Rassegna Stampa Dolomiti UNESCO | Marzo 2021

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RASSEGNA STAMPA MARZO 2021


PRINCIPALI ARGOMENTI DALLA RASSEGNA STAMPA DI MARZO: MONDIALI 2021: AGGIORNAMENTI..................................................................................................................... 3 OLIMPIADI 2026: AGGIORNAMENTI .................................................................................................................... 5 PASSI DOLOMITICI: LE PROPOSTE PER L’ESTATE 2021 ................................................................................... 9 TUNNEL SOTTO IL SELLA: LA PROPOSTA IN VISTA DELLE OLIMPIADI .......................................................... 12 TRENO DELLE DOLOMITI: AGGIORNAMENTI ................................................................................................... 15 AEROPORTO DI BOLZANO: POTENZIATI I COLLEGAMENTI ............................................................................ 16 MISURINA: QUATTRO PROPOSTE PER UNA MAGGIOR VIVIBILITA’ ................................................................. 18 ALBERGO DI LUSSO A PASSO GIAU................................................................................................................ 18 STRUTTURE OBSOLETE IN ALTA QUOTA ........................................................................................................ 19 MARMOLADA: IL NO A NUOVI IMPIANTI ........................................................................................................... 22 MUSEI DELLE DOLOMITI: AGGIORNAMENTI .................................................................................................... 23 DOLOMITIZATION AL MUSEO LADIN DE FASCIA ............................................................................................. 24 MOSTRA DELL’ARTIGIANATO A FELTRE ......................................................................................................... 24 OLTRE LE VETTE 2021 ..................................................................................................................................... 25 ESTATE 2021: PROSPETTIVE ........................................................................................................................... 26 NOTIZIE DAL CORPO NAZIONALE DEL SOCCORSO ALPINO E SPELEOLOGICO ............................................. 27 NOTIZIE DAI RIFUGI.......................................................................................................................................... 30 RIFUGIO NUVOLAU: NUOVA GESTIONE ........................................................................................................... 31 RIFUGI BAJON E PADOVA: GESTORI CERCASI ............................................................................................... 32 EDITORIALI E INTERVISTE ............................................................................................................................... 33


MONDIALI 2021: AGGIORNAMENTI Gazzettino | 1 Marzo 2021 p. 2, edizione Belluno Hotel, è corsa agli investimenti ora a Cortina «Effetto Mondiali» ` Di questi tempi le località alpine diventano preziose per chi investe negli hotel: con le città d'arte bloccate, questo è un mercato in continua crescita. È quanto emerso nella tavola rotonda organizzata da Pkf hotelexperts, leader nel mercato della consulenza per i settori di strutture ricettive e turismo. La società ha radunato oltre 60 importanti stakeholder (portatori di interesse) nazionali e internazionali tra gruppi alberghieri, investitori, istituzioni pubbliche e finanziarie ed aziende del settore per tracciare lo scenario dell'ospitalità e degli investimenti in Italia. Il nome di Cortina è emerso come esempio positivo di località alpina che ha saputo mantenere il proprio appeal e richiamare turisti ma anche investitori. La notizia è rimbalzata anche sul Sole 24 ore, dove si parla di «corsa agli investimenti a Cortina». LA SVOLTA Sarà l'effetto Mondiali di sci da poco conclusi, sarà l'appuntamento Olimpico del 2026, ma quella che si respira al cospetto delle Tofane è un'aria carica di aspettative e buoni auspici. Per dirla come la presidente della locale Associazione albergatori Roberta Alverà: «Sicuramente l'eco mediatico dei grandi eventi sarà fondamentale per Cortina che resta la punta di diamante del territorio bellunese, quando le cose vanno bene da noi a ricaduta c'è lo stesso effetto anche nelle località vicine. Quanto accaduto in queste settimane è un esempio». Effetto Mondiali e Olimpiadi con alberghi, molti aperti solo per l'occasione, esauriti non solo nella Conca ma in tutto il comprensorio ed ora si attendono quei lavori, in parte già iniziati, che daranno una immagine più consona alla Regina delle Dolomiti. LO STUDIO Secondo l'analisi di Pkf hotelexperts in questa fase di mercato sono privilegiate le destinazioni alternative alle grandi città d'arte e l'attenzione degli investitori si concentra su soluzioni in grado di diversificare le fonti di reddito. Il valore degli investimenti nel corso del 2020 in Italia è stato di circa un miliardo di euro e per il 2021 la stima è di 1.5 miliardi. In apertura ci sono 100 nuovi alberghi con oltre 17mila camere in location alternative come Trieste, Bologna, Cortina d'Ampezzo, Perugia. GRANDI GRUPPI Le grandi catene alberghiere sono già attive a Cortina, «questi gruppi internazionali -afferma Roberta Alverà- qualificano molto tutta la nostra offerta, sono catene che promuovono molto il territorio dove sono presenti e questo porta beneficio anche alle attività più piccole, un grande beneficio generale per il nostro settore». A Cortina Radisson Hotels, catena alberghiera internazionale con oltre 990 strutture in 73 paesi, ha appena restaurato e riaperto il Grand Hotel Savoia, l'hotel è stato edificato nel 1912 ed è entrato da poco a far parte di Radisson Collection. La Marriott International, multinazionale americana che gestisce e concede in franchising numerose strutture ricettive, ha il Cristallo a Luxory Collection Resort & Spa. B&B Hotel ha riaperto dal primo febbraio, dopo un restauro a tempo di record, l'Hotel Tre Croci sull'omonimo passo. Bene dunque la presenza di gruppi internazionali, «che tengono a Cortina e lavorano portando benefici a tutti -assicura Alverà- ma presteremo molta attenzione a chi intendesse entrare per speculare, al momento non c'è nessun segnale in tal senso». LE APERTURE Ma ci sono buoni segnali sulle novità. Dopo il grande successo del ristorante stellato dell'hotel Ancora, struttura acquistata da Renzo Rosso, E curato dal tre stelle Michelin, Alajmo, per l'estate dovrebbe riaprire l'albergo che insiste sull'isola pedonale. «Stesso stile nella tradizione ma con offerta migliorativa», assicura la presidente degli albergatori. Continuano i lavori all'Ampezzo dove si realizzeranno ben 95 suite di lusso e un centro benessere, per il 2023 dovrebbero concludersi i lavori. Novità anche per l'albergo Italia che ha cambiato ancora proprietà e che a breve dovrebbe essere interessato dai lavori. Anche per il San Marco, a ridosso della Basilica minore dei Santi Filippo e Giacomo, le cose stanno evolvendo e presto sono annunciate novità. In progettazione anche il recupero dell'ex Motel Agip. Una situazione complessivamente in positiva evoluzione che fa ben sperare, Roberta Alverà: «Nonostante questo tragico periodo che stiamo vivendo abbiamo ottime prospettive per migliorare ancora, continuando a lavorare per l'immagine di Cortina». Giuditta Bolzonello

Corriere delle Alpi | 13 Marzo 2021 p. 32 «Mondiali, successo che va oltre


l'ambito strettamente sportivo» LA RIFLESSIONE Ben 500 milioni di spettatori, 2 milioni di utenti coinvolti, 1000 giornalisti accreditati. Numeri incredibili per qualsiasi evento in tempi normali, da fantascienza in era Covid. «In molti pensavano sarebbe stato impossibile, ma ce l'abbiamo fatta». Alessandro Benetton, presidente della Fondazione Cortina 2021, racconta come i Mondiali siano stati un successo nell'appuntamento "Un caffè con Alessandro". L'imprenditore spiega cosa ha imparato da questa esperienza «così diversa, così difficile, eppure così bella e stimolante. I numeri dei Mondiali», ammette Benetton, «sono incredibili e fanno pensare ad un evento svolto oltre un anno fa, quando nessuno di noi aveva mai sentito parlare del Coronavirus e il mondo non doveva affrontare una pandemia. E invece questo evento si è svolto solo qualche settimana fa nel pieno di questa tragedia. Senza falsa modestia, i Mondiali sono stati un successo».Ma come è stato possibile organizzare un evento che per molti era impossibile?«Voglio rispondere e a questa domanda non tanto per sottolineare l'incredibile lavoro fatto dalla Fondazione e dai volontari, ma per condividere quello che io ho imparato. La risposta alla domanda in realtà è semplice: è una questione di mentalità. Detta così potrebbe risultare banale, ma è la verità. La chiave fondamentale è credere che proprio nei momenti di crisi, come questo che stiamo vivendo, si nascondono opportunità che devono solo essere colte. Per essere concreti, la pandemia è scoppiata proprio mentre eravamo nel pieno dell'organizzazione. A quel punto avevamo due opzioni: o immaginarci l'evento in giorni più felici, o sederci tutti attorno ad un tavolo, analizzare i problemi e trovare le soluzioni. Abbiamo scelto la seconda opzione, perché sapevamo che i Mondiali erano un'occasione da non perdere per lo sviluppo del territorio. Quindi alla fine abbiamo trovato la soluzione ad ogni problema».Quale la chiave per risolvere i problemi?«La risposta è quasi sempre stata la stessa: il digitale. Avevamo bisogno di raccontare l'evento e, non potendolo fare sul territorio, lo abbiamo fatto sul web: attraverso l'App, grazie al sito, col sistema di live streaming con cui abbiamo portato Cortina a tutte le persone che non potevano raggiungerci. Abbiamo raggiunto 190 Paesi nel mondo in un momento in cui i confini paiono barriere insormontabili. Abbiamo costruito un'infrastruttura digitale che ha messo Cortina al centro di una rete di medici sparsi in tutta Italia, facendo 21 mila tamponi in due settimane. Abbiamo sviluppato una tecnologia di distanziamento sociale che potrebbe rappresentare presto un nuovo standard: ogni persona aveva un cubetto quadrato che vibrava qualora si avvicinasse ad un'altra a meno di un metro e mezzo. Il tutto assieme ad aziende italiane: non c'era bisogno di andare all'estero quando l'eccellenza l'avevamo in casa».Un bilancio più che positivo dunque?«Il Dalai Lama una volta ha detto: ricorda che non ottenere ciò che vuoi a volte è un meraviglioso colpo di fortuna. Quando ho assunto la carica di presidente della Fondazione quello che volevo era organizzare un evento sportivo che aiutasse il rilancio del territorio locale. Ho avuto la fortuna di non avere quello che volevo, perché non solo è stato organizzato un grande evento sportivo, ma abbiamo anche sperimentato un modo di concepire gli eventi che potrebbe rappresentare un nuovo standard per il futuro». --a.s.© RIPRODUZIONE RISERVATA

Gazzettino | 18 Marzo 2021 p. 13, edizione Belluno Mondiali, la smobilitazione: ruspe cancellano una strada Le ruspe sono al lavoro sui prati fra Gilardon e Lacedel, per rimuovere la pista provvisoria di cantiere, che era stata disegnata l'anno scorso, come alternativa alla strada comunale che sale alle pendici della Tofana, alle piste e alle zone d'arrivo dei Campionati del mondo di sci alpino, che si sono disputati lo scorso febbraio. IL CANTIERE A un mese dalla conclusione delle gare si sta ancora lavorando per smantellare le strutture temporanee, che erano state montate in funzione del grande evento sportivo; in parte, quelle installazioni non sono state utilizzate, per il ridimensionamento dei Mondiali, a causa della pandemia Covid-19. Proprio in questi giorni si stanno smontando le grandi tribune, nella zona del traguardo di Rumerlo, all'arrivo delle piste Olympia e Vertigine, che avrebbero dovuto accogliere migliaia di spettatori, e che invece sono rimaste in buona parte vuote, per la decisione di far disputare i Mondiali a porte chiuse. Valerio Giacobbi, amministratore di Fondazione Cortina 2021, ha avuto modo di spiegare: «Prima di tutto vogliamo terminare il lavoro: compito di Fondazione è portare alla conclusione questo percorso dei Mondiali. Quindi stiamo andando avanti con gli smontaggi delle strutture e con la sistemazione dei lavori che non erano stati completati e che intendiamo finire, per consegnarli al Comune o agli altri enti, nel modo più ordinato possibile. Inoltre dobbiamo chiudere i conti: il nostro obiettivo è sempre quello di mantenere i bilanci in pareggio, per noi è molto importante». I CAMION Nei primi giorni, dopo la conclusione delle due settimane di gare, si è assistito al passaggio di colonne di camion, che hanno portato a valle apparecchiature e impianti tecnologici, utilizzati per la trasmissione, in tutto il mondo, delle spettacolari immagini delle gare. Poi è toccato ad altre installazioni, come le tende e le tensostrutture che hanno ospitato gli spazi di accoglienza degli ospiti e la sala stampa per i giornalisti accreditati. Ora sono all'opera le ruspe, per il lavoro ben più pesante, di rimozione della strada provvisoria. Quella pista in ghiaia, sui prati di Gilardon, era stata allestita per far transitare lì tutto il traffico, in particolare di macchine operatrici e di mezzi pesanti, mentre si lavorava per modificare il tracciato della strada comunale, che passa fra le case del villaggio. Inizialmente


erano in programma diversi interventi: la variazione del raggio di alcune curve; la creazione di un marciapiede, per far passare in sicurezza i pedoni, i residenti nella frazione; il rinnovo dell'impianto di illuminazione pubblica. LA RICHIESTA L'opposizione di alcuni cittadini, oltre a un ricorso al Tar del Lazio da parte del consorzio per l'acquedotto di Azzon, hanno indotto l'amministrazione comunale a chiedere al commissario di governo per le opere dei Mondiali di stralciare quegli interventi previsti e di dirottare le risorse economiche verso altri lavori pubblici. Così il tracciato della strada è stato solamente modificato, a monte delle ultime case di Gilardon, con l'eliminazione di due tornanti, sostituiti da una rampa quasi rettilinea. Più in alto sono state rifatte quasi tutte le curve della strada, ampliate per consentire un transito più agevole dei grossi autoarticolati, che hanno trasportato alle pendici della Tofana e del Col Druscié la grande quantità di installazioni, apparecchiature, materiale, utilizzati per i Mondiali. La strada provvisoria era stata parzialmente rimossa già alla fine dell'autunno, per impedirne l'utilizzo, per evitare che transitassero i veicoli. Poi è arrivata la neve, abbondante, che ha coperto tutto con una spessa coltre. Ora, che si avvicina la primavera, è stato ripreso l'intervento di rimozione. Marco Dibona © riproduzione riservata

OLIMPIADI 2026: AGGIORNAMENTI Corriere delle Alpi | 3 marzo 2021 p. 29 L'accordo di programma servirà a fissare i costi della riqualificazione dell'impianto. Zaia: affidiamo noi lo studio di fattibilità Pista da bob, patto tra Regione e Comune Il Cio preme: opere in ritardo di due anni di Francesco Dal Mas CORTINA La giunta regionale ha approvato lo schema di convenzione con il Comune di Cortina per definire i passaggi fondamentali della riqualificazione della pista da bob "Eugenio Monti", il simbolo delle Olimpiadi 2026. Ma bisogna correre, ci si è detti tra Venezia e Cortina, e tra Venezia e Milano. Il Cio, il Comitato olimpico internazionale, ha scritto in un recente documento che l'Italia è due anni in ritardo nella predisposizione delle opere rispetto alle città e ai Paesi che hanno ospitato i Giochi negli ultimi tempi. Lo sarebbe anche la pista di bob: Cortina sostanzialmente c'è con la progettazione di massima, il Veneto pure, ma manca ancora l'agenzia Infrastrutture Milano Cortina che deve portare avanti la realizzazione dell'opera. E manca soprattutto il commissario che faccia della pista e delle altre opere olimpiche ai piedi delle Tofane un altro caso esemplare di rapidità, com'è avvenuto con la ricostruzione del ponte Morandi. Dallo studio di fattibilità tecnica ed economica deciso ieri dalla Regione dovranno emergere chiaramente le condizioni e gli interventi necessari per riportare allo splendore una pista nata nel 1923, ristrutturata per ben quattro volte modificando lunghezza e curve, e che nel corso della storia ha ospitato campioni da tutto il mondo. «Sulle ceneri di questo tracciato nascerà la nuova pista che dimostrerà, a distanza di 70 anni dalle Olimpiadi del '56, di essere all'altezza dei prossimi giochi olimpici del 2026». Lo afferma il presidente della Regione, Luca Zaia, annunciando l'approvazione del provvedimento che interessa direttamente uno dei quattro siti di gara individuati nel territorio veneto ed inseriti nel Masterplan olimpico. A tutti gli effetti l'intervento di riqualificazione dell'impianto di bob di Cortina d'Ampezzo costituisce interesse pubblico nei tre livelli: comunale, regionale e nazionale in relazione all'attrattività di carattere turistico- sportivo che riveste come struttura di richiamo per tutto il territorio montano. «L'accordo di programma con l'amministrazione ampezzana è un passaggio fondamentale per mettere nero su bianco costi e benefici di un'infrastruttura strategica per tutto l'arco alpino, sia in termini sportivi sia in termini turistici», sottolinea il Governatore. «In Italia non esiste una pista per le discipline dello skeleton, del bob e dello slittino per cui credo, senza presunzione, che l'impianto ai piedi delle Tofane possa diventare una struttura polivalente di riferimento europeo per le Federazioni nazionali. Un'occasione per valorizzare il territorio, grazie agli interventi che trasformeranno le aree limitrofe alla pista in parco ludico-sportivo, completando così l'offerta turistica di Cortina». «Abbiamo la possibilità di far rinascere una pista dove crescere i giovani talenti dello slittino e che potenzialmente potrebbe generare un indotto complementare al comparto dello sci», continua Zaia. «La Regione intende fare la sua parte impegnando in bilancio 85 milioni di euro come investimento per le "Venues olimpiche" e affidando lo studio di fattibilità per l'intervento di riqualificazione della pista di bob. La soluzione più idonea sarà valutata congiuntamente con il Comune di Cortina, proprietario dell'impianto, per definirne con celerità l'attuazione». «Una infrastruttura destinata a durare»


La pista di bob, come tutte le altre opere olimpiche, deve essere pronta per l'inverno 2024/2025, quindi un anno prima dei Giochi 2026. La Regione Veneto ed il Comune di Cortina sono sicuri di farcela, ma attraverso un commissariamento che vada in deroga a tutta una serie di vincoli. Come è accaduto a Genova, dove dopo la tragedia del cedimento del ponte Morandi si è riusciti a ricostruire l'infrastruttura in tempi brevissimi, ovvero un anno. «La Eugenio Monti è un'infrastruttura sportiva da lasciare in eredità alle generazioni future e che completerà l'offerta turistica della Perla delle Dolomiti», commenta la vicepresidente della Regione e assessore alle Infrastrutture, Elisa De Berti. «Non è solamente un impegno morale in vista delle Olimpiadi invernali, ma intendiamo realizzare una struttura competitiva che abbia una possibilità di sviluppo post olimpico diventando un punto di riferimento nelle regioni alpine. Per questo, già in fase di candidatura, è stata sottoscritta una lettera di intenti tra il Veneto, la Lombardia e le Province autonome di Trento e Bolzano per supportare finanziariamente la pista ampezzana, dimostrando l'interesse congiunto di mantenere viva la disciplina veloce, assieme allo skeleton e allo slittino, ben oltre il 2026, evitando di ripetere gli errori del passato». L'assessore regionale Giampaolo Bottacin, dal canto suo, ha fatto sapere di essere stato nei giorni scorsi a Cortina per incontrarsi con il Comune e il rappresentante del Comitato olimpico internazionale Ivo Ferriani, che è anche presidente della Federazione internazionale di bob e skeleton. «È stata un'occasione per delineare chi fa che cosa e valutare le tempistiche così da avviare con celerità la fase di progettazione dell'intervento di riqualificazione dell'impianto attraverso un percorso che potrà portare grandi benefici a tutto il territorio bellunese», ha dichiarato Bottacin dopo l'incontro avvenuto in sala consiliare. Bottacin ha salutato come «un passo importante" la delibera approvata ieri.

