Editoriale di Nicola Maschio
Chi governa, non governa: ecco il quadro italiano completo dopo le elezioni regionali 2020
P
er semplificare, in un primo momento potremmo dire che il conteggio finale è di 3 a 3. Centro-destra e Centro-sinistra si distribuiscono uniformemente le elezioni regionali 2020, con alcune vittorie scontate ed altre che invece, almeno sulla carta, non lo erano affatto. Partiamo dal risultato che più di tutti ha sentenziato una vittoria senza appelli: Luca Zaia stravince e (stra)convince, con quasi due milioni di voti a favore (1.883.959 per la precisione) ed una percentuale di consensi pari al 76,79%. A nulla sono valsi i tentativi di Arturo Lorenzoni (centro-sinistra, 15,72%) ed Enrico Cappelletti (Movimento 5 Stelle, 3,25%) di recare un qualche “disturbo” alla cavalcata trionfale di Zaia, il quale ha per l’appunto raggiunto un risultato che non ammette repliche. Anche in Campania, con la vittoria di Vincenza De Luca, il centro-sinistra ha confermato le sensazioni pre-elettorali: quasi il 70% dei cittadini ha infatti premiato l’attuale governatore campano (un totale di 1.789.017 voti), numeri in grado di abbattere la concorrenza di
Luca Zaia
Stefano Caldoro (centro-destra, 18,06%) e della pentastellata Valeria Ciarambino (9,93% di consensi). Cambiando nuovamente sponda, Giovanni Toti si conferma alla guida della Regione Liguria, affermando la supremazia del centro-destra grazie al 56,13% di voti riscossi (383.053 complessivamente), staccando Ferruccio Sansa (centro-sinistra e Movimento 5 Stelle, fermatosi al 38,90%) e Aristide Massardo (2,24%). Riconferme anche in terra pugliese, con Michele Emiliano del centro-sinistra abile nel portare a casa un 46,78% che, al netto dei primi sondaggi che lo davano sconfitto, ha ribaltato la situazione a proprio vantaggio staccando di otto punti percentuali il rivale Raffaele Fitto del centro-destra (38,93%); risultato arrivato non senza qualche sorpresa, tant’è che lo stesso Emiliano ha confessato di “Aver avuto paura di perdere” terminata la tornata elettorale. Tuttavia, il risultato più eclatante della nostra Penisola arriva dalle Marche, dove il candidato di centro-destra Francesco Acquaroli è stato eletto primo presidente di tale orientamento politico alla guida della Regione. Sono serviti ben 361.186 voti per proclamare Acquaroli vincitore, numero che gli ha permesso di terminare la propria volata con un discreto vantaggio sul diretto rivale di centro-sinistra, Maurizio Mangialardi (37,29% ovvero 274.152 voti). Un’elezione già passata alla storia per il proprio risultato, nonostante il Partito Democratico si sia attestato come maggiore forza della Regione (25%), seguito però a ruota dalla Lega (22%) e dalla percentuale record di Fratelli d’Italia (18%), sempre più ago della bilancia in termini di coalizioni. Merito comunque anche del lavoro svol-
to dal Carroccio di Matteo Salvini, che in appena cinque anni (dal 2015 al 2020) ha visto aumentare la propria percentuali di consensi dal 13,2% al 22,38%, limitando la concorrenza del Partito Democratico (dal 35,13% al 25,10%) ed affossando quasi completamente la presenza dei 5 Stelle (dal 18,89% del 2015 all’8,9% del 2020), senza dimenticare l’incredibile apporto di Fratelli d’Italia che dal 6,51% ha addirittura triplicato il proprio elettorato (18,66%). È tuttavia un quadro alquanto insolito quello che si delinea oggi, al termine di questo nuovo appuntamento elettorale: nonostante infatti la spinta del centro-sinistra proveniente dal Governo nazionale, quest’ultimo vede i propri rappresentanti al vertice in sole cinque Regioni nel nostro Paese (precisamente Emilia Romagna, Toscana, Lazio, Campania e Puglia), mentre sono ben 14 le realtà governate dal centro-destra (ultimi in ordine cronologico i passaggi, tra il 2018 ed il 2019, di Molise, Friuli Venezia Giulia, Abruzzo e le due Province Autonome di Trento e Bolzano).
Vincenzo De Luca
augana
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