Il Vicenza - Luglio 2023

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Intervista ad Adriana Maltauro sulla città e sul sostegno alle iniziative culturali e solidali

Tra Calvino, Eco e Asimov

Antonio Di Lorenzo >antonio.dilorenzo@givemotions.it<

Se una notte d’estate un viaggiatore bussasse alla porta di Vicenza chi gli aprirebbe e, soprattutto, cosa gli direbbe? O meglio: che città troverebbe? Sorprendente rispetto alle sue attese, oppure talmente chiusa e refrattaria che non abbasserebbe il ponte levatoio? È una metafora di Italo Calvino, del quale è ormai un classico citare le sei parole che caratterizzano questo millennio: leggerezza, rapidità, esattezza, visibilità, molteplicità e coerenza. segue a pag 5

LAVORO “Facciamo tornare i giovani” 6 EX DAL MOLIN La vecchia pista diventerà una maxi arena 10 SICUREZZA Gli occhi di finanza e carabinieri 18 IL CARTELLONE Stagione teatrale di alto livello 28 PER L’AFRICA Al Cuamm 230 mila guanti vicentini 27 GASTRONOMIA Baracca solo di nome, è chic la frittura 29 Servizi di Matteazzi e Ferronato alle pagg. 8 e 9 IL COMUNE DEI GIOVANI: “VI FAREMO VEDERE MERAVIGLIE” Benedetta Ghiotto e Jacopo Maltauro sono i più giovani consiglieri comunali Servizio a pag. 17 “I VICENTINI
MAGARI SONO UN PO’ CHIUSI MA SONO ANCHE GENEROSI”
LUGLIO 2023 Periodico d’informazione localeAnno XXIX n. 7
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Il vescovo come don Matteo

M ai visto un vescovo a Vicenza girare per il centro in bicicletta. Ma questa è una delle novità di mons. Giuliano Brugnotto, che ha pensato bene di eliminare auto e cerimonieri curiali per i suoi spostamenti e utilizzare l’ecologica bici. Lo hanno visto con i loro occhi i partecipanti alla presentazione del “vangelo laico” di Neri Pozza di recente al teatro Olimpico. Sua eccellenza s’è presentato come il don Matteo televisivo, cioé in bicicletta “muscolare” come spiegano i tecnici e “tutta cromata” per parafrasare Lucio Battisti.

A differenza del Terence Hill sacerdotale, però, mons. Brugnotto aveva anche lo zainetto sulle spalle. “Dove posso appoggiare la bici?”, ha chiesto smontando e rivolgendosi agli addetti all’accoglienza. Che hanno preso subito in custodia l’episcopale velocipede che, alla fine dell’incontro è stato di nuovo inforcato da don Giuliano (è così che vuole essere chiamato, nemmeno monsignore) e s’è allontanato verso casa in vescovado. Casa ancora per poco, perché a ottobre lui e la curia si trasferiranno al vecchio seminario di Santa Lucia. “Non ho paura del buio, ma sono stanco di stare da solo”, aveva fra l’altro motivato così la decisione il presule vicentino.

Insomma, ha abolito il titolo di eccellenza, di essere monsignore gli importa poco meno di niente, non ha lo stemma (infatti sulle facciate delle chiese c’è ancora quello di Pizziol) e adesso scopriamo anche un vescovo ecologico che gira in bici. Attendiamo di stupirci ancora. Forza don Giuliano, Vicenza ha bisogno di scrollarsi di dosso l’abitudine.

È un periodico formato da 23 edizioni locali mensilmente recapitato a 506.187 famiglie del Veneto.

è una testata giornalistica di proprietà di Srl

Tra Calvino, Eco e Asimov

Antonio Di Lorenzo >antonio.dilorenzo@givemotions.it< Se la leggerezza, in particolare, non è una piuma che cade, ma un airone che vola, è la coerenza quella centrale. Nell’ultima “Lezione americana” – come spiega Marco Belpoliti – Calvino rovescia di colpo le precedenti cinque. Pur vivendo in un mondo diventato leggero, rapido, in cui la visibilità è dominante (sembra che parli di oggi, vero?)la coerenza rimane l’elemento principale con cui affrontare il rapporto con la realtà.

Il nuovo sindaco Possamai in questi due mesi, seppure dopo una nomina della giunta non velocissima, ha dimostrato alcune di queste parole: rapidità, cerca l‘esattezza interessandosi di una molteplicità di affari: dall’alta velocità all’ex macello, dal parco della pace alle serre del Querini, dai medici de Ferrovieri alle nomine. Qui ha già fatto affermazioni importanti. Una per tutte: portare pace ad Agsm - Aim, perché non si possono rischiare 50 milioni di utili.

Gli obiettano che la giunta ha poca esperienza: e lui risponde che quella precedente ne aveva ancora meno, visto che solo uno aveva precedenti incarichi. Ma, in generale, non sembra preoccuparsi delle critiche. Ha adottato tempi stretti, la velocità gli piace. E s’è dato obiettivi di largo respiro: le sue “linee programmatiche”, coerente con le idee della campagna elettorale, le ha articolate in 12 temi, sviluppati in 36 argomenti, definiti ciascuno da tre obiettivi. Fanno 108 sentieri amministrativi da sviluppare. È vero che ci sono gli assessori a dargli una mano, ma sono comunque tanti. È vero che si tratta di un programma di mandato, ma resta un impegno consistente.

Mons. Brugnotto s’è presentato in bici “muscolare”e zainetto al teatro Olimpico

E poi ci sono i 301 piccoli problemi che ha raccolto durante la campagna e che ha promesso di avviare a soluzione, onestamente non di risolvere completamente, nei primi cento giorno di mandato. Che scadono più o meno con la festa dell’8 settembre. Ce n’è da fare, insomma. Umberto Eco la chiamerebbe una “vertigine della lista”. Serviranno tutte e sei le parole guida di Calvino per raggiungere gli obiettivi prefissati e produrre quei cambiamenti che sono necessari a Vicenza. Sono talmente tanti da poter sembrare fantascienza, invece è solo la realtà che è urgente, anche se la fantascienza – sosteneva Asimov –non è una consolante fantasia ma il racconto di come e quanto l’uomo si adatti ai cambiamenti. E la vita è tutta lì.

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Il personaggio.

Il presidente dei consulenti

“C’è il modo per riportare qui i giovani”

“Basta approfittare delle molte agevolazioni economiche messe in campo in questi anni per rendere il rientro altrettanto allettante”. Bastianello vede il momento economico positivo per le aziende locali: “Stiamo crescendo e abbiamo le potenzialità per superare le difficoltà”

Una provincia economicamente e industrialmente vivace e intraprendente: Vicenza è terza a livello nazionale per export e sta fortunatamente veleggiando verso risultati di tutto rispetto. Superati i marosi del 2010, quando molte realtà sono state costrette a ridimensionarsi se non ad alzare bandiera bianca, e metabolizzate tutte le limitazioni imposte dal covid, ora le nostre aziende hanno fatto esperienza di quanto sia importante innovare e inseguire, se non addirittura anticipare, le attese dei mercati strutturandosi dal punto di vista tecnologico anche per tutto ciò che riguarda la parte non strettamente dedicata alla produzione.

È il quadro che emerge dalle considerazioni che Franco Bastianello, presidente dell’ordine dei consulenti del lavoro di Vicenza. Nell’ultima assemblea ha parlato di tecnologie, e il loro apporto sarà esponenziale nei prossimi anni, dallaricerca del personale alla strutturazione dei contratti di lavoro fino a stabilire i corretti percorsi professionali.

I consulenti del lavoro sono convinti profondamente che il loro ruolo non vada improvvisato per l’importanza che ricopre per il

benessere dell’economia e, in definitiva, della società. Non a caso sono professionisti strutturati con un proprio albo e una struttura nazionale e locale riconosciuti dalla legge, con specifici profili formativi in fatto di competenze.

“Le nostre aziende – segnala il presidente Bastianello – in questi ultimi anni si sono fortemente evolute sul piano organizzativo e si sono strutturate dal punto di vista tecnologico. E così anche la figura del consulente non è ingessata, ma rappresenta non solo una sicurezza per quanto riguarda il rispetto e l’interazione con le normative, ma funge anche da vera e propria antenna per captare i segnali della direzione e dell’evoluzione che stanno vivendo i vari mercati del lavoro e dell’economia”.

Parlando di nuove risorse che clamorosamente e quotidianamente sembrano mancare in certi settori della filiera produttiva anche locale, per Bastianello è assolutamente necessario un cambio di approccio e, soprattutto, di linguaggio nei riguardi delle professioni classiche che ormai si sono completamente trasformate.

“Paradossalmente, basterebbe chiamare con il loro nome le professionali-

tà ora sotto dimensionate: se parlassimo di addetto al controllo numerico invece di metalmeccanico, o di imprenditore vitivinicolo invece di contadino, restituiremmo il giusto valore e appeal ad ampi strati di potenziali interessati a quella professione. È un compito che spetta agli imprenditori, ma anche in egual maniera al mondo della scuola e all’opinione pubblica in generale”.

E sempre a proposito di penuria di giovani professionisti attratti dalle sirene (ma anche dagli stipendi) d’oltralpe o oltre oceano, per Bastianello basterebbe

approfittarne delle molte agevolazioni economiche messe in campo in questi anni per rendere il rientro altrettanto allettante, e sicuramente molto apprezzato dai nostri cervelli, che abbiamo formato e che gratuitamente altri Paesi possono sfruttare. Una preoccupazione che sta in cima ai consulenti del lavoro, e quindi alle aziende, è il grave sottodimensionamento cronico degli uffici Inps di Vicenza. Purtroppo il personale che viene assegnato su graduatorie nazionali dopo pochi anni chiede l’avvicinamento a casa, e così Vicenza resta si-

stematicamente sguarnita.

“Il nostro rapporto con i responsabili Inps di Vicenza è comunque ottimo, collaborativo e proficuo, nonostante le enormi difficoltà dovute alla penuria di personale. È grave che la nostra provinciasia così colpevolmente penalizzata: se un’azienda non può ottenere tutti i documenti necessari per assumere o partecipare a gare, è evidente che perde competitività e lavoro. Stiamo lavorando con la sede provinciale e regionale per indire selezioni di personale almeno su base veneta, per cercare di trattenere il personale Inps a Vicenza. Una bella sfida”.

E che aria respirano i consulenti del lavoro nelle aziende?

“Siamo moderatamente ottimisti, assicura Bastianello. Di fatto siamo i terzisti dell’Europa: anche se pare che la Germania sia in difficoltà, tuttavia stiamo crescendo e non ci sono preoccupazioni di sorta. Molte aziende trovano di continuo strade e idee per rinnovarsi e per tenere il passo della concorrenza mondiale, puntando sulla qualità e sull’affidabilità. Un plus vincente, che unito alla continua ricerca e alla rigorosa gestione dei processi produttivi, fa ben sperare. E noi consulenti del lavoro sappiamo di poter dare un prezioso apporto per questa quotidiana scommessa delle nostre aziende”.

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del lavoro, Franco Bastianello, affronta il nodo della fuga dei cervelli
Attualità
Silvio Scacco Franco Bastianello, presidente dei consulenti del lavoro

Il ritratto. Benedetta Ghiotto ha 19 anni e le idee chiare: “Dall’università ai festival estivi c’è molto da fare”

“Faremo di Vicenza una città per giovani”

Ha appena terminato la maturità al “Pigafetta” ed è stata eletta in Consiglio comunale con i “Civici per Possamai”. Alle spalle ha esperienze di volontariato, anche in Giordania con i profughi. Un suo riferimento in politica è l’onesto Zac della sinistra Dc di mezzo secolo fa: “Metteva le persone prima del problema sociale”, spiega. All’università è incerta fra giurisprudenza e ingegneria spaziale.

