The Finishers
Millet 100 years
All in
La Barkley Marathons è una corsa unica quanto impossibile. Solo 15 runner ne hanno tagliato il traguardo.
Millet festeggia i suoi primi 100 anni di amore per la montagna e impegno per la sua salvaguardia.
Varese, una delle zone italiane più calde per quanto riguarda running e trail running.
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Avvolgente, stabile e precisa: Cyklon nasce per la corsa su terreni tecnici off-road. Sviluppata in collaborazione con BOA®, la costruzione Dynamic Cage™ avvolge la calzatura e permette la regolazione dinamica grazie all’allacciatura BOA® Fit System. Studiata e testata in Val di Fiemme, Trentino, Dolomiti.
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EDITO TEXT DAVIDE FIORASO
PHOTO BY STORY TELLER LABS
Edito Mi ero ripromesso di archiviare termini come “pandemia” e “Covid19". Ma l’emergenza ancora attuale continua a condizionare la nostra esistenza e il nostro modo di vivere la vita all’aria aperta. Ad aprile del 2020, quando non potevamo immaginare questo lungo scenario, era apparso un articolo su Time con un titolo senza mezzi termini: “Want to stop the next pandemic? Start protecting wildlife habitats.” Era un riferimento diretto ad una catena ben nota e consolidata: domanda dei consumatori - deforestazione - perdita di habitat selvatico - maggiore contatto umano con i serbatoi di malattie animali - zoonosi - epidemia. Quasi la metà delle malattie che sono passate dagli animali all'uomo dopo il 1940 possono essere ricondotte a cambiamenti nell'utilizzo di suolo, come deforestazione o agricoltura intensiva. SARS, Ebola, West Nile, Lyme, Zika,
MERS non sono che singoli sintomi di una disfunzione ecologica generale creata dall’uomo. L'assalto agli ecosistemi che ha permesso al Covid19 di proliferare è andato ben oltre i mercanti che cacciavano e vendevano fauna selvatica rara. Data la dipendenza di così tanti settori della società umana dalla natura e dagli ecosistemi, i piani di ripresa che si concentrano su una transizione verso economie favorevoli alla biodiversità sono destinati a creare condizioni di vita con meno rischi. La scorsa primavera, al Global Biodiversity Festival, Marco Lambertini, direttore generale del WWF, ha riassunto chiaramente le azioni necessarie: “Stabilizzare il clima e la perdita di biodiversità per vivere in armonia con la natura dovrebbe essere la priorità numero uno”. Ciò richiederà un cambiamento epocale nel modo di pensare. Con 44 trilioni di dollari
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di valore economico dipendente dalla natura, la metà del PIL mondiale, Lambertini prevede una rivoluzione culturale che metta al centro l'idea che la natura non è solo bella, ma indispensabile. Gli scienziati concordano che esiste una sola via da seguire: fermare questa perdita. Un obiettivo elevato che richiederà la partecipazione non solo dei governi, ma dei 7 miliardi di persone sulla terra, per sfruttare la volontà indotta dalla pandemia di migliorare le nostre prestazioni nella protezione della biodiversità. Se lo sforzo diventa globale, è destinato a ridurre la probabilità di epidemie più gravi. Dati gli attuali contesti politici, e l'ortodossia di un’economia über alles, tuttavia, anche le minacce dirette all'esistenza umana offrono solo fugaci e irritabili appelli all'azione collettiva. Non ci resta che trattenere il fiato.
R ECO N N ECT W ITH N ATU R E Relax. De-stress. All over the world, we venture out into nature to reconnect with ourselves. So get out there with the Mammut Hiking collection. Slow down and experience the feeling you only get when you’re outdoors.
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THE FINISHERS
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EDITOR IN CHIEF Denis Piccolo | denis@hand-communication.com
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COVER Millet 100 years by Federico Epis
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PRINT L'artistica Savigliano Savigliano - Cuneo - Italy lartisavi.it
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La nuova MOJITO BIO non è solo sostenibile, perché reinterpreta il prodotto iconico riducendo al massimo gli scarti: è soprattutto la prima calzatura biodegradabile di Scarpa, in grado di decomporsi 10 volte più rapidamente di una scarpa normale, una volta arrivata a fine vita. Unisciti alla rivoluzione sostenibile su scarpa.net
THE DAILY PILL BY DAV I D E F I O R AS O
V F C O R P A P R E U N C E N T R O LO G I S T I C O A B A R D O N , N E L R E G N O U N I TO VF Corporation ha inaugurato un innovativo centro logistico nel Leicestershire. Impiegherà circa 250 persone nei periodi di punta, diventando la location operativa principale di VF in Gran Bretagna, consentendo di coprire in un giorno quasi il 90% del mercato interno. Il centro servirà i brand The North Face, Timberland e Vans e presenta funzionalità di automazione che lo mettono in prima linea nell'industria delle calzature e dell'abbigliamento. L’edificio ha ottenuto la valutazione Outstanding da parte di BREEAM.
IL RAPPORTO DELL’OIA SUI NUOVI UTENTI DELL’OUTDOOR L’Outdoor Industry Association (OIA) ha pubblicato un rapporto speciale dal titolo “New Outdoor Participant (COVID And Beyond)“ che indaga il picco di coinvolgimento nelle attività all’aperto durante la pandemia. Il rapporto ha mostrato come questi nuovi partecipanti siano per lo più donne, giovani, residenti in un’area urbana. Il rapporto ha anche evidenziato l’opportunità di poter svolgere attività outdoor disponibili e accessibili vicino a casa, come camminare, correre, andare in bicicletta e fare escursioni.
G O P R O R I L AS C I A L’A P P Q U I C K P E R OT T E N E R E I L M AS S I M O DA I P R O P R I C O N T E N U T I GoPro ha presentato l’aggiornamento della sua app mobile, totalmente ripensata per ottenere il massimo dai propri contenuti multimediali in modo semplice e veloce. Lo scopo principale è tenere traccia delle proprie foto e video, evitando che si perdano in mezzo alle decine di giga. Include la funzionalità Mural, un feed personalizzato con i contenuti preferiti e potenti strumenti di editing, intuitivi e semplici, per produrre brevi montaggi. L’abbonamento annuale da 9,99 euro include il backup illimitato sul cloud.
I N AU G U R ATO A V E R O N A I L N U OVO SA L E WA S TO R E Inaugurato a Verona il 32esimo negozio del Gruppo Oberalp in Italia. "Siamo soddisfatti di aver trovato la location ideale per una comunità di alpinisti così importante come quella di Verona” spiega Gianluca Coneglian, retail director di Oberalp. Per la comunità, il nuovo negozio Salewa ha un ulteriore significato: al suo interno un pannello ricorda l’amico e collega Andrea Zambaldi, alpinista veronese scomparso nel 2014 durante una spedizione in Tibet.
I N C O R O N AT I A V E R B I E R I CA M P I O N I D E L F W T 2 0 21 Sono stati incoronati a Verbier i re e le regine del Freeride World Tour 2021. Nello snowboard femminile la francese Marion Haerty ha ottenuto una vittoria in ogni evento, prima atleta in assoluto a farlo. In quello maschile a prendersi il titolo è stato il connazionale Victor De Le Rue. Nello sci femminile, Elisabeth Gerritzen si è guadagnata la sua seconda corona (e il titolo FWT) mentre, nello sci maschile, lo svedese Kristofer Turdell ha vinto l'Xtreme Verbier con una dimostrazione epica di forza.
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YOUR DYNAFIT RACE OUTFIT
THE DAILY PILL BY DAV I D E F I O R AS O
T E C N I CA G R O U P N O M I N A G I OVA N N I ZO P PAS C O M E C E O Tecnica Group ha annunciato la nomina di Giovanni Zoppas in qualità di CEO e Direttore Generale. Il manager ha già lavorato per la realtà trevigiana come Direttore Generale di Nordica, subito dopo l'acquisizione del brand. "È una nuova sfida professionale a cui mi approccio con grande entusiasmo" ha commentato Zoppas. "Condivido con Alberto Zanatta una comune visione degli obiettivi futuri e degli ambiziosi traguardi”. Il Gruppo Tecnica è attivo sul mercato con Tecnica, Nordica, Moon Boot, Lowa, Blizzard e Rollerblade.
L A S P O R T I VA M O U N TA I N R U N N I N G C U P 2 0 21: AL VIA LA 9° EDIZIONE Arrivato alla sua nona edizione, il circuito skyrace firmato La Sportiva si rinnova e punta a dare un segnale di ripresa ad una stagione che esita a partire. La grande novità è l’introduzione di una gara prologo, la Colmen Trail di Morbegno, che servirà a scaldare i motori in vista delle seguenti tappe. Seguiranno la Ledro Sky di domenica 13 giugno, la Pizzostella Skymarathon con appuntamento a Campodolcino domenica 11 luglio, la Vigolana The Race e la finale che avrà luogo in Val di Fiemme, alla Latemar Mountain Race.
S TO N E I S L A N D E N E W B A L A N C E S I G L A N O U N A PA R T N E R S H I P A LU N G O T E R M I N E Stone Island ha firmato un sodalizio con l’azienda americana di sneakers per lo sviluppo di una collaborazione footwear a lungo termine. “La collaborazione con Stone island non è solo radicata nell’innovazione delle performance, ma anche nel potenziamento dei nostri valori condivisi di maestria artigianale ed eccellenza nella qualità del prodotto” afferma Chris Davis, Chief Marketing Officer di New Balance. Lo scopo è lavorare su appassionanti innovazioni e lanciare prodotti in momenti diversi nel corso dei prossimi anni.
PATAG O N I A D O N A 1 M I L I O N E D I D O L L A R I A I D I R I T T I D I VOTO D E L L A G E O R G I A Patagonia dona 1 milione di dollari a favore di Black Votes Matter Fund e New Georgia Project che combattono la recente legge elettorale firmata dal governatore Brian Kemp che limiterà l’accesso al voto agli afroamericani e alle fasce di basso reddito, dando un potere senza precedenti di rifiutare i risultati delle votazioni. Patagonia è il primo marchio outdoor a unirsi all'opposizione. Il nuovo CEO Ryan Gellert invita i colleghi a prendere misure per combattere gli sforzi di repressione degli elettori.
P R I M A LO F T I N S U L AT I O N T H E R M O P LU M E : L’A LT E R N AT I VA E T I CA A L L A P I U M A D ’ O CA Quattro anni dopo l’introduzione della prima imbottitura sintetica iniettabile, PrimaLoft lancia una nuova versione realizzata con materiali riciclati. Questo nuovo isolamento è prodotto con piccoli “fiocchi” di fibre setose che formano un isolamento sfuso. Imita la fluidità, la sensazione al tatto e l’estetica del piumino, mantenendo immutate le comprovate proprietà idrorepellenti delle fibre PrimaLoft per fornire una traspirazione termica morbida e comprimibile.
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Ebi Bento Set è il tradizionale portavivande giapponese di Picture Organic Clothing. Progettato per essere l'accompagnamento perfetto al tuo pasto ovunque tu vada, ha un coperchio 100% bambù che può essere utilizzato come tagliere. Le posate in legno sono trattenute da una fascia elastica. Disponibile in tre differenti fantasie.
Firepit e barbecue sospeso progettato per garantire eccellenza funzionale. Costruito con materiali all'avanguardia e progettato con meticolosa attenzione ai dettagli. Configurazione rapida, design comprimibile, sostegno stabile e regolabile. Consente di utilizzare carbone o qualsiasi prodotto in legno.
Una scarpa all terrain ad alte prestazioni. Innovativa tomaia 3D con filato rinforzato in TPU, footplate in carbonio, hardware in titanio anodizzato, sistema di regolazione BOA Li2 per una vestibilità su misura, suola in gomma naturale. Testate al limite nelle spedizioni di bikepacking e gare di ultra-endurance.
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Top di gamma nel settore eMtb, molto performante e dalla colorazione cangiante sul violetto molto particolare. Dotata di un motore SyncDrivePro con 5 livelli di assistenza e modalità Smart Assist per un supporto dal 100 al 360%. Ruote da 27,5” a 29” a seconda della misura. EnergyPak Smart integrata nel telaio.
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Kim Jones, stilista e direttore creativo di Fendi, ha collaborato con Converse per sposare il mondo dell'utilità a quello dell'athleisure. Ne nasce un classico primaverile che combina il design di un parka a quello di un windbreaker half-zip. Vestibilità oversize in puro stile anni '90, dettagli riflettenti e ampie tasche frontali.
Stüssy ha annunciato una imminente collaborazione con Oakley su uno dei modelli d’archivio più celebri: l’Eye Jacket. Caposaldo dell’estetica gabber ma anche della wave sportswear-chic di quell'epoca, faranno ritorno in due colorway: Sand e Black. Il branding di Stüssy sarà presente sulla lente ovale mentre quello di Oakley sulle asticelle.
Huckberry, magazine online e retailer con a sede a San Francisco, ha messo la sua firma in una colorazione personalizzata della Trailhead, la scarpa all-inone di Lems. Tomaia di ispirazione retrò in microfibra e air mesh, 4mm drop per assecondare un’andatura naturale, intersuola in EVA ammortizzata e vestibilità confortevole.
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Fondata a Birmingham nel 1824, Cadbury è una delle più grandi aziende dolciarie al mondo. Per i 50 anni dell'iconico Creme Egg ha collaborato con Goose Island Beer Company, birrificio di Chicago degli anni ’80. Il risultato è una stout fatta di orzo maltato, avena e lattosio con granella di cacao e vaniglia che ricorda il delizioso ovetto pasquale.
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Un classico pezzo da 90 incontra i colori che riflettono l'audace etichetta della birra Fat Tire del birrificio New Belgium. Tessuto in nylon resistente all'acqua, chiusura a strappo, doppie cinghie di compressione, ampio scomparto principale da 20L, tasca interna per laptop da 15”, tasca frontale con cerniera YKK.
Poler Stuff ha lanciato la collezione Aquatic Summer in collaborazione con l'artista Stevie Gee, noto per il suo umorismo insolito e le sue illustrazioni ispirate alla cultura surf e skate, tra cui la classica 2+ Person Tent, tenda con due aperture modulari, ampi vestiboli per l'attrezzatura, rivestimento in PU impermeabile.
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Annapurna Yannick Graziani
2013
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1960
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ECO SEVEN BY DAV I D E F I O R AS O
B U F F PAC K A B L E P R O G R A M S S 2 1 Riutilizzare e riciclare sono azioni che fanno parte dei processi manifatturieri e di produzione tessile di Buff, l'obiettivo è ridurre al minimo l’impatto sulla natura. Il programma Do More Now ha la scopo concepire prodotti sempre più sostenibili, con particolare attenzione alla provenienza dei tessuti. Il 50% della collezione SS21 è infatti prodotto con materiali riciclati. Citiamo il Pack Run Cap in tessuto di poliammide con plastica riciclata al 90%, il Pack Sahara Cap in poliestere riciclato al 100% ed il Sun Bucket Hat in puro cotone.
M O N I TO R F O R C I R C U L A R FA S H I O N : IL PROGETTO CHE MONITORA LA SOSTENIBILITÀ SDA Bocconi School of Management ed Enel X annunciano il progetto Monitor for Circular Fashion per fornire una chiara visione dello stato di maturità dell’economia circolare nel settore moda. Candiani Denim, Dedagroup Stealth, Manteco, Save The Duck, Vibram e YKK sono alcuni dei protagonisti che hanno già contribuito attivamente all’osservatorio. A settembre 2021 verrà pubblicato un report per mostrare le macro-tendenze del settore misurando la capacità delle aziende di applicare i principi dell’economia circolare ed evidenziare i gap e le best practice.
WOOLRICH LANCIA L A W O O L R I C H O U T D O O R F O U N DAT I O N La mission della Woolrich Outdoor Foundation è chiara: proteggere e salvaguardare gli spazi outdoor per le community di tutto il mondo. Attraverso la partnership con 1% for the Planet, Woolrich devolverà l’1% dei ricavi derivanti dai canali Direct-To-Consumer a sostegno di progetti di riqualificazione degli spazi urbani, protezione delle foreste e salvaguardia delle coste. Le donazioni saranno distribuite per il 50% in contributi monetari e per il restante 50% in prodotti, ore di volontariato, servizi o attività di comunicazione.
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DIRECTOR DAVID GARRETT BYARS CARLOS CARNEIRO ROOS VAN DE WEERD NICHOLAS WEISSMAN BAS ZWARTEPOORTE LYMAN SMITH FIELD DIRECTOR JOOST ENGELBERTS JOPPE ROG EXECUTIVE PRODUCERS ALEX WELLER MONIKA MCCLURE ALEX LOWTHER EUROPEAN PRODUCTION COORDINATOR ELSE MARIE ROMBOUTS DIRECTORS OF PHOTOGRAPHY KEENAN NEWMAN BAS ZWARTEPOORTE ASSISTANT EDITOR KATYANN GONZALEZ STORY CONSULTANT JELLE MUL PRODUCTION COMPANIES VACATIONLAND BUREAU VOORLICHTING ENVIRONMENTAL CONSULTANTS MIHELA HLADIN WOLFE HERVÉ DUPIED TOM DOWDALL BETH THOREN PRODUCERS
EDITOR
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PATAGONIA.COM/WETHEPOWER
ECO SEVEN BY DAV I D E F I O R AS O
K E PA AC E R O I N S I E M E A D O C K E R S P E R WAV E S F O R WAT E R Dockers sigla una collab con il surfista e attivista basco Kepa Acero, fondatore di Ocean52, il marchio di bevande che destina il 52% dei profitti alla protezione degli oceani. L’obiettivo è incoraggiare altri surfisti a partecipare alla challenge durante la Giornata Mondiale dell’Acqua e donare all’associazione 500 filtri che permetterebbero ad altrettante persone l’accesso all’acqua potabile. Per la promozione della campagna Kepa ha scelto un paio di Heritage Chino realizzati con sistema Water<Less, che riduce l’utilizzo di acqua nelle fasi produttive.
EOCA L A N C IA U N A RAC C OLTA FOND I PER U N PROGE T TO A SU P P ORTO DE L L A B I OD I V E RS I TÀ L’European Outdoor Conservation Association ha lanciato una raccolta fondi per finanziare un progetto di conservazione collegato al suo nuovo focus biennale. Volunteering for Healthy Landscapes permetterà di svolgere 14 settimane di volontariato in Repubblica Ceca nel corso di due estati in cui saranno piantati più di 200.000 alberi e ripristinati preziosi ecosistemi. Nel frattempo il membro dell’EOCA Cumulus, alla ricerca di un progetto per cui fare una donazione, è già intervenuto con un finanziamento iniziale per dare il via al lavoro.
JOHN LOAFERS: DAGLI SCARTI DI PRODUZIONE L A PRIMA SCARPA CON SUOL A MICHELIN Ecoalf e Michelin hanno sviluppato la prima suola in gomma realizzata con scarti di produzione di altre suole. “Incorporare materiali di scarto limita l’utilizzo di materie prime e migliora l’efficienza produttiva riducendo il numero di passaggi, le emissioni di CO2 e il consumo di acqua” afferma Christian Delhaye, AD Michelin Lifestyle. Prodotte con materiali unici ed ecologici, come il filato Ecoalf Ocean, le Loafers sono dotate di un battistrada che trae ispirazione dalle forme scultoree degli pneumatici Michelin Pilot Sport.
FERRINO: UNA COLLEZIONE SS2021 SEMPRE PIÙ GREEN Per Ferrino la salvaguardia dell’ambiente e la promozione di una crescita sostenibile costituiscono valori fondamentali. “I nostri prodotti sono progettati per durare nel tempo. Le nostre tende delle linee 4 Stagioni e Lite sono state realizzate con materiali riciclati, con l’obiettivo, nei prossimi anni, di applicare questi materiali all’intera produzione”. I prodotti, realizzati con un tessuto 100% riciclato, sono certificati GRS, standard promosso da Textile Exchange per incentivare l'utilizzo di materiali riciclati nel settore tessile.
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La Sportiva Cyklon Dal lavoro combinato di ricerca e sviluppo tra i laboratori R&D di Ziano di Fiemme e di BOA nasce Cyklon, una calzatura ideale per skyraces e corse off-road su terreni tecnici a media distanza e in grado di coniugare grandi performance ed estremo comfort di calzata. In collaborazione con l’azienda americana BOA, La Sportiva presenta il suo nuovo modello da Mountain Running che pone il massimo focus su aspetti quali protezione, stabilità, grip ed elevate perfomance. Il nuovo sistema di chiusura Dynamic Cage con BOA Fit System integrato lavora in sinergia con 3 diversi elementi della tomaia per una perfetta fasciatura e stabilità del piede, consentendo una corsa sempre sicura e precisa. Il cuore del sistema di allacciatura è la fascia interna Dynamic Flap che avvolge la calzatura e permette la regolazione dinamica della tensione agendo direttamente sul BOA Fit System con un movimento one-hand. Questa soluzione costruttiva innovativa permette di combinare i vantaggi del sistema di allacciatura rapido a quelli di stabilità richiesti per una calzatura da trail running, un lavoro sinergico di elementi costruttivi che esalta le prestazioni di tutti gli elementi.
tà con inserto stabilizer contribuisce alla stabilità generale della calzatura e contiene il peso. Infine il battistrada mud-ground, ideale su terreni morbidi e fangosi, è in mescola La Sportiva FriXion White ultra aderente e permette l’integrazione di chiodi AT Grip Spike in caso di utilizzi su terreni ghiacciati.
La scarpa presenta una tomaia in mesh traspirabile, mentre il puntalino in TPU protettivo ed il pannello laterale multi-strato e termo-adesivizzato forniscono struttura e massima stabilità. L’intersuola in EVA a bi-densi-
Lo sviluppo di Cyklon, come quello di tutti i prodotti La Sportiva, parte dalle richieste specifiche degli atleti: avere un unico prodotto con sistema di allacciatura integrato alla costruzione della tomaia per un fit tecnico e con-
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fortevole. Questo lo rende un modello perfetto sulle medie distanze e per utilizzi in gara.
Questa soluzione costruttiva innovativa permette di combinare i vantaggi del sistema di allacciatura rapido a quelli di stabilità richiesti per una calzatura da trail running, un lavoro sinergico di elementi costruttivi che esalta le prestazioni di tutti gli elementi.
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Liv Committed Liv Cycling, fin dalla sua fondazione nel 2008, ha come obiettivo quello di portare sempre più donne in sella ad una bicicletta, e attraverso il progetto Liv Committed, celebra la resilienza che la comunità ciclistica femminile ha dimostrato nell'ultimo anno e il numero crescente di persone che hanno scoperto il mondo delle due ruote. “La pandemia in corso ci ha ovviamente messo a dura prova” ha commentato Bonnie Tu, fondatrice di Liv Cycling e presidente del Gruppo Giant. “Nonostante questo, la community di donne che vanno in bicicletta sta crescendo. Vogliamo celebrare il loro impegno e condividere lo spirito che hanno dimostrato.” Il video è stato creato partendo dalle esperienze dirette della communità Liv, a cui hanno collaborato le atlete del Team Liv Racing e alcuni partner come The Black Foxes, The Bahati Foundation e Ayesha McGowan. Liv Committed è stata diffusa in più di 50 paesi arrivando a toccare ben 12 milioni di persone globalmente. L’obiettivo principale è quello di sottolineare il legame che unisce tutte le ragazze appassionate di ciclismo. L’amore per le due ruote vuole essere un filo conduttore più forte di ogni altra differenza, ed è questo il valore che il brand vuole condividere con le donne di tutto il mondo. Il video mostra luoghi pubblici completamente vuoti in contrapposizione agli allenamenti casalinghi delle cicliste negli ultimi mesi. Vengono mostrate la fatica e le difficoltà di questo periodo ma anche la gioia che regala
l’allenamento, ultimo baluardo a cui aggrapparsi nella complicata situazione che tutti stiamo vivendo. Tra le varie cicliste, è presente nel video anche Rae Morrison, campionessa enduro e membro del team Liv Racing. “Ciò che amo di più è il senso di appartenenza che mi regala il ciclismo. In particolare, nell’ultimo difficile anno quello che mi ha dato una grande forza è stato sentire di far parte di una community così unita” ha sostenuto l’atleta.
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A seguito della campagna, Liv ha dato il via ad una serie di contenuti chiamati “Stories of Commitment” che danno voce alle ambassador e atlete che hanno voluto condividere le loro storie nella speranza di ispirare altre ragazze. Il brand ha contemporaneamente portato avanti le sue sessioni di “Ask Me Anything" (AMA) su Instagram per condividere consigli ed esperienze personali e fornire un punto di riferimento a tutte le appassionate di ciclismo.
Rudy Project R&D division.all rights reserved ©yourbigstories.com
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ELEVATE YOUR PERFORMANCE
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Rudy Project ImpactX 2 Rudy Project dal 1985 sviluppa e realizza occhiali da sole, caschi e soluzioni vista-sport che fondono tecnologia d'avanguardia e design innovativi.
Con lo stile italiano, l’artigianalità e la minuziosa cura dei particolari tipico del marchio Made in Italy. Ogni prodotto Rudy Project è realizzato per garantire massima sicurezza, comfort e performance agli sportivi di tutto il mondo. Le lenti fotocromatiche infrangibili ImpactX 2 assicurano una visione ottimale in ogni condizione meteorologica. Reagiscono molto rapidamente ad ogni cambio di luce e sono pensate per raggiungere un colore personalizzato a partire dallo stato trasparente iniziale. Disponibili in 3 tinte diverse (Black, Red e Brown), queste lenti partono trasparenti e, in pochi secondi, si scuriscono o schiariscono a seconda delle diverse condizioni di luce, in modo da esaltare il contrasto, migliorare la nitidezza visiva e la percezione della profondità, oltre ad offrire una protezione degli occhi da raggi UVA e UVB. Sono inoltre dotate di filtro HDR che esalta il contrasto senza alterare la percezione dei colori, migliorando l’esperienza visiva soprattutto nelle zone d’ombra e nel bosco sia in estate che d’inverno. Tutte queste caratteristiche rendono ImpactX 2 ideali non solo per la bici ma anche per l’outdoor e le discipline di montagna, sia da chi vuole il massimo in termini di performance e leggerezza, sia per chi cerca invece un occhiale più comodo e versatile. In particolare, le versioni ImpactX 2 Red, la variante specchiata Laser Red e quella marrone
Laser Brown alla prova sul campo si sono dimostrate le più efficaci per gli sport in montagna. Tutte le lenti sono i molto rapide nella transizione, caratteristica che sia fra i prati, sia fra i boschi diventa fondamentale per non perdere nessun dettaglio del tracciato e ridurre al minimo l’affaticamento degli occhi. Semi rigide, assicurano protezione fisica da impatti, agenti chimici ed atmosferici, riducendo drasticamente il rischio di infortuni in caso di impatti o cadute. Leggerissime, hanno un indice di rifrazione e dispersione croma-
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tica più basso rispetto alle tradizionali lenti statiche in policarbonato, questo porta ad avere meno riflessi ed effetti arcobaleno sulla superficie delle lenti e ottenere una migliore definizione e contrasti più nitidi. Le lenti fotocromatiche ImpactX sono uno dei punti di forza della collezione Rudy Project e tutti i modelli performance sono disponibili in versione con lenti ImpactX, dai top di gamma come la mascherina Cutline, all’iconico Rydon fino ai modelli entry level come Propulse e Stratofly.
WAVE DAICHI 6
ESPLORARE SENZA LIMITI
Ben bilanciata e versatile, è la scarpa ideale per correre lungo i sentieri outdoor. Caratterizzata dalla suola in gomma Michelin per un grip impareggiabile e un sistema di calzata ergonomica che garantisce una maggiore stabilità del piede durante la corsa. MIZUNO ITALIA
@MIZUNO.IT
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Avventure in vista? Ci pensa Rock Experience Coraggiose, inarrestabili e temerarie, ma anche attente all’ambiente e alla natura. Sono sempre di più le donne che decidono di sfidare la fatica e confrontarsi con sé stesse addentrandosi in nuove avventure.
Amanti della montagna, credono profondamente nelle proprie capacità, raggiungendo così vette sempre più alte e realizzando sogni nuovi e ambiziosi. Rock Experience, che da sempre coniuga prodotti di alta qualità con la passione sconfinata per la montagna e le emozioni che sa regalare, ha pensato a tutte loro ideando una nuova collezione tutta al femminile da indossare durante le attività outdoor. I capi si rivolgono a tutte le appassionate di sport all’aria aperta che sono alla ricerca di proposte di abbigliamento comode, colorate e performanti. Leggerezza, traspirabilità e protezione contro le intemperie. La collezione presenta capi tecnici ma con un occhio di riguardo alla moda, da indossare durante escursioni, passeggiate, giornate in montagna, ma anche semplici attività all’aria aperta.
MT Watkins Giacca impermeabile per affrontare le giornate di pioggia durante le escursioni in montagna e le ascensioni in parete. Traspirante e leggera, è dotata di zip waterproof e cuciture nastrate. Realizzata in tessuto PFC Free, un materiale trattato senza l’utilizzo di
sostanze chimiche inquinanti contenti fluoro. I polsini sono elasticizzati e il cappuccio integrato è avvolgente e dotato di una visiera protettiva. La posizione delle tasche sul petto, ampie e di facile accesso, è stata pensata per chi indossa l’imbrago o lo zaino. Le stampe riflettenti migliorano la visibilità in caso di uscite notturne. Una volta ripiegata, la giacca può essere richiusa nella tasca posta sul petto.
Super Direct Grazie al tessuto elastico Ergo-Stretch
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e alla vestibilità confortevole, questi pantaloni sono adatti per tutte le amanti della montagna che non vogliono rinunciare a un tocco di stile durante la pratica delle loro attività outdoor preferite. Caratterizzati da un taglio aderente, le zip presenti sul fondo del pantalone lo rendono facile e veloce da indossare. La vita è regolabile tramite coulisse interna e le due tasche, di cui una richiudibile tramite cerniera, consentono di avere sempre a portata di mano tutto ciò di cui si ha bisogno.
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Da Optice a CSO Contribuire alla raccolta dati per migliorare lo studio dei cambiamenti climatici Optice è un progetto scientifico volto allo studio delle polveri e dei cristalli di neve e ghiaccio al fine di comprendere i cambiamenti climatici e prevenire, tra le tante cose, il rischio valanghe. CSO (Community Snow Observation) è invece un progetto di citizen science che ha come obiettivo la realizzazione di un database mondiale sui dati di altezza neve in cui tutti i frequentatori della montagna possono contribuire. Come? Cerchiamo di capirlo con Claudio Artoni. Claudio, chi sei e che ruolo hai? Sono un dottorando in Scienze Polari all’Università Ca’ Foscari di Venezia e un osservatore nivologico. Mi occupo della realizzazione dei campionamenti di neve, dello studio del manto nevoso e della realizzazione delle stratigrafie. Inoltre, sono impegnato nella preparazione dei campioni in camera fredda e della loro analisi attraverso il metodo SPES. Cos’è il progetto Optice? Optice è un progetto scientifico volto a studiare le proprietà ottiche delle polveri e dei cristalli di neve e ghiaccio. L’idea nasce dal voler migliorare l’analisi ottica delle polveri aero-disperse nel manto nevoso. Grazie alla innovativa Single Particle Extinction and Scattering (SPES) si ha la capacità di misurare due parametri ottici simultaneamente per valutare alcune proprietà delle particelle. Ciò ha portato interessanti risultati sullo studio della polvere aero dispersa nella neve e nel ghiaccio, che a sua volta influisce sul trasferimento
radiativo dell'atmosfera. Qual è il suo obiettivo? Realizzare uno studio approfondito delle proprietà ottiche delle polveri minerali nella neve e nel ghiaccio. Questo permetterà di migliorare i modelli di trasferimento radiativo nella criosfera e di conseguenza la realizzazione di migliori modelli sul cambiamento climatico e una mitigazione del pericolo valanghivo. Un altro importante obiettivo è quello di aiutare le previsioni sulla fusione di neve stagionale per migliorare la produzione antropica negli impianti sciistici. A questo si affianca l’iniziativa CSO - Community Snow Observations. Oggigiorno la pianificazione di un’escursione in montagna d’inverno è in parti uguali scienza dell'atmosfera, scienza della neve e informatica. Siamo bombardati da molte informazioni ma spesso non riusciamo a unirle tutte e conoscere a fondo le caratteristiche del manto nevoso. Per questo nasce il progetto Community Snow Observations (CSO), sviluppato da alcuni
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ricercatori americani, che raccoglie i dati sull’altezza della neve e li unisce in modelli del manto nevoso che prevedono l'evoluzione e l'altezza della neve in ambienti di alta montagna. E qui subentra il contributo della comunità. La cosa bella di questo progetto è che tutti possiamo partecipare. Servono solo sonda da valanga e smartphone. In modo veloce e semplice si effettuano 3 o 4 misure dell’altezza del manto nevoso in una piccola area del pendio. Fatta la media delle misure si inseriscono i cm corrispondenti nella app Mountain Hub sotto la voce ‘‘condizioni della neve’’, contribuendo così ad aumentare le conoscenze sulla zona. A cosa serve tutto questo? Aumentare l’accuratezza dei modelli di Snow Water Equivalent, mitigare il pericolo valanghe, predire le condizioni della neve e la loro influenza sugli ecosistemi ed infine consentire di avere le condizioni della neve in tempo reale sul proprio smartphone prima di iniziare un’escursione.
