Confronto sul futuro
Si è appena conclusa “Persone, Agricoltura, Ambiente”, la nostra assemblea di fine anno. Un anno difficile, segnato dalla guerra, dal caro energia, dall’aumento delle materie prime, dall’iperinflazione, che ha colpito famiglie e imprese, da eventi calamitosi devastanti. E senza voler essere pessimisti, non credo che il 2023 sarà un anno migliore, come indicano le principali istituzioni finanziarie a livello internazionale. La crisi energetica non sarà di breve durata. La crescita del prodotto interno lordo è destinata a frenare. L’inflazione rallenterà, ma l’anno venturo si attesterà ancora attorno al 6 per cento, secondo le ultime previsioni della Banca centrale europea. Bisognerà attendere fino al 2024 per tornare verso il 2 per cento. L’aumento dei prezzi dei prodotti agricoli di base sta rallentando da qualche mese, secondo gli indicatori della FAO, ma restano su livelli storicamente elevati. I raccolti dell’anno prossimo, soprattutto nei Paesi meno avanzati, saranno condizionati dall’alto prezzo e dalla carenza di offerta di fertilizzanti. In questo scenario, il governo tedesco ha varato un programma di sostegni pubblici per un ammontare di 200 miliardi di euro fino al 2024. In Francia, per tutto il 2023, le piccole e medie imprese riceveranno un aiuto che coprirà, in media, almeno il 20 per cento delle fatture energetiche. Questo ha creato una situazione di disparità competitiva tra le imprese che mette a rischio il regolare funzionamento del mercato unico. Non solo. È l’attuale modello di globalizzazione dei mercati che ormai è in crisi. La chiusura di molti di essi ha creato un imbuto, in cui le nostre imprese, anche se trainate dalla forza del made in Italy, faranno sempre più fatica ad entrare, mentre altri Paesi, anche lontani, come l’Australia, che ormai esporta il 70% di quello che produce, si stanno organizzando. In questo scenario, tutta l’attenzione deve essere rivolta agli interventi in grado di sostenere l’attività economica delle aziende agricole, oltre alla capacità di spesa dei consumatori. Ma non basta, perché le imprese sono impegnate a dare il proprio contributo anche in termini di transizione ecologica e di neutralità climatica. Energia solare ed eolica sono destinate, già nel 2025, a diventare le principali fonti di elettricità, senza dimenticare l’apporto dei biocarburanti per i quali l’Agenzia per l’energia ha previsto un incremento di produzione di oltre il 20% nell’arco dei prossimi cinque anni. In Francia il biocarburante viene già acquistato oggi dagli automobilisti a 0,85 centesimi al litro. Siamo convinti che lo sviluppo delle agroenergie non metta a rischio il potenziale produttivo dell’agricoltura: bisogna solo fare scelte che vadano nella direzione delle innovazioni tecnologiche. Energie rinnovabili, digitalizzazione, investimenti per la crescita dell’efficienza e della competitività: questi sono i temi che condizioneranno il futuro delle nostre imprese. Su questo futuro Confagricoltura, nel corso dell’assemblea, ha aperto un confronto franco con le istituzioni, gli stakeholder e i rappresentanti della filiera, con serietà e concretezza, con l’obiettivo di affermare un nuovo modello agricolo capace di creare valore per l’economia e la società.