Che cosa hanno in comune l’onesto Zac della Democrazia Cristiana del compromesso storico, i film di Christopher Nolan, Giacomo Leopardi e il rap di Bresh e KidJugy? Per larisposta, chiedere a Benedetta Ghiotto, la più giovane tra i componenti nel nuovo consiglio comunale uscito dalle elezioni di maggio. Per lei, che a inizio luglio ha compiuto 19 anni, leprime riunioni in Sala Bernarda si sono alternate con la preparazione per gli esami di maturità classica, indirizzo internazionale, al liceo Pigafetta.

L’esponente della lista “Civici per Possamai” in Comune non è arrivata per caso. Perché,alla faccia dei luoghi comuni sui giovani che non hanno voglia di impegnarsi e che non seguono la politica, lei sembra fare l’esatto contrario. Animatrice in parrocchia, un lungoelenco di esperienze di volontariato e piccoli incarichi all’attivo - dallo staff del LumenFestival alla biblioteca di quartiere con l’iniziativa “Esperienze forti”, fino alle tre settimane passate l’anno scorso in Giordania tra i profughi siriani e iracheni con l’associazione “Non dalla guerra”. “Sono sempre stata attiva, interessata, con un’opinione mia - conferma lei - Così

quando mi hanno proposto di candidarmi mi è sembrata un’occasione da cogliere perdare un contributo in prima persona. Vicenza non è una città per giovani, e dall’università ai festival estivi, ci sono molte potenzialità da sfruttare”.

La politica e l’attualità sono argomenti di cui, con amici e compagni, discute costantemente. È successo per le ultime comunali, era successo prima per le politiche, succede sui classicitemi generazionali come la legalizzazione delle droghe leggere o le questioni legate al genere. Noi ci confrontiamo sempre, ne discutevamo anche in dad. Non so se vivo in una bolla, a volte penso di sì. Ma se è così, mi piace la mia bolla”.

Quello in cui non si ritrova, caso mai, sono le tradizionali appartenenze della politica. E se lesi chiedono dei punti di riferimento, un po’ a sorpresa rispolvera la Dc anni ‘60 e ‘70 di Benigno Zaccagnini. “Più che uno schieramento, mi piacciono le persone - racconta -Zaccagnini naturalmente non l’ho conosciuto, ma ho recuperato dei suoi discorsi e mi ha colpito la sua umanità: il fatto che, ad esempio, parlava di disoccupati, non di disoccupazione. Metteva le persone prima del problema sociale. Mio

nonno mi diceva chesono una democristiana, e per lui era un complimento”. Poi ci sono un po’ di cinema (“Ho preso da mio padre la passione per i film di Christopher Nolan”), qualche serie tv (PeakyBlinders) e soprattutto tanta musica e tanti concerti: “Spazio molto, tra rap, indie, il pop leggero -continua -Bresh, KidYugi, i Pinguini tattici nucleari, Marrakech. Ma anche i cantautori classici che ascolta mia madre e i cd di Vasco chemetteva mio padre in auto verso il mare. E qualche libro. “Mio nonno mi leggeva Cuore, e ci sono affezionata, ma se devo sceglierne uno dico “L’arte di essere fragili” di Alessandro D’Avenia. Per me l’ultimo anno è stato complicato, sono cambiate molte cose, e io ammetto di aver scoperto di essere più fragile di quanto credevo”. Ora l’aspetta la scelta dell’università: “Mi sono preiscritta a giurisprudenza, perché mi sembra un punto d’equilibrio tra un approccio umanistico e uno scientifico. Ma a volte penso che potrei fare ingegneria spaziale o chimica pura o biomedica. È tutto molto in forse, mi servirà l’estate per decidere”. Il tempo non le manca. Tra una seduta in sala Bernarda e l’altra.

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Un’immagine di Benedetta Ghiotto, la più giovane consigliera comunale

L’intervista. Jacopo Maltauro, 23 anni, è l’unico consigliere della Lega e indica la strada obbligata dell’opposizione

“Si deve guardare avanti e non indietro”

Il ruolo di “highlander” della Lega in consiglio comunale, visto che è l’unico eletto del partito di Salvini, tocca a Jacopo Maltauro, 23 anni, al suo secondo mandato come consigliere a palazzo Trissino.

Cominciamo con una curiosità: durante il mandato di Rucco lei era consigliere con delegaalle politiche giovanili. Lo sa che il suo diretto predecessore nell’incarico è l’attuale sindaco?

(ride) Si, lo sapevo. Devo dire che non ho ricevuto critiche per il mio operato da parte di chi mi ha preceduto, piuttosto degli apprezzamenti; allo stesso modo io ho cercato di non gettare quanto di positivo era stato fatto prima di me. C’è sempre stato un rapporto di rispetto reciproco.

Alle amministrative del 2018 la Lega aveva sfiorato il 16% dei consensi eleggendo sei consiglieri, alle ultime si è attestata sotto il 6,5% eleggendo un solo consigliere, lei. Come legge questi dati? Cosa è successo?

Secondo me dipende da un mix di fattori e condizioni. Il calo è stato trasversale per tutte le formazioni di natura politica a vantaggio di quelle civiche. I partiti scontano un riflesso della situazione nazionale: lo stesso dato della Lega alle ultime elezioni politiche non è stato entusiasmante. (Quarto partito, con l’11.5% dietro anche a Italia Viva - Azione, seppure di poco, ndr.) A livello locale conta molto il radicamento; la Lega, che è un partito popolare, paga in maniera pesante gli anni delcovid, dove è venuta meno la dimensione della militanza, del coinvolgimento degli iscritti, per ovvieragioni.

Basta questo, cioè dare la colpa al Covid?

In queste elezioni dal punto di vista politico probabilmente non è stato ben comunicato tutto ciò che di buono siamo riusciti a fare negli anni in cui eravamo in maggioranza.

Potendo tornare indietro, cambierebbe qualcosa

rispetto all’impostazione della campagna elettorale?

Purtroppo con i “se” e con i “ma” è difficile fare politica, le considerazioni post elettorali possono essere preziose ma lasciano il tempo che trovano. Al netto di questo, secondo me la politicizzazione radicale che è stata data alla campagna non ha giovato.

In che senso?

Polarizzare politicamente più del dovuto un voto locale, amministrativo, dicendo di votare centrodestra perché l’alternativa è il Partito Democratico della Schlein, probabilmente non ha pagato. Sarebbe stato forse meglio raccontare quanto a livello locale è stato fatto in questi anni per Vicenza.

Troppe “passerelle” nazionali, insomma.

Sicuramente non è sbagliato aver comunicato che la filiera di natura regionale e nazionale, il dialogo continuo con le istituzioni per noi rappresentano un valore. Però aver radicalizzato il confronto dal punto di vista politico in ambito locale non ha pagato, il cittadino è più attento al punto di vista amministrativo.

Come si riparte adesso?

“Dobbiamo avere nuovi stimoli, nuove idee, nuovi progetti e nuovi volti. Inutile recriminare sul voto: hanno ragione gli elettori. Comunque non ci ha giovato aver politicizzato troppo il voto locale. Non do alcun giudizio sulla giunta perché sarebbe un pre-giudizio. Dobbiamo lasciarli lavorare e li misureremo sui fatti”

Riconoscendo la vittoria e il valore dell’avversario. In politica si hanno dei giudici, gli elettori, che hanno sempre ragione. Quindi è inutile ora dare colpe o cercare giustificazioni: l’area politica di centrodestra si ricostruisce avendo la maturità di prendere atto del risultato elettorale e con aria nuova, aria fresca, nuovi stimoli, nuove idee, nuovi progetti, nuovi volti, avendo il coraggio di guardare avanti, non indietro. Che giudizio può dare sulla nuova giunta?

Non posso dare un giudizio sul merito perché bisogna lasciare alla giunta il tempo di lavorare. Un giudizio dato adesso sarebbe un pre-giudizio, una polemica a priori sui nomi che per me non ha molto senso.

Quali sono le prossime sfide per Vicenza?

Bisognerà lavorare per rendere Vicenza una città sempre più attrattiva, e secondo me questo passa attraverso l’università e sul riuscire a renderla una città a misura di giovani. Il mio impegno dai banchidell’opposizione in questo senso sarà sempre propositivo.

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Jacopo Maltauro, “highlander” della Lega

Il parco della Pace. Ecco la struttura dell’ex aeroporto

Dal Molin che sarà destinata agli eventi

L’ex pista sarà un’arena da 30mila persone

Il sindaco Possamai è prudente sui tempi: “Siamo a zero per definire la gestione del parco”. I tecnici parlano di tre problemi aperti: manutenzione e sfalcio, segnaletica, installazione dei bagni chimici. L’area è vasta complessivamente 68 ettari e l’investimento totale sarà di 12 milioni di euro

Doveva essere la compensazione per i vicentini per la costruzione della caserma Del Din sui terreni dell’ex aeroporto. E lo sarà, questo è fuori discussione. Sui tempi c’è già meno certezza. Perché la nuova amministrazione comunale spiega che “non c’è uno straccio di piano di gestione” del parco della Pace. Parole del sindaco, pronunciate con nettezza di fronte ai giornalisti convocati per un sopralluogo. Alla decima volta che gli domandano “Quando sarà aperto il parco della Pace?” il sindaco smette il dribbling che aveva ingaggiato da un’oretta con i giornalisti – e che avrebbe ubriacato su un campo da calcio vero anche Messi – si stringe nelle spalle sibilando due parole: “Appena possibile”. Era partito da un “sarebbe irresponsabile aprirlo adesso” toccando di sguincio un “ci stiamo lavorando”, e stoppando le obiezioni con un “non possiamo compiere un azzardo”. Insomma, per questa estate non se ne parla. Poi viene l’autunno e... ne varrebbe la pena?

La curiosità riguarda, fra l’altro, anche l’ex pista dell’aeroporto. Ha ancora la linea bianca centrale che serviva ad atterraggi e decolli. Tutto lo spazio, davvero enorme, diventerà

l’area eventi. Era previsto, ma è la prima volta che si vede da vicino. Ci potranno stare anche trentamila persone, spiegano i tecnici. Facile pensare a maxi concerti di musica. C’è da studiare, però, il modo per farci arrivare (e andarsene) migliaia di persone e auto.

Altro nodo da sciogliere, che consiglia prudenza sui tempi. E infatti il sindaco Possamai è prudente perché sa di trovarsi su un terreno (amministrativo) scivoloso a onta dell’afa del periodo, perché la polemica non solo è in agguato ma s’è materializzata sul parco da cinque anni.

Il punto il sindaco l’ha fatto assieme all’assessore Leone Zilio e ai due responsabili tecnici, l’ing. Roberto Scalco e il direttore dei procedimenti dell’Ufficio tecnico l’avv. Gian Luigi Carrucciu. La sostanza è che il parco di 68 ettari –che alla fine costerà attorno ai 12 milioni –non si presenta affascinante: l’erba è alta, le acque pullulano di zanzare, infine la giornata caldissima gioca a sfavore. Però l’azienda che ha vinto l’appalto ha svolto il suo compito: a fine giugno si stimava che mancano, in sostanza, un paio di mesi alla fine dei lavori.

