Il passato in cronaca di Massimo Dalledonne
Corvo, il prete del Gherlenda In paese i suoi compaesani lo chiamavano affettuosamente don Bepi Gobo. Quel 10 ottobre del 1944 stava per essere arrestato in occasione della retata tedesca a Castello Tesino, Ma don Francesco Giuseppe Sordo riuscì fortunosamente ed in modo a dir poco avventuroso a scappare. Con altri partigiani del battaglione Gherlenda si rifugiò in località Celado. Sono passati 76 anni da quei fatti, un mancato arresto per don Corvo, così ribattezzato da Giuseppe Sittoni nel suo volume dedicato agli uomini ed ai fatti del Gherlenda, che quei anni li visse in maniera davvero rocambolesca.
E
ra nato a Castello Tesino, in via Terrasanta, nel 1908 ed all’età di 21 arriva il richiamo della vocazione. Si confida con l’allora arciprete del paese don Giuseppe Biasiori e prosegue gli studi in Piemonte. Esattamente ad Asti, presso i Giuseppini, un ordine che occupa degli emigranti, Diventa sacerdote nel 1935, tenente cappellano militare nell’Arma dei Carabinieri- Lo troviamo nel 1940 impegnato nella campagna di Albania, successivamente in Sicilia per essere poi trasferito, a causa di un intervento chirurgico, presso l’ospedale militare di Ferrara. Qui vi rimane fino all’agosto del 1943 per essere catturato, il 9 settembre, dai tedeschi dai quali, però, riesce a fuggire.
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L’accusa era di aver aiutato soldati e ufficiali della Divisione Piave a scappare. Come scrive Giuseppe Sittoni “cercato in tutta Italia dai nazisti scappa in bicicletta da Ferrara arrivando fino alla conca del Tesino e, successivamente, ad Alano di Piave dove si unisce ai partigiani del Montello”. Nel maggio del 1944 combatte i repubblichini “con la spada della parola” nel varesotto per finire poi, sempre al fianco dei partigiani, in Val d’Ossola. Catturato, viene portato in carcere a Verona da dove, però, monsignor Casonato riesce a liberarlo per trasferirlo nel Novarese. Ma don Corvo non riesce proprio a stare fermo e decide di voler raggiungere dal Piemonte il suo amato Tesino. Durante il viaggio, però, viene arrestato da un repubblichino sul lago di Garda e tradotto, sempre in carcere, a Riva del Garda. Per l’ennesima volta riesce a fuggire e raggiunge tra mille pericoli e avventure il Tesino dove diventa cappellano militare del battaglione Gherlenda. Fuggito al rastrellamento di Castello Tesino del 10 ottobre 1944 lo troviamo pochi giorni dopo a Trento ed a Malè dove cerca di ricongiungersi con i partigiani. In Val di Sole viene ospitato nella casa di monsignore Giuseppe Biasiori, l’ex arciprete di Castello Tesino, per raggiungere, attraverso il passo Tonale, il paese di Trecate e la Valtellina. Come scrive nel suo libro Giuseppe Sittoni “riesce ad
arrivare in Svizzera, sfuggendo anche ad un posto di blocco dei fascisti sul lago d’Orta dove “si mangia” alcuni documenti davvero compromettenti per la resistenza”. Alla fine del 1944 si ammala di bronchite ed è ospite del vescovo di Lugano. Nel corso del mese di febbraio dell’anno successivo viene invitato, come cappellano militare, a visitare vari campi di ufficiali e partigiani in terra svizzera. Durante gli anni della guerra don Francesco Giuseppe Sordo fa amicizia con il generale Raffaele Cadorna, divenuto poi comandante del CVL e con il generale Magliano, comandante dei partigiani della Val d’Aosta. Dopo la Seconda Guerra Mondiale decide di congedarsi dall’Arma dei Carabinieri e va missionario tra gli emigrati italiani in California e Pennsylvania. Muore negli Stati Uniti, nel 1959, all’età di 51 anni, vittima di un incidente stradale in Pennsylvania.