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Oxyburn: Live More Lives Oxyburn, brand giovane e dinamico, totalmente Made in Italy, nasce dalla tradizione dell’artigianato manifatturiero italiano, proprio nel territorio che abbraccia le province di Mantova, Brescia e Cremona. Qui, il distretto della calza ha saputo trasformarsi negli anni ricercando una costante innovazione, pur non perdendo mai di vista le sue radici nonostante la produzione ormai altamente specializzata delle sue aziende. La filosofia Live More Lives di Oxyburn da sempre guida il marchio nella creazione di abbigliamento tecnico sportivo dove la cura dei dettagli è di fondamentale importanza. Lo scopo è produrre capi al servizio del benessere e delle prestazioni di ogni sportivo che intende mettersi alla prova e vivere a pieno contatto con la natura. Dall’outdoor al running, passando per i winter sport fino al mondo bike, tutti i prodotti nascono da un team R&D specializzato che sperimenta nuovi materiali e tecniche di tessitura grazie a un parco macchine di ultima generazione ciclicamente rinnovato. In seguito un team di tester si occupa di collaudare sul campo e in situazioni estreme i vari modelli affinché siano accessibili a tutti, confortevoli e duraturi. L’intimo Oxyburn nasce dallo studio e dall’applicazione di specifiche tecnologie. Vediamole nel dettaglio. La tecnologia Geotech è pensata per riconnettere lo sportivo alla natura durante la sua prestazione sportiva e racconta l’eterno dualismo di uomo, tecnica e ambiente naturale.
Skin Tech porta la traspirazione biologica ai massimi livelli grazie a un tessuto lavorato ad altissima definizione che amplia la superficie di aerazione e la dispersione del calore in eccesso. Inoltre l’utilizzo di fibre cave fornisce la giusta termoregolazione in ogni contesto climatico. Exo-Skeleton sostiene la muscolatura e ottimizza la prestazione sportiva
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in attività endurance grazie all’integrazione della struttura elastica Integratech. Le celle tridimensionali di cui è composta la trama del tessuto producono un effetto massaggiante sulla fascia muscolare, mentre la struttura radiante con nanoparticelle permette di potenziare la superficie attiva. In questo modo la percezione della fatica diminuisce, riducendo il rischio di contratture e crampi e riattivando la
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circolazione a favore dell’ossigenazione muscolare. La tecnologia Arbor Shield assicura una struttura leggera e morbida ma estremamente resistente per contrastare gli effetti dell’abrasione e dell’usura. Il corpo è avvolto da un primo strato protettivo e anatomico che riduce l’attrito garantendo benessere e un’ottima percezione delle sensazioni esterne.
Infine Pure Touch, il cui feeling è realizzato con un’attenta selezione dei materiali e delle tecniche produttive per capi comodi fin dal primo utilizzo. Le trame sono in grado di seguire il corpo e i suoi movimenti anche negli sport più estremi, grazie anche a speciali strutture a densità differenziate che non perdono la stabilità.
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La filosofia Live More Lives di Oxyburn è produrre capi al servizio del benessere e delle prestazioni di ogni sportivo che intende mettersi alla prova e vivere a pieno contatto con la natura.
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We the Power Le comunità energetiche: il futuro collettivo dell’energia? Tutti i giorni vediamo l’enorme potere dell’energia elettrica dispiegarsi sotto i nostri occhi: semplicemente premendo un interruttore possiamo illuminare o far piombare nelle tenebre i luoghi che viviamo quotidianamente. Siamo circondati dall’energia, ma ci siamo mai chiesti da dove provenga o come sia prodotta? Il 15 aprile Patagonia ha lanciato la sua nuova campagna “We the power” per far conoscere il movimento delle comunità energetiche in Europa, che ad oggi contano un milione di cittadini partecipanti e che entro trent’anni potrebbero aumentare fino a 260 milioni, contribuendo in quel caso a generare fino al 45% dell’energia dell’Unione Europea. Patagonia non è estraneo a campagne di sensibilizzazione né tantomeno al vero e proprio attivismo ambientale: “siamo in business per salvare il nostro pianeta” è lo slogan che caratterizza l’impegno nell’affrontare la crisi climatica sostenendo le lotte ambientali e amplificandone le richieste tramite la propria community. Con questa campagna, “We the power”, si vuole promuovere la conoscenza delle comunità energetiche, che sono un progetto vincente in partenza: ai vantaggi economici, che permettono ai cittadini di creare nuovi posti di lavoro a livello locale e di risparmiare sul costo dell’energia, si affiancano anche i vantaggi ambientali e sociali. La produzione energetica rinnovabile costituisce infatti il pilastro più solido delle comunità energetiche, e non solo ha un impatto ambientale estremamente più basso rispetto all’energia proveniente da fonti fossili, ma crea inoltre un tessuto sociale locale di cooperazione
e fiducia tra i membri della comunità energetica tramite la creazione di nuovi posti di lavoro e la condivisione di un bene fondamentale qual è l’energia. Il nome della campagna trae ispirazione dal preambolo della costituzione statunitense (“we the people”), che mette al centro del dibattito la parola dal doppio significato “power”. Da una parte “power” può stare a significare l’energia che libera il potenziale dei territori dando loro il potere di gestire una risorsa vitale, dall’altra si tratta del “potere” di rimettere al centro della scena i cittadini, protagonisti
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della campagna, che, partecipando a una comunità energetica, hanno la possibilità di decentralizzare gli equilibri energetici (e di potere!), decidendo della produzione e del consumo della loro energia. L’energia quindi è sia elettrica che “umana”. Nel 2021, in un momento storico in cui l’attenzione a temi come crisi climatica, sostenibilità e ambiente è a livelli altissimi, forse mai raggiunti prima, bisogna essere consapevoli dell’impatto delle azioni che compiamo tutti i giorni. Ciò non significa dare la “colpa” della crisi climatica a cittadini e consumatori, ma si traduce semplicemente nel creare nel
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mercato una domanda di un bene o un servizio che faccia da appoggio a tutte le domande simili che possono essere incisive nel cambiamento di rotta di interi stati e governi. Le comunità energetiche a questo proposito devono essere considerate un tesoro inestimabile, poiché danno la possibilità a cittadini, aziende e associazioni di produrre energia da fonti rinnovabili e di consumarla localmente, riducendo il proprio impatto e quindi costituendo un esempio concreto della funzionalità e fattibilità di tale modello. In Italia, ad oggi, il mix energetico è
composto principalmente da fonti non rinnovabili (quali petrolio, gas naturale e carbone) e per rispettare gli accordi climatici presi negli scorsi anni, è necessario diversificare le fonti energetiche favorendo sempre più le rinnovabili, fino a raggiungere la neutralità di emissioni. Le comunità energetiche producono e consumano energia in modo sostenibile e, molte volte, etico, ed è esattamente ciò di cui abbiamo bisogno per affrontare una delle infinite sfaccettature della crisi climatica. Il futuro dell’energia di questo paese sarà quindi nelle mani delle comunità energetiche?
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Le comunità energetiche devono essere considerate un tesoro inestimabile, poiché danno la possibilità a cittadini, aziende e associazioni di produrre energia da fonti rinnovabili e di consumarla localmente.
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Mizuno Wave Daichi 6 Mizuno rinnova la collezione trail e lancia una nuova calzatura ideale per correre lungo i sentieri di montagna ed in tutti gli ambienti outdoor.
Versatile, ben bilanciata e robusta, Wave Daichi 6 è una vera e propria rivoluzione a livello estetico e tecnologico rispetto ai modelli precedenti. Questa sesta edizione del modello di punta del brand giapponese presenta infatti un design completamente riprogettato e arricchito dalla la tecnologia Wave che, lavorando all’unisono con la suola in gomma Michelin e con un sistema di calzata ergonomica, garantisce una maggiore stabilità del piede. Mizuno Wave Daichi 6 presenta una tomaia in Airmesh a doppio strato traspirante e resistente che, grazie ai dei rinforzi laterali, migliora la resistenza e la protezione dagli impatti. Il puntale rinforzato e le aree termosaldate offrono un supporto, aumentando la sensazione di sicurezza sulle superfici più tecniche e proteggendo il piede da detriti e tagli durante il percorso. Il sistema di calzata regolabile assicura velocità e comfort e un’allacciatura personalizzata. L’intersuola in EVA rigida a doppia densità distribuisce l’impatto su tutta la suola e protegge l’area più sensibile della pianta del piede dagli elementi pericolosi presenti lungo i sentieri. Il design specifico dona stabilità nei movimenti laterali, sostenendo la parte mediale del piede senza bloccare il movimento. L’area tallonare è invece rinforzata ed aiuta i runner a control-
lare meglio la propria velocità grazie al drop di 8mm, e a frenare più agevolmente durante le discese. Grazie alla tecnologia Mizuno Wave, il modello assicura ammortizzazione e stabilità per garantire un'adattabilità imbattibile anche sui terreni più difficili, aumentando l’assorbimento degli urti e massimizzando il ritorno di energia. Infine la suola in gomma Michelin si presenta con un design rinnovato e
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tassellature più spaziate e profonde che prevengono intasamenti da detriti sui terreni particolarmente fangosi, fornendo quindi una migliore trazione ed aderenza su tutte le superfici. Disponibile anche in versione GTX con drop da 12mm, Mizuno Wave Daichi 6 è una scarpa leggera, ammortizzante, stabile e protettiva. Ideale per tutti quei runner alla ricerca di di un modello versatile e performante in ogni situazione e su ogni terreno, anche quelli più difficili.
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Bosch sustainability camp Nuovi modi di vivere l’outdoor
Nel 2020 il mercato delle bici elettriche è cresciuto a dismisura, con più di 2 milioni di bici vendute, 350.000 in più dell’anno precedente. Alcuni mesi fa con Bosch eBike Systems abbiamo partecipato ad un evento per conoscere ancora di più questo nuovo tipo di mezzo di trasporto e su tutte le possibilità che ha da offrire all’interno del mondo dell’outdoor. Con noi c'erano Anina e Andreas a cui abbiamo posto alcune domande per saperne di più riguardo la loro esperienza nel mondo eBiking! Raccontateci qualcosa di voi! Chi siete e cosa fate nella vita di tutti i giorni? Anina: Sono un’amante di qualsiasi sport all’aria aperta con un grande cuore che batte per uno stile di vita olistico. Al tempo stesso cerco di condividere il mio modesto viaggio nel tentativo di ridurre la mia impronta ambientale. Ho la fortuna di riuscire a combinare la mia passione con il mio lavoro, quindi per riassumere potrei dire che per lavoro sono “una blogger che parla di sostenibilità”. Andreas: Sono nato e cresciuto a circa 40km da Monaco, vicino al bellissimo lago di Ammersee. Mia madre è un’insegnante di sci, quindi ho iniziato a sciare fin da piccolo, per poi scoprire anche il mondo dell’arrampicata, delle due ruote e del windsurf in estate. Lavoro come freelancer nel campo dei social media da 4 anni, principalmente per aziende nel settore dell'aviazione, della sanità e dell'outdoor. Attualmente sto seguendo un corso per diventare guida alpina UIMLA.
Cosa significa essere sostenibili nella tua vita di tutti i giorni? In che modo pensi che l'eBiking sia profondamente connesso alla sostenibilità? Anina: Per me significa cercare di vivere nel modo più consapevole possibile. Cerco sempre di scegliere la possibilità migliore e meno dannosa per gli animali, il pianeta e me stessa. La sostenibilità è sempre un compromesso e ritengo che sia importante tenerlo a mente. Credo che una cosa molto chiara al giorno d'oggi sia
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che dobbiamo ripensare alla nostra mobilità e vedo il movimento eBike come una parte molto importante di questa nuova visione. Penso che l'eBike non sia solo un mezzo di trasporto del futuro, ma anzi è già molto integrato nelle nostre vite. In che modo l'eBike può cambiare il modo di praticare sport outdoor? Andreas: Credo che una eBike possa essere un supporto soprattutto nei mesi di transizione e nella stagione di
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In che modo pensi che il lavoro portato avanti da Bosch migliori il mondo delle eBike e la sostenibilità? Andreas: “Bosch ha raggiunto la completa neutralità climatica nel 2020, che va dal reparto sviluppo fino alla produzione e all'amministrazione. Ciò include anche tutte le sedi di Bosch eBike Systems”. Questa è sicuramente un grande risultato e dimostra non solo che il brand ci tiene alla sostenibilità, ma che anche si impegna anche per rendere la propria azienda e i propri prodotti il più sostenibili possibili. Il modo in cui questo argomento viene comunicato e soprattutto come vengono segnalati i problemi e le relative soluzioni è un fattore estremamente positivo, soprattutto da parte di una grande azienda come Bosch. In che modo l’eBike potrebbe cambiare la tua vita di tutti i giorni? Anina: Una eBike regala molta più libertà quando si tratta di raggiungere determinati luoghi rapidamente e facilmente, senza dipendere dal trasporto pubblico. Inoltre, poiché la maggior parte delle eBike sono molto più stabili delle normali biciclette, è più facile utilizzarle anche in diverse situazioni. Con una eMTB ho l'opportunità di arrivare velocemente nella natura, prendermi una pausa dalla vita cittadina e scoprire luoghi mai visti prima. Una eBike sicuramente concilia buona dose di natura con uno stile di vita sportivo.
sci alpinismo. Ad esempio, con un’eBike non ti devi preoccupare di percorrere 1000m di dislivello. E nei mesi estivi pedalare sul tuo sentiero preferito due volte invece che una grazie ad un’eBike certamente fa piacere! Molte persone pensano che le eBike non siano così sostenibili come tanti invece sostengono, cosa ne pensi? Anina: Come già accennavo prima, credo che la sostenibilità sia sempre un compromesso. Comprendo alcuni
di vista critici, ma penso anche la perfezione sia un obiettivo molto utopico. Soprattutto credo che sia sbagliato non agire per niente solo perché si sa che l’ideale è irraggiungibile. Abbiamo bisogno di un nuovo approccio alla mobilità e il mondo delle eBike in questo senso offre moltissimo. Allo stesso tempo, il cambiamento del modo in cui ci spostiamo da un luogo all’altro o del modo in cui passiamo il tempo all'aperto a lungo andare permetterà anche di cambiare il sistema.
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Abbiamo bisogno di un nuovo approccio alla mobilità e il mondo delle eBike in questo senso offre moltissimo. Allo stesso tempo, il cambiamento del modo in cui ci spostiamo da un luogo all’altro o del modo in cui passiamo il tempo all'aperto a lungo andare permetterà anche di cambiare il sistema.
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Bosch, Aosta E-dventure Devo innanzitutto iniziare con una confessione: il trail più bello che abbiamo incontrato in questa avventura nei dintorni di Aosta non compare nemmeno in questa storia. Una curva fluida dopo una veloce svolta, un sentiero che attraversa una foresta sempreverde incontaminata, un tratto di terriccio sabbioso. Doveva per forza essere il trail finale prima del ritorno alla civiltà e all'asfalto della valle dove tutto ha avuto inizio. Dopo due giorni in bici, Olly e Kathi stavano letteralmente volando. Erano un vero spettacolo da vedere e ne ero pienamente consapevole. Ma purtroppo non ho davvero nulla da mostrarvi. Non ho scattato una sola foto in quel momento. Probabilmente non avrei nemmeno dovuto menzionarlo. Ma partiamo dall'inizio. Nel nostro approccio allo stile di vita italiano attraverso dei caffè espresso eccezionalmente forti, la nostra guida, Massimo “Il Baffo" Ferro di Aosta Valley Freeride, ci porta delle buone notizie. Nella nostra avventura avremo un grande aiuto. In circostanze normali, iniziare un giro in bici con solo una carica completa e una sola batteria ciascuno sarebbe stato un approccio discutibile, ma questa volta abbiamo un solido supporto, due rifugi di montagna con stazioni di ricarica rapida Bosch appena installati. Mentre procediamo alla conquista del passo di montagna, ci sentiamo sempre più in un mondo lontano, soprattutto una volta entrati nella foresta di abeti rossi a pochi metri dal punto di partenza. Ma il sentiero subito diventa estremamente ripido tanto che, per colpa dello sforzo, le nostre gambe quasi si dimenticano di avere una po-
tenza elettrica a disposizione, sicuramente il miglior modo per conquistare la scalata sui nostri fidi destrieri. Affrontando lo stretto sentiero e deviando di tanto in tanto verso sezioni ricoperte da un soffice manto erboso, attraversiamo la montagna per poi iniziare una discesa veloce attraverso pascoli di mucche e foreste di abete. Queste montagne russe ricche di boschi ci conducono nella piccola cittadine di Étroubles. Una coca cola e un panino giusto per risvegliare l’appetito sono più o meno tutto ciò per cui abbiamo tempo e subito proseguiamo verso una salita piuttosto impegnativa, l'unica parte del nostro viaggio su sterrato. Un’ora dopo raggiungiamo il nostro primo rifugio, un caffè e una sostanziosa fetta di torta di pesche con crema pasticciera sono la benzina ci spinge
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più in alto sulla montagna verso la nostra meta per la sera, la cima della bellissima Punta Chaligne. Ma il cielo nero delle 4 del pomeriggio non fa presagire nulla di buono, dovremmo conquistare la nostra meta durante un’improvvisa forte tempesta. Decisamente un pessimo tempismo e Massimo suggerisce di proteggerci e aspettare che il maltempo passi dietro l’unico riparo disponibile, alcuni grossi massi. Attendiamo parlando un po’ del più e del meno mentre veniamo sferzati da un’insistente pioggia laterale, ma alla fine la tempesta si attenua e per noi è giunto il momento di proseguire verso la croce sulla cresta superiore. La vetta si dimostra degna della fatica fatta e ci prendiamo un po’ di tempo per ammirare i panorami sul Monte Rosa e sul Gran Paradiso. Tuttavia abbiamo una scadenza per la cena,
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peto erboso è sicuramente qualcosa che non scorderemo facilmente. Il sole non si mostra quasi mai in modo serio, i cieli pesanti e la luce surreale della sera sono davvero qualcosa di unico. Tornando alla base, sappiamo già che è tutto finito tranne che per un’ultima avventura mattutina. Massimo ci avvisa che dovremo essere in marcia prima dell'alba. Le bici sarebbero state cariche? Ovviamente sì, grazie alle affidabili stazioni di ricarica rapida Bosch. Il mattino seguente affrontiamo i primi sentieri ondulati abitati da mucche mezze addormentate, fendendo l’oscurità con solo una torcia frontale che ci permette di trovare la strada per l'inizio del sentiero. È un lungo percorso al buio, ma alcuni fidati pasticcini ripieni di cioccolato salvati dalla cena la sera prima mantengono alti i livelli di zucchero nel sangue.
quindi rimettiamo a posto le nostre ginocchiere e ci prepariamo a scendere. La discesa inizia in modo repentino su un terreno roccioso frastagliato, ci dirigiamo quindi verso il limitare degli alberi ma anche qui il tratto tecnico reso ancora più impegnativo dai alcuni solchi di pioggia violenti ci da del filo da torcere, nessuno calo di concentrazione è ammesso. Tuttavia non molto tempo dopo la situazione magicamente migliora e ci ritroviamo a curvare allegramente lungo un sentiero più dolce nella luce calante. È arrivata l’ora di affrontare il vassoio dei formaggi. Il giorno successivo, le poche nubi all’orizzonte non possono fare nulla per trattenerci e quindi ci prepariamo per un’altra giornata gloriosa attraversavano l'alta montagna verso un rinfresco ghiacciato al Lago Fallère. Dopo
un lungo e tecnico traverso su un sentiero spietato, la strada si apre davanti a noi rivelando il meglio dell’estate in montagna. Una volta arrivati al secondo rifugio, ci buttiamo letteralmente sul parmigiano e sui nostri gnocchi al formaggio. Scegliamo il nostro percorso attraverso una mappa cartacea come facevano i vecchi esploratori dell'era pre-smartphone e scrutiamo l’orizzonte sperando che le tipiche tempeste del tardo pomeriggio non si concretizzino. Ancora una volta la parte superiore del sentiero è nascosta a parecchie centinaia di metri di altezza sopra di noi, ma il terreno morbido e scuro e le curve ampie della salita si rivelano molto divertenti anche se ci ritroviamo a portare le bici in spalla una seconda volta. Trovare il giusto ritmo sul tap-
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Il sorgere del sole arriva in ritardo di un'ora, ma finalmente i suoi raggi si fanno strada tra gli spessi banchi di nuvole. Uno spettacolo glorioso che illumina tutta la parte superiore del sentiero. E dopo aver scattato un’ultima foto, il mio dovere nei confronti di Olly e Kathi è finito, metto via la fotocamera nelle profondità nello zaino e dal quel momento inizia... l’avventura. Che, come dicevo all’inizio, non posso mostrarvi.
Una curva fluida dopo una veloce svolta, un sentiero che attraversa una foresta sempreverde incontaminata, un tratto di terriccio sabbioso. Doveva per forza essere il trail finale prima del ritorno alla civiltà e all'asfalto della valle dove tutto ha avuto inizio.
THE ECO PILL BY SILVIA GALLIANI
Bally Peak Outlook’s 8X8000M Expedition The Mountains are Calling.
Bally Peak Outlook è una fondazione istituita nel 2000 da Bally, brand di lusso svizzero noto per l’eccezionale savoir-faire calzaturiero nonché per il rapporto consolidato con l’architettura, le arti e l’ambiente. La Fondazione si fa portavoce dell’impegno a lungo termine assunto dall’azienda a tutela delle montagne e punta a sensibilizzare il pubblico riguardo ai pericoli che incombono sul futuro di questi paesaggi estremi, aiutando le comunità locali a innescare un cambiamento positivo e sostenibile. Attraverso la spedizione 8X8000M, Bally Peak Outlook ha recentemente liberato dai rifiuti quattro cime della catena montuosa dell’Himalaya, rendendo al tempo stesso omaggio alle comunità locali attraverso una serie di documentari. Fulcro della spedizione sono stati i campi base, ovvero le zone più popolate della catena montuosa e quindi anche vittime del maggiore inquinamento. Secondo l’Himalayan Database, un registro di tutte le spedizioni alpine in Nepal, dal 1905 sono più di 10.500 le squadre che hanno tentato di conquistare le cime oltre gli ottomila metri del paese. Proprio a causa della difficoltà d’accesso e delle condizioni estreme è raro che queste zone vengano ripulite. A guidare la spedizione è stato l’ambientalista e alpinista nepalese Dawa Steven Sherpa che è riuscito a completare la Fase 1 del progetto ripulendo in 47 giorni, dal 9 settembre al 23 ottobre
2020, i campi base di Cho Oyu, Everest, Lhotse e Makalu. In totale, sono stati raccolti e smaltiti circa 2,2 tonnellate di rifiuti, di cui 780kg al campo base dell’Everest. Per il campo base di Cho Oyu è stata la prima iniziativa di pulizia. In totale sono stati smaltiti 500kg di spazzatura risalente addirittura agli anni ’80. Anche il campo base Lhotse è stato ripulito per la prima volta da ben 300kg di rifiuti. A porre la difficoltà maggiore è stato invece il Makalu che conta ben sei campi base sul Ghiacciaio Barun. Tutta la spazzatura raccolta è stata smistata, classificata e trasferita al Sagarmatha Pollution Control Committee.
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Protagonista del primo documentario è l’Everest, presentato da Dawa Steven Sherpa stesso. Voce del secondo documentario è invece Jamling Tenzing Norgay, famoso scalatore figlio di Tenzing Norgay, il primo ad aver conquistato l’Everest nel 1953 con Sir Edmund Hillary, che racconta del Cho Oyu e degli effetti positivi del turismo sostenibile nell’Himalaya. Nel terzo episodio è stata coinvolta per la prima volta una figura femminile, pioniera dei diritti e della salvaguardia dell’ambiente: Yankila Sherpa che ci parla della relazione spirituale tra la comunità sherpa e le montagne. Originaria di un remoto villaggio del Nepal orientale,
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Yankila è sostenitrice dell'emancipazione femminile, consigliere principale della Nepal Mountaineering Association e vicepresidente del Programma trans-himalayano per l'ambiente e il sostentamento. Il quarto documentario, infine, segue l’esperto scalatore Naga Dorjee Sherpa, nato e cresciuto sulle pendici del Lhotse, in veste di uno dei più importanti Sirdar (capo spedizioni) della comunità himalayana. L’ultimo episodio riassume la Fase 1 appena conclusasi. 452 chilometri con un dislivello totale di 11.500 metri, la squadra è infatti partita dai 3.780 metri di Khumjung per salire fino al punto più alto, il Baruntse a 7.129 metri.
La fase 2 della spedizione 8X8000M si svolgerà nel 2021, quando i partecipanti guidati da Dawa ripuliranno i campi base di Kanchenjunga, Dhaulagiri, Manaslu e Annapurna, oltre al campo Everest per la terza volta. Il progetto vuole inoltre porre sotto i riflettori la difficile situazione che sta vivendo il Nepal a causa del Covid19. Il settore del turismo normalmente assicura più di 1 milione di posti di lavoro e rappresenta il 7,9% del PIL della nazione. Il progetto di Bally Peak Outlook è riuscito a garantire un’importante fonte di reddito alle comunità locali, ingaggiando scalatori professionisti, addetti alla pulizia, all’imballaggio
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e al trasporto, nonché intere squadre di supporto presenti in ciascun campo base, tutti nativi della regione. La squadra guidata da Dawa si è mossa nel pieno rispetto del protocollo e delle misure di sicurezza, per la spedizione sono state scelte vie alternative e poco frequentate per evitare una possibile trasmissione del virus fra i villaggi. Considerate l’altitudine e la difficoltà del percorso, circa metà dei partecipanti alla spedizione erano Sherpa autoctoni. I docufilm dedicati alla Fase 1 della spedizione 8X8000M e alle sue quattro maestose cime sono un modo per rendere omaggio a queste persone che da anni scalano le cime più alte del pianeta.
THE PILL WOMEN BY SILVIA GALLIANI
Wild Women Running “La corsa è un modo fantastico per abbassare la guardia e ci permette di essere vulnerabili e di aprirci con chi ci circonda mentre si sta all’aria aperta. Insieme alla natura, è un potente strumento di guarigione.”
Questa la mission di Wild Women Running, una comunità dedicata a migliorare e accrescere la fiducia delle donne attraverso il trail, l’ultra running e la solidarietà. La condivisione, piuttosto che la competizione, è il cardine di quella che è iniziata come una semplice corsetta tra tre amiche, Bri, Racheal e Simone, per festeggiare un compleanno ma è poi cresciuta fino a diventare una comunità tutta al femminile che conta più di 600 membri. La corsa tra amiche nata a Phoenix nel 2019 diventa ben presto una tradizione settimanale, a cui si aggiungono nel tempo sempre più donne desiderose di godersi insieme albe incredibili, gite in campeggio, escursioni di corsa e i festeggiamenti al traguardo. Bri e le sue amiche avevano inconsapevolmente scoperto qualcosa che mancava a centinaia di altre donne nella loro zona. Attraverso i social media e il passaparola, la fama del gruppo cresce nonostante l’emergenza Covid, che ha impedito gli incontri di persona per mesi, tanto che le tre amiche vengono coinvolte da On nella sfida “Out of the Box” ovvero correre l’iconica Maratona di New York calzando un paio di Cloudflow nuove di zecca, appena tirate fuori dalla scatola. Il singolare test si rivela un successo, le scarpe sono veloci e offrono il giusto grado di aderenza e
supporto. Stabili, resistenti e sicure anche nelle parti più tecniche di percorso, le ragazze ancora oggi continuano a scegliere On per tutti i tipi di terreno che incontrano giornalmente. La corsa quindi è il collante che unisce Wild Women Running, ma è solo una parte della storia del gruppo, che infatti propone anche ritiri incentrati sull’emancipazione e la fiducia in sé stesse, e crea e condivide contenuti a favore della crescita, dell’istruzione e dei legami fra donne. Uno spazio accogliente per correre insieme, valorizzarsi a vicenda e crescere come comunità non solo sui sentieri. Qui tutte le donne sono bene accette e nessuno è giudicato anche se inesperto o alle prime armi. È anche un luogo per celebrare, incoraggiare, sostenersi a vicenda, condividere le proprie esperienze e permettersi di essere vulnerabili, dove le donne sono
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libere di parlare delle loro paure, battaglie, obiettivi, successi, passioni e difficoltà. Wild Women Running è un progetto basato su profonda amicizia e sorellanza, che ha dato vita a dei veri e propri legami solidi. Il gruppo si impegna per accrescere la fiducia nella capacità delle donne che vi fanno parte in modo da spingerle ad affrontare le sfide sia sui sentieri che nella vita personale senza paura, donando loro sostegno e incoraggiamento, al fine di realizzare i loro più grandi obiettivi. Rifugio, amore, risate e avventura. Wild Women Running è una fiamma che non si è mai estinta e che continua a crescere, promuovendo una cultura di vulnerabilità e autenticità, con l’intento di crescere insieme perché insieme si è migliori.
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Protect Our Winters “POW ha come obiettivo quello di aiutare tutte le persone appassionate di outdoor a proteggere i luoghi e gli stili di vita che amano dai cambiamenti climatici”. Ecco perché abbiamo deciso di porre alcune domande a Sören Ronge, coordinatore europeo di POW e ad Heidi Sevestre, esperta glaciologa, per capire come questa comunità stia cercando di preservare i nostri inverni, che a poco a poco rischiano di non esistere più.
Sören Ronge European Coordinator POW come può al tempo stesso bilanciare la protezione dei nostri inverni con la crescita del settore degli sport invernali? POW è un'organizzazione senza scopo di lucro, non un'attività industriale, e quindi il suo obiettivo è quello proteggere i nostri inverni. Tuttavia, non c'è disequilibrio tra il nostro obiettivo e quello del settore invernale. Al contrario, la stessa industria degli sport invernali ha interesse a proteggere i nostri inverni. Oggi stiamo ancora vivendo inverni, ma l'affidabilità delle stagioni invernali, la loro durata e la prevedibilità stanno diventando sempre più inconsistenti. Con temperature in aumento, vediamo il limite delle nevi che si muove verso l'alto e più località a quote inferiori che incontrano difficoltà nell'apertura degli impianti. Non è un caso che l'industria si concentri sempre più sui propri piani di sostenibilità, formulando piani climatici e intraprendendo un percorso verso la neutralità climatica. Cosa può fare l’industria degli sport invernali? Come possono gli im-
pianti salvaguardare i nostri inverni? Ci sono diversi modi per l'industria di supportare la nostra ricerca di come meglio affrontare il cambiamento climatico e proteggere i nostri inverni. Da un lato l’industria potrebbe assicurarsi che le proprie attività vengano condotte grazie ad energie rinnovabili al 100%. Inoltre anche le economie correlate dovrebbero essere più sostenibili, ad esempio per quanto riguarda la gestione dei rifiuti e dell'acqua e i sistemi di riscaldamento. In Finlandia, POW è riuscito con successo a convincere cinque resort a cambiare fonte energetica adottando produzioni ecologiche al 100% e sia in Finlandia che in Svizzera
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POW sta lavorando alla promozione di alimenti rispettosi del clima. POW UK ha lanciato POW Pledge lo scorso ottobre, un’iniziativa che aiuta le piccole e medie imprese fornendo indicazioni e supporto ai responsabili ambientali o operativi per ridurre le loro emissioni attraverso un programma in 8 fasi.
Heidi Sevestre Expert Glaciologist Se le emissioni di gas serra rimangono costanti o non diminuiscono, come pensi che sarà l'inverno in Europa tra 50 anni? Ci sarà ancora qualcosa che potremo chiamare inverno? Al giorno d’oggi è di fonda-
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mentale importanza ridurre le nostre emissioni a livello globale in modo efficiente. Per preservare la criosfera terrestre (e quindi la neve) e continuare a beneficiare del suo effetto di stabilizzazione del clima, dobbiamo fermare il riscaldamento globale che deve essere limitato a 1,5°C, l'obiettivo dell'Accordo di Parigi. Oltre quella soglia si innescano dinamiche inarrestabili di disgelo del permafrost, destabilizzazione delle calotte glaciali, scomparsa del ghiaccio marino. Abbiamo già innescato un cambiamento climatico che interesserà i prossimi 30 anni circa, quindi le azioni che implementiamo oggi inizieranno ad avere un impatto nella seconda
metà del secolo. È ora di togliere il piede dall'acceleratore. Le nostre azioni odierne determineranno come sarà l'inverno in Europa tra 50 anni. Una cosa è certa, se continuiamo a perdere la criosfera terrestre, le temperature in Europa aumenteranno in modo significativo e il nostro clima diventerà più estremo e più imprevedibile. “Ognuno di noi può fare qualcosa”. Ma cosa nello specifico possiamo fare noi in quanto sciatori o snowboarder per salvare l'inverno in questo momento? Combattere il cambiamento climatico può sembrare un'impresa grande, spaventosa, a volte
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paralizzante. Tuttavia, sono convinta che il miglior rimedio contro l'ansia verso il futuro del nostro pianeta è quello di agire in funzione del clima. Consiglio sempre di iniziare con il calcolo della propria impronta di carbonio per essere consapevoli di ciò che può essere migliorato nella propria vita quotidiana: alimentazione, metodi di trasporto, abbigliamento, hobby, ecc. Il passo successivo è quello di essere coinvolti attivamente in iniziative locali, nazionali o internazionali come POW per raggiungere un pubblico ancora più ampio, fino ad arrivare ai nostri governi e a che decide per noi a livello globale.