Spiega Carrucciu che sono tre fondamentalmen-

te i problemi aperti: installazione dei bagni chimici, sfalcio, segnaletica orientativa.

Premesso che, secondo il sindaco, qualche apertura a spot è possibile, quello che davvero manca è un’idea sul modello di gestione: su questo fronte Possamai spiega chiaramente che “siamo al punto zero”. Lui sta studiando e sta guar-

dando anche ad altre esperienze, fermo restando che il parco della Pace è un unicum.

Uno dei nodi da sciogliere riguarda a manutenzione, che è carico dell’azienda che sta lavorando e oscilla da 36 a 60 nesi, cioé da 3 a 5 anni.

C’è un altro problema: ripristinare, per quanto possibile, il giardino cen-

Nelle foto, l’ex pista dell’aeroporto Dal Molin, il corso d’acqua scavato vicino alla caserma degli americani “Del Din”, il sindaco Possamai, l’assessore Zilio e l’ingegnere Roberto Scalco

trale che era una delle migliori idee dell’architetto Zagari, uno dei padri del parco, scomparso improvvisamente qualche giorno fa. Ma, per definire un modello di gestione, si tratta di definire anche il “senso strategico” del parco. “Se hanno cancellato quel giardino - sottolinea il sindacosi vede che per loro il parco senso ne aveva poco”.

www.ilvicenza.com 10 Le grandi opere

I personaggi. Erano parecchie al battesimo del nuovo esecutivo a palazzo Trissino. Non era mai successo

Sono le mamme le vere vincitrici in giunta

Sono loro che hanno applaudito per prime, giustamente orgogliose, i figli assessori nominati dal sindaco Possamai alla cerimonia in sala degli Stucchi. In molti casi sono state tifose e protagoniste della campagna elettorale

Gli analisti potranno discutere se nella nuova giunta Possamai abbia vinto di più Matteo Tosetto che è tornato nel suo assessorato, consumando la sua vendetta contro Rucco, o il Pd, che ha incassato il posto della vicesindaca Sala e un’assessora importante come Cristina Balbi. Ci si arrovella su quanto la lista del sindaco sia stata premiata e perché Italia Viva sia diventata un ectoplasma.

Ma si perde di vista un aspetto importante, che esula dall’esame tecnico dei pesi politici.Le vere vincitrici nella giunta e nelle elezioni sono soltanto loro, le mamme. Non era mai accaduto nella storia delle amministrazioni comunali che le mamme – e pure parecchie – fossero presenti alla nomina degli assessori– figli. Frutto anche delle scelte giovani del sindaco e del fatto che i tempi sono cambiati: una volta a 40 anni si era nonni, adesso è un’età da matrimonio.

Al battesimo della giunta le più orgogliose, giustamente, erano loro. A iniziare da Laura Sartori, mamma di Cristina Balbi. Per lei è stato un po’ come tornare a casa, visto che negli anni Settanta ha lavorato proprio alla segreteria del sindaco e ha conosciuto bene sia Giorgio Sala sia il successore Giovanni Chiesa. Erano i tempi di Franco Pozzan capo di Gabinetto, di Maria Teresa Maccà e di una giovane Margherita Bonetto.

Era presente anche la mamma di Leonardo DodoNicolai, Daniela Bilibio, assieme al ma-

rito Umberto che assessore lo è stato con Variati per dieci anni.

S’è fatta fotografare con il figlio assessore Cristiano Spiller la mamma Gloria Callegari, assai presente sui social nelle vesti di appassionata ballerina. È mamma di altri due figli.

Lei palazzo Trissino lo conosce bene, visto che per dieci anni suo marito Silvano è stato assessore con il sindaco Corazzin, e poi consigliere comunale nella legislatura successiva con Achille Variati.

Seduta nella sala degli Stucchi, a gustarsi lo spettacolo del sindaco che chiamava sul palco i suoi assessori che sbucavano dalla sala posteriore con un effetto da Notte degli Oscar, c’era Rosy Baldinato, mamma di Sara, assieme al nipotino Ettore. Ha trascorso una vita a dare consigli di abbigliamento da Coin e l’altra metà a seguire il marito Giorgio nelle varie attività del bar Minerva, dall’Olimpico al palasport. La terza vita (non è uno sbaglio, è noto che le mamme sono multitasking, vivono molte vite contemporaneamente) l’ha passata a seguire i figli, Massimo - oggi alto funzionario di Leonardo a Bruxelles - e Sara.

Non mancava in municipio neanche Fiammetta Rumor, mamma di Matteo Tosetto. Anche in questo caso lei è stata un’aficionada, non solo una madre. Non s’è persa un momento della campagna elettorale del figlio: era presente al debutto della lista, nell’ottobre scorso e poi anche a marzo nella discesa

in campo a fianco di Giacomo a villa Lattes. C’era durante lo spoglio dei voti ed era presente, tanto per restare nella metafora cinematografica, anche al “Ritorno dell’assessore”a palazzo, attrice non protagonista ma sicuramente spalla importante che neanche Han Solo con Luke Skywalker.

Non erano presenti a palazzo Trissino altre due mamme assai note in città. La prima è Valeria Stocchiero, docente di lettere al liceo Pigafetta e mamma del sindaco, o meglio sua prima tifosa e attivista elettorale. Mentre il papà Paolo ha mantenuto un profilo basso, lei ha vissuto con tenacia e ardore tutta la campagna elettorale, correndo e incitando. Era sotto il palco, zainetto in spalla, alla chiusu-

ra della campagna in contrà Catena conGiacomo e Vergassola. Curiosità. In un’intervista dell’altra campagna elettorale, nel 2020, aveva raccontato un sapido retroscena che svela la passione per la politica del figlio sindaco: Giacomo appendeva le pagine dei giornali nel box doccia per guadagnare anche quel tempo e leggere i quotidiani. Un aspetto talmente curioso che è

stato ripreso dai compagni nel suo papiro di laurea a Bologna. Un altro nome ben conosciuto e stimato è quello di Samaritana Bresolin, mamma dell’assessora alla cultura Ilaria Fantin. Ha vissuto una carriera nella scuola, da insegnante di matematica e scienze fino a diversi incarichi da dirigente: è stata, infatti, preside al Lampertico e anche al Boscardin.

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Politica e amministrazione
Nelle immagini Valeria Stocchiero, Fiammetta Rumor, Rosy Baldinato con la familgia, Daniela Bilibio, Laura Sartori, Samaritana Bresolin, Gloria Callegari e il figlio Cristiano Spiller

Le linee programmatiche. Le priorità del sindaco organizzate in 12 grandi temi. “Vicenza deve respirare meglio”

“Vertigine della lista” con 108 obiettivi

Ciascuno dei 12 temi ha tre sottogruppi e ognuno a sua volta è specificato in tre argomenti. L’inquinamento è una delle priorità per una città che ha un primato negativo in Europa

Quarant’anni fa, quand’era sindaco di Vicenza Antonio Corazzin, il suo assessore alle Finanze, Mariano Galla (che oggi è ancora vivo e vispo e che a ottobre compirà 99 anni), chiosava: “Spadolini ha indicato le sue tre priorità, adesso abbiamo le quattro di Corazzin”. Erano appunto i tempi di Spadolini primo laico presidente del Consiglio e di Corazzin primo cittadino. Le sue quattro priorità erano: cultura, territorio, interventi sociali, economia. Erano gli anni dell’inflazione a doppia cifra, della cultura che cercava un suo spazio tra l’effimero lanciato dall’assessore Nicolini a Roma e l’economia che viveva il trapasso tra il settore industriale in affanno e il terziario emergente.

Dopo quarant’anni i tempi sono così cambiati che adesso il sindaco Possamai lancia le sue linee programmatiche articolate in dodici punti: siccome ciascuno è poi dettagliato in tre tabelle, fanno 36 argomenti che innervano il programma di legislatura (o meglio, di sindacatura). Ecco i temi: una città per tutti e tutte; una città che funziona; sicurezza; una città che diventa più bella; una città dove si respira meglio; una città che guida il cambiamento; una città che lavora e cresce; una città che riparte dalla cultura; sport e benessere; Vicenza che guarda al domani; pace; quartieri al centro. Tra i molti spunti, ce n’è uno che colpisce particolarmente: è quello relativo a Vicenza che respira meglio. E’ un obiettivo dichiaratamente ambizioso, visto che Vicenza è una delle prime città più inquinate d’Europa. C’è chi dice quinta, chi quarta. Quando nel marzo scorso è giunto a Vicenza il sindaco di Milano, Beppe Sala, proprio

per lanciare la candidatura di Possamai al meeting del teatro, parlando di questo tema ha sottolineato che “Milano è più inquinata di Vicenza”. Magra consolazione.

Sul fronte della città che respira meglio, sono da segnalare questi obiettivi indicati dal programma. Energia pulita e consumo responsabile: creazione di comunità energetiche; realizzazione di un distretto energetico; incremento del teleriscaldamento. Lotta al cambiamento climatico: 100mila nuovi alberi; piano di adattamento e mitigazione; giornate ecologiche su scala sovracomunale. Tutela delle acque: messa in sicurezza degli acquedotti; estensione della rete fognaria; depuratore di Casale e dismissione di S. Agostino.

Tre articolazioni per ognuno dei 36 sottosettori dei 12 argomenti indicati fanno 108 obiettivi: il sindaco ha parecchio da fare. Sarà per questo motivo che quando ha presentato le sue linee alla stampa in sala Stucchi era affiancato da tre quarti di giunta: Sala, Zilio, Baldinato, Nicolai, Balbi e Selmo. Forse per corresponsabilizzare, forse per spronarli a darsi da fare, ché l’impegno non è mai abbastanza. E l’opposizione morde.

www.ilvicenza.com 13 Politica e amministrazione
Fotografa il QR code e ascolta l’ultimo Notiziario Il sindaco Possamai assieme a sette assessori della sua giunta

L’analisi. Mentre si recuperano entrate dall’evasione fiscale, si sprecano sempre più soldi per l’amministrazione

Lo Stato costa a se stesso cifre record

Il fisco recupera 20,2 miliardi dagli evasori ma raggiunge la cifra spaventosa di 115 miliardi per mantenere la propria macchina. E la produttività della pubblica amministrazione si abbassa

Secondo i dati del ministero dell’Economia, nel 2022 sono stati recuperati dal fisco 20,2 miliardi di euro di evasione con un miglioramento significativo del gettito fiscale. La massa ancora presente di evasione fiscale è passata a 78,9 miliardi di euro l’anno da circa 100. Il che è già qualcosa.

Compliance fiscale, split payment e un generale atteggiamento meno oppressivo, condito con un leggero calo della pressione fiscale, hanno indotto molti contribuenti a ravvedersi. Non è ancora abbastanza, certo, tuttavia si percepisce un’inversione di tendenza, soprattutto di quella evasione che viene definita “di sopravvivenza”.

Nei primi tre mesi del 2023 (sempre secondo il ministero) le entrate fiscali sono ancora aumen-

tate (+2,7% rispetto al 2022). Inossidabili a questa tendenza restano le organizzazioni criminali, i contribuenti totalmente sconosciuti al fisco e le grandi organizzazioni multinazionali. Quest’ultime, come i giganti del web, pur realizzando in Italia profitti milionari, scelgono di pagare le tasse (poche) in Paesi ad elevata fiscalità di vantaggio.

