Umana-Mente di Chiara Paoli
Scuola, ritorno con ansia Tutti i genitori, soprattutto le mamme, attendevano con ansia settembre e il ritorno dei figli a scuola, dopo 6 mesi dalla chiusura dei plessi. Un rientro sudato, nell’attesa di ricevere, perlopiù all’ultimo minuto orari e indicazioni utili all’ingresso scaglionato e distanziato dei bambini e ragazzi. Nel mio caso una comunicazione è avvenuta nel primo pomeriggio del venerdì, mentre per la figlia più grande abbiamo trattenuto il fiato fino a sabato mattina, in attesa di notizie.
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opo tanti mesi di chiusura, un rientro ancora amaro, fatto di mascherine e gel disinfettante, ma soprattutto rattristato dal distanziamento imposto. Sappiamo bene quali siano i rischi e in questo periodo in cui i numeri dei contagi tornano a salire, ogni febbre, colpo di tosse o minimo raffreddore (facile in questi giorni di sbalzi termici) mettono ansia ai genitori. A pochi giorni dalla riapertura sono già stati fatti numerosi tamponi, molti dei quali fortunatamente negativi. Per evitare i controlli c’è chi ha pensato di tenere i propri figli a casa, optando per la scuola parentale o home schooling al fine di “salvaguardare” la salute della prole. Si tratta di un tipo di istruzione rivolto ad un cerchio più ristretto e che può sicuramente avere i suoi vantaggi, ma i bambini con questa modalità perdono una fetta di socialità, il confronto con la realtà e il contesto scuola come istituzione. In realtà molti genitori hanno già dovuto sopperire a tre mesi di didattica a distanza, ingegnandosi e faticando a gestire anche il proprio lavoro e comprendendo quali siano le fatiche di un insegnante, preferendo quindi delegare ad altri l’incombenza dell’istruzione. Le regole sono molte e per i bambini sono sicuramente difficili da interiorizzare e soprattutto da capire; è arduo spiegare loro perché non possono giocare insieme, toccarsi o stare semplicemente
vicini. Nonostante ciò i più piccoli si sono adattati anche a questa strana e anomala situazione, sono rientrati a scuola felici di potersi rivedere e di ritornare a una parvenza di normalità. La normalità però in questo momento rimane soltanto utopia, un’illusione, un sogno a occhi aperti, un ricordo ormai lontano. La scuola mostra tutta la sua fragilità, gli insegnanti devono seguire severi protocolli e le regole la fanno da padrone, sarà un anno scolastico difficile per tutti, sia studenti che docenti. Le mascherine coprono il viso, nascondono il sorriso e le espressioni, quasi a trattenere le nostre stesse emozioni. Quanto era bella la scuola della
condivisione dei materiali quando a qualcuno mancava la gomma o anche della merenda, perché qualcuno se l’era dimenticata. Ricordo con occhi lucidi la scuola dell’amicizia, fatta di rincorse durante la ricreazione, di scambio di giochi e di chiacchiere con il vicino di banco. C’era una volta una scuola fatta di bambini che si prendevano per mano per darsi coraggio l’un l’altro, ma oggi tutto questo non c’è più. Spero immensamente e con tutto il cuore che questa scuola possa ritornare a risplendere, a vivere di relazioni, di scambi e anche di abbracci, perché l’educazione è anche sostenersi, volersi bene e dimostrarselo con la vicinanza, anche fisica.
augana
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