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a tempo parlavo della necessità di rivedere i tempi di produzione e di stagionalità della moda. Trovare nelle boutique i cappotti in luglio non aveva senso, così come la continua produzione di collezioni e precollezioni, arrivate ormai al ritmo di una ogni tre mesi, se non meno. A lungo sono stato considerato un moralista. Quando il mondo si è fermato, nel marzo 2020, ho pensato che fosse giunta la resa dei conti, ma poi mi sono accorto che quella situazione poteva essere un’occasione di riflessione per migliorare quello che non andava. Sarò anche un moralista, ma mi è sempre stato chiaro che nella moda si facesse troppo e senza criterio: lo stallo attuale ne è la riprova. Il 14 aprile 2020 ho scritto una lettera aperta, in cui, tra le altre cose, affermavo che il lusso vero richiede tempo, sia per essere creato, sia per essere compreso. Il lusso non può e non deve essere veloce. Mi auguro che il nostro futuro sarà sotto il segno di una ritrovata lentezza, nella moda e non solo. La lentezza è certo una qualità da riscoprire. Per troppo tempo la modernità è stata associata alla velocità, ma mi chiedo spesso dove stiamo andando sempre di corsa? Perché? In questo rallentamento forzato abbiamo imparato che anche una passeggiata è un lusso appagante, e lo stesso vale per un pranzo tra amici. Penso sia una lezione molto importante. Ma sono realista, e ho paura che di questi insegnamenti faremo tesoro per poco. 77