L’altro versante del problema, ovvero la riduzione delle spese della pubblica amministrazione, versa in condizioni peggiori. Nel 2022 secondo l’ufficio studi degli artigiani di Mestre, la spesa cosiddetta improduttiva dello Stato è volata a livelli inauditi. Per il mantenimento della struttura statale si sono spesi 115,2 miliardi di euro, una cifra mai raggiunta prima e quasi doppia rispetto aquanto

lo Stato ha speso (51,5 miliardi) per realizzare o migliorare i propri servizi(impianti e macchinari, sanità, istruzione, trasporti).

Ben 6 punti di pil per mantenere in funzione la pubblica amministrazione è un dato fuori controllo e abnorme rispetto a quanto avviene in Europa. Oltre tutto, se solo si riguarda alla qualità (e alla tempistica) dei servizi resi ai cittadini, tale dato appare ancora più inaccettabile.

Lo smartworking adottato nel corso della pandemia ha comportato una rilevante caduta di produttività nella pubblica amministrazione, incapace di controllare e governare i propri dipendenti spesso dotati di una propensione al lavoro del tutto discutibile. Oggi chiedere il rinnovo di un passaporto o svolgere una pratica edilizia comporta

tempi inconciliabili con le esigenze del mercato e assevera le parole taglienti del prof. Sabino Cassese che afferma da tempo “…se nel mondo normale ciò che faceva dieci anni fa un ufficio di otto persone viene svolto adesso da due persone e due computer, nella pubblica amministrazione ciò che veniva svolto dieci anni fa da un ufficio con otto addetti viene ancora svolto da almeno cinque/ sei addetti, tutti dotati di

computer, ma che lamentano quotidianamente l’insufficienza dell’organico”. Insomma, siamo dotati – per muoverci nel traffico contemporaneo – di una vecchia diligenza a cavalli, lenta e costosissima, per mantenere la quale ci sveniamo, pur riconoscendone la totale inadeguatezza a servirci da moderno mezzo di trasporto. “Adelante, Pedro, con juicio, si puedes”.

Giuseppe De Concini

www.ilvicenza.com 15 Economia
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Il personaggio. Adriana Maltauro è presidente della fondazione di famiglia che sostiene molte iniziative culturali in

“Vicentini generosi, ma vanno coinvolti”

• Vicenza è migliorata, offre molte proposte: basta vederle

• Il carattere dei vicentini è chiuso, ma restare dentro casa a criticare non serve a niente

• Troppe persone sono concentrate sul proprio orticello

• L’egocentrismo porta a voler apparire ed essere protagonisti a tutti i costi

“Ivicentini sono un po’ chiusi, come negarlo, ma sanno essere anche generosi. E poi Vicenza è una città che è migliorata”. È il pensiero di Adriana Maltauro, medico nella vita professionale e presidente della fondazione di famiglia intitolata ai genitori, Adone e Rina Maltauro, presente in numerose iniziative culturali in città. Sostiene – fra l’altro – la Società del Quartetto, l’Orchestra del teatro Olimpico, diverse iniziative nel carcere di Vicenza e in quello di Padova. Fosse per lei, non lo racconterebbe. Vivere sottotraccia è la sua filosofia. È questione di stile, spiega. Questa è la sua prima intervista.

Personaggi della vita culturale ne ha conosciuti parecchi: Ettore Sottsass, per esempio.

Bizzarro, geniale e semplice come tutte le le persone intelligenti. Non se la tirava. Disegnava perfino in bagno.

E ha conosciuto anche sua moglie, Fernanda Pivano.

Persona fantastica, che ha continuato ad amarlo anche dopo la separazione. Era lei l’artefice del suo successo.

È stata amica di Alessandro Mendini, un rivoluzionario del design.

Persona timida, riservata.

Un esuberante, invece?

Vittorio Gregotti: era simpatico, aperto e vivace

E il pianista Schiff?

È una persona introversa e nervosa, da prendere per il verso giusto.

Pittori ne ha conosciuti?

Papà era amico e sostenitore di Nereo Quagliato…

…anche di Neri Pozza.

Certo, gli ha messo a disposizione gratuitamente la sede nel nostro palazzo in centro, che ora è quello della prefettura…

Diceva di Quagliato?

A Creazzo ha realizzato la sua tomba, con un bassorilievo che rappresenta l’Albero della vita. Papà scherzava affermando che s’era comprato una casa con comodo di cimitero.

Cosa le hanno dato questi incontri?

Impari e ti diverti. Ho sempre rifuggito con gran forza la valle di lacrime

Ma lei ha anche sofferto nella sua vita.

La mia parte, come tutti. Sono rimasta vedova a 42 anni, poi c’è stata la morte di mia sorella Amalia… Ho imparato a essere meno complicata nella vita, come ero da giovane.

Ovunque ci si giri a Vicenza, dal restauro della Basilica alla nuova tangenziale emerge il suo cognome, Maltauro. È difficile conviverci?

A dire la verità convivo con due cognomi importanti, c’è anche Dolcetta. Qualche volta è scomodo, altre volte onestamente no. Comunque la mia vita l’ho costruita da sola e amo l’anonimato: spesso vado all’estero proprio perché non mi conosce nessuno.

Nel suo lavoro in ospedale ha trovato difficoltà?

Più ostacoli che facilitazioni. Però ho sempre avuto meravigliosi rapporti umani con i colleghi. È la mia gioia e la mia vita. Mi piace la gente, mi piace darmi da fare per le persone.

E qui interviene la cultura e la sua fondazione.

È una soddisfazione offrire opportunità ai giovani, e quando avviene con gruppi etnici diversi significa dav-

• Fate conoscere i vostri progetti, troverete sostegni inaspettati

• Molti mondi restano sconosciuti a troppe persone e così non si creano circuiti virtuosi

• Serve maggior coordinamento nelle iniziative culturali

• Eventi come quelli di Schiff e Fischer devono diventare patrimonio della città

Non ho questo problema. Lei è ottimista?

Di più. Non penso mai al passato né al futuro. Così evito ansia e rimpianti. Cosa la sorprende dei vicentini?

Mi meraviglia sempre quanto siano curiosi e dove riescano ad arrivare. Ne ho trovati anche a Queen Charlotte Island, sopra Vancouver: avevano aperto un locale. Ne parlavo con il prof. Fontana, presidente dell’Accademia Olimpica e gli domandavo come spiegasse che nella fascia pedemontana in piccoli Comuni siano nati grandi imprenditori di livello nazionale, da Marzotto a Rossi.

La risposta qual è stata?

Siamo il frutto di una grande cultura europea, perché siamo discendenti dei cimbri, e siamo intraprendenti.

vero integrarli. Con il Quartetto abbiamo avuto 20mila spettatori paganti e realizzato 119 spettacoli.

Cosa manca a Vicenza in questo settore?

Vorrei che le istituzioni si integrassero di più per sviluppare la cultura. Anche con obiettivi pratici, intendo. Penso che si potrebbe organizzare un carsharing per gli spettatori, magari anche con altre città della provincia.

Cosa c’è da fare per migliorare l’offerta culturale?

Serve che le iniziative concertistiche attorno a musicisti come Schiff e Fischer siano più apprezzate: devono diventare un avvenimento per la città. Spesso invece lo sono per gli stranieri, ma non per i vicentini. Come le sembra Vicenza?

Adoro questa città. Cammino a testa alta per godermela.

Ci sarà un difetto… Spesso si tende a essere

chiusi e a coltivare il proprio orticello. Avere rapporti,invece, aiuta a sopravvivere.

Da dove nasce questa chiusura?

Dall’egocentrismo che spinge ad aver bisogno di apparire ed essere protagonisti.

Di cosa ha bisogno Vicenza?

Mi piacerebbe ci fossero più bambini. Un aspetto positivo dei tempi del covid è stato vedere i bambini che giocavano in piazza

Un carattere della città che vorrebbe diverso.

Non c’è più rispetto per la saggezza dei vecchi.

Vicenza è cambiata in meglio o in peggio?

In meglio, non ho dubbi!

C’è più cultura, c’è sempre qualcosa da fare, da vedere. Basta che esci dalla porta, non ti annoi mai. Se invece resti chiuso in casa a criticare, diventerai solo più cupo.

C’è chi si lamenta di una vita notturna inesistente.

Lei s‘impegna a promuovere la cultura. Ma, dica la verità, i vicentini potrebbero investire di più? Certo. Potrebbero dare molto di più. E se vengono sollecitati si danno da fare, lo vedo anche alla Fondazione San Bortolo di cui faccio parte.

E perché spesso non avviene?

Perché i soldi ci sono, magari ci sarebbe anche la disponibilità a donare, ma molti mondi restano sconosciuti e naturalmente si ha timore ad affrontare quello che non si conosce. Al San Bortolo non c’è un appello che resti inascoltato. Quindi, il suo consiglio è di far conoscere questi mondi, questi progetti. Assolutamente. Fate conoscere i vostri progetti, coinvolgete le persone e vedrete che troverete risposte anche inaspettate.

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città
L’intervista
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Adriana Maltauro, medico e attiva promotrice di iniziative culturali a Vicenza
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Carabinieri e Finanza, occhi su Vicenza

Gli occhi di carabinieri e Finanza su Vicenza. In occasione delle rispettive feste del corpo, sia i militari dell’Arma sia la Finanza hanno presentato il bilancio della loro attività nel Vicentino.

I carabinieri, che sono comandati dal settembre 2022 dal colonnello Giuseppe Moscati, hanno perseguito il 91% dei reati commessi in tutta la provincia. Nell’ultimo anno sono state 4.176 le persone denunciate in stato di libertà, 169 quelle arrestate, delle quali 103 per reati legati alla droga. Sono state invece 178 le persone denunciate per reati legati agli stupefacenti, mentre 208 le persone segnalate alla prefettura come consumatori. La droga sequestrata è stata di 53 chili.

Quasi 80mila le persone identificate nei controlli in un anno da parte dei carabinieri, e oltre 53mila le vetture controllate. Settanta i servizi al giorno.

I dati della Guardia di

Finanza hanno riguardato gli ultimi 18 mesi. I finanzieri di Vicenza e provincia comandati dal colonnello Cosmo Virgilio hanno scoperto quasi 1500 lavoratori in nero. Si tratta per l’esattezza di 1.491 persone che sono “completamente sconosciute al fisco”. La media è quindi di tre persone scoperte al giorno e per questo motivo sono stati sanzionati 144 datori di lavoro. Sono state 353 le persone denunciate dalla guardia di finanza per reati tributari. Undici sono state arrestate. Sono stati sequestrati beni come profitto di evasione fiscale e di frodi per un valore di 60 milioni. Inoltre sono stati sequestrati quasi 22 tonnellate di prodotti energetici e sono stati centinaia i controlli sulla circolazione dei prodotti petroliferi. I finanzieri sono stati impegnati anche sul fronte degli stupefacenti e hanno sequestrato 75 kg di droga denunciando all’autorità giudiziaria 45 persone, 15 sono state arrestate.

www.ilvicenza.com 18 L’attività dei militari
Il bilancio. L’Arma ha perseguito il 91% dei reati commessi. Le Fiamme Gialle hanno scovato quasi 1.500 lavoratori in nero
Il colonnello dei carabinieri Giuseppe Moscati e il colonnello della Finanza Cosmo Virgilio

Politica. Il partito in fermento conferma la fiducia al giovane deputato e sindaco padovano

La Lega scommette su Alberto Stefani: “Siamo l’avanguardia, non la retroguardia”

Sulle tensioni interne: “Una forte maggioranza, silenziosa, c’è sempre stata. Diventa fondamentale aprire le sezioni ai giovani, alle energie positive e alla società civile”

Dopo settimane di attesa condite da prese di posizione, colpi di scena e polemiche la Lega veneta ha scelto che strada prendere e ha deciso di camminare al fianco del suo leader nazionale Matteo Salvini confermano la fiducia al giovane Alberto Stefani. Da commissario regionale della Lega il giovane deputato nonché sindaco di Borgoricco, nel padovano, Stefani è ora il segretario veneto. A sancire la vittoria della sua linea il congresso che si è celebrato lo scorso 24 giugno a Padova e che ha visto Stefani, sostenuto dall’ala salviniana del partito, prevalere nettamente sullo sfidante Franco Manzato, mentre si è chiamato fuori, in evidente dissenso, Roberto Marcato, da tempo ormai voce critica e seguitissima tra il popolo leghista. Stanno con il neo segretario invece il parlamentare padovano Massimo Bitonci che dichiara: “Complimenti all’amico Stefani, eletto con con un largo consenso, a comprova dell’ottimo lavoro svolto in questi due difficili anni da commissario. Dal suo intervento al congresso, tutti hanno compreso la sua determinazione ed il nuovo progetto della Liga Veneta, che guarda alle sfide future e al

rinnovamento del nostro movimento.