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Haglöfs: Less is More Questa primavera, “meno è meglio” vale ancora di più e la linea L.I.M di Haglöfs è qui per aiutarci ad abbracciare la leggerezza. L'acronimo L.I.M significa proprio “less is more”, un mantra centrale per il brand. Ogni prodotto infatti combina peso e ingombro minimi con le massime prestazioni e, di conseguenza, ci consente di affrontare al meglio natura selvaggia. Abbiamo incontrato Paul Cosgrove, Product Director di Haglöfs, per saperne di più. In che modo i prodotti della linea L.I.M. sono oggi ancora più leggeri? Quando progettiamo un prodotto, consideriamo tutti gli elementi e gli aspetti che lo andranno a comporre e cerchiamo di ridurne gradualmente il peso, sia che si tratti di una chiusura lampo o di una funzione di regolazione. Tutte le parti specifiche di un prodotto sono pensate per diminuire gli sprechi e il peso, ad es. i sistemi di regolazione del cappuccio. Nel processo di sviluppo creiamo diversi prototipi in cui cerchiamo di ridurre al minimo le cuciture e tagliare il tessuto con attenzione. Tutte queste migliorie si sommano e contribuiscono ad una riduzione del peso. Quali materiali innovativi sono stati utilizzati e quali sono le loro proprietà? Essendo partner Gore-Tex utilizziamo il meglio di ciò che offrono, ad esempio materiali come Shakedry o Active Shell che donano una fantastica protezione dalle intemperie e grande traspirabilità. Una tecnologia eccezionale di cui facciamo uso attualmente è l'isolamento in grafene. Siamo uno dei primi marchi outdoor a utilizzarlo e grazie ai test e alle analisi del nostro team di innovazione NeoV abbiamo valutato che questo
tipo di isolamento è conduttivo e trattiene il calore incredibilmente bene, riducendone al minimo la perdita. Inoltre, quando il calore viene applicato all'isolamento, si riscalda molto velocemente. Tutto questo si aggiunge a un incredibile rapporto calore/ peso per una giacca isolante sintetica. Qual è la chiave per ridurre il peso di un prodotto senza comprometterne le prestazioni? Conoscere i propri limiti e comprendere quali condizioni andremo ad incontrare. Protezione dalle intemperie, funzionalità e armonia con la fisiologia della persona sono aspetti essenziali. Per quali attività outdoor sono consigliati i vari prodotti della linea? Le attività verso cui sono focalizzati sono il trekking leggero e l'escursionismo. Questo potrebbe significare sia il coprire grandi distanze in brevi periodi di tempo, ma può anche applicarsi al trekking e alle escursioni in generale,
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migliorando l'avventura in qualunque caso. Sono prodotti consigliati per tutte quelle attività leggere e veloci. Quali sono i vantaggi di avere un'attrezzatura più leggera in montagna? Con meno peso si ha un'esperienza più piacevole e si possono anche coprire distanze maggiori. Leggerezza significa più energia e ci fa sentire riposati e pronti per l'avventura del giorno successivo. Per quanto riguarda la performance, un’attrezzatura dal peso contenuto consente di dare di più e realizzare al meglio progetti ambiziosi. Come sono stati condotti i test sul campo dei prodotti? Tutti i nostri approfonditi test sul campo sono portati avanti sia dal nostro team interno che da una rete di persone che provano i prodotti in diverse regioni del nord Europa. I test dei materiali e delle prestazioni vengono eseguiti dal nostro team di innovazione NeoV, sia in laboratorio che sul campo.
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Haglöfs: What’s your more? Quando ci si avventura in montagna ci sono alcune cose che vale sempre la pena avere con sé. La nuova serie L.I.M di Haglöfs è nata proprio con lo scopo di aiutarci a portare a termine le più grandi sfide con la massima leggerezza. L.I.M sta per “less is more” e la collezione SS21 presenta nuovi materiali innovativi che donano all’intera gamma ultraleggerezza ed elevati livelli di prestazioni. “Per noi, meno è meglio soprattuto quando lascia spazio a tutto il resto” afferma Victor Adler, Global Marketing Director di Haglöfs. “Ognuno di noi ha quell’unico oggetto per cui trova sempre spazio e che lo motiva a spingere più forte e a salire più in alto. Ecco perché abbiamo innovato la serie L.I.M con nuovi modelli ultraleggeri e ad alte prestazioni: alleggerire il carico e lasciare dello spazio extra per tutto ciò che desideriamo rende il viaggio ancora più speciale.” La nuova serie L.I.M è stata lanciata questa primavera 2021, diamo un occhio a cosa offre!
1. L.I.M Breathe GTX Shakedry Jacket L'indumento definitivo per attività ad alta intensità in condizioni meteorologiche imprevedibili. Questa giacca combina super leggerezza e grande traspirabilità con un'ingegnosa tecnologia impermeabile. Il segreto nascosto è in realtà ben visibile: la sua membrana impermeabile invece di essere incorporata nel tessuto si trova proprio in superficie. Lo strato esterno fornisce un rivestimento a basso attrito che allontana l'acqua immediatamente.
2. L.I.M GTX Jacket
3. L.I.M Mimic Hood
Giacca super leggera perfetta da portare nello zaino. Impermeabile, antivento e altamente traspirante. Realizzata in Gore-Tex Paclite Plus, questo modello regala alte prestazioni e la massima protezione di cui si ha bisogno in tutte le avventure in montagna. La superficie interna resistente all'abrasione la rende facile da indossare, facendola scivolare comodamente sulla pelle o su altri indumenti.
La soluzione definitiva per portare uno strato extra senza aggiungere peso o volume indesiderati. Straordinariamente leggero e comprimibile, offre comunque una grande protezione contro le temperature più fredde. L'imbottitura è infusa di grafene, un super materiale vincitore del Premio Nobel. Si tratta infatti di una sottile griglia di carbonio con proprietà conduttive estreme. Questo modello ri-
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scalda rapidamente il corpo, trasmette il calore dove è più necessario e al tempo stesso lo trattiene più a lungo.
4. L.I.M Crown Tee Quando c’è bisogno di rinfrescarsi il corpo attiva la sudorazione. Si tratta di un meccanismo estremamente importante che permette all’uomo di percorrere lunghe distanze senza provare troppo calore. Questa maglietta utilizza una tecnologia di raf-
freddamento dinamico che va a migliorare questo effetto agendo quasi come una seconda pelle. Il tessuto risponde al corpo e permette all'umidità di evaporare e alla pelle di regolare la temperatura in modo naturale. Finché il corpo è caldo, la maglietta dissipa il calore corporeo raffreddando la pelle efficacemente, ma non appena si fa una pausa e la temperatura scende, l'effetto si disattiva e la maglietta si asciuga rapidamente.
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Ecco perché abbiamo innovato la serie L.I.M con nuovi modelli ultraleggeri e ad alte prestazioni: alleggerire il carico e lasciare dello spazio extra per tutto ciò che desideriamo rende il viaggio ancora più speciale.”
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Hannes Namberger Hannes Namberger ha 31 anni e ama correre in montagna. Dal sud della Germania, al confine con l'Austria, ha sempre avuto il parco giochi perfetto a due passi da casa. L'estate e l'inverno sono buone occasioni per fare alcune delle tante attività che ama: trail running, mountain bike, ma anche sci alpinismo. Dobbiamo essere onesti, non è un normale runner, ma uno dei migliori trail runner tedeschi che ha già vinto gare come Transalpine Run, Pitz Alpine Glacier Trail, Mayrhofen Ultraks, Großglockner Trail e altre ancora. Cosa stai facendo in questi giorni? Ti mancano le competizioni? Sei motivato o ti senti più rilassato senza la pressione delle gare? Dato che sto an-
cora lavorando e non vivo al 100% di sport ho ancora una buona distrazione dalla situazione attuale. Al momento penso che ci saranno di nuovo gare a maggio o giugno, quindi mi alleno in modo molto specifico e rigorosamente secondo i piani. Naturalmente c'è una certa dose di incertezza, ma la mia ricetta è di continuare ad allenarmi duramente perché le competizioni torneranno sicuramente e voglio essere al massimo della forma alla partenza. Tuttavia, mi manca la libertà di viaggiare senza preoccupazioni, ma finché posso andare in montagna va bene. Come hai iniziato a correre? Ti sei subito appassionato alla corsa in montagna? Fino al 2011, quando avevo 21
anni, ho gareggiato in Slalom e Slalom Gigante, poi mi sono infortunato e ho dovuto abbandonare lo sport agonistico. Dato che fino ad allora avevo conosciuto le montagne solo dalle stazioni sciistiche, ho deciso di esplorarle me-
glio. All'inizio ho dovuto eliminare un po' di peso corporeo, ma dopo un po' è diventato sempre più facile per me scalare ed in seguito ho aumentato le distanze e la velocità con cui mi muovo. Nel 2015 ho sentito parlare di una competizione in Austria, una gara di trail facile di 52km con 2400mdi dislivello. Mi sono iscritto e mi sono allenato duramente, ottenendo alla fine anche una buona posizione (5°). Da lì ho capito subito che il trail running sarebbe diventato il mio nuovo sport. La tua carriera è spettacolare, c’è una gara che ti è rimasta nel cuore e perché? Ogni gara è speciale e di solito
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estremamente dura e impegnativa, ma la Transvulcania Ultra del 2019 rimane la mia preferita. Ero in perfetta forma e ho corso in testa fin dall'inizio. Sfortunatamente ho commesso un errore nutrizionale e dopo 30km ero finito. Per i restanti 44km fino al traguardo ho avuto crampi e dolori estremi alle gambe perché non volevo ritirarmi. Questa lotta contro il dolore rimarrà nella mia memoria per sempre. Correre a questo livello comporta non solo sforzi fisici ma anche mentali. Quando corri e stai male o hai un momento difficile, cosa fai per superarlo?
In ogni gara che faccio sono preparato
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al 100%, sia fisicamente che mentalmente. Certo, ho alti e bassi durante una lunga corsa, ma è importante continuare a spingere e andare avanti. Per esempio, quando ho un momento di debolezza, penso spesso al fatto che si tratti solo di una sensazione di dolore che presto sparirà. Anche visualizzare la ricompensa dopo la gara con birra e buon cibo può aiutare a superare un momento no. Soprattutto nelle gare ultra oltre i 100km è fondamentale essere mentalmente molto ben preparati per le difficoltà che sicuramente non mancheranno. Fai parte del team Dynafit, quali sono
i tuoi prodotti preferiti e perché? Quanto è importante per te l'attrezzatura che usi quando corri? Dynafit
affidamento al 100%. Un vero marchio fatto da atleti per atleti.
realizza dei fantastici prodotti, sia visivamente che tecnicamente, e questa è una parte importante del successo dell'azienda. Indossavo i prodotti Dynafit ancor prima di collaborare con il brand. La nuova collezione D N A, che è stata anche una mia idea, è una linea molto minimalista, in bianco e nero, ma estremamente tecnica e leggera, la trovo perfetta per me. Corro con il modello Alpine Pro, una scarpa molto leggera ma affidabile grazie alla quale non ho mai avuto una vescica. L’attrezzatura Dynafit è perfetta e vi faccio
Quali sono i tuoi piani per quest'anno e dove ti vedi tra 5 anni? Spero di po-
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ter partecipare a giugno alla Zugspitz Ultra di 101km e all'UTMB di 170km. L’UTMB, in particolare, è la gara più famosa e importante del mondo trail running, quindi mi voglio preparare al meglio. Ho 31 anni, una buona età per un ultra trailer, quindi spero di poter mantenere il mio livello per molti anni ancora se non addirittura migliorarlo. Sarebbe bello se raggiungessi tutti i miei obiettivi personali in 5 anni e fossi ancora entusiasta del trail running.
Peter Moser Aurai BY M A R TA M A N ZO N I
PHOTOS BY ROBERTO DE PELLEGRIN
Aurai, dal pre-latino “Aur”, spazio erboso attorno alle acque, da cui Lagorai.
La prima cosa che capisco di Peter Moser è che per Mark Zuckerberg, Jeff Bezos e il gotha della Silicon Valley, Peter Moser, semplicemente, non esiste. Nessuna traccia di lui sul World Wide Web. I rivoluzionari di oggi non hanno i social. La seconda cosa che capisco di Peter Moser è che ama il Lagorai quanto lo amo io. Solo che lui, una delle migliori Guide Alpine della zona, lo conosce come il palmo della sua mano. “Vedi quella è Cima d’Asta, il mio regno. Là dietro c’è il maso dove vivo, sperduto tra le montagne” mi dice indicandomi la vetta situata tra l'Altopiano del Tesino, la Valsugana e la Valle del Vanoi. A febbraio 2020, prima che il mondo si fermasse, Peter Moser, l’irriducibile, ha unito tutte le oltre duecento cime sopra i duemila metri della catena del Lagorai-Cima d'Asta. Creste a fil di cielo, pendii ripidi e molto esposti, discese tecniche in picchiata, percorsi di sci alpinismo inediti. Ogni giorno ha fatto oltre seimila/settemila metri di dislivello, scalando creste rigorosamente in stile alpino, leggero ed essenziale. “Avevo con me solo un po’ d’acqua e qualche nocciolina, che spesso non mangiavo neanche. Non avevo un tempo prefissato, non mi in-
teressava il record, era solo una scusa per stare fuori, nel mio ambiente. Sapevo che mi sarei dovuto adeguare alle condizioni che trovavo in quota, navigando a vista. Il programma era solo un’idea. Alla fine comunque, in tutto, ci ho messo quattordici giorni”. Un viaggio d’esplorazione dell’anima e della natura incontaminata. Come compagni di avventura, cervi, aquile, camosci e lupi. La neve sotto i piedi, il vento tra i capelli, lo sguardo rivolto all’orizzonte e, nelle orecchie, il suono del suo respiro. “Sono molto geloso delle mie montagne. Il Lagorai è l’ultimo baluardo selvaggio del Trentino, lontano dai riflettori del turismo, e voglio che rimanga così com’è. È unico e il suo valore inestimabile. È una terra di nessuno. Di origine vulcanica, se lo guardi dall’alto è costituito da enormi creste che si allineano a perdita d’occhio. Qui l’unico impianto è il Cermis e c’è solo una strada, chiusa in inverno. Per gran parte non è neanche un Parco Naturale, se ci pensi è indicativo: significa che sono i montanari che l’hanno preservato intatto, uguale a millenni di anni fa”. Un’aquila danza allo zenit, volteggiando curiosa sopra le nostre
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teste. È l’unica amica di gioco che incontriamo durante la giornata. Sembra che qui, l’umanità non sia mai esistita. “Mi muovo in silenzio, come un animale, seguendo il mio istinto. La montagna non deve accorgersi del mio passaggio. Se noto delle impronte di un lupo, vado dall’altra parte, per non interferire. Mi dispiace persino lasciare la mia traccia sulla neve. Mi immergo dentro le montagne e divento parte di loro. Credi che se ci fossero state con noi altre trenta persone, oggi sarebbe stata lo stesso una giornata così speciale?” La domanda, ovviamente è retorica. Ed è impossibile non essere d’accordo con la risposta implicita. “La montagna non è per tutti. So di essere egoista, ma è così. Ci vuole un approccio graduale, rispettoso. Se mi accorgo che una persona non condivide i miei stessi valori, preferisco evitare quella compagnia. Mi è capitato di dire di no a un cliente che mi aveva offerto una somma ingente per fare tre classiche Nord delle Alpi, quando mi sono accorto che era solo un collezionista”. Peter Moser, radici altoatesine scritte nel cognome, un figlio d’arte delle montagne, autodidatta. Improvvisare è il suo mantra. “In famiglia siamo contadini, non ho parenti
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“Mi muovo in silenzio, come un animale, seguendo il mio istinto. La montagna non deve accorgersi del mio passaggio. Se noto delle impronte di un lupo, vado dall’altra parte, per non interferire. Mi dispiace persino lasciare la mia traccia sulla neve. Mi immergo dentro le montagne e divento parte di loro." alpinisti. All’inizio, è stata la semplice conseguenza di un richiamo. Così da piccolo, verso i dieci anni, quando ho mosso i miei primi passi in parete, ho imparato tutto da solo. A dodici anni ho scalato il mio primo 8a. Ero abituato a convivere con la paura, visto che a ogni uscita si presentava una situazione di rischio, era inevitabile fosse così. Mi ricordo una volta, sullo spigolo di una via, ho visto uscire il sangue dalle unghie per quanto stringevo le prese. Avevo tredici anni e andavo da primo. Ora non direi mai ai ragazzi ai quali insegno di fare così. Mi ritengo un po’ un sopravvissuto. Un sano timore è positivo, ti fa sempre stare in allerta. Queste esperienze hanno forgiato la mia personalità e la mia conoscenza della montagna. Sono sempre stato attratto dall’avventura, da queste forti sensazioni e da tutte le attività: ghiaccio, sci alpinismo, vie lunghe. L’importante è stare in montagna”. A vent’anni Peter Moser diventa Guida Alpina. Nel suo curriculum ci sono ripetizioni di itinerari superiori all’8c, salite alle grandi Nord delle Alpi, centinaia di vie in Dolomiti e in tutta la catena delle Alpi, numerose prime aperture sia su roccia che su ghiaccio. Ricci ribelli e indomabili, proprio come il loro padrone, fisico asciutto e pronto a scattare, un nome perfetto, destinato a diventare leggenda, per pochi intenditori. “Non ho mai rispettato le regole, sin da bambino: non sai quanti ceffoni da mia mamma! Mi considero un fuorilegge: non ho mai fatto nulla nella mia vita che mi sia
stato imposto. Sono fatto così”. Peter Moser è uno spirito selvatico, un puro. Una persona autentica, una forza della natura. Un’alpinista per il quale conta essere, non apparire. “Con gli sponsor metto subito in chiaro le cose e ho detto molti no a diverse proposte che ho ricevuto. Con Aku mi trovo bene proprio perché condividiamo la stessa visione della montagna. Una passione comune che va ben oltre la semplice performance sportiva. C’è molto confronto legato non soltanto allo sviluppo di scarpe innovative come la Rock DFS GTX, ma sul mondo outdoor nella sua multiformità. Un altro modello dell’azienda che trovo interessante è il Hayatsuki GTX: uno scarpone adatto a percorsi impegnativi e misti”. Dopo un grave infortunio e la rottura dei crociati, Peter Moser accetta di entrare, come atleta e alpinista professionista, nell’esercito. Dopo cinque anni la disciplina militare inizia però ad andargli stretta. Così finisce questa esperienza, che lo aiuta a capire cosa cerca davvero in montagna: l’alpinismo è il suo universo parallelo di libertà, la sua evasione. Un anarchico di natura, inteso come ideale libertario fondato sull'autonomia e la libertà degli individui, contrapposto a ogni forma di potere costituito. “Essere libero mi permette di esprimere me stesso. Credo di non essere portato in niente, tranne che a fare fatica. Sono una testa dura: se ho un obbiettivo non
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mollo. Per questo vado in montagna da solo: sono più veloce e ogni emozione è più forte. Ho un contatto diretto con la natura. Ho difficoltà a trovare una persona che abbia i miei stessi ideali e allo stesso tempo il mio stesso passo”. In effetti per uno che è abituato a polverizzare duecento mila metri di dislivello all’anno immagino sia difficile trovare un socio di scorribande. “A volte conosco un nuovo compagno di cordata ma il giro dopo trova sempre qualche scusa per non venire…”. Peter mi confida che in futuro gli piacerebbe mettersi alla prova in qualche spedizione internazionale, visto che non ne ha mai vissute. Ma ovviamente non mi dice dove vorrebbe andare. Oggi, insieme a lui, è una Pasqua decisamente alternativa. Partendo dalla Val Cava, pelliamo fino alla Cima del Gronlait, che divide la Valsugana dalla Val dei Mocheni, un’area nota per la presenza di una minoranza linguistica germanofona di origine medievale. Scendiamo dal versante sud-est, arrivando in Val Portella. Ripelliamo fino in cima e sciamo fino al paese di Fierozzo, dove ci vengono a recuperare in auto. Un piccolo assaggio del suo Lagorai. Una cima, mentre lui, durante la sua traversata, ha fatto fino a trenta vette al giorno, indomito. Su e giù dalle creste a fil di cielo, tutte d’un fiato. Peter Moser, l’irriducibile. E il suo Lagorai, così bello quand'è bello, così splendido, così in pace.
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The North Face Flight VECTIV Tested BY R U N AWAY C R E W
PHOTOS ANDREA SCHILIRÒ
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The North Face è sinonimo di montagna, di abbigliamento tecnico e di attrezzatura outdoor. Da sempre uno dei brand leader negli outdoor sport, con questo inizio 2021 ha spostato decisamente l’asticella verso l’alto anche nel segmento trail running, proponendo la prima scarpa da trail al mondo che presenta un piatto in carbonio 3D, un’innovativa geometria Rocker ed un ottimo grip della suola. Tutte queste caratteristiche rendono Flight Vectiv uno dei più interessanti tra i modelli off road attualmente presenti sul mercato. “Circa il 40% di iscritti all’UTMB non termina la gara e noi vorremmo migliorare questa percentuale” questa è stata la nota introduttiva di The North Face nel presentare la scarpa.
torchio per portare a termine questo test in collaborazione con i ragazzi di The Pill Magazine. Scopriamo la scarpa! La piastra in carbonio VECTIV 3D è posizionata subito sotto il piede a contatto diretto con la suola, per offrire maggiore spinta e stabilità. La forma del rocker dell’intersuola ha un profilo longitudinale “curvo” che favorisce una veloce transizione dal tallone all’avampiede, ovvero una rullata più svelta. L'intersuola è a doppia densità, una reattiva e ammortizzata, l’altra più densa e stabile nei punti di maggiore impatto. Lo stack dal suolo è di 25mm posteriormente e 19mm nella parte anteriore, per un differenziale di 6mm.
Oltre 9.000km di test e due anni di ricerca e sviluppo sono solo alcuni dei dati che hanno permesso al brand di arrivare al modello conclusivo della scarpa. Abbiamo provato le Flight VECTIV in Valle d’Aosta sulle pendenze tecniche e sui terreni impervi del Parco Naturale Mont Avic, in Trentino lungo i sentieri innevati nella Val di Non, in Liguria tra mulattiere del Parco Naturale di Portofino e infine in Lombardia sui terreni misti e sulle pendenze sostenute delle PreAlpi Lombarde. In questi mesi le abbiamo messe letteralmente sotto
La suola Surface Control è una mescola di gomme ad elevata trazione con tasselli di 3,5mm che offrono un ottimo grip su ogni tipo di terreno, anche su neve e ghiaccio.
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Come tenuta siamo a livelli molto alti, quasi quanto l’aderenza che offre Vibram Megagrip ma con meno logorio quando si affrontano tratti di strada asfaltata.
la Flight VECTIV riduce del 10% l’impatto tibiale in discesa, consentendo ai runner di coprire più chilometri senza ripercussioni negative. La calzata è precisa e comoda, la sensazione finale è quella di poter tenere la scarpa al piede per l’intera giornata senza fastidi.
La tomaia è in mesh leggero, traspirante, confortevole e aderente. Il collarino alto è ben progettato per “chiudere” superiormente la calzatura come se fosse una ghetta e impedire in questo modo l'ingresso di detriti e altri elementi di disturbo. Il modello risulta un po’ faticoso da indossare per chi non ha un piede magro, ma la comodità una volta infilata è ottima. Esternamente sui lati è presente un pannello Matryx realizzato con Kevlar e poliammide per garantire resistenza allo sfregamento e alle abrasioni. Infine, alcuni dettagli riflettenti garantiscono una migliore visibilità notturna.
Quale terreno e quale distanza. La scarpa si rivela ideale per coprire qualsiasi distanza, su ogni tipo di terreno. Sentieri, strade sterrate, terreni misti più o meno tecnici. A chi la consigliamo. A nostro parere, per apprezzare al meglio le caratteristiche della Flight VECTIV ci si deve approcciare da “runner”, ovvero essere persone abituate a correre. Un passo lento, indeciso o affaticato potrebbe far sentire meno stabili nella zona mediale del piede. Conclusioni. Confermiamo le sue caratteristiche di velocità, reattività, stabilità, tenuta in discesa e soprattutto la sensazione di minor affaticamento durante e soprattutto dopo la corsa.
Le nostre sensazioni. Esteticamente ci è piaciuta molto, ai piedi risulta leggerissima, pesa infatti sono 275g. Inoltre la calzatura si è rivelata dannatamente veloce quando si decide di spingere. Appena si inizia a correre ci si rende conto di quanto la scarpa porti ad essere competitivi anche senza esserlo davvero, si è infatti spinti, soprattutto in discesa, ad una corsa facile e veloce. Dopo solo poche ore la sensazione è quella di estrema efficacia senza risultare affaticante. Secondo alcuni test,
Quale terreno e quale distanza. La scarpa si rivela ideale per coprire qualsiasi distanza, su ogni tipo di terreno. Sentieri, strade sterrate, terreni misti più o meno tecnici.
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Il Sentiero del Viandante BY VA L E R I A M A R G H E R I TA M O S CA PHOTOS ISACCO EMILIANI
Una passeggiata all’inizio della primavera può trasformarsi in un percorso emozionante per chi ama osservare e gioire del mutamento delle stagioni e degli ambienti naturali. Sono chiari i primi segnali di vita dei vegetali e l’immobilità tipica dell’inverno cede il passo ai toni di verde delle prime foglie e ai fiori delle specie precoci. A chi volesse cogliere questi primi sintomi di rinascita, consiglio in questo periodo, di non salire troppo d’altitudine ma di preferire sentieri o aree non sopra i 500m. Pochi giorni fa, ho percorso un tragitto per intero che non avevo mai seguito, pur essendo a un passo dalla zona dove vivo abitualmente. Si chiama “Sentiero del Viandante” ed è un percorso che si snoda sulla sponda orientale del Lago di Lecco. Per alcuni tratti si mantiene quasi a bordo acqua per poi inerpicarsi su per la montagna e ridiscendere ancora per molte, molte volte, da Abbadia a Lierna, a Varenna, Bellano, Dervio e Colico. Un tempo era chiamato Via Ducale, Via Regia oppure Napoleona ed è lungo complessivamente circa 45km. A seconda del livello di allenamento, il percorso è comodamente frazionabile in 1 , 2, 3 o 4 tappe perché la ferrovia serve i numerosi paesini che si attraversano, permettendoci di ritornare rapidamente al punto di partenza. È ben segnalato e percorribile in tutte le stagioni per via dell’assolata esposizione del sentiero e delle quote modeste. Queste caratteristiche lo rendono un perfetto luogo di osservazione della
primavera che incombe per cogliere la bellezza di un momento molto speciale nel ciclo della natura, quando i monti del Lario sono punteggiati dalle variopinte fioriture di erbe e piante. Percorrendolo veniamo catapultati nell’antica vita del lago di Lecco ambivalente tra acqua e montagna e delle sue caratteristiche storico culturali tra edifici in pietra , mulattiere, darsene e paesaggi mozzafiato. Ci regala un senso di esplorazione e scoperta davvero appaganti senza sentire il bisogno di raggiungere particolari punti di interesse ma godendo del puro avanzare. Lungo il tragitto si incontrano numerosi borghi con i loro vicoli sinuosi e incantati che improvvisamente regalano uno scorcio indimenticabile sul lago, dove si possono trovare punti di ristoro per gustare un piatto semplice, un panino o una pizza o un pasto più tradizionale a base di pesce di lago in carpione, pesce fritto e risotto o “pulenta e missultin” accompagnati da un buon calice di vino rosso della vicina Valtellina. Il sentiero ci permette anche di avere un chiaro panorama sulla flora lariana e conseguentemente anche del paesaggio commestibile della zona aiutati dal periodo primaverile e dalle prelibatezze e primizie che la stagione porta con sé.
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Ci regala un senso di esplorazione e scoperta davvero appaganti senza sentire il bisogno di raggiungere particolari punti di interesse ma godendo del puro avanzare. Una delle specie di cui mi piacerebbe parlare in questa occasione è sicuramente la Reynoutria Japonica, pianta esogena e invasiva la cui raccolta, anche a scopo alimentare , può decisamente renderci cooperativi con l’ambiente naturale e favorire una visione sostenibile del nostro rapporto con la biosfera. Cresce tipicamente in aeree umide o vicine all’acqua e per questo motivo sarà facile incontrarla nelle parti del sentiero più vicine al lago . Si tratta di un vero e proprio mostro vegetale che soffoca le piante autoctone che caratterizzano la nostra biodiversità. I getti primaverili, simili a grossi asparagi verde-rossastri, crescono molto rapidamente (nelle giornate calde ed assolate anche di 30cm al giorno) e, se raccolti al momento giusto, sono teneri e succosi con un piacevole gusto acidulo e aromatico che ricorda quello del rabarbaro. Li troviamo che spuntano dal terreno fra le piante secche dell’anno precedente e possiamo raccoglierne in quantità. Si conservano in frigorifero e possono essere consumati cotti in marmellate o gelatine e per ricette salate e dolci. All’interno sono cavi e si prestano bene ad essere usati come dei gradevoli cannelloni vegetali da farcire a piacimento e da cuocere poi in teglia al forno. Oppure tagliati e saltati in padella come accompagnamento a piatti grassi e che necessitano di un tono acidulo. Vi consiglio di provare a conservarli in una salamoia di acqua, sale, aceto di mele e miele . Diventano un alternativa alla classica giardiniera, molto più sana e sostenibile. Raccogliete i getti e lavateli bene. Tagliateli tutti alla stessa altezza e infilateli ordinatamente in un barattolo da conserve. Coprite fino a sommergere i getti con la salamoia composta da 3/5 di aceto di mele, 2/5 di acqua, 1 cucchiaio di miele ogni 50g di liquido e sale qb. Lasciate macerare i getti per un mese prima di consumarli. Diverranno un’ ottima sorpresa durante i brunch e le cene tardo primaverili/estive!
Un’alternativa alla raccolta dei getti di Reynoutria Japonica, gustosa e davvero, nel senso letterale del termine, romantica è quella di approfittare delle giovani foglie degli alberi edibili che incontriamo lungo il percorso per comporre un’originale insalata, deliziosa e ricca di principi attivi davvero salutari. Le foglie degli alberi nelle prime 4 settimane dopo l’apertura delle gemme fogliari sono un’ottima verdura perché ancora molto tenere e assimilabili dal nostro organismo. Con il passare del tempo le foglie diventeranno invece più legnose, simili a un foglio di carta e poco appetibili. Conviene perciò approfittare immediatamente di questi ottimi ingredienti! Avremo modo, percorrendo il Sentiero del Viandante, di incontrare eleganti betulle che svettano con lo loro ombre lunghe ed eleganti a mezza costa verso l’alto, cangianti nella corteccia argentata. Le foglie sono ottime, dal sapore nocciolato e con un forte potere disintossicante. E poi i maestosi faggi, che spesso creano nella zona piccole foreste pure dette faggete. Le giovani foglie hanno un sapore acidulo e dissetante, leggermente astringente e si dice abbiano il potere di abbassare il livello di colesterolo nel sangue. Più in basso, da raccogliere assolutamente, i polloni del tiglio, foglie tenerissime e croccanti dal gusto che ricorda il cetriolo, rinfrescanti e appaganti. Mentre invece il sentiero si inerpica nei punti più alti, riusciamo a raggiungere le prime conifere e con esse le di gemme di abete rosso. La parte apicale dei rami di questa stupenda e deliziosa conifera si colora, in primavera, di verde chiaro, e ci regala uno dei miei ingredienti preferiti in cucina. Le gemme sono una verdura tenera, acidula e balsamica, ricchissima di vitamina C, che va a completare la nostra insalata di alberi con un tocco davvero unico e speciale.
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Simon Gietl Can you hear me? B Y S I LV I A G A L L I A N I PHOTOS STORY TELLER LABS
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Lo scorso agosto 2020, l'alpinista professionista Simon Gietl ha realizzato finalmente un sogno: completare la via di 20 tiri, che ha deciso di chiamare “Can you hear me”, sulla parete ovest della ripida e minacciosa Cima Scotoni (2874m) nelle Dolomiti. Due anni di preparazione, fatti di numerosi tentativi e allenamento fisico e mentale, l’hanno infine portato a rispettare la promessa fatta all’amico di sempre Gerry Fiegl.
il suo compagno di cordata e collega Guida Alpina Andrea Oberbacher. Ormai si sente in grado di salire anche tutte le altre sequenze difficili, ha studiato e memorizzato i tratti più problematici. Il 15 agosto 2020, dopo due anni di lavoro, Simon Gietl è pronto a realizzare il suo sogno, il suo e quello di Gerry. Le condizioni quel giorno sono ottime, e Simon decide di partire alle prime luci del mattino insieme ad Andrea Oberbacher. La squadra ha una lunga giornata davanti a sé. Ben presto le cose iniziano a non andare secondo i piani. Durante il terzo tiro, Simon vede una prima battuta d'arresto. Tutto l'ottimismo provato all'inizio della giornata sembra svanire. La parete qui è “delicata” e il rischio di cadere è alto. Diverse volte le dita scivolano dalle prese bagnate, ma alla fine arrivano in sosta. Nel tentativo di scrollarsi di dosso i pensieri negativi, Simon si concentra sulla parete rocciosa davanti a lui. Il tempo stringe ma, stranamente, la pressione diminuisce. Simon comincia a muoversi in modo più rilassato, la frenetica insicurezza che aveva sperimentato più in basso lungo la via svanisce, libera il tiro più duro e tira un sospiro di sollievo.