Gazzettino | 3 marzo 2021 p. 5, edizione Belluno L’annuncio di Zaia: “A tutta con il bob” di Marco Dibona CORTINA L'IMPIANTO La Regione Veneto accelera i tempi per la redazione dello studio di fattibilità, per riqualificare la pista Eugenio Monti di Cortina, che dovrà accogliere le gare di bob, slittino e skeleton dei Giochi olimpici e paralimpici invernali 2026. Nel contempo prevede di impegnare 85 milioni di euro per questa operazione. Ieri la giunta regionale ha approvato lo schema di convenzione con il Comune di Cortina per definire i passaggi fondamentali. «Dallo studio di fattibilità tecnica ed economica dovranno emergere chiaramente le condizioni e gli interventi necessari per riportare alla luce una pista nata nel 1923, ristrutturata ben quattro volte modificando lunghezza e curve dice Luca Zaia, presidente del Veneto - sulle ceneri di questo tracciato nascerà la nuova pista che dimostrerà, a settant'anni dalle Olimpiadi del 1956, di essere all'altezza dei prossimi Giochi 2026». L'OBIETTIVO La pista di Ronco è una delle quattro Venue' di gara individuate nel territorio veneto e inserite nel masterplan olimpico. «A tutti gli effetti l'intervento di riqualificazione dell'impianto di bob costituisce interesse pubblico nei tre livelli: comunale, regionale e nazionale in relazione all'attrattività di carattere turistico sportivo, per tutto il territorio montano aggiunge Zaia - l'accordo di programma con l'amministrazione ampezzana è un passaggio fondamentale per mettere nero su bianco costi e benefici di un'infrastruttura strategica per tutto l'Arco Alpino, sia in termini sportivi sia in termini turistici. In Italia non esiste una pista per le discipline skeleton, bob e slittino per cui l'impianto ai piedi delle Tofane può diventare una struttura polivalente di riferimento europeo. Un'occasione per valorizzare il territorio, grazie agli interventi che trasformeranno le aree limitrofe alla pista in parco ludico-sportivo, completando così l'offerta turistica di Cortina». ITALIA SENZA STRUTTURA Da anni i campionati italiani delle tre discipline si svolgono a Igls, presso Innsbruck, in Austria, perché in Italia non c'è un impianto. «Abbiamo la possibilità di far rinascere una pista dove crescere i giovani talenti - continua Zaia - la Regione intende fare la sua parte, impegnando in bilancio 85 milioni di euro come investimento per le Venues Olimpiche' e affidando lo studio di fattibilità per riqualificare la pista di bob. La soluzione più idonea sarà valutata con il Comune di Cortina, proprietario dell'impianto, per definirne con celerità l'attuazione». EREDITÀ La vicepresidente veneta Elisa De Berti, assessore regionale alle infrastrutture, aggiunge: «La pista Eugenio Monti è un'infrastruttura sportiva da lasciare in eredità alle generazioni future e che completerà l'offerta turistica di Cortina. Non è solamente un impegno morale in vista delle Olimpiadi invernali, ma intendiamo realizzare una struttura competitiva, che abbia una possibilità di sviluppo post olimpico, diventando un punto di riferimento nelle regioni alpine. Per questo, già in fase di candidatura, è stata sottoscritta una lettera di intenti tra Veneto, Lombardia e Province autonome di Trento e Bolzano, per un supporto finanziario, dimostrando l'interesse congiunto di mantenere vive queste discipline, ben oltre il 2026, evitando di ripetere gli errori del passato».


«GRANDI BENEFICI» L'assessore Gianpaolo Bottacin ha commentato: «Abbiamo approvato una delibera che segna un passo importante per l'organizzazione degli eventi olimpici che si svolgeranno a Cortina. Abbiamo infatti promosso uno schema di accordo con il comune ampezzano per il coordinamento delle attività necessarie alla riqualificazione della pista Eugenio Monti. Proprio per parlare di questo, nei giorni scorsi, ci eravamo incontrati con il comune e con Ivo Ferriani, del Comitato olimpico internazionale, presidente della Federazione internazionale bob e skeleton. È stata un'occasione per delineare chi fa che cosa e valutare le tempistiche, così da avviare con celerità la riqualificazione dell'impianto, attraverso un percorso che potrà portare grandi benefici a tutto il territorio bellunese».

Gazzettino di Belluno | 3 marzo 2021 p. 5, edizione Belluno Gidoni, per 18 anni direttore di pista: «Dobbiamo correre per non rischiare» Di Marco Dibona L'ESPERTO CORTINA Agli incontri fra enti e amministrazioni, sul futuro della pista di bob di Cortina, ha partecipato l'ingegner Franco Gidoni. Quale sarà il suo ruolo? «Per diciott'anni sono stato direttore di pista, a Ronco, per cui la conosco bene. Porto soltanto i consigli di chi ha maturato questa esperienza. Sto in mezzo tra il dire e il fare e, su questo, richiamo l'attenzione. Non ho però alcun ruolo formale». Come si agirà, nell'aspetto tecnico, per progettare il nuovo impianto? «La Regione ha deciso di partire dalla definizione della linea ideale, dove passa il bob. Senza questa non puoi costruire la pista attorno. Si manterrà sostanzialmente il tracciato storico, come ubicazione delle curve, apportando però alcune modifiche, per adeguarsi a nuovi criteri di sicurezza, adattando l'impianto allo slittino e allo skeleton. In vista del 2026 si dovrà anche valutare se il bob rientrerà fra le specialità delle Paralimpiadi». Perché questa accelerazione della Regione? «Si è deciso che si va avanti, con l’intento di superare lo stallo della Agenzia delle infrastrutture olimpiche, non ancora operativa. Va fatto uno studio propedeutico, per passare poi al progetto esecutivo. Per ora si stanno misurando i raggi di curvatura e le pendenze dei rettilinei». I tempi sono sufficienti? «La pista deve essere pronta per l'autunno 2024, fra tre anni. Per tutta una serie di motivi ritengo che i tempi siano stretti; forse siamo già in ritardo. Bisogna tenere alta l'attenzione. Il governo deve nominare un commissario con pieni poteri, per realizzare le opere olimpiche: ormai i Giochi li abbiamo e dobbiamo darci da fare. Va pensato un modello ponte Morandi, con la nomina di un commissario, che possa agire legittimamente, in deroga. Per i danni della tempesta Vaia il commissario poté superare oltre un centinaio di leggi e norme. Deve esserci uno scatto in avanti del sistema Paese; cosa che non è avvenuta per Anas, che ha dovuto seguire l'iter consueto, per cui siamo ancora senza le varianti alla statale 51 di Alemagna». Come è pensata la macchina olimpica per il 2026? «C'è la Fondazione, che organizzerà i Giochi. C'è l'Agenzia per le infrastrutture, che deve materialmente realizzare le opere che servono. Fra le ipotesi, c'è quella di nominare commissario Luigi Valerio Sant'Andrea, che tanto bene ha operato per i Mondiali di sci alpino Cortina 2021. Spero che il governo si sbrighi». Basterà costruire la nuova pista per bob, slittino e skeleton, in vista dei Giochi 2026? «No, non basterà. Già quello è un impegno gravoso, perché bisogna tenere conto, nella programmazione, di lavorare otto mesi l'anno, non dodici. Un inverno come questo, con metri di neve, fa perdere almeno quattro mesi. E poi la pista non basta. A Cortina si è sgretolato tutto un mondo che c'era attorno, fatto di persone competenti, di lavoratori e di volontari. Una pista è un organismo che vive di molte componenti. Pensiamo ai recenti Mondiali di sci alpino: dietro c'è una macchina rodata, con decine di edizioni di Coppa del mondo alle spalle, soltanto per questo si è riusciti ad allestire le piste in brevissimo tempo, malgrado le nevicate. Lo stesso serve per il bob. In dodici anni di chiusura della pista si è persa una generazione di giovani bobisti. Bisogna ricreare tutto l'ambiente. L'obiettivo non può essere il 2026, ma si deve pensare di aprire prima possibile. Inoltre la pista non basta: per un impegno come le Olimpiadi servono aree contigue, bisogna ipotizzare infrastrutture e servizi per migliaia di spettatori».

L’Adige | 5 Marzo 2021 p. 9


Olimpiadi, treni e funivie per il Trentino TRENTO Gettare la basi per la definizione di una programmazione che tenga conto delle esigenze straordinarie dettate dall'appuntamento di Milano Cortina 2026 e che però tracci una visione di più lungo termine dello sviluppo infrastrutturale delle Dolomiti, con un occhio di riguardo alla sostenibilità e alle generazioni future. È con questo obiettivo che le Associazioni degli industriali delle province di Belluno, Bolzano e Trento hanno deciso di affidare all'Università di Padova uno studio preliminare che definisca lo stato attuale e gli scenari pre e post Olimpiadi del sistema delle infrastrutture di trasporto di interesse per le province sulle quali insiste il Patrimonio Unesco: un insieme indivisibile, che ricade in tre diverse aree amministrative che devono però dialogare e cooperare per una visione e una progettualità condivisa. Con due orizzonti temporali: quello del 2026, anno delle Olimpiadi, e quello di più lungo periodo, almeno trentennale.Il contratto attraverso il quale Confindustria Belluno Dolomiti, Assoimprenditori Alto Adige e Confindustria Trento commissionano la ricerca al Dipartimento di Ingegneria Civile, Edile e Ambientale - Icea dell'Università degli Studi di Padova è stato siglato dai presidenti delle tre associazioni Maria Lorraine Berton, Federico Giudiceandrea, Fausto Manzana, e dal direttore del dipartimento, Carlo Pellegrino.«È un impegno che desideriamo perseguire non solo nell'interesse delle comunità che oggi abitano il territorio dolomitico, ma anche per le generazioni che verranno, nei confronti delle quali abbiamo una grande responsabilità - dichiara Manzana, presidente di Confindustria Trento -. Lo sviluppo infrastrutturale di questa parte di territorio, anche ma non solo in vista delle Olimpiadi 2026, dovrà essere immaginato e realizzato tenendo bene a mente che si tratta di un'eredità che lasciamo a chi verrà dopo di noi». «Quella che si è costituita è una vera e propria task-force - afferma Lorraine Berton, presidente di Confindustria Belluno Dolomiti -. Vogliamo rendere ancora più incisiva la nostra azione sul fronte delle infrastrutture materiali e immateriali necessarie all'intera area dolomitica. Per farlo, stiamo mettendo le basi a una grande piattaforma comune. Se davvero vogliamo essere efficaci dobbiamo guardare al territorio nel suo complesso, superando i confini amministrativi e confrontandoci alla pari, soprattutto se parliamo di programmazione». «Intendiamo dare un contributo diretto assumendo un ruolo propositivo e preparando le nostre realtà alle sfide future - aggiunge il presidente di Assoimprenditori Alto Adige Giudiceandrea -. Lo studio offrirà un'interpretazione coordinata di fenomeni che sono volano di sviluppo dell'economia dei territori montani interessati: se sapremo gestirli in maniera corretta, saranno un'opportunità per promuovere in modo sostenibile i nostri territori».A livello nazionale Confindustria ha creato un gruppo di lavoro sulle infrastrutture con un focus su sport e grandi eventi di cui Paolo Mazzalai, ex presidente di Confindustria Trento, è coordinatore. «Oggi quello che più importa riguarda le Olimpiadi del 2026 che sono non domani, ma oggi pomeriggio. Bisogna partire in fretta, perché per le infrastrutture deve passare del tempo dalla pianificazione alla realizzazione. Noi in quest'ottica puntiamo a uno sviluppo socio-economico sostenibile delle aree interessate, che devono essere servite da infrastrutture utili adesso ma anche in futuro. Insomma, è fondamentale che ciò che si eralizza sia utilizzabile anche dopo dal territorio così da rendere gli investimenti utili. Noi ci siamo inventati l'approccio sull'area dolomitica, in cui per l'appuntamento olimpico agisce ora una Fondazione che si preoccupa dell'evento in sè, e una agenzia che si occupa di infrastrutture. Il budget è di 1 miliardo di euro attualmente, di cui 500 milioni per la Lombardia e altrettanti per l'area dolomitica che verte su tre province, Trento, Bolzano e Belluno» sottolinea Mazzalai.«Noi non abbiamo come Confindustria la missione di fare politica, ma vogliamo dare un contributo di idee. Su scelte strategiche per il territorio ci siamo inventati di immaginare una visione sull'intera area delle Dolomiti con interventi omogenei e iniziative accoppiate a una visione di medio-lungo termine» assicura Mazzalai. Per l'ex numero uno di Confindustria, «nel 1956 le olimpiadi di Cortina hanno fatto da traino per decenni a seguire ora ragioniamo su un'area più vasta e occorre capire quali idee sviluppare per il futuro» assicura Mazzalai. Lo studio assegnato a Padova indicherà concretamente le soluzioni, ma Mazzalai già chiarisce quale sarà la cornice all'interno della quale Confindustria chiede di muoversi: «Ci saranno proposte di accessi all'area dolomitica in modo coordinato con una sensibilità elevata verso un territorio che potrebbe avere una spinta turistica enorme, visto che per la diretta della cerimonia inaugurale si parla di oltre un miliardo di spettatori attesi per la diretta». Il tema fondamentale resta quello di conciliare l'ambiente con lo sviluppo infrastrutturale e l'accesso a un'area sensibile e allo stesso turistica. «Dovremo rivedere i metodi per l'arrivo nell'area, con un passaggio dall'accesso col mezzo privato a un sistema pubblico che possa sposarsi con gli impianti di risalita per togliere CO2 da quell'area. Occorre fare uno studio a medio termine per vedere come suddividere il traffico tra pubblico e privato, salvaguardando le aree in quota» assicura Mazzalai. «Se si riuscisse a chiudere il cerchio ferroviario Trento Bolzano Brunico Bressanone fino a Cortina, Belluno, la Valsugana e poi di nuovo Trento ci sarebbe un ring ferroviario con un alleggerimento del traffico privato. Si devono poi potenziare i sistemi di trasporto alternativo come i trasporti a fune e adattare la portata dei mezzi pubblici in base alla necessità». Nello studio si potrebbero ipotizzare collegamenti transvallivi «per evitare di portare il traffico di trasferimento in quota per chi sale al passo solo per poi ridiscendere nella valle vicina. Se al Sella trovi centinaia di auto non va bene. In Svizzera fanno tunnel dove le valli si avvicinano» aggiunge Mazzalai. Che spiega come «la vera difficoltà sia quella dei tempi, occorre accelerare». A. Con.

L’Adige | 6 Marzo 2021 p. 14


Olimpiadi, parte la macchina Nasce il "Comitato" trentino Il Trentino vara il proprio coordinamento olimpico provinciale (una sorta di comitato olimpico) per gestire tutta la partita logistica da mettere in campo durante le Olimpiadi invernali del 2026 che si svolgeranno per una parte in val di Fiemme e a Baselga di Piné. E lo fa dando fiducia a Tito Giovannini, che oggi siede per la Provincia nella Fondazione Milano-Cortina, e a Pietro De Godenz, dell'Upt, quindi dell'opposizione, scelto dalla giunta per le sue compentenze nel settore degli sport invernali. Da capire se con la nomina nel nuovo organismo, Degodenz dovrà dimettersi dal Consiglio provinciale. E a quel punto a lui potrebbero succedere o Gianpiero Passamani o l'ex senatore Vittorio Fravezzi. Per completare la guida del comitato serviranno altri tre nomi.Intanto, per definire con chiarezza il quadro della governance che dovrà gestire la macchina organizzativa dei Giochi sul territorio trentino la giunta provinciale ha approvato ieri un disegno di legge proposto dall'assessore allo sport e turismo Roberto Failoni. «Condividendo le linee di indirizzo dettate dal Cio in tema metodologico, - ha spiegato l'assessore Failoni nel presentare il ddl - abbiamo ravvisato la necessità di creare le condizioni istituzionali e organizzative che consentano di definire con chiarezza i ruoli e le responsabilità funzionali a concretizzare la pianificazione strategica, tanto degli interventi infrastrutturali sul cluster olimpico trentino, vale a dire le sedi di gara, quanto a consentire una chiara e concordata condivisione delle responsabilità tra noi e il Comitato organizzatore Milano Cortina 2026. È nostra convinzione, infatti - ha aggiunto l'assessore - che costituisca un fattore chiave di successo la volontà di attivare tempestivamente, anche a livello locale, il percorso di pianificazione e progettazione integrata di tutti i componenti costitutivi delle sedi di gara, concretizzando le azioni dei vari livelli istituzionali. Risulta evidente che la buona riuscita degli eventi olimpici sul nostro territorio non possa prescindere dalla valorizzazione delle aree di primato che il Trentino ha espresso negli anni, intese sia a livello organizzativo, come anche a livello sportivo e di apporto del volontariato». Per governare in maniera adeguata le funzioni pubbliche e quelle che saranno definite in accordo con la Fondazione, il disegno di legge istituisce il "coordinamento olimpico provinciale" quale interlocutore privilegiato per il territorio trentino della Fondazione Milano Cortina 2026, ma anche per assicurare la regia e il monitoraggio degli investimenti infrastrutturali, raccordandosi allo scopo con i soggetti attuatori degli interventi previsti. L'organismo fungerà da raccordo organizzativo per il coinvolgimento di altri soggetti pubblici e privati coinvolti nella realizzazione dell'evento, operanti, tra l'altro, nel settore della sanità, della protezione civile e del volontariato. Parallelamente, vengono previste delle disposizioni che hanno lo scopo di consentire il dimensionamento ritenuto strumentalmente idoneo alla realizzazione delle attività di competenza provinciale e a quelle che risulteranno evidenti nel percorso che porterà in maniera adeguata questa amministrazione agli eventi olimpici, prevedendo nel contempo specifici elementi incentivanti per le professionalità allo scopo incaricate. La giunta provinciale, entro tre mesi dall'entrata in vigore del disegno di legge, approverà un piano delle risorse umane necessarie per l'organizzazione delle Olimpiadi invernali 2026. Il piano verrà aggiornato annualmente e riporterà lo stato di attuazione delle azioni intraprese. Inoltre, la proposta legislativa, che ora inizierà il suo iter consiliare, prevede che la Giunta individui la struttura provinciale competente per il coordinamento delle attività e delle funzioni che competono alla Provincia. Infine, in coerenza con gli impegni assunti dalla Provincia nel dossier di candidatura del Coni, approvato dal Cio, la giunta provinciale individuerà le opere e i lavori pubblici funzionali allo svolgimento delle Olimpiadi che devono essere eseguiti per assicurare la piena efficienza e fruibilità delle strutture sportive individuate come sedi agonistiche di gara, indicando il termine massimo per la loro esecuzione e le disposizioni organizzative necessarie per assicurare il rispetto dei termini previsti. Per mettere in moto gli appalti ci sarà Invitalia o l'Apac, sia per quelli sul territorio, sia per le infrastrutture (i 120 milioni già arrivati da Roma) sia per il rifacimento o la realizzazione ex novo delle strutture sportive (Tesero e Predazzo, mentre per la copertura della pista di Piné si è ancora in attesa di una scelta definitiva). A. Con.

