Tra passato e presente
di Elisa Corni
La fotografia, dal dagherrotipo allo smartphone Il 9 luglio del 1839, quasi due secoli fa, nasceva uno strumento che avrebbe cambiato il rapporto che abbiamo con l’immagine: il dagherrotipo. Oggi lo conosciamo con un altro nome, macchina fotografica.
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uel giorno così lontano Louis Jacque Mandè Daguerre (1787- 1851), scenografo e creatore di diorami francese,riuscì a brevettare all’Accademia delle Scienze di Parigi il metodo di sviluppo fotografico che aveva elaborato con lo scienziato Joseph Nicéphore Niepce (1765-1833). Si trattava di una lastra ricoperta d’argento che, era esposta ai vapori dello iodio (ioduro d’argento), poi messa in camera oscura e posizionata infine davanti al soggetto da riprendere. Solamente dopo una posa decisamente lunga e un lavaggio in sale marino e mercurio ecco la magia: sulla lastra compariva l’immagine ripresa durante l’esposizione. Tutto ciò rivoluzionò, in primo luogo, l’arte del ritratto. Oggi siamo sovraesposti alle nostre immagini, che siano selfie o scatti fatti da altri, ma all’epoca la maggior parte delle persone non possedeva nessuna immagine di sé. Solo le fasce più ricche della popo-
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lazione potevano permettersi un ritrattista. Questo fu il primo grande cambiamento sociale introdotto dallo strumento di Daguerre. Ma questa possibilità era nell’aria: contemporaneamente altri scienziati come William Henry Fox Talbot (1801-1877) e Sir John F.W. Herschel (1738-1822) sperimentano altri sistemi di fissaggio dell’immagine anche attraverso
Jacque Mandè Daguerre
dei primitivi negativi. In particolare questi si cimentano nella stampa, che avveniva per contatto e non per proiezione, come oggi, con il grosso limite che il positivo aveva sempre le stesse dimensioni del negativo. Altro scoglio era la carta, spesso opaca, aveva una resa qualitativa molto bassa. Con la carta all’albumina (1850–1885ca.), inventata da Blanquart-Evrard (1802-1872), si ha un passaggio fondamentale: grazie alle chiare d’uovo si aveva una finitura lucida e compatta e poteva essere conservata per molto tempo prima dell’uso. Stampa e negativi rimangono inalterati fino alla fine dell’Ottocento quando tecniche più moderne soppiantano materiali e sistemi delicati e di bassa resa. Nella seconda metà di quel secolo le lastre di vetro sono sostituite da infrangibili lastre di ferro e le macchine diventano più piccole e quindi più facili da trasportare. Così il fotografo può iniziare a viaggiare, testimoniando importanti momen-