Happy Aquatics & Wellness n. 4 anno 2020

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Elena Campanini ecampanini@yahoo.it

VAS

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RESTARE A SECCO… NELLA TERZA ETÀ I meno giovani hanno sofferto maggiormente l’isolamento da lockdown e oggi palestre e piscine possono aiutarli a recuperare la miglior condizione, beneficiando dell’acqua come vero farmaco della giovinezza Negli scorsi mesi per il lockdown da Covid 19 siamo rimasti a “secco”: di relazioni, di divertimento, di movimento e di sport. Per gli amanti degli sport acquatici anche a secco di acqua e piscina. E, come quando si rimane a secco di benzina ci accorgiamo della fatica di andare a piedi, allo stesso modo il lockdown può essere stato una buona occasione per apprezzare ciò che ci è mancato e che abbiamo sempre dato per scontato, sport ed esercizio fisico compresi. Nel mentre cerchiamo di riaffacciarci ad una lenta normalità, potrebbe essere utile chiederci come abbiamo vissuto questo periodo, cosa ci è mancato e che cosa abbiamo scoperto di noi. Dalle prime ricerche risulta che nella popolazione generale il lockdown abbia generato un aumento dei “disturbi da stress correlati” come ansia, disturbi del sonno, irritabilità, disturbi alimentari, relazionali e disturbi depressivi. Fra le cause di maggior stress si additano la mancanza di relazioni sociali e la ridotta mobilità. Nel frattempo palestre e piscine hanno riaperto. Gli ambienti sono gli stessi, ma si entra contingentati, in fila e bardati di mascherina. In piscina nuotando si sta con l’acqua in bocca, ma quelle due parole a fondo vasca o sotto la doccia che non possono mancare e talvolta hanno il potere di cambiarti la giornata ancora non sono spontanee e senza “protezione”. C’è poi chi si astiene ancora. Troppe procedure e forse ancora tanta paura. Secondo la Società Italiana di 68

HA 4 - 2020

Psichiatria ci sono circa un milione di Italiani affetti dalla cosiddetta “Sindrome della Capanna”, in inglese “Cabin Fever”, cioè quella tendenza a voler rimanere nella propria “comfort zone” venutasi a creare come estremo adattamento alle condizioni forzate di solitudine, come la prigionia e in questo caso al lockdown. Anche se non riconosciuta ancora ufficialmente dalle scienze mediche, ne sono però stati individuati i criteri diagnostici: irritabilità, tristezza, paura e angoscia all’idea di uscire di casa, astenia e malesseri fisici che inficiano la progettualità e il movimento, necessità di riposo ingiustifi-

cato, difficoltà di concentrazione e di memoria, “mal d’aria” e senso di vertigine in spazi aperti. I soggetti più a rischio sembrano essere gli anziani, che sono anche i soggetti che pagano il prezzo più alto in termini di salute psicofisica per la ridotta mobilità fisica e l’isolamento sociale. È noto che l’attività fisica regolare ha un’azione stimolante sul Sistema Immunitario contro virus e cellule tumorali e che l’esercizio aerobico moderato ha un’azione antinfiammatoria a livello sistemico, combatte l’invecchiamento cellulare, contrasta l’insorgenza di patologie neurodegenerative quali demenza e Alzheimer

Il lockdown è stato una buona occasione per apprezzare ciò che ci è mancato e che abbiamo sempre dato per scontato, sport ed esercizio fisico compresi Per i meno giovani più attivi l’ health & training socializzando lo riscoprono in palestra ph Alessio Boyd-Square One

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