PASSI DOLOMITICI: LE PROPOSTE PER L’ESTATE 2021 Alto Adige | 10 Marzo 2021 p. 5 Passi, in arrivo 12 varchi e 24 telecamere ezio danieli GARDENA/BADIA I motociclisti, hanno già lanciato l'allarme: "Così non verrà più nessuno, stiamo facendo passare il messaggio di una caccia alle streghe". Con le streghe che, nel caso specifico, sarebbero i motociclisti. Non si sono spenti ancora gli echi dei provvedimenti messi in atto la scorsa estate in Trentino e in Alto Adige, che sullo stesso territorio si torna a parlare di una nuova iniziativa per limitare il traffico sui quattro passi principali: il Sella, il Pordoi, il Gardena ed il Campolongo. Quelli, guarda caso, più frequentati proprio dai


motociclisti e su cui in un recente passato erano stati fissati i famosi, e tanto discussi, limiti di velocità per sole moto . Le istituzioni competenti avrebbero già avviato il bando per la realizzazione di 12 varchi elettronici, con 24 telecamere (una per ogni senso di marcia), che avrebbero lo scopo di monitorare il traffico. Spesa? 200 mila Euro circa. Saranno posizionate, per la precisione, al bivio per Sella e Pordoi in tre postazioni; al bivio di Pian del Gralba, tra Sella e Gardena, in altre tre postazioni, a Colfosco, sia a monte che a valle di Corvara, sul passo Campolongo, ad Arabba e sul passo Pordoi. Potranno rilevare la velocità ma non solo, visto che gli strumenti che si andranno ad installare saranno in grado anche di fornire ulteriori informazioni in base al riconoscimento delle targhe, ai tempi di permanenza sui luoghi e ai parametri forniti dai vari veicoli. L'obiettivo, stando a quanto dichiarato, è appunto il monitoraggio, per capire come, quando e con quali modalità si muovono i turisti. Ma i più maliziosi sono pronti a scommettere che si tratterà dell'ennesima iniziativa volta a scoraggiare la frequentazione di quei luoghi da parte degli appassionati di moto e motori. Già da tempo, infatti, l'argomento è particolarmente dibattuto e non senza aspri scontri. Perché è chiaro che nessuno deve sentirsi autorizzato a comportamenti non consentiti o a scambiare i tornanti di quei luoghi per quelli di un circuito, ma è altrettanto chiaro che i motociclisti rappresentano una fetta importante del turismo estivo in montagna. Ecco perché la prevenzione e la sensibilizzazione, a detta dei più, andrebbero favorite rispetto ad una repressione senza se e senza ma. Il rischio è che a forza di sentirsi come "non graditi", si finisca con il girare una volta per tutti i manubri e indirizzare le ruote verso altre curve, altri panorami, altri luoghi da scoprire, sostengono i motociclisti.©RIPRODUZIONE RISERVATA

Corriere delle Alpi | 14 Marzo 2021 p. 28 Telecamere sui passi Il sindaco Grones «Servono soltanto a monitorare i flussi» ARABBA I motociclisti continuano a protestare: per le telecamere lungo le strade dei passi del gruppo del Sella. I Motoclub si "rincorrono" sui social e sulle riviste specializzate di settore lamentando che la prossima estate, ma già in questa primavera, quando i confini tra regioni e province torneranno finalmente liberi, sarà impossibile salire lungo i più bei tornanti delle Dolomiti, in particolare su quelli del Sella, del Pordoi, del Gardena e del Campolongo. IL GRANDE FRATELLO Il tutto a seguito dell'installazione dei 12 varchi elettronici, con 24 telecamere (una per ogni senso di marcia), installati a valle e all'arrivo dei valichi. Un investimento per nulla da ridere, da 200 mila euro, a carico delle Province di Bolzano e di Trento e della Regione Veneto. «Mi dispiace, ma gli amici motociclisti scoprono l'acqua calda. Voglio ricordare a tutti loro che sistema di controllo è già attivo dall'anno scorso», tiene a far sapere il sindaco di Livinallongo, Leandro Grones, «ma mai una multa è stata staccata a seguito di questi controlli. Le telecamere, infatti, rilevano le targhe per capire se la provenienza è del territorio o dall'esterno, i tempi di permanenza sui luoghi e altri parametri dei veicoli». LA REGIONE TRANQUILLIZZA Vogliamo semplicemente capire, spiega a sua volta l'assessore regionale al Turismo, Federico Caner, quando e con quali modalità si muovono i turisti, in modo da pianificare le accessibilità più consone ai passi. L'assicurazione di Caner, Grones e degli altri amministratori è che quest'estate non vi sarà chiusura dei passi, come è avvenuto nelle estati del passato. Operatori preoccupatiDall'alto del passo Pordoi, l'albergatore Osvaldo Finazzer, coordinatore degli operatori turistici, ricorda ancora una volta che «i motociclisti rappresentano una fetta importante del turismo estivo in montagna». Lui stesso è un provetto centauro. «Il rischio è che, a forza di sentirsi "non graditi" , i motociclisti finiscano con lo scegliere altre mete». Cresce però la pressione del flussi turistici in montagna, in particolare sui siti dolomitici, ed i rischi sono stati evidenziati in un videoconvegno della Fondazione Dolomiti Unesco. «La Fondazione», ha detto il presidente della Mario Tonina, «ha avviato dal 2019 un'iniziativa per studiare e monitorare a fondo il fenomeno turistico all'interno del sito Dolomiti e fornire quindi ai decisori politici i dati e gli strumenti per promuovere una gestione più sostenibile dei flussi». Nel corso del dibattito sono emerse problematiche molto diversificate, interessando un territorio caratterizzato da dinamiche turistiche non omogenee e a volte agli antipodi. Inoltre, è stato ricordato, l'epidemia da Covid-19 ha fatto aumentare il desiderio di visitare le aree di montagna a scopo ricreativo: ciò è naturalmente un bene, se si traduce nella ricerca di esperienze più "dolci", approfondite, attente alle problematiche ambientali, ma introduce anche nuovi fattori di "rischio" a cui porre attenzione. «Nell'estate 2020 abbiamo assistito ad un vero e proprio assalto alla montagna, da parte di chi aveva bisogno di evadere dal clima pesante respirato con il primo lockdown», ha concluso Annibale Salsa, accademico Cai. --francesco dal mas© RIPRODUZIONE RISERVATA


Alto Adige | 16 Marzo 2021 p. 34 «Telecamere sui Passi a danno dei bikers italiani» massimiliano bona selva/corvara Le 24 telecamere sui passi dolomitici - frutto di una convenzione tra le Province di Trento e Bolzano, in collaborazione con la provincia di Belluno - hanno fatto sbottare soprattutto i motociclisti, intenzionati a boicottare le località turistiche del Trentino Alto Adige. I 24 occhi elettronici monitoreranno, attraverso un software, i flussi di traffico lungo i passi Sella (2.240 metri), Gardena (2.127), Campolongo (1.875) e Pordoi (2.239), e l'anello stradale su cui sboccano le statali 242 della Val Gardena, 244 della Val Badia, 48 della Val di Fassa e della strada regionale 48 passante per Arabba. Le telecamere saranno in grado di suddividere i mezzi in quattro categorie (moto, autobus, camion, auto) e leggere le targhe, per determinare passaggi e provenienza dei veicoli. La lettera aperta di un motociclista bolognese: «Le multe alle targhe straniere vengono poi effettivamente incassate?»C'è chi, temendo fortemente nuove multe, non ha gradito questo scelta. È il caso di Paolo Perugini, motociclista bolognese, che pone una serie di interrogativi. «Sono motociclista, bolognese, leggo di ulteriori 12 varchi elettronici (24 telecamere) che andranno a vigilare alcuni dei Passi più belli e famosi del vostro territorio. Avendo parenti nel bellunese amo e frequento quelle zone montane sin da bambino. Ad esse sono legati bellissimi ricordi di infanzia e le emozioni dei giri più belli fatti con le due ruote a motore termico (meglio precisare di questi tempi). Vi scrivo per rassicurarvi. Io e la mia moto da ormai tre anni non varchiamo i vostri confini e non abbiamo nessuna intenzione di farlo nei prossimi anni. Preciso che i travasi di bile che mi provocano le vostre crociate contro i motociclisti sono seconde solo a quelle causatemi dagli imbecilli intutati che scambiano la strada per una pista con scarichi capaci di generare gli stessi decibel di un Concorde in fase di decollo. Tuttavia i miei proponimenti turistici, il godere di panorami stupendi e di strade ben manutenute (anche grazie alle mie tasse cari amici altoatesini, dato che il favorevole regime fiscale di cui usufruite come regione autonoma è sostenibile anche grazie al peso dell'imposizione che grava sulle altre regioni) sono stati da ultimo frustrati dalla concentrazione assoluta richiesta dall'enorme numero di velox e telecamere che ho incontrato sul percorso, capaci di far impazzire il navigatore che continuava a trillare come un ossesso. Azzerato il piacere, ho provveduto già da un po' ad eliminare il Trentino Alto Adige dai miei itinerari, per cui i prossimi ulteriori 24 occhi elettronici in via di installazione, i passi a pagamento, i limiti per le sole moto mi lasciano totalmente indifferente. Piuttosto, l'ultima volta che sono stato dalle vostre parti ho notato un considerevole numero di bikers con targa straniera (svizzeri, austriaci, tedeschi, olandesi soprattutto) che parevano, a giudicare dal passo che avevano, immuni da qualunque rilevazione. È stata una mia errata impressione? Le contravvenzioni alle targhe straniere vengono poi effettivamente incassate?» .©RIPRODUZIONE RISERVATA

Alto Adige | 18 Marzo 2021 p. 33 «Quattro fonometri sui Passi e gestione digitale del traffico»

«Abbiamo già installato quattro fonometri sui Passi dolomitici, in modo tale da riuscire ad avere un quadro completo anche sui rumori, ma la vera sfida per il medio periodo è quella di arrivare a una gestione digitale del traffico. Per quest'estate abbiamo previsto bus aggiuntivi e un pacchetto di misure per invogliare tutti a lasciare l'auto in garage»: a parlare è l'assessore alla mobilità Daniel Alfreider, che ieri ha svelato i piani della giunta provinciale per la gestione della mobilità sulle Dolomiti.Assessore, i fonometri sono davvero già in servizio?Sì, sono operativi e ci consentiranno di monitorare i Passi di nostra competenza. Per arrivare ad una gestione digitale del traffico dobbiamo fornire ai Ministeri delle Infrastrutture e dell'Ambiente dati oggettivi. Anche sui flussi.Ma di che cifre stiamo parlando?Nei periodi di punta oscilliamo da 6 a 10 mila mezzi che per le strade di montagna sono davvero molti.A Braies alla fine si è deciso di chiudere. Perché?Perché c'è un'alternativa alla strada chiusa, rappresentata da shuttle e bici, ma anche per una questione di sicurezza. Anche i giudici hanno concordato sul fatto che 15 mila mezzi al giorno per quel tratto rappresentano un problema oggettivo.Ciò vuol dire che per Sella e Gardena questo non sarà possibile?Per il Codice della Strada la libera circolazione dei mezzi va garantita. Se poi, grazie agli esperti (che sono già al lavoro ndr), riusciremo a fornire nel medio lungo periodo numeri e dati per arrivare a soluzioni diverse ben venga. Per adesso dobbiamo lavorare su più piani.Quali?Per Selva e Corvara abbiamo previsto corse aggiuntive con gli autobus oltre a Citybus interni. Le linee sono state potenziate da giugno a settembre.Chi arriverà in auto dove dovrà lasciarla?Al massimo a Plan de Gralba dove abbiamo attrezzato un parcheggio sufficientemente grande. Da lì si potrà proseguire con i mezzi pubblici e con gli impianti.Un'altra domanda. Ma anche la strada che porta all'Alpe di Siusi è stata chiusa. Perché?Anche lì ci sono le alternative ma ci sono una marea di "deroghe di accesso". Un numero che lei nemmeno può immaginare.Quante persone hanno un permesso speciale per arrivare a Compaccio?Trentamila, un'enormità.Ma i parcheggi per chi vorrà fare un giro sui Passi


dolomitici in futuro dove dovranno essere realizzati?Prima di entrare nelle nostre valli. All'imbocco, in modo tale da evitare gli attuali picchi di traffico. Il turista, ripeto, dovrà abituarsi a partire dalla seconda casa o dall'hotel a piedi. Tocca a noi garantire un'offerta adeguata di mezzi e servizi in modo tale che lo faccia davvero. In futuro avremo anche una App per verificare in tempo reale quanti mezzi circolano sui Passi e quanti parcheggi sono effettivamente disponibili?Sì, certo. Fa tutto parte del concetto di gestione digitale del traffico. Abbiamo un team di esperti al lavoro e i sindaci delle valli interessate sono tutti d'accordo.©RIPRODUZIONE RISERVATA

Alto Adige | 23 Marzo 2021 p. 33 Traffico sui Passi, Demetz: «Ecco le priorità dimenticate» massimiliano bona SELVA GARDENA «Vanno benissimo i quattro fonometri sui Passi dolomitici, va benissimo il monitoraggio dei mezzi grazie a 24 telecamere ma bisogna anche mettere in conto altri interventi concreti in tempi brevi»: a parlare è il sindaco di Selva Roland Demetz che fa un lungo elenco delle priorità indicate nel 2016 - quando l'assessore provinciale era Florian Mussner - ma ancora in stand-by.Sindaco, da cosa partiamo?«Dal monitoraggio dei parcheggi. Bisogna disporre di tabelloni elettronici che indichino le disponibilità in tempo reale: così se non ci sono posti le auto nemmeno iniziano a salire. Le prime indicazioni vanno date all'imbocco della valle».Per la val Gardena lei pensa a Pontives?«Potrebbe andare bene».Secondo tema caldo: la rotatoria per fa girare gli autobus a Passo Sella: manca ancora?«Sì, ne abbiamo una provvisoria. È inutile potenziare i collegamenti se poi non riusciamo a far girare i mezzi pubblici in modo adeguato. Tra l'altro servirebbe anche per i bus provenienti da Canazei. La Provincia dovrebbe destinare alcune centinaia di migliaia di euro. La ritengo una cosa urgente».Gli impianti di risalita, dicono in molti, sono cari. La Gardena Card costa 80 euro e per le famiglie in vacanza è oggettivamente cara. In una settimana sono altri 3-400 euro...«Concordo. Serve una tessere unica per gli impianti di risalita con tariffe oggettivamente vantaggiose. Una tessera di mobilità a prezzi ragionevoli rappresenterebbe un reale disincentivo all'uso dei mezzi privati. Altrimenti il turista, alla fine, decide di usare comunque la sua vettura. E noi siamo punto e a capo».Poi ci sono i parcheggi selvaggi lungo la strada che porta a Passo Sella. Cosa bisogna fare? Multe a raffica?«Bisogna impedirli a ogni costo. Ma le multe non sono una soluzione adeguata, almeno in prospettiva. Bisognerebbe ad esempio utilizzare il terreno sfruttato in modo improprio dalle auto per farne una ciclabile. Anche perché in alta stagione, su una strada di montagna, i bikers finiscono con occupare un'intera carreggiata altrimenti».C'è anche un problema di sicurezza...«Assolutamente sì. Una piccola corsia dedicata contribuirebbe a risolvere in larga misura il problema».Gli interventi che ha elencato sindaco costano davvero parecchi soldi. E il Covid ha costretto a fare altre scelte...«Lo capisco, ma si potrebbe almeno iniziare con qualcosa di concreto. Bisogna stanziare una somma e spalmarla su più annate. Invece, monitoraggio e fonometri a parte, siamo fermi al 2016. Il nostro obiettivo di fondo è lo stesso della Provincia ma bisogna iniziare a dare seguito ai buoni propositi».Poi bisognerà andare al Ministero con i dati sui flussi...«Certo, quello è il traguardo. Prima dobbiamo iniziare a creare le premesse...».©RIPRODUZIONE RISERVATA

TUNNEL SOTTO IL SELLA: LA PROPOSTA IN VISTA DELLE OLIMPIADI Corriere delle Alpi | 5 Marzo 2021 p. 18 Tunnel sotto il Sella e viabilità olimpica Il piano della Regione per la ripartenza Irene Aliprandi Belluno Poco meno di 25 miliardi per 155 macro progetti, con qualche sorpresa e più di un'assenza eccellente. La Regione Veneto ha elaborato la sua proposta di investimenti da realizzare con i fondi del Recovery plan e in queste settimane ne sta discutendo con tutti i portatori di interesse. Oggi, in particolare, scadono i termini per la presentazione delle osservazioni da parte delle Province, che hanno potuto visionare il documento, che conta di 460 pagine, solo pochi giorni fa.il tunnel del sellaL'elenco degli investimenti contenuti nel "Piano


per la ripresa e la resilienza della Regione Veneto" è diviso per ambiti di intervento, non per province, ma non mancano riferimenti specifici ad opere che il Veneto attende da tempo e conosce bene. Per la provincia di Belluno, c'è però una novità poco più che inedita: il tunnel sotto il massiccio del Sella. Anzi, i tunnel, perché si pensa ad un'opera complessa che colleghi su strada il Veneto con le Province di Trento e Bolzano sotto i quattro passi dolomitici che si snodano attorno al massiccio del Sella, mediante un sistema di gallerie che dovranno connettere dalle viscere della montagna i passi Pordoi, Sella, Gardena e Campolongo. Del progetto si era fatto un accenno l'estate scorsa, poi più nulla e trovarlo inserito nel piano strategico per la ripresa del Veneto è abbastanza singolare. La Regione ha messo in preventivo 100 milioni di euro, ipotizzando di concludere il progetto a fine 2021 e di completare l'opera a fine 2026. Ovviamente 100 milioni non possono bastare, ma il piano cita la partecipazione dei vicini trentini e altoatesini con altri 300 milioni di euro. La priorità indicata, tuttavia, è 2, cioè necessaria e non indispensabile e il tunnel rientra nella macro area degli interventi per la competitività turistica della montagna.il treno delle dolomitiNel documento si cita anche il Treno delle Dolomiti, progetto caro al presidente della Regione Luca Zaia, che spinge per superare i limiti di una mobilità dolomitica esclusivamente su gomma. Un passaggio doveroso, ma che ha creato una sorta di competizione tra le valli bellunesi, perché tutte vorrebbero veder passare il treno nei loro centri. Non sono mancati, inoltre, i dubbi sull'utilità di un mezzo turistico, con tempi lenti e prospettive limitate, ma che ha il merito di aver aperto un dibattito sulla necessità di prolungare la ferrovia dando un collegamento più rapido ai bellunesi sia a sud che a nord.Il documento si limita a descrivere il Treno delle Dolomiti come un mezzo a servizio dell'area dolomitica, che da Calalzo proseguirà verso Cortina ed Auronzo. Il preventivo è notevole: un miliardo di euro per 72 mesi di lavori, ma anche in questo caso la priorità è solo a livello 2.le olimpiadiUn capitolo a parte è dedicato all'appuntamento di Cortina del 2026. La Regione ha inserito nel piano 500 milioni per la viabilità di accesso con tempi preventivati di 62 mesi, altri 91 milioni per le infrastrutture necessarie all'organizzazione dell'evento e 48 milioni per adeguare il servizio idrico integrato di Cortina, sempre con la stessa tempistica. In questo caso le opere citate hanno priorità 1.i tempiOggi le Province invieranno le loro osservazioni, dopodiché il piano passerà nelle mani dei consiglieri regionali per poi essere inoltrato al governo. È improbabile che tutte le richieste vengano accolte, ma si tratta di un punto di partenza su cui lavorare. --© RIPRODUZIONE RISERVATA

Gazzettino | 14 Marzo 2021 p. 10, edizione Belluno Tunnel sotto il Sella: passi senza auto La Regione pensa in grande e dopo il doppio tunnel sotto al lago di Alleghe, inserisce nel Piano di resilienza un altro faraonico progetto: quattro gallerie che uniscano le provincie di Belluno e di Trento passando sotto al gruppo del Sella, nella quale far transitare tutto il traffico tra i due territori che altrimenti dovrebbe salire sui passi dolomitici con le conseguenze che da anni sono sotto agli occhi di tutti. Uno dei tunnel inzierebbe ad Arabba, passerebbe sotto al Pordoi collegando la val Badia, la val Gardena e sbucando in val di Fassa a Canazei. IL PROGETTO L'ipotesi per il versante bellunese è stata elaborata dal dipartimento Regionale di Difesa del Suolo dell'Assessore Gianpaolo Bottacin; alla parte veneta costerebbe circa cento milioni di euro dei 400 totali che si stima possa costare quest'opera mastodontica un tempo relegata nel cassetto dei sogni. La possibilità di attingere a fondi europei ora modifica il quadro rendendolo più concreto. Si tratterebbe di bypassare i quatto passi Pordoi, Sella, Gardena e Campolongo con altrettante galleria sotto la loro verticale. Una soluzione per decongestionare i valichi dolomitici dall'assalto del traffico selvaggio che in certi periodi dell'anno, che coincidono son l'apice delle stagioni turistiche, raggiunge numeri ormai impossibili da gestire. CONTROMISURE INUTILI Fino ad oggi tutte le contromisure e le ipotesi di gestire il traffico che sale lungo le arterie che portano ai passi si sono rivelate fallimentari. Far pagare i pedaggi o istituire servizi navetta ha portato a poco o nulla. Per il sindaco di Livinallongo, Leandro Grones l'opera potrebbe essere l'unica soluzione valida per rendere ancora vivibili in stagioni turistiche i passi dolomitici liberando le strade solo al transito pedonale o ciclistico. IL SINDACO Per Grones potrebbe essere la volta buona: «Da anni Trento, Bolzano e Veneto discutono la questione del Sella. Il collegamento delle valli ladine in galleria sotto il massiccio da realizzarsi con fondi europei, costituirebbe un progetto con una valenza ambientale unica al mondo. Il traffico sui quattro passi ha raggiunto ormai livelli insostenibili. In determinati periodi dell'anno collassano dal traffico tanto che sembra di essere in tangenziale a Milano. Lo dicono i numeri, ma anche chi viene a trascorrere qui le vacanze. Qui vendiamo aria sana, storia, cultura, benessere. Non traffico e rumore: questa è la soluzione migliore considerati anche i fondi europei che sembra stiano arrivando sono un'occasione unica per poter realizzare opere come queste. Il trenino delle Dolomiti è senz'altro una chicca e può rappresentare un valore aggiunto, ma non è la soluzione definitiva al traffico». LE CRITICHE