É il 2015 quando Gerhard “Gerry” Fiegl propone a Simon Gietl di salire insieme la via. Lo stesso anno Gerry muore tragicamente a soli 27 anni durante una spedizione sul massiccio dell’Annapurna. Simon, sconvolto dalla perdita dell’amico, accantona l’impresa che tuttavia rimane sempre come un tarlo in un angolo della sua testa. Simon dedica alla via 4 giorni nel mese di settembre 2016, poi dopo altri quattro giorni di arrampicata, il 27 giugno 2018 riesce a completare tutti i 20 tiri della via che viene aperta dal basso, senza spit. È solo nel 2020 che però la via viene finalmente liberata.
Tuttavia, mancano ancora 14 tiri prima della vetta. Non c'è spazio per errori o cali di concentrazione. I due salgono lenti ma costanti. Prima dell'ultimo tiro, che porta alla vetta a 2874 metri, Simon controlla l'orologio. Hanno
Nell’agosto di quell’anno, Simon finalmente trova una soluzione per sbloccare il sesto tiro, quello che più gli ha dato difficoltà in passato, e decide di affrontare la via in free solo con
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Che emozioni hai provato una volta arrivato in cima? È stata una montagna russa di emozioni! Mi sono trovavo tutto solo in cima, eppure non mi sentivo solo, sentivo che qualcuno era lì con me e ho gridato ad alta voce “Mi senti, Gerry?”. È stato molto bello, dopo tanti dubbi, aver finalmente completato questa via che Gerry avrebbe voluto scalare insieme. Sapevo di non essere solo lassù, avevo le lacrime agli occhi, mi sentivo felice e allo stesso tempo triste nel sapere che sarebbe stata l'ultima via che avremmo scalato insieme.
tempo ma non vedono l’ora di raggiungere la cima. Arrivati in vetta, Simon dedica la salita a Gerry Fiegl. Amico, compagno di cordata e colui che ha deciso di scalare questa via che, purtroppo, non salirà mai. Simon decide di chiamare la via appena liberata “Can you hear me?”. E Gerry sicuramente l’ha sentito. Simon, puoi raccontarci come e quando è nato il progetto di “Can you hear me”? Quando Gerry Fiegl, uno dei miei migliori amici, mi ha telefonato poco prima della sua spedizione in Nepal, mi ha parlato di una nuova linea sulla cima Scotoni. Voleva che la aprissi insieme a lui in modo tradizionale, senza chiodi a pressione. Mi ha detto “devi promettermelo” e senza pensarci due volte gli ho dato la mia parola. In quel momento non sapevo che promessa stavo facendo. Ma quando la notizia del suo incidente mortale mi ha raggiunto mi ha è crollata la terra da sotto i piedi. È stato solo qualche anno dopo che ho deciso di mantenere la mia ultima promessa a Gerry. Così ho deciso di aprire questa linea solo per lui e di portarlo sempre nel cuore.
Ci sono brand che ti hanno supportato nell’impresa? Che materiale tecnico hai utilizzato? Sì per fortuna! Ho utilizzato abbigliamento, zaini e casco Salewa, un’azienda a cui mi affido da 15 anni e che è stata indispensabile in questa impresa. Progetti futuri? Il mio più grande obiettivo futuro è quello di invecchiare sano e felice con la mia famiglia! Per il resto ho ancora molte idee che vorrei sperimentare ma dico sempre “non si parla di progetti ma si raccontano storie.”
Quali sono state le maggiori difficoltà che hai incontrato? La difficoltà principale è stata sicuramente quella di prendere la decisione di aprire la via in free solo. Quando mi sono trovato di fronte a questa grande parete mi è stato subito chiaro che avrei dovuto dare il massimo, tutto, per mantenere la promessa fatta. La scalata è stata molto complicata, ho progredito lentamente ma in maniera costante. La via ha 20 tiri e ci ho messo 8 giorni divisi in due anni per completarla!
"È stato molto bello, dopo tanti dubbi, aver finalmente completato questa via che Gerry avrebbe voluto scalare insieme. Sapevo di non essere solo lassù, avevo le lacrime agli occhi, mi sentivo felice e allo stesso tempo triste nel sapere che sarebbe stata l'ultima via che avremmo scalato insieme."
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Don’t stop me now B Y S I LV I A G A L L I A N I
Martina Valmassoi È suo il nuovo record femminile di salita con le pelli in 24h. Fra il 21 e il 22 marzo, Martina Valmassoi ha percorso nonstop i 17.645 metri di dislivello del circuito di salita e discesa del Monte Agudo, in Auronzo di Cadore, siglando così un nuovo record proprio sulle vette di casa.
“Conosco Martina da tanti anni e devo dire che ha fatto proprio una gran bella impresa” dice di lei Gil Pintarelli, team manager del Team Crazy di cui Martina fa parte. “Ovviamente erano tanti i punti di domanda e le problematiche che avrebbe potuto incontrare in 24h, ma alla fine Martina è stata molto metodica e precisa e si è portata a casa il record ed una grande prestazione. Inoltre si vede che l’ha vissuta proprio bene e si è divertita, in puro stile Crazy!” Ciao Martina! Come e quando ti sei avvicinata al mondo degli sport outdoor? Sono nata in una famiglia di
sportivi quindi posso dire che è tutta la vita che vado in montagna. Essendo cresciuta sulle Dolomiti è stato abbastanza facile per me iniziare a praticare sport, ho cominciato con le gare di sci di fondo che ho fatto fino a quando ero adolescente. Poi ho iniziato a praticare sci alpinismo con mia mamma che già ai tempi faceva qualche gara. Più o meno da subito sono entrata nel gruppo della Nazionale. È ormai dal 2007 che faccio gare di sci alpinismo. Com’è organizzata una tua settimana tipo? Al momento sono libera pro-
fessionista e da due anni lavoro come
social media manager nel campo outdoor quindi il tempo a disposizione è sempre poco e cerco di gestirlo al meglio. Questo inverno la mia giornata tipo era strutturata in questo modo: sveglia presto, uscire con gli sci e poi mettermi al lavoro. Il periodo di restrizioni e relativa poca libertà che stiamo vivendo ha portato tante persone ad avvicinarsi per la prima volta alla montagna. Che consiglio daresti a chi si approccia a questo mondo per la prima volta? Sicuramente andare
per gradi. Tante volte anche una gita considerata facile o un luogo molto frequentato possono cambiare a seconda delle condizioni che mutano
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di volta in volta. È necessario sapere anche cosa è una gita facile e cosa non lo è. Bisogna fare formazione per saper interpretare le varie situazioni e i possibili pericoli ad essi connessi. Per chi ha da poco scoperto la montagna e vorrebbe continuare a frequentarla sicuramente i corsi di valanga sono il passo successivo per avere un’idea di come comportarsi in una situazione imprevista. Pensi che lo sci alpinismo e il trail running siano mondi prevalentemente maschili? Come faresti per far avvicinare più ragazze a questi sport? Vedo sempre più partecipazio-
ne da parte delle donne negli ultimi anni, sicuramente più che in passato. Quest’anno a causa di un mix fra situazione attuale, impianti chiusi e, magari, più tempo libero c’è stato un vero boom dello sci alpinismo. Vedo che anche il mercato si sta accorgendo che sempre più ragazze si avvicinano alla montagna. Crazy in questo è sempre stato molto avanti come marchio outdoor nei confronti del pubblico femminile. I capi non sono mai stati differenziati solo dal colore bensì
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dalla loro vestibilità studiata per le “forme” femminili. Materiali ricercati e vestibilità perfetta e soprattutto la continua ricerca della leggerezza, i capi Fast & Light contraddistinguono Crazy rispetto ad altri marchi. Raccontaci il tuo ultimo record. Dove è nata l’idea e come ti sei allenata in vista dell’impresa? Quest’anno ci
sono state delle condizione di neve fantastiche, una cosa mai vista prima, e questo mi ha permesso di andare a sciare in posti che non avevo mai visitato. A gennaio mi sono resa conto che erano circa 50 giorni che sciavo tutti i giorni senza mai fermarmi così, scherzando, un giorno dissi ad un mio amico che avrei voluto provare a stare 24h intere fuori sugli sci. Ovviamente mi ha riso in faccia! Ma l’idea mi è rimasta in testa ed il mese scorso ho deciso finalmente di provarci. Ero già discretamente allenata e quando mi sono convinta a tentare ho passato un mese a programmare tutte le mie uscite in vista dell’obiettivo. Non mi piace particolarmente sciare in pista anche se è un genere di allenamento che questo record in teoria richiede, ho fatto quindi qualche test che mi serviva per capire che ritmo avrei dovuto tenere. A un mese dal record ho fatto due settimane di carico che unite all’allenamento di tutto l’inverno mi hanno dato un buon punto di partenza. Ho sciato in pista 3 volte a settimana per circa 3 ore, e poi ho provato a percorrere 5000 metri di dislivello sulla pista del record. Inoltre ho fatto diverse gite con gli sci da gara ma anche uscite più tranquille, l’importante per me era stare in giro in montagna. Prima dell’impresa c’era qualcosa che ti spaventava? Sicuramente c’e-
rano tantissime incognite in questo record perché non ero mai stata fuori più delle 13 ore fatte alla 90km di Chamonix, che però si svolgeva d’estate. Quello che più mi spaventava era trovare una giornata calda perché avrei potuto soffrire di più di vesciche e di problemi ai piedi. Pe quan-
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to riguarda la notte che avrei dovuto passare fuori in realtà ero abbastanza curiosa perché sarebbe stata la prima volta per me. Durante l’impresa, c’è stato un momento in cui hai pensato di arrenderti? Se hai avuto delle difficoltà come sei riuscita a superarle? Ho avuto
delle difficolta ma credo di essere sempre stata forte mentalmente perché ero molto motivata. Di notte faceva freddo e c’era molto vento quindi ho avuto alcuni problemi di stomaco ma non sono andata nel panico, mi sono vestita di più per ripararmi in modo da riprendermi e non fermarmi. Sono sempre rimasta lucida e reattiva. Quando ha iniziato a schiarire, ho cominciato a sentire fastidio ai piedi ma ho subito deciso di fermarmi e cambiare i calzini per evitare di avere vesciche. Invece di aspettare e rimandare, ho preferito perdere un po’ di tempo ma salvarmi i piedi piuttosto che andare avanti per ore dolorante. Progetti futuri? Io non sono una che
batte i record! Il progetto che ho appena portato a termine era una cosa che avevo in mente da tempo quindi sono contenta di averlo fatto. So che qualcuno prima o poi lo batterà, anche se non sarà facile, ma è giusto che sia così! Penso che inizierò un po’ a correre a seconda di come evolverà la situazione Covid, e se sarà una stagione pseudo-normale avrò sicuramente tanti impegni lavorativi, ma qualche gara la farò sicuramente!
A gennaio mi sono resa conto che erano circa 50 giorni che sciavo tutti i giorni senza mai fermarmi così, scherzando, un giorno dissi ad un mio amico che avrei voluto provare a stare 24h intere fuori sugli sci.
Braille Mountain Initiative Tyson Rettie BY MARTA MANZONI PHOTOS RYAN CREARY
Prima di diventare cieco nel giro di due anni, Tyson Rettie era una Guida Alpina, eli-soccorritore, e professionista delle valanghe del Canada. La sua vita è cambiata sotto molti aspetti, tranne uno: Tyson Rettie non ha mai smesso di fare sci alpinismo nella natura incontaminata e di scalare le montagne.
Presto è nata la voglia di condividere queste esperienze rendendole possibili ad altre persone con la sua stessa disabilità: così, nel maggio del 2020, è nata la Braille Mountain Initiative, un'organizzazione senza scopo di lucro con l'obiettivo d’ispirare le persone non vedenti e ipovedenti e renderle partecipi di avventure di backcountry in montagna. La Braille Mountain Initiative è il primo progetto al mondo di questo tipo: l’obbiettivo è offrire con regolarità dei programmi di gite di sci alpinismo per non vedenti. Ci racconti la tua storia? Prima di perdere la vista due anni fa a causa di una malattia rara chiamata neuropatia ottica ereditaria di Leber, lavoravo qui in Canada come Guida Alpina, eli-soccorritore, e professionista delle valanghe. A fine novembre del 2018 ho iniziato a perdere la vista del mio occhio destro e in due settimane non ci vedevo più. Otto mesi più tardi, nell’estate del 2019, è successa la stessa cosa all’occhio sinistro e a quel punto sono diventato cieco. Al momento ho una vista quasi inesistente, che non mi permette di riconoscere i volti delle persone, leggere o guidare. Riesco con difficoltà a muovermi in una stanza e a riconoscere vagamente i contorni sfuocati degli oggetti al suo interno. Ho smes-
so di lavorare come Guida Alpina ed eli-soccorritore ma non ho mai smesso di fare sci alpinismo con gli amici. Com’è nata l'idea della Fondazione? Quando ho perso la vista ho iniziato subito a cercare un modo per usare le mie capacità come esperto di montagna per le persone con disabilità, e ho fatto un po’ di ricerche. C’erano solo alcune opportunità di prendere lezioni per i principianti, rimanendo sempre vicino agli alberghi, senza spingersi mai nella natura incontaminata. Presto mi sono accorto che non esistevano programmi di sci alpinismo per non vedenti che avessero un buon livello e volessero lanciarsi in nuove sfide e avventure in montagna. Ho realizzato che sarebbe stato fantastico condividere queste esperienze con altri atleti e sciatori non vedenti e ipovedenti: così a maggio del 2020 ho fondato la Braille Mountain Initiative, un'organizzazione senza scopo di lucro che ha l'obiettivo di ispirare le persone a vivere il backcountry e creare concretamente le opportunità per farlo. Come sta andando il progetto? Quali sono le attività che proponete? Il progetto è cresciuto rapidamente e ho trovato subito diversi partner e sostenitori che ci hanno creduto. Abbiamo esaurito immediatamente i posti disponibili per la prima gita di più
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giorni che abbiamo proposto e al momento c’è la lista di attesa per i prossimi eventi che abbiamo organizzato. Nella primavera del 2021 porteremo in Canada quattro sciatori non vedenti e le loro guide in una baita sperduta trai i monti, e faremo una settimana sci alpinismo. Sono sicuro che questa esperienza cambierà la vita a ogni partecipante. Il prerequisito per candidarsi per questa avventura era essere uno sciatore esperto con un buon livello di forma fisica. Non era necessaria alcuna precedente esperienza di backcountry: visto che non esistevano programmi come questo era improbabile che gli sciatori non vedenti avessero avuto l’opportunità di sviluppare un'esperienza precedente. Durante questi programmi ci saranno anche le guide vedenti, poiché, per ragioni di sicurezza, in qualsiasi contesto di sci per non vedenti è importante mantenere un rapporto di uno sciatore vedente per uno sciatore non vedente. Crediamo che la cosa migliore sia che questa persona sia qualcuno di importante nella “vita da sciatore” della persona non vedente, come un amico con il quale si praticava questo sport in passato e si desidera continuare a farlo. Inoltre per ragioni di sicurezza saranno sempre presenti delle Guide Alpine che lavoreranno con noi, alcuni come volontari altri retribuiti.
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Perché credi che lo sci alpinismo sia un’opportunità unica per le persone non vedenti? La scelta di trascorrere una settimana in un lodge remoto non è casuale: permette un facile accesso al terreno alpino aperto, e in questo modo i partecipanti avranno l’opportunità di sciare come se non avessero una disabilità visiva significativa. In neve fresca, senza nessuna persona o ostacolo intorno a loro, saranno in grado di sciare velocemente, liberi e indipendenti. In questo spazio si ha la possibilità di dire alla persona non vedente che è libera di sciare senza trovare nessun impedimento davanti a sé per diversi metri. Diventa una vera sfida. Essere in grado di conquistare la cima di una montagna è un altro aspetto fondamentale: dà coraggio e fiducia riguardo alle proprie capacità. Essere da soli lassù è un’altra sensazione unica e preziosa. Tutto questo non è possibile trovarlo nello sci di pista, dove intorno hai tanti rumori, distrazioni, intralci e barriere. Durante il soggiorno saranno inclusi nel programma informazioni sulla sicurezza, sul recupero in caso di valanghe e su come effettuare un salvataggio dei compagni. In Italia si parla sempre più spesso di Montagnaterapia. Qual è il potere terapeutico della montagna per i non vedenti? Quanto è importante per favorire il benessere psico-fisico? Per me la montagna rappresenta la possibilità di continuare a superare nuove sfide, capire fin dove sono in grado di arrivare. Per molte persone diventare ciechi significa perdere parte della propria indipendenza e praticare backcountry può restituire questa sensazione di autonomia. Per andare avanti abbiamo tutti bisogno di aggrapparci a qualche nuova sfida e pensiero felice, e lo sci alpinismo può essere tutto questo. In montagna si è tutti uguali, non esistono malati e sani. Ci si dimentica di etichette come "non vedente”, “disabilità”, “disturbi
del comportamento”. È così? Sì è assolutamente vero! In montagna non siamo più sciatori ciechi ma solo sciatori. Spesso quando mi capita di sciare con altri non vedenti vicino agli hotel in valle, per ragioni di sicurezza siamo obbligati a indossare un giubbotto giallo fluo che segnala che siamo disabili in modo che gli altri sciatori prestino attenzione. Quest’obbligo di identificazione non c’è quando si fa sci alpinismo nella natura incontaminata: possiamo semplicemente sciare come tutti. In questo modo ci sentiamo parte del gruppo al pari di ciascun altro sciatore. L'esperienza vissuta in terreni backcountry aiuta ad affrontare meglio gli ostacoli dell'esistenza? Quali sono i benefici che hai riscontrato? Queste esperienze aiutano molto a sviluppare un senso di speranza nella vita di tutti i giorni. Sapere di poter tornare a fare sci alpinismo e provare emozioni forti riduce i pensieri negativi e favorisce la capacità di concentrazione e fiducia in sé stessi. La mente si lascia andare, emergono nuove idee e soluzioni: l’aria pura, l’attività fisica, i profumi e i suoni della montagna favoriscono Il benessere generale anche i giorni dopo le gite. Ogni giorno mi alzo e penso che quando voglio posso andare là fuori per fare una pellata e questo pensiero mi dà una forza e un entusiasmo incredibile. Ti capita mai di avere paura mentre sci? Che sensazioni provi? Faccio sci alpinismo quasi tutti i giorni, eppure per le prime due-tre curve esito sempre un po’ anche se ormai sono due inverni che pratico questa attività come non vedente. È ancora una bella sfida. Anche se ti dicono che per trecento o quattrocento metri non hai nulla davanti, ti fa comunque un certo effetto all’inizio, non sai bene quale terreno e pendenza aspettarti. Dopo le prime curve però prendi confidenza e ti senti di nuovo a tuo agio. Anche per questa ragione credo che sciare con gli stessi amici aiuti a
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sentirsi più sicuri, è più facile fidarsi. Non chiamerei queste sensazioni “paura” ma “esitazione”. Perché i programmi che offrite durano una settimana? Vogliamo che queste esperienze rappresentino un punto di partenza: l’obiettivo è offrire gli strumenti e le nozioni per consentire alle persone non vedenti di continuare a praticare sci alpinismo in futuro anche da soli. Per questo il programma include corsi sulla sicurezza e consigliamo di venire accompagni con gli amici e i familiari con i quali si ha intenzione di tornare in montagna in futuro. Quali feedback hai ricevuto riguardo alla Fondazione? Pareri davvero molto positivi, sia da persone vedenti che non vedenti. Mi hanno detto che sono stato d’ispirazione per molti, ho mostrato che cosa davvero è possibile fare anche se sei non vedente. In tanti sono felici che esista una realtà come la Braille Mountain Initiative. In sostanza è la dimostrazione che tutto è possibile. È stata fantastica anche la solidarietà che ho scoperto in questi ultimi due anni, soprattutto da parte delle Guide Alpine e dei soccorritori. Mi hanno sostenuto in tanti, con donazioni, volontariato, azioni pratiche, credendo in me e nella Fondazione. Credo che alcune di queste persone si siano anche messe nei miei panni e abbiano riflettuto su quanto mi è accaduto chiedendosi come si comporterebbero se succedesse qualcosa di simile a loro: riuscirei ad andare avanti se la mia vita cambiasse in maniera così radicale? Quali sono i tuoi prossimi obiettivi? Come Fondazione vorremmo ampliare l’offerta includendo anche altre attività, come arrampicata, trekking, alpinismo. Personalmente in parallelo al lavoro per la Fondazione sto cercando nuove possibilità per lavorare nel settore come Guida Alpina mettendo a disposizione le mie competenze. Spero che dopo la pandemia si apriranno nuove opportunità.
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Deosai TEXT GIAN LUCA GASCA
PHOTOS SAMUEL CONFORTOLA
Un altopiano unico al mondo Sei italiani, con gli sci, attraverso l’altopiano del Deosai per la prima volta in inverno. Succede in Pakistan, dove quattro guide alpine, un maestro di sci e un videomaker hanno impiegato una settimana per coprire gli 80 chilometri che separano Astore da Skardu, nella regione del Gilgit Baltistan.
metterlo in pratica l’Associazione Cuore Attivo Monte Rosa e l’organizzazione EvK2Minoprio con il sostegno dell’Ambasciata d’Italia a Islamabad. “Per i pakistani lo sci alpinismo è qualcosa di nuovo, che stanno scoprendo in questi ultimi anni” spiega Michele Cucchi, guida di Alagna Valsesia e responsabile operativo del progetto. Con lui le guide Maurizio Gallo, presidente di EvK2Minoprio, Marco Zaninetti, Paolo Dalla Valentina, il maestro di sci Matteo Negra e il videomaker Samuel Confortola. Scopo di questa traversata era l’individuazione di una possibilità per il turismo del futuro, cogliere nuove opportunità e delineare possibili itinerari. Ma non solo.
Un progetto fortemente voluto dal governo della regione pakistana per la promozione del turismo invernale nella terra delle grandi montagne del Karakorum. A
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Con gli sci sull’altopiano del Deosai Prima di partire per questa spedizione i sei italiani si sono impegnati in un corso di formazione per insegnare alle locali guide “le basi di salita e discesa e le tecniche di autosoccorso e movimentazione in terreno innevato”. La speranza è che nei prossimi anni possano esserci possibilità per sviluppare un turismo legato al mondo dello sci alpinismo che coinvolga sia gli stranieri che i flussi interni. Partiti dalla valle di Astore, da cui si accede all’altopiano, il gruppo ha impiegato circa una settimana per raggiungere Skardu, tra gli ultimi avamposti umani sulla strada per il K2. Dal 15 al 21 marzo si sono mossi in autosufficienza attraverso questo territorio lunare che si innalza a circa 4000 metri di quota vivendo un’esperienza unica nel suo genere. “Il primo giorno è stato il più duro, ma è anche stata una grande festa, con tanto di banda musicale al seguito” spiega Cucchi.
3900 e i 4000 metri di quota. “È simile alla Groenlandia o al nord dell’Islanda, totalmente diverso da qualunque altra cosa io abbia mai visto nel vicino Tibet o nel resto dell’Himalaya dove le precipitazioni nevose sono decisamente più scarse”. E poi l’emozione di trovarsi soli a scivolare su quel manto immacolato, ascoltando solo il suono degli sci e quello dei polmoni. “Una luce limpida come quella credo di non averla mai vista. Il buio, il silenzio, tutte cose che nella quotidianità non troviamo più”. Impensabile che nessuno fino a oggi abbia mai immaginato una traversata con le pelli, ma in fondo qui lo sci alpinismo è qualcosa di nuovo, che si sta scoprendo in questi ultimi anni e che nel futuro potrebbe riservare interessanti sorprese aprendo le porte a nuove frontiere turistiche, creando lavoro e destagionalizzando la frequentazione delle valli pakistane, oggi frequentate solo nei mesi estivi per i trekking diretti alle più alte montagne della Terra.
Superato l’importante dislivello che ha permesso di accedere all’altopiano il gruppo si è lasciato alle spalle i festeggiamenti ritrovandosi solo in un mondo bianco, dove tutto è apparso immobile. “Abbiamo dovuto usare il GPS per orientarci, altrimenti sarebbe stato impossibile”.
“Stiamo lavorando al report tecnico da consegnare al Parco Nazionale del Deosai, con l’intenzione di creare percorsi naturalistici e magari punti di appoggio” conclude Cucchi. “Piccole strutture, simili ai nostri bivacchi alpini, utilizzabili sia in estate che in inverno. Strutture ecosostenibili per agevolare il flusso turistico e la scoperta di questo piccolo angolo naturale incontaminato”. La speranza è quella di battere questa nuova traccia turistica sostenibile già dalla prossima stagione invernale.
Un continuo saliscendi seguendo a grandi linee l’itinerario estivo. Così per 80 chilometri attraverso il Deosai National Park, area protetta dichiarata dal 2016 Patrimonio dell’Umanità dall’UNESCO, che misura 3000 chilometri quadrati di superficie ospitando orsi, lupi, volpi, leopardi delle nevi e oltre 124 specie di uccelli. “Noi abbiamo incontrato qualche lupo e un gipeto. È stato strano: sei in mezzo al nulla ma c’è vita”. Un’enorme e quasi infinita landa bianca, coperta da quattro o cinque metri di neve, tra i
“Abbiamo ricevuto un’accoglienza inaspettata e calorosa”
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Woodvivors B Y S I LV I A G A L L I A N I
“Woodvivors - L'Italia a passo di mulo” è un progetto nato nel 2016 da un’idea di Francesco Paolo Lanzino. In partenza in questi giorni da Pantelleria, l’impresa lunga 2500km, vuole raccontare il mondo contadino, le sue culture, tradizioni e stili di vita e la sua lotta per la sopravvivenza, raccogliendo testimonianze tra chi ha condotto una vita semplice ma piena di sacrifici e limitazioni.
Un viaggio da Palermo a Torino lungo 6 mesi seguendo il Sentiero Italia, rigorosamente a piedi o a passo di mulo ed in completa autosufficienza. Un vero e proprio tuffo nel passato che avrà come risultato un docufilm che racconterà l'impresa, ma anche gli antichi saperi del mondo rurale italiano per stimolare un nuovo interesse verso le pratiche locali e per costruire un futuro sostenibile radicato nel nostro patrimonio.
cora esiste, prima che sia troppo tardi. Un vero e proprio viaggio nel passato per cercare spunti che possano aiutarci a costruire un futuro più sostenibile. Trekking e riscoperta e riqualificazione del territorio extraurbano. Come questi due aspetti vanno di pari passo? In periferia molto spesso ci sono carenze a livello di strade e infrastrutture. Arrivandoci a piedi non solo colleghi questi posti creando una sorta di tela ma si può anche dar vita ad una economia di scambi e commercio tra i vari paesi, creando al tempo stesso un turismo che voglia visitare questi posti in maniera più lenta e più in simbiosi con il territorio.
Da dove nasce l’idea di Woodvivors? Qual è l’obiettivo? E perché proprio un mulo? Pratico sport outdoor fin da quando sono piccolo, sono stato nella Nazionale di vela e ho gareggiato per tanti anni a livello agonistico. Di contro la montagna per me rappresentava un momento di sfogo e mi ha insegnato a muovermi nella natura e a conoscerla. In Sicilia 10-15 anni fa non c’erano rifugi o sentieri ben segnati, quindi mi sono sempre mosso in autosufficienza. Nel 2017 mi sono ritrovato con 6 mesi liberi e ho deciso di percorrere il Sentiero Italia che collega la Sicilia al Piemonte con un mulo come unico compagno di viaggio. Il terzo giorno, nonostante percorressi le strade di casa, mi sembrava attraversare luoghi conosciuti. Il mulo è stato una vera e propria macchina del tempo che mi ha concesso di entrare in confidenza con gli anziani incontrati lungo il percorso in modo empatico e spontaneo. L’obiettivo è proprio questo: venire a contatto con quel mondo quasi dimenticato ma che an-
Ci racconti le varie tappe del viaggio? Stiamo lasciando l’isola di Pantelleria proprio in questi giorni. Attraverseremo la Sicilia abbastanza velocemente e una volta arrivati in Calabria continueremo sul Sentiero Italia toccando il Parco dell’Aspromonte, la Sila e il Pollino, entrando in Basilicata e risalendo la Campania. Dopo un breve giorno in Lazio, sarà la volta del Parco dell’Abbruzzo, del Gran Sasso e dei i Monti Sibillini. Poi Umbria, Marche, Appennino Tosco-Emiliano, Liguria e infine il Piemonte. Arriveremo a Torino, una delle prime città industrializzate d’Italia e quindi simbolicamente il luogo d’arrivo della migrazione che venne dalle campagne in città.
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"Tanta gente nell’ultimo anno ha preferito spostarsi un po’ in periferia e questo rappresenta sia uno sviluppo che un punto di forza per le zone rurali. Sia per una questione di turismo lento che di riappropriazione del tempo, la cosa che infatti sorprende più di tutto quando si arriva da una metropoli è rendersi conto di essere padrone del proprio." Quali sono i punti di domanda o gli imprevisti che ti aspetti? C’è qualcosa che ti spaventa? Sto partendo con tantissimi punti di domanda. Penso che la cosa che mi spaventa di più sia la gestione del gruppo. Sei persone in giro per sei mesi a stretto contatto, ritmi di lavoro frenetici, tanti chilometri ogni giorno, pochi servizi. La cosa che mi preme è riuscire a partire e arrivare tutti insieme, ma sono fiducioso. Il viaggio sarà dettato ovviamente dai ritmi dei nostri animali che sono la nostra priorità assoluta, inoltre la sentieristica del Sud Italia è complicata, spesso percorri sentieri che poi trovi chiusi da cancelli privati abusivi e quindi sei costretto a tornare indietro!
persone ad avvicinarsi alla montagna, riscoprendo il contatto con la natura in favore di un turismo lento e sostenibile. Cosa ne pensi? Penso che sia vero, vedo inoltre anche una decentralizzazione rispetto alle città. Tanta gente nell’ultimo anno ha preferito spostarsi un po’ in periferia e questo rappresenta sia uno sviluppo che un punto di forza per le zone rurali. Sia per una questione di turismo lento che di riappropriazione del tempo, la cosa che infatti sorprende più di tutto quando si arriva da una metropoli è rendersi conto di essere padrone del proprio. Sempre più spesso di sente parlare di cambiamento climatico. Cosa possiamo fare secondo te nel nostro piccolo per proteggere gli ambienti naturali che amiamo? Penso che possiamo e dobbiamo imparare molto dal nostro passato. Il mondo di 70 anni fa era decisamente più ecosostenibile e anzi non esisteva proprio questa parola. Dopodiché ognuno nel proprio piccolo può fare tanto partendo anche solo dalla scelta dei prodotti che consuma, boicottando le leggi del mercato e creando un vero rapporto tra produttore e consumatore. Si parla tanto di scelte etiche e per me quella più importante è sicuramente mangiare a km0, uno stile di vita che influenza tanto lo sviluppo degli ambienti naturali e la loro protezione.
Dove hai in programma di dormire? Hai intenzione di campeggiare? Che attrezzatura tecnica hai scelto per il progetto? Sul campo ci saranno due team separati. Con me fisicamente a piedi o a passo di mulo ci saranno sempre 2/3 persone e ci accamperemo in tenda in autosufficienza. Gli altri viaggeranno a bordo di un furgone che ha valenza di regia mobile. Tutti siamo forniti di attrezzatura offerta dal nostro sponsor tecnico, Ferrino, che ci ha fornito tutto il necessario sia dal punto di vista dell’abbigliamento che del pernottamento per affrontare sei mesi outdoor in completa autosufficienza. Da sempre utilizzo attrezzatura Ferrino e sono quindi molto contento e orgoglioso di poter contare su di loro per questo progetto.
Cosa sarà la prima cosa che farai una volta arrivato a Torino? Non ci ho mai pensato. Credo una doccia! Poi una birra. O forse al contrario.
Il periodo di restrizioni e relativa poca libertà che stiamo vivendo ha portato tante
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Leave the kids alone. In nature. BY ELISA SCALAMBRA PHOTOS ANDREA SCHILIRÒ
Improvvisamente siamo agli arresti domiciliari. Lo spazio abituale di socializzazione in passato era sempre stato un ambiente all’aria aperta mentre ultimamente era diventato per noi la città, l’asilo, l’ufficio, il supermercato, la palestra, e in preponderanza luoghi chiusi con confini fisici. Ma improvvisamente anche quelli sono venuti meno e con quelli è venuta a mancare anche l’aria.
una condizione critica che sta coinvolgendo il mondo intero, scegliamo cosa ci fa sentire vivi in questo momento, il mondo, ora più che mai, ha bisogno di positività e persone vive. E così restiamo tra le montagne per otto mesi, aprendoci all’opportunità e dandoci come obiettivo quello di vivere la natura nella sua multidimensionalità, partecipando attivamente a questa esperienza, come se fosse quella che un tempo era la gara della stagione, per renderla un’unica e autentica scuola di apprendimento e consapevolezza. Perché abbiamo imparato che ha molta più importanza ciò che fai che ciò che dici, soprattutto se chi ti osserva è un bambino.
