Accadde in Valsugana di Francesco Zadra
Il mistero dei
laghi scomparsi L
a Valsugana, a discapito dell’etimologia che la vorrebbe “asciutta”, è famosa per i laghi sulle cui sponde si riversano annualmente sciami di giovani in cerca di refrigerio. Per non parlare dei villeggianti nordeuropei che, abbarbicati sulle rive con tanto di sdraio e sandali (rigorosamente calzino-muniti), sfidano l’afa estiva per portarsi a casa l’immancabile tintarella, oltre a qualche scottatura. Quello che è forse ignoto ai più, è che fino a due secoli or sono, quando la parola “turismo” non compariva nemmeno sui vocabolari, la nostra valle poteva offrire agli ipotetici vacanzieri, perlopiù castori e anatre, altri due specchi d’acqua di discrete dimensioni. Tra gli abitati di Marter e Roncegno, dove ora troviamo la bucolica località “Lagomorto”, pit-stop di greggi in transumanza e ciclisti accaldati, si estendeva con i suoi 25 acri l’omonima palude.
I laghi di Novaledo e Marter sull'Atlas Tyrolensis
Operaie della torbiera di Novaledo
Le antiche cartografie riportano anche l’esistenza di un corpo lacustre denominato “Lago dei Masi”, ben 15 ettari, situato nel territorio dell’attuale comune di Novaledo, “masaroi” è infatti il soprannome degli abitanti del luogo. L’acquitrigno, oltre a non permettere lo sfruttamento agricolo del territorio, era anche focolaio di numerose malattie: le zanzare, portatrici del morbo malarico, vivevano e prosperavano tra le sue sponde. Venne poi prosciugato nel 1818, nel corso di una massiccia campagna di bonifiche palustri che interessò l’intero ambito territoriale (vedasi anche le bonifiche in zona “Lochere di Caldonazzo” e “quartier Grande” a Levico), mediante la rimozione dell’antica chiusa in legno ubicata a sud dell’in-
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