Più di una perplessità invece arriva dall'associazione ambientalista Mountain Wilderness che sottolinea alcune criticità legate alle falde acquifere, alla gestione dei materiali di scavo e all'aumento di traffico conseguente l'opera. Tutti aspetti da approfondire con attenzione. Il tempo non manca. Dario Fontanive

Corriere delle Alpi | 18 Marzo 2021 p. 20 Si moltiplicano progetti inediti e non concertati Un tunnel nel massiccio del Sella con svincolo sotterraneo per collegare tre province diverse; un trenino turistico che faccia il giro ad anello tra Calalzo, Cortina e Auronzo e ora una proliferazione di laghi in mezzo alle Dolomiti. Le prime proposte per l'utilizzo delle ingenti risorse del Recovery Fund, almeno per quanto riguarda il territorio della provincia di Belluno, lasciano un po' perplessi. Progetti faraonici e costosissimi, ma soprattutto di dubbia utilità se si considerano i grandi temi di cui il territorio discute da anni: uno sbocco a nord, la sistemazione della viabilità intervalliva, un serio piano di messa in sicurezza del territorio dal punto di vista idrogeologico, il rilancio del turismo e il consolidamento della manifattura sono, al momento, del tutto ignorati a favore di idee inedite, elaborate senza alcun collegamento con il territorio dove non c'è una concertazione in corso. Nel frattempo i sindaci segnalano che nei municipi il personale è ridotto all'osso e, anche se arrivasse una pioggia di miliardi, i Comuni non sarebbero in grado di spenderli. --

Corriere delle Alpi | 19 Marzo 2021 p. 30 Gallerie sotto il Sella «un'occasione unica per il mondo ladino» L'INTERVENTO Piace il sistema di gallerie sotto il Sella che è allo studio per collegare le valli ladine tra il Bellunese e il confinante Trentino Alto Adige; soprattutto avrebbe una valenza importante sia dal punto di vista economico e sia culturale. A sostenerlo è in prima persona Albert Pizzinini, segretario politico di Ladins Dolomites. «È di questi giorni la notizia dell'inserimento nella lista dei progetti della Regione Veneto per il "recovery fund" della realizzazione di una galleria sotto il Sella per collegare Arabba alle altre valli ladine. L'iniziativa va colta con favore. Un sistema di gallerie che colleghi le valli ladine tra di loro è necessario», spiega Piccinini, «e può essere realizzato in modo efficiente solo in questo modo. Tale collegamento, oltre ad una valenza economica, avrebbe un'importanza fondamentale dal punto di vista socio-politico per le valli ladine, che vanno unite e non separate. Fanno sorridere le posizioni di chi ritiene che il collegamento naturale della Val Badia sia con Brunico mentre quello della Val Gardena con Chiusa. E, dato che non si è in grado di garantire l'apertura per tutto l'anno dei passi dolomitici, bisogna muoversi in questa direzione. Oltretutto questo progetto avrebbe un importante impatto ambientale; si potrebbero chiudere i passi intorno al Sella al traffico motorizzato sfruttandoli invece per sviluppare il turismo della bici. Non ci sarebbe vantaggio più grande della possibilità che si avrebbe di transitare sui passi con la bici da maggio ad ottobre senza il pericolo delle automobili e delle moto. Un richiamo turistico che permetterebbe di destagionalizzare il turismo. Il turismo intensivo stagionale che conosciamo nelle valli ladine ha mostrato tutti i suoi limiti. Non possiamo diventare supermercati per 4 o 5 mesi l'anno», dice ancora Pizzinini, «bisogna distribuire meglio ma questo sarà possibile solo con le adeguate infrastrutture tra cui il collegamento tramite galleria sarebbe una fondamentala. Si possono pur sgomberare immediatamente le paure di chi teme che in questo modo ci sia un accrescimento del traffico. Nulla di piu' insensato, le valli ladine per chi ci vuole arrivare sono comunque raggiungibili. Procrastinare crea solo danno soprattutto per i residenti. Per molti anni la galleria è stata vista come un'utopia, ma tale non è: ci vuole solo la giusta determinazione, unita a rappresentanti politici lungimiranti e capaci. Se ci faremo scappare anche questa possibilità non potremo poi che che morderci le mani. Zaia anche in questo caso si dimostra ben più capace dei rappresentanti ladini di Fassa, Badia e Gardena, che paiono come appisolati». --a.s.© RIPRODUZIONE RISERVATA

Alto Adige | 25 Marzo 2021 p. 34 «Gallerie sotto i passi? Aumentano il traffico»


Dolomiti "Una galleria sotto i passi Dolomitici non risolverebbe certo il problema del traffico. Piuttosto, lo sposterebbe". È questa, chiara e netta, la posizione della Federazione Protezionisti altoatesini, espressa in una nota inviata dal coordinatore Andreas Riedl. Nei giorni scorsi, la Regione Veneto aveva inserito nel proprio Piano Resilienza il progetto di costruzione di quattro gallerie che unirebbero le province di Belluno e Trento passando sotto al Gruppo del Sella. L'ipotesi avanzata dall'assessore veneto Gianpaolo Bottacin prevederebbe di bypassare i quattro passi Pordoi, Sella, Gardena e Campolongo con altrettante gallerie, al fine di decongestionare il traffico sui valichi dolomitici, periodicamente presi d'assalto da auto e moto dei turisti. Riedl non si spinge a contestare l'ipotesi della Regione Veneto, ma si focalizza sul fatto che ad oggi l'assessore alla mobilità altoatesino Daniel Alfreider non ha respinto i piani, considerati "irrealistici" si legge nella nota, della Regione Veneto. "Forse questa proposta serve ad Alfreider come gradita scusa ancora una volta per non attuare misure concrete di moderazione del traffico sui passi dolomitici", afferma Riedl.Da molti anni, la Federazione Protezionisti altoatesini, di concerto con molte altre organizzazioni ambientaliste e alpine, richiama l'attenzione sulla difficile situazione del traffico intorno ai passi dolomitici, tema peraltro largamente dibattuto in varie e a tanti livelli. Un appello, commenta la Federazione, che ha prodotto "tanti annunci ma nessuna misura o misure solo a metà". E i protezionisti continuano: "Spronata dalla presunta manna del Fondo europeo per la ripresa economica, la Regione Veneto sta rilanciando un'idea polverosa: un tunnel di collegamento sotto il massiccio del Sella. Il buco nella montagna dovrebbe alleggerire i passi dolomitici dal traffico. Ma i sognatori stanno soccombendo a una pericolosa falsità, perché il tunnel sposterebbe solo il traffico. Sulle vie di accesso alla galleria, infatti, la confusione aumenterebbe ancora di più per via del traffico di passaggio. Le valli ladine soffrirebbero così di un'inondazione di traffico ancora maggiore, visto che questa soluzione dei tunnel sarebbe interessante solo per i pendolari", prosegue la nota.Una delle altre questioni sollevate dagli ambientalisti guarda all'utilizzo stesso delle gallerie, soprattutto nei fine settimana e nelle stagioni estive, visto che di solito è in quei periodi che i turisti si spostano in auto per effettuare un giro panoramico attraverso le Dolomiti. "Invece di sperare in salvifici progetti infrastrutturali - aggiunge Riedl - i politici locali farebbero meglio a introdurre ora misure concrete e a breve termine per la riduzione del traffico, come la cosiddetta finestra temporale. Questo divieto di guida limitato nel tempo per alcune categorie può essere attuato immediatamente e, rispetto alla soluzione del tunnel, costerebbe pochissimo. Per questi motivi - conclude la nota della Federazione Protezionisti altoatesini - siamo sorpresi che l'assessore regionale ai trasporti dell'Alto Adige non abbia immediatamente respinto i piani del Veneto". J.M.©RIPRODUZIONE RISERVATA

Alto Adige | 28 Marzo 2021 p. 34 «Galleria sotto il Sella, un progetto decisivo» valli ladine Tra i progetti della Regione Veneto per il Recovery Fund c'è la realizzazione di una galleria sotto il Sella per collegare Arabba, nel Bellunese, alle altre valli ladine. Dopo le critiche espresse dalla Federazione Protezionisti altoatesini (pubblicate su questa pagina giovedì scorso), Albert Pizzinini, segretario dei Ladins Dolomites, giudica invece positivamente il progetto. "Un sistema di gallerie che colleghi le valli ladine, oltre a una valenza economica, ha un'importanza fondamentale da un punto di vista socio-politico. Le valli ladine vanno unite, non separate. Fanno sorridere - commenta Pizzinini - le posizioni di chi ritiene che il collegamento naturale della Val Badia sia con Brunico e quello della Val Gardena con Chiusa. E, dato che non si è in grado di garantire l'apertura tutto l'anno dei passi dolomitici, bisogna muoversi in quella direzione. Oltretutto, avrebbe un importante valore ambientale: si potrebbero chiudere i passi intorno al Sella al traffico motorizzato e sviluppare il turismo della bici. Un richiamo che permetterebbe anche di destagionalizzare il turismo. Non possiamo diventare dei supermercati per 4 o 5 mesi l'anno: bisogna distribuire meglio gli afflussi e questo è possibile solo con le adeguate infrastrutture. Fra queste, il collegamento via galleria è fondamentale". E.D

TRENO DELLE DOLOMITI: AGGIORNAMENTI Corriere delle Alpi | 5 Marzo 2021 p. 29 Treno delle Dolomiti


La Regione sceglie la tratta più corta lungo la Valboite CORTINA Era il 13 febbraio 2016 quando, a Cortina, l'allora ministro dei trasporti Delrio sottoscriveva con il governatore Luca Zaia ed il presidente della Provincia di Bolzano, Arno Kompatscher, il protocollo d'impresa sul "treno delle Dolomiti". Sono passati cinque anni, e giusto in questi giorni si è saputo che Zaia illustrerà «fra due mesi, a pandemia si spera contenuta», la scelta del tracciato che la Regione ha fatto. Non si hanno ovviamente anticipazioni ufficiali di sorta: né Zaia, né tanto meno la vicepresidente Elisa De Berti, si lasciano sfuggire nulla sul percorso. Essendo però ormai dichiarato che il primo obiettivo è quello di portare nel tempo più breve i turisti da Venezia ai piedi delle Dolomiti, di certo non si potrà mai fare il giro per Auronzo e la Val d'Ansiei o per l'Agordino; da Calalzo, si procederà quindi direttamente per la Val Boite. Quindi Pieve di Cadore-Tai, Valle, San Vito con arrivo a Cortina. Tentando, magari, di eguagliare il tempo del trasbordo in auto, quindi di contenere la percorrenza nei 150'. Oggi da Venezia a Calalzo si impiegano 2h39'se va bene, ma si può arrivare a più di 4 a causa di vari cambi. Cinque anni solo per decidere quale percorso fare: decisamente un po' troppi.La vicepresidente De Berti spiega che sono stati causati dal fatto che gli amministratori locali non hanno scelto in fretta fra i due tracciati proposti, la diretta Calalzo-Cortina e l'alternativa per Auronzo, Palù San Marco, traforo della montagna ed uscita a Cortina. I sindaci, Tatiana Pais Becher in testa, hanno sostenuto con forza un terzo progetto: quello per la Val d'Ansiei, ma anticipando lo sforamento della montagna per uscire a San Vito. È poi arrivato, l'anno scorso, anche un quarto suggerimento, questo dall'Agordino: la ferrovia fino a Caprile circa e poi tunnel per Cortina. La provincia di Belluno era stata sollecitata a trovare una sintesi fra le Amministrazioni locali. Venezia, non ricevendo riscontri, ha proceduto e l'opzione definitiva, peraltro già pronta prima delle elezioni regionali 2020, verrà presentata entro la conclusione della primavera quando si spera in una tregua almeno nella pandemia.«La Provincia», ricorda il presidente Roberto Padrin, «ha finanziato la progettazione con i 200 mila euro del fondo di confine. Da tempo è in attesa degli studi progettuali da sottoporre ai sindaci che possono esprimersi solo constatando benefici e svantaggi in base a una documentazione appunto progettuale».Intanto si sa che il presidente Kompatscher, considerati i costi dell'opera, ha rinunciato al momento al collegamento di competenza, tra Bolzano e Cortina. L'opera, infatti, potrebbe costare complessivamente non meno di un miliardo e mezzo. È evidente che per le Olimpiadi sarà pronto solo il progetto, mentre qualcosa di più concreto potrebbe materializzarsi fra Trento e Feltre: di sicuro con l'elettrificazione della linea e probabilmente anche con l'inizio del cantiere ferroviario tra Primolano e Feltre. Anche in questo caso, altri 200 mila euro di progettazione dal fondo dei Comuni di confine. --francesco dal mas© RIPRODUZIONE RISERVATA

Corriere delle Alpi | 6 Marzo 2021 p. 29 "Treno delle Dolomiti" «Fateci vedere gli studi» CORTINA «Prendiamo atto della scelta del tracciato del "treno delle Dolomiti" operata dalla Regione Veneto. Se è anche vero, come leggiamo dalla stampa, che gli studi relativi al percorso sono pronti da prima di settembre, ci piacerebbe poterli vedere, se non altro per i soldi che la Provincia ha investito e dato alla Regione proprio per gli approfondimenti del caso». È quanto afferma il consigliere provinciale delegato alla mobilità, Dario Scopel, relativamente alla nuova ferrovia che dovrebbe arrivare fino a Cortina.«Il nostro territorio ha bisogno di infrastrutture. Ma devono essere sostenibili dal punto di vista economico, ambientale e sociale. Abbiamo sempre detto che il "treno delle Dolomiti" può essere una grande occasione per la montagna, ma deve essere concorrenziale rispetto all'auto e ad altri mezzi. Per questo, di fronte alle proposte di percorso fornite dalla Regione, avevamo messo a disposizione 200mila euro dai fondi Comuni confinanti per approfondire alcuni aspetti. Ricordo, infatti, che non siamo di fronte a un progetto, ma solo a un'idea progettuale, ancora priva degli studi di fattibilità. E che pertanto servono dati precisi per poter decidere dove fare passare la ferrovia, altrimenti rischiamo di vendere aria fritta a un territorio che invece ha estremo bisogno di pianificare in maniera puntuale le infrastrutture del futuro». --f.d.m.© RIPRODUZIONE RISERVATA

AEROPORTO DI BOLZANO: POTENZIATI I COLLEGAMENTI Alto Adige | 10 Marzo 2021 p. 21


Aeroporto, si volerà da giugno Due voli su Roma e poi i charter Si volerà dai primi di giugno. Lo si farà con due tratte su Roma, due andate e due ritorni, da definire l'arrivo sia su Fiumicino che su Ciampino. Questo per le rotte si linea. Quasi in contemporanea decolleranno, probabilmente da metà giugno, i charter delle vacanze: su Catania, Lamezia, Cagliari e Olbia. Questi ultimi con orari nei week end, con ritorno entro la settimana. È la riconfigurazione di Abd posta in essere in questi mesi di pressione pandemica. In sostanza, Josef Gostner, il presidente, farà slittare di un mese il riavvio delle rotte per Roma previsto qualche tempo fa per i primi di maggio. L'agenda aeroportuale bolzanina è stata scritta indipendentemente dalla variabile pista lunga o corta. Il presidente Gostner.«Noi si parte appena risale la richiesta di spostamenti sul medio raggio chiarisce Gostner - e non importa la lunghezza della pista». Una decisione che prova a smussare gli angoli di un confronto politico ancora in atto nonostante la gestione dello scalo non sia più in mano pubblica. Un modo per preservare l'orizzonte immediato delle attività aeroportuali dalla tensione territoriale intorno ad uno dei tabù delle stagioni politiche successive al referendum, al bando e alla cessione ai privati dello scalo. Il calendario predisposto da Abd non esclude una prospettiva più a medio termine delle rotte, perché restano in piedi i progetti di una diversificazione delle tratte aeree in partenza da Bolzano e in particolare quelle con rotta su Vienna, Milano e Monaco.Le trattative.Per queste sono in corso le trattative con gli enti di gestione dei rispettivi scali. «E sono tutti molto interessati - rivelano da Abd - ad una connessione con Bolzano, intesa sopratutto come possibilità di collegarsi direttamente con le Dolomiti e le altre mete turistiche connesse». È la ragione per la quale le politiche dello scalo bolzanino sono seguite con grande attenzione dal mondo economico del territorio come pure dalle istituzioni del turismo e delle agenzie di viaggio. Confermato anche che sarà la compagnia SkyAlps, assemblata dallo stesso Josef Gostner, a impegnarsi sulle rotte in partenza da Bolzano. Il vettore aereo.E lo farà con un vettore molto flessibile e molto in uso su questo tipo di voli nel breve e medio raggio. Si tratta di un Dash 8400, capace di trasportare 76 passeggeri oltre all'equipaggio. Il costo di questo aereo si aggira intorno ai 30 milioni di euro. I lavori per l'allineamento della pista, come detto, non sono stati invece programmati. Anche se è avviato da tempo il cantiere per la messa in sicurezza e il tracciamento dei confini della vecchia pista.Come pure prosegue la campagna di selezione e di reclutamento del personale sia tecnico che viaggiante della compagnia aerea bolzanina. Da ricordare che la società di gestione aeroportuale Abd è stata fondata nel 1992 e dal 2019 è completamente privatizzata. Essa gestisce lo scalo del capoluogo della Provincia di Bolzano. In concreto, la società amministra e dirige le infrastrutture e gli impianti aeroportuali, garantendo l'erogazione dei servizi necessari per assicurare un regolare traffico commerciale e privato. P.CA.©RIPRODUZIONE RISERVATA

Alto Adige | 24 Marzo 2021 p. 23 Roma, i voli ripartono dal 15 di giugno Bolzano Roma torna il 15 giugno. Lo fa dopo anni di attesa. Per essere precisi sei. L'ultimo volo per la capitale essendo decollato nel 2015. Una vita. E Bolzano, a sua volta, è più vicina al resto del mondo. Lo ha deciso Josef Gostner, presidente di Abd e di SkyAlps. Sarà infatti la compagnia altoatesina a occupare la rotta con il suo Dash. Perché il 15 giugno si riavviano i voli di linea, quelli strutturati e a cadenza giornaliera, andata e ritorno, mattina e sera. Una decisione meditata a lungo, visti i tempi e le prospettive di possibile fuoriuscita dalla crisi pandemica. Preceduta dall'avviso dei charter per il sud e le vacanze, a loro volta pronti a riprendere il 29 maggio, dunque poco prima. Ma non c'è solo Roma. Perché la novità , sempre dal 15 di giugno, riguarda i voli con rotta per Olbia e Ibiza. Questi ultimi posizionati all'interno dello schema estivo, dunque non di linea ma che aggiungono altri due aeroporti isolani a quello già definiti di Lamezia Terme, Catania e Cagliari. Ma non è tutto. Perché lo scalo bolzanino ha definito la sua agenda in avvio anche da luglio. Sarà per il primo di quel mese che decolleranno altri due voli: uno verso Düsseldorf e l'altro su Berlino. Erano anni che i vertici di Abd pensavano all'inserimento di scali non solo turistici da affiancare a quello storico di Roma. Si era parlato anche di Francoforte. Come di Milano, che pure sconta una vicinanza geografica che potrebbe apparentemente sconsigliare il mezzo aereo ma che viene visto come una rotta possibile quando riprenderà l'intasamento sulle direttrici autostradali e ferroviarie verso la capitale del Nord. "Francoforte e Berlino rispondono alla nostra visione di Bolzano come un hub naturale della regione dolomitica - spiega Gostner - e quindi si tratta di mettere in piedi rotte capaci di convogliare un flusso turistico di altra natura rispetto a quello tradizionale che arriva qui in auto." Magari contribuendo a disintossicare il traffico spesso ossessivo intorno all'asse del Brennero.La decisione di fissare una data per il riavvio dei voli di linea quotidiani per Roma pone dunque l'aeroporto bolzanino in asse con la sua storia recente e permette di mettere a frutto il lavoro compiuto finora dalla nuova società di gestione sul piano tecnologico, con il riassetto di tutte le infrastrutture di controllo e traffico e anche su quello del personale, con una lunga selezione effettuata nei mesi scorsi per reperire personale viaggiante e a terra da impiegare sulle nuove rotte, in quel periodo solo ipotizzate. Ora il calendario è invece pienamente operativo anche per le rotte strutturate quotidianamente. Precedute solo di due settimane da quelle del week end, verso le isole italiane e,


destinazione che costituisce una ulteriore novità, anche sulla catalana Ibiza. A questo proposito, sarà la compagnia Aveo Tours a occuparsi della gestione e della commercializzazione delle rotte verso il mare, per le quali ha già preso contatto con le agenzie viaggi bolzanine. Le quali, a loro volta, hanno quasi già riempito gli ordinativi per giugno. Sarà sempre il Dash-8, invece, a condurre i suoi 78 passeggeri sulle rotte per Roma, e quasi certamente anche per i due aeroporti germanici. Un vettore da 30 milioni di euro. "Riprendere le rotte continuative per la capitale - commenta Josef Gostner - è anche una scommessa sulla ripresa per questa estate dell'intero nostro sistema economico. Di cui l'aeroporto conta di costruire un volano indispensabile". P.CA.©RIPRODUZIONE RISERVATA