È proprio da lì che abbiamo imparato a viverne una diversa, attraverso una relazione quotidiana con l’ambiente esterno, stando all’aperto in maniera naturale, con una nuova prospettiva nel vedere, sentire e vivere i contesti. Siamo sempre stati molto legati alla natura, seppur non negando le opportunità che la città ci offre. Il weekend è sempre stato per noi un momento per uscire dai confini delle pareti ed aprirci all’aria, al vento, al sole, alla pioggia, alla neve e agli ambienti più naturali. Come dice Erri De Luca “Amo gli alberi. Sono come noi. Radici per terra e testa verso il cielo”.
Achille benvenuto nella tua nuova scuola senza confini, dal pavimento verde (dopo che si è sciolta la neve) e dal cielo blu (talvolta grigio o talvolta bianchiccio). Ed è stato quello il posto delle sue tante prime volte, il primo panino a 3000m, il primo mini trekking con i bastoncini, la prima bufera di neve, i primi lanci dei sassi nel fiume, la prima pedalata sulla neve, il primo guado, la prima mungitura. Abbiamo messo insieme una scatola con le memorie del lockdown dove abbiamo conservato tutti quanto raccolto fuori dalla porta di casa, i nostri piccoli esperimenti e primi lavoretti. Grazie alla fortuna di essere in un posto così, a soli 200m di distanza da casa, abbiamo l’abbecedario dei mestieri e degli attrezzi. È un’esperienza impagabile, la natura è una maestra immensamente saggia e incredibilmente imprevedibile, ci allena ad essere flessibili,
È così che il 7 marzo, con scuole chiuse e smart working in atto, lasciamo una Milano scossa dalla pandemia per andare una settimana a Livigno, che amiamo da diversi anni. Arrivati scatta il lockdown. Cosa facciamo? La situazione che abbiamo davanti è più grande di noi, siamo piuttosto impotenti, ci ragioniamo ogni sera quando Achille dorme e, riassumendo tante domande e tentativi di risposta, forse la nostra considerazione più importante è stata questa: non possiamo scegliere un'alternativa sicura, siamo davanti ad
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pazienti, rispettosi. Insegna che puoi partire per una passeggiata in t-shirt col sole e arrivare in cima con il vento e la neve, l’unica costante è il cambiamento e noi dobbiamo essere pronti ad affrontarlo e a viverlo con entusiasmo. La natura propone contesti e ti da l’opportunità di vivere e raccontare esperienze.
si siedono per terra anche se ha appena piovuto. Noi abbiamo il solo compito di prevederli e vestirli adeguatamente. È bello vedere come un bambino vive la natura. Quindi lasciamoglielo fare senza raccontargliela.Abbiamo vissuto otto mesi intensi in naturalezza ed è stata un’esperienza molto accattivante, a tratti anche difficile, ma che ci ha permesso di vivere un senso di libertà nonostante gli arresti domiciliari dei primi mesi.
È con lo stesso entusiasmo che ascoltiamo Achille raccontare ai nonni che i sassi affondano mentre il fieno e i rametti galleggiano, che dal latte delle mucche si fa il burro che lui poi mangia con pane e la marmellata, che la gallina fa l’uovo da cui si ricava la frittata, che il gatto delle nevi non fa miao.
Amiamo stare nella natura perché semplice ma d’altra parte complessa, dinamica, imprevedibile, a tratti selvaggia e al tempo stesso armoniosa e ritmata. È un’insegnante instancabile per essere viventi di ogni età, per bambini, adulti e ancor di più genitori. Dopo otto mesi abbiamo fatto spazio nella valigia tra maglioni e pile per riportare a Milano una consapevolezza che non ha prezzo: immergersi nell’ambiente e nella natura per imparare ad osservare anziché superficialmente guardare. E con stupore vediamo Achille che prova a sollevare la pavimentazione di Piazza Gae Aulenti per lanciare i sassi grandi nella fontana e riuscire ad attraversarla.
La natura e ancor di più la montagna è maestra di vita e di valori, ma l’adulto deve essere pronto ad accogliere tale apprendimento, umile e rispettoso ma anche aperto all’esperienza dei più piccoli, che si lanciano nel fango anche se gli hai appena fatto indossare le scarpe nuove, che toccano i lombrichi come fossero pasticcini, che assaggiano la terra come noi siamo soliti provare un nuovo cibo, che infilano i piedi nell’acqua gelida del ruscello, che si rotolano tra le foglie o
"Amiamo stare nella natura perché semplice ma d’altra parte complessa, dinamica, imprevedibile, a tratti selvaggia e al tempo stesso armoniosa e ritmata. È un’insegnante instancabile per essere viventi di ogni età, per bambini, adulti e ancor di più genitori."
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Trail is freedom, trail is power. And it’s for everyone. B Y S I LV I A G A L L I A N I
Il suggestivo scenario di San Defendente, sul monte Greno, ha recentemente ospitato Najla Aqdeir, Timothy Thompson e Francesco Puppi, per una giornata di corsa e condivisione. Questo luogo suggestivo posto a 675 metri di altitudine, dal quale si ha una vista mozzafiato a 360 gradi sul Lago d'Iseo, sulle valli e le montagne circostanti fino all’Adamello, è il set della la nuova campagna internazionale Nike.
Najla, Timothy e Francesco sono tre atleti con caratteristiche diverse e background differenti, ma accomunati da un’unica grande passione: il trail running. Della nuova campagna Nike condividono appieno i valori e la visione del trail running come una disciplina aperta a tutti, una vera comunità di amanti dell’outdoor che si ritrovano sui sentieri per condividere un’esperienza e trasformare l’ambiente circostante nel proprio parco giochi. Nike promuove un messaggio di inclusione, venendo in supporto dei runner per quanto riguarda l’attrezzatura migliore da usare sui diversi tipi di terreno. Ciò che conta non è il tempo sull’orologio, né le medaglie vinte in gara. Sui sentieri di montagna ciò che importa veramente sono le emozioni che una corsa a contatto con la natura può regalarti, meglio se affrontata con gli strumenti giusti. Curve strette, fitte foreste, sentieri tortuosi, terreni scoscesi. Ognuno sceglie il proprio ritmo. Tutti sono uguali e benvenuti a correre sui sentieri. Finché rispettano i valori dell’am-
biente che li ospita. “La perdita di ecosistemi e paesaggi causata dalle attività umane è estremamente evidente per chi corre in mezzo alla natura” racconta Francesco Puppi, atleta Nike Trail. “Fortunatamente esistono ancora luoghi relativamente intatti e la sensazione di attraversarli di corsa è molto intensa e particolare. C'è un senso di condivisione con le persone con cui corri, una connessione con la natura nella ruvidità del granito, nel freddo del ghiaccio, nel profumo di una foresta. I legami che si sviluppano in questo ambiente sono speciali e anche per questo vanno protetti.” La natura è un concetto affascinante quanto complesso, “e spesso ci si dimentica di farne parte” aggiunge Timothy Thompson, Brand Marketer. “La corsa è sempre stata per me il mezzo attraverso il quale acquisire consapevolezza di ciò. Penso che chiunque si trovi a correre in mezzo alla natura non possa che sentirsi vicino e parte di essa, comprendendo al tempo stesso l’effetto delle proprie azioni su questo ecosistema incredibile.” Correre in mezzo alla natura diventa quindi un momento catartico di riap-
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propriazione del proprio essere. Il trail running è divertente, duro, faticoso, gratificante. È libertà e democraticità. Perché quello che conta, alla fine, è l’esperienza in sé, non il traguardo. È il viaggio, non la destinazione. E se la destinazione è un picco, significa che tutti possono tentare di raggiungerlo, con le proprie modalità ed i propri tempi. Il trail running è uno stile di vita che non fa distinzioni di background sociale, origine, colore della pelle o sesso. Tutti questi aspetti non ti definiscono quando corri su sentieri. “Diventa inclusivo nel momento in cui lo includi e semplicemente diventi il trail runner che avresti voluto vedere, che forse mancava, ed ora sei tu” sostiene Timothy, mentre Francesco aggiunge “Uno dei segni che vorrei lasciare in questo sport è proprio questo: renderlo accessibile a un pubblico più ampio e promuoverne una pratica sostenibile.” Tutti possiamo diventare trail runner, non ci sono barriere d’accesso, non ci sono tempi o risultati da rispettare, bastano solo un paio di scarpe e mettersi in moto.
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“Io ho semplicemente iniziato indossando un paio di scarpe, correndo per qualsiasi sentiero montano e collinare che trovassi nelle vicinanze, senza conoscere bene le regole del gioco” dice Timothy. “Credo infatti che al netto dei chilometri, dei dislivelli e tempi, il condividere un percorso con altri runner sia quello che mi faccia sentire parte di tutto.” Per Francesco Puppi esistono diversi approcci possibili al trail running, a conferma del suo essere uno sport trasversale ed inclusivo. “C'è chi ci arriva dagli sport invernali, chi scopre la possibilità di frequentare la montagna in ogni stagione e di spostarsi in stile fast and light sulla neve come sui sentieri. Oppure c'è chi arriva al trail dopo aver corso per anni in pista e su strada. Infine ci sono quelli come me, che hanno scoperto che diverse superfici non sono necessariamente esclusive tra di loro, ma hanno fatto di questo approccio un modo di interpretare la corsa e in fondo uno stile di vita.” Un approccio al running che sempre più persone stanno scoprendo, anche a causa o grazie al difficile periodo di
restrizioni che stiamo vivendo che ci ha “costretto” a riscoprire i sentieri dietro casa dandoci modo di comprendere quanto correre in mezzo alla natura possa essere catartico e liberatorio nei confronti dello stress di tutti i giorni.
senza viverle” gli fa eco Timothy. “Così nell’ultimo anno, per molti, da una necessità di puro fitness, la corsa è divenuta un vero e proprio atto catartico, quasi liberatorio, con cui approcciarsi nuovamente allo spazio esterno, lontani da pregiudizi fisici, concettuali o di bravura.”
“Il lockdown ha limitato le mie possibilità di movimento ma grazie a questo a Milano ho scoperto un sacco di paradisi nascosti” racconta Najla Aqdeir, Nike Running Coach. “Il Parco delle Cave, il Bosco in Città, la Montagnetta di San Siro. Grazie a questi parchi mi rendo conto di quanto la natura ci renda consapevoli di apprezzare anche le piccole cose.”
Perché, come alla fine ci dice Najla “Uno dei motivi per il quale voglio fare trail è per dimostrare alle persone che tutti possono farlo, anche chi si vuole solo divertire, quello che conta è condividere un’esperienza.”
Uno dei risvolti positivi della pandemia è stato quello di farci riscoprire la necessità profonda di un contatto con la natura. “Muoversi e correre sono istinti primordiali di noi umani che dobbiamo imparare a recuperare. Il trail e la corsa rappresentano la risposta più spontanea a questi bisogni.” concorda Francesco. “Spesso si tende ad etichettare tipi di attività senza comprenderne la natura,
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Il trail running è divertente, duro, faticoso, gratificante. È libertà e democraticità. Perché quello che conta, alla fine, è l’esperienza in sé, non il traguardo. È il viaggio, non la destinazione. E se la destinazione è un picco, significa che tutti possono tentare di raggiungerlo, con le proprie modalità ed i propri tempi.
Eva Toschi BY CESARE MAESTRI
PHOTOS ANDREA SCHILIRÒ
Tutta la vita di Eva Toschi è costruita intorno a un vertice: la montagna. Ha lasciato la città per girare le Alpi in furgone, scalare, sciare, correre il più possibile. Adesso vive in una baita a Santa Caterina Valfurva e, quando non è in giro a mettersi in gioco attraverso le discipline che pratica, si siede davanti a una tastiera e scrive, soprattutto di tutte le cose che si provano lì fuori. Ciao Eva, raccontaci qualcosa di te! Sono Eva,
tano. Lo sci, l’alpinismo, l’arrampicata e la corsa in montagna in modi diversi portano a esplorare angoli remoti del proprio essere e, nel bene e nel male, ci fanno comprendere chi siamo veramente.
nata a Roma 30 anni fa ma qualche anno fa ho lasciato la città ed ho girato in furgone per le Alpi per vivere praticando le mie passioni. Adesso vivo in una baita a Santa Caterina Valfurva per gran parte dell’anno, ma quando possibile continuo a viaggiare e esplorare. A livello professionale aspiro a definirmi scrittrice, e lavoro prevalentemente nel campo outdoor.
Quale sono i tuoi trail preferiti? Da quando
mi sono trasferita in Valfurva mi piace tantissimo correre vicino casa. Basta mettere le scarpe, uscire dalla porta e si può fare qualunque cosa, correre qualunque distanza. All’inizio ho corso tanto in Val Masino, e pensavo che mi piacessero i sentieri tecnici, con tanto dislivello.
Ho iniziato a correre molte volte, per motivi diversi. La prima è stata alle scuole medie, in gare campestri. Poi per anni non ho più corso se non per l’allenamento atletico finalizzato al tennis, che praticavo a livello agonistico. Nel 2015 ho ricominciato per smaltire le tossine accumulate nelle giornate di arrampicata e per organizzare il caos nella mia testa. Infine ho ripreso a correre perché volevo fare qualcosa che mi permettesse di mettermi in gioco senza dover essere legata a nessun altro. Sono il tipo di runner a cui piace poco allenarsi ma che alla fine si mette sotto, che ama passare tante ore sui sentieri, che ama condividere i momenti con gli altri ma che quando è sola adora scavare a fondo.
Questo perché credevo di muovermi meglio su quel terreno venendo da altre discipline in cui si fa tanto dislivello. Poi mi sono aperta a quello che non mi veniva facile ed ho scoperto che mi piace molto di più correre sui sentieri “corribili”: single track veloci in posti belli. Infine adoro correre sui sentieri di casa e su quelli che mi permettono di conoscere nuovi posti e nuove persone. Quando e perché hai iniziato a correre in montagna? Ho iniziato a correre sui sentieri quando
ero in giro in furgone e avevo voglia di praticare una disciplina che mi portasse in montagna senza aver bisogno di qualcuno con cui andarci. Per me la condivisione nelle discipline che pratico è importantissima, per questo girando non avevo voglia di dover scendere a compromessi e andare in montagna con chiunque incontrassi. Ho passato un periodo in cui mi sentivo molto sola e avevo bisogno di coltivare questo rapporto con me stessa tramite una disciplina.
Ami confrontarti con diversi sport tutti a contatto con la natura, quale connessioni esistono tra di loro e cosa ami di più fare? Qualche anno
fa avrei risposto che la cosa che amo di più è scalare. Adesso va a periodi. Tutte le discipline che pratico hanno in comune il fatto di svolgersi in ambiente naturale, ma la connessione più grande che hanno tra loro è lo stato mentale in cui ti por-
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Mi sento protetta e sicura su tutti i terreni e mi dà un senso di morbidezza e fluidità nella corsa. Mi piace molto e la metterò sotto stress questa primavera/estate!
Quali sensazioni vivi quando corri immersa nella natura? Mi sento tutto e mi sento niente.
Estremamente connessa all’ambiente eppure percepisco distintamente i miei limiti umani. Mi sento presente, finita, fragile e, raramente, invincibile.
La prima cosa che farai finita la pandemia?
Quest’anno non abbiamo avuto molte possibilità di spostarci lontano da casa causa della pandemia. Cosa provi nel correre nei luoghi a te vicini che prima magari non conoscevi? Durante
Andrò a scalare e a correre lontano da casa. Abituata come sono a girovagare, la prima cosa che voglio fare è prendere il furgone e andare a incontrare amici che non ho potuto vedere nell’ultimo periodo.
il primo lockdown è stato assurdo perché avevo i sentieri dietro casa ma mi era vietato andarci. Così, paradossalmente, ho imparato a conoscere i 200 metri di strada davanti casa, su cui ho fatto lunghi e ripetute. Quando poi ci è stato concesso di muoverci nel nostro comune è stata una liberazione: ho riscoperto sentieri bellissimi che l’anno precedente davo per scontati.
Progetti futuri? Non ho un progetto in partico-
lare, anche se ne ho tantissimi in ballo in realtà. In linea generale diciamo che ho voglia di migliorarmi in primis come persona, poi in tutto quello che faccio: voglio diventare una scrittrice migliore, un’alpinista più completa, una sciatrice più aggressiva, una runner più veloce e perseverante.
Quanto è importante il feeling con la scarpa?
Moltissimo. Per correre bene bisogna sentirsi un tutt’uno con la scarpa. È talmente importante che quando si ha il giusto feeling, è come se non ci fosse.
Tutte le discipline che pratico hanno in comune il fatto di svolgersi in ambiente naturale, ma la connessione più grande che hanno tra loro è lo stato mentale in cui ti portano.
Nelle ultime uscite hai corso con la nuova Nike Wildhorse 7, feedback? La Wildhorse 7 è
un’ottima compagna delle mie corse quotidiane.
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Cesare Maestri BY E VA TO S C H I
PHOTOS ANDREA SCHILIRÒ
Un ingegnere immerso nelle Dolomiti di Brenta con una grande dedizione verso la corsa in montagna. Un grande impegno come ingegnere e come persona nei confronti dell’ambiente e la voglia di trasmettere ciò che lo appassiona. Atleta della Nazionale Italiana di Mountain Running supportato da Nike, Cesare Maestri ci racconta dei suoi sentieri ed i suoi pensieri. Ciao Cesare, raccontaci qualcosa di te! Sono Ce-
Quando e perché hai iniziato a correre in montagna? Quando ho cominciato a correre ho
sare, vivo in Trentino in un piccolo paesino che si chiama Borgo Lares e che si trova a fondo valle, immerso tra le montagne. Mi divido tra qui e Trento, dove lavoro come ingegnere energetico nel campo delle energie rinnovabili.
subito iniziato a farlo in montagna: è stato un processo naturale visto il posto in cui vivo. Ero abituato a fare escursioni in montagna e una volta che ho iniziato a correre le escursioni si sono trasformate naturalmente in uscite di corsa. Così mi sono appassionato al trail running che per me è la simbiosi perfetta tra due cose che amo, la corsa e la montagna.
Ho iniziato a correre relativamente tardi, tra i 17 e i 18 anni, perché prima facevo altri sport: sci di fondo, bici, qualche corsa ogni tanto, qualche uscita di sci alpinismo. A 17 anni ho iniziato a correre grazie al mio primo allenatore, Marco Borsari, che aveva notato che alle garette delle scuola correvo forte anche se non facevo atletica, e mi ha spinto a iniziare a correre seriamente. Da lì è stato subito amore e non ho più smesso.
Quale sensazioni vivi quando corri immerso nella natura? La sensazione principale che pro-
vo è libertà, perché sono solo io all’interno di un ambiente incontaminato e bellissimo. Mi sento libero di scegliere il percorso, la velocità, libero di guardarmi attorno, di faticare quanto preferisco. Un’altra sensazione che provo è quella di leggerezza perché mi sento libero da tutti i pesi superflui, a volte anche dai pensieri superflui. La corsa in natura mi porta sollievo, posso staccare da tutto e rielaborare i pensieri che ho avuto nelle giornate precedenti, mi aiuta a riflettere e a capire il mio ruolo nel mondo.
Credo che adesso potrei considerarmi un atleta di buon livello che ha voglia di continuare a migliorarsi e ad esprimersi al massimo nelle gare, negli allenamenti, nella vita. Quale sono i tuoi trail preferiti? Sicuramen-
te quelli sulle montagne vicino casa, nel Parco dell’Adamello-Brenta, perché quando corro lì mi sento veramente libero, leggero e in pace con me stesso. In questi posti non mi accorgo nemmeno del tempo che passa. In particolare mi piace variare i miei allenamenti visto che ho una vasta scelta di sentieri e di cime. Mi piace immergermi nelle Dolomiti di Brenta, passare da i rifugi alpini oppure correre nelle zone più selvagge dell’Adamello, su sentieri meno conosciuti.
Quanto è importante il feeling con la scarpa? È
sicuramente importante visto che nella corsa non si utilizzano molti strumenti, quello principale che si ha deve restituirti buone sensazioni. La scarpa deve essere comoda, deve proteggerti nei tratti più difficili e deve avere la giusta reattività quando bisogna spingere.
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Quest’anno non abbiamo avuto molte possibilità di spostarci lontano da casa a causa della pandemia. Cosa provi nel correre nei luoghi a te vicini che prima magari non conoscevi? É sta-
to un anno particolare, difficile sotto tanti aspetti, soprattutto all’inizio perché non potevo fare ciò a cui ero abituato. Ho iniziato a riscoprire alcuni luoghi che avevo vicino casa e che non avevo mai esplorato bene, ho inventato circuiti ed ho scoperto tutti i sentieri esistenti nel raggio di casa. Per quanto mi trovassi in luoghi conosciuti, mi sono sentito un esploratore. La cosa più positiva che ho imparato è che senza prendere la macchina ed inquinare si può uscire a correre e trovare tutto quello di cui si ha bisogno. Ti abbiamo visto correre con le nuove Nike Air Zoom Terra Kiger 7, il tuo feedback? La
Terra Kiger 7 è la scarpa che mi accompagnerà quest’anno nelle gare e negli allenamenti più intensi. Mi trovo bene perché racchiude le caratteristiche che cerco quando corro in montagna: una buona ammortizzazione, un differenziale che permette di correre al meglio, un grip multidirezionale che consente una buona tenuta sia in salita che in discesa, una grande reattività grazie al cuscinetto Air Zoom che permette di spingere al massimo e restituisce sempre la giusta energia nei tratti in cui bisogna correre forte. É la mia scarpa preferita in questo momento.
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La prima cosa che farai finita la pandemia? Non
credo ci sarà una cosa in particolare che farò ma penso sarà piuttosto graduale. Dal punto di vista sportivo mi mancano molte cose: allenarmi in gruppo e condividere quei momenti con gli amici, mi manca la possibilità di vedere il pubblico alle gare perché mi dà tanta motivazione, mi manca fermarmi a fare festa dopo la gara. Quando finirà la pandemia spero di poter ricominciare a fare queste cose che mi sono mancate nell’ultimo periodo. Progetti futuri? Un obiettivo, o sogno, è quello
di vincere un Campionato Europeo o Mondiale. Non sarà facile e magari nemmeno possibile ma punto in alto e cercherò di lavorare al meglio. Poi mi piacerebbe far conoscere questo sport e lo stile di vita che ne deriva a chi non lo conosce perché credo sia accessibile a molti. Mi piacerebbe anche ripetere qualcosa come quello che ho realizzato insieme a Francesco Puppi con Nike in Cima Tosa per trasmettere un messaggio che vada oltre alla performance e slegato dal contesto gare. Il mio obiettivo come persona in generale è di impegnarmi al meglio nel mio lavoro per rendere l’ambiente in cui viviamo migliore, avere uno stile di vita con pochi consumi e utilizzare al meglio le risorse rinnovabili. Questo è più importante di tutto il resto.
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Millet 100 years BY M A R TA M A N ZO N I
Una storia di famiglia e di montagne La storia di Millet è innanzitutto una storia di famiglia. Nel 1921 Marc e Hermance Millet iniziano a produrre borse e piccole tracolle per i clienti della loro drogheria a Saint-Fons, nei pressi di Lione. Il racconto parte da qui, ma presto si sposta ai piedi delle montagne, ad Annecy, dove i Millet si trasferiscono a causa della salute precaria di Marc. Dopo la sua morte l’attività prosegue nelle mani della moglie: la famiglia non ha altri mezzi di sostentamento e Hermance si rimbocca le maniche per portare avanti il lavoro e dare un futuro ai figli. Sono infatti loro, René e Raymond, che nel 1945 prendono in mano le redini di Millet e volgono lo sguardo verso le vette, cominciando a progettare zaini per l’alta montagna: li accompagna in questa impresa Louis Lachenal, un giovane ma promettente alpinista. Sarà lui che, nel 1950, insieme a Maurice Herzog, scalerà per primo l’Annapurna, il primo ottomila mai salito dall’umanità, sulle sue spalle, fedele compagno di avventura, lo zaino progettato insieme ai fratelli Millet. Il successo dell’impresa offre grande visibilità all’azienda, e pone le basi della visione lungimirante di Millet: investire maggiormente nell’innovazione tecnica e coinvolgere altri alpinisti per la progettazione di ma-
teriali adeguati a nuove spedizioni. Si consolida quindi un metodo di lavoro fatto di grandi obiettivi e di collaborazioni con uomini straordinari. Così, ad affiancare i fratelli Millet, arrivano anche René Desmaison, che nel 1956 inventa la prima imbragatura, e Walter Bonatti. Nonostante l’ascesa internazionale del marchio, Millet resta una storia di famiglia, a metà strada tra l’artigianato e l’industria. Come ricorda Françoise Millet, figlia di René, parlando della sua infanzia: “Con mio fratello lavoravamo alla finitura durante le vacanze, facevamo dei buchi durante tutta la giornata”. Poi, nel 1962, un incidente provoca il crollo del tetto dell’azienda: di fermarsi non se ne parla, la famiglia Millet non riesce a stare con le mani in mano, e così le macchine da cucire vengono portate nell’appartamento delle famiglie, in modo da poter continuare a lavorare. Negli anni ’60 il mercato si apre agli appassionati che si rivolgono ai prodotti Millet per il tempo libero. Marcel Brion, che dagli anni ’50 lavora nell’azienda, ricorda: “Producevamo durante tutto il corso dell’anno. Il maggior cliente era il Vieux Campeur. A volte, chiamavano per chiederci duecento zaini da consegnare entro due giorni!”. Questi
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sono anche gli anni di un’importante novità costruttiva: la tela pesante che costituiva inizialmente gli zaini, viene sostituita da un nuovo materiale, il nylon. La rivoluzione inizia dalle bretelle, imbottite di schiuma, senza cuciture e anch’esse di nylon. Emblema di questa innovazione è lo zaino Sherpa 50 del 1964, con le tasche rimovibili e di colore giallo. Le novità continuano, e dal 1977 Millet decide di diversificare l’offerta e si cimenta nel settore dell’abbigliamento, creando il primo parka che utilizza la membrana Gore-Tex e altri capi iconici, come il gilet Colorado, in cotone imbottito di piuma d’oca, o i modelli Blizzard e Glacier, completo giacca e salopette. L’anno successivo, Reinhold Messner si unisce al team dell’azienda francese e mette a segno la prima ascensione della storia all’Everest senza ossigeno, vestendo Millet. Un nuovo eccezionale successo per il marchio, che non ha mai smesso di accompagnare imprese di giganti come Reinhold Messner, sulle cui spalle si vedrà anche l’iconico zaino giallo con la bandierina tricolore triangolare. “Forse è proprio questo il motore dell’alpinismo: come pesci nell’acqua, uccelli in aria, camosci sulle rocce, solo la sim biosi con l’ambiente fa di un uomo un buon
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alpinista” affermerà Messner. Millet sarà fondamentale proprio per questo obiettivo, aiutando l’alpinista a muoversi nel suo habitat, con libertà, consapevolezza dei propri mezzi e fiducia nelle proprie possibilità. Anche gli anni ’80 si caratterizzano per la continua crescita e ricerca, con il lancio di una linea di abbigliamento per l’arrampicata. In questo periodo l’azienda raggiunge un altro importante risultato, con la conquista, da parte di Christophe Profit e Eric Escoffier, entrambi equipaggiati Millet, delle pareti Nord di quelle che diventeranno grandi classiche delle Alpi: Eiger, Cervino e Grandes Jorasses. A sessant’anni, René vende la società per dedicarsi al trekking e alla montagna, seguito un anno dopo dal fratello. René resta però affezionato all’azienda di famiglia e appassionato dei prodotti per l’alpinismo, come ricorda Françoise: “s’interessava ai nuovi modelli che gli portavo, toccava i prodotti e li commentava mostrando estrema attenzione e cura per i dettagli, tirando sulle cuciture per vedere se tenevano bene. Non aveva perso affatto i gesti rituali, l’amore smisurato per il prodotto”. Negli anni duemila, l’attenzione per la qualità porta l’azienda a ottenere alcuni premi importanti, che testimoniano l’impegno per l’innovazione dei materiali. Di pari passo continua anche la collaborazione con grandi alpinisti che si uniscono al team Millet, come Marco Siffredi, che nel 2001 completa per primo la discesa dell’Everest con lo snowboard, e Yannick Graziani, che nel 2013 scala la parete sud dell’Annapurna in stile alpino. Anche prestigiose guide alpine scelgono l’affidabilità del marchio, in particolare, nel 2009, le Guide di Chamonix, il gruppo di guide più antico al mondo, le Guide di Hakuba, in Giappone, quelle di Grindelwald, in Svizzera, e la Società delle Guide Alpine del Cervino, in Italia.
In questo periodo la tecnologia avanza, ma lo spirito di Millet non cambia. Su queste basi si sviluppa Rise Up, la filosofia che sta alla base del progetto Millet dei nostri giorni: l’obiettivo è mostrare l’essenza del marchio, la sua ragion d’essere, i suoi valori, e le competenze tecniche, sempre al servizio dell’alpinismo e di una produzione a tutto tondo per l’outdoor, in ogni sua declinazione. Rise Up vuole essere un messaggio universale, per incoraggiare ognuno di noi a superare i propri limiti: un invito a puntare in alto e a non arrendersi mai. Una visione globale, che mette al centro la sostenibilità ambientale, la solidarietà e la ricerca di uno spazio più ampio per le donne. Rise Up è il punto di arrivo di una storia secolare, il Campo Base per nuove avventure, per scalate sempre più ambiziose, con la consapevolezza dell’esperienza che ha portato Millet fino a oggi. “Cento anni di vita sono molto importanti per un’azienda, non ci sono molti marchi che rimangono sul mercato così a lungo. Questo traguardo rappresenta molto anche per la famiglia. Sono stati i miei bisnonni a dare origine a questa storia meravigliosa, nel 1921” conclude Romain Millet, Direttore Generale Millet Mountain Group, al timone della secolare azienda.
Rise Up vuole essere un messaggio universale, per incoraggiare ognuno di noi a superare i propri limiti: un invito a puntare in alto e a non arrendersi mai. Una visione globale, che mette al centro la sostenibilità ambientale, la solidarietà e la ricerca di uno spazio più ampio per le donne.
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Rising Change Per Millet Mountain Group, l'amore per la montagna significa impegnarsi per la sua salvaguardia, da sempre: proteggere la natura fa parte del suo DNA. Una storia cominciata nel 1992, con la prima partnership fra Lafuma e l’associazione France Nature Environnement. È del 1993 il primo zaino Lafuma realizzato in cotone riciclato e del 2004 il lancio delle prime calzature da hiking eco-progettate. Millet Mountain Group sostiene anche il progetto “Montagna Responsabile” a Chamonix, in collaborazione con il Club Alpino Francese. Un evento nato per ripulire i ghiacciai dai rifiuti, in particolare, per ora, quello della Mer de Glace. Altre attività già avviate con successo sono le spedizioni di pulizia dei campi base degli ottomila himalayani, e la raccolta e il riciclaggio delle corde d’arrampicata: 780.000 metri sono già stati destinati a un nuovo utilizzo. L’upcycling, consiste proprio nell’utilizzo di materiali di scarto, destinati ad essere gettati, per creare nuovi oggetti. Altre novità arrivano nel 2019, con le bottiglie di plastica riciclate (Re-preve) e le piume riciclate (Re-down) per la produzione dei piumini Millet e Lafuma.
no tre anni, in modo da inquinare e consumare meno. Realizzare prodotti, come accadeva una volta, di qualità e che durino nel tempo: è questa la filosofia di Millet Mountain Group, che offre anche l’opportunità di usufruire di un servizio per le riparazioni dei suoi prodotti. Millet Mountain Group è anche impegnata nel sociale e offre alcuni prodotti in beneficenza, sostenendo il progetto dell’Associazione 82-4.000 Solidaires, che porta in montagna persone che altrimenti non avrebbero questa possibilità. Dal 2014, è stato adottato uno standard interno di ecodesign, denominato Low Impact, una certificazione che valorizza i prodotti che rispettano maggiormente l’ambiente, rilasciata sulla base di diversi criteri: l’utilizzo di materiali a basso impatto ambientale, materiali certificati, capi durevoli e di alta qualità, assenza di sostanze chimiche nocive, e collezioni senza PFC. Quest’anno, in occasione del centenario del marchio Millet, l’impegno per la sostenibilità si è rafforzato
Millet Mountain Group crede che l’industria tessile e outdoor debba mettersi costantemente in discussione, per far fronte all’urgenza climatica, rispettando le esigenze delle future generazioni e delle risorse disponibili. Il passo successivo riguarda un cambiamento della produzione inerente la plastica e l’acqua. Un altro obiettivo è creare collezioni che possano rimanere sul mercato per alme-
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attraverso la strategia Rising Change, che stabilisce nuovi e ambiziosi obiettivi, come raggiungere la Carbon Neutrality entro il 2025. Entro lo stesso anno l’azienda ha l’obiettivo di ottenere la certificazione BCorporation, e i materiali utilizzati per i prodotti dovranno essere realizzati all’ottanta per cento con materiali certificati Bluesign, o Oeko-Tex con trattamento PFC free, oppure, al quaranta per cento, con materiali eco-friendly. Entro il 2030 saranno eliminate tutte le sostanze chimiche come i PFC. La montagna, per Millet Mountain Group, è una cima da scalare insieme, con un’unica visione, in una cordata interdipendente tra persone e azienda.
