n.2 2023 www.inmagazine.it ravenna LUCA GARDINI SOMMELIER RIVOLUZIONARIO HUB PORTUALE IL PORTO CHE RINASCE BRANCALEONE IL GRANO DEL FUTURO
A maggio, nei giorni in cui la rivista era in procinto di essere stampata, un’alluvione storica ha colpito l’Emilia-Romagna e abbiamo potuto constatare come i tanti lettori, amici, clienti, cittadini, siano la testimonianza concreta della grandezza d’animo e di cuore di un territorio. In questo numero, vogliamo continuare ad abbracciare e a celebrare le storie e i personaggi della nostra Provincia: Luca Gardini, in copertina, sommelier premiato e rivoluzionario comunicatore di vino; il progetto del nuovo Hub Portuale per rilanciare la competitività del porto di Ravenna; il grano resistente alla siccità prodotto da Co.Na. Se.; le dieci case illustri che hanno ricevuto il marchio di qualità; l’illustratore Marco Montalbini; la storia di Castiglione e del Savio. E ancora: Domenico Piccinini, Guido Venturini, Laura Pausini e lo studio Akomena. Buona lettura!
Edizioni IN Magazine s.r.l.
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Anno XXII N. 2
maggio/giugno
Reg. di Tribunale di Forlì il 16/01/2002 n.1
Direttore Responsabile: Andrea Masotti
Redazione centrale: Clarissa Costa
Coordinamento di redazione: Roberta Bezzi
Artwork e impaginazione: Francesca Fantini
Ufficio commerciale: Roberto Amadori, Gianluca Braga
Stampa: La Pieve Poligrafica Villa Verucchio (RN)
Chiuso per la stampa il 22/05/2023
Collaboratori: Alessandra Albarello, Chiara Bissi, Andrea Casadio, Anna De Lutiis, Massimo Montanari, Serena Onofri, Aldo Savini.
Fotografi: Lidia Bagnara, Isacco Emiliani, Massimo Fiorentini, Tara Moore, Marco Onofri.
Tutti i diritti sono riservati. Foto e articoli possono essere riprodotti solo con l’autorizzazione dell’editore e citando la fonte. In ottemperanza a quanto stabilito dal Regolamento UE 2016/679 (GDPR) sulla privacy, se non vuoi più ricevere questa rivista in formato elettronico e/o cartaceo puoi chiedere la cancellazione del tuo nominativo dal nostro database scrivendo a privacy@inmagazine.it
EDITORIALE
DI ANDREA MASOTTI
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VISIONI IL PORTO CHE RINASCE 20 AGRICOLTURA IL GRANO DEL FUTURO
LUOGHI CASE ILLUSTRI
E
CITTÀ
E
GUIDO VENTURINI 59 MUSICA LAURA PAUSINI 06 PILLOLE NOTIZIE DALLA PROVINCIA 08 PROFILI LUCA GARDINI 04 DONAZIONI CATENA DI SOLIDARIETÀ
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24
30 DISEGNO DI COLORI
DI
36 TERRITORIO CASTIGLIONE
IL SAVIO 42 FOTOGRAFIA VISIONI DI NATURA 46 SPORT DOMENICO PICCININI 53 ARTE
CATENA DI
COME SOSTENERE LE PERSONE E LE COMUNITÀ COLPITE DALL’ALLUVIONE
SOLIDARIETÀ
La Romagna si sta lentamente riprendendo dall’emergenza legata alla più grave alluvione mai vissuta. C’è molto da fare e da ricostruire, perché tra chi è stato direttamente colpito c’è chi ha perso tutto, come la casa e l’attività che è costata sacrifici per quasi una vita, e quindi c’è bisogno dell’aiuto di tutti. Dopo il prezioso lavoro dei volontari, è ora il tempo della solidarietà. La virtuosa catena è stata messa in moto prima di tutto dalla Regione Emilia-Ro-
magna, con la raccolta fondi Un aiuto per l’Emilia-Romagna, per sostenere persone e comunità colpite da alluvioni e frane. Donare è molto semplice: basta effettuare un versamento (IBAN IT69G02008024350001044289
64), intestato ad Agenzia per la sicurezza territoriale e la protezione civile dell’Emilia Romagna, con causale “Alluvione Emilia-Romagna”.
Le iniziative benefiche si moltiplicano di giorno in giorno, in ogni città. Sempre nell’ex capi-
tale bizantina, Ravenna Runners promuove l’iniziativa Un passo per Ravenna!, una corsa virtuale in favore della popolazione ravennate fino al prossimo 10 giugno. Il totale delle donazioni, raccolte dagli organizzatori della Maratona di Ravenna, sarà interamente versato al Comune di Ravenna per aiutare le famiglie e le realtà in difficoltà a seguito dei terribili danni subiti. Per partecipare, si può cliccare su https:// bit.ly/un_passo_per_Ravenna e scaricare il proprio pettorale nella sezione Download.
Nella terra per eccellenza di musica e motorsport, Michele de Pascale (presidente della Provincia di Ravenna), Marco Panieri (Circondario Imolese), Matteo Lepore (Città Metro Bologna), Enzo Lattuca (Provincia di Forlì-Cesena) e Jamil Sadegholvaad (Provincia di Rimini), hanno lanciato un appello ai grandi artisti e sportivi del territorio o amanti della Romagna, in occasione del Live Charity Concert, in programma il prossimo 5 agosto all’Autodromo Internazionale Enzo e Dino Ferrari di Imola. Ha subito aderito Laura Pausini, che devolverà alla sua terra il cachet dei tre concerti a Venezia (30 luglio, 1 e 2 agosto).
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DONAZIONI
DI ROBERTA BEZZI
De Stefani
PILLOLE
IL NUOVO PROGETTO DI ALBERTO FACCANI
RAVENNA | Una nuova avventura è iniziata per lo chef stellato ravennate Alberto Faccani, già titolare del ristorante Magnolia sulle colline di Longiano (2 stelle Michelin), con l’apertura di Veranda sul lungomare di Cesenatico, a pochi passi dal grattacielo. Suo braccio in cucina, un altro chef di Ravenna: Luca Magnani, con alle spalle una lunga esperienza in famosi ristoranti italiani. Un locale di 48 posti a sedere con un menù di solo pesce fresco. Una decina di antipasti, diversi primi tra cui la sfoglia imbottita e i passatelli con vongole e mazzancolle, e secondi tutti legati al pescato del giorno, con la cottura che può variare in base alla tipologia di pesce: alla griglia, al sale di Cervia, al forno o al tegame.
ERMANNA MONTANARI
RAVENNA | Fondatrice del Teatro delle Albe, Ermanna Montanari è una delle attrici più premiate in Italia. Ha ricevuto numerosi Premi Ubu, l’Oscar del teatro italiano, come migliore attrice, ma anche per l’originalità dei suoi scritti teatrali. La classifica più recente la vede al primo posto, unica con 8 Premi Ubu: di recente e a sorpresa è infatti arrivato anche l’ottavo per la direzione di Malagola, Scuola di vocalità e Centro Internazionale di studi sulla voce. La lista dei premi continua con il Premio Lo Straniero, Premio Enriquez, Premio Teodorico e Premio Eleonora Duse. La Fidapa, Federazione Italiana di donne nelle Arti, Professioni, Affari, le ha inoltre attribuito il Riconoscimento destinato a donne che si siano distinte in uno di questi settori. (A.D.L.)
ALBERTO CASSANI LA BOMBA
RAVENNA | Si intitola La bomba l’ultimo libro del ravennate Alberto Cassani, edito da Baldini+Castoldi. Per l’ex assessore alla Cultura e coordinatore della candidatura a Capitale europea della cultura, è il terzo romanzo dopo L’uomo di Mosca del 2018 e Una giostra di duci e paladini del 2021. Al centro del racconto c’è una città di provincia, che potrebbe sembrare Ravenna. E c’è una sindaca, una donna giovane, single e di origini straniere che finisce sotto minaccia. Tutto parte da alcuni messaggi anonimi rivolti alla protagonista, con cui un aspirante bombarolo lancia un ultimatum. La sindaca ha 30 giorni per decidere: o si ritira dalla politica o la bomba scoppia.
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PROFILI
LUCA
IL PIÙ VULCANICO E RIVOLUZIONARIO DEI SOMMELIER E COMUNICATORI DI VINO
GARDINI
La sua missione è trasmettere conoscenza e piacere di bere. Non a caso Forbes Italia lo ha definito il “talento rivoluzionario della comunicazione enoica” in Italia e nel mondo. Lui è il ravennate Luca Gardini, 42 anni, figlio d’arte dal genio precocissimo perché nessuno sa annusare, assaggiare, coccolare e quindi riconoscere un vino come lui. I prestigiosi riconoscimenti collezionati nel tempo parlano da soli: campione italiano dei sommelier (2004), a soli 24 anni, poi campione europeo (2009) e infine campione del mondo (2010). Da quando si è dedicato esclusivamente alla comunicazione, è presto diventato il primo critico italiano a entrare nella rosa dei wine-critic di Wine Searcher e ha ottenuto il premio BWW - Best Italy Wine Critic of the World 2022 da Tastingbook.com, la più grande comunità di professionisti e appassionati di vino, con decine di milioni di visite l’anno. Ottenere quest’ultimo, in pratica, è come vincere il pallone d’oro del vino. Una metafora pertinente visto che in molti lo
considerano il ‘Maradona del vino’. Come pubblicazioni ha all’attivo, fra le altre, l’Enciclopedia del vino e Il bicchiere d’argento, oltre aI suo Il codice Gardini, un manuale pensato per gli amanti del vino, scritto con un linguaggio immediato e accessibile. Cura le nuove guide Espresso, collabora con Sport Week, Forbes e con la piattaforma Zachys negli Stati Uniti per anteprime del Brunello di Montalcino. In più, nel 2015 ha lanciato con successo il sito gardininotes.com, oggi noto come Wine Killer, un portale interamente in lingua inglese dedicato alle sue degustazioni di vini da tutto il mondo.
Luca Gardini, qual è il suo primo ricordo legato al vino?
“Ero un bambino e mio nonno Bruno, che aveva un negozio di generi alimentari a Milano Marittima, era solito andare a sulle colline di Bertinoro a prendere il Sangiovese. Un bel giorno, mentre stava ultimando un travaso, lo spillatore mi spruzzò addosso del vino. Fu una sensazione indescrivibile.
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DI ROBERTA BEZZI
FOTO MARCO ONOFRI
Per questo, mi piace dire che sono cresciuto con il Sangiovese nel biberon frullato con i biscotti Plasmon. Era destino, il vino e io siamo una cosa sola.”
Suo padre Roberto è stato campione italiano dei sommelier nel 1993. Lo ha in qualche modo influenzato?
“Certamente l’essere nato in una casa in cui bazzicava vino ha avuto una sua rilevanza, anche perché il mondo del vino che ho conosciuto io è fatto di storia, cultura e territorio, valori in cui credo fortemente. Detto questo, lui ha fatto il suo percorso per così dire più classico all’interno delle associazioni di categoria, a cui io sono sempre stato inve-
DEL VINO. PER QUESTO, MI PIACE DIRE CHE SONO CRESCIUTO CON IL SANGIOVESE NEL BIBERON.”
ce contrario. Poi me ne sono andato presto di casa, vivendo esperienze molto intense nel giro di pochi anni.”
Chi ha creduto per primo nel suo talento?
“Giancarlo Mondini, un amico di mio padre, che considero il mio maestro. Non potrò mai dimenticarlo. Il talento senza sacrificio non vale niente, mi ripeteva sempre. E così ho imparato che il sacrificio è la base del talento.”
Lei è cresciuto nella leggendaria cantina dell’Enoteca Pinchiorri di Firenze, alla corte di Giorgio Pinchiorri, per tanti il miglior maître italiano di sempre. Cosa le è rimasto di quella esperienza?
“Giorgio mi ha coccolato e fatto conoscere i grandi vini a una giovanissima età, mi ha insegnato il mestiere come un padre. Un grandissimo regalo.”
Poi, per sei anni, è stato il regista della Carta dei Vini di Carlo Cracco a Milano. Cosa deve al grande chef e imprenditore?
“Carlo mi ha cresciuto e forgiato, facendomi capire l’importanza del carisma nel fare questo mestiere. Con lui i rapporti sono tuttora buoni, come è giusto che sia tra due professioni teste di serie.”
Nel 2011 la svolta verso l’arte della comunicazione. Lei è il primo ad aver messo i jeans alla figura del sommelier, togliendo giacca, cravatta e tastevin (Ndr, la piccola tazza tonda con il fondo martellato che un tempo qualificava il sommelier). Perché?
“Per far bene comunicazione e condividere quanto si è imparato con tutti, bisogna essere semplici e diretti. Occorre promuovere la cultura del vino senza farla cadere dall’alto. Le associazioni di categoria sono un buon punto di partenza ma vanno rinnovate completamente, si sono troppo ingessate e hanno creato loop mentali e tecniche vecchie. Chi l’ha detto che il carciofo non va abbinato al vino? Chi l’ha detto che per riconoscere un buon vino serva annusarlo a lungo e poi dilungarsi in un infinito elenco di profumi di fiori e di frutti che non si trovano nemmeno in un orto botanico? Così, il povero appassionato di vino si spaventa. La verità
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PROFILI
“UN GIORNO, MENTRE MIO NONNO STAVA ULTIMANDO UN TRAVASO, LO SPILLATORE MI SPRUZZÒ ADDOSSO
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è che l’abbinamento perfetto non esiste, ma solo quello ideale per ciascuno. L’abbinamento è emozione, testa, anima e golosità. E poi i sommelier devono sbronzarsi almeno una volta, ovviamente nel giusto contesto e quando non si deve guidare. Non servono gargarismi, il vino è passione e va tenuto in bocca, la sua bontà va riconosciuta anche qualora non dovesse corrispondere al proprio stile di bevuta.”
L’Italia paga quindi lo scotto di cattiva comunicazione. In quale direzione bisogna andare?
