Parma Magazine Salute e Benessere n.22

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La storia di un oste, tra l’inc e la voglia di ricominciare VIRGILIO BURATTI ZANCHI È DA SEMPRE “L’OSTE CHE RESISTE”. AD OGGI, QUESTA FRASE HA UN SAPORE ANCORA DIVERSO, ALLA LUCE DI TANTE ATTIVITÀ IN CRISI E SOTTO PRESSIONE A CAUSA DELLA PANDEMIA

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orse per molti sembrerà azzardato raccontare la storia di un oste appassionato, che in questo momento rappresenta una categoria fortemente a rischio e sotto pressione dalla situazione di pandemia in cui tuttora ci troviamo. Parlare della passione per la cucina, dell’attenzione al dettaglio, dell’amore verso i propri clienti è folle in un periodo in cui saltelliamo da una zona di colore all’altra nel giro di poche ore, nell’incertezza più totale. Ma qui parliamo di vita, di persone, di luoghi che non sono semplicemente fisici, ma rappresentano un’anima. E allora in un momento particolarmente caratterizzato dallo sconforto, dalla rabbia (giustificata), dalla paura di un futuro incerto, dalla repressione della libertà, è bello raccontare di come

si possa resistere. Una parola non a caso, che descrive e rappresenta da sempre l’attività di Virgilio Buratti Zanchi, “l’oste resistente” come lui stesso si definisce, in un luogo simbolo di Parma come l’Oltretorrente. Nonostante la continua incertezza in cui versa la categoria dei ristoratori, Virgilio riesce a guardare il lato positivo e a coltivare delle idee rispetto alla sua attività, oltre che a non abbandonare mai la forte passione che lo lega al suo mestiere. Abbiamo tutti voglia di normalità, di condivisione e di comunità, abbiamo voglia di popolare i luoghi della cultura, dell’arte e del cibo, assaporando il gusto della libertà. È per questo che vogliamo ritornare alle storie, a chi c’è dietro un’attività, alla forza e alla voglia di ripartire, nonostante la fatica. IL LUOGO «La mia attività nasce da una grande passione, che coltivo fin da piccolo grazie al podere di famiglia. Ho studiato Agraria e sono sempre stato affascinato da questo settore.» Virgilio ha fatto diversi lavori prima di trovare la sua strada, tra cui il trattorista, l’operaio in un prosciuttificio, fino al 2003, quando ha seguito le sue passioni per il buon cibo e i vini di qualità, aprendo il locale Quisibeve, in borgo Cocconi, un posto rivoluzionario in quegli anni: «con grande lavoro e sacrificio ho ottenuto la fiducia di una vasta e ricercata clientela, facendo scelte a volte coraggiose e rischiose.

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Ho voluto sin da subito puntare sulla qualità e costruirmi una strada che andasse in questa direzione». Fino all’attuale osteria, semplice ma ricca di dettagli dal sapore famigliare, un luogo dove ci si sente a casa fin dall’accoglienza, dove il menù è scritto a mano su una lavagnetta ma è anche raccontato, dove si viene accompagnati nella scelta del vino giusto da abbinare. «A Parma sono un outsider - dice Virgilio, che non è mai stato amante delle mode-. Ho costruito il mio locale proprio come lo desideravo, con una cura verso il cliente, partendo dalla scelta delle materie prime di qualità».


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