Quest’anno in occasione del centenario del marchio, Millet stabilisce nuovi e ambiziosi obiettivi, come raggiungere la Carbon Neutrality entro il 2025.
Walter Bonatti, evoluzione e rivoluzione Grazie alle sue intuizioni, semplici e geniali, Walter Bonatti ha contribuito a scrivere la storia di Millet. Una relazione che ha reso possibile la creazione di prodotti iconici, che hanno attraversato le epoche, senza mai passare di moda, conquistando generazioni intere di scalatori, che ancora oggi non rinuncerebbero mai alla qualità e alla funzionalità di zaini che sono diventati leggende. Walter Bonatti è stato un uomo libero, che ha attraversato la vita “leggero, con una sicurezza positiva, mai spocchiosa”. Abituato sin da piccolo alla solitudine, intorno ai diciott’anni volge il suo sguardo in alto, iniziando ad arrampicare vicino a casa, dalle Orobie alle Grigne. Passa presto a scalate ben più impegnative, inanellando successi,
tra cui la via Cassin alle Grandes Jorasses e la parete Ovest dell’Aiguille Noire de Peuterey. Nel 1951 apre la prima via che porta il suo nome, sulla parete est del Grand Capucin. A ventiquattro anni, partecipa alla spedizione italiana che conquista, per la prima volta nella storia, la vetta del K2. Nell’agosto del 1955 scala in solitaria la parete sud-ovest del Petit-Dru, nel massiccio del Bianco, e in quello stesso anno entra a far parte delle Guide Alpine di Courmayeur. Allo stesso tempo realizza importanti imprese internazionali, come l’ascesa del Gasherbrum IV. Nel 1959 Bonatti diventa consulente tecnico di Millet: in un’epoca in cui il materiale alpinistico pesava molto, era fondamentale avere metodi di trasporto più pratici e comodi, per poter ottenere migliori prestazioni. L’alpinista partecipa con entusiasmo allo sviluppo dei più moderni zaini da montagna del marchio, una collaborazione che si basa su un rapporto di fiducia e stima reciproca, e contribuirà a innovazioni eccezionali nei prodotti Millet. A 35 anni, nel 1965, l’alpinista chiude con successo una spettacolare carriera scalando in solitaria la parete nord del Cervino. È l’inizio di una nuova vita, sempre all’insegna della libertà.
Le grandi montagne hanno il valore degli uomini che le salgono, altrimenti non sarebbero altro che un cumulo di sassi.
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Una passione oltre ogni confine Nel 1987, le Grandes Jorasses, l’Eiger e il Cervino, sono teatro di una grande impresa, il più grande exploit nella storia dell’alpinismo della fine del ventesimo secolo: il concatenamento in solitaria della mitica trilogia delle pareti nord delle Alpi, realizzata da Christophe Profit, equipaggiato Millet. Oggi l’azienda ripropone idealmente questa trilogia, grazie al sostegno a tre importanti società di Guide Alpine di queste montagne: le Guide del Cervino, di Grindelwald e di Chamonix.
sul campo le ultime innovazioni. Così Millet rafforza il trait d’union storico con la mitica trilogia delle Alpi e continua a scrivere la storia dell’alpinismo equipaggiando le tre Compagnie di Guide: una naturale conseguenza di valori condivisi, che rafforza la vocazione del marchio, il suo posizionamento tecnico e la sua credibilità nel mondo della montagna.
Le Guide del Cervino nascono nel 1865, l’anno in cui la vetta dell’iconica montagna viene raggiunta da una cordata svizzera, seguita, un paio di giorni dopo, da una italiana. Millet equipaggia le Guide del Cervino fornendo l’abbigliamento ufficiale per le spedizioni in montagna, sia in estate che nella stagione invernale. “Sono orgoglioso che la Società delle Guide del Cervino, una della compagnie più rinomate a livello internazionale, abbia accettato la nostra proposta di essere equipaggiata con i nostri prodotti anche per i prossimi tre anni, celebrando con noi 100 anni di storia dell’alpinismo e di Millet” ha detto Romain Millet, Direttore Generale di Millet Mountain Group. Le Guide Alpine di Grindelwald, equipaggiate Millet fin dal 2015, nascono nel 1889 e realizzano ascensioni straordinarie. Ma è la Compagnia delle Guide Alpine di Chamonix la più importante e numerosa del mondo: nata nel 1821, conta su più di 270 iscritti. Millet ha un rapporto speciale con le Guide di Chamonix: fornisce loro l’equipaggiamento quotidiano e, soprattutto, sviluppa i nuovi prodotti da un punto di vista tecnologico, utilizzando il Monte Bianco come una sorta di laboratorio nel quale testare
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Millet rafforza il trait d’union storico con la mitica trilogia delle Alpi e continua a scrivere la storia dell’alpinismo equipaggiando le tre Compagnie di Guide.
Marco Camandona Marco Camandona è capace di trasmettere la passione per la montagna in un istante. Guida Alpina e maestro di sci, allenatore federale di sci alpinismo, è Direttore Tecnico della gara di sci alpinismo “Millet Tour du Rutor Extrême”, sponsorizzata dal marchio francese. Atleta di sci alpinismo e di ultra trail, è anche giudice della Federazione Internazionale di Sci Alpinismo e membro del Soccorso Alpino della Valle d’Aosta. Ha scalato le pareti più impegnative delle Alpi e aperto nuove vie in Himalaya,
salendo sulle cinque montagne più alte di ogni continente e mettendo piede su ben nove ottomila, sempre senza ossigeno. Dal 2015 si dedica a un progetto umanitario per i bambini in Nepal, con la Onlus Sanonani. Marco Camandona dice di essere orgoglioso di far parte del team Millet perché ne condivide i valori di professionalità, versatilità e qualità. Per lui Rise Up è l'immagine di un momento: quando arrivi in vetta e alzi le mani come se potessi abbracciare il cielo.
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Marco Camandona dice di essere orgoglioso di far parte del team Millet perché ne condivide i valori di professionalità, versatilità e qualità.
Nils Favre Nils Favre è una forza della natura. Dotato di un talento poliedrico e straordinario, lo scalatore alza ogni volta l’asticella. Capace di unire magnetismo e curiosità per nuove sfide, ha sempre vissuto al massimo. Nils Favre ama l’arrampicata in ogni sua
forma, in particolare quelle più dure. Trad, circuito di Coppa del Mondo, blocchi, vie lunghe, ma soprattutto indimenticabili spedizioni dall’altra parte del mondo. Nella vita di tutti i giorni l’alpinista svizzero passa il tempo libero con gli amici e soprattutto giocando a golf! Dice di sentirsi parte della famiglia Millet, da oltre otto anni, perché l’azienda ha sempre creduto in lui, accompagnandolo nel suo percorso di crescita come scalatore. Per lui il significato di Rise Up è arrivare in cima, ma soprattutto essere in grado di rialzarsi dopo ogni fallimento.
Per Nils il significato di Rise Up è arrivare in cima, ma soprattutto essere in grado di rialzarsi dopo ogni fallimento.
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Sophie Lavaud Tra le spedizioni che saranno in Himalaya questa primavera, ce ne saranno due tutte al femminile. Una è quella al Dhaulagiri, in Nepal, ed è guidata da Sophie Lavaud, che ha nelle gambe ben undici ascensioni agli ottomila. Nel palmares dell’alpinista ci sono già la firma della salita del Kyungya Ri II e quella dell’Ama Dablam. Dopo una carriera a Ginevra nel campo dell'ospitalità, del lusso e dei cosmetici, Sophie oggi dirige una società di organizzazione di eventi, è impegnata nel sociale, attiva in progetti umanitari con la Fondazione
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Terre des Hommes, e soprattutto alla rincorsa di un traguardo ambizioso: scalare tutti i quattordici ottomila della Terra. Dice di sentirsi parte della famiglia Millet perché, durante le spedizioni internazionali, alle persone brillano gli occhi quando nomina il brand. Rise up per lei significa trovare l’energia necessaria per scalare il proprio Everest personale, ogni giorno.
Sophie è alla rincorsa di un traguardo ambizioso: scalare tutti i quattordici ottomila della Terra.
Naile Meignan Naile Meignan cresce a pane e magnesite. Talento di natura, la scalatrice francese unisce abilità tecnica a forza mentale, doti che la guidano in ogni sua nuova sfida. Giovanissima, trova presto la sua passione e ragione di vita, e la coltiva con costanza e determinazione. Ama arrampicare perché la fa sentire libera: falesia, boulder, trad, competizioni indoor. Appassionata di slackline, dice di sentirsi parte della famiglia Millet perché è formata da veri appassionati di montagna, con tante incredibili esperienze e valori comuni da condividere.
Nahia Quincoces Top runner del palcoscenico internazionale, per lei sci alpinismo significa correre su creste a fil di cielo senza mai risparmiarsi la fatica, e scendere in picchiata su tracciati tecnici. Nahia Quincoces ha scritto la storia di questo
sport, dalla Coppa del Mondo ISMF fino alle sfide estreme della Grande Course. Perseverante e tenace, riesce a realizzare i suoi sogni grazie a forza di volontà e un profondo impegno. Quando non lavora come pompiere, viaggia in giro per il mondo con la sua bici, gli sci o il furgone. Dice di sentirsi parte della famiglia Millet perché è un marchio completo, con prodotti per tutte le attività di montagna. Per lei Rise Up significa migliorarsi costantemente per raggiungere i propri obiettivi, continuando a lavorare sodo, e guardando sempre più lontano. Il suo prossimo progetto è il Lenin Peak, in Kirghizistan.
Dice di sentirsi parte della famiglia Millet perché è un marchio completo, con prodotti per tutte le attività di montagna.
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Francesco Ratti Un passaggio di testimone memorabile: in occasione dei 100 anni di Millet, Francesco Ratti ha omaggiato Walter Bonatti ripetendo la nord del Cervino, percorrendo, anche se non in solitaria, come aveva fatto invece Bonatti, la storica via aperta dal celebre alpinista, e che porta il suo nome. Un’ascesa eccezionale per Francesco Ratti, alpinista che dice di amare, prima di tutto, uscire dalla sua zona di comfort: non importa se questo significhi lanciarsi con il paracadute, scalare una parete di roccia o imparare una nuova lingua. Guida Alpina, Ratti fa parte della storica Società delle Guide Alpine del Cervino. Per lui l’alpinismo è una sorta di dipendenza: appassionato e tenace, trova la sua
soddisfazione nelle cose semplici, ma allo stesso tempo ha sempre bisogno di alzare l’asticella verso nuove esperienze. Si sente parte della famiglia Millet perché è un’azienda che crede davvero nella professione di Guida Alpina e nelle Guide Alpine del Cervino, supportandole concretamente. Rise Up per lui significa migliorare costantemente sé stessi in modo da raggiungere i propri obbiettivi, senza arrendersi mai.
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Rise Up per lui significa migliorare costantemente sé stessi in modo da raggiungere i propri obbiettivi, senza arrendersi mai.
Symon Welfringer Poi, all’improvviso, il Piolet d’or. Il nome Symon Welfringer è stato scritto quest’anno nella big list dei pretendenti al più prestigioso riconoscimento internazionale dell’alpinismo, dopo l’apertura di una nuova via sul Tengi Ragi Tau, in Nepal, insieme a Silvan Schüpbach. Dry-tooling, spedizioni internazionali, blocchi, competizioni indoor, trail running. Eclettico e determinato, se Symon Welfringer fa una cosa, la fa ad arte. Venticinque anni, il giovane francese è uno con le idee chiare. Dopo aver terminato gli studi in Scienze della Terra presso la Scuola di Ingegneria di Meteorologia,
si dedica a tempo pieno alla montagna, dall'arrampicata su ghiaccio alle vie lunghe, ma le avventure in luoghi incontaminati ai confini del mondo sono ciò che preferisce. Dice di sentirsi parte della famiglia Millet perché ne condivide passioni e valori:
“Viviamo su un pianeta che offre una straordinaria diversità di paesaggi. Non goderne è un crimine”
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#MilletRiseUp Rise Up significa incoraggiare ognuno a superare se stesso, senza arrendersi mai. Nel DNA Millet c’è da sempre l’impegno per accompagnare tutti gli appassionati del mondo verticale: le elite ai vertici della loro attività, le guide e i professionisti della montagna, gli amatori e le nuove promesse, come Sébastien e Fabien Guichardaz. Valdostani, classe ’99, cresciuti a Cogne, i gemelli iniziano con ai piedi gli sci da fondo ma, a quindici anni, grazie all’incontro con Marco Camandona, si avvicinano allo sci alpinismo. La prima gara di Sébastien è nel 2014, e non è una competizione qualsiasi: la mitica e tostissima Pierra Menta. Il sogno, per Sébastien, è che la disciplina diventi olimpica, e correre ai Giochi di Milano-Cortina 2026. Al fianco dei gemelli Guichardaz, per accompagnarli nella loro carriera, c’è sempre stata Millet, che crede profondamente nel valore della formazione e nei giovani. “Marco Camandona e il team Millet sono la nostra seconda fami-
glia, si impegnano molto per far crescere i giovani atleti” raccontano i Guichardaz. Millet sostiene con entusiasmo i ragazzi, dando loro un appoggio che va oltre l’interesse per la semplice performance agonistica. Usando le parole di Sébastien:
“Millet non rappresenta solo un marchio prestigioso per l’alpinismo ma incarna il senso di libertà che cerco ogni volta che sono in montagna”.
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All in BY F R A N C E S C O “ PAC O ” G E N T I LU C C I P H OTO S PAO LO SA R TO R I
Ogni volta che si senti parlare di Varese hai l’impressione che stia diventando una delle zone italiane più calde per quanto riguarda la corsa. Se fino a qualche tempo fa si nominavano le solite Courmayeur o Cortina per via delle gare, adesso che il Coronavirus ha raso al suolo le competizioni e sono rimaste solamente delle piccole realtà formate dalle persone, Varese è per molti corridori uno di quei posti magicamente comparsi sulla cartina italiana. C’è fermento, ci sono personaggi e ci sono sentieri. Ma cosa succede sul serio a Varese? Lo abbiamo chiesto direttamente a Manuel Crapelli, che potremo definire “il frontman”, nonché il local di riferimento di questa cricca di corridori.
Si tratta di una zona prealpina, siamo a circa 400m slm e a soli 2km dal centro iniziano i sentieri del parco Campo dei Fiori che portano a vette di circa 1200m, con una buona varietà di percorsi, non particolarmente difficoltosi e generalmente ben tenuti grazie ai volontari di Anima Trail e da qualche iniziativa individuale. C’è anche una ciclabile che costeggia il lago di Varese, circa 27km sempre popolatissimi. Insomma ce n’è per tutti i gusti e per chi inizia a correre da queste parti ad un certo punto è inevitabile salire al Sacro Monte passando per i circa 2,5km in ciottolato della via Sacra completamente in salita. Quando succede a qualcuno scatta quella curiosità che lo porta ad andare oltre il piazzale in vetta e proseguire sui sentieri.
Manuel, raccontaci un po’ meglio cosa sta succedendo a Varese e dintorni e perché questa città sta diventando sempre più uno dei punti di riferimento del running in Italia? È vero, credo anch’io che nella zona di Varese e dintorni in questi ultimi anni ci sia grande fermento sia per la corsa in generale ma soprattutto per il trail running. Ti dico la mia provando a fare una piccola analisi storica ed empirica. Da sempre questa è una terra di sport: ciclismo, canottaggio e basket ancora prima del calcio. Oggi anche la corsa è protagonista, credo per un insieme di aspetti logistici, geologici, infrastrutturali e soprattutto perché è una cosa semplice. Varese si raggiunge rapidamente e questo porta tante persone dalla provincia, ma anche da Milano, a spostarsi qui per vivere una parvenza di montagna e fare trekking, e di questi poi alcuni finiscono anche per iniziare a correre. Ultimamente questa moda è esplosa.
Tu come hai iniziato a correre? Io nasco ciclista e la corsa per anni è stata solo un elemento delle preparazioni invernali. Ho gareggiato in bicicletta su strada dalla categoria Giovanissimi e ho smesso poco prima del passaggio ad U23. Anni bellissimi, sempre in giro tra gare e camp di allenamento. Dopo il ciclismo e prima di scoprire il trail running, ho fatto il pugile,
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combattendo oltre 50 match. Della boxe ti parlerei per ore, è uno sport meraviglioso, completo e complicato. Penso sia difficilissimo spiegarlo, certamente non è solo fare a cazzotti come tanti pensano. Non si basa nemmeno sulla sola forza, il fiato è importantissimo e la corsa è parte integrante del programma dell’allenamento di un pugile. Correvo quindi un paio di giorni a settimana, poi una volta appesi i guantoni al chiodo, ho semplicemente pensato di fare un po’ di più lanciandomi in qualche garetta da 5/10km su percorsi misti. Era il 2017 e in poco tempo è scattata la molla per avvicinarmi alla corsa in montagna, insieme al mio grande amico Lorenzo Barack.
realizzando quello che maniacalmente hai provato per settimane in palestra. Mentalmente è una disciplina diversa dall’ultra running. Ma a fronte di queste e altre differenze, boxe e ultra running sono accumunate dalla necessità di saper soffrire e stringere i denti, sono sport che regalano grandi emozioni, qualcuno li definisce estremi, io credo che siano entrambi ottimali per chi ha dentro un vulcano di energie da incanalare. Sono attività per solitari, nel senso che sul ring come sui sentieri alla fine si è soli, quando arriva la crisi bisogna saper scavare dentro di sé per trovare le energie, le motivazioni, a volte l’orgoglio o semplicemente la voglia per non mollare. Penso anche che siano accumunate in un aspetto, secondo me, negativo. Ovvero questa retorica del sacrificio, del riscatto e della redenzione di cui continuamente si sente parlare quando c’è qualche intervista o articolo su questi sport. Non penso ci sia nulla di eroico nel salire su un ring o correre una 100 miglia. Nessuno ti obbliga, quando non sei un professionista e c’è dedizione e passione per uno sport, il vero sacrificio è non poterlo praticare per altri impegni, non al contrario il fatto di praticarlo.
Con lui ho fatto la prima gara in linea di corsa in montagna in Svizzera: la Kreuzegg Classic, circa 1km in salita. Ma il vero battesimo del fuoco è stato qualche settimana dopo con la Grand Bucc Sky Race, 30km e circa 2000m di dislivello. Era una domenica di giugno ed ero tornato il giorno prima da una settimana al mare. Avevo sempre corso ma non ero preparato per quella distanza e quel dislivello, mi sono comunque fatto convincere in trenta secondi dall’amico e corridore di alto livello Stefano Rino Rinaldi che semplicemente mi ha detto che con la 30km avremmo raggiunto una vetta bellissima, che non era invece toccata dalla gara corta. È stata durissima perché non mi son risparmiato e sono arrivato al traguardo con dei crampi mai provati. Quello forse è stato il primo tassello che mi ha portato, nel giro di poco, a innamorarmi delle lunghe distanze.
Che rapporto hai con la tua città essendoci nato? Varese è la mia città, ma non ho sempre avuto un rapporto idilliaco con questo posto. Per esprimere il concetto cito una vecchia canzone dei Mercanti di Liquore che dice: “Lombardia, com'è facile volerti male. Di sorrisi non ne fai e ti piace maltrattare…”. Per un periodo della mia vita vedevo così Varese, mi stava stretta, non mi piaceva la mentalità dominante un po’ chiusa e conservatrice. Finito il liceo ho avuto la possibilità di andare a fare l’Università a Bologna, poi la specialistica a Venezia e poi due anni in Francia tra Montpellier e Parigi per un master e il mio primo lavoro. Chiaramente non ho mai reciso
Parlaci meglio del connubio piuttosto singolare tra ultra running e boxe. Effettivamente non è così evidente. La boxe è adrenalina pura, in particolare il momento in cui sali la scaletta e scavalchi le corde per salire sul ring. Poi quando suona il gong devi pensare e agire velocemente,
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È vero che all’interno del vostro gruppo c’è gente che viene dal mondo del punk? Come si è integrato e ha trovato il suo spazio uno come Oscar in questo gruppo? Verissimo, il punk hardcore è una delle tante anime che caratterizza la nostra banda. Come attitudine, ma anche come background musicale e culturale: Oscareddu ad esempio. Anche lui viene dalla boxe e da un paio di anni ha iniziato a correre. Ricordo che mi ha scritto chiedendomi consigli su che gare da fare, io gli ho dato qualche alternativa e lui praticamente le ha fatte tutte. Pensa che l’anno scorso se non ci fosse stato il blocco causa Covid avrebbe gareggiato ogni settimana, si era già iscritto a non so quante gare senza timore per le distanze o il dislivello, ma con invece voglia irrefrenabile di passare delle belle giornate di fatica sui sentieri con anche un po’ di hardcore nelle cuffie!
le mie radici con Varese, qui ho sempre avuto la famiglia e gli amici più cari, ma stare lontano per tanti anni me l’ha fatta riapprezzare quando sono tornato e l’ho letteralmente riscoperta. Cos’è il Ciuk Running Team? Siamo l’avanguardia di un modo di vivere la corsa alternativo, informale ed essenziale: senza tessere e affiliazioni. Siamo una banda di amici e amiche, di persone che si rispettano e che rispettano l’ambiente in cui corrono, con una spiccata devozione alla montagna, alla corsa e in particolare alle lunghe distanze. Anche se non c’è nulla di strutturato, siamo un team nel senso di aver formalizzato con un nome e qualche maglietta un qualcosa che appaghi il nostro bisogno di appartenenza. Chi sono i membri più illustri del Team? Lorenzo “Barack” Clerici e Marco “El Tractor” Frattini sono quelli con cui condivo più km e giorni di gara. Barack è l’amico di una vita, dai tempi del liceo. Anche a correre abbiamo iniziato insieme, prima completamente a caso e poi provando ad allenarci con un po’ di cognizione per riuscire ad allungare sempre più le distanze. Da diversi anni si è trasferito in Svizzera, riusciamo però a vederci spesso qui a Varese o su da lui nell’Appenzello e naturalmente una corsa o una pedalata non ce la facciamo mai mancare. È una delle persone che mi fa più ridere al mondo, di grande sensibilità e acume, fa anche il cantautore e il musicista. El Tractor invece l’ho conosciuto grazie alla corsa, abbiamo iniziato ad allenarci insieme nei weekend e la sintonia personale e atletica è scattata subito. Anche lui è della zona e quasi ogni lungo lo facciamo insieme. L’ultra running è uno sport individuale, ma poter condividere ore e km con persone così fa un’enorme differenza in termini di benessere.
Poi c’è Rino (Stefano Rinaldi) che non solo è l’atleta più forte e competitivo delle Prealpi, ma anche quello più punk. Grande motore, grandissima testa, infinita dedizione e poi è uno vero. Si allena tutti i giorni con un’intensità pazzesca. Anche lui arriva dal ciclismo (nelle categorie giovanili abbiamo anche corso insieme) e andava già molto forte. Poi per anni si è dato allo skate prima di scoprire la corsa e diventare in poco tempo uno degli atleti più competitivi della scena ultra. Penso che non sia il classico talento naturale, ma è figlio del duro lavoro e poi in gara è un cagnaccio. Per attitudine non si tira mai indietro, non gliene frega niente della vana gloria delle gare locali, quando attacca il pettorale spinge sempre duro. Come dovrebbero fare tutti gli Elite. E questo gli ha permesso di arrivare appena dietro a Miller, pur non essendo un professionista e lavorando in ufficio 8 ore al giorno.
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E Rob Isolda? Che atleta Rob! Forse uno dei primi del varesotto ad alto livello. Penso che abbia corso tutte le distanze e su ogni superficie, ora si dedica alle 24 ore in pista e alle 100km su strada. È il soggetto più temuto dalle palestre del nord-est, cultore e profeta degli allenamenti sul tapis roulant, capace di correrci sopra per ore mettendo a dura prova la resistenza dei motori delle macchine. Dopo essersi comprato un treadmill lo ha inaugurato correndoci 85km in circa 8 ore.
stri giri. Punto di ritrovo principale è diventato casa mia, proprio perché abito ai piedi del Sacro Monte e appena uscito dal cancello possiamo entrare subito sui sentieri. Lockdown a parte, partiamo spesso da qui e concludiamo con una bella birretta ristoratrice in giardino. Ci consigli un posto dove andare a correre da quelle parti ed un bar dove andare a bere qualcosa dopo? Un posto dove andare a mangiare? Per correre a Varese sicuramente consiglio di puntare al forte di Orino, passando per Sacro Monte e Monte Tre Croci: bello e semplice. Nei dintorni direi invece i Pizzoni di Laveno partendo dal paesino di Cittigli, oppure il Monte Orsa che si raggiunge da Saltrio e che permette di fare dei giri molto belli al confine con la Svizzera.
Le tue cronache degli allenamenti sono sempre molto divertenti, e che ogni volta che qualcuno corre all in ti tagga nelle storie. Cosa significa correre all in? È il modo in cui cerco di vivere la gara, adottando la strategia “parti fuori giri, a metà vai a tutta e sul finale aumenta”. Detta così sembra una cosa scellerata, ma, al di là dello slogan, in realtà è piuttosto ponderata e tarata su quella che è la distanza da affrontare e la preparazione. Non vuol dire “o la va o la spacca”, perché metto sempre molta razionalità e rispetto nell’affrontare una gara. Semplicemente cerco di provare ad andare oltre quello che sento sia il mio massimo, tengo in considerazione il rischio di poter saltare e lo accarezzo, ma non ne faccio un problema. È uno stile che mi ha dato delle belle soddisfazioni, anzi direi proprio delle emozioni uniche come la prima volta che ho corso più di 50km.
Per restare in provincia, un bar con una bella atmosfera è sicuramente Le Pine a Bodio Lomnago, dove si può anche mangiar bene. Un ristorante che consiglio è Il Borgo a Brinzio, proprio nel cuore del Campo dei Fiori. Per chi ci va d’inverno può trovare anche una bella pista di sci di fondo battuta. Da grande appassionato di pizza, qui abbiamo diversi opzioni interessanti: La Piedigrotta a Varese e in provincia il Made in Italy a Cassano Magnago. Qualcosa da aggiungere per i nostri lettori? Andate per sentieri e scoprite l’ultra running, prendetevi cura dei boschi e delle montagne tenendole sempre pulite e non aspettate che lo faccia qualche istituzione al vostro posto. E poi passate a trovarci a Varese, se le Marche sono l’Oregon d’Italia, questa è la Squaw Valley. Vale davvero la pena farci un giro, un bel all in e passa la paura!
Qual è il posto preferito in cui vi allenate? Avete dei punti di ritrovo legati alla corsa, alla boxe o anche ai bar? Quelli che battiamo di più sono sicuramente i sentieri del Parco Campo dei Fiori: sentiero 10, Martica, Chiusarella, Scala del Cielo, Punta di Mezzo, forte di Orino sono alcuni tra i passaggi chiave dei no-
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Yari Ghidone Bisogno di libertà BY MARTA MANZONI PHOTOS YARI GHIDONE
Yari Ghidone è un nomade moderno. Ha fame di cose vere, naturali, primordiali. Vive al di fuori delle convenzioni sociali, lontano da quelle metropoli e contemporanee prigioni dove il conformismo borghese diventa pensiero unico, ontologia dell’omologazione. Dove conta apparire, non essere. Yari Ghidone è un randagio di natura, vagabondo per scelta. Storia di chi sperimenta nuovi equilibri, in pace con sé stesso. La sua passione per la fotografia ha origine durante il secondo anno di superiori, nel 2008, quando inizia ad andare in bici, a Torino.
zio non ero preparato, non sapevo bene cosa mi aspettava, ma era quello che volevo, e l’ho fatto. Ci sarà un motivo se dopo quattro anni sono ancora qui: evidentemente avevo le idee chiare. Molte cose le ho imparate strada facendo, come affrontare l’inverno e cavarmela in certe situazioni un po’ estreme. Da fuori sembra tutto bello mentre in realtà ci sono tante sfumature. Per questo mostro anche quando scarico il cesso o rimango per una settimana sotto il diluvio e i pannelli solari non funzionano. All’inizio non avevo i soldi per comprare il furgone: trentamila euro sono una cifra importante. Però erano anni che affittavo una casa in montagna, così ho pensato a tutto quello che avevo speso per l’affitto e che non mi aveva lasciato nulla in mano, e ho deciso. Volevo avere la possibilità di spostare la mia casa dove volevo. Un terzo del furgone l’ho comprato subito, con i pochi risparmi. Poi per un anno e mezzo ho continuato a lavorare nel negozio di fumetti di mio zio a Torino, dormendo sulle montagne intorno alla città. Nel 2018 il negozio ha chiuso e intanto, piano piano, il camper stava diventando anche un lavoro.
Nel 2014 fa il suo primo viaggio in Corsica: qui nasce il suo amore per la libertà e decide la vita che vuole vivere. Nel 2016 affitta il suo primo van e, dopo due giorni, capisce di voler vivere in furgone. Così, l’anno seguente, compra il suo camper, pardon, la sua casa. Da allora sono passati oltre 1400 giorni, rigorosamente into the wild. Yari, da dove viene questo bisogno di libertà? Avere la mia casa ovunque: sul mare, in montagna. Stare a contatto con la natura, ogni giorno, non solo durante i weekend. Lavorare in riva a un lago ghiacciato, semplicemente, non ha prezzo. Chi te lo fa fare? Stimolare le persone a fare qualcosa di semplice e bello. I viaggi non devono essere per forza costosi o in hotel di lusso, si possono vivere emozioni importanti stando a contatto con la natura, spendendo poco. All’ini-
Qual è la tua idea di viaggio? In questo momento, mentre parliamo, è febbraio, sono a ven-
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ti metri dal mare, in Sardegna, e sto preparando il sugo per la pasta, in maniche corte. Svegliarmi immerso nella natura è sinonimo di libertà. Questa è l’idea, anche se non è sempre così. La mia avventura è stata graduale, è iniziata in tenda e automobile, solo dopo ho comprato il van, per avere la stufa, l’acqua calda e i fornelli.
passo avanti rispetto agli altri. A volte mi sento solo, ma ho imparato a gestire questa situazione, quindi non mi pesa. Solitudine significa avere del tempo per sé stessi, per fare foto, guardare le stelle. È qualcosa di negativo solo per le persone che non sono in grado di affrontarla, e si accontentano quindi di avere vicino chiunque, perché hanno paura della loro ombra. Questo non significa che quando trovo delle persone con le quali ho feeling io possa stare meglio che da solo. Ogni tanto però ho sempre il desiderio di farmi un fuoco in solitaria. Sono abituato a non dover rendere conto a nessuno della mia vita: prendo e parto.
Dove sei stato in questi anni? Io amo l’Italia, è piena di posti belli e per scoprirli tutti ci vuole davvero tanto tempo. Sono in Sardegna da quattro mesi e mi sembra di non aver visto nulla. Credo ci vorrebbero almeno tre anni per vedere abbastanza bene l’Italia. Non capisco perché gli italiani snobbano il loro paese, forse fa più figo dire che si è stati in qualche luogo esotico. Sono innamorato della Sardegna, del Centro Italia, Umbria, Abruzzo Marche, Lazio, la zona degli Appennini è davvero molto bella, soprattutto per quanto riguarda il campeggio libero. Vado ogni estate, almeno un mese, anche al confine tra Piemonte e Francia, dove ci sono posti stupendi per trascorrere una notte sotto le stelle. All’estero vado spesso in Francia, e sono stato in Norvegia.
Sui social sei molto seguito, come vivi la tua popolarità? Dipende dalle situazioni: ci sono persone un po’ insistenti, però, quando ti esponi, anche questo fa parte del gioco, non si può volere solo una parte. Vorrei usare questa notorietà per trasmettere il concetto che il bello è nelle piccole cose. Instagram ti permette di arrivare a tante persone ma non viene mostrata la realtà: si fa vedere solo la parte bella, quella che fa sognare. Ci sono gruppi su telegram nati solo per parlare male di me. All’inizio ero permaloso, ci sono persone davvero cattive, invidiose e frustrate e facevo fatica. I social hanno amplificato dinamiche da bar, inoltre non metterci la faccia è devastante. Su dieci persone che sui social mi insultano, uno solo di loro avrebbe il coraggio di farlo dal vivo. Ora penso semplicemente che questo aspetto faccia parte del mio lavoro. Alcune critiche comunque sono
Ti senti solo? Si nasce soli e si muore soli. La solitudine a molti fa paura ma va affrontata prima o poi. Per stare bene con gli altri bisogna stare prima di tutto bene con sé stessi. Uno stile di vita come il mio ti porta a stare molto tempo da solo, anche se non significa che si debba stare per forza sempre da soli. Si deve imparare a condividere il tempo con sé stessi: una persona che sa stare da sola è un
"Uno stile di vita come il mio ti porta a stare molto tempo da solo, anche se non significa che si debba stare per forza sempre da soli. Si deve imparare a condividere il tempo con sé stessi: una persona che sa stare da sola è un passo avanti rispetto agli altri."
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anche costruttive. Il lato positivo invece è quando qualcuno mi dice che ha comprato un camper perché ha visto dei miei video.
dopo la quarantena che ho fatto in montagna, sono diventato molto selettivo con le persone. Ho capito che il tempo ha un valore inestimabile e non posso condividerlo con persone con le quali non mi trovo bene.