E’ una persona molto capace che sarò in grado di raccogliere le sfide che ci attendono”. Anche Giuseppe Pan sottolinea la necessità di “lavorare per una Lega identitaria, capace di ascoltare e legata al nostro territorio. Al fianco della nostra gente, dal più piccolo comune alle nostre grandi città”.

Ora tocca a Stefani, forte del consenso ricevuto, lavorare per voltare pagina, ricucire gli strappi e ritagliare un nuovo ruolo di spicco alla Lega nell’alleanza di centrodestra, dove anche in Veneto l’avanzata di Fratelli d’Italia è evidente.

Alberto Stefani, da commissario a segretario della Lega in Veneto, quale il suo commento all’esito del congresso?

“Sono tanto soddisfatto quanto motivato a lavorare al servizio del movimento. L’anno prossimo ci aspettano 350 Comuni al voto, le elezioni europee e molto probabilmente le elezioni provinciali. Dovremo farci trovare pronti, esprimendo le migliori energie della Lega”.

Adesso quali sono le priorità sulle quali lavorare?

“Prima di tutto portare a casa l’autonomia, illustrando ai cittadini costan-

temente a che punto siamo con l’iter parlamentare. Inoltre puntiamo a dare vita ad un organo di informazione che comunichi l’attività istituzionale di consiglieri regionali, parlamentari ed europarlamentari, per tenere aperto e costante il dialogo e il confronto con la nostra base. Ecco allora che diventa fondamentale aprire le sezioni ai giovani, alle energie positive del movimento e alla società civile. La Lega è il partito dell’avanguardia non della retroguardia”.

Ma ci sarà anche da guardare all’interno del partito. Come intende ricompattare la Lega dopo i recenti dissensi e

Il commento. Marcello Bano aveva sostenuto la candidatura di Marcato

partito

“I congressi di partito sono il momento della democrazia e del confronto interno. Erano anni che chiedevamo questo confronto e finalmente l’abbiamo avuto, quindi sarebbe assurdo da parte nostra non accettarne l’esito”. Marcello Bano non ha mai fatto mistero della sua posizione all’interno del partito e dell’appoggio nei confronti di Marcato, ma ora che il confronto c’è stato invita a guardare oltre e a concentrare gli sforzi sui prossimi impegni politici.

“Ci siamo battuti per una visione del partito più legata ai territori e meno alle dinamiche nazionali”, ribadisce il sin-

ai

daco di Noventa Padovana, eletto fra i dodici componenti del direttivo regionale. “Al di là dell’amarezza per le vicende che hanno portato al ritiro di quello che per me personalmente era e rimarrà sempre un punto di riferimento nella Liga Veneta, l’assessore Roberto Marcato, non ci resta che prendere atto che la linea da noi sostenuta non è passata. E’ quindi doveroso fare i complimenti e gli auguri di buon lavoro al nuovo segretario Alberto Stefani”.

L’invito, quindi, è quello di ricucire: “Come componente neoeletto del direttivo nazionale, - continua Bano -

continuerò a promuovere le idee che hanno portato me e tanti altri a entrare in Lega: il federalismo, l’autonomia, la difesa degli interessi dei territori e delle comunità.

Chi scambia i congressi di partito per guerre fratricide non ha capito cos’è la politica: all’interno della Liga Veneta, come in ogni comunità di persone, ci sono opinioni e sensibilità diverse. Se ne discute insieme, magari animatamente, e poi ci si allinea”.

Ora dunque si volta pagina? “Il compito di fare sintesi spetta al segretario,conclude il sindaco padovano - che oggi

le tensioni pre e post congressuali?

“I congressi ci sono sempre stati. E precedentemente erano vinti con divario minore. La legittimazione che proviene da questo congresso regionale, con il voto positivo del 65% degli aventi diritto, stabilisce che una forte maggioranza, silenziosa, c’è sempre stata. Si ricompatta il partito, affrontando le sfide che abbiamo davanti: poche parole, tanto lavoro”.

Con gli alleati di centrodestra, invece, come imposterà il rapporto e la collaborazione anche in vista delle elezioni regionali del 2025?

“Come sempre. Con lealtà e franchezza. La Lega dev’essere un interlocutore credibile nel centrodestra, senza isolarsi con sparate da giornale, che lasciano il tempo che trovano”.

Infine, è d’accordo con l’ipotesi di un nuovo mandato per Zaia alla guida del Veneto?

“Assolutamente si e me ne sto facendo portavoce in Prima Commissione - Affari Costituzionali alla Camera dei deputati”, conclude Stefani che, incassata l’investitura dal partito, apre così una nuova stagione mettendo subito in chiaro quale sarà il peso della Lega nel governo della Regione. Un’ambizione che dovrà misurarsi con l’avanzata di Fratelli d’Italia anche nella nostra regione”.

può farlo a pieno titolo perché finalmente, dopo anni di commissariamenti, c’è stata un’elezione e un’investitura democratica. Siamo pronti a collaborare con tutti per il bene del Veneto e della Lega”.

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“Ci siamo battuti per un
più legato
territori, ora tocca al segretario fare sintesi”
Alberto Stefani neo segretario veneto della Lega insieme a Massimo Bitonci Marcello Bano

Politica. Il senatore Udc Antonio De Poli ragiona sulle prospettive legate alla riforma delle Province

“Noi interpreti delle esigenze dei territori”

La politica cambierà con il nuovo assetto politicoamministrativo che si delineerà con la riforma delle Province. Ne parliamo con il senatore dell’UDC Antonio De Poli che rivendica: il rapporto con i territori è nel nostro Dna politico

“Soffia un vento nuovo in politica. Oggi più che mai c’è una grande attenzione dei cittadini verso chi è capace di stare mezzo alla gente, si fa carico dei problemi, con concretezza. E’ la politica di una volta, di chi consuma le scarpe andando in giro nei territori, ascoltando le proprie comunità”.

Come sta mutando la politica nel centrodestra ?

“La politica cambia sia nel contesto generale (l’area cattolica moderata “del fare” fa sempre di più la differenza in positivo) sia con il nuovo assetto politico amministrativo (che si delineerà con la riforma delle Province in cui gli elet-

tori torneranno ad eleggere il Presidente di Provincia e i 24 consiglieri provinciali). Cambia perché, oggi più che mai, conta il rapporto con la gente nei territori e tutto questo fa parte del nostro Dna politico di uomini e donne di centro”.

Senatore, è finita la stagione di chi grida nelle piazze e nei social?

“Sì, è finita l’epoca del populismo e dei dilettanti allo sbaraglio. E’ tempo di dare spazio a chi fa scelte concrete, con attenzione e serietà, guardando alle priorità come lavoro, sanità pubblica - che vuol dire tutela della salutee anche politiche sociali e, di riflesso, difesa delle persone

più fragili e delle fasce sociali più deboli”. Qual è il bilancio di inizio Legislatura e quali sono i temi in agenda su cui bisogna intervenire?

“Il bilancio è positivo: parlano i fatti come il taglio del cuneo fiscale a beneficio di imprese e lavoratori (100 euro in più in busta paga ai lavora-

tori con i redditi più bassi) e gli interventi contro il caro-energia. Abbiamo di fronte la sfida del PNRR (nessun euro deve tornare indietro a Bruxelles) e, per garantire lo sviluppo delle nostre imprese che sono “il motore” della crescita dei territori, dobbiamo investire sulle infrastrutture: la SR 10 – che è ora una delle priorità

Scuola per aspiranti sindaci e amministratori: boom di presenze

L’anno prossimo anche in Veneto saranno circa 350 i Comuni al voto, con una nutrita truppa di aspiranti sindaci con migliaia di candidati ai consigli comunali, fra i quali molti giovani. Probabile che fra di loro vi saranno anche parecchi dei duemila under 35 che stanno partecipando al corso “FormAzione Comune” ideato appunto per fornire ai giovani aspiranti amministratori i “ferri del mestiere” per affacciarsi alla vita pubblica e politica. Ad organizzarlo, gratuitamente, è l’Anci Giovani Veneto. Nelle sette lezioni in videoconferenza e nelle due simulazioni in presenza vengono trattati i principali aspetti pratici sulla vita amministrativa di un Comune: dal funzionamento della Giunta e del Consiglio Comunale passando

per materie come il bilancio, il sociale, la comunicazione con i cittadini fino al cerimoniale. Niente viene lasciato al caso o all’improvvisazione, dall’uso della fascia tricolore fino all’abito giusto da indossare durante gli eventi pubblici. E l’attenzione da parte dei giovani che intendono affacciarsi alla vita pubblica e mettersi in gioco nell’amministrazione locale non manca, spiega Roberto Bazzarello, coordinatore di Anci Giovani Veneto che ha lanciato il corso ormai tre anni fa.

“Nel 2020 quando abbiamo ideato e lanciato questo corso - ricorda Bazzarello - non ci aspettavamo questo successo. Oggi FormAzione Comune è il primo corso in Italia che insegna l’abc a chi vuole candidarsi a fare il sindaco, l’assessore o il consigliere

comunale ma anche ai cittadini che vogliono conoscere come funziona un Comune. Ci sono sempre meno giovani che vogliono fare i Sindaci e gli amministratori locali. Grazie a questo corso che è una vera e propria scuola per diventare amministratori contiamo di favorire la partecipazione dei giovani e dei cittadini alla vita politica del nostro paese. Il corso negli anni ha raggiunto numeri record, quest’anno siamo arrivati ad oltre duemila persone collegate da tutta Italia alle videoconferenze, ed è diventato un appuntamento strategico per i cittadini che vogliono candidarsi alle elezioni amministrative ma anche per chi è già stato eletto e vuole conoscere al meglio il funzionamento della macchina amministrativa. C’è bisogno di un ri-

infrastrutturali sul tavolo del Governo - , ma anche la Sp47 Valsugana e la Sr 308”.

Uno sguardo verso il futuro: autonomia e prossime regionali. Cosa chiedono i veneti?

“Sull’autonomia dobbiamo raggiungere l’obiettivo nel più breve tempo possibile. Noi veneti siamo un popolo del fare. I cittadini ci chiedono risposte tangibili. Per fare questo dobbiamo farci interpreti dei territori, ascoltare il Veneto della concretezza, di chi lavora, di chi fa impresa, di chi opera nel volontariato e promuove il valore della solidarietà. Questi mondi ci indicheranno, così come tutti i cittadini, la strada da percorrere da qui alle prossime elezioni regionali”.

cambio generazionale fra gli amministratori dei nostri Comuni e vedere che ci sono giovani che hanno voglia di mettersi in gioco è un buon segno”. Completate le sette lezioni in videoconferenza l’ultima fase consiste in due simulazioni di consigli comunali, con tanto di confronto fra esponenti della maggioranza e dell’opposizione. Una piccola prova “sul campo” per testare quanto imparato in questi mesi.

