La causa dei popoli 15-16

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Un secolo di autonomia e di pace Thomas Benedikter

L'autonomia delle Åland, come quella di molte altre regioni europee, ha le sue origini in un mutamento territoriale derivato dalla guerra. L'arcipelago, abitato da svedesi fino dal Medioevo, aveva fatto parte del Regno di Svezia dal 1362 al 1809, insieme al resto della Finlandia. Nel 1809, dopo le guerre napoleoniche, la Svezia dovette cedere l'intero territorio finnico all'impero zarista. Sotto il dominio russo le isole divennero un avamposto della difesa nazionale. Gli abitanti delle isole Åland erano una piccola minoranza svedese nel Granducato di Finlandia, che godeva di una certa autonomia. La lingua ufficiale dell'intera Finlandia era ancora lo svedese. Fu soltanto a metà del diciannovesimo secolo che il finlandese guadagnò uno status paritario all'interno del Granducato. La Finlandia divenne indipendente il 6 dicembre 1917. Gli isolani cercarono di riunirsi alla Svezia, ma il contesto politico giocava a loro sfavore: nel paese infuriava la guerra civile e il nuovo stato non voleva rinunciare all'arcipelago. Alla fine dell'anno gli Ålandesi fecero un referendum informale: il 95% votò per la riunificazione con la Svezia. Alla conferenza di pace di Parigi (1919-1920) Stoccolma cercò di sollevare la questione chiedendo il diritto all'autodeterminazione degli isolani. Gli stessi Ålandesi presentarono una petizione dove chiedevano un vero referendum, ma la Finlandia rigettò ogni proposta. Nel maggio del 1920 il Parlamento finlandese approvò una prima legge di autonomia, ma la popolazione la rifiutò. Così la disputa fu nuovamente sottoposta alla Società delle Nazioni, che il 24 giugno 1921 stabilì ufficialmente che le Åland dovevano restare sotto la sovranità della Finlandia; che la legge sull'autonomia avrebbe incluso la protezione della lingua svedese; che l'intero arcipelago sarebbe stato smilitarizzato e neutrale. L'autonomia delle Åland fu inserita anche dalla Costituzione. In questo modo lo statuto che la regolava avrebbe potuto essere modificato soltanto attraverso una riforma costituzionale approvata da una maggioranza qualificata del Parlamento regionale. Nell'ottobre 1921 fu adottata la legge che sanciva la completa smilitarizzazione delle isole, che poi fu confermata dalla conferenza di pace di Parigi (1946). All'inizio gli Ålandesi faticarono ad accettare l'autonomia e continuarono a considerarsi svedesi fino alla Seconda guerra mondiale. Dopo il 1945, piano piano, cominciarono a sviluppare una propria identità regionale. La Finlandia, dato il suo legame secolare con la Svezia, ha sempre mantenuto un rapporto speciale col paese vicino. Lo svedese è tuttora riconosciuto come seconda lingua nazionale e gli svedesi che vivono nella Finlandia continentale sono molto più numerosi di quelli che vivono sulle Åland. Un'autonomia quasi perfetta L'arcipelago è l'unica regione finlandese dotata di poteri legislativi e la sola dove lo svedese ha status di unica lingua ufficiale, mentre lo svedese è riconosciuto come lingua minoritaria nel resto del paese. È anche l'unica regione europea completamente smilitarizzata. Queste quattro peculiarità ampio autogoverno, status di lingua nazionale, neutralità e smilitarizzazione – sono i fondamenti del modello ålandese. Il parlamento regionale, il Lagting, ha il potere di approvare le proprie leggi in molte materie, ad eccezione della politica estera, del diritto civile e penale, della magistratura, degli affari monetari, del diritto del lavoro e del sistema fiscale. Tutti gli abitanti che hanno raggiunto la maggiore età godono di Hembygdsrätt, letteralmente "diritto di domicilio", hanno il diritto di voto e possono candidarsi alle elezioni. Questa forma di cittadinanza regionale è un requisito necessario per esercitare il diritto di voto, di acquistare beni immobili e di gestire un'attività imprenditoriale. Per acquisire questo diritto un richiedente deve avere la cittadinanza finlandese, una conoscenza sufficiente dello svedese e aver vissuto sulle isole per almeno 5 anni.


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