Durante questi quattro anni in furgone hai avuto nostalgia di una casa? No, però ci sono state situazioni spiacevoli. Non ho un quattro per quattro, e ci sono stati dei momenti nella neve, o nel fango, dove ho dovuto davvero ingegnarmi per riuscire a uscirne. Per fortuna riesco sempre a stare calmo e mantenere il controllo, e poi con l’esperienza impari a gestire quasi tutto. Uno dei ricordi più brutti è stato quando in Sardegna, mentre stavo salendo, si è rotto il motore. Ma ho continuato a seguire la mia idea di libertà e quella notte ho dormito in tenda.
Qualche trucco per accendere un fuoco? È sempre una sfida: l’hai acceso il giorno prima e quello prima ancora ma non sei mai sicuro che ci riuscirai di nuovo. È quello il bello. Il consiglio che do è saper rinunciare al fuoco perché è tanto bello quanto rischioso: è un attimo fare un danno gigantesco e mettere in pericolo sé stessi e gli altri. Altri consigli? Più che consigli vorrei stimolare le persone a provare e sbagliare, solo così si impara. È come quando mi chiedono quali parametri ho utilizzato per uno scatto fotografico: posso dirlo, ma in questo modo la situazione seguente che si presenterà, certamente differente dall’altra, non si saprà come comportarsi. Bisogna spiegare il perché, in modo da favorire la comprensione. La pappa pronta non serve a nulla, si deve andare all’avventura, altrimenti è già tutto scritto.
Nessun ripensamento? Mai. Segno i giorni che sono trascorsi da quando sono andato a vivere in van non per dimostrare qualcosa agli altri ma per me, mi piace ricordare i luoghi che ho attraversato. Oggi, siamo a febbraio 2021, è il giorno 1.371. Se ti innamorassi di una ragazza che ha un lavoro d’ufficio? Una tua ipotetica famiglia avrebbe il tuo stesso stile di vita? L’idea di stabilità in realtà uccide la persona. So dove dormirò stanotte solo perché ho il traghetto prenotato, ma domani non so dove sarò. Vivo alla giornata, è la mia regola. È difficile che condivida anche solo una cena con una ragazza che non ama questo stile di vita, l’avventura, un fuoco sotto le stelle. Nell’ultimo anno, soprattutto
Prossimi progetti? Voglio andare in Lapponia per vedere l’aurora boreale. Cos’hai scoperto in questi quattro anni? Che voglio vivere così, circondato dalla perfezione della natura. Non ci potrà mai essere cena al ristorante che batta una fetta di carne sul fuoco, sotto le stelle.
P.S. Nel frattempo, durante i due mesi che sono passati da quando è stata realizzata l’intervista, Yari Ghidone è arrivato in Lapponia, e ha visto infinite aurore boreali. Buona strada.
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The Finishers a talk with Alexis Berg BY DAV I D E F I O R A S O PHOTOS ALEXIS BERG
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Cosa serve per finire la Barkley Marathons? Chi sono quelli che ce l’hanno fatta? Cosa hanno capito o cosa avevano più degli altri? The Finishers, il nuovo libro del fotografo Alexis Berg, racconta la storia di quei pochi che ci sono riusciti.
CAPITOLO 1
CAPITOLO 2
Alexis Berg: il fotografo
La Barkley Marathons: una gara come nessun altra
Chiunque sia appassionato di ultra running avrà familiarità con il suo lavoro. Alexis Berg è uno dei fotografi di corsa in montagna più iconici di tutti i tempi. Le sue immagini, più che testimoniare l’evento, trasportano la mente fino a farci diventare parte dell'azione. Affascinanti e crude, hanno la capacità di mettere lo spettatore nei panni del corridore, vivere la sua sofferenza, il suo dolore, la gioia, la lotta e l'entusiasmo.
Una corsa unica, affascinante. Famosa quanto impossibile. Devastante psicologicamente e fisicamente. Una gara come nessun'altra. I partecipanti vengono selezionati tra coloro che trovano un modo per presentare domanda scritta e quota di iscrizione (1 dollaro e 60). I 40 fortunati scelti per correre ricevono una lettera di condoglianze, mentre i novizi che si presentano alle porte del Frozen Head State Park devono portare con sé una targa automobilistica del loro paese d’origine. Nessun GPS è consentito, ma verrà consegnata una mappa del percorso che rivelerà la posizione dei libri, veri e propri checkpoint che rappresentano la testimonianza del proprio passaggio. Il percorso è stato ispirato dal fallito tentativo di fuga di James Earl Ray, l'assassino di Martin Luther King, attraverso il paesaggio spietato che circonda il penitenziario di Brushy Mountain, 50 miglia a ovest di Knoxville, Tennessee. Pendii folli, disseminati di arbusti, vegetazione e fango. La gara va in scena su un circuito da ripetersi 5 volte, per un totale di 160km e un dislivello positivo pari a 16.000m, da coprire in un tempo massimo di 60 ore. Sempre che abbiate rispettato i precedenti cancelli orari.
"Mi sono appassionato a questo genere di fotografia un po' per caso" dice Alexis, la cui prima esperienza risale alla Diagonale des Fous del 2013. "Accettai di seguire la gara di mio fratello Frederic, provando a fare qualche scatto." Ignorando chi stesse fotografando, Alexis catturò due runner nel cuore della notte, illuminati dalla sua lampada frontale. Erano François d’Haene e Kilian Jornet, due dei migliori ultra trailer di tutti i tempi. “Non so ancora come abbiano trovato quelle immagini, ma una rivista tedesca prima, ed una francese poi, mi contattarono per pubblicarle. Da lì mi venne offerto di fotografare una gara, poi un'altra, poi un'altra ancora." In questo periodo relativamente breve, le immagini di Alexis sono apparse in pubblicazioni e riviste come L'Équipe, Marca, The Guardian, National Geographic, Men’s Health, Esquire, Runner’s World, Trail Runner Magazine. Ha collaborato con marchi come Salomon, Nike, The North Face, Hoka, Adidas, Patagonia, Red Bull, Asics e Columbia. È stato fotografo ufficiale dell’Ultra-Trail World Tour e delle Skyrunning World Series e seguito gare di prestigio internazionale come l’UTMB, la Marathon des Sables, la Western States, l’Hardrock 100, il Tor Des Geants, l’Ultra-Trail Mont-Fuji o la Transgrancanaria.
Creata nel 1986 nel più totale anonimato, rimasta a lungo confidenziale, la Barkley Marathons è diventata mito e leggenda del panorama ultra-trail, sul quale veglia gelosamente il suo creatore: il magnetico Lazarus Lake. “Fino a tempi relativamente recenti, l'evento era conosciuto solo da veri addetti ai lavori, ma con la crescente popolarità del trail running e la limitata accessibilità di partecipazione, ha raggiunto uno status mitico.” Negli ultimi anni numerosi reportage e documentari (da Netflix a Canal+) hanno fatto
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conoscere la Barkley al grande pubblico, rendendola una delle corse più discusse del pianeta. Nel 2021, per il terzo anno consecutivo, la Barkley Marathons non ha registrato alcun finisher. Nella sua storia, soltanto 15 runner sono riusciti a tagliare il traguardo, circa l'1% dei partecipanti. John Kelly, dal 2017, rimane l'ultimo finisher della manifestazione con le sue 59h 30'53".
nità, la Barkley aveva già raggiunto proporzioni mitologiche. E quelli che l’avevano finita erano considerati leggende. “Negli anni abbiamo scoperto che c'è qualcosa di diverso in coloro che si uniscono a quella breve lista di finalisti. Vengono tutti qui determinati a finire. Ma chi tocca il cancello cinque volte ha qualcosa in più. Lo vediamo nei loro occhi quando arrivano. Sono lì, ma non lì. Sono venuti solo per uno scopo. Tutto il resto è secondario. Potrebbero fallire. Potrebbero fallire ripetutamente. Ma non c'è mai una scusa. Ogni fallimento è visto solo come un'opportunità per migliorare.”
“Non si può finire la Barkley senza rimanere profondamente segnati. È difficile spiegarlo a parole."
Lazarus non avrebbe mai immaginato che sarebbe arrivato un giorno in cui finire la Barkley avrebbe avuto così tanto significato. Per la maggior parte dei concorrenti, si tratta di un momento decisivo nella loro carriera. Questi 15 finisher non sono necessariamente i più forti, i più veloci o i più dotati. Ma, dal momento in cui toccano il cancello per la quinta volta, ovunque vadano sono considerati l’élite. È qualcosa di meritato. Ci sono riusciti, dove centinaia hanno fallito. Sono l'1% dell'1%.
John Fegyveresi, Finisher 13.
CAPITOLO 3
La Prefazione di Lazarus Lake “Quando Raw Dog e io abbiamo viaggiato zaino in spalla per il primo Barkley Loop, circa 35 anni fa, non ci immaginavamo cosa sarebbe diventata la gara. Dopo aver impiegato 10 ore per coprire i primi 12km, sotto una pioggia battente, sapevamo di esserci imbattuti in qualcosa di speciale.” Ci sarebbero voluti tre anni prima che qualcuno riuscisse a portare a termine la fun run, 3 dei 5 giri. Altri sette prima che qualcuno portasse a casa le cento miglia, altri sei perché la seconda e la terza persona si unissero a lui, un altro decennio prima che la reputazione della gara si diffondesse oltre quella comunità esclusiva di "persone che fanno questo genere di cose". Ma, all'interno di quella comu-
“Alla Barkley, il successo significa superare le nostre capacità e vivere per raccontarlo. A volte il successo è tirare fuori il culo vivo." Lazarus Lake, fondatore della Barkley Marathons.
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CAPITOLO 4
Il libro Al di là dei numeri, ci sono 15 volti, 15 nomi, di cui non sappiamo quasi nulla. 15 profili che sono altrettanti enigmi. I finisher della Barkley formano una congregazione anonima. Chi sono questi uomini e queste donne? Chi sono queste persone capaci di sventare le trappole della Barkley? Cosa hanno capito o cosa avevano più degli altri? “Volevamo trovarli tutti. Una ricerca che ci ha portato, nella primavera del 2019, ad attraversare gli Stati Uniti su e giù, per incontrare chi ha concluso la gara che nessuno è in grado di finire. Per svelare i misteri e le loro storie in questo fantastico libro di fotografie, racconti e interviste.” Riprende Alexis.
The Finishers racconta la Barkley. Racconta i miracoli del corpo umano di fronte all'estremo, si insinua nella meccanica della mente e disegna, uno dopo l'altro, il ritratto pieno e profondo di un calvario incomparabile. modestia con cui vivono le loro routine quotidiane, le interviste distillano centinaia di ore di trascrizioni per fornire intuizioni uniche nelle menti e mentalità di coloro che hanno conquistato la Barkley.” Le molte sfaccettature sono riunite in pagine disegnate ad arte che mescolano, come l'emozione della corsa stessa, autoriflessione e tormento fisico.
The Finishers racconta la Barkley. Racconta i miracoli del corpo umano di fronte all'estremo, si insinua nella meccanica della mente e disegna, uno dopo l'altro, il ritratto pieno e profondo di un calvario incomparabile. “Le loro parole tracciano la nascita dell'ultra-trail, raccontano frammenti di storia americana, la cultura dei grandi sentieri escursionistici e la tradizione dell'FKT. Sotto un portico della Virginia, su una poltrona in Oregon, di fronte alle montagne del Colorado o sotto il sole della California, i Finishers raccontano 15 destini americani. Sono falegnami, glaciologi, paramedici o ingegneri. Persone comuni che nascondono uomini straordinari.”
“La definizione di un finisher è semplice: qualcuno che completa 5 loop in 60 ore. Ma cos'è un finisher? Chi sono veramente? Questa risposta è profonda e complessa. Barkley è uno specchio, in ogni finisher possiamo vedere una parte di noi stessi, un potenziale che non abbiamo mai sfruttato.” Grazie a questo libro ora abbiamo un registro di questi superumani, perlopiù sconosciuti in ambito sportivo. Attraversando gli Stati Uniti per incontrare ogni finisher, Alexis e Aurélien Delfosse, giornalista dell’Equipe, hanno viaggiato dal New Hamsphire all'Oregon passando per New Mexico, Colorado, California e Utah, catturando qualcosa di unico. Il risultato non è solo una testimonianza di trionfi e tragedie, ma un ritratto di persone umili che hanno realizzato qualcosa di straordinario. Queste storie ispirano soggezione, rispetto e riflessione al limite dello spirito umano.
Lunghi ritratti, grandi storie ed elementi precisi per comprendere le basi di questo sport e capire il fenomeno della Barkley. Ogni incontro è stato un momento di grazia, cuore e intelligenza. Come per la gara stessa, il libro è un viaggio di scoperta a più livelli, che combina la fotografia di paesaggi onirici con ritratti sinceri, saggi contestualizzanti, testimonianze gentili. Ma al centro di tutto, le stesse parole dei protagonisti. “Catturando lo spirito delle loro leggendarie conquiste e la
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The Pill European Store List 1.002 selling points 1. 2. 3. 4. 5. 6. 7. 8. 9. 10. 11. 12. 13. 14. 15. 16. 17. 18. 19. 20. 21. 22. 23. 24. 25. 26. 27. 28. 29. 30. 31. 32. 33. 34. 35. 36. 37. 38. 39. 40. 41. 42. 43. 44. 45. 46. 47. 48. 49. 50. 51. 52. 53. 54. 55. 56. 57. 58. 59. 60. 61. 62. 63. 64. 65. 66. 67. 68. 69. 70. 71. 72. 73. 74. 75. 76. 77. 78. 79. 80. 81. 82. 83. 84. 85. 86. 87. 88. 89. 90. 91. 92. 93. 94. 95. 96. 97. 98. 99. 100. 101. 102. 103. 104. 105. 106. 107. 108. 109. 110. 111. 112. 113. 114. 115. 116. 117. 118. 119. 120. 121. 122. 123. 124. 125. 126. 127. 128. 129. 130. 131. 132. 133. 134. 135. 136. 137. 138. 139. 140. 141. 142. 143. 144. 145. 146. 147. 148. 149. 150. 151. 152. 153. 154. 155. 156. 157. 158. 159. 160. 161. 162. 163. 164.
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ADRANO AGIRA AGORDO AGRATE BRIANZA AIELLO DEL FRIULI ALA DI STURA ALAGNA VALSESIA ALBA ALBA ALBIGNASEGO ALESSANDRIA ALESSANDRIA ALLEGHE ALMENNO SAN SALVATORE ANDALO ANDALO ANDALO AOSTA AOSTA AOSTA AOSTA AOSTA AOSTA AOSTA APPIANO SULLA STRADA DEL VINO APRICA ARCO ARCO ARCO ARCO ARCO ARCO ARCO ARCO ARCO ARCO ARCO ARCO ARCO ARCO ARCO ARESE AREZZO AREZZO ASCOLI PICENO ASCOLI PICENO ASCOLI PICENO ASCOLI PICENO ASIAGO ASOLA ASOLA ASSERGI ATINA AURONZO DI CADORE AVEZZANO AVIGLIANA AVIGLIANA BADIA POLESINE BAGNOLO SAN VITO BALLABIO BALME BARI BARZIO BARZIO BASSANO DEL GRAPPA BELLINZAGO LOMBARDO BELLUNO BELLUNO BELVEDERE BERGAMO BERGAMO BERGAMO BEVERA DI SIRTORI BIELLA BOLOGNA BOLOGNA BOLOGNA BOLOGNA BOLOGNA BOLZANO BOLZANO BOLZANO BOLZANO BOLZANO BOLZANO BORGO SAN DALMAZZO BORGO SAN DALMAZZO BORGO SAN LORENZO BORGOSESIA BORMIO BORMIO BORMIO BORMIO BRESCIA BRESCIA BRESCIA BRESCIA BRESCIA BRESCIA BRESSANONE BRESSANONE BREUIL CERVINIA BREUIL CERVINIA BREUIL-CERVINIA BRUNICO BRUNICO BRUNICO BRUNICO BRUNICO BRUNICO BRUNICO CAGLIARI CALALZO CALAVINO CALENZANO CAMAIORE CAMPO TURES CANAZEI CANAZEI CANTÙ VIGHIZZOLO CANZO CARMAGNOLA CARPI CARUGATE CARUGATE CARVICO CASTEL DI SANGRO CASTEL GOFFREDO CASTELNOVO NE’ MONTI CASTIONE ANDEVENNO CATANIA CAVALESE CAVARENO CAZZAGO CENCENIGHE AGORDINO CERNUSCO LOMBARDONE CERNUSCO LOMBARDONE CESIOMAGGIORE CETO CHAMPOLUC CHAMPOLUC CHIAMPO CHIARI CHIAVARI CHIES D'ALPAGO CHIESA VALMALENCO CHIURO CIRIÈ CISANO SUL NEVA CIVEZZANO CLAUT CLES CLES CLUSONE COGOLO COLERE COLFOSCO COLFOSCO IN BADIA COLLALBO COLOMBIERA MOLICCIARA CONDINO CORDENONS CORNEDO CORNUDA
165. 166. 167. 168. 169. 170. 171. 172. 173. 174. 175. 176. 177. 178. 179. 180. 181. 182. 183. 184. 185. 186. 187. 188. 189. 190. 191. 192. 193. 194. 195. 196. 197. 198. 199. 200. 201. 202. 203. 204. 205. 206. 207. 208. 209. 210. 211. 212. 213. 214. 215. 216. 217. 218. 219. 220. 221. 222. 223. 224. 225. 226. 227. 228. 229. 230. 231. 232. 233. 234. 235. 236. 237. 238. 239. 240. 241. 242. 243. 244. 245. 246. 247. 248. 249. 250. 251. 252. 253. 254. 255. 256. 257. 258. 259. 260. 261. 262. 263. 264. 265. 266. 267. 268. 269. 270. 271. 272. 273. 274. 275. 276. 277. 278. 279. 280. 281. 282. 283. 284. 285. 286. 287. 288. 289. 290. 291. 292. 293. 294. 295. 296. 297. 298. 299. 300. 301. 302. 303. 304. 305. 306. 307. 308. 309. 310. 311. 312. 313. 314. 315. 316. 317. 318. 319. 320. 321. 322. 323. 324. 325. 326. 327. 328. 329. 330. 331. 332. 333. 334. 335. 336. 337. 338.
DUE & DUE CORTINA LA COOPERATIVA DI CORTINA MILLET SHOP MOROTTO SPORTS EQUIPMENT QUOTA 1224 THE NORTH FACE CORTINA CORTINA 360 PATAGONIA CORTINA ROCK & ICE CORTINA SALEWA CORTINA TECNICA OLYMPIA SPORT ALFREDO SPORT KOSTNER 4810 SPORT ARDI SPORT LES PYRAMIDES PATAGONIA COURMAYEUR THE NORTH FACE COURMAYEUR ULISSE SPORT VI BLOCK ALPSTATION CUNEO BIGUP CRAZY BY VERTICAL SALEWA CUNEO THE NORTH FACE CUNEO VIALE CALZATURE NOCH SHOP FALETTI MOUNTAIN STORE DF SPORT SPECIALIST DESENZANO MOUNTAIN GARAGE OUTSIDER KRALER SPORT SALEWA DOBBIACO ALPSTATION BRIANZA MOSONI SPORT POSSA SPORT SPORT EXTREME ERCOLE OUTDOOR & TREKKING STORE HOLIDAY SPORT SPIT SPORT OUTDOOR IL DADO BOULDER LINEA VERTICALE PENNENTE OUTDOOR ALPMANIA DEVA WALL ERREGI SPORT CRAZY STORE FINALE LIGURE LA SPORTIVA FINALE LIGURE MONTURA FINALBORGO OUTPOST MONTAINEERING RIDE & RUN CRAZY STORE ROCKSTORE SALEWA FINALE LIGURE CLIMB NEVERLAND PESCI CAMPING STORE SPORT CLUB THE NORTH FACE FIRENZE OBIETTIVO MONTAGNA BALANTE SPORT CAPO NORD GIMELLI 3.30 RUNNING STORE ROSSIGNOL FORMIGLIANA TRAILMARKET.COM FREES SPORT SPORTIFICATION SURF SHOP SPORTMAX BM SPORT BONI SPORT BONI SPORT BOULDER FACTORY CENTRO CANOA HOBBY SPORT MOISMAN SALEWA GENOVA REPETTO SPORT MONTAGNARD SPORT SONEGO RUNNING LIFE SPORTWAY GRAVELLONA BERGLAND 099 OUTDOOR SPORTLAND GUSSAGO GRAZIA SPORT ISEO ALPSTATION ISERA ALTA QUOTA ISERNIA 38° PARALLELO MOUNTAINWORLD BLOCKLAND SALEWA AQUILA TREKKING L’AQUILA ORNELLA SPORT SPORT 203 SPORT TONY IMPULS SPORT AFFARI & SPORT LECCO SPORT HUB LECCO MY WALL BOTTERO SKI DF SPORT SPECIALIST LISSONE MAXI SPORT LISSONE CENTRO HOBBY SPORT CRAZY STORE LIVIGNO I’M SPORT LAPPONIA MOUNTAIN PLANET PUNTO SPORT SILENE SPORT SPORT EXTREME THE NORTH FACE LIVIGNO SALEWA OUTLET SCALO MILANO SPORTLAND LONATO SALEWA LONGARONE SPORTLIFEE IL CAMPIONE LUCCA VIVISPORT CRESPI SPORT SPORT MODE STEGER OLIMPIONICO SPORT SPORT 3 TRE SPORT TENNE CINQUE TERRE TREKKING PEIRANO SPORT JANE SPORT VERTICAL SPORT MANTOVA MUD AND SNOW BREMA SPORT MEGA INTERSPORT MOUNTAIN STORE THE REVIVE CLUB HUTTER SPORT SPORTLER ALPIN MERANO SPORTLER MERANO MAXI SPORT MERATE ESSETRE SPORT NARDELLI SPORT ALPSTATION MILANO CANADA GOOSE MILAN CARTON DF SPORT SPECIALIST MILANO DON KENYA RUN KIM FORNITURE SCOUT KOALA SPORT LA MONTAGNA SPORT MANGA CLIMBING PATAGONIA MILANO RUNAWAY SALEWA MILANO SAVE THE DUCK MILANO SAVE THE DUCK MILANO SEASE SPORTING SAN LORENZO THE NORTH FACE MILANO UNDER ARMOUR MILANO UNDER ARMOUR MILANO VERDE PISELLO VIBRAM MILANO FREE SOLO NUOVI ORIZZONTI MODENA THE NORTH FACE MODENA LIVIO SPORT SPORTMAN SPORTLAND MONIGA PATAGONIA MONTEBELLUNA ROSSIGNOL MONTEBELLUNA SALEWA OUTLET MONTEBELLUNA VIBRAM MONTEBELLUNA ROCK & WALLS PURE NATURE WILD PROJECT THE CHANGE PATAGONIA MORBEGNO
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ITA ITA ITA ITA ITA ITA ITA ITA ITA ITA ITA ITA ITA ITA ITA ITA ITA ITA ITA ITA ITA ITA ITA ITA ITA ITA ITA ITA ITA ITA ITA ITA ITA ITA ITA ITA ITA ITA ITA ITA ITA ITA ITA ITA ITA ITA ITA ITA ITA ITA ITA ITA ITA ITA ITA ITA ITA ITA ITA ITA ITA ITA ITA ITA ITA ITA ITA ITA ITA ITA ITA ITA ITA ITA ITA ITA ITA ITA ITA ITA ITA ITA ITA ITA ITA ITA ITA ITA ITA ITA ITA ITA ITA ITA ITA ITA ITA ITA ITA ITA ITA ITA ITA ITA ITA ITA ITA ITA ITA ITA ITA ITA ITA ITA ITA ITA ITA ITA ITA ITA ITA ITA ITA ITA ITA ITA ITA ITA ITA ITA ITA ITA ITA ITA ITA ITA ITA ITA ITA ITA ITA ITA ITA ITA ITA ITA ITA ITA ITA ITA ITA ITA ITA ITA ITA ITA ITA ITA ITA ITA ITA ITA ITA ITA ITA ITA ITA ITA ITA ITA ITA ITA ITA ITA
CORTINA D'AMPEZZO CORTINA D'AMPEZZO CORTINA D'AMPEZZO CORTINA D'AMPEZZO CORTINA D'AMPEZZO CORTINA D'AMPEZZO CORTINA D’AMPEZZO CORTINA D’AMPEZZO CORTINA D’AMPEZZO CORTINA D’AMPEZZO CORTINA D’AMPEZZO CORVARA IN BADIA CORVARA IN BADIA COURMAYEUR COURMAYEUR COURMAYEUR COURMAYEUR COURMAYEUR COURMAYEUR CREAZZO CUNEO CUNEO CUNEO CUNEO CUNEO CUNEO DARFO BOARIO DARFO BOARIO TERME DESENZANO DEL GARDA DESIO DIMARO FOLGARIDA DOBBIACO DOBBIACO DOLZAGO DOMODOSSOLA DOMODOSSOLA DOMODOSSOLA DUEVILLE FAENZA FALCADE FANO FELTRE FELTRE FERMO FERRARA FERRARA FERRARA FINALE LIGURE FINALE LIGURE FINALE LIGURE FINALE LIGURE FINALE LIGURE FINALE LIGURE FINALE LIGURE FIRENZE FIRENZE FIRENZE FIRENZE FIRENZE FIRENZE FIUMALBO FORLÌ FORLÌ FORMIGINE FORMIGLIANA FORNO CANAVESE FOSSALTA DI PIAVE FOSSANO FRABOSA SOTTANA FROSSASCO GENOVA GENOVA GENOVA GENOVA GENOVA GENOVA GENOVA GENOVA GENOVA PRA' GIAVENO GODEGA DI SANT'URBANO GRADISCA D’ISONZO GRAVELLONA TOCE GRESSONEY-SAINT-JEAN GROSSETO GUSSAGO ISEO ISERA ISERNIA IVREA L'AQUILA L’AQUILA L’AQUILA L’AQUILA LA THUILE LA VALLE AGORDINA LA VILLA LANA LECCO LECCO LEVATA LIMONE PIEMONTE LISSONE LISSONE LIVIGNO LIVIGNO LIVIGNO LIVIGNO LIVIGNO LIVIGNO LIVIGNO LIVIGNO LIVIGNO LOCATE DI TRIULZI LONATO LONGARONE LOVER LUCCA LUCCA LUINO LUTAGO MADONNA DI CAMPIGLIO MADONNA DI CAMPIGLIO MALLES VENOSTA MANAROLA MANTA MANTOVA MANTOVA MARANO SUL PANARO MARTELLAGO MARTIGNACCO MATELICA MEOLO MERANO MERANO MERANO MERATE MESTRE MEZZOLOMBARDO MILANO MILANO MILANO MILANO MILANO MILANO MILANO MILANO MILANO MILANO MILANO MILANO MILANO MILANO MILANO MILANO MILANO MILANO MILANO MILANO MILANO MIRANO MODENA MODENA MOENA MONDOVÌ MONIGA MONTEBELLUNA MONTEBELLUNA MONTEBELLUNA MONTEBELLUNA MONTESACRO MONTESILVANO MONTESILVANO MORBEGNO
339. 340. 341. 342. 343. 344. 345. 346. 347. 348. 349. 350. 351. 352. 353. 354. 355. 356. 357. 358. 359. 360. 361. 362. 363. 364. 365. 366. 367. 368. 369. 370. 371. 372. 373. 374. 375. 376. 377. 378. 379. 380. 381. 382. 383. 384. 385. 386. 387. 388. 389. 390. 391. 392. 393. 394. 395. 396. 397. 398. 399. 400. 401. 402. 403. 404. 405. 406. 407. 408. 409. 410. 411. 412. 413. 414. 415. 416. 417. 418. 419. 420. 421. 422. 423. 424. 425. 426. 427. 428. 429. 430. 431. 432. 433. 434. 435. 436. 437. 438. 439. 440. 441. 442. 443. 444. 445. 446. 447. 448. 449. 450. 451. 452. 453. 454. 455. 456. 457. 458. 459. 460. 461. 462. 463. 464. 465. 466. 467. 468. 469. 470. 471. 472. 473. 474. 475. 476. 477. 478. 479. 480. 481. 482. 483. 484. 485. 486. 487. 488. 489. 490. 491. 492. 493. 494. 495. 496. 497. 498. 499. 500. 501. 502. 503. 504. 505. 506. 507. 508. 509. 510. 511. 512.