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Roberto Bazzarello

Actv. Al via molte novità per l’azienda: un investimento a più step

Digitalizzazione e semplicità: i nuovi pilastri della mobilità veneziana

Digitalizzazione e semplificazione dell’acquisto. Sono questi i pilastri del futuro per la società di trasporti Actv che nelle scorse settimane ha dato il via a una serie di novità che permetteranno ai viaggiatori di usufruire di diverse possibilità di acquisto del biglietto, di richiedere o rinnovare la carta Venezia Unica in formato digitale, di beneficiare di una piattaforma web rinnovata e di sapere in tempo reale l’orario di arrivo di bus e vaporetti. Un investimento a più step che sfiora i cinque milioni.

Biglietti via WhatApp

Grazie al nuovo sistema Chat&Go, è possibile acquistare in pochi click un biglietto del servizio di trasporto urbano del Comune di Venezia dal proprio smartphone senza dover scaricare applicazioni o compiere registrazioni. Inquadrano il QRCode collocato in tutte le fermate della rete urbana o salvando il numero (+39 339 990 8002) sul proprio cellulare è

possibile avviare una chat che in pochi secondi conduce alla fase di acquisto tramite carta di pagamento, Samsung Pay e Apple Pay. Inizialmente i biglietti disponibili sono il titolo valido 75 minuti su autobus, tram e people mover da 1,50 euro (non valido in navigazione), il titolo per l’aeroporto da 10 euro e quello turistico per da 9,50 euro per il vaporetto.

La tessera Venezia Unica si digitalizza

Da luglio è partita anche la virtualizzazione del processo di emissione della tessera Venezia Unica che consente di richiedere o rinnovare la tessera direttamente on line al fine di registrarla in modalità digitale sulla AVM Venezia

Official App. Nello specifico, ai richiedenti non viene più emessa una tessera fisica, ma viene fornito esclusivamente il numero seriale da inserire nel profilo dell’applicazione per poter procedere con l’acquisto dei titoli di viaggio (biglietti,

carnet e abbonamenti) riservati ai possessori di tessera Venezia Unica. Questo consente di rinnovare o richiedere la tessera direttamente da casa evitando di recarsi in punto vendita per l’emissione.

Una nuova piattaforma web

In cantiere per il 2024 anche la costruzione di una piattaforma web rinnovata e con interfaccia unica per tutti i servizi. L’obiettivo del portale sarà integrare in modo multi-modale e multi-canale tutti i sistemi

esistenti o in fase di sviluppo, come quello dell’infomobilità. In sostanza, un sistema “account based”: con un solo account sarà infatti possibile accedere a tutti i servizi.

Dispositivi a bordo per acquisti contactless

Oltre al nuovo sistema centrale di bigliettazione elettronica per il 2024 è in programma la progressiva installazione delle nuove validatrici che porteranno in dote la tecnologia EMV: sarà quindi possibile

acquistare il biglietto tramite carta di pagamento contactless direttamente a bordo di bus e tram o all’ingresso degli impianti della rete navigazione e people mover.

Display alle fermate e aumento delle emettitrici automatiche

Infine un investimento sui sistemi di infomobilità con la predisposizione di display digitali in grado di segnalare in tempo reale l’orario di arrivo di bus e vaporetti. L’obiettivo di Actv è di installarne 500 entro l’inizio del 2026 su tutte le fermate urbane della terraferma. Per quanto riguarda invece le emettitrici automatiche, Actv mira a un raddoppio tra fine 2023 e inizio 2024. Tuttavia, anche per i meno tecnologici c’è una buona notizia: resteranno anche le biglietterie fisiche così come le agenzie Venezia Unica e in generale tutta i punti di vendita autorizzati, come le tabaccherie.

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che sfiora i cinque milioni

L’intesa. Sancito l’accordo per la nuova campagna informativa “Guida Sicura”

Aspiag Service Despar e la Questura di Vicenza uniti per la sicurezza stradale

Aspiag Service Despar e la Polizia di Stato proseguono la loro partnership a sostegno di iniziative di carattere sociale, promuovendo questa volta l’importanza della sicurezza stradale, uno dei temi più discussi e sentiti tra le istituzioni e le comunità. Secondo l’ISTAT, nel 2022 sulle nostre strade sono stati oltre 70.000 i sinistri di cui oltre 1.300 mortali, dati estremamente preoccupanti e le cui cause sono riconducibili all’eccesso di velocità e alla disattenzione, fattori che possono essere evitati adottando un comportamento sicuro e responsabile al volante.

Proprio per promuovere la cultura della sicurezza stradale, Aspiag Service, concessionaria del marchio Despar per il Triveneto, l’Emilia-Romagna e la Lombardia, è promotrice, insieme alla Questura di Vicenza e alle altre questure del Veneto, della nuova campagna informativa “Guida Sicura”. L’iniziativa si pone l’obiettivo di informare e sensibilizzare i cittadini sui comportamenti da adottare per viaggiare in sicurezza, tra cui l’importanza dell’uso delle cinture di sicurezza, sui fenomeni che causano distrazione alla guida, come l’uso del cellulare e sulle sanzioni in cui possono incorrere in caso di guida sotto l’effetto di sostanze alteranti. “Sono purtroppo ancora tanti, troppi gli in-

cidenti stradali, quasi sempre dovuti a comportamenti scorretti e imprudenti. Serve formazione, dunque, ed educazione. Al rispetto dell’altro ed al rispetto verso sé stessi” – ha sottolineato il Questore della Provincia di Vicenza Paolo Sartori. Per questa ragione, Aspiag Service Despar con il sostegno della Questura di Vicenza e delle altre Questure del Veneto ha ideato questa campagna per la sicurezza stradale che, attraverso 60.000 opuscoli informativi dal linguaggio semplice e immediato distribuiti nei

punti vendita Despar, Eurospar e Interspar del Veneto, fornisce un vero e proprio vademecum con otto consigli per guidare responsabilmente e indica i numeri utili a cui rivolgersi in caso di necessità o emergenza sulla strada. “E’ una collaborazione oramai consolidata tra la Polizia di Stato e Aspiag Service Despar – conclude il Questore Sartori – che rappresenta un significativo punto di riferimento sul tema della sensibilizzazione di quelle problematiche sociali che riguardano importanti aspetti della vita quotidiana”.

Prendere parte a iniziative di carattere sociale è da sempre parte della filosofia del marchio dell’abete che ha intrapreso nel corso degli anni progetti volti alla promozione del territorio e alla valorizzazione delle comunità in cui l’azienda opera.

“Per Aspiag Service Despar è motivo di orgoglio e grande soddisfazione poter mettere a disposizione i propri punti vendite del Veneto per questa importante collaborazione con la Polizia di Stato, ed essere quindi un veicolo di promozione sociale, creando un continuo rapporto di collaborazione e condivisione dei valori e di attenzione al territorio e alle persone – ha commentato Giovanni Taliana, Direttore Regionale Veneto di Despar - Con questa campagna informativa vogliamo sensibilizzare i cittadini, e soprattutto i giovani, su un tema basilare come quello della sicurezza alla guida, con l’obiettivo preciso di contrastare il più possibile il tragico fenomeno dell’incidentalità stradale. Grazie a questa partnership, abbiamo quindi la possibilità di dare ai cittadini oltre che gli strumenti necessari per adottare una guida sicura, consapevole e nel rispetto delle norme anche l’opportunità di instaurare una vera cultura della sicurezza stradale che ponga al centro il rispetto della vita e della persona”.

Collaborazione con le Questure del Veneto, un progetto di pubblica utilità

Essere parte attiva dei territori e delle comunità che la ospitano e contribuire a un modello di sviluppo basato su legami sociali e relazioni forti è una delle mission di Aspiag Service Despar su cui si fonda la sua strategia di responsabilità sociale di impresa. E proprio su queste basi è nata quasi due anni fa la collaborazione tra l’azienda e le sette Questure del Veneto che rappresenta un altro importante passo all’interno di un percorso che Aspiag Service Despar ha scelto di intraprendere insieme alle istituzioni dei territori in cui l’azienda è presente, con l’obiettivo di portare avanti azioni e progetti di pubblica utilità a sostegno delle comunità locali.

Il progetto di collaborazione ha infatti lo scopo di dare

vita a campagne, attraverso strumenti semplici e diretti come opuscoli informativi e incontri con le forze dell’ordine, per sensibilizzare su temi dal grande impatto sociale, sfruttando come cassa di risonanza dei messaggi oggetto della campagna la presenza capillare sul territorio dei punti vendita a insegna Despar, Eurospar e Interspar.

Negli anni di partnership sono state diverse le tematiche affrontate, quella della sicurezza alla guida è solo l’ultima in ordine di tempo: la violenza contro le donne, una piaga che continua a segnare con drammatica regolarità le cronache, il bullismo, e la sua estensione virtuale, il cyberbullismo, che rappresentano forme di violenza fisica e psicologica che colpiscono in

modo sempre più frequente giovani e adolescenti. E ancora le truffe che, con il moltiplicarsi dei canali a disposizione, online, telefonici o di persona, rappresentano un pericolo per tutti i cittadini, ma in particolare per le persone anziane, per arrivare infine alla campagna sulla sicurezza alla guida diffusa ora attraverso i punti vendita dell’abete. Grazie a queste iniziative, il punto vendita diventa così molto più di un semplice luogo dove fare la spesa, ma un vero e proprio spazio sociale dove è possibile fare formazione su temi di rilevanza collettiva, creare consapevolezza, promuovere la prevenzione e dare ai cittadini indicazioni utili su come comportarsi e a chi poter fare riferimento in caso di bisogno.

www.ilvicenza.com 23 Regione
Da sinistra Giovanni Taliana, Paolo Sartori

La passione. Che siano francobolli, fossili o bigodini, l’impulso a conservare arriva imperioso ma poi lascia la mente

Sei un collezionista? Puoi ancora guarire

Si guarisce in modo spontaneo, per nausea entropica. Arrivati a un certo punto della collezione, se ne smarrisce il senso

Cos’è che ha rovinato il mondo più di tutto? Il turismo di massa? I gratta e vinci? Gli applausi ai funerali? Le ciabatte infradito? Quelli che dicono “assolutamente sì”? A tutte queste indubbie cause del disfacimento contemporaneo aggiungerei anche il collezionismo, che poi è una forma specializzata di accumulazione esorcizzante.

