Questa è solo una parte delle risorse offerte dall’IA di cui possiamo avvalerci in ambito museale: quella che possiamo toccare con mano. Vi sono oggi programmi con IA – e questi faranno sempre più la differenza – volti per esempio ad analizzare i consumi energetici all’interno degli edifici3 o a prevedere il numero di visitatori di una mostra4, altri volti a migliorare gli allestimenti degli spazi espositivi attraverso il supporto di studi neuroscientifici sulla percezione delle opere d’arte5 da parte dei visitatori. C’è anche tutto un mondo nascosto che non vediamo, un “dietro le quinte” fatto di algoritmi e programmi che supportano il processo di catalogazione, la gestione delle collezioni, la ricerca di nuove interconnessioni tra le opere d’arte e ancora altre funzioni, e in questo capitolo avrete una panoramica su alcuni progetti che attraverso l’uso dell’IA hanno esplorato nuove frontiere. Sono progetti di grande utilità per i musei e ci svelano quei “futuri possibili” in cui l’IA rivela di poter andare ben oltre l’immaginario collettivo. Considerate che oggi siamo solo in una fase embrionale delle sue possibilità d’impiego nel mondo dell’arte. Prima di illustrare alcuni di questi progetti pionieristici, vi racconto brevemente come si è attuata l’innovazione digitale partita negli anni ’90 soffermandomi su tre punti: dapprima consideriamo che in questi ultimi anni, di fronte a un vertiginoso crescendo nell’impiego delle nuove tecnologie, si è creata confusione tra quello che è l’uso del digitale e l’impiego delle IA nelle istituzioni museali e nel mondo della cultura in generale, almeno per quanto ho potuto rilevare dal sondaggio di cui vi ho parlato all’inizio del libro. Come secondo punto consideriamo che l’Intelligenza Artificiale lavora bene quando può disporre di molti dati, di molte immagini su cui poter addestrare un algoritmo. Sono nati tanti progetti con IA negli ultimi anni proprio perché i musei hanno reso disponibili online le loro immense collezioni. Terzo punto: con la Quarta rivoluzione industriale il ruolo del museo si è evoluto6 in seguito allo sviluppo tecnologico e vedremo che persino la sua stessa definizione storica è in un momento di riformulazione. L’innovazione tecnologica, partendo dalla realtà digitale, ha coinvolto tutte le realtà museali apportando sostanziali cambia36
menti e ha aperto la strada all’uso della IA come supporto del museo e della gestione e fruizione delle collezioni d’arte. La digitalizzazione delle collezioni d’arte: verso una nuova fruizione online. Quando i musei diventano digital?
www.youtube.com/ watch?v=EKBKqcaHOIg The future of museums in a big data world.
Partendo dagli anni Novanta, le innovazioni in campo informatico e lo sviluppo delle ICT (Tecnologie di Informazione e Comunicazione) hanno fortemente cambiato la nostra comunicazione sia a livello sociale che culturale. Era il 1991 quando il ricercatore Tim Berners-Lee del CERN di Ginevra lanciò il primo protocollo HTTP7 (HyperText Transfer Protocol): un’invenzione che avrebbe cambiato il mondo. Alcuni musei, inizialmente soprattutto quelli dedicati alla scienza, comprendono subito le potenzialità di Internet e come questa rivoluzione avrebbe cambiato l’approccio con il pubblico. Siamo nel 1993 quando vengono lanciati sul web i primi siti dei musei come lo Smithsonian o il Museo di Paleontologia (UCMP) dell’Università della California a Berkeley. Arriviamo nel 1997 e alla prima conferenza Museums and the Web8, tenutasi a Los Angeles, in cui si espone e si analizza la creazione di reti di musei virtuali: la strada da percorrere è tracciata. La realtà fisica del museo viene codificata per creare un nuovo ecosistema digitale che comunica con modalità differenti, e oggi con molteplici canali: l’esperienza museale non finisce più quando si esce da un museo, ma può continuare – o iniziare – online, per esempio, con approfondimenti delle opere esposte. Con questo incredibile processo di digitalizzazione culturale, agli inizi del nuovo millennio i musei si sono dotati di un sito web, di schermi touch screen all’interno delle esposizioni e di installazioni interattive sicuramente nuove e coinvolgenti. Scriveva Hazan nel 2003: [...] nuove tecnologie che lavorano fianco a fianco con, o sostituendo semplicemente, il vecchio, rappresentano una naturale progressione delle strategie espositive che servono a valorizzare e contestualizzare le collezioni nello stesso modo in cui i musei fanno da decenni se non secoli9.
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