Il ritorno di una religiosità antica Intervista a Sunny Moana’Ura Walker
Negli ultimi tempi numerosi popoli indigeni stanno riscoprendo le proprie credenze originarie, oscurate e dimenticate in seguito alla secolare predicazione missionaria. Questo fenomeno si manifesta anche nel continente più remoto, l'Oceania, dove spicca la figura di Sunny Moana'Ura Walker, attivista polinesiano nato nel 1955 a Rurutu (isole Australi). A lui è dedicato il romanzo biografico Le paien, scritto dalla francotahitiana Ariirau Richard-Vivi e pubblicato nel 2017 dalle edizioni Au vent des iles di Papeete (Tahiti). Il tema centrale del libro di Ariirau è la tua rivendicazione del retaggio politeista polinesiano. Com'è avvenuta questa presa di coscienza? La mia presa di coscienza è stata abbastanza naturale a causa del mio atteggiamento pragmatico nei confronti dei grandi principi che governano tutte le società. Di conseguenza, essendo un protestante convinto, anche se non molto praticante, facevo fatica ad accettare le contraddizioni contenute nella Bibbia, così come gli errori di alcuni capi religiosi. Tutto questo mi ha indotto a osservare criticamente la mia religione, che mi avevano educato a considerare l'unica vera religione con un solo vero Dio. Così ho finito per relativizzare tutti i dogmi, ma senza diventare ateo. Ho cominciato a interessarmi ad altre religioni, come il buddhismo, il taoismo e quelle di altri popoli, e infine tutte le religioni indigene del mondo, comprese quelle dei miei avi polinesiani. Il mio spirito critico mi ha aiutato a superare il famoso "complesso del colonizzato", che in pratica è un complesso d'inferiorità socio-culturale. Tutte queste riflessioni mi hanno portato a considerare ciascuna religione come un fenomeno strettamente legato a un popolo specifico. Il cristianesimo, ad esempio, nato in un contesto spaziotemporale ben definito, dovrebbe restare circoscritto a quell'ambiente culturale e geografico, mentre imporlo ad altri è un atto di colonialismo culturale. Così non ho esitato ad adottare la religione dei miei antenati polinesiani. Come cerchi di diffondere questa sensibilità? Io non voglio diffondere niente, perché il proselitismo mi sembra arrogante e irrispettoso verso altri gruppi umani che hanno già la propria religione. Mi accontento di spiegare cosa significa la mia fede, il suo contenuto e la sua praticabilità nel mondo moderno. Siamo una piccola minoranza, appena una ventina di persone, e non suscitiamo nessuna preoccupazione. Ci accontentiamo di esistere, di praticare la nostra fede e venerare le nostre divinità. Qual è la posizione del movimento indipendentista nei confronti delle tue idee religiose? Il movimento indipendentista polinesiano, guidato dal partito Tavini Huiraatira, è cristiano, quindi non ha nessun interesse per il revival pagano che io propongo. Qual è la tua posizione sui legami tra la Polinesia "francese" e la Francia? La mia posizione rispetto alla Francia non è ufficiale, ma non crea problemi. Siamo costituiti come associazione e ci conformiamo ai principi e alle leggi laiche della repubblica francese. Cosa pensi della crescita dell'islamismo? La crescita dell'Islam mi preoccupa molto, seguo con molta attenzione la sua diffusione nel mondo e in Europa in particolare. Il suo proselitismo è chiaramente settario e spesso violento. Preciso che non faccio una distinzione tra moderati e radicali, perché per entrambi i riferimenti sono gli stessi, ispirati dal Corano. Negli stessi paesi islamici i crimini commessi in nome di Allah sono molto numerosi.