“Se siamo sempre stati un po’ indietro è perché in fondo tendiamo a denigrarci, a ricercare confronti. E la Romagna ne è un pessimo esempio. Non dobbiamo collocarci, ma puntare in alto. E per farlo c’è bisogno di parlare del nostro territorio, valorizzando i punti di forza dei nostri vitigni. Poi sarà il cliente a scegliere. Il vino non ha bisogno di novità ma di innovazione, perché è già di per sé storia, arte e cultura.”
Inevitabile chiederle cosa preferisce il suo
palato: quali i vitigni e i vini migliori?
“I miei vitigni rossi preferiti sono Sangiovese, Nebbiolo, Riesling, Cabernet Franc e Pinot Nero. Per i bianchi punto sul Rebula della Slovenia e Malvasia del Friuli, per i rossi Lo Schioppettino di Prepotto e Aglianico del Taburno. Miglior vino rosato? Il Jet di Castello di Montepò. Il mio preferito tra gli orange è poi il Vitovska di Zidarich. Tra i bianchi adoro Strati degli Ottomani, tra i rossi il Galatrona di Petrolo e tra i dolci il Marsala di De Bartoli.”
I cinque vini del cuore?
“Cabochon di Monte Rossa Franciacorta, Barolo Ravera di Cogno, Sette della Tenuta Sette Ponti, Verdicchio Le Vaglie di Stefano Antonucci, Trebbiano Fosso Cancelli di Chiara Ciavolich.”
La più grande bevuta fatta?
“Un vino Magnum di Chateau Cheval Blanc del 1947 (Ndr, considerata la migliore annata del secolo. Due casse di questo vino sono state battute all’asta di Sotheby’s nel 2020 a 242 mila e 229.900 sterline).”
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BEST SOMMELIER VINTO NEL 2009. PROFILI
PAGINE, IL SOMMELIER LUCA GARDINI. NELLA PAGINA PRECEDENTE, GARDINI POSA CON IL PREMIO EUROPEAN
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IL PORTO
I PROGETTI PER SVILUPPARE L’ATTIVITÀ INDUSTRIALE E I SERVIZI TURISTICI
CHE RINASCE
VISIONI
DI CHIARA BISSI
FOTO MASSIMO FIORENTINI
Dopo decenni di dibattito, di polemiche, di difficoltà nella definizione delle linee strategiche e nella ricerca di risorse adeguate, il Porto di Ravenna vive da qualche anno una stagione di progettualità e di interventi rilevanti, in grado di cambiare le sorti dello scalo e dell’economia regionale. Come unico scalo dell’Emilia-Romagna ha movimentato negli ultimi due anni 27 milioni e mezzo di tonnellate, nonostante la guerra in Ucraina e il rincaro dei costi dell’energia, garantendo lavoro a oltre 6.000 occupati diretti e ai 10.000 indiretti, con una vocazione nazionale che lo pone in posizione di primato sul traffico delle rinfuse solide (cereali, concimi,
materie prime per l’edilizia) e dei prodotti metallurgici.
Da oltre un anno è in corso il Progetto Hub Portuale per rilanciare la produttività e la competitività del porto. La prima fase, del valore di oltre 230 milioni di euro – finanziati dal Cipe, dalla Banca Europea degli Investimenti, dall’Unione Europea (Innovation and Networks Executive Agency) e dall’Autorità di Sistema Portuale – consiste nel concludere l’approfondimento dei fondali fino a -12,5 metri e di rifare 5,5 chilometri di banchine, prevedendo di costruirne una nuova di un chilometro destinata alla movimentazione dei container. Una previsione che si vorrebbe collocare entro il 2024 e che comprende lavori a cui è collegata l’urbanizzazione di 200 ettari di future aree logistiche, oltre a nuovi spazi a disposizione di realtà interessate a insediarsi nel porto di Ravenna o a sviluppare gli insediamenti già presenti. Uno scenario che vede la realizzazione degli scali merci in destra e in sinistra Candiano. Un progetto di lunga data che ora trova un’applicazione grazie ad accordi stipulati con Anas e Rfi, per sviluppare i collegamenti viari e ferroviari che permetteranno ai convogli di non transitare più per la stazione ferroviaria cittadina. L’area merci è posta nel quadrante urbano nord-est, un’area in parte occupata da infrastrutture ferroviarie, che avrà 12 binari (di cui 5 già esistenti) tutti elettrificati e centralizzati con un cronoprogramma che prevede poco meno di due anni di lavori.
La seconda fase del Progetto Hub ha un valore complessivo di 250 milioni di euro, finanziati con risorse ministeriali e derivanti dal Pnrr, e ha anch’essa una tempistica precisa vincolata al 2026 come termine per l’impegno di spesa e realizzazione. Da progetto si prevede un ulteriore approfondimento dei fondali a -14,5 metri – che consentirà l’ingresso a navi di maggiori dimensioni o a navi più cariche – e la realizzazione di un impianto per la gestione dei sedimenti da 130 milioni di euro, che servirà al recupero
16 VISIONI
RIFACIMENTO DI BANCHINE, L’URBANIZZAZIONE DI 200 ETTARI E UN IMPIANTO PER LA GESTIONE DEI SEDIMENTI.
CON IL PROGETTO SONO PREVISTI L’APPROFONDIMENTO DEI FONDALI, IL
Ravenna Via Faentina, 173 Lugo Via dell’Industria, 1/3
dei materiali risultanti dall’escavo e ai periodici interventi di manutenzione del canale. L’impianto sarà realizzato nell’area portuale in posizione esterna rispetto al perimetro dell’area protetta della Pialassa dei Piomboni, all’interno delle esistenti casse di colmata Nadep.
Ma il porto di Ravenna non è solo Progetto Hub e poche settimane fa il presidente dell’Autorità Portuale, Daniele Rossi, ha presentato l’aggiornamento del Piano Operativo Triennale 2021-2023. Uno strumento che individua 5 obiettivi di ammodernamento delle infrastrutture materiali e immateriali e 79 interventi per un investimento complessivo di oltre 3 miliardi di euro, dei quali circa un miliardo a carico dell’Autorità Portuale. Il porto, oltre alla preminente attività industriale, accoglie e predispone servizi anche per il mondo delle crociere, per il trasporto passeggeri legato al turismo che ha stretti legami con la città d’arte. Con
l’ormai prossima elettrificazione delle banchine del terminal crociere, le navi potranno spegnere i motori durante la permanenza grazie a un investimento di 35 milioni di euro con fondi Pnrr. In seguito all’accordo siglato tra Autorità Portuale e Royal Caribbean, a partire dal marzo 2022 Ravenna è divenuta un porto di arrivo/partenza dei crocieristi e già nel 2022 ha raggiunto 200.000 passeggeri movimentati al Terminal di Porto Corsini, mentre per il 2023 le prenotazioni in essere fanno prevedere che si raggiungeranno i 300.000 passeggeri. Per Porto Corsini è in previsione una piccola grande rivoluzione: sul canale Candiano nascerà infatti la nuova stazione marittima, con un investimento di 40 milioni di euro, in gran parte finanziati da Royal Caribbean e in parte dall’Autorità Portuale. Nell’area, Ap realizzerà su 12 ettari il Parco delle Dune, inserito in un ambiente naturale costiero caratterizzato da verde attrezzato e percorsi ciclo-pedonali.
18 VISIONI IN
QUESTE
PAGINE, IL PORTO DI RAVENNA. NELLA PAGINA PRECEDENTE, IL PRESIDENTE DELLA CAMERA DI COMMERCIO GIORGIO GUBERTI ESPRIME LA SUA SODDISFAZIONE PER IL PROGETTO.
IN ALTO, LA NAVE JOLLY VINADIO.
AGRICOLTURA
IL GRANO
Spesso, nei suoi quadri, Vincent Van Gogh ha rappresentato i campi di frumento, entrando così a far parte dell’immaginario collettivo. Spighe mosse dal vento, illuminate dal sole, oppure in procinto di essere raccolte. Donne e uomini chini sulla terra a perpetrare un rituale antico. Di fatica e di gesti. Le liturgie e i ritmi sono rimasti gli stessi anche se facilitati da nuove tecnologie: semina in ottobre, raccolta in luglio.
È invece la natura a essere cambiata, con situazioni climatiche estreme che si manifestano sempre più frequentemente e trasversalmente, da nord a sud, stressando il terreno e compromettendo le colture. Soprattutto negli ultimi anni. Si è così delineata la necessità di riflettere sulla direzione da prendere per definire il destino di un cereale alla base della filiera agroalimentare. Ed è proprio questo il motivo che, nel 2020, ha spinto Co.Na.Se. (Consorzio Nazionale Sementi) di Conselice a individuare in Luca Bersanetti, attuale direttore generale
della cooperativa ravennate, la persona ideale per imprimere una svolta verso il futuro. Grazie alla lunga esperienza nel settore sementiero, maturata all’interno di diverse realtà nazionali, ha subito introdotto una sua ‘visione generale’ intraprendendo un percorso di modernizzazione di strutture e infrastrutture, oltre a valorizzare competenze, savoir-faire ed heritage. Perché, come lui stesso dice: “Siamo ormai un’azienda nazionale e non più locale.” È prevista anche la costruzione di un nuovo stabilimento di lavorazione, nonché la dotazione di pannelli fotovoltaici per raggiungere l’autosufficienza energetica, mentre sul terreno circostante sono state già piantate 600 piante autoctone per compensare l’emissione di CO2. Inoltre, per assicurarsi un passaggio generazionale, sono stati assunti anche diversi giovani in via di formazione.
Fiore all’occhiello di questa cooperativa, nata nel 1978 e che raggruppa produttori di grano duro, grano tenero, orzo ed erba medi-
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CO.NA.SE PRODUCE IL GRANO BRANCALEONE RESISTENTE ALLA SICCITÀ DEL FUTURO
DI ALESSANDRA ALBARELLO
ca, è il Centro Ricerche diretto da Andrea Demontis. “La priorità assoluta è stata data infatti al potenziamento del nostro fitotrone, la cella di crescita, che è ora in grado di ospitare più piante, consentendoci così di accorciare i tempi per lo sviluppo di nuove varietà,” racconta Bersanetti. Tra queste Brancaleone, un grano duro tollerante alla carenza idrica, nato dall’incrocio di un’importante varietà di costituzione italiana, la Svevo, con una varietà americana. Senza dimenticare, come ci tiene a precisare Bersanetti, “l’altissima qualità” sottolineando che nel processo “non si è ricorsi a manipolazioni genetiche, bensì a un breeding convenzionale.”
E poi hanno fatto tanto l’attesa, la pazienza, l’osservazione e i risultati delle sperimentazioni da cui sono emerse le sue caratteristiche peculiari, perché il rispetto dei tempi e della fragilità della natura è fondamentale. Elogio della lentezza. Ci sono voluti infatti ben dieci anni per sviluppare Brancaleone
e iscriverlo al Registro Nazionale delle Varietà, e ora questo grano duro, che porta il nome del condottiero che nel 1512 difese Ravenna in una battaglia cruciale, costituisce una risorsa importante per affrontare periodi siccitosi
Ma la ricerca di Co.Na.Se. non si ferma qui e prosegue anche su tutti gli altri fronti con energia, coraggio, passione e visione del futuro, sentimenti che traspaiono continuamente dalle parole di Bersanetti, comunicando un forte legame con il territorio e la consapevolezza di rappresentare un’eccellenza del Made in Italy. Non è un caso che Rebelde, una delle varietà di grano tenero di forza, leader in Italia, sia proprio di Co.Na.Se. Un’altra varietà di grano tenero neoiscritta, Antelao, è stata invece pensata proprio per avere “caratteristiche altamente produttive, come quelle delle varietà francesi (più tardive rispetto alle italiane), ma con una precocità e una qualità superiori,” precisa Bersanetti.
21 IN ALTO,
L’INCUBATRICE DEL CENTRO RICERCHE CON I SEMI DI BRANCALEONE. NELLA PAGINA SEGUENTE, IN BASSO, IL DIRETTORE GENERALE LUCA BERSANETTI.
Oltre alla siccità, un altro fattore di rischio per le colture è quello dell’inquinamento che porta al proliferare di malattie fungine, come la ruggine bruna, la ruggine gialla, l’oidio e la septoria. È per questo che la ricerca di Co.Na.Se. si focalizza anche su queste problematiche, in vista del fatto che, secondo le direttive europee, a breve verranno tolti dal mercato molti principi attivi. A tale proposito, particolarmente tollerante a queste malattie è il Baronio, una varietà di grano duro apprezzata dal mondo del biologico. Dietro a ogni nuovo prodotto di Co.Na.Se. c’è quindi una storia, come per la nuova varietà di erba medica battezzata Alfonsina, in
onore della coraggiosa ciclista di inizi Novecento, Alfonsina Strada. Perché anche il naming ora segue dei criteri precisi: vengono scelti nomi di personaggi spesso evocativi di un legame con il territorio e con le origini. La valorizzazione passa sicuramente anche da qui, mentre l’obiettivo ambizioso di Luca Bersanetti passa attraverso una visione che porterà Co.Na.Se. a diventare leader in Italia per il grano duro e quello tenero. Con lo sguardo già rivolto verso la prossima sfida: l’introduzione e lo sviluppo del sorgo da granella, un’altra promettente specie. Ma questo sarà l’incipit di un nuovo, intrigante capitolo.
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DIMORE A RAVENNA CON IL MARCHIO DI QUALITÀ
ILLUSTRI
DI CHIARA BISSI FOTO MASSIMO FIORENTINI
Un censimento tutto particolare individua per la Provincia di Ravenna dieci case o studi delle persone illustri e rilascia un marchio di qualità per la valorizzazione e l’apertura al pubblico delle dimore di esponenti del mondo della cultura, delle arti, della politica e della scienza. Un numero destinato nel tempo a salire grazie a una legge regionale che ha ispirato l’iniziativa. La prima campagna di riconoscimento si è conclusa nel febbraio del 2023, con 52 domande accolte su 64 pervenute. Le dimore o gli spazi in cui gli artisti e le persone illustri hanno lavorato o soggiornato sono riconosciuti come luoghi del pensiero e della creazione da custodire, preservare e tramandare. Così sull’esempio francese delle Maisons des Illustres è nato il marchio di qualità. Le strutture che ottengono il marchio rispondono ai requisiti stabiliti dalla legge voluta dall’assessore regionale Mauro Filicori: svolgere attività di divulgazione; aprire al pubblico per almeno 60 giorni all’anno; dimostrare la gestione
economica e finanziaria. Nel corso del 2023 sarà pubblicato il bando annuale per il finanziamento di progetti di gestione sostenibile delle strutture.
