La causa dei popoli 15-16

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Per l'indipendenza della Cabilia Intervista a Ferhat Mehenni

La famiglia berbera, che include anche i Tuareg, vive divisa fra otto paesi africani: Algeria, Burkina Faso, Libia, Mali, Marocco, Niger e Tunisia. Le comunità più numerose si trovano in Marocco e in Algeria. In quest'ultimo paese la minoranza berbera conta circa 5 milioni (11% della popolazione). I forti contrasti col potere centrale, dominato dalla maggioranza araba, hanno favorito la nascita di alcune organizzazioni che reclamano l’autonomia o l’indipendenza della Cabilia, la regione settentrionale dove si concentra la popolazione berbera. La principale è il Mouvement pour l'Autodétermination de la Kabylie (MAK). Abbiamo intervistato il suo fondatore, Ferhat Mehenni, per avere un quadro chiaro della situazione. Perché è nato il MAK ? Il MAK è nato nel 2001 in risposta all'atteggiamento ostile del governo algerino, che ha sparato su alcuni berberi che manifestavano pacificamente, uccidendone più di cento. Il contributo della Cabilia alla liberazione dal colonialismo francese e alla costruzione dell'Algeria era stato molto importante, così non era possibile una rivendicazione di indipendenza. Perciò abbiamo deciso di fondare il movimento, che inizialmente era autonomista (Mouvement pour l'Autonomie de la Kabylie). Forse molti dei vostri lettori non conoscono la questione cabila, quindi è necessaria qualche precisazione storica. Nel 1839, quando la Francia decise di chiamare Algeria la propria colonia nordafricana, la Cabilia non ne faceva parte. Fu soltanto nel 1857, sotto il regno di Napoleone III, che la Francia decise di annetterla. Un quadro storico più ampio si trova nel Memorandum pour l'autodétermination de la Kabylie, che abbiamo sottoposto alle Nazioni Unite nel 2017. Quando e perché siete passati dalla posizione autonomista a quella indipendentista? La rivendicazione dell'autonomia aveva stimolato la rinascita della coscienza nazionale cabila, la coscienza di essere un popolo e una nazione. Ma con la nascita dell'Anavad (Governo provvisorio cabilo in esilio), avvenuta il 1o giugno 2010, questo obiettivo era diventato obsoleto, dato che un governo provvisorio ha come obiettivo l'indipendenza. Abbiamo deciso di passare dalla linea autonomista a quella indipendentista per varie ragioni. Anzitutto, per evitare che la questione cabila restasse confinata all'Algeria, perché questo avrebbe limitato la possibilità di liberarsi dal potere coloniale di Algeri. Negli ultimi vent'anni abbiamo visitato un certo numero di paesi che avevano concesso l'autonomia regionale alle loro "province", e cosa abbiamo scoperto? Che tutti questi territori autonomi cercavano l'indipendenza. In effetti, non esiste una vera pace sociale, una vera serenità laddove manca la sovranità. L'autonomia serve soltanto a intrappolare i popoli che aspirano, senza eccezione, all'emancipazione dall'insopportabile tutela politica che li considera dei bambini. Dato che l'autonomia è una trappola, sarebbe stata una scelta criminale continuare a pretenderla. Inoltre, perché abbiamo sofferto l'oppressione linguistica derivata dall'arabizzazione. Questo cambiamento ha modificato i rapporti col governo algerino? Il potere algerino non ha mai accettato la nostra nuova linea politica, che considera un delitto di lesa maestà. Finché avevamo rivendicato l'autonomia eravamo stati tollerati. Oggi, invece, le autorità coloniali algerine sono in guerra non solo contro il MAK, ma contro tutti i cabili. Durante la pandemia hanno deliberatamente lasciato morire più di 4000 persone vietando ai nostri ospediali di rifornirsi di ossigeno o impedendoci di comprare attrezzature dall'estero per fabbricare localmente questo prodotto necessario alla sopravvivenza dei pazienti. Poi, con armi vietate dalle convenzioni internazionali, come il fosforo bianco, hanno bruciato più dell'80% della Cabilia. I paesi vicini si sono offerti di aiutarci a spegnere gli incendi, ma l'Algeria ha rifiutato. Più di 500 persone


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