MISURINA: QUATTRO PROPOSTE PER UNA MAGGIOR VIVIBILITA’ Corriere delle Alpi | 19 Marzo 2021 p. 32 Quattro proposte per rendere Misurina più vivibile AURONZO Il concorso di idee lanciato dal Comune di Auronzo sulla veste futura di Misurina ha fatto registrare, per la verità un po' a sorpresa, un'affollata partecipazione. Un segno evidente dell'interesse e dell'attenzione che Misurina ricopre, non solo nella comunità auronzana. Alla scadenza, fissata al 13 marzo scorso, le istanze presentate sono state almeno quattro. Portano la firma delle due Regole auronzane di Villagrande e Villapiccola, di coloro che posseggono un appartamento all'interno del condominio Lavaredo, e di una serie di organizzazioni ambientaliste riunitesi sotto un'unica bandiera a vario titolo: Mountain Wilderness, Wwf Veneto, Italia Nostra sezione Belluno, Italia Nostra consiglio regionale Veneto, comitato Peraltrestrade Dolomiti, ecoistituto Veneto Alex Langer. Va detto che al momento il numero preciso di istanze pervenute in municipio lo conosce solo l'ufficio tecnico: si parla però con insistenza di una quinta istanza che rimanda sempre ad alcune sigle ambientaliste, ma in tal senso un chiarimento potrà offrirlo solo l'amministrazione comunale che ha a disposizione trenta giorni per completare la fase istruttoria.Il concorso di idee, tecnicamente una concertazione attorno al tema dello sviluppo di Misurina strettamente collegato all'attuazione del piano regolatore regionale, punta l'attenzione attorno ai parcheggi da realizzare in tre punti specifici: fronte lago, nell'area della Loita (dove inizia la strada delle Tre Cime) e nelle adiacenze del lago Antorno. Al momento, infatti, il Comune di Auronzo, nell'ambito del paam (piano d'area Auronzo - Misurina), ha deciso di concentrare ogni sforzo solo su queste tre zone, considerate sensibili e da tempo al centro della discussione. Polemiche a non finire aveva generato il progetto volto a realizzare un parcheggio seminterrato (presto ridefinito "ecomostro") fronte lago, nelle vicinanze del condominio Lavaredo con l'obiettivo di "cancellare" con un colpo di spugna le auto dalle sponde del lago. Un altro progetto simile (parcheggio semi interrato) era stato pensato all'incrocio tra la strada provinciale 49 e via monte Piana, mentre per quanto riguarda il lago Antorno l'idea originaria era quella di riqualificare il parcheggio attuale consolidandolo oltre a delimitarlo.Su questi tre progetti il Comune ha aperto le porte a pubblico e privato attraverso un concorso di idee che nessuno in via Roma si aspettava così partecipato. È prematuro entrare nei dettagli dei progetti presentati ma l'obiettivo comune di chi ha dimostrato attenzione per Misurina e lago Antorno è salvaguardare la natura scongiurando colate di cemento fuori controllo. Le opere verranno finanziate dai fondi di confine nell'ambito del progetto di area vasta (16 milioni) che chiama in causa anche il completamento della pista ciclopedonale da Misurina verso Carbonin da una parte e Calalzo dall'altra. Solo per i due parcheggi semi interrati, il Comune di Auronzo ha messo in preventivo una spesa pari a 4 milioni e mezzo. Il progetto dello sviluppo di Misurina non presenta colori politici: è iniziato con l'amministrazione Larese Filon per proseguire con quella targata Pais Becher. --Gianluca De Rosa© RIPRODUZIONE RISERVATA

ALBERGO DI LUSSO A PASSO GIAU Gazzettino | 1 Marzo 2021 p. 2, edizione Belluno


Investitori russi sul Giau: «70 camere e una piscina» COLLE SANTA LUCIA Settanta camere, due ristoranti, una piscina interna e una esterna, un parcheggio sotterraneo, cento addetti, trecentosessantacinque giorni di apertura all'anno. Questi i numeri che descrivono sinteticamente il piano di recupero dell'ex albergo Enrosadira del passo Giau che prevederebbe la nascita di un hotel 5 stelle luxury. A monte, un investimento da 20 milioni di euro da parte di una società russa e 24.500 metri cubi di volume distribuiti fra tre edifici con due piani fuori terra e tutto il resto sotto. A presentare lo studio di fattibilità alla popolazione, sabato sera nell'ex scuola del paese, gli architetti che fanno capo allo studio di fama internazionale Milan Ingegneria che da due anni sta approntando tutte le verifiche del caso per dar vita a un progetto che rispetti al massimo il delicato contesto ambientale e paesaggistico. LA PRESENTAZIONE «Il promotore dell'iniziativa - ha spiegato l'architetto Benedetta Abbottoni - nei suoi giri tra le amate Dolomiti si è innamorato di passo Giau. E nel vedere l'ex albergo Enrosadira nel pesante degrado in cui si trova ha iniziato a cullare il sogno di ristrutturarlo. Ha così commissionato uno studio di mercato, sulla base di domanda e offerta, per comprendere quale struttura ricettiva mancasse in zona: ne è uscito un hotel 5 stelle luxory che non andrebbe a sovrapporsi alle forme di ospitalità esistenti. I ruderi esistenti, dopo anni di abbandono, risultano irrecuperabili e va quindi prevista una nuova struttura organica con la realtà circostante. Resterebbe aperta tutto l'anno e darebbe da lavorare in maniera continuativa a un centinaio di persone tra ristorazione, pulizie, giardinaggio, manutenzione. Inevitabili, al contempo, le ricadute positive sull'indotto. Non sarà un'isola con vita a sé: al contrario avrà costanti legami con Colle. Ad esempio, pensavamo di attivare un bus navetta elettrico che faccia la spola tra il Giau e il paese più volte al giorno. La gestione sarà affidata a una delle società più importanti al mondo nell'ospitalità di questo livello». L'ITER A ripercorrere le prove di rinascita dell'ex Enrosadira è stato l'architetto Pollazzon: «Questo edificio dei primi anni 70 con 16 camere è chiuso da molti anni. Dopo un tentativo di valorizzazione da parte di una società non andato però a buon fine, dal 2010 è completamente abbandonato. E prima vari atti vandalici, poi Vaia e ora di recente le copiose nevicate hanno contribuito a renderlo definitivamente degradato e pericoloso. L'idea è di dar vita, su tre quote diverse, ad altrettanti blocchi in pietra, espressione delle formazioni rocciose tipiche della morfologia dell'area, caratterizzata da massi erratici dell'era post glaciale. A valle sono previsti i corpi che ospiteranno le camere mentre più a nord quello dei servizi. Personalmente ritengo questa iniziativa molto importante per il territorio perché potrà diventare un polo attrattore e trainante per la crescita di Colle e dintorni». «Si tratta di un progetto - ha aggiunto l'ingegner Maurizio Milan, titolare dell'omonimo studio nonché docente universitario - che riserva il massimo riguardo all'ambiente circostante nonché alla cultura locale. Rispetto al terreno ci alzeremo di due piani, circa 6 metri. Molto si svilupperà nel sottosuolo, come ad esempio il parcheggio o i locali di servizio. Stiamo pensando, tra le altre cose, all'interramento della linea elettrica. Inoltre, faremo ricorso a fonti energetiche naturali. Siamo in fase di fattibilità, da elaborare assieme, aprendoci a un confronto con Amministrazione e comunità. Inoltre va ricordato che la Soprintendenza, a tutela del paesaggio, avrà sempre e comunque l'ultima parola». GLI INTERVENTI «Ciò che vorremmo - ha sottolineato il sindaco di Colle Santa Lucia, Paolo Frena - è che questo progetto, che va a inserirsi in un ecosistema fragile e delicato, sia all'insegna di equilibrio, sostenibilità e armonia. Rispettoso dei nostri aspetti antropologici. Non vorremmo mai, tanto per capirci, forme di speculazione che Colle negli anni 80 ha purtroppo conosciuto molto bene. Tanto più in previsione delle Olimpiadi». «Colle - ha sottolineato l'assessore Maurizio Troi - ha necessità di migliorare la qualità del proprio turismo e con essa la rete dei servizi che ne potrà nascere». Tra il pubblico condivisa la bontà del progetto, per le ricadute positive che ne avrebbe per la comunità e il territorio in termini turistici e commerciali. Ma non sono mancate perplessità, come ad esempio l'impatto dei 24.500 metri cubi previsti rispetto agli attuali 4mila. E poi delle richieste: «L'edificio, una volta realizzato, deve restare albergo e non deve diventare residence con appartamenti». Da parte dei progettisti la rassicurazione che «l'accordo di programma con il Comune sarà chiaro e ben definito».

STRUTTURE OBSOLETE IN ALTA QUOTA Corriere delle Alpi | 14 Marzo 2021 p. 18 Cemento in alta quota e strutture obsolete Mappati tutti i ruderi


Francesco Dal Mas CORTINA Non sono soltanto quelli del ghiacciaio della Marmolada i siti obsoleti delle Dolomiti. Lo Iuav di Venezia ne ha certificati, per conto della Fondazione Dolomiti Unesco, ben di più, una cinquantina soltanto sulla montagna bellunese: dai resti delle vecchie sciovie alle case cantoniere, dalle teleferiche al alberghi e ristoranti abbandonati, da ponti non più in uso a cave di pietra dismesse. La certificazione è stata fatta dal Dipartimento di culture del progetto dell'Università Iuav di Venezia (responsabile scientifica Viviana Ferrario, assegnista Chiara Quaglia). «Non appena disporremo della nuova direzione», tiene a far sapere Mario Tonina, presidente della Fondazione, «riprenderemo in mano questo capitolo e formuleremo delle ipotesi di intervento da suggerire agli enti locali e ai privati che hanno in carico questi beni. In taluni casi si tratta di una bonifica, in altri di una possibile rigenerazione, come è avvenuto per l'albergo al passo Tre Croci e la casa cantoniera di Cortina».In ogni caso, la Fondazione ha tutta l'intenzione di proseguire, approfondendolo, il lavoro di ricerca. La Fondazione Dolomiti Unesco ha infatti condotto, su specifica richiesta dello Iucn, l'Unione internazionale per la conservazione della natura, l'attività legata alla «catalogazione delle strutture obsolete», in quanto disvalori da rimuovere per conservare i valori universali del Whs, World heritage sites.L'esito è stato sottoposto ai valutatori dell'Unesco a Parigi, che l'hanno trovato di estremo interesse. La ricognizione, peraltro, è avvenuta anche all'esterno dell'area strettamente Unesco.La mappa dei siti obsoleti non è ancora completa, ma già richiede la mobilitazione degli enti proprietari - pubblici e privati - per la rimozione o la riqualificazione.A chiunque frequenta le Dolomiti verranno subito in mente diversi esempi di strutture obsolete: attrezzature per l'escursionismo abbandonate, baracche, infrastrutture e impianti in disuso e, in generale, tutti quegli elementi che per qualche motivo "stonano" nel contesto in cui si trovano. Tuttavia, quando si tenta di dare una definizione univoca di obsolescenza, il tema si rivela complesso: con quali criteri si può definire obsoleto un oggetto presente nel territorio? «Fin dai primi anni Duemila, la rimozione delle "strutture obsolete" è stata una delle strategie messe in atto per proteggere le aree naturali e I paesaggi di valore eccezionale sulle Alpi», ricorda la professoressa Ferrario. «La complessità e la non univocità del concetto rendono l'obsolescenza un interessante oggetto di ricerca nel campo degli studi geografici che fanno riferimento ai processi di abbandono e di riterritorializzazione, in particolare nelle aree montane. Il caso delle strutture obsolete nelle Dolomiti offre l'opportunità per riflettere sulla complessità del paesaggio, sulle percezioni e i valori attribuiti, in particolare nei casi di paesaggi eccezionali come sono quelli inseriti nella lista del patrimonio mondiale Unesco».Sul piano operativo, questo approccio porta a considerare la presenza di strutture obsolete, aggiunge Ferrario, non solo come un fattore di degrado, ma come un'opportunità per una gestione più efficace e un approccio strategico più coerente. «Basti pensare ad alcuni esempi», dice Ferrario, «quali case cantoniere, impianti sciistici dismessi, manufatti militari, infrastrutture di comunicazione: sono tutti oggetti facenti parte di sistemi che hanno subito negli ultimi decenni accelerate trasformazioni e continuano ad evolversi rapidamente».«Le strutture obsolete», spiega ancora Ferrario, «non rispondono più agli scopi per cui sono state create, ma non hanno ancora subito processi di riappropriazione e riuso: si trovano insomma in uno stato "sospeso", che può, in certi casi, anche diventare un'opportunità».In secondo luogo, le strutture obsolete possono dirci qualcosa sui processi generali di attribuzione di valore e disvalore al paesaggio. «Il termine "obsoleto" contiene una sfumatura di senso negativo, indica qualcosa che è in contrasto con il contesto in cui si trova. I motivi di questo contrasto», sottolinea Ferrario, «possono essere i più vari: il disturbo visivo, il cattivo stato di conservazione, l'abbandono, l'uso di materiali incongrui o addirittura inquinanti. Quanto più consideriamo importanti alcuni valori nel paesaggio (naturalistici, culturali, identitari, storici), tanto più tenderemo ad identificare come obsoleti gli oggetti in contrasto con tali valori. Persone diverse, che abbiano gerarchie di valori diverse, potranno identificare differenti strutture obsolete». --© RIPRODUZIONE RISERVATA

Corriere delle Alpi | 14 Marzo 2021 p. 18 La Fondazione dà il buon esempio: nuova sede nell'ex casa cantoniera il caso La Fondazione Dolomiti Unesco è passata dalle parole ai fatti. La nuova sede è l'ex casa cantoniera di Acquabona. Un segnale di rigenerazione. La ricerca dello Iuav segnala, a Borca in località Villanova, l'ex sciovia, con la presenza di strutture in ferro e cemento, nonché due piste coperte dalla vegetazione. A Cortina viene citato il vecchio ponte sulla strada che sale al Giau. È costruito con pilastri in blocchi di pietra e il corpo del ponte è in parte ricoperto da erba.Lo Iuav ha certificato la presenza sulla Marmolada di ben 7 siti da bonificare. Si tratta dei plinti della vecchia seggiovia Fedaia-Fiacconi, dei ruderi del rifugio Col de Bonus, del ponte divelto a passo Fedaia, degli scalini di cemento a Pian dei Fiacconi, dell'ex rifugio Fedaia, dell'ex capanna Fisici, degli edifici abbandonati di Fedaia. Si aggiunge quanto resta del rifugio Pian dei Fiacconi, danneggiato da una valanga. Un altro ponte segnalato è quello sul Gavone vicino a Caviola, in Valle del Biois. In Val di Gares sono stati trovato i residui dei materiali utilizzati per la partenza di una vecchia teleferica ma i ricercatori hanno fotografato anche i tralicci elettrici dismessi, senza cavi, di una linea elettrica; ben 15 tralicci in un


chilometro. A Taibon è stata "catturata" la Baita, edificio presente ancora nel 1948. A Voltago, ecco la seggiovia Scarpa-Gurekian, sostituita nel 1984.A Forcella de la Grava, in Val di Zoldo, c'è la partenza della teleferica per il rifugio Torrani, lunga 3 chilometri: gli autori dello studio si augurano che con la ristrutturazione del rifugio si sistemi anche questo locale. Altra teleferica in Val Pramper, sempre in Val di Zoldo: la sede di partenza meriterebbe una riqualificazione. A Sovramonte, a Col dei Cavai, resistono i blocchi in cemento della teleferica Dal Piaz. I ruderi della malga Due Navete, a Cesiomaggiore, sono stati ripresi dai ricercatori come un cumulo di macerie. La condotta dell'acquedotto della Val Canzoi merita lo smantellamento, se non è ancora stato fatto. L'ex cava Agnelezze Brendol, sempre a Cesio, meriterebbe anch'essa una ricomposizione. La centralina idroelettrica del Mis, a suo tempo bloccata, dimostra la sua obsolescenza. Via anche i pali della luce, suggerisce lo studio commissionato dalla Fondazione Dolomiti Unesco.Numerose le case cantoniere abbandonate, almeno una decina; solo alcune, come quella all'ingresso di Cortina, sono state recuperate. Ritornando a Cortina, ecco l'ex stazioncina ferroviaria delle Dolomiti ad Ospitale, abbandonata almeno dal 1964. Lo studio sofferma l'attenzione anche sull'ex casello di Cimabanche, nonché sull'ex deposito militare, Non potevano mancare, in questo elenco, l'impianto seggioviario di Staunies, dismesso nel 2016, e l'hotel Passo Tre Croci. E poi le ex scuderie di Misurina, l'ex sciovia, l'ex cabina elettrica. Lo Iuav scende e in Val d'Oten e trova il ristorante La Pineta. Ad Auronzo lo Iuav punta il dito sul bivacco Fanton, ma in questo caso si è già provveduto, con il meglio della riqualificazione. --fdm© RIPRODUZIONE RISERVATA

L’Adige | 19 Marzo 2021 p. 32 La Marmolada sarà ripulita dai vecchi ruderi VAL DI FASSA La Marmolada violata per decenni, tra impianti, costruzioni e voli in elicottero per curiosi servizi fotografici per una linea di costumi da bagno. Operazioni, queste, puntualmente denunciate, anche sulle pagine di questo giornale, dalle associazioni ambientaliste (Mountain Wilderness in prima fila). Il ghiacciao ne ha viste di tutti i colori.Ora però arriva una bella notizia, almeno per quanto riguarda cemento e dintorni.A Trento, in Provincia, la terza commissione commissione ha preso in carico la questione delal rimozione dei ruderi in cemento. Tutto parte dalla petizione promossa alcuni mesi fa da Guido Trevisan, del rifugio Pian dei Fiacconi, con Franco Tessadri, presidente di Mountain Wildernessm che in Provincia hanno portato 4.500 firme accompagnate dalla petizione per chiedere di eliminare i «mostri di cemento». Il documento chiedeva che qualsiasi nuovo impianto a fune, previsto sulla Marmolada, sia vincolato alla pulizia preventiva e alla rimozione dei ruderi. L'argomento è stato affrontato martedì dalla terza commissione.Il vicepresidente nonché assessore all'ambiente Mario Tonina, ha dichiarato che qualunque decisione relativa ad un ipotetico nuovo impianto prevederà la rimozione dei ruderi di cemento presenti.C'è poi tutto il capitolo riguardante la realizzazione di un nuovo impianto risalita. Il 9 ottobre 2019 (data in cui in tutta Italia si celebra il disastro della diga del Vajont) l'azienda Funivie Fedaia Marmolada Srl chiese alla Provincia di Trento la possibilità di modifica della concessione della linea funiviaria esistente allo scopo di costruire una «cabinovia ad ammorsamento automatico sullo stesso tracciato dell'ex impianto». L'operazione però al momento è ferma a livello burocratico: si attende la sottoscrizione dell'accordo con la regione Veneto e i due Comuni.«In caso di accordo - ha dichiarato Tonina - verranno valutati tutti gli aspetti connessi al nuovo impianto, compresi quelli paesaggistici, ponendo a carico del concessionario tutti gli oneri legati alla demolizione dell'attuale e quelli legati ai vecchi manufatti esistenti. Se invece non si arrivasse alla sottoscrizione dell'accordo si provvederà comunque, d'intesa con il Comune di Canazei, ad obbligare l'ultimo concessionario alla pulizia della Marmolada».Tessadri sull'argomento era intervenuto con parole chiarissime: «Questa fase sia di incertezza sul futuro del turismo sia di progressiva modificazione del ghiacciaio o ottobre Tessadri - offre l'occasione per realizzare questa "pulizia" ma anche per ripensare al progetto della nuova funivia. Meglio sarebbe infatti evitare la costruzione di questa nuova infrastruttura che snaturerebbe l'ambiente».La Sat - che ultimamente è oggetto di critiche anche nel mondo ambientalista per la sua posizione morbida sul rilancio commerciale di Malga Lagorai - haproposto l'abbandono di ogni progetto di potenziamento dello sci alpino, per recuperare il ghiacciao: un ritorno alla tutela del territorio a 360 gradi.