Scorrendo l’elenco delle dieci case o studi per il territorio di Ravenna, appare anzitutto il Capanno Garibaldi, luogo simbolo della Trafila, così come viene chiamata la rocambolesca fuga del Generale inseguito dall’esercito austriaco tra Romagna e Toscana. Il 6 agosto del 1849 Garibaldi, grazie all’aiuto di una fitta rete di patrioti, raggiunse un capanno nella Pialassa della Baiona, rifugio provvisorio dopo che il 4 di agosto nella vicina Fattoria Guiccioli la moglie Anita era spirata tra le sue braccia. Entrambi i luoghi sono oggi visitabili: il primo, in muratura e canna valliva, fu ricostruito nel 1911 in seguito a un incendio; la Fattoria Guiccioli conserva una moderna esposizione di cimeli e ricordi legati alla trafila garibaldina. Spostandosi verso Lugo, due sono le mete che hanno ottenuto il marchio di qualità: il museo Barac-
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ca e Casa Rossini. Di proprietà comunale la casa dell’Asso della Prima Guerra Mondiale fu donata alla municipalità dal conte Enrico Baracca, padre di Francesco. Il percorso espositivo odierno si sviluppa sui tre piani e comprende il Caccia SPAD VII, aereo del 1917. Su un fianco della fusoliera compare il cavallino rampante, noto per essere stato adottato da Enzo Ferrari per le sue vetture. Casa Rossini celebra poi i legami tra il celebre musicista e la cittadina romagnola, luogo di nascita del padre Giuseppe Antonio, e oggi ospita anche mostre di arte contemporanea. L’allestimento museale del 2020, realizzato dall’artista Claudio Ballestracci, parte dalla Stanza del Prodigio, con l’ascolto di una delle primissime composizioni rossiniane.
Vicino a Ravenna, a Mezzano su via Reale, si trova la casa-studio del pittore Giulio Ruffini (1921-2011), dove sono custodite le opere e la memoria dell’artista grazie a cataloghi e alla collezione di circa 200 quadri e di 300 collage. Ruffini, amico e sodale di Mattia
Moreni, scelse di vivere a stretto contatto con il paesaggio bonificato e segnato in passato dalle piene del fiume Lamone.
Nutrita la presenza di marchi di qualità in territorio faentino, prima fra tutte Casa Zauli, in via della Croce, laboratorio d’artista allestito dal 2002 in quello che fu lo spazio creativo del ceramista faentino Carlo Zauli (1926-2002), gestito dalla famiglia dell’artista in sinergia con il Museo Internazionale delle Ceramiche. Il percorso offre un’immersione nell’opera di Zauli dai primi anni Cinquanta agli anni Novanta, ceramista che divenne scultore senza mai tradire le proprie radici. Il museo organizza mostre collettive e personali, residenze d’artista e cicli di incontri. Sempre a Faenza compare la Casa e Giardino della Scultura Ivo Sassi (19372020), in via San Biagio Antico, inaugurato nel 2021. Sono visibili 40 opere astratte che s’inseriscono nella quinta scenografica delle colline. Sempre a pochi chilometri da Faenza, su via Firenze si trova Villa Ferniani. Al
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APERTURA, IL CAPANNO DI GARIBALDI, RICOSTRUITO NEL 1911. IN ALTO, CASA ROSSINI A LUGO. ACCANTO, DALL’ALTO, CASA ZAULI E VILLA FERNIANI A FAENZA.
UN CENSIMENTO, UN MARCHIO DI QUALITÀ NATO PER LA VALORIZZAZIONE E L’APERTURA AL PUBBLICO DELLE DIMORE DI ESPONENTI DEL MONDO DELLA CULTURA, DELLE ARTI, DELLA POLITICA E DELLA SCIENZA.
piano terra è stato allestito il museo: 7 sale in cui sono esposti circa 1.200 pezzi di maioliche in forma di stoviglie, di sculture, di vasi, di specchiere prodotti dalla Fabbrica Ferniani. In via Fratelli Rosselli si apre la fondazione museo Guerrino Tramonti che offre in esposizione il percorso artistico di Guerrino Tramonti (1915-1992), scultore, ceramista e pittore faentino. Seguendo la via degli artisti si raggiunge Cotignola e Palazzo Sforza, ora Museo civico Luigi Varoli. Il complesso è dedicato al pittore, ceramista, scultore, autore di cartapeste, musicista (1889-1958). Il museo è dislocato in più sedi: Casa Varoli, Casa Magnani e Palazzo Sforza, ed è nato attorno alla donazione Varoli tra dipinti, sculture lignee, terrecotte e grandi cartapeste. A Faenza, infine, la Casa museo Raffaele Bendandi racconta la storia singolare di uno scienziato e inventore autodidatta, sismologo e astronomo faentino (1893-1979), che aveva una passione particolare per lo studio dei terremoti.
ADVERTORIAL
GIEMME PORTE & FINESTRE
SARTI DEL LEGNO, TRA DESIGN E INNOVAZIONE
LA STORICA AZIENDA
FORLIVESE È LEADER
NEL SETTORE DEI SERRAMENTI DI QUALITÀ, OFFRENDO SOLUZIONI SU MISURA E TECNOLOGICAMENTE ALL’AVANGUARDIA.
Una storia di famiglia che nel volgere di pochi anni è divenuta una solida realtà imprenditoriale radicata nel mercato nazionale e proiettata in quello internazionale.
Una storia fatta di passione che, unita a tenacia e a una spiccata capacità di innovazione, ha reso l’azienda forlivese Giemme un fiore all’occhiello nel settore dei serramenti di alta qualità, dalla produzione alla vendita.
Nata agli inizi degli anni Ottanta per iniziativa di Mauro Zanetti e del padre Romano, si presenta da subito come una realtà dinamica specializzata nel settore del restauro e della commercializzazione di serramenti e infissi, con alle spalle un’esperienza – che risale
agli anni Sessanta. Un’esperienza tramandata di padre in figlio che, dal 2011, vede la presenza in azienda di Manuel Zanetti , figlio di Mauro. Tre generazioni di ‘sarti del legno’, come amano definirsi, alla guida di una realtà che ha il suo principale punto di forza nel rapporto diretto con il cliente, dalla produzione alla vendita, senza passaggi intermedi. Una realtà tailor made, insomma, che nel suo dna ha la capacità di ‘cucire’ soluzioni su misura e tecnologicamente all’avanguardia, per le diverse esigenze della clientela.
“La chiave di volta della nostra storia è stata l’apertura, a partire dal 2012, dei flagship store Giemme in cui ci rapportiamo
direttamente con il consumatore finale,” spiega Manuel Zanetti, “con soluzioni studiate ad hoc, rivolte sia a privati che a progettisti. Non siamo rivenditori, come la maggior parte delle aziende che operano nel settore, e questo ci consente di lavorare in una filiera corta evitando intermediazioni e accontentando in modo puntuale i nostri clienti.”
A oggi Giemme, che ha il suo quartier generale a Forlì, conta circa 130 dipendenti sul territorio nazionale e 30 collaboratori ed è presente con punti vendita a Treviso, Bologna, Arezzo, Roma, Teramo e Taranto. È prevista a breve, entro l’anno, l’apertura di un nuovo negozio a Milano e un negozio nel nord della Sardegna,
IL PUNTO DI FORZA RISIEDE NEL RAPPORTO DIRETTO CON IL CLIENTE, DALLA PRODUZIONE ALLA VENDITA. “I NOSTRI CLIENTI SONO PRIVATI E IMPRESE, AI QUALI PROPONIAMO UNA GAMMA DI SERRAMENTI DI QUALITÀ IN LEGNO, LEGNO ALLUMINIO E PVC. COLLABORIAMO ANCHE A STRETTO CONTATTO CON I PROGETTISTI.”
ad Olbia. Non solo. Il gruppo è in forte espansione anche sui mercati internazionali, dopo l’apertura nel 2022 di un ufficio estero che ha portato a nuovi sviluppi commerciali in Grecia, Portogallo e Spagna e Israele. Sono attualmente in corso trattative con India e Canada.
“I nostri clienti sono privati e imprese che si occupano di una cantieristica evoluta, di tipo residenziale e di livello medio alto, e collaboriamo anche a stretto contatto con i progettisti,” continua Manuel Zanetti, “ai quali proponiamo una gamma di serramenti di qualità in legno, legno alluminio e pvc, una tipologia che ha avuto un’impennata negli ultimi anni. Quella che ci caratterizza è anche l’ attenzione all’ambiente , grazie all’utilizzo di materie prime a basso impatto ambientale, ecocompatibili e ecosostenibili.”
A questo proposito, l’azienda ha da poco ricevuto la Certificazione FSC e PEFC, che ha come
scopo la corretta gestione forestale e la tracciabilità dei prodotti derivati. Il logo di FSC e PEFC garantiscono che il prodotto è stato realizzato con materie prime derivanti da foreste correttamente gestite secondo i principi dei tre principali standard: gestione forestale, gestione sociale e catena di custodia.
L’altro pilastro che fa di Giemme un marchio di riferimento del settore è la costante ricerca e innovazione dei sistemi produttivi e del design, che sanno coniugare tradizione e alte prestazioni e che offrono al cliente italiano ed europeo una gamma di varianti capace di coprire le più diverse esigenze tecniche e stilistiche, grazie anche alla stretta collaborazione con estrusori di profili. “Oltre ai corsi di formazione che organizziamo per i professionisti del settore, abbiamo aperto a Treviso una specifica divisione dedicata a Ricerca e Sviluppo e all’analisi tecnica del prodotto,” continua Zanetti, “nella quale ci
occupiamo in modo costante di innovazione attraverso investimenti in tecnologia e design. Innovazione applicata non sono ai macchinari e alle strumentazioni, ma anche allo sviluppo delle competenze di nuove figure professionali, come ingegneri e architetti, entrate a far parte del nostro staff.”
Viale Bologna, 96 Forlì | T. 0543 704444 | www.giemme.net
A LATO, ROMANO, MAURO E MANUEL ZANETTI. IN QUESTA PAGINA ALCUNI DEI PROGETTI REALIZZATI DALL’AZIENDA.
DI COLORI
NICOLA
MONTALBINI DISEGNA LE CITTÀ INVISIBILI DEL RAVENNA FESTIVAL
E DI CITTÀ
DISEGNO
DI ANNA DE LUTIIS FOTO LIDIA BAGNARA
Il talento del giovane artista Nicola Montalbini, classe 1986, ha convinto i direttori artisti del Ravenna Festival che hanno deciso di usare le sue immagini, i suoi dipinti per illustrare il tema della XXXIV edizione: Le Città Invisibili, quelle descritte nel libro di Italo Calvino. Dopo aver frequentato il liceo artistico Nervi-Severini di Ravenna, si è iscritto all’Accademia di Belle Arti di Bologna dove si è diplomato in pittura nel 2013. Ha preso parte a numerose collettive, mentre dal 2011 sue personali sono state esposte a Palazzo Rasponi di Ravenna, Visioni di Città, e all’Associazione Culturale Artierranti di Bologna, Quando i Dinosauri erano Galline. Da segnalare anche nel 2017, la mostra Scatole, alla Darsena Pop Up di Ravenna. Sono sue anche due opere esposte in modo permanente all’Ospedale S. Maria delle Croci di Ravenna. Inoltre, è il primo classificato al Premio Opera CGIL di Ravenna nel
“DA BAMBINO ERO TIMIDO, QUINDI MI ISOLAVO NEL DISEGNO
DOVE MI SENTIVO A MIO AGIO, PROTETTO. ALL’ETÀ DI SEI ANNI HO COMINCIATO A NOTARE LA CITTÀ CHE
AVEVO INTORNO E A INNAMORARMI DEI MOSAICI, I CAMPANILI, I MATTONI.”
2013 e al Premio G.B. Salvi di Sassoferrato nel 2015. Tornando alle ‘città invisibili’ del festival di quest’anno, nell’opera di Montalbini ci imbattiamo nei monumenti più noti della città di Ravenna, isolati, coperti da uno strato di colore omogeneo che li nasconde e li rende individuabili solo dalla sagoma, dalle
linee architettoniche. Nicola è un giovane sicuro di sé, parla con piacere e disinvoltura, ma ha conservato un modo semplice di approcciarsi agli altri. “Disegno praticamente da quando sono nato,” racconta. “Sono rimasto folgorato dalle prime matite colorate ricevute in regalo, con le quali disegnavo di continuo.” Nicola può contare non solo sul suo talento ma anche sul suo carattere: idee ben precise che riesce a sviluppare anche con tecniche diverse. “Da bambino,” ricorda, “ero timido, non venivo accettato facilmente dai compagni, quindi mi isolavo nel disegno dove mi sentivo a mio agio, protetto. Come tutti i bambini imbrattavo i muri e all’asilo facevo i ritratti a tutti i miei compagni di classe. All’età di sei anni ho cominciato a notare la città che avevo intorno e a innamorarmi dei mosaici, i campanili, i mattoni. Costringevo mio nonno paterno ad accompagnarmi in giro per Ravenna e a fo-
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tografare ogni porta e angolino, tutto. E cercavo di scoprire dove erano finite le cento chiese che, si dice, erano una volta a Ravenna. Molte ormai invisibili.”
