La causa dei popoli 15-16

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Bagliori pagani sul Baltico Alessandro Michelucci

Le religioni politeiste non sono scomparse. In varie parti del mondo sono ancora ben radicate: pensiamo all'India (induismo), al Giappone (scintoismo) e alle numerose religioni indigene che le missioni cristiane non sono riuscite a cancellare. Ma resti e reviviscenze delle fedi precristiane si possono trovare anche in certi paesi eueopei dove i cristiani costituiscono la maggioranza. Un caso particolare, o per meglio dire unico, è quello della Lituania, dove l'80% della popolazione è cattolico. A differenza degli altri paesi europei, che sono stati cristianizzati fra il quarto e il decimo secolo, quelli dell'area baltica furono gli ultimi tre ad abbracciare la nuova religione: prima la Lettonia nel 1215, seguita dall'Estonia (1227) e infine dalla Lituania (1387). Il papa Urbano VI riconobbe la Lituania come stato cattolico il 13 aprile 139. Gli abitanti della Samogizia, la regione nordoccidentale del paese confinante con la Russia, resistettero strenuamente fino al 1413. La lunga fase storica che segnò il passaggio dal politeismo al monoteismo viene descritta da Stephen Christopher Rowell nel libro Lithuania Ascending: A Pagan Empire within East-Central Europe, 1295–1345 (Cambridge University Press, Cambridge 1994). Naturalmente queste conversioni così tardive si sono inserite in un contesto sociale dove la vecchia fede politeista aveva conservato radici profonde. Questo spiega perché l'antico paganesimo baltico è ancora molto vivo, come dimostrano feste e cerimonie pubbliche di vario tipo. Non si tratta di una setta equivoca o di strampalati emuli del mago Otelma, ma di comuni cittadini che praticano culti antichi alla luce del sole, in modo perfettamente legale. Ci sembra più corretto parlare di sensibilità religiosa, piuttosto che di religione in senso stretto, per almeno due motivi: mancano un corpus dogmatico definito e un clero che funga da tramite fra i fedeli e le divinità, come accade invece nelle tre religioni abramitiche. Le origini del movimento risalgono ai primi anni Sessanta, quando un gruppo di studenti dell'Università di Vilnius raccolti attorno a Jonas Trinkunas cominciarono a viaggiare attraverso la Lituania raccogliendo una vasta quantità di materiale documentario sul passato precristiano del paese: danze, favole, canti, rituali, ubicazione dei luoghi di culto. In questo modo Romuva, l'associazione fondata da Trinkunas, dette un contributo determinante alla rinascita dell'identità nazionale, tema particolarmente sentito in un paese che nel 1939 era stato forzatamente annesso all'URSS insieme all'Estonia e alla Lettonia. Il KGB comprese subito che Romuva giocava un ruolo antisovietico e lo dichiarò fuorilegge. Fra gli anni Settanta e il decennio successivo il movimento continuò la propria attività negli Stati Uniti grazie a una parte dei lituani emigrati nella fedeerazione nordamericana. All'inizio degli anni Novanta, con la caduta del comunismo europeo, Romuva ha potuto riprendere liberamente la propria attività. Questo movimento, come quelli analoghi operanti altrove, aderisce a una religione della natura che mette in primo piano i problemi ambientali: questo spiega gli stretti legami con le associazioni ecologiste. Il fatto che l'80% della popolazione lituana sia cattolica non determina intolleranza nei confronti delle religioni minoritarie, anche se il politeismo non gode ancora di un riconoscimento ufficiale. L'attività del movimento non è comunque limitata alla Lituania: Trinkunas è stato uno dei promotori del World Congress of Ethnic Religions, un'organizzazione che riunisce i movimenti pagani di vari paesi europei. Il fondatore di Romuva ha partecipato inoltre al First International Gathering and Conference of Elders of Ancient Traditions and Cultures, che si è tenuto a Mumbai (Bombay) dal 4 al 9 febbraio 2003. I contatti con l'India hanno messo in luce alcune affinità fra il paganesimo lituano e l'induismo, tanto è vero che sono stati organizzati numerosi incontri per approfondire la conoscenza reciproca.


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