PetTrend Ottobre 2020

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DIGITAL MARKETING

S

e da un lato i lunghi mesi del lockdown imposto dalla pandemia hanno avvicinato milioni di persone all’ecommerce, dall’altro abbiamo assistito a un vero e proprio crollo di interi comparti, primo tra tutti - ovviamente- il mondo dei viaggi con un 86% a marzo e un -30% nel primo trimestre. Seguono i centri commerciali fisici (-82%) e gli outlet (-83%) (dati ecommercemonitor.it). In questa situazione, a cui nessuno era preparato, dai governi ai comuni cittadini, il mondo dell’e-commerce ha risposto presente, facendo segnare in alcuni settori crescite a tripla cifra, mai neanche ipotizzate nelle previsioni più rosee. Parliamo dei comparti che trattano beni di prima necessità, come la spesa online, il pet food che segna a giugno uno stabile +15% dopo aver fatto segnare aumenti percentuali a 3 cifre a marzo e aprile e le farmacie online (+55% a giugno) per citarne alcuni. Altri comparti invece, come per esempio l’abbigliamento, non se la sono passata molto bene, complice anche l’incertezza economica che ha portato a limitare le spese ritenute non strettamente necessarie (dati qapla.it - ottenuti sull’analisi di oltre 30 mila spedizioni monitorate nel periodo).

Non solo fatturati milionari Attenzione a non pensare che ecommerce sia uguale esclusivamente ad Amazon o ad altri colossi simili. Sicuramente i venditori online più strutturati sono stati i primi a raccogliere la nuova opportunità e a rendere un servizio ai cittadini ma ben presto perché il mondo online si muove praticamente in tempo reale - tantissimi nuovi player locali si sono affacciati alla vendita online con ottimi risultati. Si, perché la vendita online non significa soltanto prodotti fisici consegnati da autisti costretti a gestire centinaia di consegne tutti i giorni a clienti sempre più impazienti di rice54

PetTrend • Ottobre 2020

IL LOCAL E-COMMERCE

Megan Rexazin - Pixabay

SILVIA BOSIO E-commerce specialist e divulgatrice silvia.bosio@me.com

NEI MESI DEL LOCKDOWN MOLTE PICCOLE ATTIVITÀ LOCALI SI SONO CONVERTITE CON SUCCESSO ALLA VENDITA O ALLA PRENOTAZIONE ONLINE. UNA STRATEGIA CHE PUÒ RIVELARSI VINCENTE ANCHE FUORI DALL’EMERGENZA

vere oggetti spesso non strettamente necessari, o non significa solo ricerca spasmodica di biglietteria varia al prezzo più basso. Negli scorsi mesi, complice la chiusura forzata di migliaia di attività locali, abbiamo scoperto un nuovo e-commerce, fatto di piccole attività del territorio, spesso non molto avvezze all’uso della tecnologia, che in tempi record e rimboccandosi le maniche si sono convertite alla vendita o alla prenotazione online. Il tutto grazie ad aziende specializzate che, sempre in tempi record, hanno sviluppato soluzioni che hanno permesso ai negozi di prossimità di scongiurare la chiusura definitiva e a noi clienti di prenotare la spesa nei negozi di quartiere per riceverla poi a casa. Perché, come dicevamo prima, e-commerce non è necessariamente sinonimo di multinazionali con fatturati milionari, da un lato, o della ricerca del prezzo più basso a tutti i costi, dall’altro.

Non solo ricerca del risparmio Il risparmio resta tra le leve principali che ci porta ad acquistare online. Ma il lockdown ci ha aiutato a riscoprire altri valori che erano un po’ usciti dai radar, come la gestione del nostro tempo, o altre risorse come la scarsità di beni materiali e oggetti di uso quotidiano (pensiamo all’accaparramento dei primissimi giorni del lockdown). Chi di noi non ha fatto almeno una volta la coda fuori dal supermercato per poter fare la spesa in sicurezza, senza pensare che l’aiuto della tecnologia in quel momento ci sarebbe proprio voluto? Bene, la tecnologia per evitare quella coda c’era già prima e si chiama Ufirst, applicazione tra l’altro italiana, mancava forse solo la voglia e la fiducia. Altro esempio che possiamo citare è quello dei pagamenti attraverso il proprio smartphone, quindi contactless: anche qui la tecnologia, sempre italiana, c’è e la app è quella di


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