Oggi non riesce a immaginarsi senza una matita, un colore nelle mani. Se ha delle inquietudini le esprime e se ne libera attraverso il disegno. “Crearsi dei mondi paralleli può essere alienante oppure, come nel mio caso, un modo per uscire dalla solitudine. Per me disegnare è come respirare,” rivela. Conoscendo meglio
Nicola, ascoltando i suoi discorsi, ci si rende conto che, tornando alla realtà di tutti i giorni, riesce a dividere le sue giornate perché ha un’altra attività che occupa una parte del suo tempo: fa la guida turistica, in modo particolare lavora nella basilica di Sant’Apollinare in Classe Si esprime con passione evidenziando quello che lui ritiene più interessante per se stesso. Come e con che linguaggio conduce i turisti nelle visite? “Mi piace pensare che i turisti non vada-
no via solo con la visione dei mosaici, come quando si guarda una cartolina. Cerco di insegnare loro come considerarli. Parto spiegando che Ravenna è diversa da tutte le città culturali perché ha una sua storia particolare che ha visto momenti di grande isolamento ma anche momenti molto vivaci, una città che per la sua caratteristica paludosa e difficilmente raggiungibile era diventata Capitale dell’Impero Romano d’Occidente dal 402-4 al 476; poi del regno di Odoacre e dal 494 del regno ostrogoto. Insomma, i mosaici che loro vedono sono vivi perché rappresentano pezzi di una vita che si è svolta in questi luoghi, e per capire e gustare ogni monumento bisogna immedesimarsi nelle varie epoche che la città ha attraversato.” Come sarà, quest’anno, vedere i suoi disegni per illustrare programmi e locandine, in un numero infinito di copie? “Molto gratificante. Ero già stato contattato da tempo ma aspettavano il tema adatto al mio tipo di lavoro. Ed è arrivato con Le Città Invisibili di Calvino. Mi sono divertito a realizzare più di venti disegni. Per me il festival è una vetrina importante.” Nel poco tempo libero, ama leggere di tutto (tranne i romanzi), ascoltare la musica classica, specialmente Prokof’ev e rifugiarsi nella sua ‘tana’, la sua casa.
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DISEGNO
APERTURA, NICOLA MONTALBINI. IN QUESTE PAGINE, DUE ILLUSTRAZIONI REALIZZATE PER IL RAVENNA FESTIVAL.
Via della Lirica, 13 Ravenna | T. 0544 408842 | www.alduomoravenna.it @alduomopasticceria | @pasticceriaalduomo DOLCI MOMENTI PER OGNI OCCASIONE
ADVERTORIAL
STUDIO CAVALLUCCI
TRIOS 5 E IL FUTURO DELL’ODONTOIATRIA
TECNOLOGIE, FORMAZIONE E INNOVAZIONE: LO
STUDIO CAVALLUCCI GARANTISCE AI
SUOI PAZIENTI I PIÙ
ELEVATI STANDARD DI QUALITÀ E SICUREZZA IN OGNI TRATTAMENTO
GRAZIE AD UNO STAFF ALTAMENTE QUALIFICATO.
ty College of Dentristry CDE, ha affiancato ricerca e volontariato, dal Brasile alla Romania. Ancora oggi, oltre all’aver assunto il ruolo di tutor nel programma NYU Tutor Project in Italy della NYU College of Dentristry CDE Italian Graduate Association dal 2021, continua a frequentare corsi e congressi in ambito nazionale e internazionale.
La tecnologia è uno dei fiori all’occhiello di Studio Cavallucci a Ravenna che, dal 2010, è un punto di riferimento per l’odontoiatria e un riconosciuto centro di eccellenza per quanto riguarda l’implantologia e la chirurgia. A occuparsi di protesi e impianti è il titolare Lorenzo Cavallucci –specialista molto richiesto anche
in altri studi del territorio – che vanta una ricca esperienza sia nazionale che internazionale. Dopo la laurea in Odontoiatria e Protesi dentaria ha da subito scelto di proseguire la propria formazione con uno sguardo aperto al mondo. Al corso post laurea in Implantology and Oral Rehabilitation presso il New York Universi-
Entrando nello Studio, si nota subito quanto la tecnologia la faccia da padrone ovunque. Tutti e tre gli ambulatori hanno un trattamento d’aria privato e torrette filtranti, l’aria è sterilizzata tramite il sistema plasma freddo. L’acqua arriva filtrata, la luce è solare, la sala di sterilizzazione è modernissima e a vista. Presente in Studio una innovativa Tac dentale 3D che riduce al minimo l’esposizione del paziente e permette di avere il dettaglio tridimensionale della bocca. L’ultima novità, poi, si chiama Trios 5. “Si tratta di un dispositivo di ultima generazione capace di riprodurre per via digitale una perfetta mappa del cavo orale,” spiega il dottor Cavallucci. “Lo scopo è quello di sostituire del tutto i materiali da impronta, invasivi e alle volte con tempi di attesa lunghi, rendendo l’esperienza in poltrona più rapida e confortevole. L’evoluzione dell’impronta con Trios
TRIOS 5 È UN DISPOSITIVO DI ULTIMA GENERAZIONE CHE CONSENTE DI AVERE UNA SCANSIONE 3D IMMEDIATA DELLA BOCCA, SOSTITUENDO DEL TUTTO I MATERIALI DA IMPRONTA, INVASIVI E A VOLTE CON TEMPI DI ATTESA LUNGHI, RENDENDO L’ESPERIENZA IN POLTRONA PIÙ RAPIDA E CONFORTEVOLE.
5 è un salto tecnologico davvero importante, perché consente di avere una scansione 3D immediata della bocca, permettendo di realizzare, grazie a tecniche di progettazione digitale, ogni tipo di manufatto protesico od ortodontico. Inoltre consente di monitorare gli spostamenti e l’eventuale usura dei denti nel corso degli anni.” Un progresso importante per la sanità ravennate che, grazie a Studio Cavallucci, resta ai vertici della qualità nel settore dell’odontoiatria e si conferma un centro di eccellenza nazionale ed europeo. Osservando da vicino la scansione, sorprende quanto il nuovo strumento elimini del tutto gli aspetti scomodi delle impronte ‘vecchio stile’, riducendo a zero l’invasività dell’esame e assicurando nel contempo un risultato di ordini di grandezza più preciso. Un passo importante anche nella direzione dell’inclusività e dell’equità, visto che il dispositivo offre il massimo confort di raggiungibilità anche per chi avesse difficoltà motorie, in linea con quanto offerto nei centri di eccellenza odontoiatrica internazionale. “Quello nell’innovazione,” aggiunge il dottor Cavallucci, “è prima di
tutto un investimento formativo: una visione della professione che lega tutte le figure che collaborano con lo Studio e sulla cui formazione è stato appunto necessario un investimento importante, necessario e stimolante,” conclude con un cenno di sorriso. “Scoprire le nuove soluzioni e le nuove opportunità che è possibile offrire, sia in termini di comfort della pratica terapeutica, sia in termini di eccellenza dei risultati, è una soddisfazione personale ma prima di tutto un dovere sul piano professionale. Quasi una necessità implicita nella scelta di dedicarsi alla pratica medica.”
Lo studio dentistico Cavallucci si conferma come uno dei punti di riferimento a livello tecnologico nel territorio di Ravenna. L’utilizzo del Trios 5 rappresenta uno degli esempi di come l’innovazione tecnologica sia al centro della filosofia dello studio dentistico all’avanguardia. Grazie all’impegno del suo staff altamente qualificato e al costante investimento in tecnologie avanzate, lo Studio Cavallucci garantisce ai suoi pazienti i più elevati standard di qualità e sicurezza in ogni trattamento
Via Anastagi 19, Ravenna | T. 0544 38038 | www.studiocavallucci.com FB: @dentista.cavallucci.ravenna | IG: @studio_cavallucci C45/M0/Y20/K0 Pant. 324C C50/M35/Y30/K12 Pant. 430C Font: WINDSOR DTC
CASTIGLIONE
Passeggiando sugli argini del Savio a Castiglione, come in volo sul profilo dei tetti e dei campanili svettanti oltre la mole turrita di palazzo Grossi, si ha la plastica sensazione di quanto artificiale sia l’equilibrio idrogeologico costruito nel corso dei secoli nelle nostre pianure. Quello che normalmente veniva considerato un dato di fatto quasi scontato, è tornato drammaticamente d’attualità con la disastrosa alluvione di maggio. In quel caso, la grande barriera di terra ha tenuto duro, salvando il paese dalla furia delle acque. Purtroppo, non altrettanto si può dire per la sponda cervese più a valle, il cui cedimento ha provocato l’allagamento della campagna e delle saline, fino ai primi quartieri della città. Da questo episodio è risultata evidente anche un’altra realtà, e cioè quella del fiume come entità che, al contempo, divide e unisce. In un viaggio a ritroso di circa 2200 anni, possiamo immaginare i guerrieri baffuti calcare le nostre stesse orme sulla sponda ravennate, estremo avamposto del mondo celtico, e
su quella opposta fare capolino i pennacchi dei legionari. Per qualche decennio, infatti, la prima espansione dei romani nella pianura padana a partire da Rimini, testimoniata dall’imponente griglia della centuriazione ancora ben riconoscibile nella campagna cesenate da Pisignano e Cannuzzo in giù, trovò proprio qui un temporaneo limite. Forse nacque allora il carattere del Savio come il più importante confine interno della Romagna, così evidente, ad esempio, nella divaricazione fra le diverse inflessioni del dialetto, diviso nelle due varianti al di qua e al di là del fiume. Al tempo stesso, però, i tetti e i campanili delle due Castiglione, di Ravenna e di Cervia, ci dicono che una linea di divisione vuole anche un punto di contatto, e attorno ad esso due mondi relativamente diversi possono coagularsi in un’unica realtà. A differenza degli altri fiumi romagnoli – e a dispetto delle alluvioni – il Savio non ha sostanzialmente mutato il suo corso rispetto ai secoli dell’antichità. Di quell’epoca, però,
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LA STORIA DI UNA LOCALITÀ DIVISA FRA LE SPONDE DI UN FIUME
E IL SAVIO
DI ANDREA CASADIO FOTO MASSIMO FIORENTINI
abbiamo ben poche vestigia, al di là di qualche sporadico affioramento archeologico. Per avere la prima attestazione dell’esistenza di un centro abitato, dobbiamo varcare abbondantemente la soglia dell’anno Mille, fino al 1108, anche se non è chiaro a quale lato del fiume tale testimonianza faccia riferimento. Lo stesso toponimo indicava infatti già allora un’unica località divisa fra le due sponde.
Su quella ravennate, nel XII secolo esisteva la chiesa di S. Giovanni in Castillione, mentre due mulini e un guado erano sotto il controllo del maggiore possidente della zona, la casata ravennate degli Onesti, sostituita poi,
nel corso del Trecento, dai Polentani. Proprio a questo periodo (la prima attestazione è del 1288) risale il manufatto più antico oggi esistente nella località, la torre detta appunto “polentana”, accanto alla quale fu costruita dai Lovatelli, probabilmente nel XVII secolo, la villa gentilizia passata poi nelle mani di diversi proprietari.
Più a valle, un punto focale del territorio castiglionese era il passo di S. Gervasio, all’incirca nel sito dell’odierna Savio, dove un ponte esisteva già nel Medioevo. Qui un ‘ospizio’ accoglieva i pellegrini romei che attraversavano il fiume percorrendo la Car-
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IN ALTO, L’ICONICO PALAZZO GROSSI, EDIFICATO A METÀ DEL CINQUECENTO.
rara Ravignana, la strada costiera che era il corrispondente dell’odierna statale. In questa zona ormai a ridosso della costa il paesaggio si faceva via via più selvaggio, in un ambiente di boschi e paludi sul quale esercitavano il loro controllo alcune delle grandi abbazie ravennati. Appunto da gazo (bosco) trae probabilmente il nome la località della Ragazzena, la grande tenuta a sud del fiume di proprietà del monastero di Classe. Oggi il palazzo e la cappella annessa sopravvivono in suggestivo e malinconico abbandono, nel solitario panorama della ‘larga’ a ridosso dell’argine. Sull’altra sponda, più verso il mare, si estendeva invece la pineta del monastero di S. Giovanni Evangelista, in pratica la propaggine meridionale di quella di Classe: sfortunatamente però, a differenza di quest’ultima, destinata a non sopravvivere all’accetta della frenesia ‘bonificatoria’ della
fine del XIX secolo.
Risalendo a monte, c’erano invece zone in cui la presenza umana era ben più antica e consistente, come Mensa o Cannuzzo: località, questa, pure divisa in due dal fiume, e la cui parte ravennate prese la denominazione di Matellica quando, alla fine del Medioevo, ne assunse il feudo la casata padrona dell’omonima città marchigiana. Passata in seguito a diverse famiglie principesche (gli Aldobrandini, i Doria-Pamphili), Matellica era caratterizzata soprattutto dalla presenza di un importante mulino e del ponte sul Savio, teatro di feroci combattimenti fra murattiani e austriaci nel 1815.
Sospesa fra la zona selvaggia a nord-est e quella agricola a sud-ovest, per molti secoli l’attuale Castiglione, ravennate o cervese che fosse, restò una località semi-spopolata. Ne è prova il fatto che sul lato cervese non
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TERRITORIO
LA VERA PRESENZA ICONICA DI CASTIGLIONE DI RAVENNA È PALAZZO
GROSSI, LA VILLAFORTEZZA DALLA
MOLE IMPONENTE EDIFICATA
DALL’OMONIMA
FAMIGLIA RAVENNATE ALLA METÀ DEL CINQUECENTO.
vi sia notizia di un edificio di culto prima del Cinquecento, quando probabilmente fu edificata la chiesa di S. Antonio Abate, poi ricostruita nel sito attuale all’inizio del secolo scorso. Sul lato ravennate, come abbiamo visto, un oratorio dedicato a san Giovanni esisteva già in epoca medievale: non sappiamo però che rapporto intercorra fra questo e il tempio consacrato a san Pantaleone, che compare solo dal 1411, a sua volta ricostruito all’inizio dell’Ottocento.