Corriere delle Alpi | 19 Marzo 2021 p. 30 Marmolada, il diktat di Trento «Ora la pulizia, poi l'impianto» ROCCA PIETORE


Si fa sul serio. Via i ruderi dal ghiacciaio della Marmolada. La pulizia dovrà essere fatta dalla società che rinnoverà l'ex cestovia chiusa due anni fa, che da Fedaia porta oltre Pian dei Fiacconi. Il progetto del nuovo impianto, però, dovrà essere approvato non solo dal Trentino, ma anche dal Veneto. Lo ha affermato, in Provincia, a Trento, il vicepresidente Mario Tonina, che è anche presidente della Fondazione Dolomiti Unesco. L'altro ieri, in aula, si è infatti esaminato il documento, sottoscritto ormai da 4500 persone (più di un migliaio delle quali bellunesi), col quale si sollecita la pulizia della Marmolada.Franco Tessadri, referente della petizione popolare, ha illustrato il contenuto della sottoscrizione che chiede alle autorità di obbligare i nuovi concessionari della società altoatesina (che hanno acquisito anche i vecchi ruderi abbandonati) a demolire e a rimuovere tutti i vecchi manufatti in cemento prima della realizzazione di nuovi impianti.«Occorrerebbe quindi vincolare i nuovi arrivati ad una pulizia preventiva e completa dei ruderi ancora manifestamente sparpagliati come tristi trincee sulla Marmolada. Questa fase, che è insieme di incertezza sul futuro del turismo e di progressiva modificazione del ghiacciaio», ha osservato Tessadri, «offre l'occasione per realizzare questa pulizia ma anche per ripensare al progetto della nuova funivia».Meglio sarebbe, infatti, evitare la costruzione di questa nuova infrastruttura che snaturerebbe l'ambiente e sulla quale anche la Sat ha espresso forti preoccupazioni. L'assessore Tonina ha segnalato che il vincolo chiesto dalla petizione è già previsto dall'articolo 28 del Piano urbanistico provinciale.«La giunta provinciale aveva approvato, con delibera del dicembre 2015, un programma che rinviava alla sottoscrizione di un accordo tra Provincia, Regione Veneto e Comuni di Canazei e Rocca Pietore in provincia di Belluno».Per Tonina, quindi, la richiesta della petizione è totalmente condivisibile per la riqualificazione del paesaggio della Marmolada tutelata dal piano Dolomiti Unesco che prevede la demolizione degli impianti incongrui identificando le strutture obsolete come queste. Tonina ha ricordato che la risposta della Provincia alla domanda inoltrata nell'ottobre del 2019 dalla società Funivia Fedaia-Marmolada per sostituire con una nuova cabinovia l'impianto pre-esistente lungo lo stesso tracciato, è sospesa in attesa della sottoscrizione dell'accordo con la Regione Veneto e i due Comuni.«In caso di accordo», ha preannunciato, «verranno valutati tutti gli aspetti connessi al nuovo impianto, compresi quelli paesaggistici, ponendo a carico del concessionario tutti gli oneri legati alla demolizione dell'attuale e quelli legati ai vecchi manufatti esistenti. Se invece non si arrivasse alla sottoscrizione dell'accordo si provvederà comunque, d'intesa con il comune di Canazei, ad obbligare l'ultimo concessionario alla pulizia della Marmolada».Intanto la Sat, la Società di alpinisti trentini, è scesa in campo recentemente proponendo l'abbandono di ogni progetto di rilancio e potenziamento dello sci alpino, per recuperare la Marmolada nella sua accezione più alta di esplorazione, avventura, scoperta ma anche di ricerca naturalistica e storica. --francesco Dal mas© RIPRODUZIONE RISERVATA

MARMOLADA: IL NO A NUOVI IMPIANTI L’Adige | 5 Marzo 2021 p. 17


MUSEI DELLE DOLOMITI: AGGIORNAMENTI Corriere delle Alpi | 18 Marzo 2021 p. 33 Tutte le forme della neve Un glossario dolomitico CESIOMAGGIORE In Agordino "la nef davant Nadal la fa azàl" vuol dire che "la neve che cade prima di Natale diventa acciaio e non si scioglie fino a primavera". Nel Feltrino "Foliscoléa" significa nevicata a fiocchi radi, "El balinéa" neve gelata e "Siròca" neve pesante. È online da ieri, sulla piattaforma Dolom.it, il nuovo glossario digitale, che raccoglie più di 50 modi di dire dedicati alla neve provenienti dal Feltrino, dal Comelico, dalla Val di Fassa, dalla Val Badia, dalla Carnia, dallo Zoldano e dall'Ampezzano. Un progetto portato avanti dal Museo etnografico di Seravella, insieme ai musei della Val di Fassa, della Carnia e della Val Badia, e supportato dalla Fondazione Dolomiti Unesco. Il glossario nasce da un'iniziativa partecipativa lanciata dal Museo etnografico sui social network: «A dicembre abbiamo lanciato un post su Facebook che invitava il pubblico a condividere le loro definizioni legate alla neve», racconta Cristina Busatta, direttrice del Museo etnografico della Provincia di Belluno. «La partecipazione è stata vivacissima, con tanti interventi da luoghi diversi delle Dolomiti bellunesi. Questo ci ha spinto ad allargare l'indagine insieme ai musei delle Dolomiti, il progetto di rete a cui partecipiamo da ormai due anni».Tra gennaio e febbraio, il Museo Ladin de Fascia, il Museum Ladin "Ciastel de Tor", il Museo Bruseschi e il Museo dell'Orologeria di Carnia Musei hanno risposto all'appello, contribuendo alla creazione di una galleria e una mappa interattiva all'inidirizzo http://patrimonio.museodolom.it/exhibits/show/neve/mappa-interattiva. Una speciale sezione, inoltre, è dedicata alla partecipazione del pubblico, che può suggerire altri modi di dire o registrare quelli presenti. «Uno dei punti di forza del glossario è proprio la sua natura partecipativa», spiegano Stefania Zardini Lacedelli e Giacomo Pompanin, coordinatori del progetto "Musei delle Dolomiti" e fondatori di Dolom.it. «Grazie alle opportunità offerte dal digitale, più di 50 persone da diverse vallate dolomitiche hanno potuto contribuire al glossario, e tante altre potranno aiutarci ad arricchirlo nei prossimi mesi, aggiungendo nuovi modi di dire e registrando suoni e proverbi sulla neve».Un traguardo che aggiunge un tassello in più ai risultati già ottenuti negli ultimi due anni, non ultimo lo spazio digitale comune "Officina di Storie" che ha connesso più di 40 musei e coinvolto centinaia di utenti online nella creazione di oltre 1.000 contenuti digitali. «Musei e contenitori culturali rappresentano uno strumento fondamentale in un momento come quello che stiamo vivendo», dice il consigliere provinciale delegato alla cultura, Simone Deola. «Le occasioni culturali sono uno spazio di evasione e di arricchimento che la Provincia non ha certo dimenticato, ma anzi ha inserito tra i temi importanti per superare la crisi causata dalla pandemia. Questo glossario sulla neve potrà essere l'inizio di un percorso per conservare un lessico tradizionale, fortemente locale e storico che altrimenti andrebbe perduto. In fondo, si tratta di conservare le nostre radici». --© RIPRODUZIONE RISERVATA

Corriere delle Alpi | 18 Marzo 2021 p. 33 A Fodom si dice "La vien ju a badiòte desnude" Tra Zoppé e Val di Zoldo "Sgarnìsole" è la nevicata a fiocchi radi, "Tùmega" è la neve pesante, "Slafa", la neve mista ad acqua. In Comelico "Maiuthleia" è la nevicata a fiocchi radi. In Ampezzo "Si intorno con sto jonfedo se jaza ra perera" è il modo di dire che significa "Andare in giro con la bufera di neve, ci si ghiaccia la testa". Quando ad Alleghe si dice "nkuoi el nef da névèera", meglio fare attenzione perché "oggi di sicuro farà una abbondante nevicata". A Livinallongo, infine, "La vien ju a badiòte desnude": letteralmente "cadono donne della Val Badia nude", quando nevica a larghe falde.


DOLOMITIZATION AL MUSEO LADIN DE FASCIA L’Adige | 9 Marzo 2021 p. 33 Al museo ladino «Dolomitization» per imparare in maniera interattiva Foto panoramiche emisferiche, anche notturne, quiz, curiosità e approfondimenti. I musei sono di nuovo chiusi, ma grazie ad un tour virtuale è possibile scoprire la bellezza delle Dolomiti anche da casa e ci sono modi creativi e divertenti per farle conoscere ai più piccoli, divertendosi insieme a loro. A partire dal mese di febbraio, il Museo Ladin de Fascia di Sèn Jan, in val di Fassa, ha messo a disposizione di tutti i visitatori "Dolomitization", un gioco interattivo con finalità didattico-educative e promozionali che racconta il Patrimonio mondiale, realizzato su incarico della Fondazione Dolomiti Unesco da Dolomiti Project e Royal 360. "Grazie ad un totem multimediale touchscreen è possibile intraprendere un'emozionante visita virtuale dei paesaggi dolomitici, attraverso l'esplorazione di aree interattive all'interno di spettacolari scenari fotografici a 360° - spiega la Fondazione -. Il tour permette di addentrarsi e approfondire così gli aspetti scientifici, naturali, archeologici, culturali e storici racchiusi nei luoghi dolomitici". Dallo Sciliar e dalla Marmolada alle Dolomiti Bellunesi e Friulane, "Dolomitization" è un viaggio interattivo tra cattedrali di roccia, acque cristalline, balconi panoramici che si può fare a diversi livelli collegandosi al link dolomitiunesco.info/vt_ita.html, disponibile in italiano, inglese e tedesco, e al tempo stesso un percorso educativo "per diventare cittadini attivi delle Dolomiti". Leggendo le note e cliccando sulle icone si aprono finestre esplorative con ulteriori informazioni, e rispondendo ad una serie di quiz ci si immerge in "una vera e propria caccia al tesoro per mettere alla prova le proprie conoscenze dei nove sistemi dolomitici che compongono il Bene Unesco, navigando nell'arcipelago fossile, tra ghiacciai, dinosauri, antiche isole, storia e preistoria". Incuriosito dall'incredibile ricchezza dello scenario dolomitico e seguendo gli indizi sparsi tra rocce, pascoli e laghetti, ogni utente potrà così indossare i panni del geologo, del paesaggista, del conservatore, dell'esploratore, e grazie ad un divertente strumento di comunicazione multimediale imparare a conoscere meglio i valori universali riconosciuti dall'Unesco (info: istladin.net). L'unicità delle Dolomiti viene raccontata anche in un video accessibile a bambini e bambine, un vero e proprio cartone animato, in italiano e doppiato in inglese e tedesco, che in 4 minuti narra "Dolomiti Patrimonio mondiale Unesco. Una storia lunga milioni di anni" e da dicembre è disponibile sul sito dolomitiunesco.info. Il progetto è stato realizzato da Elena Anna Manfrè e Cerruti Comunicazione Treviso con il contributo scientifico del geologo Piero Gianolla dell'Università di Ferrara, consulente scientifico della Fondazione Dolomiti Unesco, grazie alla legge «Misure speciali di tutela e fruizione dei siti italiani di interesse culturale, paesaggistico e ambientale, inseriti nella lista del "patrimonio mondiale", posti sotto la tutela dell'Unesco». L'obiettivo - osserva la Fondazione - è fornire le nozioni basilari sul valore geologico e paesaggistico delle Dolomiti Patrimonio Mondiale e promuovere quel senso di appartenenza al Patrimonio che va coltivato fin dalla più tenera età", senza trascurare la responsabilità nella gestione del territorio da parte delle Comunità che lo abitano. L'invito a impegnarsi a tutti i livelli per la conservazione attiva di questo Patrimonio viene così rilanciato e favorito dal linguaggio chiaro e diretto del filmato che può essere trasmesso sia in tv che sui social.

MOSTRA DELL’ARTIGIANATO A FELTRE Gazzettino | 10 Marzo 2021 p. 9, edizione Belluno Mostra dell'artigianato con Dolomiti Unesco Le Dolomiti Unesco protagoniste della 35esima edizione della mostra dell'artigianato di Feltre: Comune e Fondazione Dolomiti Unesco siglano un accordo per la promozione del Patrimonio naturale montano. Un passo importante per la manifestazione, i cui organizzatori stanno lavorando alacremente per cercare di organizzare l'evento in tempo di pandemia. La Fondazione concorrerà alle spese con un contributo di 10mila euro. GLI OBIETTIVI La decisione va di pari passo con l'impegno dell'amministrazione a promuovere uno sviluppo turistico improntato sulle dinamiche del turismo sostenibile con un'azione che si dispieghi seguendo due direttrici: il potenziamento dei servizi turistici interni alla città e


l'avviamento di reti di collaborazioni con altri enti ed istituzioni esterne prendendo a riferimento un territorio di più ampio raggio rispetto ai confini comunali. E questo ancor più oggi, alla luce della necessità di sostenere e promuovere in modo deciso la ripresa delle iniziative e delle manifestazioni sul territorio, in uscita, si spera presto, dal difficile periodo dettato dall'emergenza sanitaria. L'ACCORDO Sulla base dell'accordo che verrà sottoscritto, la Fondazione concorrerà alla spesa di organizzazione degli eventi con un contributo pari a 10mila euro, favorendo la messa a disposizione di tutti gli elementi necessari al compimento delle attività e promuovendo gli eventi della Mostra attraverso i propri canali di comunicazione. Il Comune di Feltre, dal canto suo, definirà la programmazione degli eventi della Rassegna con la Fondazione in relazione alle iniziative specificatamente dedicate alle Dolomiti Patrimonio Mondiale Unesco (per esempio conferenze tematiche, presentazione di testimonianze editoriali e cinematografiche, installazioni, mostre ed esposizioni). LE REAZIONI «La sinergia con la Fondazione Dolomiti Unesco rappresenta un altro tassello di primaria importanza lungo il percorso di valorizzazione a 360 gradi della città e del suo territorio che abbiamo intrapreso da alcuni anni», sottolineano l'assessore alla cultura del comune di Feltre Alessandro Del Bianco e il presidente della mostra dell'Artigianato Luciano Gesiot, che aggiungono: «Altrettanto significativo è il fatto che la collaborazione trovi il suo punto di partenza nella Mostra dell'Artigianato, una delle manifestazioni cardine del programma feltrino che rappresenta un'autentica vetrina delle nostre bellezze e del nostro fare in tutto il Veneto, ma non solo. Siamo certi che questa convenzione rappresenterà il punto di partenza di una collaborazione lunga e proficua con la Fondazione anche in questo ambito, all'insegna della mission che ci accomuna, ovvero quella di valorizzare il nostro patrimonio naturale e artistico in una logica di fruizione moderna e sostenibile». Eleonora Scarton

OLTRE LE VETTE 2021 Corriere delle Alpi | 20 Marzo 2021 p. 24 La montagna immaginata, il tema di Oltre le Vette 2021 Fabrizio Ruffini BELLUNO "Oltre le vette" compie 25 anni e festeggia con alcune importanti novità, tra voglia di immaginare la montagna e di ritornare a parlare delle persone che la vivono e la animano. La manifestazione del Comune di Belluno ha già fissato le date della prossima edizione, che si svolgerà dall'8 al 17 ottobre, e sta valutando di apportare un significativo cambiamento al nome della rassegna. Non più "uomini" della montagna, infatti, ma "persone" così da superare ogni possibile equivoco sul genere dei protagonisti della rassegna e allo stesso tempo incentrare l'attenzione sempre più sulla persona, intesa come portatrice di storie e valori che hanno la montagna come sfondo e come riferimento.Il temaNella prossima edizione si parlerà de "La montagna immaginata", per consentire un confronto con chi la montagna l'immagina dal punto di vista artistico, la pratica dal punto di vista sportivo o ricreativo, la vive nel suo quotidiano. Pandemia, riscaldamento globale, cambiamento climatico, modalità di spostamento e altro ancora hanno infatti nei decenni cambiato, anche in modo brusco, l'immaginario sulla montagna, per quanti ci vivono e per i molti di più che la raggiungono, o sognano di farlo, per un fine settimana o per stabilirvisi per periodi più o meno lunghi, fino alla scelta di eleggerla come luogo di residenza. Intanto lo staff si è già messo al lavoro per curare i diversi aspetti della manifestazione: Valeria Benni, coordinatrice del comitato organizzatore, per le mostre e le esposizioni; Diego Cason, per gli eventi sui temi ambientali e sociali; Flavio Faoro, per la presentazione di libri e le proposte cinematografiche; Francesco Vascellari per gli ospiti delle serate di alpinismo e Valentina Ciprian per la comunicazione social e online. Confermato anche per quest'anno il sostegno della Fondazione Dolomiti Unesco e di altri importanti soggetti pubblici e privati, a partire dell'azienda di abbigliamento tecnico Montura, mentre è in corso la richiesta di patrocinio a enti e istituzioni di importanza nazionale. Sarà rinnovata, inoltre, la convenzione tra il Comune e la Fondazione Teatri delle Dolomiti, soggetto che curerà gli aspetti amministrativi e logistici della manifestazione. IL CONCORSOAltra novità, nata dal tema della pandemia, è il concorso gratuito nazionale intitolato "Per grazia ricevuta - Concorso d'arte per esorcizzare un'epidemia", lanciato in questi giorni da Oltre le vette e destinato a tutti gli artisti e appassionati dell'arte figurativa.L'idea è ispirata dalle antiche tavolette votive di cui molti importanti esempi sono custoditi nelle sale di palazzo Fulcis, ma anche dai dipinti realizzati da Dino Buzzati per il libro "I miracoli di Val Morel". Gli artisti e gli appassionati potranno, infatti, partecipare con un'opera delle classiche dimensioni delle tavolette votive e con una tecnica a piacere, anche se nella prima fase di selezione le opere dovranno essere inviate con un'immagine digitale. Sono previsti importanti premi in denaro assegnati


da una giuria di esperti, un premio del pubblico e l'esposizione di cinquanta tavolette selezionate in una sala del museo nell'ambito di Oltre le vette. Il bando completo è pubblicato sul sito www.oltrelevette.it e la scadenza per l'invio delle opere in fotografia digitale è il 31 maggio. Per le informazioni sulla rassegna e per scaricare il bando del concorso "Per grazia ricevuta" si veda il sito www.oltrelevette.it e la pagina Facebook di Oltre le vette. --© RIPRODUZIONE RISERVATA

