carlei, “Asino vola” di Marcello Fonte e “A ciambra” di Jonas Carpignano.



Malcesine | Lago di Garda | Veneto


Nicoletta Toffano

facebook.com/nicoletta.toffano

Statua di Robert “the Bruce� e Monumento Wallace a Stirling (Scozia) Ignatius Tan/Shutterstock.com


Oltreconfine: Oltreconfine: Gran Bretagna Francia

Ciak si gira: Great Britain


I Monty Python con Carol Cleveland The Cinema Museum - facebook.com/TheCinemaMuseum


Oltreconfine: Gran Bretagna

La statua di Re Artù di Rubin Eynon, Tintagel, Cornovaglia hbproshutterstock/Shutterstock.com

È

un legame ancestrale, quello tra la Gran Bretagna e il cinema: basti pensare che le prime immagini in movimento sviluppate su una pellicola di celluloide furono eseguite a Londra, presso Hyde Park, nel 1889 da William Friese-Greene, un inventore britannico che brevettò il procedimento nel 1890. Un esordio da cui ha inizio una lunga storia fatta di racconti, di volti e di ambienti resi celebri dalla diffusione della settima arte. Abbiamo scelto di ripercorrerla, tra Inghilterra e Scozia, attraverso quattro celebri film ed entrare così nel mood dei luoghi narrati da scrittori e sceneggiatori e immortala-

ti dai registi. Per farlo non si può che iniziare dal Cinema Museum, istituzione londinese ospitata al numero 2 di Dugard Way, nel Lambeth (borgo della Grande Londra costituito nel 1965), in quella workhouse dove ha vissuto anche Charlie Chaplin. Si tratta di una collezione unica al mondo di “memorabilia”, dai primordi sino all’attualità, che include attrezzature, locandine, arredi art déco, oggettistica e un archivio di centinaia di libri, un milione di foto e più di 5mila chilometri di pellicola. A chiudere il percorso immersivo è il pub interno, uno dei migliori locali di Kennington.


Alla ricerca di Elisabeth nel sud dell’Inghilterra

“E

lizabeth – The Golden Age” è il colossal del 2007 diretto dal regista pakistano Shekhar Kapur. L’opera, dedicata alla vita di Elisabetta I, è molto attenta alle ricostruzioni degli ambienti, anche se spesso nella finzione cinematografica i luoghi originali sono stati sostituiti da altri: per esempio nell’East Anglia, la cattedrale di Ely, edificata nel 673, diventa il Palazzo di Whitehall residenza della regina, mentre nell’Hampshire è la magnificenza gotica della cattedrale di Winchester lo sfondo della sequenza in cui la sovrana arringa i suoi per spingerli ad imbracciare le armi contro il re spagnolo. Nel borgo di origine sasso-

Cattedrale di Ely BBA Photography/Shutterstock.com

ne di Hartfield, è la maestosa villa di campagna del conte di Salisbury (già set cinematografico dei film di Batman e di Lara Croft) a trasformarsi negli appartamenti di Maria Stuarda e infine, a Cambridge, il Saint John’s College fa da quinta alla scena in cui Elisabetta incontra per la prima volta l’avventuriero Sir Walter Raleigh. Si tratta di una carrellata di location eccezionali che costituiscono ottimi punti di partenza per la scoperta del sud dell’Inghilterra le cui attrazioni includono borghi medioevali, stazioni balneari, il porto di Portsmouth e particolarità come il museo dell’automobile di Beaulieu.


Oltreconfine: Gran Bretagna

Clive Owen, Cate Blanchett, Abbie Cornish al Gala della prima di “Elizabeth - The Golden Age“ Everett Collection/Shutterstock.com

Palazzo di Whitehall Kamira/Shutterstock.com

Portsmouth vchal/Shutterstock.com


Cattedrale di Winchester Colin Burdett/Shutterstock.com


Oltreconfine: Gran Bretagna


Una scena dal film “Billy Elliot“ Arts Council of England , BBC Films, Studio Canal, Tiger Aspect Productions, WT2 Productions, Working Title Films

Durham Kaca Skokanova/Shutterstock.com


Oltreconfine: Gran Bretagna Ballando nella contea di Durham con Billy Elliot

“B

illy Elliot” è un film del 2000 scritto da Lee Hall e diretto da Stephen Daldry, ispirato alla vera storia del ballerino Philip Mosley. Sottofondo storico del film è quello dello sciopero dei minatori inglesi del 1984 nel nord dell’Inghilterra. Molte scene sono girate nella contea di Durham in una serie di borghi accomunati dallo stesso destino: nacquero per ospitare chi lavorava nell’industria pesante e nelle miniere della zona, e si svuotarono dopo che questa fetta dell’economia britannica subì una grande crisi. Sono questi dei luoghi ancora autentici che nascondono veri tesori, a incominciare dalla cittadina di Durham, con la cattedrale normanna