La vera presenza iconica di Castiglione di Ravenna è però palazzo Grossi, la villa-fortezza edificata dall’omonima famiglia ravennate alla metà del Cinquecento. La sua mole imponente ricorda i tempi in cui le residenze signorili avevano ancora un aspetto militaresco, prima di ingentilirsi in forme più consone allo stile di vita di un’aristocrazia ormai ‘civilizzata’. Di queste c’è un esempio, quasi a contraltare della sponda ravennate, su quella cervese nel settecentesco palazzo Guazzi. Ma a fare da contrappunto a palazzo Grossi, a pochi metri di distanza, sorge anche l’altrettanto maestosa presenza dei magazzini del tabacco, testimonianza di un’epoca in cui le delizie delle villeggiature aristocratiche erano state sostituite dalla modernità dell’agricoltura industriale. Fu allora, alla fine dell’Ottocento, che l’irruzione sulla scena delle masse popolari, dei mezzadri repubblicani e dei braccianti anarchici e socialisti, conferì a questa borgata una particolare natura socio-politica, del resto comune a gran parte della Romagna. Echi di una storia a sua volta ormai chiusa insieme al Novecento, e che ha avuto come testimoni almeno due nomi che è doveroso ricordare: Tolmino Baldassari, il poeta bracciante, e Umberto Foschi, alla cui memoria è dedicata l’associazione culturale che ne perpetua l’opera indefessa nello studio della storia e del folklore romagnolo.
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LA CATENA DI PROFUMERIE
RAVENNATE
FONDATA NEL 1953
HA FESTEGGIATO
IL SUCCESSO
DELL’ATTIVITÀ: TRE
GENERAZIONI, VENTI PUNTI VENDITA E UN NUOVO, GRANDE PROGETTO DI ESPANSIONE.
ADVERTORIAL SABBIONI
UNA STORIA LUNGA 70 ANNI
Una storia lunga settant’anni è quella della catena di profumerie Sabbioni, fondata nel 1953. Un traguardo aziendale importante che è stato celebrato con una grande festa, nella serata dello scorso 27 aprile al Mercato Coperto di Ravenna, insieme a dipendenti, fornitori e stampa. Non a caso, come titolo dell’evento è stato scelto Sabbioni 70, e come leit motiv il rapporto tra passato e futuro, alternando momenti nostalgici, fra aneddoti e ricordi, e momenti carichi di entusiasmo per il futuro pieno di progetti e novità. A fare gli onori di casa con grande orgoglio, durante la serata di gala, il direttore Maurizio Sabbioni, insieme alla sorella Maria Rosa Sabbioni, che
hanno accolto tutti gli invitati. Il lungo percorso inizia negli anni Cinquanta quando Loredana Pagani spinge il marito, Enrico Sabbioni, a iniziare l’attività di venditore ambulante di prodotti professionali per barbieri, parrucchieri ed estetiste. Visitano i loro clienti in tutta la Provincia di Ravenna e in quella di Forlì a bordo di una Fiat 1100 e di una vecchia Topolino, rielaborata internamente con cassetti e scomparti per ordinare e presentare spazzole, bigodini e altri prodotti. Nel 1958 aprono il primo negozio in via Guidone a Ravenna. A gestirlo fino al 1990 è Loredana, prima come Profumeria La Rosa e poi con l’insegna Profumerie Sabbioni, che da allora identifica
tutti i punti vendita dell’azienda. Sino alla fine degli anni Novanta, rimane l’unico negozio della catena insieme a quello di via Faentina.
Un tassello fondamentale è l’ingresso in azienda, nel 1982, del figlio Maurizio Sabbioni, fresco di studi e pieno d’entusiasmo, ad affiancare Maria Rosa, che già da anni lavorava con i genitori. A lui si deve la vera e propria espansione sul territorio nel corso degli anni Novanta. Un’apertura strategica è quella del negozio nel centro storico di Ravenna, in via IV Novembre. Poi ne sono seguite altre, una dietro l’altra. Oggi la catena conta 20 punti vendita in Emilia-Romagna, dalle grandi città ai piccoli centri, dai
L’ATTIVITÀ È STATA AVVIATA DA ENRICO SABBIONI E DALLA MOGLIE LOREDANA
PAGANI E POI PORTATA
AVANTI DA MAURIZIO E MARIA ROSA SABBIONI, LA SECONDA GENERAZIONE. DAL 2021 ENTRANO IN AZIENDA MATTEO
SABBIONI E GIULIA ZOLI, LA TERZA.
centri storici ai centri commerciali, dalle località turistiche di mare ai nuovi modelli di outlet, sempre con un solo obiettivo: offrire il miglior servizio possibile alla clientela in termini di qualità, professionalità e cortesia. Nei prossimi anni, sono in programma altri nuove aperture.
Un’altra tappa importante è nel 2012, con l’avvio dell’ e-commerce che segna l’inizio di una nuova era, culminata nel 2021 con l’inaugurazione della nuova sede direzionale e del nuovo polo logistico. E sempre due anni fa, da segnalare l’entrata in azienda della terza generazione con Matteo Sabbioni e Giulia Zoli , destinati a continuare l’attività e a portare avanti i già numerosi progetti in corso.
Nei prossimi cinque anni è attesa una crescita aziendale di rilievo grazie al processo di rinnovamento strategico e di espansione iniziato nel 2020. Il progetto di estensione commerciale, con l’apertura di nuovi negozi e rinnovamento del layout, è stato presentato proprio nel corso della serata. Sviluppo della rete logistica e della sede direzionale, re-branding e nuove assunzioni, sono solo alcune delle aree su cui l’azienda ravennate sta operando. Nei negozi del gruppo stanno arrivando nuovi brand a rinnova-
re l’offerta e l’assortimento, con l’obiettivo di conquistare fasce di clientela sempre più eterogenee, che vogliono trovare nei marchi che acquistano tutte le caratteristiche che desiderano. Un salto nel futuro senza mai dimenticare le origini e l’attenzione alle persone, tassello cardine della filosofia aziendale di Sabbioni, che vanta un bassissimo turnover del personale, con dipendenti che
lavorano per l’azienda da più di trent’anni.
“Ringraziamo tutti i dipendenti che in questi settant’anni di attività sono rimasti al fianco dell’azienda, i clienti che ogni giorno scelgono l’insegna per i loro acquisti e i fornitori che continuano a porre fiducia nel consolidato rapporto commerciale,” concludono con emozione Maurizio e Maria Rosa Sabbioni.
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Via Monsignor Giuseppe Fabbri, 7 Ravenna (RA) | T. 0544 460461 | www.sabbioni.it
A LATO, LA FAMIGLIA SABBIONI E GIULIA ZOLI. IN ALTO, ENRICO SABBIONI E LOREDANA PAGANI, FONDATORI DELL’AZIENDA, E A DESTRA MAURIZIO SABBIONI INSIEME ALLA MAMMA NEL NEGOZIO STORICO DI VIA GUIDONE. SOTTO, MARIA ROSA E MAURIZIO SABBIONI, DIRETTORE GENERALE.
VISIONI
LE FOTO DI ISACCO EMILIANI DALLA ROMAGNA ALL’ESTREMO ARTICO
DI NATURA
Isacco Emiliani nasce a Faenza, classe 1991, e a soli 32 anni ha ben chiara la sua strada, quella della fotografia legata all’ambiente e alla natura. Intervistato anche negli Studi Rai da Geo e dall’Arca di Noè per i suoi progetti fotografici, ha portato al grande pubblico la sua passione ma soprattutto la sua visione e il rispetto per l’ambiente. L’esplorazione, con la sua macchina fotografica, ha lo scopo di raccontare il mondo e la natura attraverso il suo sguardo. Uno sguardo ricco di amore per la terra, per le tradizioni e con il fine alto di porre l’attenzione su quanto ci dà il nostro pianeta e quanto possiamo fare noi per proteggerlo e prendercene cura. I suoi lavori sono un vero e proprio viaggio, partito da casa nostra, la Romagna, dalle nostre colline faentine, fino ad arrivare all’estremo Artico. In mezzo ai boschi prima e in distese di neve e ghiaccio poi, per riportare noi fruitori al contatto con la madre terra.
NEL LIBRO OTTANTUNO, IN SERIE LIMITATA DI 501 COPIE, EMILIANI HA FOTOGRAFATO PIÙ DI 100 ALBERI IN PIÙ DI 150 USCITE NOTTURNE CON IL NONNO, PER AVERE UNA CHIAVE DI LETTURA
PIÙ SUGGESTIVA E POETICA DEI LUOGHI.
Com’è nata la sua passione per la fotografia e per la natura?
“Tra i banchi della scuola superiore, frequentando l’indirizzo Grafico pubblicitario, per caso. Un progetto scolastico mi ha poi portato a esplorare lo spazio attorno a casa, poi mio nonno mi ha regalato una vecchia macchina fotografica. Per me, che sono cresciuto in campagna, la
natura fa parte della vita. Il contatto quotidiano ha aumentato la curiosità e mi ha portato poi a esplorare e a scoprire il mondo fuori.”
Che cos’è per lei la fotografia?
“È un mezzo con il quale cerco di rappresentare la mia visione, con cui cerco di raccontare le cose che mi stanno a cuore e che mi piacciono. È il mezzo che mi permette di veicolare un messaggio e arrivare alle persone.”
Può raccontare come è nato il suo primo progetto personale sugli alberi?
“È nato nel 2015, andando di notte in mezzo ai boschi con mio nonno a fotografare gli alberi. I nostri ‘giri’ sono cominciati grazie ai racconti del nonno su alcuni alberi iconici della nostra terra, ispirati al libro 80 alberi da salvare di Valido Capodarca sulla Romagna. Abbiamo seguito il censimento del libro, seguendo coordinate e anche perdendoci, a volte. Perché la notte? Perché avevamo la sensazione che la fo-
42 FOTOGRAFIA
DI SERENA ONOFRI FOTO ISACCO EMILIANI
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tografia notturna ci svelasse una chiave più suggestiva e poetica del luogo e anche perché era l’unico momento che avevamo libero da altri impegni. Il progetto col tempo è diventato più corposo, grazie alla partecipazione di enti locali come il Parco Nazionale delle Foreste Casentinesi che mi ha aiutato a trovare altri alberi, anche in zone aperte solo per fare ricerca. Avrò fotografato più di 100 alberi, in più di 150 uscite notturne, per il libro Ottantuno, in serie limitata di 501
copie. Questo progetto è stato esposto quest’anno al 104 Paris al Circulation di Parigi.”
Il lavoro successivo è Artic Vision: di cosa si tratta?
“In realtà, il progetto è ancora aperto. Sono partito nel marzo 2016, come tutti, per vedere e fotografare l’aurora boreale in Islanda. Sono rimasto folgorato dalle luci particolari, molto affascinanti, che si riflettono sulla neve, con una poetica incredibile. L’Artico mi incuriosiva per il luogo in sé, minacciato dal punto di vista ambientale e umano.
Sono stato in Finlandia, in Norvegia, in Alaska ospitato da una famiglia Inuit, un’esperienza incredibile! Così, ho avuto modo di osservare la relazione tra elementi umani e naturali in una condizione estremamente differente dalla nostra. Nel 2020, sono andato alle isole Svalbard e ora sono appena rientrato dalla Groenlandia dove, per via del maltempo, mi sono trovato bloccato in un villaggio a nord per sei giorni in cui ho però trovato un’accoglienza unica dalla gente del posto.”
Cos’ha scoperto attraverso queste esperienze?
“La mia è una fotografia consapevole, con un punto di vista etico riguardo alla natura. Grazie a questi progetti ho imparato a trasmettere il rispetto per il nostro ambiente facendo fotografia con consapevolezza e con uno scopo.”
Ha all’attivo workshop con scuole, enti e onlus. Cosa piace particolarmente ai partecipanti?
“I workshop li organizzo principalmente insieme a Matteo Luciani, biologo, ecobiologo e fotografo, autore di libri. Abbiamo un approccio e una visione davvero simile sul mondo. Le persone sono molto interessate al tema e vedo tantissima attenzione soprattutto da parte dei giovani.”
Progetti futuri? Sta lavorando a qualcosa di nuovo?
“Per 3BMeteo tornerò in Groenlandia per un documentario che racconterà l’ambiente e i cambiamenti climatici.”
Consigli per i giovani che desiderano intraprendere un percorso come il suo?
“La cosa più importante secondo me è riuscire a fare una fotografia sincera, cioè qualcosa in cui si crede veramente.”
IN APERTURA, IL FOTOGRAFO ISACCO EMILIANI. IN ALTO, UNA FOTO DEL PROGETTO ARTIC VISION E, SOTTO, LO SCATTO DI UN ALBERO PER IL LIBRO OTTANTUNO
L’ARREDO PROGETTATO A MISURA
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LA FORZA DI
LA BRILLANTE CARRIERA DEL LOTTATORE RAVENNATE DOMENICO PICCININI
UN CAMPIONE
A ottobre proverà a suonare l’ottava meraviglia, cioè l’ottavo oro nei Mondiali Master, ma intanto comincia a pensare a cosa farà da grande. Sì, perché Domenico Piccinini, lottatore ravennate forgiato nella grande scuola dei Portuali, alla fine del prossimo anno, alle soglie dei 60 anni, sarà costretto a interrompere l’attività agonistica per i limiti d’età imposti dalla Federazione.
“Mi piace ancora tanto gareggiare,” ammette Domenico, “e mi sento ancora atleta a tutti gli effetti. Molto probabilmente rimarrò nell’ambiente: con quale veste lo valuterò quando arriverà quel momento, ma difficilmente con il ruolo di coach.”
Un ambiente, come spesso succede nelle storie sportive dei grandi campioni, scoperto per caso dopo avere prima provato altri sport. Piccinini non sfugge a questa regola. “Giocavo a calcio poi a un certo punto, vedendo le mie caratteristiche, mi suggerirono di provare la lotta. Andai ai
“LA LOTTA NON È SOLO ESPRESSIONE DI FORZA FISICA, QUELLA INCIDE AL 30%. LA LOTTA È ESTRO, DINAMISMO, COORDINAZIONE, TECNICA, MA È ANCHE ESPRESSIONE
DI UNO SPIRITO DI GRUPPO, DI CAPACITÀ DI RELAZIONARSI, DI CONDIVISIONE DEL SACRIFICIO.”