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L’EDITORIALE
Confronto su futuro Massimiliano Giansanti ................ 3
PERSONE AGRICOLTURA AMBIENTE
Realismo e strategia Gabriella Bechi 5
Impegno in Italia e nella Ue Gabriella Bechi ......................... 7
Un nuovo modello Francesco Bellizzi 8
Un percorso comune Anna Gagliardi 10
I ministri Elisabetta Tufarelli .................... 12
Il valore dell’identità Gabriella Bechi ........................ 14
RAPPRESENTANZA
Gioia: Più risorse ai giovani Elisabetta Tufarelli .................... 18
Agricoltura sul podio Paola Castello .......................... 21
Tornano le clementine Elisabetta Tufarelli .................... 22
FIERA DI CREMONA
Le richieste del sottore Anna Gagliardi ........................ 24
Il debutto Nicola Artoni ........................... 26
FLOROVIVAISMO
Un Natale agrodolce Francesco Bellizzi ..................... 28
EUROPA
Zero sprechi Alessandro Iachetti e Sofia De Filippo 34
ASSEMBLEA AGRONETWORK
Il costo della sostenibilità Giulia Callini 36
CIBO DA TUTELARE
La riforma delle IG Giulia Milani 38
LE NUOVE REGOLE
Etichettatura ambientale, come cambia Dario Giardi 40
Imballaggi tra luci e ombre Dario Giardi 42
PRODUTTIVITÀ & AMBIENTE
Il tempo stringe Gabriella Bechi 44
La grande sfida dei fertilizzanti Alessandro Pantano 46
COMPETENZE VS CRISI BioSolution Academy
Giansanti apre l’assemblea generale senza nascondere le criticità di oggi e quelle che verranno. “La tenuta economica e sociale dei Paesi dipende dal ruolo che l’agricoltura avrà nelle scelte dei governi”
“I
l 2022 sarà ricordato come l’anno del ritorno della guerra in Europa, con tutte le drammatiche conseguenze in termini di perdite di vite umane e di sofferenza per le popolazioni coinvolte, ma anche con le pesanti ricadute economiche sulle imprese e
i cittadini, che non hanno risparmiato alcun settore”. Con queste parole il presidente Massimiliano Giansanti ha aperto l’assemblea di fine anno di Confagricoltura, un appuntamento atteso dagli imprenditori associati, arrivati numerosi e finalmente in presenza dopo le difficoltà provocate dalla pandemia. L’assemblea di quest’anno, dal titolo “Persone, Agricoltura, Ambiente”, è stata caratterizzata dalla presenza di personaggi di spicco del mondo della finanza e dell’economia nazionale e di numerosi rappresentanti del nuovo governo. Segnale evidente, questo, che l’agricoltura non è più vista come la “cenerentola” del Paese. Eppure, nonostante le criticità, questa fase presenta anche delle occasioni. “Il 2022 sarà ricordato anche per il grande impatto che la guerra ha avuto sui temi dell’alimentazione, rimettendo di fatto al centro dell’attenzione l’agricoltura nella visione strategica e nella tenuta economica e sociale dei Paesi. Tutti si sono accorti che un Paese è forte se c’è anche un’agricoltura forte”.
Parallelamente alla guerra che si combatte sul campo, Giansanti
ha ricordato la guerra commerciale in corso. Guerra che sta coinvolgendo tutti, con spinte inflazionistiche sui grandi temi del cibo con un impatto devastante sui Paesi più poveri, ma anche sul tessuto imprenditoriale di quelli più avanzati. “La sicurezza alimentare non è un dato di fatto acquisito per sempre e un Paese moderno deve poter produrre ciò di cui ha bisogno e, magari, riuscire anche ad esportare per creare valore e ricchezza. Questo - ha aggiunto il presidente - è ciò che noi intendiamo per sovranità alimentare”. L’agricoltura deve tornare ad essere strategica per l’Italia. “Non è ancora chiaro il nuovo assetto che emergerà dalle crisi in atto e sono incerte anche le prospettive della globalizzazione, ma risulta evidente che la copertura del fabbisogno di prodotti essenziali non può più essere affidata esclusivamente a terzi”. Salvaguardare il potenziale produttivo italiano investendo nel made in Italy agroalimentare, che quest’anno raggiungerà un fattu-
Realismo e strategia
rato di 60 miliardi di export, raddoppiato in soli sette anni “grazie agli imprenditori che con la loro valigia sono andati in giro per il mondo a vendere i loro prodotti. Immaginiamo cosa sarebbe potuto accadere se avessimo avuto una strategia per il settore a livello nazionale!”. Una strategia che ora Confagricoltura chiede all’intero governo e al ministro dell’Agricoltura, della Sovranità alimentare e delle Foreste, Francesco Lollobrigida, presente in sala. “Abbiamo un modello unico, fatto di progresso, innovazione, ai più alti livelli in termini di sostenibilità, rispetto dell’ambiente, di benessere animale, di territorio, di salubrità e sicurezza alimentare, in grado di fare la propria parte nel sequestro di Co2 e contribuire alla decarbonizzazione attraverso lo sviluppo delle energie rinnovabili”. Un patrimonio insostituibile per il presidente Giansanti, che attacca duramente i cibi sintetici, definiti frutto di una “gestione geopolitica del cibo”, e i sistemi di etichettatura come il Nutriscore,
“
Non è chiaro l’assetto post-crisi, ma è evidente che il fabbisogno di prodotti essenziali non può continuare a dipendere dall’import
“
“veri strumenti che concorrenza sleale, che generano confusione e disinformazione nel consumatore”. Per Giansanti, la crisi energetica non sarà di breve durata. Le misure per contenere il caro bollette, nel primo trimestre 2023, sono una scelta del governo di assoluta rilevanza, che va necessariamente prorogata, anche se non sarà facile trovare le risorse necessarie. Sono ugualmente urgenti provvedimenti a sostegno della
liquidità delle imprese, prolungando, in prima battuta, le moratorie sui prestiti accordate durante l’emergenza sanitaria, che scadranno alla fine di quest’anno. E occorre agire anche sul taglio del cuneo fiscale. A livello Ue, le richieste del presidente si focalizzano sulla Pac e sul ruolo delle imprese “attive sul mercato”, sui fertilizzanti, per i quali chiede un fondo europeo per acquisti comuni, e sulla normativa del Geen Deal che riguarda l’uso degli agrofarmaci, che non può avvenire con un taglio netto, mettendo a rischio la produttività, senza prevedere efficaci alternative.
