Grazia 15 - G21: Ricostruiamo il futuro

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G R A Z I A T ERESA C IABAT T I

«C’

è stato un momento preciso in cui ho capito che tutto era cambiato», dice Caterina, 16 anni. «Il giorno che è morta Stella». Bulldog, 7 anni, Stella è arrivata quando Caterina ne aveva 9. Come dimenticarla piccolissima, pochi mesi, palla di pelo. Come dimenticare le notti nelle quali Caterina la portava nel letto con sé, quelle notti che dormivano insieme. Stella è stato il primo essere di cui Caterina si sia presa cura. E i giorni di punizione, quando i genitori le proibivano di uscire, vedere gli amici, andare alle feste, Caterina provava rabbia, senso di perdere qualcosa del mondo fuori, eppure mai solitudine. Non si è sentita sola nei pomeriggi della sua infanzia/adolescenza. Davanti alla televisione, al computer, sul divano, sul letto, Stella con lei. Così con la pandemia che ha significato lezioni a distanza, distacco dagli amici, c’era comunque Stella, e lei era in qualche modo preparata. Certo, sono stati mesi difficili, noiosi, tuttavia Caterina non può dire di aver avuto paura. Non ha temuto di morire, né che morissero i suoi - genitori, nonni. Anzi, le sembrava quasi che, stando a casa, fossero tutti al sicuro. Riflettendo, aveva più paura prima, nella vita normale - se il padre tardava a rientrare dal lavoro, se non rispondeva al telefono. Oggi, a distanza di mesi, si sente un’egoista, una superficiale che capisce le cose solo se la riguardano da vicino. Perché a un certo punto la morte si è avvicinata. La morte è arrivata da lei, da loro. E quello non è stato solo il giorno che Caterina ha capito che tutto era cambiato, è stato anche il giorno della fine di qualcosa (che cosa?). Di quel momento ha ricordi confusi: lei che si sveglia, va in cucina, la mamma che, mettendosi sulla porta, dice di non entrare. Il padre che la prende per mano, la fa sedere. Il padre che dice: è successa una cosa. Quel che avviene nelle ore e nei giorni a seguire è straziante, quasi più doloroso della morte in sé. Durante il lockdown non è complicato solo per i morti di Covid essere seppelliti. Sebbene il padre si premuri di telefonare lontano dalla figlia per non farsi sentire, lei coglie parole: carcassa, animale, smaltire, causa morte sconosciuta (non sapranno mai la causa precisa della morte di Stella poiché non possono andare dal veterinario, né lui può andare da loro).

E infine, tra le immagini spezzate di quei giorni: il padre che esce di casa col saccone dell’immondizia pesante, e quel peso è Stella. Questo il giorno in cui Caterina, 16 anni, ha capito che cosa stava succedendo nel mondo, che qualcosa era cambiato. Per lei e per tanti ragazzi come lei, quelli che appena possono, appena torna il permesso di uscire e riaprono i bar, si precipitano ad aggregarsi. E noi adulti a giudicare. Quelli che, dopo un primo periodo di felicità per la chiusura delle scuole, hanno iniziato a protestare, a chiedere di tornare, riaprite le scuole. I ragazzi si sono accorti piano piano dello sconvolgimento. È stato un dettaglio, un’immagine che li ha risvegliati, segnando al contempo la fine della loro giovinezza (ecco la fine di che cosa): un sacco nero, la rete wifi saltata che interrompe il collegamento e sullo schermo la faccia dell’amico fissa in una smorfia, gli occhi semichiusi - è successo a Lorenzo (15 anni). Caterina come Lorenzo come Asia (18 anni) che dopo mesi di scuola a distanza, dove il confronto con gli altri è dalle spalle in su, il primo piano di Zoom e Skype, dopo mesi di corpo tagliato, censurato - che sollievo - prova disagio. Quando si tornerà a scuola, quando si riprenderà a vedere gli amici, e loro vedranno noi. A lei non va di essere vista. L’isolamento l’ha fatta sentire protetta, l’ha resa invisibile per metà. E adesso? Non che ci siano dati concreti di cambiamento, il peso è lo stesso di prima. Si tratta più di una sensazione, o forse di tempo. Asia ha avuto tanto tempo per guardarsi, per riflettere sul proprio corpo. Quanto si sente grassa dalla vita in giù. Sedere, cosce. Forse questi mesi di sedentarietà l’hanno gonfiata. O forse no, è una percezione distorta. Sia quel che sia, Asia dice alla madre di non voler uscire, di non essere pronta. La madre chiede che cosa la spaventi, lei elenca motivi alla rinfusa - stanchezza, pigrizia, gente che non si lava le mani, microbi, smog. Quindi la madre chiede: che cosa ti farebbe stare meglio? La liposuzione, risponde Asia. Caterina, Lorenzo, Asia. Antonella, 14 anni, che ha fatto l’amore per la prima volta a gennaio di un anno fa, poi mai più. E quando potrà rifarlo, quando potrà finalmente incontrare Marco, sarà come se fosse una nuova prima volta con tutti i timori e i dubbi. ■ © RIPRODUZIONE RISERVATA

«L’isolamento e le videochiamate hanno reso i ragazzi visibili solo per metà. Tornare a essere guardati davvero cambierà il modo di confrontarsi»

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