Portuali dove trovai il maestro Carlo Bezzi, un secondo padre. Per me, ma non solo per me.” Era il 1976 e mai consiglio fu più giusto. L’anno dopo, a 13 anni, Piccinini vince subito i Giochi della Gioventù, i campionati italiani Esordienti e i campionati italiani Juniores, contro avversa-
ri più grandi di età. Nel 1980 arriva la prima convocazione con la nazionale: “Ottenni subito il quinto posto nel mondiale Cadetti di Stoccolma,” ricorda, bissato dal sesto posto a Colorado Springs nel 1982 nella categoria Juniores. E intanto in patria stava già scalando le vette della specialità: da Senior inanella cinque titoli italiani campionati assoluti e sei trionfi in Coppa Italia. C’è un’autostrada spianata per le Olimpiadi. Piccinini lo sa e la percorre. Non va a destinazione ma nemmeno deraglia. “Stavo lavorando perché già allora come adesso la lotta non era certo uno sport ricco,” spiega, “e per tentare la scalata alle Olimpiadi di Barcellona mi licenziai e mi dedicai interamente alla lotta. In Italia vincevo nella categoria 74 kg, nelle competizioni internazionali ero obbligato a scendere nella 68. Passai un intero anno ad allenarmi per le Olimpiadi poi qualcosa andò storto e non fui convoca-
46 SPORT
DI MASSIMO MONTANARI FOTO MASSIMO FIORENTINI
to. La reazione più immediata alla frustrazione che provavo fu quella di passare all’attività Master.” Sempre con i Portuali, dopo una parentesi di 5 anni con il Gruppo Sportivo della Forestale, corpo per il quale lavora tuttora. Scrivendo altre gloriose pagine di storia di questo sport, dal momento che è sempre salito sul podio in tutte le edizioni
dei campionati mondiali master, nelle varie fasce anagrafiche, sempre nella 70 kg: nell’ottobre scorso in Bulgaria ha vinto la settima medaglia d’oro. “Non ci sono segreti particolari,” spiega Piccinini, “e potrei dire le stesse cose che direbbe uno sportivo ad alto livello. Diciamo che essere Master costringe a tenere sempre il motore caldo, la mac-
china ben oliata e il telaio ben controllato perché entrambe le specialità della lotta richiedono un’adeguata preparazione, che adesso si è anche esasperata. La greco-romana è più muscolare e dinamica. Non puoi toccare le gambe dell’avversario, le tecniche e i colpi di esecuzione sono diversi, più di grande ampiezza, e l’impostazione è più alta. Nella libera fai presa sulle gambe e puoi prendere tutte le parti del corpo nel rispetto delle regole, ma cambiano tutta l’impostazione e le tecniche. Tuttavia non si deve pensare che la lotta sia solo espressione di forza fisica, quella incide al 30%. La lotta è estro, dinamismo, coordinazione, tecnica, ma è anche espressione di uno spirito di gruppo, di capacità di relazionarsi, di condivisione del sacrificio.”
Loutraki in Grecia (nelle vicinanze di Corinto), a ottobre, per il Mondiale – “Lì ho già vinto nel 2021,” ricorda – e una gara Master in Polonia nel calen-
47 IN
ALTO, IL LOTTATORE RAVENNATE DOMENICO PICCININI.
dario agonistico del 2023, poi sguardo al 2024, con un pensiero amaro che affiora. “Il prossimo anno sarò costretto a smettere e questo mi dispiace. Non entro nel merito della decisione della Federazione internazionale, peraltro dettata sia dalla tragedia della morte di un lottatore americano sia dalla necessità di fermare la tendenza di alcuni a prendere scorciatoie non lecite per allungarsi la carriera. Però non capisco per quale motivo se un quarantenne è più forte e competitivo di un ventenne non debba vincere. Io sono per dare spazio ai giovani, ma la gloria se la devono guadagnare.”
E a proposito di giovani, l’erede designato di Piccinini i Portuali ce l’hanno già in casa: è Leon Rivalta. “Farà una bella carriera,” assicura Piccinini, “perché lo vedo molto motivato e ha grandi capacità tecniche e doti fisiche. Ha vinto gli Assoluti da diciannovenne bruciando le tappe. Ed è un aspetto da non trascurare. Oggi la lotta continua a essere uno sport minore e poco attrattivo per i ragazzi. È uno sport di
grande fatica e molti mollano. Quando arrivi a 19 anni o sei già nel giro della nazionale o tesserato per un centro sportivo, oppure fai fatica e se cominci a conciliarlo con il lavoro diventa più difficile. Se non vogliamo disperdere un patrimonio di agonisti e di potenziali talenti sarebbe ne-
cessario un cambio di passo nelle politiche sportive e di promozione perché comunque la lotta è una disciplina molto bella. In Italia ci sono piccole realtà puntiformi che vanno avanti con appassionati, autofinanziandosi, e che hanno creato un sistema lotta che funziona.”
48 IN ALTO, LA VITTORIA DI PICCININI ALL’ULTIMO MONDIALE IN BULGARIA. A LATO, LA SFIDA CONTRO L’AMERICANO HORTON IN BULGARIA NEL 2017. SPORT
PER UN SOFFIO HA MANCATO LE OLIMPIADI DI BARCELLONA, MA DA ALLORA SI È DEDICATO ALL’ATTIVITÀ MASTER DOVE IL PROSSIMO OTTOBRE CERCHERÀ DI VINCERE L’OTTAVO ORO AI MONDIALI. PRIMA DELLO STOP PER LIMITI D’ETÀ.
ADVERTORIAL FISIOLIFE PLANET FISIOTERAPIA MODERNA
Professionalità, unicità di metodo e disponibilità, per offrire ai pazienti una risposta veloce e di qualità. Sono questi i punti di forza dello staff di FisioLife Planet a Ravenna che è riuscito a diventare, nel corso degli anni, un punto di riferimento. Tanto che, per far fronte alle sempre più numerose richieste, si è reso necessario
aprire un secondo ambulatorio riabilitativo e fisioterapico oltre a quello con sede in via Canalazzo 67 (all’interno di Life Planet). E così, lo scorso settembre, ha preso il via anche questa nuova attività al centro medico polispecialistico Olympus di via Lago di Como 25, sempre a Ravenna. Fondatore di FisioLife Planet è
Damiano Buzzi con una lunga esperienza alle spalle, a cui nel tempo si è affiancato il giovane socio Marco Bellanti e altri due collaboratori, Giacomo Bertoni e Filippo Testi. “La passione per questa professione, come spesso capita, è legata a quella per lo sport,” ricorda Buzzi. “Giocavo a calcio e un brutto giorno mi
DAMIANO BUZZI E MARCO BELLANTI SONO I TITOLARI DI DUE AMBULATORI RIABILITATIVI E FISIOTERAPICI IN CUI, CON PROFESSIONALITÀ
E METODO, AIUTANO I PAZIENTI NEL PROPRIO CAMMINO VERSO IL BENESSERE.
sono infortunato. Così, per la prima volta, sono venuto in contatto diretto con la figura del fisioterapista e ne sono rimasto affascinato. Successivamente, sono riuscito a superare il test di ingresso e a laurearmi in Fisioterapia. Avevo trovato la mia strada. Con i pazienti, nel tempo, si è creato un rapporto di fiducia e amicizia. Nei nostri ambulatori si respira un’atmosfera familiare e la più grande soddisfazione è vedere i pazienti migliorare. Provo ancora, dopo anni, una forte emozione vedere i pazienti felici dopo il recupero. Quasi increduli di tornare a fare una vita normale. Ancora capaci di lavorare o a svolgere lo sport sempre praticato. Molti temono, soprattutto dopo un infortunio o un trauma, di non tornare più come prima. Non è scontato far tornare una persona a camminare, lavorare o scrivere.”
Il legame con il paziente si consolida e, molti di loro, tornano per
proseguire il proprio cammino verso il benessere. Da FisioLife Planet, tutte le persone hanno sempre una risposta in tempi brevi grazie alla disponibilità immediata, senza lunghe liste d’attesa . Che sia uno sportivo professionista o amatoriale, un giovane o una persona adulta, tutti hanno la possibilità di iniziare un percorso terapeutico e riabilitativo, in ambito ortopedico, neurologico e reumatologico.
“Tra di noi siamo perfettamente intercambiabili perché siamo una squadra in grado di offrire lo stesso trattamento,” precisa con orgoglio Buzzi. “Quindi il cliente non ha sorprese, sa sempre cosa aspettarsi. Il metodo è quello che ho impartito io ai ragazzi, un po’ come farebbe un pittore o un musicista verso i propri allievi, in modo da poter affrontare le differenti patologie con la stessa impronta che abbiamo affinato insieme.”
FisioLife Planet dispone inoltre di terapie strumentali di ogni tipo . L’obiettivo è infatti quello di trattare un po’ tutto, dalla traumatologia alla chirurgia protesica o articolare, cartilaginea, ivi compresi i dolori muscolari e
tendinei. Il piano di trattamento è sempre stabilito in stretta collaborazione con i medici. Nella sede di via Canalazzo, dove il direttore sanitario è il medico cardiologo Giancarlo Bellanti , sono ormai consolidate le collaborazioni con l’ortopedico Alessandro Mazzotta delI’Istituto Ortopedico Rizzoli di Bologna per la giusta diagnosi, con l’ecografista muscolo-scheletrico Luca Tangerini per vedere qual è lo stato di salute del muscolo o del tendine e capire come agire, e con la nutrizionista Sara Piazza che può offrire utili indicazioni per piani alimentare adatti a chi ha bisogno di dimagrire o di riacquistare massa muscolare. Anche al Centro Olympus, dove lavora un ricco staff di medici delle varie discipline, fra cui la reumatologia, i fisioterapisti sono seguiti passo a passo. Così concepita, la fisioterapia aiuta davvero tante persone a sentirsi meglio.
Ravenna | Via Canalazzo, 67 | T. 0544 184 7604 | www.fisioterapiaravenna.com
NELLA FOTO, AL CENTRO, I TITOLARI MARCO BELLANTI E DAMIANO BUZZI INSIEME ALLO STAFF DI FISIOLIFE PLANET.
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DAL DESIGN
GUIDO VENTURINI, PADRE DELL’ICONICO VASSOIO DI ALESSI
ALLA PITTURA
Succede spesso che coloro che si sono allontanati per esigenze di lavoro dal luogo dove sono cresciuti e hanno avuto le prime esperienze, avvertano il richiamo della lingua madre, del dialetto che esprime intimamente il genius loci di origine con tutte le implicazioni simboliche, musicali, coloristiche e sentimentali, e decidano di ritornare a casa. Guido Venturini, dopo aver vissuto a lungo a Firenze e a Milano, attratto dall’amore è ritornato ad Alfonsine nella bella casa in campagna dove era nato nel 1957. Alla conclusione delle scuole medie avrebbe scelto il conservatorio o il Liceo artistico ma, sconsigliato dal padre, finisce al Liceo scientifico di Ravenna, di cui non ha ricordi significativi. In quel periodo suona la chitarra nella SS16, band di rock progressivo, passerà poi al jazz che rimane il suo grande amore. Incuriosito da un amico che disegnava di notte, decide di andare a Firenze a studiare ar-
INTRODUCE CON FORZA LA DECORAZIONE NEL DESIGN MODERNO. I SUOI OGGETTI DI DESIGN SONO OGGI NEI PIÙ IMPORTANTI MUSEI AL MONDO. TORNATO AD ALFONSINE NEL 2010, SI DEDICA ALLA PITTURA.
chitettura. Si laurea con Remo Buti, architetto e designer radicale, che aveva attirato i giovani più svegli e dotati, interessati al design. Insieme a Stefano Giovannoni fonda il gruppo Kink-Kong, “scienziati dell’immagine e teorici della marmellata”, attivo nel campo della moda e del design. Disegnano oggetti “utili, inutili, fantastici,
fantasmagorici” in cui l’aspetto comunicativo è più importante della funzione. Una svolta avviene quando nel 1989 Alessandro Mendini li presenta ad Alberto Alessi a Milano. L’imprenditore della Fabbrica dei Sogni chiede loro di disegnare un vassoio: nasce il Girotondo con il famoso motivo dell’omino traforato Declinato poi in mille modi, introduce con forza la decorazione nel design moderno, fino ad allora quasi assente a parte pochi esempi, come l’uccellino di Michael Graves, o lo spremiagrumi che sembrava un ragno di Philippe Starck. Separatosi da Giovannoni, Guido continua a progettare oggetti di design. Tra i più noti Gino Zucchino, la zuccheriera con il sorriso stralunato, totalmente in plastica, e il Firerbird, l’uccello di fuoco, provocatorio accendino ad arco elettrico, il cui disegno è quasi uno sberleffo come i graffiti che si vedono spesso sui banchi di scuola. Realizzato in resina ter-
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ARTE
DI ALDO SAVINI FOTO LIDIA BAGNARA
A VOLTE UTILIZZA
UNA SAGOMA, CHE CONSENTE DI RIPRODURRE LO STESSO SOGGETTO VARIANDO
I COLORI, IN SINTONIA CON LA POP ART. ALTRE VOLTE AFFRONTA LA TELA SEGUENDO L’ISTINTO IN SILENZIOSA CONTEMPLAZIONE.
moplastica colorata, ora anche in versione golden, si presta per accendere fornelli, candele, incensi e sigarette, ma anche come scultura domestica, oggetto da regalo che gioca sull’allusione garbata per la forma fallica, simbolo di fertilità ed energia. Per la forte carica iconica dei suoi oggetti Venturini è considerato da Alessi un esploratore della zona d’ombra con un marcato approccio artistico. Alcuni suoi oggetti sono, in esposizione o in vendita, in importanti musei come il Brooklyn Design Museum, l’Institute of Contemporary Art di Boston o il MOMA di New York. La sua passione per la musica e l’esperienza ventennale nel progetto di esposizioni, lo portano ad essere tra i primi a Milano a organizzare eventi che utilizzano i grandi spazi indu-
striali dismessi per ospitare arte musica e design, attirando migliaia di visitatori. Negli ultimi anni milanesi avverte l’esigenza del disegno, per cinque anni frequenta l’Accademia di Brera, esperienza che anticipa il ritorno nel 2010 ad Alfonsine, dove il silenzio avrebbe consentito di dipingere liberamente: ha inizio così la stagione della pittura. Ricorda il professore che gli diceva “non disegnare i fiori, ma l’odore dei fiori.” I soggetti preferiti, dopo il Cristo e gli alberi, da lui chiamati Axis Mundi, sono gli animali, dei quali intende esprimere l’energia che li caratterizza. A volte utilizza una sagoma, disegnata con grande precisione, che consente di riprodurre lo stesso soggetto variando i colori, in sintonia con la serialità della Pop Art. A volte affronta
liberamente la tela seguendo l’istinto in silenziosa contemplazione dell’animale che nasce, vicino alla Transavanguardia per la figurazione e all’Espressionismo tedesco per la libertà del colore. Per approfondire l’uso del colore ha seguito dei corsi di pittura all’Accademia Aldo Bargero, scuola antroposofica che prepara gli insegnanti delle scuole Waldorf, seguendo il metodo visionario introdotto da Rudolf Steiner, dove si impara a non controllare la forma, che nasce da una danza di movimenti con l’acquerello su un foglio pre-bagnato, generando intrecci e sfumature che esaltano la spiritualità della luce. La luce e il mistero del vivente sono in fondo un filo che collega i diversi periodi della pittura e della vita di Guido Venturini, una continua ricerca.