Tutto questo in un’ottica di crescita e di sviluppo, fuori dall’emergenza e dal suo superamento, che veda protagoniste le imprese agricole e il loro ruolo per l’economia, i territori e le comunità in cui operano. Come sintetizza il titolo dell’assemblea di quest’anno: Persone, Agricoltura, Ambiente. nnn
“Il sistema agro-alimentare si è confermato uno dei punti di forza dell’Italia e dell’Unione Europea sia durante la pandemia, sia durante questa drammatica fase indotta dall’aggressione della Federazione Russa alla indipendenza dell’Ucraina. Il tema della sicurezza alimentare e dell’apporto che dall’Europa viene alle esigenze di approvvigionamento di altri Paesi, evitando rischi di penuria e carestie, costituisce un fondamentale contributo alla stabilità internazionale e alla cooperazione pacifica tra i popoli, elemento che rafforza il valore della reciproca interdipendenza, rilevante, ad esempio, in tema di importazione dei fertilizzanti. La produzione del settore primario caratterizza la qualità della vita nel nostro Paese e la sua immagine internazionale. Salubrità e varietà dei cibi italiani sono garantite da una filiera accreditata in tutto il mondo. Il rapporto tra colture agricole e culture dei territori è uno dei fattori specifici della identità italiana. Le aree rurali non sono solo le preziose retrovie delle aree metropolitane: in esse vive circa un quarto della popolazione italiana e in esse si giocano molte delle sfide dell’uguaglianza e della sostenibilità sociale nel nostro Paese, anche per la significativa presenza di lavoratori immigrati. L’agricoltura è, altresì, protagonista sul terreno della transizione ecologica, delle energie rinnovabili e della neutralità climatica, campi espressamente indicati dalla Commissione Europea per la ripresa economica dopo la pandemia. Il settore primario conferma, con una visione aperta al futuro, il suo ruolo nella vita della comunità della Repubblica. A quanti prendono parte all’assemblea rivolgo l’apprezzamento per l’operosità espressa e l’augurio di buon lavoro.”
