DM Magazine Settembre 2021

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EDITORIALE DMM

FIERE,

siamo sicuri di essere pronti a ripartire? Uno slittamento dietro l’altro, cancellazioni, modifiche alla struttura, apertura totale al mondo digitale: fiere ed eventi sono stati indubbiamente tra i settori più colpiti dalla crisi sanitaria e ancora oggi, nonostante la massiva campagna di vaccinazione globale, tentennano in attesa di conoscere le proprie sorti nell’immediato futuro. In questo panorama di incertezza generale è arrivato però un importante segnale di ripartenza da Cibus, prima fiera post pandemia a essersi tenuta in presenza che, stando ai numeri ufficiali e contrariamente alle aspettative, ha riscosso un discreto successo: duemila aziende espositrici e quasi 40mila visitatori di cui 2mila dall’estero. Io per prima, che l’ho visitata il primo giorno di apertura, sono partita da Milano con una notevole dose di scetticismo che mi ha accompagnata fino all’uscita dal casello autostradale (mai visto così scorrevole in tanti anni che ho visitato Fiere di Parma). Davanti all’ingresso ho cominciato a ricredermi vedendo un po’ di persone in fila e ammetto di aver provato un brivido di emozione superata l’entrata. Voglia di normalità, bisogno di ripartenza e di business, necessità di riprendere i contatti vis-à-vis: sono stati sicuramente molteplici i fattori che hanno spinto espositori e visitatori a partecipare…fatto sta che il risultato finale ha superato un po’ le aspettative di tutti lasciando intravedere in lontananza la tanto agognata ripresa. O almeno questo è ciò che troviamo scritto in molti titoli dei giornali. Peccato che, conti alla mano, la situazione non è poi così rosea. Questo Cibus si è rivelato inevitabilmente un evento dal sapore completamente differente dal passato: 2000 espositori sono un numero molto ridotto rispetto al passato soprattutto tenendo conto che i buyers internazionali (a detta degli espositori stessi) non si sono fatti vedere. Metà del mondo deve ancora vaccinarsi e si sente, soprattutto in manifestazioni come questa che facevano della vocazione internazionale il fiore all’occhiello. Obbligatorio il green pass per accedere all’evento, rigorosi i controlli sulla temperatura corporea. Risultato: padiglioni non certo affollati, agli stand più un senso di goliardia, piuttosto che del fare affari. Stand ridimensionati: le grandi case produttrici alimentari si dilettavano nel proporre postazioni fieristiche faraoniche. È apparso tutto molto sobrio e contenuto questo anno, il che porta inevitabilmente a riflettere sul ruolo delle fiere nel futuro. Il Cibus per le aziende italiane rappresentava la possibilità di venire a contatto con nuove fasce di mercato, allargare i confini dell’export. Questo ad oggi non è possibile perché molte parti del mondo sono ancora chiuse, a causa della pandemia. A questo si aggiunge un ulteriore problematica ovvero che ci sono troppe fiere; il sistema dovrebbe ridurre eventi inutili o “doppioni” che a causa degli slittamenti ora sono anche vicinissimi in termini di date. La presenza fisica è e rimane importante, un prodotto food va assaggiato con gli occhi e con il palato ma la situazione spingerà sicuramente le aziende a fare scelte di maggior efficacia, decidendo di partecipare a manifestazioni con un in coming dall’estero interessante. Il ruolo delle fiere anche di tipo alimentare muterà nel dopo Covid. Staremo a vedere.

Stefania Lorusso, Responsabile Editoriale DM

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