ESTATE 2021: PROSPETTIVE Corriere delle Alpi | 1 Marzo 2021 p. 20 Montagna affollata da Zoldo a Misurina Da Israele arrivano le richieste per l’estate Francesco Dal Mas Belluno Una bellissima domenica di sole, con tante auto sulle strade delle Dolomiti, ma soprattutto - e ancora una volta - con tanti ciaspolatori e scialpinisti che hanno preso d'assalto le montagne piene di neve. E c'è anche con una novità che rassicura gli operatori del turismo. «Stiamo ricevendo numerose prenotazioni per l'estate da escursionisti israeliani intenzionati a farsi le Alte Vie Dolomitiche, esibendo il passaporto vaccinale», conferma, oltremodo soddisfatto, Marco Sala, del Rifugio Passo Staulanza che veglia sul valico. «È un fenomeno nuovo, ci auguriamo che con questo passaporto arrivino altri stranieri».«Questo che sta passando, è davvero il primo fine settimana di autentica fiducia, anche se gli impianti di sci rimarranno chiusi», aggiunge.Montagna affollataLunga la fila di auto prima di arrivare sul passo. Da qui gli appassionati partono per inoltrarsi lungo il sentiero che porta al rifugio Venezia, oppure per scendere al rifugio Città di Fiume, o ancora per salire al belvedere sulla Fertazza. Tutto pieno, in Val di Zoldo, come al passo Cibiana (mai così tanta gente sulla pista di fondo). E poi in valle del Biois. Anche in questo caso i villeggianti delle seconde case e i pendolari del sabato e della domenica si sono riversati sui circuiti della Val Gares e della piana di Falcade. MarmoladaAi piedi della Marmolada non si può salire, il passo Fedaia è chiuso. Ma l'Hotel Baita Dovich, gestito da Manuela Chizzali e dal marito, lo chef Jacopo Rossi, si è reinventato, con ospitalità a tema che riempiono tutte le camere a disposizione. «In questo fine settimana - raccontano - abbiamo abbinato le Dolomiti Unesco alle Colline Unesco del Prosecco, cinque portate e cinque tipi di vino diversi».I PassiTutti i passi dolomitici hanno registrato presenze importanti. «Rammarica constatare - ammette il sindaco di Livinallongo, Leandro Grones, - come i turisti arrivino sul passo Campolongo e da qui tornano indietro perché non possono scendere in Val Badia, territorio in lockdown».Cortina e auronzoCorso Italia e il centro di Cortina hanno registrato uno struscio quasi estivo, ma il popolo delle seconde case è salito fino a Misurina per passeggiare lungo il lago. «I bar e i ristoranti - racconta Gianni Pais Becher, che gestisce un negozio in paese - sono rimasti pieni, magari con gli avventori seduti all'esterno a prendere il sole. I negozi lavorano meglio al sabato con quanti arrivano per fermarsi due giorni in albergo».Ancora una domenica di auto parcheggiate dappertutto, perfino davanti alla sede di Veneto Agricoltura, i cui addetti hanno trovato difficoltà a recuperare i macchinari che servivano per sgomberare la strada da una slavina. Aperti i rifugi Auronzo, alle Tre Cime, e Bosi, sul Monte Piana. Ancora tanti villeggianti ad Auronzo, magari a catturare il sole in riva al lago di santa Caterina. «Noi i villeggianti li accogliamo naturalmente a braccia aperte - sospira la sindaca Tatiana Pais Becher -. Qui non sono certo considerati degli untori. È ovvio, però, che devono portare la mascherina e, soprattutto, tenere il distanziamento».In rifugio con le ciaspeOmar Canzan ha aperto, anche in questi giorni, il rifugio Chiggiato, ai piedi delle Marmarole, a circa 2 mila metri di quota. «È faticoso salire con le ciaspe, però gli appassionati arrivano comunque - ammette Canzan - forse in questo fine settimana un poco meno che nel precedente». E dopo la splendida giornata passata in montagna, tutti in coda per il rientro. Lunghissime le code sull'Alemagna e sulla 51 bis. --© RIPRODUZIONE RISERVATA

Corriere delle Alpi | 29 Marzo 2021 p. 14 La montagna prepara l'estate Molte prenotazioni da Israele


BELLUNO In vacanza, sulle Dolomiti, magari con il passaporto vaccinale per gli stranieri. Gli operatori turistici delle Dolomiti, seppure in lockdown, preparano l'estate. Fiduciosi che si ripeterà quello dell'anno scorso. Ma sono ancora tanti i nodi da sciogliere. Sono sempre più numerose le prenotazioni che arrivano da Israele, primo paese Covid free. Lo confermano un po' tutti i rifugisti delle Dolomiti, che in queste settimane ricevono prenotazioni di israeliani affascinati dalle Dolomiti Unesco. «Il problema, semmai, sono i tedeschi, il nostro tradizionale mercato di riferimento», ammette Walter De Cassan, presidente di Federalberghi. «Speriamo che siano un buon segnale per le ormai prossime aperture in Tiriolo». Le Dolomiti, dunque stanno programmando l'estate. «Con qualche angoscia», precisa Renzo Minella, a capo degli impiantisti Anef, «perché i ristori (o sostegni) ancora non si vedono all'orizzonte e ci sono tanti operatori davvero in difficoltà». Gli stessi impiantisti lo sono, perché non hanno le risorse per provvedere alla manutenzione. «Certo è che la maggior parte delle società», fa sapere Minella, «hanno deciso di aprire in giugno, sperando che si ritorni in zona gialla, se non addirittura bianca, e che cominci a muoversi anche l'estero. Però...». Minella fa una pausa. «Però», anticipa, «non siamo così sicuri di poter aprire come da programma, perché mancano ancora le linee guida. È evidente che non ci potranno essere applicate le stesse misure dell'inverno. Mascherine e distanziamento sì, forse anche il tetto della copertura al 50%, ma altri vincoli proprio no. Noi siamo fermi dai primi di marzo 2020 e abbiamo bisogno di lavorare. E di farlo a pieno ritmo». Le prenotazioni dall'Italia non mancano. Anche alberghiere, ma soprattutto in affitto. I Consorzi turisti sono al lavoro già da tempo. «Rocca Pietore Marmolada sta lavorando da tempo per avere un'offerta turistica integrata, dando la possibilità agli ospiti dell'area di prenotare delle esperienze direttamente sul sito www.visitmarmolada.com», informa Lucia Farenzena, coordinatrice del Consorzio. «Ci sono poi tre appuntamenti alla settimana che permettono agli ospiti delle strutture ricettive di fare delle attività con guide autorizzate gratuitamente. Quello che ci piacerebbe è far vivere ai villeggianti esperienze a contatto con la natura che rendano la loro vacanza unica. Abbiamo voluto selezionare proprio dei punti "meno commerciali" ma unici che vanno assolutamente visitati». Un esempio? «Quest'estate», informa a sua volta Antonella Schena del Consorzio Val Biois, «ci sarà un nuovo percorso bike che permetterà di unire l'anello delle pale di San Martino. I percorsi saranno snodati nella Ski Area San Pellegrino tra le Buse e il Col Margherita. Attraverso l'apertura della cabinovia e della seggiovia Molino -Laresei sarà possibile effettuare il percorso acquistando lo skipass Dolomiti super summer». A metà giugno sarà proposta la festa di primavera "El bon de l'ansuda", un week end dedicato alle erbe spontanee e alle tradizioni delle Dolomiti e durante l'estate ci sarà la terza edizione del concerto con l'orchestra sinfonica del maestro Diego Basso presso Le Buse». Anche il Consorzio Val di Zoldo Turismo, ha preparato un programma di attività all'aria aperta con le guide alpine e di mezza montagna e con insegnanti di yoga. «Saranno programmate attività di canyoning, arrampicata, escursioni di media difficoltà», anticipa Marzia Balestra, presidente del Consorzio, «attività per famiglia con bambini, lezioni di yoga, tutto evidentemente nel rispetto delle normative Covid che ci saranno nel periodo» . --francesco dal mas© RIPRODUZIONE RISERVATA

NOTIZIE DAL CORPO NAZIONALE DEL SOCCORSO ALPINO E SPELEOLOGICO Corriere delle Alpi | 3 marzo 2021 p. 18 Alleanza tra Cnsas e truppe alpine «Ora la montagna è più sicura» di Francesco Dal Mas BELLUNO Nuove alleanze per il soccorso in montagna. Gli alpini collaboreranno con i volontari del Cnsas. «Ritorniamo all'antico, alla cooperazione fondativa delle nostre esperienze», commentano soddisfatti il delegato provinciale Alex Barattin e quello regionale Rodolfo Selenati. «È un'alleanza pensata per rimettere in sicurezza le terre alte, non solo gli appassionati che in determinate condizioni si trovano bisognosi di aiuto», specificano i due referenti del Cnsas. Il Corpo nazionale Soccorso alpino e speleologico e il Comando truppe alpine dell'Esercito hanno firmato ieri un importante accordo tecnico, per istituzionalizzare e incrementare la stretta collaborazione operativa e addestrativa nell'ambito del soccorso alpino sul territorio nazionale. Il documento è stato siglato a Bolzano dal presidente del Soccorso alpino Maurizio Dellantonio e dal comandante delle Truppe alpine, generale Claudio Berto. L'accordo nasce dopo una pluri-decennale collaborazione fra soccorso alpino e alpini: due realtà che hanno saputo creare un unicum di grande efficacia, distinguendosi in tanti interventi e scenari operativi per la sicurezza in montagna. La firma dell'accordo rafforza questo legame, sancendo la nascita di un protocollo operativo che non potrà che avere risvolti positivi in tutte


quelle situazioni dove è necessario portare soccorso specializzato a persone in pericolo di vita in territorio impervio o montano. «Se nel passato la cooperazione è avvenuta nelle grandi emergenze, d'ora in avanti», affermano Selenati e Barattin, «avverrà anche nella quotidianità degli interventi più importanti». Saranno dunque rafforzate le collaborazioni nella attività formative, addestrative e operative in ambiente montano. E sarà avviato - a livello di soccorso - un piano di attivazione congiunto fra il Soccorso alpino e le Truppe alpine, che andranno a intervenire fianco a fianco in numerosi interventi di soccorso in ambiente montano e impervio. Queste operazioni congiunte avverranno a favore del soccorso di carattere sanitario e non sanitario, per il recupero di persone in imminente pericolo di vita, la ricerca e soccorso di persone disperse in territorio montano e zone impervie, anche nell'ambito degli interventi di Protezione Civile. «È un'esigenza che sarà sempre più impegnativa», prevedono Barattin e Selenati, «considerata la grande quantità di persone che frequentano la montagna, anche a seguito dei diversi lockdown della pandemia». Secondo quanto previsto dalla legge, il coordinamento e la direzione delle operazioni spetteranno al Cnsas e le Truppe alpine parteciperanno con proprio personale tecnico e squadre specializzate nel soccorso alpino militare. Il contributo alle operazioni verrà espresso, sotto il coordinamento delle Brigate alpine, da parte dei diversi Comandi, tra i quali il 7° Alpini di Belluno. «Le Truppe alpine che riconoscono nel Cnsas un pilastro della sicurezza e del soccorso in montagna e una eccellenza del nostro Paese, mettono a disposizione la professionalità, l'entusiasmo e le tecnologie di cui dispongono, per far fronte alle emergenze», ha detto il generale Claudio Berto, comandante delle Truppe alpine dell'Esercito. «Quest'accordo rilancia ulteriormente una collaborazione proficua, aumentandone la portata e le ricadute per i cittadini, gli abitanti delle montagne, l'utenza turistica. In numerose parti d'Italia avremo squadre miste militari/civili, nel segno della più estesa sinergia», conclude Dellantonio, presidente Cnsas.

Corriere delle Alpi | 23 Marzo 2021 p. 18 Boom di interventi nell'anno del Covid «In montagna troppi inesperti» Cristina Contento Belluno Sfinito, non allenato o incapace, in ritardo o disperso, poco informato: look easy, fra i 30 e i 60 anni, italiano. È l'identikit dell'escursionista che nel 2020 è stato soccorso dal Cnsas in lungo e in largo tra cime, crode e boschi delle Dolomiti.Nel 2020, anno del Covid, gli interventi di soccorso sono aumentati: i dati presentati dal Soccorso alpino ieri mattina parlano di un +16% di interventi da parte delle varie delegazioni e 1.086 persone salvate in 1.054 missioni. Di queste, 787 interventi sono stati operati dalla delegazione Dolomiti Bellunesi.Insomma, il Covid non ha fermato il turista della montagna, tutt'altro: sembra che il lockdown non sia esistito. «L'aria fresca e il fatto di essere stati chiusi tre mesi ha scatenato una corsa alla montagna», ha spiegato il presidente veneto del Cnsas Rodolfo Selenati. «Saranno stati quei due o tre mesi di reclusione che hanno spinto la voglia di libertà, perchè nei mesi successivi è ripresa la corsa alla montagna».«Vorrei fare una considerazione sull'incremento di soccorsi», sottolinea Selenati, «il 35,33% dei casi è dovuto a mancanza di preparazione, perdita di orientamento e ritardi. E denota quel che continuiamo a predicare e che ha detto anche il presidente del Cai Veneto Renato Frigo: per andare in montagna bisogna essere preparati, avere l'attrezzatura adeguata, pianificare le escursioni. Le gite vanno preparate, altrimenti ci sono problemi».I numeri nell'anno del covidSono stati 546 i feriti, due i dispersi, 49 i deceduti (32 in provincia), ben 490 le persone soccorse che erano illese, «circa il 45% del totale e ancora in aumento rispetto al 2019, con un 14% in più», ha sottolineato il capo della delegazione bellunese Alex Barattin. «Difficile a questo punto non concludere che sia in aumento la tendenza ad affrontare la montagna con metodologia irresponsabile e senza un minimo di preparazione fisica, consapevoli forse di poter contare su un efficiente sistema di soccorso», ha concluso il Cnsas con amarezza, dal momento che il soccorso sanitario così viene distolto da altri settori. «Chi chiama per un recupero in elisoccorso o via terra impegna il soccorso: dobbiamo diffondere ancora di più l'informazione giusta per diminuire il dato». Ma c'è di più: il 90,8% dei salvati non è assicurato o iscritto al Cai, dunque si vede recapitare la fattura dall'Usl (per gli illesi il costo di un minuto di elicottero rasenta i 100 euro).Oltre 600 interventi alla voce "escursionismo" (+15%), che con il 54,5% di soccorsi soppianta alpinismo (6,7%), ferrate (6%), sci di pista (67 a impianti chiusi) e scialpinismo, tutti sotto quota cento. Le new entry sono mountain bike ed ebike: «In forte ripresa gli incidenti con un 5,2%. Anche per le e-bike, serve preparazione, non si guidano a caso. Un appello lo facciamo anche ai noleggiatori», continua Barattin. Spazio anche agli incidenti sul lavoro nei boschi: «Non tanto operai di ditte, ma boscaioli per hobby, cioè proprietari di terreno che tagliano legna e si fanno male».L'elicottero è volato 242 volte su 365 giorni contro per esempio le 45 di Verona e le 40 di Treviso.le cause degli infortuniPiù di un soccorso su tre è ascrivibile a mancata preparazione fisica e psicofisica, perdita d'orientamento, incapacità e ritardi: 35,3%, in netto aumento rispetto al 32.5% del 2019. Poi ci sono i "malori", da addebitare a diverse cause: si attestano al 10.30%. Cadute e scivolate scendono al 34.70% (- 2% rispetto al 2019). Una lancia viene invece spezzata per lo scialpinismo che, soggetto al pericolo valanghe, registra un 2%, ampiamente inferiore alle altre attività, ma in sensibile aumento rispetto al 2019, «vista la notevole presenza di utenti che si sono riversati sull'attività a impianti chiusi».Occhio ai mesi "caldi"Neanche


a dirlo, agosto è stato il mese "rovente" con 207 soccorsi. Dagli 81 casi di gennaio, si è scesi ai 70 di febbraio e ai 29 di marzo (mese del lockdown); ad aprile si risale a 45 casi, quindi 52 a maggio e 80 a giugno. L'impennata inizia da luglio con 151 casi, agosto appunto con 207, poi la discesa: 124 a settembre, 38 a ottobre (mese di chiusure), nuova risalita a novembre (62 casi) e a dicembre con 115 casi. L'anno del Covid la fa da padrone anche nel confronto con i precedenti: agosto 2020 è secondo solo a quello del 2019. Paradossalmente, a dicembre, a impianti chiusi, la colonnina degli interventi è la più alta negli ultimi 5 anni. Gli altri interventiQuelli a carattere sanitario sono stati 888. Ma il 2020 ha visto il Cnsas impegnato anche in lavori di protezione civile: 155, dovuti essenzialmente all'emergenza per la pandemia da SAR CoV2 e alle emergenze meteo che si sono susseguite in Veneto l'anno scorso, «impegnando l'intera struttura del Sasv a uno sforzo abnorme che ha messo a dura prova i volontari». Non manca neppure il lavoro "sociale" del Cnsas: l'anno scorso i volontari hanno trattato almeno dieci casi di autolesionismo e altri cinque di disagio sociale. «Nell'ultimo anno questi i disagi si sono ripresentati con veemenza, questo ci fa capire che in montagna bisogna avere i servizi fondamentali, altrimenti la gente si sente abbandonata. Anche noi ci troviamo davanti a nuove situazioni da dover gestire e l'aspetto psicologico è importante».i primi mesi del 2021L'emergenza neve l'ha fatta da padrona. Le squadre hanno lavorato per lo sgombero dei tetti, in questi mesi, un po' in tutte le vallate. --© RIPRODUZIONE RISERVATA

Corriere delle Alpi | 23 Marzo 2021 p. 18 Cartoon nelle scuole e una cartografia unica Belluno Sensibilizzazione e cultura della montagna fin dalle scuole e una cartografia unica in uso a tutti gli enti di soccorso nel Nordest, che è la più usata anche dall'utenza.Sono i due punti su cui punta il Soccorso alpino per implementare l'efficienza del servizio ma anche per migliorare l'efficacia dei messaggi che invitano i fruitori delle cime a una più cosciente consapevolezza.Una iniziativa è rivolta a un progetto di prevenzione sponsorizzato da Karpos, sponsor storico del Cnsas: una sorta di cartone animato per il culto dell'attenzione e la preparazione alla montagna. «Abbiamo pensato di fare qualcosa da portare nelle scuole di ogni grado, dalle elementari alle superiori», spiega Selenati. «Karpos ci ha sponsorizzato questo lavoro e il progetto è giunto alla fine. Filmati, cartoon per ragazzi e bambini da presentare nelle scuole».Alessandro Specogna, direttore commerciale di Tabacco. ha spiegato con Alex Barattin la collaborazione con convenzione diretta. «che ci permette di poter usare una delle cartografie più usata nel nord Italia». Nei prossimi due anni anche il «Nordest utilizzerà la nostra cartografia, che è utilizzata anche dagli escursionisti. Alla fine parleremo una lingua sola». Continua anche la mappatura degli ostacoli al volo: «Si concretizza con un portale una banca dati molto importante non solo della Regione ma anche di altri enti».