Sergio Mattarella Presidente della Repubblica italianaAbbiamo un modello unico, ai più alti livelli in termini di sostenibilità, in grado di dare il proprio contributo alla decarbonizzazioneg IL MESSAGGIO DEL PRESIDENTE ALL’ASSEMBLEA: ITALIA PAESE FONDATO SUI RAPPORTI TRA COLTURE AGRICOLE E CULTURE DEI TERRITORI
Impegno in Italia e nella Ue
Inizia con il ribadire che il cambio del nome del dicastero guidato da Francesco Lollobrigida in ministero dell’Agricoltura, della Sovranità alimentare e delle Foreste non è un fatto simbolico, ma sostanziale, perché il governo si è dato una doppia missione: da una parte difendere il diritto di una nazione di scegliere il proprio modello produttivo e alimentare, in alternativa all’omologazione globale; dall’altra tutelare i consumatori assicurando cibo di qualità per tutti. Il messaggio video del presidente del Consiglio Giorgia Meloni alla platea dei delegati di Confagricoltura è chiaro: il made in Italy e il sistema agroalimentare sono asset strategici del Paese e il governo intende investire su di loro. Un lavoro, quello del governo, che la presidente del Consiglio definisce “impegnativo e al tempo stesso entusiasmante,
che raggiungerà i suoi obiettivi, se potrà contare sul contributo di chi ogni giorno si rimbocca le maniche e fa dell’agroalimentare un’eccellenza assoluta nel mondo. E tra questi ci sono certamente gli imprenditori di Confagricoltura”. Poi, il premier riassume i provvedimenti contenuti nella legge di Bilancio per il settore: un fondo da 100 miliardi di euro per le realtà produttive, che hanno dimostrato di saper affrontare il peso del caro energia e dell’inflazione; interventi per sostenere la modernizzazione e per favorire il ricambio generazionale (attraverso lo sgravio dei contributi per 24 mesi per gli under 40 che avviano l’attività). L’agenda di Meloni sui prossimi impegni ha al centro il settore primario: stabilizzare il reddito degli agricoltori e garantire una distribuzione più equa degli aiuti, non lasciando indietro le zone più
svantaggiate, come quelle montane e collinari interne; assicurare condizioni di lavoro migliori, rafforzare le norme di sicurezza e contrastare lo sfruttamento; intervenire in maniera strutturale sulla rete idrica, per risolvere efficacemente il problema della siccità; opporsi in ogni sede ai tentativi di omologazione del cibo, alle imitazioni e a sistemi di etichettatura fuorvianti, come il Nutriscore. L’Italia sarà in prima linea nella difesa del cibo naturale, pilastro del made in Italy, contro quello sintetico, che rischia di spezzare la catena millenaria che unisce l’agricoltura e suoi prodotti. A livello europeo continuerà l’impegno del governo sulla riforma della Pac, ma anche per favorire interventi per semplificare le procedure, sburocratizzare, investire in ricerca, rimodulare la riduzione degli agrofarmaci; e sull’attuazione delle misure dal PNRR, alcune delle quali molto importanti per lo sviluppo del comparto agroalimentare. (gabriella bechi) nnn
Le vostre realtà produttive hanno dimostrato di saper affrontare il peso del caro energia e dell’inflazione
“
Giorgia Meloni:
“Nostri obiettivi raggiungibili solo con il contributo di chi, ogni giorno, si rimbocca le maniche e fa del nostro agroalimentare un’eccellenza nel mondo”
Un nuovo modello
amministratori delegati di Enel e Credit Agricole, Francesco Starace e Giampiero Maioli. Anche l’energia e il credito sono cambiati negli ultimi anni insieme al resto del sistema Paese. Pandemia e invasione russa dell’Ucraina hanno accelerato questo fenomeno, spingendo, da un lato, il credito bancario verso sistemi di garanzia pubblica inimmaginabili fino al 2019, dall’altro, portando il comparto energetico su ritmi e modalità produttive e (soprattutto) prezzi totalmente inediti.
Non solo politica. L’assemblea generale di Confagricoltura è stata ricca di momenti di confronto anche sul piano economico, con l’organizzazione della tavola rotonda, moderata dal vice direttore del Tg5, Fabio Tamburini, tra il presidente di Confagricoltura Giansanti e gli