ARTE
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ph Lidia Bagnara
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“Scegli di vivere in un ambiente sicuro, sano e confortevole.” È la sintesi della filosofia aziendale di Albero Casa, la società ravennate nata nel 2012 dalla passione di tre giovani e dinamici professionisti, attratti dalle prestazioni delle costruzioni in legno ad alta efficienza energetica. Ecosostenibilità, risparmio, sicurezza, tempi di realizzazione certi sono i valori portanti della società che persegue la sostenibilità ambientale e
guarda con responsabilità verso il futuro: ma non lo fa da sola. Prova ne sia la positiva esperienza di Darsena 4.0, un intervento di ristrutturazione edilizia con demolizione, ricostruzione e ampliamento di un edificio adibito a ex-capannone artigianale in disuso su via Trieste, che ha dato vita a 10 unità abitative in legno in classe energetica A4. Un nuovo modo di lavorare è alla base del progetto realizzato da un pool di
professionisti del territorio capaci di mettere competenza e professionalità a disposizione del cliente finale, in termini di assistenza e consulenza. Una squadra che ha visto al lavoro Albero Casa per la parte strutturale in legno; Nuovo Studio a garanzia della qualità architettonica; le imprese Nuova Francesconi e Mbt per gli impianti; e infine per la commercializzazione è stata affidata al Gruppo Savorani, tutti riuniti in una società nata ad hoc. Uno schema che annulla la figura del general contractor e le relative spese che solitamente ricadono anche sull’acquirente finale e lascia spazio all’innovazione proponendo realizzazioni dall’immediato successo.
Le unità di Darsena 4.0 hanno beneficiato dello sconto in fattura derivante dal Super Bonus relativo alla vendita di case antisismiche con 96.000 euro di detrazioni fiscali (al 110%) con consegna entro il 30 giugno 2022. Un’esperienza che Nuovo Studio descrive così: “Tra noi c’è il massimo rispetto, abbiamo riscosso la piena fiducia da parte del pool e questo ci ha permesso di operare con la massima libertà nell’ideazione del progetto, opportunità mai scontata con la committenza tradizionale. In seguito, il progetto è stato ottimizzato dal punto di vista tecnico. In queste particolari condizioni è nata l’idea delle case patio, un progetto coraggioso, che risponde a un’esigenza precisa nata con
E LA TEMPERATURA È MANTENUTA
DALL’INVOLUCRO STESSO. CONDIZIONI CHE GARANTISCONO CONSUMI RIDOTTI, ZERO UMIDITÀ E ZERO ESCURSIONI TERMICHE.”
la pandemia: trovare il massimo benessere negli ambienti domestici. Richiesta improntata al confort e all’insonorizzazione, caratteristiche perfettamente garantite dalle costruzioni in legno, materiale che conoscevamo e abbiamo ancor più imparato ad apprezzare e che continuiamo a studiare. All’interno delle unità abitative si percepisce una qualità difficilmente spiegabile, di massima cura.”
L’intervento, composto da unità abitative dai 100 a 150 mq apprezzate e subito acquistate da giovani famiglie, è stato un trampolino di lancio per il pool di professionisti che, tra i pochi in città, è riuscito a rientrare nei tempi stringenti dettati dalle misure governative per ottenere le detrazioni per le case antisismiche, e ora è impegnato in un altro intervento, sempre su via Trieste.
“Darsena 4.0 è stato un successo in cui pochi credevano,” raccontano i soci di Albero Casa, “abbiamo realizzato costruzioni ad altissima resistenza al sisma seguendo i principi della massima qualità architettonica, del
comfort abitativo e del risparmio energetico. In una casa in legno, per caratteristiche intrinseche al materiale, si percepisce un microclima ideale tutto l’anno e aria salubre. L’involucro è performante, necessita di essere meno riscaldato: l’aria quindi non è artefatta e la temperatura è mantenuta dall’involucro stesso. Condizioni che garantiscono consumi ridotti, zero umidità e zero escursioni termiche. Il controllo naturale dell’umidità negli ambienti avviene anche in località marine. In generale, le case non sono soggette a muffe, resistono al fuoco, non crollano, non collassano come il cemento; la manutenzione è irrisoria, ridotta alla sola tinteggiatura, e la durata di fatto è infinita. Quando si vive in una casa di legno non si torna più indietro. Molti raccontano di non soffrire più di mal di testa.”
Meno prodotti chimici impiegati, meno ferro, cantieri ‘a secco’ e tempi di costruzioni ridotti rispetto all’edilizia tradizionale, con poche sorprese rispetto a preventivi e computi.
Nemmeno l’aumento dei prezzi e la carenza di materiale da co-
struzione ha fermato il cantiere di Darsena 4.0, i promotori hanno scelto di non beneficiare della revisione prezzi per mantenere la parola data con i clienti. Albero Casa tratta il legno con rispetto,
abete rosso e larice da aziende certificate leader nel mercato produttori, in maniera sostenibile: “Ogni ora nelle foreste in Italia cresce abbastanza legno da costruire una casa monofamiliare.”
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“L’INVOLUCRO DI UNA CASA IN LEGNO È PERFORMANTE E NECESSITA DI ESSERE MENO RISCALDATO: L’ARIA QUINDI NON È ARTEFATTA
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CARRIERA
LAURA PAUSINI: IL MATRIMONIO E IL TOUR PER I 30 DI MUSICA
STELLARE
Il 2023 è un anno speciale per Laura Pausini, la pop star più internazionale che l’Italia abbia mai avuto e anche l’artista italiana più premiata nel mondo, originaria di Solarolo. Per i primi trent’anni di carriera si è infatti regalata un matrimonio a sorpresa con il compagno di una vita, Paolo Carta, e un tour mondiale che sarà in pratica il suo viaggio di nozze. Un perfetto connubio, dunque, tra vita privata e professionale. Tutto nasce sul palco del Festival di Sanremo, dove il 27 febbraio 1993 ha vinto la sezione ‘Nuove proposte’ con il brano La solitudine, diventato un vero e proprio tormentone. Il primo a credere fortemente in lei è il padre Maurizio, con cui duettava nelle serate di pianobar, mentre di giorno studiava alla Scuola d’Arte e Ceramica Ballardini di Faenza, come ben raccontato nel film Laura Pausini. Piacere di conoscerti, uscito l’anno scorso su Prime Video di Amazon.
“Bandiera della musica italia-
LA CANTANTE E IL COMPAGNO PAOLO CARTA, INSIEME DA 18 ANNI, SI SONO SCAMBIATI LE PROMESSE IL 22 MARZO. LA CERIMONIA ERA STATA ANNUNCIATA NEL CUORE DELLA NOTTE, CON UNA DEDICA INEQUIVOCABILE E PIENA DI ROMANTICISMO. A PORTARE LE FEDI, LA FIGLIA PAOLA.
na nel mondo, una stella nata proprio qui, una cittadina del mondo rimasta orgogliosamente italiana. Ha ricevuto una nomination agli Oscar e vinto il prestigioso Golden Globe. I suoi concerti sono passati dal Circo
Massimo di Roma al Madison Square Garden di New York e le sue canzoni sono in classifica in tutto il mondo.” Con queste parole semplici ma efficaci, il conduttore Amadeus ha salutato la sua presenza all’edizione 2022, proprio all’indomani dei due grandi riconoscimenti internazionali: il Golden Globe e la candidatura agli Oscar per la sua canzone Io Sì (Seen), colonna sonora del film La vita davanti a sé di Edoardo Ponti, che segna il ritorno in scena della madre Sofia Loren. Riconoscimenti che si aggiungono a moltissimi altri, fra cui sei World Music Awards, due Billboard Music Awards, un Grammy Award, quattro Latin Grammy Awards, solo per citare quelli più importanti a livello internazionale. “Mai avrei pensato di arrivare fino a questo punto,” ha più volte raccontato l’artista che ha venduto 75 milioni di album. “Sono anche andata da uno psicologo perché mi sentivo in colpa ad avere successo e
59 MUSICA
DI ROBERTA BEZZI FOTO TARA MOORE
UN TOUR CHE PREVEDEVA LA PRIMA TAPPA NELLA SUA SOLAROLO, UN CONCERTO RISERVATO ESCLUSIVAMENTE AI SUOI CONCITTADINI, RINVIATO PER MOTIVI DI AGIBILITÀ E SICUREZZA A CAUSA DELL’ALLUVIONE CHE HA COLPITO IL PAESE A METÀ MAGGIO.
vivevo continuamente con l’ansia da prestazione. La mia voce è qualcosa con cui sono nata, non è un merito. In tanti se ne sono innamorati e mi inorgoglisce molto. Col tempo ho capito che non è solo fortuna e che per non continuare a interrogarmi e a piangere, devo fare i conti con la paura di essere speciale, una paura che mi coglie soprattutto in Italia.” Ed è nel suo paese natio, Solarolo, che avverte maggiormente il senso della responsabilità, in mezzo a chi l’ha vista crescere, partire e poi tornare. Qui, nel cuore della Romagna, il 2023 ha prodotto le più belle sorprese.
Dopo aver iniziato l’anno con una maratona di tre concerti in tre città diverse, New York, Madrid e Milano, nell’arco di 24 ore, Laura è tornata a casa e ha detto “sì” al suo Paolo Carta il primo giorno di primavera, ad appena due settimane dalle pubblicazioni del matrimonio. La cantante e il compagno, insieme da 18 anni, si sono scambiati le promesse il 22 marzo. La cerimonia era stata annunciata nel cuore della notte, con una dedica inequivocabile e piena di romanticismo. A portare le fedi è stata la figlia della coppia, Paola, emozionata e felice. Il grande evento è stato a casa dei genitori di lei, a Solarolo, in un contesto privato e dedicato solo a familiari e pochi amici intimi. Un matrimonio a sorpresa visto che gli invitati a cena credevano di festeggiare il suo trentennale di carriera. Poco dopo la cantante ha svelato le date del suo lungo tour mondiale. Un tour che prevedeva la prima tappa nella sua Solarolo, un concerto
riservato esclusivamente ai suoi concittadini, rinviato per motivi di agibilità e sicurezza a causa dell’alluvione che ha colpito il paese a metà maggio. “Ho deciso di devolvere il mio cachet dei 3 concerti a Venezia ai comuni di Solarolo (dove sono cresciuta), di Castelbolognese (dove vivono i miei genitori) e di Faenza (dove sono nata e dove vive mia sorella), i tre paesi a cui è più legata la mia storia e che sono stati colpiti da questa tragedia,” scrive Laura Pausini sui social.
Dopo le anteprime estive che si
terranno in piazza San Marco a Venezia il 30 giugno, l’1 e 2 giugno e a Plaza de España a Siviglia il 21 e 22 luglio, il tour mondiale prenderà ufficialmente il via da Rimini, nella doppia data dell’8 e 9 dicembre. Con l’inizio dell’anno nuovo, proseguirà nel resto d’Italia, per continuare poi in Europa e in America. Il gran finale sarà negli Stati Uniti il 6 aprile 2024, al Madison Square Garden di New York dopo 37 date in cui i fan di tutto il mondo potranno cantare i grandi successi della star romagnola.
60 IN ALTO,
TORTA SPECIALE PER I SUOI 49 ANNI. MUSICA
LAURA PAUSINI DAVANTI ALLA
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CONCESSIONARIA DI PUBBLICITÀ IN ESCLUSIVA DELL’AEROPORTO RIDOLFI DI FORLÌ, BALESTRI & BALESTRI OFFRE ALLE AZIENDE MEDIA E PROGETTI
PERSONALIZZATI PER PROMUOVERE LE PROPRIE ATTIVITÀ.
ADVERTORIAL BALESTRI & BALESTRI NUOVI SPAZI PER COMUNICARE
È il portale della terra di Romagna e un ponte sull’Europa. Grazie agli importanti investimenti e a una visione lungimirante del suo presidente Giuseppe Silvestrini e Ettore Sansavini, co-fondatore e vice presidente l’Aeroporto Luigi Ridolfi di Forlì è tornato a decollare ed è indiscutibilmente uno dei tasselli fondamentali per lo sviluppo e la crescita dell’intero territorio. Un hub di competenze, ricco di potenzialità non solo per il traffico passeggeri – grazie ai collegamenti con città italiane ed estere – ma anche per il tessuto imprenditoriale e per le aziende che sono il cuore dell’economia. Oltre a essere un propulsore di crescita economica, l’aeroporto è una vetrina di visibilità e fulcro della comunicazione per numerose realtà del territorio che hanno scelto di essere presenti con i propri marchi all’interno dell’area aeroportuale, in forme e in modi innovativi, flessibili e creativi, di sicuro appeal. Ideatore di questa vetrina comunicativa è Andrea
Balestri, alla guida della Balestri & Balestri , una delle principali concessionarie di pubblicità della Romagna.
“L’aeroporto nasce in una logica di crescita del territorio e rappresenta la Romagna intera,” spiega. “Oggi, grazie agli spazi riservati alle aziende e alle realtà del territorio, riunisce le nostre eccellenze che qui hanno la possibilità di raggiungere, con un unico media, un pubblico di livello medio-alto di risonanza
regionale e non solo, coniugando l’immagine del marchio con una realtà di livello istituzionale.”