WHATSAPP SPORT HUB MORI MICARELLI STORE LAB8 ARBITER UNTERHOLZNER GRANDE GRIMPE PERICO SPORT SPORTLAND TORINO ETNA WALL SERVOLARE 17 RUNWAY SPORT SPORT LAURIN ALBY SPORT DF SPORT SPECIALIST OLGIATE DF SPORT SPECIALIST ORIO SALEWA ORIO CENTER THE NORTH FACE ORIO UNDER ARMOUR ORIO AL SERIO MAMMUT ORTISEI SPORT GARDENA SPORT SCHMALZ SPORTLAND ORZINUOVI FREE TIME STORE SPORTLAND OSPITALETTO BIG WALL ABBÀ LA COCCINELLA ACTIVE CREMA SPORT INTELLIGHENZIA PROJECT SALEWA PADOVA SESTOGRADO SPORTLAND PALAZZOLO GENCHI SPORT PER CORRERE PELLISSIER SPORT PIRCHER GUNTHER 46° PARALLELO ALPSTATION PARMA FREE SPORT MOVE MOUNTAIN LOVERS SEVEN SUMMITS FERRARI SPORT SPORTWAY NOVARA OLIUNÌD MILANO UKU PACHA MONDO VERTICALE SPAZIOUTDOOR ALTA QUOTA PESCARA KING LINE STELLA ALPINA FRANCO SPORT RRTREK PESCASSEROLI DF SPORT SPECIALIST PIACENZA L'ALTROSPORT OUTLANDERS SPORT IN MONTAGNA OUTDOOR LIFE VERTICAL SPORT PIETRAMURATA PIANETA SPORT ASPORTSTATION STIMM ZAMBERLAN ARIAPERTA M.C.RUNNING ONBOARD EUROSPORT SPORT HUB PINZOLO SPORTLAND PISOGNE SELMI TECHNOSPORT VALLEE SPORT PEAK PERFORMANCE STORE AMORINI OUTDOOR SPORTWAY PONTE KAPPAEMME SPORT MOUNTAIN SHOP BERGAMO SPORTLER PORDENONE TOFFOLI SPORT MIVAL SPORT LA SPORTIVA POZZA DI FASSA BLOSSOM SKI IL CAMPIONE PRATO RUNOUT SALEWA PREDAZZO V10 BERGFUCHS MORASSI ETTORE OUTDOOR & TREKKING STORE OVERLANDER OUTDOOR RAVENNA ROSSIGNOL UDINE REGGIO GAS A1 CLIMBING GINETTO SPORT MONTAGNA DIMENSIONE SALVATORI SPORT THE NORTH FACE RIMINI PERTINGER MOUNTAIN SICKS VERTICAL SPORTSWEAR SPORT NATURA ALP3 MONTAGNA ALTA QUOTA ROMA BOTTIGLIERIA CAMPO BASE ROMA CAMPO BASE ROMA CLIMBER STORE GEOSTA LBM SPORT MONTURA ROMA MOUNTAIN AFFAIR ROMA ONE RACE ONERACE OUTDOOR EXPERIENCE PATAGONIA ROMA ROCK IT ROSSIGNOL PARMA RRTREK ROMA STAR WALL THE NORTH FACE COLA DI RIENZO THE NORTH FACE ROMA THE NORTH FACE ROMA UNDER ARMOUR STORE OMNIA SPORT SPORTLAND RONCADELLE SHERPA ATLANTE MONTELLO BLOCK3 CABAS SPORT MAKALU' SPORT MONTURA ROVERETO SPORTLIFEE SPORT JOCHER MACIACONI ANIMA SPORTIVA PIÙ SPORT ALPSTATION AOSTA PAPIN SPORT SPORT HOLZER LAGAZOI SPORT SPORT HUB CHIAVENNA MILESI SPORT DF SPORT SPECIALIST S.G. MILANESE SPORTLAND SAN LEONARDO GODI SPORT SPORTLER SAN MARTINO TURNOVER SPORT SAN MARTINO SPORT SLALOM CLASSIC SLALOM DONNA SLALOM SPORT PARETI WEGER UNICO SPORT ALPSTATION BRESCIA NEW VIAGGIANDO GIUGLAR LAB IS SPORT GI-SPORT KRATTER FAMA SPORT ALPSTATION SARZANA 3.30 RUNNING STORE BESSON SPORT GIUGGIA SPORT MOUNTAIN EXPERIENCE ALPSTATION SCHIO MAX SPORT VALLI SPORT PIANETA CICLO ART CLIMB BRUNO SPORT ACTIV SPORT
ITA ITA ITA ITA ITA ITA ITA ITA ITA ITA ITA ITA ITA ITA ITA ITA ITA ITA ITA ITA ITA ITA ITA ITA ITA ITA ITA ITA ITA ITA ITA ITA ITA ITA ITA ITA ITA ITA ITA ITA ITA ITA ITA ITA ITA ITA ITA ITA ITA ITA ITA ITA ITA ITA ITA ITA ITA ITA ITA ITA ITA ITA ITA ITA ITA ITA ITA ITA ITA ITA ITA ITA ITA ITA ITA ITA ITA ITA ITA ITA ITA ITA ITA ITA ITA ITA ITA ITA ITA ITA ITA ITA ITA ITA ITA ITA ITA ITA ITA ITA ITA ITA ITA ITA ITA ITA ITA ITA ITA ITA ITA ITA ITA ITA ITA ITA ITA ITA ITA ITA ITA ITA ITA ITA ITA ITA ITA ITA ITA ITA ITA ITA ITA ITA ITA ITA ITA ITA ITA ITA ITA ITA ITA ITA ITA ITA ITA ITA ITA ITA ITA ITA ITA ITA ITA ITA ITA ITA ITA ITA ITA ITA ITA ITA ITA ITA ITA ITA ITA ITA ITA ITA ITA ITA
MORGEX MORI MUCCIA NAGO TORBOLE NAPOLI NATURNO NEMBRO NEMBRO NICHELINO NICOLOSI NICOLOSI NOICATTARO NOVA LEVANTE NOVALESA OLGIATE OLONA ORIO AL SERIO ORIO AL SERIO ORIO AL SERIO ORIO AL SERIO ORTISEI ORTISEI ORTISEI ORZINUOVI OSIMO OSPITALETTO OSTERIA DEL GATTO FOSSATO DI VICO OULX OVINDOLI PADOVA PADOVA PADOVA PADOVA PADOVA PALAZZOLO SULL’OGLIO PALERMO PALERMO PAQUIER PARCINES PARMA PARMA PARMA PARMA PAVULLO NEL FRIGNANO PERGINE VALSUGANA PERNATE PERO PERTOSA PERUGIA PERUGIA PESCARA PESCARA PESCARA PESCASSEROLI PESCASSEROLI PIACENZA PIACENZA PIACENZA PIANCOGNO PIANELLA PIETRAMURATA PIETRASANTA PIEVE D’ALPAGO PIEVE DI SOLIGO PIEVE DI TORREBELVICINO PINEROLO PINEROLO PINEROLO PINZOLO PINZOLO PISOGNE PISTOIA PLAN FELINAZ PONT SAINT MARTIN PONTE DI LEGNO BS PONTE FELCINO PONTE NELLE ALPI PONTE SELVA DI PARRE PONTERANICA PORDENONE PORDENONE POVE DEL GRAPPA POZZA DI FASSA PRATA CAMPORTACCIO PRATO PRATO PREDAZZO QUARTU SANT’ELENA RASEN-ANTHOLZ SÜDTIROL RAVASCLETTO RAVENNA RAVENNA RAVENNA REANA DEL ROJALE REGGIO EMILIA REGGIO EMILIA REGGIO EMILIA RIETI RIETI RIMINI RIO DI PUSTERIA RIVAROLO CANAVESE RIVAROLO CANAVESE ROCCA DI MEZZO ROMA ROMA ROMA ROMA ROMA ROMA ROMA ROMA ROMA ROMA ROMA ROMA ROMA ROMA ROMA ROMA ROMA ROMA ROMA ROMA ROMA ROMA ROMAGNANO SESIA RONCADELLE RONCO BRIANTINO RORETO DI CHERASCO ROVERETO ROVERETO ROVERETO ROVERETO RUFFRE' - MENDOLA S. ANDREA S. CRISTINA SACILE SACILE SAINT CHRISTOPHE SAN CANDIDO SAN CANDIDO SAN CASSIANO SAN CASSIANO SAN GIOVANNI BIANCO SAN GIULIANO MILANESE SAN LEONARDO IN PASSIRIA SAN MARTINO BUON ALBERGO SAN MARTINO BUON ALBERGO SAN MARTINO BUON ALBERGO SAN MARTINO DI CASTROZZA SAN MARTINO DI CASTROZZA SAN MARTINO DI CASTROZZA SAN MARTINO DI CASTROZZA SAN PANCRAZIO SAN PAOLO SAN VENDEMIANO SAN ZENO NAVIGLIO SANSEPOLCRO SANT'AMBROGIO SANT’AGOSTINO SAPPADA SARONNO SARZANA SASSUOLO SAUZE D’OULX SAVIGLIANO SAVIGNANO SUL RUBICONE SCHIO SCHIO SCHIO SCOPPITO SEDICO SELVA GARDENA SELVA VAL GARDENA
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513. 514. 515. 516. 517. 518. 519. 520. 521. 522. 523. 524. 525. 526. 527. 528. 529. 530. 531. 532. 533. 534. 535. 536. 537. 538. 539. 540. 541. 542. 543. 544. 545. 546. 547. 548. 549. 550. 551. 552. 553. 554. 555. 556. 557. 558. 559. 560. 561. 562. 563. 564. 565. 566. 567. 568. 569. 570. 571. 572. 573. 574. 575. 576. 577. 578. 579. 580. 581. 582. 583. 584. 585. 586. 587. 588. 589. 590. 591. 592. 593. 594. 595. 596. 597. 598. 599. 600. 601. 602. 603. 604. 605. 606. 607. 608. 609. 610. 611. 612. 613. 614. 615. 616. 617. 618. 619. 620. 621. 622. 623. 624. 625. 626. 627. 628. 629. 630. 631. 632. 633. 634. 635. 636. 637. 638. 639. 640. 641. 642. 643. 644. 645. 646. 647. 648. 649. 650. 651. 652. 653. 654. 655. 656. 657. 658. 659. 660. 661. 662. 663. 664. 665. 666. 667. 668. 669. 670. 671. 672. 673. 674. 675. 676. 677. 678. 679. 680. 681. 682. 683. 684. 685. 686.
SPORT WALTER CABOT COVE OUTDOOR CAFÈ SALEWA OUTLET SERRAVALLE KINIGER SPORTMODE MAXI SPORT SESTO S.G. XL MOUNTAIN IL MARATONETA SPORT RONDIRO PASSSPORT SIGNORESSA SPORTLER CLIMBING CENTER SPORTLER TREVISO DF SPORT SPECIALIST SIRTORI ALTERNATIVA SPORT ALPIN SPORT MODE ALPIN SPORTS K&K SPORTS SALEWA OUTLET VERONA CENTRO SPORT FIORELLI SPORT SONDRIO SPORTLAND SONICO CAMPO BASE SPILAMBERTO BERGER SCHUKE SPORTLAND STEZZANO SPORTLAND SUZZARA ALPSTATION TARVISIO SPORTLER TAVAGNACCO ZANI SPORT PIÙ SPORT IOCORRO! VERTIGINI SPORT MONTURA FIEMME SPORT VENTURA CRAZY STORE TIRANO TECNICAL SKI ALPSTATION TORINO ASD BOULDER BAR BSHOP BRACCINI BSHOP RAVINA BSIDE CLIMBING VILLAGE CUORE DA SPORTIVO FERRINO STORE TORINO FRESH STORE GRASSI SPORT TORINO JOLLY SPORT JOLLY SPORT MIZUNO STORE MONTURA TORINO ORIZZONTI VERTICALI ORIZZONTI VERTICALI PASSION SPORT RONCO ALPINISMO SALEWA TORINO SASP THE NORTH FACE TORINO READY TO RUN GULLIVER TORRE PELLICE SPORTLER VICENZA LEZARD CATTI SPORT LA SPORTIVA TRENTO MONTURA TRENTO ROCK & ICE TRENTO SHERPA3 PATAGONIA SPORTLER ALPIN TRENTO SPORTLER TRENTO TECNOSCI VERTICAL SPORT TRENTO MAGNITUDO LE BLOC SHOP ALPSTATION TRIESTE AVVENTURA DUE SPORTLER TRIESTE FIASCARIS K2 SPORT SPORT CENTER SPORT CORONES LAYAK SPORT MODE MARIA FIORELLI SPORT VALMASINO SALEWA OUTLET VALMONTONE BASE CAMP SKICENTER LODO SPORT VERNAZZA SPORT CAMPO BASE VERONA MONTURA VERONA ROSSIGNOL VERONA THE NORTH FACE VERONA CONTROCORRENTE MARATONANDO OLIUNID VICENZA GILIOLI SPORT MONDO MONTAGNA VERTICAL NO LIMIT DHO SPORT ROSSI SPORTLAND VILLANUOVA AFFARI & SPORT VILLASANTA BAROLI SPORT CALZATURE BAROLI HERBERT PLANK SPORT RUNNER HELLWEGER INTERSPORT LA SPORTIVA ZIANO DI FIEMME TIRABOSCHI SPORT CRAS QUOTA 362 TABIA SPORT ALPIN LOACKER ALPIN LOACKER ALPSTATION INNSBRUCK ALPIN LOACKER ALPIN LOACKER ALPSTATION INNSBRUCK BERGFUCHS BERGSPORT BERGWERK BLACK DIAMOND INNSBRUCK HIGH LIFE HANDELS KAMAX BOOTS ONSIGHT BERGSPORT PATAGONIA INNSBRUCK PETE SPORT PETE SPORT ROCKNROLL MOUNTAIN STORE ROCKNROLL MOUNTAIN STORE SALEWA OUTLET PARNDORF SALEWA STORE HÖRHAGER SALEWA STORE LINZ SALEWA STORE SAALFELDEN SALEWA STORE SALZBURG SALEWA STORE SCHLADMING SALEWA STORE WIEN SPORT HILBRAND SPORT4YOU SPORTLER SPORTLER SPORTLER WITTING STEPPENWOLF THE NORTH FACE INNSBRUCK ZIMML ALPINAUSSTATTER DE ZWERVER HAVEN BÄCHLI BERGSPORT BÄCHLI BERGSPORT BAYARD SPORT BOOSPORT DF SPORT SPECIALIST LUGANO MILLET SHOP MONTAIN-AIR PLANET ENDURANCE SALEWA STORE PONTRESINA SALEWA STORE ZERMATT STILE ALPINO LUGANO STILE ALPINO SAMEDAN THE NORTH FACE ZERMATT THE NORTH FACE ZURICH TRANSA BASEL TRANSA BERN TRANSA LUCERNE TRANSA ST. GALLEN TRANSA ZURICH ADVENTURE COMPANY ALPEN STRAND ALPIN OUTDOOR LADEN ALPINSPORT BASIS ALPINSPORTZENTRALE BASISLAGER SPORT HANDELS BASISLAGER WÜRZBURG BERGSPORT GEISTALLER BERGSPORT MAXI BERGSPORT MÜHLBAUER BERGSPORT WN ALPIN BERGSPORTHÜTTE
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SELVA VAL GARDENA SENIGALLIA SERAVALLE SCRIVIA SESTO SESTO SAN GIOVANNI SETTIMO VITTONE SIENA SIENA SIGNORESSA SILEA SILEA SIRTORI SISTIANA SIUSI SIUSI SIUSI SONA SONDRIO SONDRIO SONICO SPILAMBERTO ST. NIKOLAUS ULTEN STEZZANO SUZZARA TARVISIO TAVAGNACCO TEMU TERAMO TERNI TERNI TESERO TESERO TIRANO TOLMEZZO TORINO TORINO TORINO TORINO TORINO TORINO TORINO TORINO TORINO TORINO TORINO TORINO TORINO TORINO TORINO TORINO TORINO TORINO TORINO TORINO TORRE BOLDONE TORRE PELLICE TORRI DI QUARTESOLO TRADATE TRAVERSETOLO TRENTO TRENTO TRENTO TRENTO TRENTO TRENTO TRENTO TRENTO TRENTO TREVISO TRIESTE TRIESTE TRIESTE UDINE UDINE VAL DI VIZZE 19 VALDAORA VALDRAGONE VALLES VALMASINO VALMONTONE VALSESIA VARNA VERMIGLIO VERNAZZA VERONA VERONA VERONA VERONA VIADANA VIAREGGIO VICENZA VIGNOLA VIGNOLA VILLAIR-AMERIQUE VILLANOVA MONDOVI VILLANOVA MONDOVI VILLANUOVA SUL CLISI VILLASANTA VILLENEUVE VILLENEUVE VIPITENO VITERBO WELSBERG-TAISTEN ZIANO DI FIEMME ZOGNO ZOLA PREDOSA ZOLA PREDOSA ZOLDO ALTO GÖTZIS GÖTZIS INNSBRUCK GÖTZIS GÖTZIS INNSBRUCK GRAZ LIENZ STEYR INNSBRUCK WÖRTHERSEE ST. ANTON ARLBERG ZAMS INNSBRUCK ST. ANTON AM ARLBER ST. ANTON AM ARLBERG KIRCHDORF IN TIROL KIRCHDORF IN TIROL PARNDORF MAYRHOFEN LINZ SAALFELDEN BERGHEIM SALZBURG SCHLADMING WIEN MITTELBERG SÖLDEN BLUDENZ KUFSTEIN INNSBRUCK WIEN INNSBRUCK LIENZ HERENTALS ANTWERPEN BERN-BREITENRAIN ZURICH-OERLIKON ZERMATT SIERRE LUGANO ZERMATT VERBIER ECUBLENS PONTRESINA ZERMATT CANOBBIO SAMEDAN ZERMATT ZURICH BASEL BERN LUCERNE ST. GALLEN ZURICH HEILBRONN LANDSHUT MAINZ GARMISCH-PARTENKIRCHEN LANDSBERG AM LECH KARLSRUHE WÜRZBURG BERCHTESGADEN KEMPTEN 87435 FELDKIRCHEN WESTERHAM GARMISCH-PARTENKIRCHEN AUGSBURG
687. 688. 689. 690. 691. 692. 693. 694. 695. 696. 697. 698. 699. 700. 701. 702. 703. 704. 705. 706. 707. 708. 709. 710. 711. 712. 713. 714. 715. 716. 717. 718. 719. 720. 721. 722. 723. 724. 725. 726. 727. 728. 729. 730. 731. 732. 733. 734. 735. 736. 737. 738. 739. 740. 741. 742. 743. 744. 745. 746. 747. 748. 749. 750. 751. 752. 753. 754. 755. 756. 757. 758. 759. 760. 761. 762. 763. 764. 765. 766. 767. 768. 769. 770. 771. 772. 773. 774. 775. 776. 777. 778. 779. 780. 781. 782. 783. 784. 785. 786. 787. 788. 789. 790. 791. 792. 793. 794. 795. 796. 797. 798. 799. 800. 801. 802. 803. 804. 805. 806. 807. 808. 809. 810. 811. 812. 813. 814. 815. 816. 817. 818. 819. 820. 821. 822. 823. 824. 825. 826. 827. 828. 829. 830. 831. 832. 833. 834. 835. 836. 837. 838. 839. 840. 841. 842. 843. 844. 845. 846. 847. 848. 849. 850. 851. 852. 853. 854. 855. 856. 857. 858. 859. 860.
BERGWERKER STUTTGART BERGZEIT BERGZEIT BIWAK BIWAKSCHACHTEL BSZ BERGSPORTZENTRALE CAMP 4 CONDITION STEIGENBERGER DENK DER OUTDOORLADEN DER SKANDINAVIER DOOROUT.COM E-XPLOSION EISELIN SPORT ENGELHORN SPORTS FREILAUF GIPFELSTÜRMER GLOBETROTTER AUSRÜSTUNG KÖLN GLOBETROTTER BERLIN GLOBETROTTER BONN GLOBETROTTER DRESDEN GLOBETROTTER DÜSSELDORF GLOBETROTTER FRANKFURT GLOBETROTTER HAMBURG GLOBETROTTER HAMBURG GLOBETROTTER HARZ GLOBETROTTER KÖLN GLOBETROTTER MÜNCHEN GLOBETROTTER STUTTGART GLOBETROTTER ULM GOLDWIN KELLER SPORTS KELLER SPORTS KRENN MODE UND SPORT LAUF UND BERG KÖNIG MAGIC MOUNT MAGIC MOUNT ALLES MONT K MONTAGNE-SPORT MOUNTAIN-SPORTS NORDWAND SPORTS OUTDOORTRENDS PATAGONIA BERLIN PATAGONIA MÜNCHEN RIAP SPORT ROHRMEIER OUTDOOR RUMRICH STONE PROJECTS SACK & PACK REISEAUSRÜSTUNGEN SALEWA OUTLET WERTHEIM SALEWA OUTLET ZWEIBRÜCKEN SALEWA STORE FREIBURG SALEWA STORE OBERSTDORF SALEWA STORE REGENSBURG SCENIC SPORTS SCHNEIDER RAD+SPORT SCHRATT 1803 SCHUSTER SPORTHAUS SPORT BOHNY SPORT CONRAD GARMISCH SPORT CONRAD IFFELDORF SPORT CONRAD MURNAU SPORT CONRAD PENZBERG SPORT CONRAD WIELENBACH SPORT GRUNER SPORT KIEFER SPORT NENNER SPORTHAUS SCHÖNHERR STADT LAND FLUSS THE NORTH FACE BERLIN THE NORTH FACE LEIPZIG THE NORTH FACE MUNICH TRAVEL & TREK BASTIAN UNTERWEGS BIELEFELD UNTERWEGS BONN UNTERWEGS BREMEN UNTERWEGS CELLE UNTERWEGS DUISBURG UNTERWEGS ERFURT UNTERWEGS FLENSBURG UNTERWEGS HAMM UNTERWEGS HÖXTER UNTERWEGS JEVER UNTERWEGS KIEL UNTERWEGS LEIPZIG UNTERWEGS MÜNSTER UNTERWEGS OLDENBURG UNTERWEGS WESEL UNTERWEGS WILHELMSHAVEN VIKING ADVENTURES EVENTYRSPORT NATURLIGVIS OUTDOOR OUTDOOR XPERTEN AGOSTI XTREME SPORT AL COXINILLO ALP SPORTS ARISTARUN ARMERIA Y AVENTURA BARRABES BARRABÉS BLACKISARD MOUNTAIN CAMP BASE C17 CAMP BASE INTERPERIE CAMP BASE NUS CAMP BASE SANT CUGAT CAMP BASE VITORIA CARVING ESPORTS CERCLESPORTS CUYLÁS BARCELONA CUYLÁS MADRID DEPORTEMANIA DEPORTES AITANA DEPORTES ALVARADO DEPORTES CHARLI JACA DEPORTES DIAGONAL ALMERIA DEPORTES GAIKAR KIROLAK DEPORTES KOALA DEPORTES LA TRUCHA DEPORTES MAKALU DEPORTES SHERPA GRANADA EL REFUGIO EL REFUGIO EQUIPA'T ESPORTS K2 ESPORTS NABES ESPORTS ROC VERTICAL EVORUNNER FACTOR 2 GOMA 2 GROWOLD HAMAIKA MOUNTAIN ILLA SPORTS K2 PLANET L’AVENTURA LA SPORTIVA RODELLAR LUDO AVENTURA MACHAPUCHARE MONTAÑA Y DEPORTES OUTDOOR SIN LÍMITE PEREGRINOTECA.COM RÍOS RUNNING BERGA RÍOS RUNNING MANRESA SALEWA OUTLET VILADECANS SALEWA STORE BARCELONA SERAC SPORT SHARMA CLIMBING SUMMIT MOUNTAIN TANGOSENLAROCA.COM TECNIC ESPORTS ANDORRA TERRA DEPORTE AVENTURA THE NORTH FACE BARCELONA THE NORTH FACE BILBAO THE NORTH FACE MADRID THE NORTH FACE VALENCIA TRAILXTREM ALCOBENDAS TRAMUNTANA ESPORTS VÈRTIC BARCELONA VÈRTIC MANRESA VÈRTIC SABADELL VILADOMAT ZONA GR PARTIOAITTA LAHTI PARTIOAITTA ROVANIEMI SCANDINAVIAN OUTDOOR SCANDINAVIAN OUTDOOR VANTAA ALPY'RANDO ALTICOOP ALTITUDE SPORT OUTDOOR APPROACH GAP ARC’TERYX CHAMONIX AU VIEUX CAMPEUR ALBERTVILLE AU VIEUX CAMPEUR ALBERTVILLE AU VIEUX CAMPEUR CHAMBÉRY AU VIEUX CAMPEUR GRENOBLE AU VIEUX CAMPEUR LABÈGE
DE DE DE DE DE DE DE DE DE DE DE DE DE DE DE DE DE DE DE DE DE DE DE DE DE DE DE DE DE DE DE DE DE DE DE DE DE DE DE DE DE DE DE DE DE DE DE DE DE DE DE DE DE DE DE DE DE DE DE DE DE DE DE DE DE DE DE DE DE DE DE DE DE DE DE DE DE DE DE DE DE DE DE DE DE DE DE DE DE DK DK DK ES ES ES ES ES ES ES ES ES ES ES ES ES ES ES ES ES ES ES ES ES ES ES ES ES ES ES ES ES ES ES ES ES ES ES ES ES ES ES ES ES ES ES ES ES ES ES ES ES ES ES ES ES ES ES ES ES ES ES ES ES ES ES ES ES ES ES ES FI FI FI FI FR FR FR FR FR FR FR FR FR FR
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STUTTGART GMUND-MOOSRAIN HOLZKIRCHEN / GROSSHARTPENNING LIMBURG TÜBINGEN HANNOVER BERLIN ASCHAU PASSAU PADERBORN COBURG FULDA PFORZHEIM LÖRRACH MANNHEIM ERLANGEN RAVENSBURG KÖLN BERLIN BONN DRESDEN DÜSSELDORF FRANKFURT AM MAIN HAMBURG HAMBURG TORFHAUS (HARZ) KÖLN MÜNCHEN STUTTGART ULM MÜNCHEN MÜNCHEN MÜNCHEN BISCHOFSWIESEN REGENSBURG MENDEN DORTMUND BERLIN ROSENHEIM ANSBACH FÜSSEN MARKTOBERDORF BERLIN MÜNCHEN BAD REICHENHALL ASCHAFFENBURG MÜNCHEN DÜSSELDORF WERTHEIM ZWEIBRÜCKEN FREIBURG OBERSTDORF REGENSBURG KAUFBEUREN TRAUNSTEIN OBERSTDORF MÜNCHEN FREIBURG GARMISCH-PARTENKIRCHEN IFFELDORF MURNAU PENZBERG WIELENBACH KONSTANZ FREIBURG HINTERTUX NEUSTIFT BAD TÖLZ BERLIN LEIPZIG MUNICH NÜRNBERG BIELEFELD BONN BREMEN CELLE DUISBURG ERFURT FLENSBURG HAMM HÖXTER JEVER KIEL LEIPZIG MÜNSTER OLDENBURG WESEL WILHELMSHAVEN TRIER AARHUS FREDERIKSBERG HOLSTEBRO SANTANDER CHULLILA BARCELONA CÓRDOBA BULLAS BARCELONA BENASQUE LA BISBAL D'EMPORDÀ PARETS DEL VALLÈ BARCELONA BARCELONA SANT CUGAT DEL VALLÈS VITORIA-GASTEIZ ORDINO BARCELONA BARCELONA MADRID SEVILLA VALENCIA VALÈNCIA JACA ALMERÍA VITORIA-GASTEIZ MADRID MÁLAGA MADRID GRANADA ALICANTE ALICANTE BARCELONA TARRAGONA GIRANA CANILLO MORALZARZAL MURCIA CORNUDELLA DE MONTSANT BARCELONA BILBAO GRANOLLERS LEÓN VALENCIA RODELLAR GIJON COLLADO VILLALBA BIESCAS MADRID SARRIA BERGA MANRESA VILADECANS BARCELONA BETXÍ BARCELONA BURGOS UTIEL ENCAMP VIGO BARCELONA BILBAO MADRID VALENCIA ALCOBENDAS GANDIA BARCELONA MANRESA MANRESA ANDORRA LA VELLA BLANES LATHI ROVANIEMI HELSINKI VANTAA PAU NICE GERARDMER GAP CHAMONIX MONT BLANC ALBERTVILLE ALBERTVILLE CHAMBÉRY GRENOBLE LABÈGE
861. 862. 863. 864. 865. 866. 867. 868. 869. 870. 871. 872. 873. 874. 875. 876. 877. 878. 879. 880. 881. 882. 883. 884. 885. 886. 887. 888. 889. 890. 891. 892. 893. 894. 895. 896. 897. 898. 899. 900. 901. 902. 903. 904. 905. 906. 907. 908. 909. 910. 911. 912. 913. 914. 915. 916. 917. 918. 919. 920. 921. 922. 923. 924. 925. 926. 927. 928. 929. 930. 931. 932. 933. 934. 935. 936. 937. 938. 939. 940. 941. 942. 943. 944. 945. 946. 947. 948. 949. 950. 951. 952. 953. 954. 955. 956. 957. 958. 959. 960. 961. 962. 963. 964. 965. 966. 967. 968. 969. 970. 971. 972. 973. 974. 975. 976. 977. 978. 979. 980. 981. 982. 983. 984. 985. 986. 987. 988. 989. 990. 991. 992. 993. 994. 995. 996. 997. 998. 999. 1000. 1001. 1002.
AU VIEUX CAMPEUR LYON AU VIEUX CAMPEUR MARSEILLE AU VIEUX CAMPEUR PARIS AU VIEUX CAMPEUR SALLANCHES AU VIEUX CAMPEUR STRASBOURG AU VIEUX CAMPEUR THONON BERNINA SPORT COLMAR CAP RUNNING CHULLANKA CHULLANKA ANTIBES CHULLANKA BORDEAUX CHULLANKA METZ CHULLANKA TOULOUSE COQUOZ SPORTS / SALOMON CYRIL'S SPORT D'AVENTURE EN AVENTURE EKOSPORT ENDURANCE ENDURANCE SHOP EPINAL ESPACE MONTAGNE ESPACE MONTAGNE ESPACE MONTAGNE ESPACE MONTAGNE LE SHOP MILLET SHOP ALPE D'HUEZ MILLET SHOP BASTIA MILLET SHOP CHAMONIX MILLET SHOP COURCHEVEL MILLET SHOP DIJON MILLET SHOP LA CLUSAZ MILLET SHOP LES ARCS MILLET SHOP LES DEUX ALPES MILLET SHOP LYON MILLET SHOP MERIBEL - LE CAIRN MILLET SHOP NICE MILLET SHOP PARIS MILLET SHOP SAINT LARY MILLET SHOP VAL D'ISÈRE MILLET SHOP VAL THORENS MONTANIA SPORT MONTAZ PATAGONIA CHAMONIX PEYTAVIN SPORT PICTURE S'CAPE FONTAINEBLEAU SNELL SPORTS SNOWLEADER SNOWLEADER ANNECY SNOWLEADER CHAMONIX SNOWLEADER LYON SPORT AVENTURE BORDEAUX SPORT MONTAGNE PERPIGNAN SPORTS AVENTURE TERRE DE MONTAGNE THE NORTH FACE ANNECY THE NORTH FACE CHAMONIX THE NORTH FACE LYON THE NORTH FACE NANTES THE NORTH FACE PARIS THE NORTH FACE PARIS OPERA THE NORTH FACE PARIS THE NORTH FACE STRASBOURG TWINNER TWINNER SAINT GERVAIS BEHIND THE PINES BEVER ALMERE BEVER AMERSFOORT BEVER AMSTERDAM BEVER AMSTERDAM BEVER APELDOORN BEVER ARNHEM BEVER ASSEN BEVER BREDA BEVER DEN HAAG BEVER DEN HAAG BEVER DEVENTER BEVER DOETINCHEM BEVER EINDHOVEN BEVER ENSCHEDE BEVER GRONINGEN BEVER HENGELO BEVER HILVERSUM BEVER HOUTEN BEVER NIJMEGEN BEVER ROTTERDAM BEVER S-HERTOGENBOSCH BEVER STEENWIJK BEVER TILBURG BEVER UTRECHT CARL DENIG HUNA OUTDOOR SHOP KATHMANDU AMSTERDAM KATHMANDU NIJMEGEN KATHMANDU UTRECHT MONK AMSTERDAM MONK EINDHOVEN OUTDOOR & TRAVEL OUTFITTERS RENÉ VOS OUTDOOR SOELLAART THE NORTH FACE AMSTERDAM THE NORTH FACE UTRECHT ZWERFKEI OUTDOOR ADDNATURE CITY ALEWALDS ALEWALDS NARTURKOMPANIET NATURKOMPANIET NATURKOMPANIET OUTNORTH COTSWOLD ISLINGTON COTSWOLD PICCADILLY ELLIS BRIGHAM MOUNTAIN NEEDLE SPORTS PATAGONIA MANCHESTER SNOW+ROCK BIRMINGHAM SNOW+ROCK BRIGHTON SNOW+ROCK BRISTOL SNOW+ROCK CHERTSEY SNOW+ROCK DARTFORD SNOW+ROCK DIDSBURY SNOW+ROCK EXETER SNOW+ROCK GATESHEAD SNOW+ROCK HEMEL SNOW+ROCK KENSINGTON SNOW+ROCK LEEDS SNOW+ROCK LONDON CANARY SNOW+ROCK LONDON COVEN SNOW+ROCK LONDON HARRODS SNOW+ROCK LONDON SNOW+ROCK LONDON SNOW+ROCK MANCHESTER SNOW+ROCK PORT SOLENT SNOW+ROCK ROMFORD SNOW+ROCK WIRRAL THE NORTH FACE BRISTOL THE NORTH FACE COVENT THE NORTH FACE EDINBURGH THE NORTH FACE GLASGOW THE NORTH FACE GUILDFORD THE NORTH FACE LONDON THE NORTH FACE MEADOWHALL THE NORTH FACE VICTORIA
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LYON MARSEILLE PARIS SALLANCHES STRASBOURG THONON LES BAINS SELESTAT MARSEILLE MERIGNAC ANTIBES MERIGNAC MOULINS LES METZ TOULOUSE CHAMONIX MT-BLANC ALPE-D'HUEZ CLERMONT FERRAND CHAMBÉRY RODEZ EPINAL LE GRAND EPAGNY LYON SAINT MARTIN D'HERES SAINT MARTIN D'HERES FONT ROMEU ALPES D'HUEZ BASTIA CHAMONIX MONT BLANC COURCHEVEL DIJON LA CLUSAZ LES ARCS 1800 LES DEUX ALPES LYON MERIBEL ST. LAURENT DU VAR PARIS ST LARY SOULAN VAL D'ISÈRE VAL THORENS SAINT ALBAN LEYSSE LA RAVOIR CHAMONIX MONT BLANC BAYONNE ANNECY FONTAINEBLEAU CHAMONIX MONT BLANC CHAVANOD ANNECY CHAMONIX MONT BLANC LYON BORDEAUX PERPIGNAN BORDEAUX VILLE LA GRAND ANNECY CHAMONIX MONT BLANC LYON NANTES PARIS PARIS PARIS STRASBOURG FONT ROMEU SAINT GERVAIS AMSTERDAM ALMERE AMERSFOORT AMSTERDAM AMSTERDAM APELDOORN ARNHEM ASSEN BREDA DEN HAAG DEN HAAG DEVENTER DOETINCHEM EINDHOVEN ENSCHEDE GRONINGEN HENGELO HILVERSUM HOUTEN NIJMEGEN ROTTERDAM S-HERTOGENBOSCH STEENWIJK TILBURG UTRECHT AMSTERDAM DEN HAAG AMSTERDAM NIJMEGEN UTRECHT AMSTERDAM EINDHOVEN ROOSENDAAL GORSSEL HAARLEM AMSTERDAM UTRECHT WOERDEN STOCKHOLM STOCKHOLM UPPSALA MALMO GÖTEBORG STOCKHOLM VÄXJÖ LONDON LONDON LONDON KESWICK MANCHESTER BIRMINGHAM BRIGHTON FILTON CHERTSEY DARTFORD DIDSBURY EXETER GATESHEAD HEMEL KENSINGTON LEEDS LONDON LONDON KNIGHTSBRIDGE LONDON LONDON MANCHESTER PORTSMOUTH ROMFORD EASTHAM BRISTOL LONDON EDINBURGH GLASGOW GUILDFORD LONDON SHEFFIELD LONDON
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LAST WORD TEXT DAVIDE FIORASO
“Il silenzio non fa domande, ma può darci una risposta a tutto.” (Ernst Ferstl) Il silenzio non ci appartiene più. Siamo travolti da rumori di ogni tipo, continuamente, per tutto l’arco della giornata. Provate a farci caso. Proprio in questo momento. E noi, del silenzio, abbiamo un bisogno assoluto. È una condizione che ci rilassa, che ci costringe a fermarci ed abbandonare la fretta. Ma forse, queste azioni, sono talmente temute che spesso siamo noi stessi a voler coprire il silenzio con i rumori. Per non riflettere, per non pensare, perché siamo a
PHOTO YARI GHIDONE
disagio in questa condizione di vuoto apparente. È ciò che accade anche in presenza di altre persone. Chi di voi riesce a sostenere il silenzio per tanto tempo? Cerchiamo spesso di colmarlo con parole senza senso. O con la fuga. Il silenzio ci pesa perché non siamo più in grado di comunicare con esso. Dobbiamo ricorrere alle parole altrimenti ci sentiamo persi. Ci siamo dimenticati, invece, che per dialogare in modo sano sono necessarie pause in cui riflettere, momenti di silenzio in cui ascoltare. Solo così le parole possono uscire in modo costruttivo. In caso contrario, hanno solo la pretesa di voler riempire un vuoto.
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Chi inizia a vivere più silenziosamente ne vorrà, di silenzio, sempre di più perché esso crea un senso di benessere diffuso. Il silenzio è un’arte, che si può sperimentare, imparare e condividere. Riscoprire il silenzio significa innanzitutto ricostruire un rapporto diverso con il tempo delle proprie esperienze.
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