Il Vissuscolo di Visso e il salame spalmabile di porco e trota
GIORGIO CALABRÒ E LE NUOVE FRONTIERE DELLA SPALMABILITÀ di Riccardo Lagorio
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ondamentalmente laico, amo DANTE. Alighieri, credente a tal punto da narrare, non senza avere, probabilmente, letto il persiano SAADI DI SHIRAZ per mezzo di una traduzione sulla tripartizione dell’Aldilà giunta da Al-Andalus, le pene e la gloria a cui le anime sono sottoposte una volta abbandonato il corpo. Tra le peggiori condanne quelle riservate agli ignavi, coloro che nella loro vita non agirono e mai hanno agito
né male né bene, non osarono mai una propria idea, limitandosi sempre limitati ad abbracciare l’idea del più forte. Gli ignavi sono costretti a girare nudi, punti per l’eternità da vespe e mosconi. Il loro sangue viene succhiato da fastidiosi vermi. Chi non ama quella religiosità di Dante, esiliato, infarcita come in un ossimoro, del suo stesso spirito laico? Negli stessi luoghi dove allignano ignavi che hanno foderato d’oblio alcune delle più belle piazze e monumenti
Il 40% del salame spalmabile preparato da Giorgio Calabrò durante il lockdown è di suino, macinato finissimo, che si mischia all’impasto di trota adulta, con almeno 4 anni di vita. Dopo almeno 20 giorni dalla produzione si può consumare.
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d’Italia, Visso o Norcia o L’Aquila che siano, accade che la storia ci riservi ossimori, come un salame di pesce e porco. Un salame spalmabile il cui nome è impronunciabile a Visso, come nelle altre terre terremotate che l’hanno visto nascere e che, quelle terre, denominano ciascuno a proprio piacimento. A Visso, vissuscolo. Ma, non v’è dubbio, molto più semplice definirlo salame spalmabile o, se si è in vena di vezzo giocoso, Nutella suina. GIORGIO CALABRÒ, tra i più abili norcini viventi, nella piazza di Visso, dall’ottobre 2016 occupata da macerie, apriva la sua bottega esibendo la propria arte. Ora lo trovi alla Compagnia dei Maestri Artigiani, la struttura in legno ideata e fornita da LORO PIANA alle porte del paese, messa a disposizione delle attività artigianali e commerciali sfollate. «In tutta onestà posso affermare che la richiesta rivolta ai nostri prodotti non è mai mancata. È cresciuta con gli anni e non ci hanno fermato né il terribile terremoto né, ultimamente, la pandemia. Tuttavia, non ho voluto assumere una dimensione più industrializzata perché sono consapevole che sarei inevitabilmente andato incontro ad una diminuzione del livello dei miei prodotti finali» esplicitamente dice e scrive Calabrò. In questi anni difficili neanche il pensiero di affidarsi alla Distribuzione Organizzata «per non tradire la nostra clientela a cui va la nostra riconoscenza», aggiunge. Ed è stata proprio l’esperienza della chiusura a fornire l’opportunità di
Premiata Salumeria Italiana, 4/20