Cattedrale di Durham Kaca Skokanova/Shutterstock.com

e il castello dell’XI secolo, entrambi dichiarati Patrimonio dell’Umanità. La casa della famiglia di Billy si trova al numero 5 di Ashton street nel borgo di Easington Colliery, mentre la famosa scena in cui il ragazzino danza per strada è stata girata a poche miglia di distanza, nella Embleton street di Dawdon. Si trova infine a Middlesbrough il particolare ponte - una specie di chiatta sospesa - immortalato nella scena in cui Billy va a fare l’audizione con la sua insegnante di ballo: si tratta del Tees Transporter Bridge la cui costruzione risale al 1911 ed è l’unico ponte di questo genere attualmente utilizzabile in Gran Bretagna.

Tees Transporter Bridge, Middlesbrough Nigel Rusby/Shutterstock.com


Castello di Balmoral CLICKMANIS/Shutterstock.com

In Scozia, i castelli della principessa

“T

he Queen” è un film del 2006 diretto da Stephen Frears, che narra gli eventi succeduti alla morte di Lady Diana. Si tratta di una pellicola girata in gran parte in Scozia e che ha dato notorietà a una collezione di castelli fantastici e ai loro immancabili fantasmi. Le prime due location utilizzate nel film sono nella contea dell’Aberdeenshire: la prima, che nella finzione cinematografica rappresenta le residenze reali londinesi, è il trecentesco Castello di Balmoral, la seconda è il Castello di Fraser, edificio fortificato di origine quattrocentesca. Lo spirito qui custodito sarebbe quello di una principes-

sa assassinata che vaga nella notte suonando il pianoforte. Spostandosi nell’Ayrshire Meridionale un’altra ambientazione è il Castello di Culzean: splendida costruzione in arenaria che si erge scenografica su uno sperone roccioso affacciato sul Firth of Clyde. Secondo la leggenda il maniero sarebbe abitato da almeno sette fantasmi, tra cui quello di un pifferaio magico. La visita della regione comprende anche il borgo di Ayr dove tra torri e ponti si trova il Tam O’Shanter Inn che, aperto nel 1749 e citato dallo scrittore Robert Burns nell’omonimo romanzo, è il pub più antico della Scozia.


Oltreconfine: Gran Bretagna

Castello di Culzean Scotdrone360/Shutterstock.com

Helen Mirren riceve l’Oscar come Migliore Attrice nel 2007 per la sua interpretazione in “The Queen“ Featureflash Photo/Shutterstock.com

Lady Diana, Principessa del Galles, 1997 John Mathew Smith


Castello di Fraser Tony Zaccarini/Shutterstock.com


Oltreconfine: Gran Bretagna


Le Highlands scozzesi Kanuman/Shutterstock.com

Mel Gibson in una scena di “Braveheart“ Wikimedia


Oltreconfine: Gran Bretagna

National Wallace Monument Craig Duncanson/Shutterstock.com

Il cuore impavido delle Highlands

“B

raveheart” è un film del 1995, recitato e diretto da Mel Gibson, che narra la storia romanzata dell’eroe scozzese William Wallace. Il modo migliore per “entrare” nel colossal è indossare gli scarponi da trekking e camminare lasciandosi avvolgere dal fascino delle Highlands, una terra selvaggia dove i ghiacciai hanno modellato le vette più alte dell’isola. Da qui, nel giro di pochi chilometri, sono tanti i borghi da visitare legati alla vita di William Wallace e usati come set del celebre film. Il primo è Elderslie, luogo natale dell’eroe, oggi sobborgo di Glasgow, dove sono anche presenti le rovine della Auchenbathie Tower che era di proprietà

della famiglia Wallace. In ordine cronologico il secondo paese è Lanark, ai piedi del Ben Nevis, il monte più alto della Gran Bretagna, dove il giovane William trascorse la sua infanzia. Immancabile poi la località di Stirling, dove l’eroe sconfisse l’esercito inglese, episodio qui documentato nel The National Wallace Monument: una torre museo dove, attraverso cimeli, tra cui la vera spada di Wallace, è raccontata la storia del patriota. Infine, imponente su una cupola di basalto vulcanico, è il castello di Dumbarton, la più antica fortezza dell’isola e la prigione in cui Wallace fu detenuto prima di essere trasferito a Londra dove fu condannato a morte.