Balestri & Balestri offre, a chi vuole essere presente al Ridolfi, tutti i media possibili che un’azienda può immaginare per promuovere le proprie attività, compreso l’allestimento di pannelli ‘Blacklight’ retroilluminati di ultima generazione, il massimo che la tecnologia può offrire. Ci sono poi il ‘Digital Start’ e il ‘Digital Welcome’, circuiti comunica-
Grazie
AD OGGI SONO CIRCA UNA TRENTINA LE REALTÀ
CHE HANNO DECISO
DI PROMUOVERE LA
PROPRIA IMMAGINE
ALL’AEROPORTO RIDOLFI.
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CHE PERMETTE ALLE
AZIENDE DI RAGGIUNGERE
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ROMAGNOLI, MA ANCHE
MIGLIAIA DI VIAGGIATORI
DA DIVERSE REGIONI
D’ITALIA O PAESI EUROPEI.”
tivi di totem digitali con monitor Full HD da 65 pollici, posizionati in punti strategici a copertura dell’intero aeroporto.
“Essendo partner della società di gestione dell’aeroporto, Forlì Airport, e concessionari in esclusiva per le attività di marketing,” spiega Andrea Balestri, “abbiamo la possibilità di realizzare progetti di comunicazione fatti su misura, secondo le esigenze del singolo cliente, all’interno di un più ampio progetto di comunicazione integrata con le attività dello scalo.”
Ad oggi sono circa una trentina le realtà che hanno deciso di promuovere la propria immagine all’Aeroporto Ridolfi. “Una scelta dettata dal fatto che questa comunicazione permette alle aziende di promuoversi verso un
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target di cittadini romagnoli che partono e atterrano da Forlì ma anche verso le migliaia di viaggiatori che provengono da diverse regioni d’Italia o paesi Europei”.
Tra i progetti speciali c’è l’attività di coinvolgimento del pubblico con esposizioni di prodotto, attività di sampling, stand, marketing esperienziale e la personalizzazione di oggetti all’interno dell’aeroporto, ad esempio carrelli porta bagagli, cordini porta badge e carte d’imbarco. Oltre agli ‘Innovation Projects’, progetti creativi cuciti sui desideri del cliente. “Essere presenti in questi spazi innovativi,” conclude Balestri, “è un modo importante per contribuire, da protagonisti, all’economia del territorio, in una logica di comunità e di costruzione del futuro.”
Loretta Carbonetti - CASTA
“L’aeroporto Ridolfi di Forlì è un’ottima opportunità per la città, per tutto il territorio e per l’intera Romagna, sia per le attività dirette che per l’indotto. E’ un vero e proprio volano economico e con il potenziamento dei voli può essere un ponte sul mondo. Siamo soddisfatti perché questo tipo di comunicazione ci dà grande visibilità”.
Marco De Carlo - FAM Batterie
Abbiamo creduto subito al progetto perché l’aeroporto è un propulsore per lo sviluppo economico e quindi abbiamo deciso di investire in modo convinto anche per la nostra visibilità. Con l’aumento dei collegamenti aerei pensiamo di aver fatto la scelta giusta dando il nostro contributo anche alla crescita del territorio.
Rossella Fabbri - Blumotix
“Il Ridolfi è, e sarà sempre di più, l’infrastruttura di riferimento utile alla crescita del territorio, allo sviluppo dell’incoming e al business commerciale. Come imprenditrice ho colto l’opportunità di apportare il mio supporto e investimento, mirato anche sviluppo del territorio oltre che questo grande hub strategico.”
Comunicare per vocazione e per passione. È quello che fa, dagli anni Sessanta, Balestri & Balestri, la squadra di professionisti della comunicazione che ha attraversato i cambiamenti della società, interpretandone i messaggi e i linguaggi, con la competenza che ne fa una delle prime concessionarie di pubblicità della Romagna. Una realtà di punta che opera in molti settori: sale cinematografiche, Ippodromo di Cesena, Pallacanestro Forlì 2.015, Adriatic Golf Club Cervia Milano Marittima, Magazine e portale internet Milano Marittima Life, Life&Food, ltalianlifeStyle Batani Select Hotels, Forlì Airport
Partner di riferimento del Calcio Cesena per Marketing e Sponsoring, Infront Sports & Media, Club di Calcio di serie A e B per la pubblicità bordo campo e abbonamenti/biglietteria Corporate con Hospitality. Da oltre 25 anni Balestri & Balestri realizza campagne pubblicitarie in Outdoor a livello nazionale georeferenziando e valutando gli impianti affissioni: poster 6x3, manifesti, pensiline, stendardi, gonfaloni, arredo urbano, autobus, tram, metropolitana, camion vela, aeroporti, cartelli stradali e frecce segnaletiche di avvicinamento. Non creiamo un format sempre uguale, ma un progetto che si evolve ogni giorno!
Concessionaria Ufficiale di Pubblicità Forlì Airport Via Trieste, 20 Forlì | T. 0543 30343
| www.balestriebalestri.it
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F.A. S.r.l. Via Carlo Seganti, 103, Forlì Concessionaria Ufficiale di Pubblicità Via Trieste, 20 • 47121 Forlì Andrea Balestri Cell +39 335 685.03.43 Tel 0543 30.343 direzione@balestriebalestri.com Grazie per l’attenzione F.A. S.r.l. Via Carlo Seganti, 103, Forlì www.forli-airport.com Concessionaria
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Lo sguardo indugia sulla volta stellata, su luci e ombre che si alternano, accarezzano, emozionano. Chi non riconoscerebbe il cielo luminoso e oscuro del Mausoleo di Galla Placidia, luogo mistico e magico di Ravenna? Ma lo stupore diventa vera meraviglia quando si ritrova la stessa, identica distesa di astri su una piccola borsa. Non certo una borsa qualsiasi, bensì la Baguette di Fendi. Da sempre attenta alla valorizzazione del savoir-faire, nel 2021 la casa di moda, per il suo progetto Hand in Hand, ha individuato 20 eccellenze artigianali italiane, una per ogni regione, per interpretare quell’iconico accessorio. E per l’Emilia-Romagna è stata scelta proprio Akomena di Francesca Fabbri che non ha esitato neppure un attimo a proporre come motivo decorativo quel simbolo della sua città. Un’immagine ricostruita con minuscole e sottili tessere di mosaico, realizzate appositamente dall’antica fornace
MODERNE
NEL 2021 LA CASA DI MODA FENDI SCEGLIE AKOMENA PER REALIZZARE UNA BORSA BAGUETTE CON IL CIELO LUMINOSO E OSCURO DEL MAUSOLEO DI GALLA PLACIDIA, NELL’AMBITO DEL PROGETTO HAND IN HAND
Orsoni di Venezia, per ricreare la morbidezza e la flessibilità di un tessuto, per assecondare i movimenti di una borsa e i gesti quotidiani e gentili di una donna che la indossa.
“Per ogni pezzo ci vuole un mese e mezzo di lavorazione, per otto ore al giorno, con pinzette e lente di ingrandimento, ma la soddisfazione di vedere
scritto ‘Akomena’ all’interno di ogni borsa, accanto a un marchio così prestigioso, è davvero impagabile,” racconta Francesca Fabbri, che da 40 anni ha fatto dell’arte musiva la sua attività quotidiana, della qualità il suo obiettivo primario. E non è certo un caso che, tra i suoi primi lavori, ci sia anche la tomba di un mito della danza come Rudolf Nureyev, ideata dal grande scenografo Ezio Frigerio. Un tappeto, i cui panneggi sono così naturali, ritmati perfettamente dalla modulazione di colori e ori che esaltano i simboli orientali di uno dei kilim preferiti dal ballerino, da far apparire reale l’irreale. E, come ricorda Francesca, il legame con quell’opera non si è mai interrotto: “Abbiamo un contratto di manutenzione e ogni due o tre anni verifichiamo che sia tutto a posto.”
Quello che stupisce maggiormente è la duttilità di un materiale rigido, un vero e proprio ossimoro. “Quando, all’inizio,
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TESSERE FRANCESCA FABBRI APRE LE PORTE DI AKOMENA A RAVENNA
DI ALESSANDRA ALBARELLO
eseguivo i restauri dei mosaici romani, mi sono appassionata a questa metodica morbidezza, alla fluidità in netto contrasto con la rigidità delle tessere, e soprattutto a quel senso di continuità tra passato e presente.” I nuovi progetti puntano proprio a esaltare questo connubio, a trasferire una tecnica antica in un contesto contemporaneo. Dopo Italica, una scultura realizzata durante la pandemia ed esposta per un certo periodo al Teatro Dante Alighieri di Ravenna, vedranno la luce quattro nuove figure femminili suggerite solo dai drappi che apparentemente le ricoprono, rimanendo vuoti al loro interno. Senza corpi né volti. “Volevo realizzare l’ester-
no in un materiale ruvido, opaco, mentre all’interno utilizzare un mosaico luminosissimo in oro e paste vetrose, rendendo così omaggio ai monumenti della mia città: coriacei all’esterno e opulenti all’interno.” È stato invece un vero e proprio atto liberatorio e corale l’enorme tappeto All over realizzato per il laboratorio:
“Avevamo in magazzino dei residui di forniture di altri lavori, tessere di marmo colorato di varie grandezze, una diversa dall’altra, e le abbiamo assemblate liberamente. Un lavoro stravivo, dove ogni dettaglio ci ricorda i lavori precedenti, componendo quasi un riassunto visivo.”
Akomena sta sviluppando sempre più anche il concetto di contaminazione tra pittura e mosaico, coinvolgendo giovani artisti.
“La pittura dona al mosaico velocità e immediatezza, mentre il mosaico conferisce alla pittura profondità e intensità,” racconta Francesca. Contenitore ideale di
queste opere sarà il nuovo spazio espositivo che verrà inaugurato entro fine anno e che ospiterà anche eventi culturali. Con il senso pratico che la contraddistingue, Francesca Fabbri ha poi diversificato nel tempo l’attività, con la creazione del marchio Spazio Teti che si rivolge a un pubblico più ampio proponendo oggettistica creativa e abbordabile. Un progetto partito nel 2017 che ha portato a un successo e a una evoluzione inaspettati con negozi monomarca a Ravenna e a Venezia, e due punti vendita a Roma e a Firenze. Ma se a Francesca si chiede qual è il suo sogno, il suo pensiero va subito alla figlia Marzia che sta seguendo il suo stesso percorso, per cui: “Sono certa che ci sarà un ulteriore sviluppo di tutto il lavoro che ho fatto finora,” dice. E Akomena, il mosaicista di età romana che ha ispirato il nome del laboratorio, sarebbe stato sicuramente d’accordo.
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IN
ALTO, LA STATUA DI ITALICA ESPOSTA AL TEATRO DANTE ALIGHIERI, REALIZZATA DA AKOMENA. A LATO, IL PROCESSO DI PRODUZIONE DELLA BORSA BAGUETTE PER FENDI.
PH LIDIA BAGNARA
ADVERTORIAL
SLOPPY GELATERIA
IL GUSTO UNICO DELLA CREATIVITÀ ARTIGIANALE
che l’una all’altra, e novità 2023, le ‘Lambeth’ o ‘Torte Vittoriane’, che rappresentano una vera e propria sfida perché da assemblare velocemente per non farle sciogliere ma molto complesse nella loro realizzazione.
Non solo, da Sloppy il ‘mese tematico’ con gusti sperimentali in edizione limitata è ormai una tradizione. Negli anni passati sono stati tanti i temi attenzionati, tra i più curiosi ricordiamo il ‘maggio floreale’, quando i gusti tradizionali di gelato sono stati arricchiti di profumi floreali o di oli essenziali commestibili per nuove esperienze sensoriali.
SPERIMENTAZIONE E INNOVAZIONE
SENSORIALE, IL
GELATO DELLA
GELATERIA SLOPPY DI MARINA DI
RAVENNA È UN
DOLCE MIX TRA
CULTURE E SAPORI.
La ricerca costante di nuove proposte, frutto di sperimentazione e innovazione sensoriale, è il modo nuovo di concepire il gelato di Sloppy, gelateria storica di Marina di Ravenna, dal 2019 di proprietà di due giovani imprenditori ravennati. Tra le alternative a disposizione non mancano il gelato chetogenico, la cui ricetta è stata messa a punto insieme a una nutrizionista, le torte, realizzate in modo unico e mai identi-
Quest’anno ci si è concentrati sui biomi terrestri, eccezion fatta per i gusti ‘il Sole’ e ‘la Luna’, due corpi celesti che da sempre guidano e influenzano la nostra vita sulla Terra. Sono presentate varianti ispirate ai biomi della savana e del deserto, per poi passare alle foreste tropicali e concludere con il bioma del Mediterraneo, con creme che richiamano i profumi e i sapori del nostro mare. Giulia e Riccardo sono i due titolari : una coppia sul lavoro e nella vita che ha saputo tradurre in proposte originali e dal sapore esclusivo la comune passione per la ricerca di nuovi gusti e abbinamenti
Il ‘progetto Sloppy’ inizia nel 2019 ma nasce molto tempo prima quasi per caso, quando i due ragazzi, tornati in Italia per un breve periodo, hanno individuato nella produzione del gelato la possibilità di fondere insieme non solo
sapori, ma anche culture, tradizioni e usanze, scoperte durante la lunga esperienza all’estero. Dopo una fase di formazione tra Australia, Toscana e Ravenna, finalmente, con un passaggio di testimone quasi naturale con la precedente proprietà, arriva Sloppy. “La nostra proposta di gelato e il modo di gestire l’attività,” spiegano Giulia e Riccardo, “sono il riassunto del nostro vissuto. Tutto ciò che abbiamo visto, assaggiato e imparato lo riproponiamo nei nostri gelati Passo dopo passo siamo cresciuti con il sostegno di professionisti e menti creative del territorio, specializzati in vari ambiti, che ci hanno aiutato a tradurre e comunicare la nostra vera essenza. È anche grazie a loro che oggi Sloppy rispecchia appieno noi e il nostro modo di vivere e interpretare l’arte gelatiera.”
Viale delle Nazioni, 120 Marina di Ravenna (RA) | T. 331 193 0693 sloppygelateria | Sloppy Gelateria
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