Non siamo eterni e quindi, passando da queste parti giusto il tempo per un drink, cerchiamo di allungarlo quanto più possibile raccogliendo cose, oggetti, ricordi, soprammobili, che finiranno ai figli e ai nipoti, poi ai mercatini e alle riciclerie comunali, infine alla discarica e nell’inceneritore. Fatta la premessa, c’è da dire che il collezionismo è un’infiammazione della psiche che si manifesta a qualsiasi età e con un parco tematico praticamente illimitato. C’è il collezionista di francobolli, il collezionista di fossili equello di francobolli fossili, il collezionista di trenini, di manichini, quello di parrucche, di sassi, di bambolotti strabici e di bigodini. Il collezionismo è il disagio mentale più diffuso nel mondo, ma fortunatamente è una forma lieve, da cui si guarisce in modo spontaneo, per nausea entropica. Arrivati ad un certo punto della collezione, se ne comincia a perdere il senso e la raccolta di minerali, di lepidotteri, di bottigliette di liquore, di macinacaffè non ha più un perché o per cosa. È la rivelazione catastrofica, il collasso multiorgano di una ragione di vita. Per parte sua, chi scrive deve confessare come prima collezione assoluta quella dei fumetti di Zagor, ovvero lo spirito con la scure che vive in una capanna insieme al fido servitore Cico. Zagor è sempre dalla parte degli oppressi, grida «Aaahhhyaaaak!» e poi col pesante mattarello spacca la testa al malvagio

di turno: sceriffi corrotti, pistoleri prezzolati, esquimesi bastardi, scienziati pazzi, perfino gli extraterrestri. A un certo punto ho cominciato a chiedermi come campava Zagor, se Cico era assunto regolarmente e se gli fossero pagati i contributi, e soprattutto cosa combinassero quei due nel capanno durante le lunghe sere invernali quando non c’era nessuno da combattere. Così, giubilata la raccolta di Zagor, iniziai con i

francobolli e la mecca della mia nuova religione divenne un minuscolo negozio di filatelia in contrà Pescherie Vecchie. Era gestito da due soci perfetti come versione italiana della strana coppia di Neil Simon: un signore nervoso, col baffo sbrigativo e appuntito e l’altro biondo e riflessivo, l’occhio celeste acquoso dei Merovingi (i Capetingi e i Carolingi ingenere vanno più sul castano). Grazie a loro e ai francobolli acquistati mi feci una cultura semi-nazional-enciclopedica che andava dalla stazione Telespazio nella piana del Fucino all’Italia turistica disegnata da Vangelli (Gradara, Portofino, Isola Bella, Cefalù), da San Tommasod’Acquino all’Aeronautica Militare, passando per la serie filatelica Salviamo Venezia del 1973, questa sempre attualissima. Finito l’innamoramento bollato, al primo anno del liceo copiai di brutto la collezione di bibite in barattolo vista a casa di un mio compagno di scuola e nel giro di un’estate misi insieme una raccolta di centinaia di lattine raccattate senza ritegno ovunque si trovassero: birre, aranciate, limonate, cole, soda, etc. etc. Al piano terra adibito a taverna dellacasa di famiglia venne così a crearsi un’imbarazzante e totalmente insensata parete di tre metri per due di innumerevoli puzzolenti lattine su cui si erano posate centinaia di orrende bocche umane. Praticamente un laboratorio di Wuhan ante litteram. Quando dissi ai miei familiari dell’intenzione di buttare via tutto, fui investito da un’onda di entusiasmo senza precedenti e la montagna di barattoli venne sgombrata nel giro di mezz’ora. Da qui non ho più portato avanti alcuna collezione, se non quella di figure pietose, di emme, quelle che a distanza di anni restano sempre nitide e marroni nel cielo turchese dei ricordi. Ma amici collezionisti, di questo un’altra volta.

www.ilvicenza.com 25 Umorismo
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Il personaggio. Il conte Andrea Zorzi aveva inciso sul bastone tutti i nomi delle opere del maestro

Era vicentino il fan più acceso di Verdi

Era un conte che diventò famoso in tutta Italia per la sua passione. Scriveva al maestro lettere piene di lodi e d’affetto al punto che Verdi commentava: “È diventato tutto matto”

Quando un personaggio – artista, letterato o politico – raggiunge le vette della notorietà, si vede giocoforza proiettato in un mondo in cui il consenso del pubblico assume non di rado i contorni di un certo fanatismo. Ciò avviene oggi; ma accadeva con una certa frequenza anche nell’Ottocento. Lo sapeva bene Giuseppe Verdi, compositore fra i più amati di tutti i tempie a tutte le latitudini, che nel corso della sua lunga e gloriosa carriera – al di là dei consensi dai connotati esplicitamente politici – si trovò circondato da ammiratori quantomeno originali. Uno di questi, forse il più noto, era proprio un conte vicentino. Si chiamava Andrea Zorzi. Discendente di un’antica famiglia di chiare origini veneziane, aveva maturato nel corso degli anni una passione sfrenata per la musica del maestro bussetano; passione che aveva reso visibile permezzo di un oggetto, un bastone, che portava sempre con sé alle prime rappresentazioni del maestro, cui puntualmente presenziava.

Sul manico d’argento –come raccontava il suo amico Filippo Filippi, critico musicale fra i più rinomati del tempo – “ha cominciato con incidere il nome di Ernani, quando lo si rappresentò a Venezia nel 1843, e poi vi pose tutte le altre opere, in modo che ha dovuto allungare successivamente il manico del bastone, ed il Zorzi spera di arrivare fino al puntale”. Il prezioso cimelio, non si sa per quali vie oggi conservato alla Musashino Academia Musicae di Tokyo, divenne presto popolare nell’ambiente teatrale dell’epoca. Arrigo Boito, librettista delle ultime due opere di Verdi, ne scriveva divertito a quest’ultimo sul finire del 1890, quando si delineava all’orizzonte quella che sarebbe stata l’ultima opera del vegliar-

do maestro, il Falstaff: “Bisogna incominciare l’anno sorridendo ed è perciò che le mando una lettera del buon Zorzi di Vicenza, ricevuta stamane, dove m’annuncia che lo storico bastone è già all’ordine”. E Verdi, di rimando, il giorno dopo: “Ridiamo pure! Quel povero Zorzi è decisamente matto!

E considera il Pancione (il Falstaff, appunto) come cosafatta, da metterlo su quel suo bastone, che deve es-

sere a quest’ora completamente tarmato!”

L’eccesso e la stravaganza del conte vicentino suscitò comunque sempre l’amorevole benevolenza di Verdi, che quasi sempre apostrofava bonariamente il suo più accanito sostenitore per quello che lui riteneva un eccessivo entusiasmo: “Felice voi, ancora tanto giovane da entusiasmarvi di povere e vecchie cose!”, gli scriveva, ad esempio, in occasione dell’esecuzione della Messa da Requiem avvenuta all’Eretenio di Vicenza dopo che Zorzi gli aveva mandato un telegramma carico di entusiasmo e di lodi.

Ma... a proposito di esecuzioni vicentine: memorabile la rappresentazione della seconda versione de “La forza del destino”, avvenuta nell’estate del 1869, sempre nella splendida cornice del teatro Eretenio. L’opera, nella sua nuova veste, era stata data una sola volta in Italia, in quello che era ed è tuttora il tempio sacro della lirica: La Scala di Milano. L’aspettativa, dunque,era enorme in tutto il Veneto, anche in funzione del fatto che il cast ingaggiato era veramente stellare: Teresa Stolz, Gaetano Fraschini e Virginio Collini (come dire, alcune delle voci più belle d’Europa), dirette dalla bacchetta del celebre Angelo Mariani.

Le rappresentazioni totali in cartellone furono dodici, con un teatro che si presentò sempre affollato anche di forestieri.

All’evento, ovviamente, non poteva mancare Andrea Zorzi che, manco a dirlo, rimase folgorato dall’esecuzione e dalla musica. “È diventato matto affatto affatto!” – commentava per lettera Verdi ad un suo amico che aveva raccolto le esternazioni emozionate del vicentino – “I pezzi a solo e i duetti fra Collini, Stolz, Fraschini gli sono andati al cervello, e finiranno col metterlo all’ospedale”. Quella che si dice: la sana malattia del melomane.

www.ilvicenza.com 26 Vicentini illustri

Da Vicenza giunti in Africa 230mila guanti

Don Dante aveva lanciato l’allarme: “Una delle conseguenze della guerra in Ucraina è l’aumento spaventoso dei prezzi dei guanti negli ospedali, il carburante che non si trova, come le siringhe che sono pure essenziali. Anche i medicinali per i diabetici sono spariti”. Il Cuamm gestisce una rete di 23 ospedali nell’Africa subsahariana. Il contributo dell’ex sindaco di Villaverla, Ruggero Gonzo

Sono giunti all’ospedale di Wolisso, a sud di Addis Abeba, in Etiopia, dove opera il Cuamm, i 180mila guanti che sono stati donati da due vicentini ai Medici con l’Africa di cui è a capo don Dante Carraro, padovano e medico con molti amici vicentini. Il regalo è giunto da due imprenditori vicentini, Alessandro Bregolato e Renato Basso, presidente di Euronda, azienda produttrice di dispositivi medici. Altri cinquantamila guanti sono stati donati da Ruggero Gonzo, ex sindaco di Villaverla e anche questi sono giunti in Africa.

Questa fornitura soddisferà per un anno le esigenze dell’ospedale i cui responsabili si sono trovati di fronte a una fortissima impennata dei prezzi. A seguito della guerra in Ucraina, infatti, non è aumentato solo il costo del grano, diventando inaccessibile per moltissime famiglie, ma anche quello del materiale sanitario. I guanti monouso sono passati da 5 centesimi al pezzo ad un euro, come testimonia appunto don Dante.

Hanno spiegatoBregolato e Basso: “Quando siamo venuti a conoscenza di questa vera e propria speculazione ai danni dell’ospedale – hanno spiegato - ci siamo attivati immediatamente e speriamo che

altri imprenditori possano seguire il nostro esempio, in modo da poter essere d’aiuto a chi già soffriva ed ora è in condizioni ancor peggiori a causa di questa incomprensibile scatenata dalla Russia in Ucraina”.

Don Dante Carraro l’anno scorsoaveva indicato tre emergenze che il Cuamm, di cui è direttore, deve affrontare in Africa. Si tratta di situazioni che hanno sollevato un autentico allarme per l’organizzazione che ha sede a Padova e che nell’Africa subsahariana gestisce 23 ospedali in otto Paesi (Angola, Etiopia, Mozambico, Repubblica Centrafricana, Sierra Leone, Sud Sudan, Tanzania e Uganda).

Don Dante assieme ad Alessandro Bregolato e a Renato Basso. In un’altra immagine, consegna i guanti all’ospedale di Wolisso in Etiopia

Alla difficoltà di trovare guanti si associa anche quella di reperire siringhe, assai difficili da trovare. Anche in questo caso, i prezzi sono lievitati, Un’altra emergenza, che don Dante ha toccato con mano in Sierra Leone, è quella del carburante: il prezzo del gasolio è aumentato tre volte, il che significa far restare ferme le ambulanze. Infine, ed è una situazione diffusa in Tanzania, è allarme anche per i farmaci destinati ai diabetici: anche in questo caso il prezzo è aumentato tre volte, con il risultato di non poter curare gli ammalati o, quanto meno, di seguirne tre volte di meno.

www.ilvicenza.com 27 Solidarietà
L’emergenza sanitaria. Tre vicentini sostengono don Dante Carraro e l’azione del Cuamm di cui lui è presidente

La rassegna. Qualità, numeri e sostenibilità finanziaria rappresentano i criteri seguiti che si sono rivelati

vincenti

La stagione del Comunale promossa tre volte

In cartellone oltre 80 appuntamenti da novembre a maggio che coinvolgono danza, circo, prosa, musica, cabaret e operetta. Nomi di rilevanza nazionale fanno da attrattore. I conti parlano di un investimento contenuto, 900mila euro, e di spettatori in deciso aumento

Ci sono tre motivi che giustificano quella entrante come una stagione di alto livello per il Teatro Comunale. Prima di tutto la varietà degli appuntamenti: si va dalla musica, concertistica e sinfonica, alla danza, dalla prosa al circo, dal cabaret all’operetta. Non è facile mettere insieme proposte numerose articolate in questi settori. Questo è un primo merito di Giancarlo Marinelli, direttore artistico del teatro comunale, che ha diretto la squadra di collaboratori nei diversi ambiti: Annalisa Carrara per la prosa, Piergiorgio Meneghini per la musica, Loredana Bernardi per la danza, con il coordinamento di Pier Giacomo Cirella segretario generale della Fondazione Teatro. Ma sul suo ruolo torneremo più avanti. Il secondo motivo di attenzione per questa stagione riguarda naturalmente i protagonisti che da novembre 2023 fino a maggio 2024 animeranno gli oltre 80 appuntamenti del cartellone. Potremmo ricordare la Chamber Orchestra of Europe diretta da Antonio Pappano, oppure – come ricorda l’assessora alla cultura, Ilaria Fantin–le energie locali, quelle che rispondono al nome di Federico Guglielmo o di Alexander Lonquich, direttore prin-

cipale dell’Orchestra del teatro Olimpico. Possiamo citare anche altre star protagoniste, per esempio la pianista Beatrice Rana oppure alcuni protagonisti della stagione di danza come Alley II, il “Balletto nazionale della Georgia, il “Nuovo balletto della Toscana” e via elencando.