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Oltreconfine: Gran Bretagna

Castello e rocca di Dumbarton TreasureGalore/Shutterstock.com



Antonella Andretta

facebook.com/antonella.andretta

E Z N A VAC

o t s o P i Fuor

Teatri da record e fantasmi in scena L

a magia del cinema è innegabile, ma ne esiste una ancora piÚ antica,

ogni volta unica e irripetibile: quella del teatro.

DigitalMagus/Shutterstock.com


VACANZE FUORI POSTO

Teatri da record e fantasmi in scena

Teatro della Concordia di Monte Castello di Vibio teatropiccolo.it


L

’Italia è la culla del teatro moderno: se infatti il teatro occidentale è nato in Grecia circa 25 secoli fa, è nel nostro paese che, tra il 1700 e il 1800, è nato il teatro come lo intendiamo tuttora, quello con le sale a ferro di cavallo, la platea, i palchi divisi per ordini e le quinte prospettiche sulla scena. In queste pagine non vogliamo però parlare di cartelloni, festival e neppure di grandi teatri, non è questo il luogo, ma solo indicarne alcuni particolari, che siano da pretesto (o da complemento) per un viaggio tra i nostri borghi. Iniziamo allora da una curiosità: i teatri tascabili! Uno di questi si trova a Barlassina, in provincia di Monza-Brian-

za, ed è il Teatro Antonio Belloni, 98 posti dedicati alla lirica e alla musica classica. Ricavato dalla ex fabbrica di ebanisteria e mobili di pregio della famiglia Belloni, offre un cartellone ricco e interessante. Un altro celebre mini-teatro è il Teatrino di Vetriano, un piccolo borgo sulle colline in provincia di Lucca che di per sé merita una visita. Realizzato a fine XIX secolo, acquisito dal FAI (Fondo Ambiente Italiano) nel 1997 e ampio circa settantuno metri quadrati per 60 posti totali, trova posto nel guinness dei primati come più piccolo teatro storico del mondo. Minuscolo anche il Teatro della Concordia di Monte Castello di Vibio, in provincia di Perugia,

Teatri da record e fantasmi in scena

VACANZE FUORI POSTO

Teatro Antonio Belloni Roby Zimmermann - teatrobelloni.it


altro borgo da esplorare a piedi tra stradine e case in pietra. Inaugurato nel 1808, è completo di tutti gli elementi del teatro goldoniano, una miniatura perfetta e di grande pregio, riaperto nel 1993 dopo un attento restauro. Altra tradizione tutta italiana è quella del teatro dei pupi: ad Alcamo, località di antica origine araba in provincia di Trapani, si può assistere a uno spettacolo dei pupi all’interno del Castello dei Conti di Modica, maniero di origine medievale dall’architettura e dalla storia interessanti (nel XIX è stato anche un carcere). A Caltagirone (Catania), celebre per la splendida scalinata di Santa Maria del Monte (142 gradini di maio-

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Teatri da record e fantasmi in scena

Castello dei Conti di Modica martin garnham/Shutterstock

liche dipinte), si trova invece il Museo Teatro Stabile dei Pupi Siciliani, che ospita, oltre alla sala per gli spettacoli, una collezione di settanta pupi costruiti interamente in legno e vestiti con ricchi abiti di seta, velluto, broccato e con armature di metallo lavorate a mano. Gli spettacoli si svolgono sul palcoscenico dotato di numerosi fondali dipinti a mano: una cosa è certa, non solo i bambini resteranno rapiti dalle gesta eroiche dell’epopea cavalleresca. Ma chi ama e conosce la magia degli spettacoli dal vivo, sa bene che non è neppure necessario un teatro per “fare teatro”: basti pensare al teatro di strada, alle rappresentazioni in spazi inusuali o


Scalinata di Santa Maria del Monte Joao Paulo V Tinoco/Shutterstock

Teatri da record e fantasmi in scena

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Teatri da record e fantasmi in scena

