Film n.15 luglio/settembre 2020

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Paul Laverty è lo sceneggiatore principe di Ken Loach e insieme a lui ha composto questa storia di passione civile in equilibrio tra famiglia e lavoro, perfettamente inquadrata nel contesto socioeconomico di una città postindustriale spietata, senza rispetto né solidarietà. Giustissimi gli interpreti nel raffigurare la loro semplicità di persone comuni, non privi di sfumature e sottigliezze recitative che li fanno appartenere di slancio all’universo

artistico di Loach fatto di verità neorealistica e di costruzione attoriale. Il protagonista Kris Hitchen soprattutto sembra essere “costruito” per il regista inglese: una carriera artistica iniziata giovanissimo e subito accantonata per lavorare più concretamente pur di mantenersi (ha fatto l’idraulico, mestiere passato poi al figlio); l’arrivo ai quarant’anni, la riconsiderazione della propria vita che lo porta a recitare di nuovo, forte del suo bagaglio esistenziale conquistato sul campo, il

di Agostino Ferrente

naturale incontro con Ken Loach e l’utilizzo dei suoi capelli rossi e del suo volto segnato dalle battaglie di una vita intera. Vogliamo rilevare la bella presenza di Katie Proctor che fa della piccola Lisa Jane un angelo precipitato nell’inferno, una fonte di sensibilità e smarrimento che la sua famiglia non ha il tempo e la possibilità di apprezzare e custodire in pieno. Fabrizio Moresco

SELFIE

Origine: Italia, Francia, 2019 Produzione: Marc Berdugo, Anne Charbonnell, Barbara Conforti, Fabrice Puchault per Arte France, Magneto, Coprodotto Gianfilippo Pedote con Casa delle Visioni e Rai Cinema, in collaborazione con Luce Cinecittà e Reel One Regia: Agostino Ferrente Soggetto e Sceneggiatura: Agostino Ferrente Interpreti: Alessandro Antonelli (Se stesso), Pietro Orlando (Se stesso) Durata: 78’ Distribuzione: Academy Two Uscita: 30 maggio 2019

Un ragazzo si riprende con il telefonino e canta una canzone fissando la telecamera. Si commuove. Lo stacco porta alla voce del regista che, fuori campo, chiede a un altro giovane se è in grado di riprendersi con il telefono. Il giovane si presenta: è Alessandro Antonelli, ha sedici anni, lavora come barista ed è nato e cresciuto nel rione Traiano, a Napoli. Tenendo il telefono in mano e fissando la telecamera, il ragazzo spiega di avere un solo amico nel

U

quartiere. È Pietro, il giovane mostrato in apertura, aspirante parrucchiere, attualmente disoccupato. In grafica rossa, il titolo del film. I giovani si muovono in motorino, senza casco, tra le strade del quartiere. Ad accompagnarli, i titoli di testa. Successivamente, Alessandro si inquadra allo specchio con indosso una maglia che raffigura il volto di un ragazzo sopra alla scritta “Davide vive”. In voice over, l’autore spiega che si tratta del volto di Davide Bifolco, sedicenne del quartiere ucciso da un carabiniere perché scambiato per un latitante in fuga. Il regista racconta di essersi recato al rione Traiano a seguito dell’uccisione di Davide per meglio comprendere cosa fosse successo. È così che si è imbattuto in Alessandro e Pietro e ha deciso di affidare loro due telefoni e la responsabilità di raccontare la quotidianità del quartiere. I giovani si riprendono così, in “modalità selfie”, narrando, a loro discrezione, ciò che vogliono si veda della loro esistenza. Alessandro mostra il lavoro al bar, i giri in motorino, il racconto, a lui particolarmente caro, di cosa avvenne al suo amico Davide e la sofferenza della famiglia del giovane scomparso. Pietro, dal canto suo, ha studiato per diventare parrucchiere, ma non riesce a svolgere la professione. Si trascina così tra 26

casa e la sala biliardo frequentata dagli amici - qualcuno ormai definitivamente sedotto dal fascino di una vita criminale -, esagerando con il cibo e facendosi aiutare e, tal volta, strigliare, dall’amico Alessandro. Le immagini riprese con i due telefoni, quasi sempre in movimento, vengono bruscamente interrotte da quelle fisse delle telecamere di sicurezza del quartiere o dei locali. Una serie di ragazzi e ragazze si alternano di fronte alla macchina da presa, raccontandosi: qualcuno già immagina la vita da moglie di un ergastolano, qualcun altro si atteggia da adulto chiedendo di poter fumare una sigaretta nonostante la giovanissima età, qualcun altro ancora sceglie di impressionare l’autore con alcune strofe di rap. Alessandro mostra poi le immagini del funerale di Davide. Successivamente, i due protagonisti festeggiano il compleanno di Pietro con una bottiglia di spumante e un sincero abbraccio. Lo stacco temporale rivela, attraverso una nota vocale inviata sul telefono e ascoltata/ mostrata da Alessandro, che Pietro è andato in vacanza in Calabria insieme allo zio. Il giovane ha approfittato di questa separazione, anche per riflettere sul registro da dare al film, avendo i due visioni discordanti: uno è più interessato a mostrare


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