“Negli ultimi decenni è cambiato il modo di produrre e distribuire l’energia. Da un sistema centralizzato stiamo passando ad uno più locale e frammentato su input degli impianti di energia rinnovabile sempre più presenti sul territorio in modo capillare”. In questo cambiamento, per l’ad di Enel, le imprese del settore primario rivestono un ruolo importante, dato che hanno a disposizione una cosa che in altri settori non è scontata: “la disponibilità di spazi da destinare, non solo al consumo di energia, ma anche alla sua produzione”. Oltre a fronteggiare
il caro bollette, quindi, il settore primario, attraverso le rinnovabili, “crea nuovo reddito - ha aggiunto Starace - grazie alla vendita e all’immissione nella rete nazionale dell’eventuale surplus energetico generato. Un meccanismo che Confagricoltura ha intuito per prima”. Intuizione che oggi trova ostacoli che la Confederazione chiede da tempo di superare. “Bisogna togliere i freni allo sviluppo degli impianti ad energie rinnovabili in agricoltura - ha detto il presidente Massimiliano Giansanti -. Il settore ha un grande potenziale da esprimere, ma ci sono scelte sbagliate che lo frenano, tra cui il limite dell’autoconsumo sugli impianti che è necessario togliere con il prossimo decreto Aiuti”. Quando si accostano le parole “finanza” e “agricoltura” il pensiero va facilmente al concetto di speculazione. Ma oggi, con gli impegni europei per la riduzione di carbonio in atmosfera, il settore primario ha l’occasione di diventare protagonista di quello che Giansanti definisce “un nuovo modello di finanza”. L’agricoltura già oggi recupera le emissioni ge-
nerate dai suoi processi produttivi attraverso la conservazione del carbonio nel terreno. “Il sistema di certificati sul carbon farming permetterà alle nostre aziendeha detto - di vedere riconosciuto su un mercato regolamentato il valore economico dei loro investimenti in agricoltura di precisione, sia fatti che futuri”. Tra le dieci banche più grandi al mondo, soltanto due hanno la parola agricoltura nel proprio nome. Una di queste è Credit Agricole. Maioli ha ricordato l’impegno del suo gruppo a sostegno il del sistema economico italiano. “Lo dimostra il 30% del totale dei nostri prestiti garantiti erogati in Ue concentrato nella sola Italia. L’accesso al credito per le imprese agricole oggi riveste un ruolo fondamentale. “Con Confagricoltura collaboriamo da tempo per velocizzare i tempi del credito di filiera”. Lo strumento è quello dell’automazione di alcuni processi di analisi che offre il moderno advisory digitale per fornire alle aziende una fotografia reale dello loro stato di salute economico-finanziario. “Comprendiamo bene la necessità
per il settore primario di progettualità di lungo respiro - ha proseguito l’amministratore di Crédit Agricole - perché siamo una banca fatta di soci che ha al centro l’economia reale e non i grandi fondi di investimento. Sono i nostri soci ad orientarci, tra cui ci sono tanti agricoltori”. Con Palazzo Della Valle, Credit Agricole ha avviato da tempo un percorso comune, anche per sostenere la partecipazione delle aziende socie ai bandi che il PNRR dedica al fotovoltaico agricolo e al segmento delle biomasse. Settori ormai maturi che, oltre a tempi certi e brevi di installazione, avrebbero bisogno di sviluppo industriale. Come ha sottolineato il presidente di Confagricoltura, secondo cui “l’Italia deve puntare alla creazione di un indotto delle energie rinnovabili che renda il Paese meno dipendente dalle importazioni, ad esempio, di pannelli fotovoltaici da altri Paesi come la Cina. La transizione energetica è un’occasione per creare una nuova industrializzazione, vicina anche al nostro mondo”.
Il numero uno di Enel sottoscrive
la necessità di una strategia industriale italiana sulle rinnovabili e ha ricordato l’impegno del gruppo con il progetto della mega fabbrica di pannelli negli Stati Uniti, che entrerà in funzione del 2024. “Un investimento importante che va incontro ad una domanda che sta esplodendo”, ha commentato. Tasto dolente anche i biocarburanti. “In Italia non esiste abbastanza offerta neanche per soddisfare il fabbisogno delle Isole minori”, ha detto Starace dando la misura della distanza tra questo ambito delle rinnovabili e la domanda di combustibile dell’industria energetica. “Se tra di voi ci sono produttori di biofuel, sappiate che siamo pronti a comprarlo”, ha detto rivolto agli imprenditori in platea.