Spiaggia di Cea Andrew Mayovskyy/Shutterstock


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naturali. A questo proposito, ricordiamo il Teatro del Silenzio, un non-teatro realizzato all’aperto, sfruttando la conformazione delle colline nei pressi di Lajatico, il borgo toscano in provincia di Pisa dove è nato Andrea Bocelli, ideatore dell’iniziativa. Ogni anno vengono allestiti palco e platea (i posti sono circa 8mila) e viene svolto un solo spettacolo, poi il luogo torna al suo silenzio, da cui il nome. Un consiglio: prenotate con largo anticipo perché i biglietti vanno a ruba! E infine, i fantasmi! Non solo come protagonisti di pièce e rappresentazioni (chi non ha visto almeno una volta il “Fantasma di Canterville”?), ma proprio come inquietanti presenze. Tra le tante leggende di

spettri da palco, ne abbiamo scelta una in tema coi borghi: siamo infatti a Tortolì (Nuoro) nel Teatro S. Francesco, realizzato al posto di una chiesa (mai consacrata) dove pare che di tanto in tanto si materializzi lo spirito di un monaco, tormentato dal rimorso per aver ucciso, insieme ai confratelli, una ragazza, sepolta poi tra le mura dell’annesso convento. E se vi trovate in zona ma non amate il soprannaturale, non perdete una visita al Nuraghe di S’Ortali ‘e Su Monti, un bel sito archeologico da visitare accompagnati dalle guide locali e, d’estate, godetevi la spiaggia di Cea, a Bari Sardo, con i celebri faraglioni di granito rosso che spuntano dall’acqua.

Teatri da record e fantasmi in scena

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Teatro del Silenzio con la scultura “Presenze“ del gruppo Naturaliter wiktord/Shutterstock.com



Ivan Pisoni

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Leggende di location tra l’orrore e il fiabesco

Bomarzo Luca Lorenzelli /Shutterstock.com


Leggende di location tra l’orrore e il fiabesco

Villa Clara ilParanormale.com

I misteri di Villa Clara C

’è una casa disabitata nella provincia di Bologna. Una casa dal lungo passato e dai tanti nomi. Una casa che gli abitanti della zona evitano. Voluta dal conte Carlo Cesare Malvasia ed edificata nel 1624, Villa Malvasia o Casino del Trebbo o Villa Alessandri o, come è conosciuta ai giorni nostri, Villa Clara (e lo si può leggere su una targhetta), oggi edificio abbandonato e fatiscente, è spesso avvolta da una nebbia fitta e non viene illuminata dall’illuminazione pubblica. Una casa maledetta. In passato, in questa casa viveva una bambina, Clara. Si dice che Clara avesse il potere

di predire il futuro e questa sua abilità incuteva così tanta paura nel padre da spingerlo a murarla viva all’interno della casa stessa. In passato, in questa casa viveva una giovane donna, Clara. Si dice che Clara avesse una tresca con un sottoposto del casato e questo suo comportamento spinse il nobile della casa, suo padre, a murarla viva all’interno della casa stessa. Che sia stata una bambina innocente dotata di poteri strabilianti o una giovane donna dai facili costumi, Clara fu murata viva dal padre e ancora oggi il suo fantasma si aggira per l’omonima villa. Sono mol-


te le testimonianze che dicono di aver sentito urla, pianti o richieste d’aiuto venire dall’interno della casa. A volte si sente della musica di un pianoforte, altre si vedono delle luci accese anche se a Villa Clara non c’è corrente. Sembra che il fantasma di Clara si aggiri anche nel parco apparendo a figura intera e cercando di interagire con chi la vede. Sembra che vi siano stati degli inspiegabili guasti ad apparecchiature elettroniche di alcuni visitatori della villa. Pare ci siano stati degli svenimenti, epi-

Leggende di location tra l’orrore e il fiabesco

Una scena dal teaser di “Clara“ Francesco Longo - Youtube.com

sodi di trance e anche morti inspiegabili, come quella di due operai addetti al restauro... anche un bambino caduto in una botola segreta nel 1999. Villa Clara, e i suoi orrori, continuano a far parlare di sé nel film “Clara”, in uscita prossimamente nel primo lungometraggio di Francesco Longo, esperto di effetti speciali, che con il suo attesissimo thriller soprannaturale rende omaggio alle leggende, ai misteri e alla paura di una delle più misteriose ville italiane. Se amate il genere, non perdete il teaser.