Nel campo della prosa la pioggia di nomi noti è naturalmente ancora di maggior notorietà: Tullio Solenghi e Massimo Lopez, Ale e Franz, Angela Finocchiaro, Alessandro Preziosi, Maurizio Battista, Lorella Cuccarini e lo stesso Marinelli, impegnato in una narrazione teatrale che nasce dal suo romanzo “Il silenzio di averti accanto” dedicata al figlio Lorenzo.

Il terzo aspetto di rilievo, e qui emerge il ruolo di Pier Giacomo Cirella, segretario generale della Fondazione presieduta da Enrico Hullweck, è quello dei numeri. Nella scorsa stagione gli spettatori sono stati 54.000 a fronte dei 60.000 della stagione pre-pandemia. Molto alto è stato anche il numero dei “sold out” per gli spettacoli proposti in cartellone, circa il 73%, con un indice di riempimento della sala altissimo: la media supera il 90%. Se si contano poi le presenze complessive, vale dire gli spettatori e i

partecipanti anche agli altri eventi, le presenze per il 2022 salgono a 74.200: non siamo ai livelli di quattro anni fa quando si superò la barriera dei 120.000, ma è evidente che il teatro si sta riprendendo e anche bene rispetto alla crisi che attraversa comunque il cinema. Un altro numero che lo conferma è il dato dalle giornate di occupazione del teatro, che sono state 178 (erano 200 nelle migliori performance degli anni precedenti).

Infine, sul piano più strettamente finanziario va sottolineato che l’investimento per questa stagione teatrale è di 900.000 euro, al

netto delle spese di allestimento. È sotto gli occhi di tutti che si tratta di una spesa se non addirittura modesta comunque molto ragionevole per le dimensioni della struttura vicentina.

Se i valori che ispirano la gestione del teatro sono cambiamento, sostenibilità e inclusione è proprio sulla sostenibilità che vale la pena di fare un’ultima sottolineatura: con un investimento di 440.000 euro si punta a una maggiore sostenibilità complessiva della gestione, che prevede un risparmio sui costi energetici di circa il 30 per cento.

Alla presentazione della stagione il sindaco Pos-

samai ha sottolineato che Vicenza è un capoluogo sostanzialmente piccolo (110mila abitanti) rispetto ad una provincia grande tanto quanto Verona Padova o Venezia: però in questi casi i capoluoghi sono grandi almeno il doppio di Vicenza.

Se questa dimensione ha costituito sempre un ostacolo per Vicenza nell’affermare la sua leadership nella provincia, è anche vero che realtà come quella del teatro e quella culturale spingono positivamente ad una maggiore presenza di rete (si pensi soltanto alla realtà dei Teatri Vivi) che consente a Vicenza di recuperare credibilità e ruolo rispetto al passato e apre le alla possibilità di una più incisiva identità nel territorio.

www.ilvicenza.com 28 Spettacoli
Pier Giacomo Cirella, Annalisa Carrara, Ale e Franz, Solenghi e Lopez

Baracca solo di nome, la frittura è chic

Si chiama “Baracca” ma lo è solo di nome perché la cucina è classica, con piatti ben eseguiti e di gusto. La frittura poi, il pezzo forte del locale, situato a Borgo Casale dopo il cavalcavia sull’autostrada, è davvero chic: asciutta, croccante e digeribile. Ma anche un piatto come i tagliolini ai piselli e asparagi è assolutamente corretto. Interessanti anche le carni. Non ci si deve meravigliare di questi risultati perché alle spalle ci sono oltre 70 anni di esperienza. Il locale è nato infatti nel 1950 grazie a Luigia Bertuzzo che acquistò quella che allora era davvero una baracca dismessa. Diventò presto un ritrovo sia come dopolavoro che per le famiglie. I piatti allora celebri, che comunque sono arrivati fino ad oggi, sono proprio quelli della tradizione fluviale vicentina: l’anguilla in umido, la famosa “bisàta”, e la frittura di “pesce popolo” vale a dire il pescetto.

La caratteristica della Baracca è un’ambientazione davvero affascinante: il locale si trova sull’ansa del Bacchiglione e d’estate è particolarmente d’effetto mangiare all’aperto sotto i grandi alberi con la vista su quel fiume che è stato cantato perfino da Dante, anche se lui ne parlava per sanguinose vicende militari e a

motivo di vescovi gay trasferiti.

Il figlio della signora Luigia, Umberto Merlo prende in mano la gestione del locale negli anni Ottanta quando la baracca si trasforma in una vera trattoria. Umberto aveva un fratello di nome Orfeo. Adesso siamo alla terza generazione: la titolare del locale è la moglie di Umberto, vale a dire Maria Lidia ed è ancora lei che spesso cucina la famosa frittura. Il responsabile della cucina è Danilo Minuzzo, ma la gestione della trattoria è affidata a Debora Merlo (proprio così, senza l’acca) secondogenita, assieme ai fratelli Carla e Massimo.

È proprio la passione che motiva i fratelli Merlo a lavorare nella trattoria di famiglia: Carla è infatti avvocata in uno studio a Torri di Quartesolo mentre Debora fino a tre anni fa ha lavorato come responsabile commerciale per l’estero per la Sitland di Nanto che produce sedie. Questo non le ha impedito di occuparsi contemporaneamente di vivande e vini. Vale la pena andare ad assaggiare i loro piatti tenendo conto anche di un favorevole rapporto tra qualità e prezzo. Meglio prenotare qualche giorno prima perché il locale è sempre affollato.

Antonio Di Lorenzo

www.ilvicenza.com 29
Il locale tipico. Sulla riva del Bacchiglione, in un’ansa del fiume a Casale, piatti tradizionali, curati e interessanti
Gastronomia
Debora Merlo, la celebre frittura con “pessetto” del locale e i suoi tagliolini.

Quandonel novembre 2007 il sindacato degli sceneggiatori americani incrociò le braccia - per cento giorni - interrompendo le produzioni di film e serie nel pieno della stagione, furono molti i titoli a non riprendersi più dal crollo.

Serie come “Heroes” e “Prison Break” non furono più in grado di ritrovare la via per il cuore del pubblico che - soltanto dodici mesi prima - le aveva incoronate rivelazioni dell’anno. Da inizio maggio, la Writers Guild of America sta protestando per ottenere un contratto più equo rispetto a quanto lo scenario mediale sia cambiato rispetto all’ultima protesta di quindici anni fa.

Non esiste intelligenza artificiale che tenga: “ChatGPT non ha traumi dall’infanzia”, si leggeva su un cartellone che campeggiava tra i picchetti fuori dagli studios di Los Angeles. Sono momenti come questo che pongono l’accento sull’importanza della scrittura, che è come la cucina: quando è buona, tutti se ne accorgono. È anche il caso di “Silo”, ambiziosa produzione disponibile su Apple TV+.

Tratta dai romanzi di fantascienza di Hugh Howey, la serie con protagonista Rebecca Ferguson - anche produttrice - racconta la storia di un gruppo di supersititi che, per scampare a un mondo funestato dall’aria incompatibile con la vita, si è rifugiato sottoterra, vivendo in enormi silo. Qui la società segue regole ben precise volte a tutelare quel poco di umanità che è rimasta.

Serie distopiche ne abbiamo viste tante negli ultimi anni ma “Silo” è in grado, con una scrittura avvincente, di presentare uno spettacolo che trova in “Lost” un paragone più che meritato.

La struttura narrativa è salda e si regge su temi attualizzati - come gli autoritarismi e i diritti riproduttivi - che non vengono mai banalizzati dall’elemento fantascientifico.

Con “Silo” Apple alza l’asticella delle proprie produzioni originali confermando - non che ce ne fosse bisogno - di giocare in un campionato tutto suo. A riprova che quando si investe nelle storie e in chi le sa raccontare, i risultati sono sotto gli occhi di tutti.

Trame, protagonisti e volti nuovi, anticipazioni e commenti

Allerockstar si perdona tutto tranne un peccato: la banalità.

Da questo punto di vista, The Idol - la serie tv di Abel Tesfaye, al secolo The Weekend - fatica a redimersi. Di The Idol si sente parlare da parecchio. Qualche mese addietro la rivista Rolling Stone raccontava del caos dietro le quinte della serie, tra l’addio della regista Amy Seimetz e un approccio piuttosto crudo alle (copiose) scene di sesso. Si tratta di un passion project del rapper canadese, che con Sam Levinson - creatore di Euphoria e non estraneo alle accuse di male gaze, come nel caso del suo film Malcolm & Marie - ha confezionato questo racconto in cinque episodi.

La storia è incentrata sull’ascesa di Jocelyn (Lily Rose - Depp), popstar sulla cresta dell’onda, e della sudditanza non solo psicologica che matura nei confronti di Tedros, il santone interpretato da Tesfaye.

Dalla menzione a Sharon Tate (opportunamente citata nei primi cinque minuti del pilot) a “Criminal” di Fiona Apple, tutto in The Idol cerca di convincere che siamo di fronte a un prodotto che è sì provocativo, ma per una buona ragione.

La verità è che nella serie c’è ben poco di innovativo - a cominciare dallo sfottò nei confronti degli intimacy coordinator - e che l’immaginario di Tesfaye fatica a superare la fantasia erotica di un ragazzino di seconda media.

The Idol fa un grande autogol perché non sa andare oltre la foga di destare scandalo. È una serie pensata per far parlare, ma che offre ben poche argomentazioni anche a chi prova a prenderla sul serio.

Hbo ha furbescamente limitato l’accesso della stampa alla serie nelle settimane che hanno preceduto il suo debutto, premiere a Cannes compresa. Adesso che tutto il mondo ha potuto vederla, si capisce molto bene il perché.

Se la recitazione di Rose-Depp non riesce a elevare la scrittura di Jocelyn, manic pixie girl da manuale, la prova attoriale di Tesfaye (anche co-creatore e produttore) lascia ancor più a desiderare. Da qui al 2025, anno in cui è atteso il debutto della terza stagione di Euphoria sempre di Levinson, il cammino non può che essere in salita.

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e serie tv visti
vicino
Film
da
Che gusto il “Silo” di Apple Fantasia davvero al potere
The Idol, la voglia di stupire alla fine produce un autogol
Rubrica a cura di Paolo Di Lorenzo

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