Corriere delle Alpi | 23 Marzo 2021 p. 19 In media 5 volontari per missione e 26mila ore di impegno totale i dati Ben 5.195 volontari impiegati con una media di circa cinque volontari per intervento, per un totale di 25.941 ore di soccorso. Ma nel 2020 le varie attività del Soccorso alpino hanno impiegato i volontari delle 28 stazioni venete per 89.753 ore: circa il 29% è destinato alle operazioni di soccorso, il restante 71% è servito per la gestione delle stazioni e la formazione personale e di squadra.Un 71% che «mette in luce un particolare di estrema importanza per l'efficacia e il successo dei nostri interventi, ovvero che, per ogni "momento" dedicato al singolo intervento, ne vengono impegnati altri tre in termini di addestramento, preparazione e formazione, anche se di fatto quest'anno abbiamo avuto un dato leggermente inferiore, poiché abbiamo eseguito solo attività formative indispensabile», spiegano sia Barattin sia Selenati.La prevenzione, quindi, assume un rilievo fondamentale e in questo senso il Sasv nel 2020 si è speso per allargare una cultura della montagna, promuovendo svariati eventi via web e tralasciando, purtroppo, le dimostrazioni, gli eventi fieristici e pure le dimostrazioni nelle scuole causa emergenza. Gli eventi web e sui social hanno colto l'attenzione di 68mila utenti che interagiscono costantemente.Il valore della formazione trova conferma negli impegni di bilancio. La spesa corrente, ovvero le somme che vengono spese per il funzionamento corrente del Cnsas in base alla convenzione con la Sanità del Veneto, è pari a 700 mila euro. «Salta subito agli occhi», dicono Barattin e Selenati, «il "peso" della formazione dei nostri soccorritori sul bilancio consuntivo; il 20 per cento dell'intero bilancio viene destinato alla formazione del personale seguendo con scrupolo il Piano Formativo elaborato dalla nostra Scuola Regionale; formazione che trascina inevitabilmente al 17% la spesa totale per l'acquisto di materiale alpinistico e dei dispositivi


di protezione individuali, perché la formazione contempla anche l'introduzione e l'uso di ogni accorgimento tecnico per soddisfare la necessità di sicurezza che deve essere garantita e rispettata in ogni missione di soccorso». --© RIPRODUZIONE RISERVATA

Corriere delle Alpi | 25 Marzo 2021 p. 17 Mondiali Cortina 2021: peggio del previsto e ora arrivano le Olimpiadi Silverio Lacedelli *Calato il sipario sui Mondiali di Cortina desidero fare alcune riflessioni, alcune di carattere generale, altre su un piano più recente e locale. È nota a tutti la gravità della crisi sanitaria, economica e sociale in cui ci dibattiamo, ma la crisi ambientale, benché se ne parli molto, non è ancora ben compresa nella sua gravità. Venendo agli aspetti più recenti e locali, manifestazioni così importanti e grandiose non sono adatte alla montagna, territorio difficile e dai fragili equilibri. La Comunità Europea ha segnalato che solo il 19% del territorio comunitario ha un livello sufficiente di naturalità, percentuale che dovrà venire portata al 50%: distrarre altra superficie all'evoluzione naturale e ridurre gli spazi per i selvatici va in direzione opposta alle indicazioni dell'Europa, ma ciononostante gli appetiti di soggetti estranei alla montagna sono predominanti e hanno plagiato anche parte degli autoctoni. Solo chi è estraneo a queste realtà può pensare di piegare la natura come si ostina a fare nella pianura Padana, ormai ridotta a un mare di strade, capannoni, case, discount, parcheggi. Le indicazioni dei meteorologi di evitare la realizzazione di impianti sotto i 1600 metri di altitudine non sono state recepite. Le nuove piste Col Druscié e labirinti, nonostante il danno apportato, non sono risultate funzionali, ma non solo. Da un calcolo approssimativo degli interventi per i Mondiali risulta che i boschi tagliati ammontano a 21,7 ettari, mentre i prati su cui si è intervenuti sommano a 6,6 ettari. Come conseguenza ci troviamo ora con 3,8 ettari di suolo cementificato e 22,5 ettari di superficie degradata. Alle ferite permanenti inferte a Cortina, vanno aggiunti l'inquinamento luminoso dei fari sulle pendici della Tofana, le esplosioni delle campane radiocomandate che spaventano gli animali, il sorvolo degli elicotteri, mentre è mancato il previsto utilizzo di automezzi a trazione elettrica. C'è stata una militarizzazione del territorio, con divieto di accesso alle aree a ridosso delle Tofane, la chiusura delle scuole, il sequestro dei parcheggi, la chiusura del mercato. Quali vantaggi ne hanno tratto le popolazioni locali? Un beneficio è venuto dalla temporanea chiusura ai Tir, come pure è aumentato il lavoro per operatori turistici e dipendenti, e forse c'è stato un rilancio del nome di Cortina, un po' appannato negli ultimi tempi. Ma Cortina aveva bisogno di una pubblicità di questo tipo? Un paese di 5.600 abitanti con 7.600 appartamenti, un centinaio di strutture ricettive e circa 50.000 posti letto cosa vuole di più? Le strade sono intasate dal traffico, non basta questo?Ora si attendono con preoccupazione i lavori per le Olimpiadi: pista da bob, villaggio, tangenziali, strade, riqualificazione piazzale stazione, villaggio Col Tondo, e chissà quanto altro. --© RIPRODUZIONE RISERVATA

NOTIZIE DAI RIFUGI Corriere delle Alpi | 8 Marzo 2021 p. 9 Tutto esaurito nei rifugi in quota poi le code in A27 per i cantieri Belluno Ultima domenica di fuga verso la montagna, prima del lockdown in zona arancione. A riempirsi sono stati soprattutto i rifugi di montagna. «Tantissima gente, anche ieri, da ogni parte del Veneto», testimonia Michela Torre, gestrice del ristoro Belvedere sulla Fertazza, sopra Selva di Cadore. «In serata, desolati, abbiamo dovuto chiudere. Stavamo vivendo giorni quasi magici, non solo nei fine settimana, anche in quelli feriali. La gente ha tanta voglia di spazi aperti, di camminare, di respirare aria buona. Io, come tanti altri colleghi, assicuriamo che quando il Veneto ritornerà in giallo noi comunque ci saremo». Rifugi pieniDal Rifugio Laresei, sotto il Col Margherita, all'Averau, davanti alle Cinque Torri, al Faloria, persino al Chiggiato, passando per il Città di Fiume e il Dolomites, è stata una domenica di arrivi in massa.Tutti con ai piedi le ciaspole, gli sci d'alpinismo o con i semplici scarponi, per raggiungere i punti di ristoro aperti in montagna per l'ultimo fine settimana prima delle chiusure dovute alla zona arancione.Nevegal da tutto esauritoIl Nevegal, di nuovo, ha registrato ieri il tutto esaurito, anche nei rifugi lungo i sentieri che portano al Col Visentin.Le piste del Civetta sono state movimentate dalla presenza di gare per i piccoli sciatori. Sul Cansiglio sono dovuti intervenire i vigili del fuoco per recuperare


delle auto che salendo sul Monte Pizzoc sono rimaste bloccate lungo la strada ghiacciata.Code da rientroIn serata, poi, le consuete code da rientro. Stavolta però ci sono stati disagi limitati sulla statale 51 di Alemagna, dove il traffico era definito intenso ma piuttosto scorrevole, con qualche rallentamento soprattutto da Ospitale a Longarone e poi fra Longarone e l'imbocco dell'autostrada. A tratti si formavano code nell'attraversamento dei paesi dislocati lungo l'Alemagna, ma niente a che vedere con le code della domenica di chiusura dei mondiali di sci di Cortina.Lenta l'immissione allo svincolo di Longarone per i veicoli provenienti dalla Val di Zoldo, come accade ogni domenica: proprio per risolvere il "tappo" che si crea è stata costruita nell'ambito del piano Anas per migliorare la viabilità sull'Alemagna una corsia di immissione apposita, ma non è ancora stata messa a disposizione degli automobilisti. a27 bloccata dai lavoriMa il vero problema, per gli automobilisti che scendevano dalle Dolomiti, ieri si è verificato in autostrada. Chi pensava di aver superato il peggio una volta passato il casello, non immaginava di rimanere incolonnato dal Fadalto a Vittorio Veneto. Tutta colpa dei cantieri lungo l'A27, per i lavori in corso nelle gallerie da mesi. "Delirio fra Fadalto e Vittorio Veneto", si leggeva ieri sera sulle pagine facebook dedicate alla viabilità. Alle 19 sul viadotto che sovrasta Nove si vedeva un lungo serpentone di luci rosse: quelle dei fanalini posteriori delle auto incolonnate in direzione sud. --Francesco Dal MasAlessia Forzin© RIPRODUZIONE RISERVATA

RIFUGIO NUVOLAU: NUOVA GESTIONE Gazzettino | 11 Marzo 2021 p. 13, edizione Belluno La gestione del Nuvolau a una giovane di Cortina L'AGGIUDICAZIONECORTINA (BELLUNO) Sarà Emma Menardi a gestire il rifugio Nuvolau di Cortina, arroccato a 2.575 metri, sulla cima della montagna che domina la conca d'Ampezzo da una parte e l'Agordino dall'altra. La giovane donna ampezzana, 27 anni, è stata scelta dal direttivo della locale sezione del Club alpino italiano, che è proprietaria della struttura. Ha superato una lunga selezione, che ha tenuto conto delle 255 richieste, pervenute da ogni parte d'Italia e dall'estero, dopo la pubblicazione del bando, per la ricerca del nuovo gestore. «Noi ci siamo concentrati su cinque proposte, formulate da gente di Cortina, e su altri profili, giunti da Auronzo di Cadore, dall'Agordino, da Colle Santa Lucia spiega Paola Valle, presidente del Cai di Cortina e infine è stata fatta una votazione, fra noi dodici componenti del consiglio: ha prevalso a maggioranza la candidatura di Emma Menardi, con sette voti. È interessante che sia una giovane donna ad assumere questo impegno. Da parte sua è una scelta coraggiosa, perché il Nuvolau è un rifugio vero, un'attività difficile da portare avanti, dove il lavoro è gravoso, per quanto gratificante. Lassù si arriva soltanto a piedi. Non c'era neppure l'acqua, sino a pochi anni fa, e si provvedeva con le taniche. Anche adesso deve essere pompata da sotto e utilizzata con parsimonia. I rifornimenti arrivano lungo il cavo d'acciaio di una teleferica di servizio». LA STORIA Il rifugio Nuvolau è il più vecchio delle Dolomiti Ampezzane, costruito dalla locale sezione del Club alpino austriaco e germanico nel 1883, grazie alla donazione dell'escursionista tedesco Richard von Meerheimb, un colonnello della Sassonia: per questo motivo il primo nome della struttura fu Sachsendankhutte, il rifugio del ringraziamento del Sassone. Fu inaugurato l'11 agosto 1883; distrutto durante la Prima guerra mondiale, fu ricostruito e riprese l'attività nel 1930, inaugurato il 3 agosto; poi è stato più volte ammodernato e ampliato, ma ha mantenuto l'aspetto originale: «È un piccolo rifugio sulla roccia, con soli 24 posti letto, non è un albergo di montagna», puntualizza la presidente Valle, che amministra anche altri due rifugi, il Giussani in forcella Fontana Negra, sulla Tofana, e il Palmieri, alla Croda da Lago. L'IDEA Emma Menardi in questo periodo è all'estero, in Sudamerica, in uno dei viaggi che l'hanno portata a girare il mondo e a parlare fluentemente cinque lingue. Non ha quindi potuto presenziare al colloquio con il direttivo Cai, ma ha inviato una memoria scritta, nella quale ha elencato le attività che intende svolgere sul Nuvolau e le modalità della gestione del rifugio, nella quale sarà affiancata dai familiari. La giovane ha quattro fratelli, con esperienza in attività ricettive. È singolare che la riunione che l'ha scelta sia avvenuta lunedì scorso, la sera dell'8 marzo, giornata della donna. Emma subentrerà a Mansueto Siorpaes e Jo Anne Jorowski: la coppia termina l'accordo con il Cai a fine mese, dopo 47 anni di attività continua, sulla vetta della montagna. «Da prassi, il contratto con la nuova gestione avrebbe decorrenza dal 1 aprile 2021 precisa la presidente Valle ma quest'anno dobbiamo eseguire alcuni lavori nella struttura, per la messa a norma, con opere di adeguamento della cucina, con la costruzione di un altro bagno. Il progetto è a Venezia per l'approvazione, proprio in questi giorni. Confidiamo di riuscire ad eseguire le opere alla fine della primavera e riuscire ad aprire con la stagione estiva». Il Nuvolau è uno dei rifugi più frequentati dagli escursionisti che raggiungono a Cortina, per la straordinaria posizione, una balconata con vista tutto attorno, fra Tofana e Marmolada, Pelmo e Civetta, con tutta la chiostra di montagna della


conca d'Ampezzo da una parte e lo sguardo che finisce in Trentino e in Alto Adige dall'altra. È frequentato sia dai gitanti di giornata, che salgono dall'area delle Cinque Torri, così come dal passo Giau, per la via ferrata della Gusela, sia dagli escursionisti, soprattutto stranieri, che percorrono la lunga Alta Via 1, che parte dal lago di Braies per arrivare a Belluno. Il pernottamento al rifugio Nuvolau è una delle attrattive del percorso, per la spettacolarità del luogo, con i suoi panorami e le suggestioni, che si accendono al tramonto e all'alba. Marco Dibona

Corriere delle Alpi | 12 Marzo 2021 p. 33 Emma si prende il Nuvolau Con l'aiuto di quattro fratelli LA SCOMMESSA Il nuovo corso del rifugio Nuvolau inizia in Cile. È li che si trova in questo momento il futuro gestore della storica struttura: è la giovane Emma Menardi, cortinese, classe 1993. Ha sbaragliato un'agguerrita ed al tempo stesso numerosa concorrenza: sono state infatti 255 le domande pervenute al Cai di Cortina, proprietario del rifugio, per candidarsi a prenderlo in gestione. E c'era gente da mezzo mondo.la bella notizia in cileEmma ha appreso che era stata lei a vincere il bando in Cile, dove si trova da qualche mese. Le migliaia di chilometri di distanza tra Cortina ed il Sudamerica non hanno però scalfito la sua determinazione. Tornerà presto nella terra natìa per iniziare a programmare la nuova vita del rifugio Nuvolau, per il quale al momento è comunque difficile stabilire una data di riapertura. Non solo per via del Covid che agita il sonno del comparto turistico anche ad alta quota, ma anche perché la struttura dovrà essere sottoposta ad alcuni interventi di manutenzione. "MISSION" 30 APRILEL'obiettivo è quello di riuscire ad inaugurare il nuovo corso in tempo per l'apertura ufficiale della stagione dei rifugi, allo stato fissata al 30 aprile. Non ha paura Emma: la gestione di un rifugio così importante ed al tempo stesso particolare non la spaventa. Anche perché lassù, a 2575 metri d'altezza, tra nuvole e roccia, non sarà da sola. Anzi, le forze "a sostegno" non le mancheranno.LAVORO DI SQUADRAEmma Menardi infatti è l'assegnataria del bando, avendolo presentato in prima persona, ma alle sue spalle c'è una famiglia numerosa: cinque fratelli, tre donne e due uomini. Il più grande è Cesare, 32 anni, seguito da Angelo che ne ha 31. Poi le donne: Emma che ha 27 anni, Margherita che ne ha 25 ed infine la più piccola, Erika, di 21 anni. Lavoreranno tutti insieme in rifugio, forti dell'esperienza maturata nel mondo della ricettività turistica ad ampio raggio. «Nel momento in cui è stata presentata la domanda, Emma ci ha chiesto se in caso di assegnazione l'avremmo aiutata», racconta Margherita, «e così sarà: tutta la nostra famiglia, chi più chi meno, chi in un modo chi in un altro, offrirà il proprio contributo; fermo restando che il bando è stato vinto da Emma e che la gestione sarà principalmente sua». Diornista è il soprannome della famiglia Menardi: motivo? Presto spiegato: «Diornista deriva da diurnista», aggiunge Margherita, «ovvero un impiegato assunto provvisoriamente da un'amministrazione dello stato e pagato a giornata. Riguarda un nostro avo».Il saluto del sindacoNell'attesa del ritorno in Italia di Emma, Cortina si congratula con la giovane concittadina, a partire dal sindaco Gianpietro Ghedina; primo cittadino che ha però voluto salutare e ringraziare anche chi, quello stesso rifugio, lo ha gestito con impegno ed amore per 47 anni: «Mansueto e Giovanna Siorpaes hanno svolto un eccellente lavoro per tanti anni, sono certo che lasceranno il rifugio Nuvolau in ottime mani. Nel ringraziare i primi, mi sento di augurare buon lavoro a chi subentrerà». --Gianluca De Rosa© RIPRODUZIONE RISERVATA

RIFUGI BAJON E PADOVA: GESTORI CERCASI Corriere delle Alpi | 23 Marzo 2021 p. 31

Il Comune cerca gestori per due storici rifugi: il Bajon e il Padova DOMEGGE Aperto a Domegge un bando per l'affidamento della gestione di due rifugi storici, entrambi sul territorio comunale: il Bajon ed il Padova. Un bando lampo, deliberato il 17 marzo in giunta. Un passaggio amministrativo resosi necessario di fronte al fatto che entrambi i rifugi hanno un contratto di locazione in scadenza al 19 aprile. Per questo il Comune di Domegge, proprietario di entrambi gli immobili, situati


uno (il Padova) in val di Toro e l'altro, il Baion, nell'omonima località al confine con Lozzo, a pian dei Buoi, ha dato vita ad una manifestazione d'interesse, base di partenza di quello che poi sarà l'affidamento della gestione. Per quanto riguarda il rifugio Baion, il documento redatto dal Comune prevede un canone di affitto annuo "non inferiore agli ottomilacinquecento euro" . Lo stesso, per quanto riguarda invece il rifugio Padova, "sale" raggiungendo quota undicimila euro. Per entrambi i rifugi, il contratto di locazione prevede durata di sei anni rinnovabili per ulteriori sei con il locatario che dovrà garantire un periodo di apertura estiva dal 20 giugno al 30 settembre. Tempi strettissimi per il completamento dell'iter: gli aspiranti rifugisti avranno tempo solo fino al 1° aprile per presentare una manifestazione d'interesse. Dovranno "fare i conti" con i due gestori storici dei rifugi Baion e Padova, rispettivamente Dino Nassivera e Paolo De Lorenzo, tra i più "longevi" non solo per quanto riguarda il territorio cadorino ma l'intero arco dolomitico. Stando alle prime indiscrezioni, su entrambi i rifugi sono già concentrate molteplici attenzioni. --dierre© RIPRODUZIONE RISERVATA

EDITORIALI E INTERVISTE L’Adige | 15 Marzo 2021 p. 38, segue dalla prima Il Trentino impari dall'Islanda Il Trentino geograficamente non è un'isola, ma non siamo forse tutti un po' isolati in questo periodo? E allora proviamo a imparare qualcosa da un'isola vera, l'Islanda, che approfitta della pandemia per occuparsi del proprio territorio e "lucidarsi il mantello". Per prendersi cura di sé, come fanno coloro che, costretti a casa propria, non si rassegnano a rimanere in tuta, trasandati e spettinati.Se noi siamo nordici rispetto all'Italia, gli islandesi lo sono ancor di più rispetto all'Europa. E possono davvero insegnarci qualcosa. Non per la latitudine, ma per l'attitudine. Per l'Islanda l'isolamento è storia, è la regola, non l'eccezione. La mancanza di turisti forestieri a causa delle restrizioni sui viaggi internazionali ha colpito duro, come altrove: nel 2020 ha visto una diminuzione del 75 per cento dei visitatori stranieri, le catene alberghiere hanno licenziato il personale e molte pensioni gestite localmente non hanno avuto altra scelta che chiudere. E gli islandesi - 350 mila persone in tutto, circa 200 mila meno del Trentino - cos'hanno fatto? Turismo interno. Prima dell'epidemia di influenza i turisti domestici rappresentavano il 13% del totale, perché appena possibile la popolazione locale preferiva volare verso mete più calde. Comprensibilmente. Ora gli islandesi riscoprono la loro isola, dove un'illuminata politica territoriale sta valorizzando al massimo la cura per l'ambiente, "pettinando" il territorio. L'isola del ghiaccio e del fuoco, come scrive il portale SiViaggia, oggi è in grado di regalare emozioni e paesaggi unici. Biotopi, cascate spettacolari, geyser, laghi, canyon, bagni geotermici e whale watching, un'entusiasmante forma di turismo naturalistico che consiste nell'osservare le balene di passaggio.L'investimento è sul futuro, quando tutto riaprirà. Nulla potrebbe essere più importante e redditizio, a medio termine. Intanto, dunque, staycation: un neologismo che esprime la via di mezzo tra lo stare e il partire per brevi vacanze fatte nei pressi della propria residenza, con spirito di avventura. In altre parole, turismo di prossimità, lento e consapevole. Per scoprire cosa? Nicchie, dimensioni nascoste, operosità in ombra, bellezze non gridate ma sussurrate. Vale a dire testimonianze d'arte minore, torrenti, boschi, alberi secolari, borghi della memoria, parchi silenziosi, ginnastiche e meditazioni in natura, passeggiate botaniche, rifugi di montagna; ma anche vecchi e giovani artigiani, rivendite di spezie pakistane, itinerari "bio", mercatini dell'usato, negozietti di paese con stock di canottiere e bottoni invenduti degli anni Ottanta.Il web e la playstation ci stanno facendo molta compagnia, ma non sono tutto. La curiosità invece sì, è tutto: se c'è, anche l'impensabile, il minuscolo e l'imprevisto possono appagarla e dare tanta soddisfazione. Perché le possibili esperienze da mettere in saccoccia, da ricordare e raccontare, sono infinite. La cura e il rispetto della natura sono la trama e l'ordito del tappeto territoriale che calpestiamo ogni giorno e che offriremo ai visitatori. Non un territorio qualunque, teatro per dubbie performance, per svaghi indistinti e consumi indifferenti. Ma un territorio vissuto in trasparenza, con incontri sinceri per un turismo di verità.È bene precisare che per praticare questi turismi non occorre essere ricchi, occorrono amore, sensibilità e una disposizione d'animo aperta. Purtroppo, non esattamente il mood del popolo italiano "incattivito e rancoroso" fotografato qualche anno fa dal Censis (e ora, per giunta, anche impoverito e semi-paralizzato). Ma passerà. Passeranno le strozzature e torneremo a respirare.Il paragone tra la gestione della propria persona e la gestione ambientale, per quanto azzardato possa sembrare, regge. A livello sociale, infatti, vale ciò che può accadere a livello strettamente individuale: il confinamento può deprimere, stremare e abbrutire. Fattori esterni possono produrre tossine e degenerazioni oppure, viceversa, innescare amore per se stessi e positività. Occorre reagire. Il Festival dell'Antropologia previsto per questa primavera - a Bologna, auspicabilmente in presenza, altrimenti a distanza - ha un titolo molto promettente: "Resistenze". Sociali, naturali, immunitarie.Duccio CanestriniAntropologo, giornalista, scrittore


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