Leggende di location tra l’orrore e il fiabesco

La leggenda della casa della Fata Turchina T

rattando di leggende mi trovo spesso davanti ad aneddoti incredibili che non hanno nulla di “leggendario” finché in questi aneddoti non trovo quel quid che trasforma una semplice bufala in una leggenda vera e propria. Si sa, le leggende hanno un fondo di verità, poi nascono dal passaparola e ognuno colora il “sentito dire” con propri pennelli e da una storia ne può nascere un’altra. Da una storia può nascere una leggenda. In questo caso sto parlando della casa della Fata Turchina, un’abitazione galleggian-

te, abbandonata sul filo del Mar Piccolo di Taranto. Stando alla “leggenda”, sembra che il regista Luigi Comencini scelse negli Anni ‘70 questa location come casa della fata interpretata da Gina Lollobrigida ne “Le avventure di Pinocchio”. Ma, ahimè, la notizia è falsa. Chi abbia dato il via a questa “leggenda” non si sa con esattezza. Sembra comunque che una puntata di “Linea Blu” del 2014 abbia permesso a questa notizia di arrivare in tutte le case del tarantino dandone un fondo di credibilità. Pur essendo so-

Ponte Punta Penna Pizzone e la presunta Casa della Fata Turchina Massimo Todaro/Shutterstock.com


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migliante alla vera casa della Fata della serie, che si trova presso il Lago di Martignano (Roma), la casa galleggiante tarantina non è mai stata visitata da Comencini o dalla bellissima attrice. Forse da altre fate? Ormai questo aneddoto è così radicato nella cultura popolare tarantina che diversi visitatori si avvicinano a questa casa e la guardano affascinati come bambini e, pur sapendo che non è nulla di che, vi attribuiscono comunque l’importanza desiderata, incuranti delle smentite, quasi a voler credere che

sia proprio lei, la casa della fata. Una location sicuramente di grande fascino, la palafitta nel Mar Piccolo, avvolta nel silenzio del lago e sbiadita dai raggi solari. Un’atmosfera quasi fiabesca. Si dice che i gabbiani comincino a stridere quando qualcuno vi si avvicina, come per avvertire qualcuno al suo interno dell’arrivo di visitatori. Come se qualche visitatore stesse passando un confine immaginario. Come se davvero vi abitasse una fata o qualcosa del genere. Vero? Falso?... Ma poi che male c’è nel sognare?

Leggende di location tra l’orrore e il fiabesco

Gina Lollobrigida è la fata turchina ne ‘’Le avventure di Pinocchio’’



Ivan Pisoni

facebook.com/pisoni.ivan.7

lo sapevate che...

malamooshi/Shutterstock.com


lo sapevate che... curiosità sul cinema italiano

L

a passione per il cinema italiano è nata ai tempi dei fratelli Lumière. Prima sotto forma di documentari (uno dei primi proprio commissionato dagli inventori del grande schermo), poi come veri e propri film, il cinema italiano nasce alla fine dell’Ottocento e vede come primo “lungometraggio” (ben 10 minuti) il film “La presa di Roma” (1905), realizzato da Filoteo Alberini. Nel 1912 l’industria cinematografica italiana era così fertile da aver sfornato oltre 1.100 film tra Torino, Roma e Milano. Papa Leone XIII in un fotogramma del più antico documentario italiano Wikipedia

F

antozzi cambiò il modo di parlare italiano. Paolo Villaggio, con il suo più iconico personaggio Fantozzi, riuscì a plasmare la nostra lingua segnandola per sempre. Nato sulle pagine dell’Europeo, nella rubrica “La domenica di Fantozzi”, poi diventato una serie di libri e un’ancor più colorita serie di film, Fantozzi ha regalato alla nostra lingua l’espressione “fantozziano”, presente oggi in tutti i dizionari. Non solo. Pasolini lodò Villaggio per il suo neologismo e come questi avrebbe mutato la nostra lingua a partire dall’uso dell’aggettivo “pazzesco”… E chi di noi non si è lasciato trascinare da un amico in un evento in stile “organizzazione Filini”?

Akhmad Dody Firmansyah/Shutterstock.com

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e avventure di “Attila flagello di Dio” non furono girate a Segrate. Seppur nel film l’allegra compagnia di “sbabbari” venga definita “di Segrate” (località vicino a Milano), le location del film sono tutte laziali. A partire dal castello di Saturnia a Vulci (utilizzato anche da Monicelli ne “L’armata Brancaleone”), per proseguire con la torre Saracena a Ladispoli e il ponte del diavolo nella Tuscia (anche questo usato ne “L’armata Brancaleone”), per non parlare dell’indimenticabile risaia dove le donne barbare raccolgono il riso, nei pressi di Caldara di Manziana (Roma). Diego Abatantuono: Ardarico “Attila” Wikipedia


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S

ophia Loren era terrorizzata dai capezzoli di Jayne Mansfield. C’è una foto che ritrae la bella ciociara sbigottita davanti al “discreto” décolleté della diva americana, una foto che è stata nominata come “l’immagine dell’invidia per eccellenza”, ma non è così. La stessa Loren, in un’intervista, ha dichiarato «Sto fissando i suoi capezzoli perché ho paura che esplodano dal vestito e mi finiscano nel piatto. Nella mia espressione potete leggere la paura». La foto si riferisce a un evento della Paramount del 1957.

Wikivisually.com

Mauro Vestri e Paolo villaggio Wikipedia

I

l sogno di Benigni era di diventare Papa. E il Papa lo chiamò. Fu dopo la messa in onda della prima puntata de “I dieci comandamenti” di Roberto Benigni che Papa Francesco lo chiamò, in forma privata. In quel momento il comico dormiva e chi rispose disse al Papa di riprovare e lui riprovò. Nel parlare con il Pontefice, la gioia del comico fu tale da rivelare al sommo che da piccolo voleva fare il Papa ma siccome tutti si mettevano a ridere ogni volta che lo raccontava, decise di fare il comico. Alla domanda del Papa sulla sua trasmissione «Ma tu lo sai il bene che fai?», Benigni rispose «Io? Ma lei fa il bene...».

Roberto Benigni in “Johnny Stecchino“ Wikipedia

lo sapevate che... curiosità sul cinema italiano

R

imanendo in tema Fantozzi, lo sapevate che il temibile film “La corazzata Kotiomkin” non esiste? Il colossal che nel secondo film del ragioniere più amato dagli italiani ossessiona i dipendenti della mega ditta, si riferisce a una pellicola realmente esistita ma la produzione non ha mai ottenuto il permesso di usare il materiale o il nome originale, ovvero “La corazzata Potëmkin” (di Sergej Michajlovič Ėjzenštejn, 1925). La produzione di Fantozzi ha quindi dovuto girare tutte le scene del “finto-colossal” ex-novo... Dando origine secondo lo stesso Fantozzi - alla famosa - lasciatemi la licenza! - “cagata pazzesca”.


Recensione

Il paese dei coppoloni di Vinicio Capossela

U

n libro che effonde da tempo e costantemente le sue stille di storia, antropologia, verità antica. È “Il paese dei coppoloni”, edito da Feltrinelli, opera di Vinicio Capossela, grande interprete della musica d’autore, cantastorie del sud con un cuore radicato anche in Germania. Dalla famiglia originaria dell’Irpinia di Calitri, Capossela ha avuto infatti vita tedesca e poi, col ritorno dei suoi in Italia, emiliana. Leghiamo questo libro e questo autore al tema del cinema perché il racconto di un viaggio dentro una cultura e dentro un borgo ha poi avuto, in questo caso, anche un felice esito cinematografico. E così “Il paese dei coppo-

loni” è stato anche un film. Un documentario su tradizioni e antichi riti. Il paese è Cairano, da sempre detto “dei coppoloni”. Ma non solo Cairano. C’è molta Irpinia, in queste pagine e nel film (il lungometraggio è diretto da Stefano Obino). Ma perché “coppoloni”? Forse perché gli abitanti sono coperti e riparati dalle coppole o perché invasi dalle nuvole, intese come “cappe” presenti nel cielo? Chissà. Sta di fatto che questo romanzo e questo film valgono il viaggio a Cairano, paese minuto e affascinante. Un borgo che ti accoglie a braccia aperte e, fuor d’ogni retorica da culto del bozzetto, l’impressione che ti trasmette è di nutrito abbandono, abitata solitudine, vissuto distacco. Evidenti contrasti, si dirà. Sì, perché l’abbandono è qui nutrito da una storia comunitaria che ancora resiste nel ruolo di irrinunciabile collante identitario. La solitudine di chi pervicacemente resta è invece abitata, oltre che dalla storia stessa e dai suoi lasciti, anche dalla curiosità dei viandanti e dei viaggiatori. E poi c’è


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Marino Pagano

facebook.com/marino.pagano.3

il distacco vissuto. Chi se n’è andato, qui prima o poi torna. Non solo in estate o in villeggiatura. Ma queste terre cantano anche, grazie sempre a Capossela. Ecco il suo album “Le canzoni della cupa”, la-

voro che tanto deve all’Irpinia “magica” e ancestrale. Idem dicasi per questo libro, così legato a una terra che viene da lontano e che tanto ha ancora da dire e raccontare.

Recensione

Cairano gigadesign/Shutterstock.com



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