L’attuale carenza di materie prime è figlia anche dell’incapacità che la politica ha dimostrato per decenni di mettere in campo piani infrastrutturali degni del ruolo che l’Italia ricopre sullo scacchiere internazionale. Per Giampiero Maioli, un esempio è quello delle risorse idriche. “L’acqua è la vera risorsa rara di oggi, eppure, il Paese non ha un piano per il recupero delle acque e i bacini presenti sono pochi e non efficienti. Dipendiamo ancora da sistemi economicamente sbagliati. Come quello del Po emiliano, dove l’acqua depurata viene fatta confluire, per poi essere recuperata a valle per rispondere al fabbisogno dell’agricoltura”. nnn
Giansanti e Bonomi chiedono al governo di andare oltre l’emergenza e di sostenere la crescita. Il ministro Urso assicura: “Questa legge di Bilancio è il primo passo di un percorso che durerà cinque anni”
Un percorso
Ipresidenti di Confagricoltura e di Confindustria, Massimiliano Giansanti e Carlo Bonomi, insieme al ministro delle Imprese e del Made in Italy, Adolfo Urso, hanno dato vita al cuore del dibattito dell’assemblea 2022 concordando sulla proposta di Palazzo della Valle di creare un percorso comune per dare competitività all’agroalimentare italiano. “Il rapporto tra industria e agricoltura è molto forte - ha sottolineato Giansanti durante la tavola rotonda, moderata dalla direttrice del Tg1, Monica Maggioni -, ma può esserlo di più solo con un sistema di alleanze. A monte e a valle del nostro settore primario c’è l’industria, di qui la necessità di costruire un modello produttivo fondato sulle coalizioni. Tutta la filiera agroalimentare chiede quindi al governo l’attenzione per ciò che rappresenta (il 25% del prodotto interno lordo) e gli strumenti per rafforzarsi”. È d’accordo il ministro Urso. “Vogliamo mettere al centro della nostra attività le imprese e il nostro impegno è lì. Il made in Italy non richiama soltanto un luogo, ma è un concetto percepito come marchio di eccellenza, in particolare dagli stranieri. È un modo di
essere - ha aggiunto -, di nutrirsi, di vivere e su quello vogliamo lavorare. Concordo sulla necessità di una nuova politica industriale europea che sappia valorizzare
In legge di Bilancio, tutto ciò che non è dedicato alla compensazione degli shock energetici deve essere focalizzato sulla crescita (Carlo Bonomi, Confindustria)
l’intera filiera produttiva e le eccellenze del sistema Italia”. Il numero uno di Confindustria allarga l’orizzonte e prova a prevedere cosa accadrà nel prossimo futuro. “Abbiamo vissuto due anni davvero complessi. Le varia-
bili in gioco sono molte e, guardando al futuro, tutti concordano sul rallentamento dell’economia il prossimo anno. Questo significa che non avremo risorse per misure speciali. Come Confindustria - ha proseguito Bonomi - stiamo insistendo nel dire che in legge di Bilancio tutto ciò che non è dedicato alla compensazione degli shock energetici debba essere focalizzato sulla crescita. Il governo ha detto che è necessario avere un obiettivo e io spero e auspico che l’obiettivo di tutti sia la crescita del Paese. Così come quando Palazzo Chigi dice di essere disponibile all’ascolto, spero che sappia accettare un punto di vista diverso, come quello che porta avanti Confindustria in modo propositivo, con l’unico obiettivo di porre le condizioni per creare ricchezza”. Non è la prima volta che i vertici di Confagricoltura e Confindustria dialogano davanti alla platea degli imprenditori agricoli. Nel maggio 2019 Giansanti, a Milano,
di Anna Gagliardipercorso comune
aveva invitato l’allora presidente degli industriali Boccia all’assemblea nazionale svoltasi a Palazzo Mezzanotte. Un invito che già era un messaggio di collaborazione che partiva dalla capitale economica del Paese. In tre anni il mondo è cambiato: non solo la pandemia e la guerra in Ucraina, ma gli stessi equilibri geopolitici sono profondamente mutati. La situazione attuale obbliga anche l’Europa ad avere un ruolo determinante nello scacchiere internazionale. Lo ha ammesso Urso riferendosi all’attualità e alla crisi energetica. “C’è una speculazione internazionale in atto che ha sfruttato il caso Ucraina: come governo italiano, per affrontare l’emergenza, siamo intervenuti per fronteggiare il caro energia e anche sui salari, ma abbiamo ben presente che l’obiettivo è la crescita. Con la manovra - ha spiegato il ministro - abbiamo aggiunto un tassello, il primo passo verso una rotta che durerà cinque anni. Lo possiamo fare: questo è un
governo politico dopo una serie di esecutivi tecnici, ed è il primo che può pensare all’Italia. Oltre i nostri confini - ha aggiuntolo scenario è cambiato in poco tempo e l’Europa è chiamata a competere ad armi pari con Cina e Stati Uniti: ribadisco pertanto che occorre un forte progetto di politica economica, industriale e commerciale”.
“Capisco che la manovra sia sta-
“
Non possiamo chiuderci, abbiamo bisogno, in Italia e in Europa, di strumenti per sostenere economia, occupazione e consumi (Massimiliano Giansanti, Confagricoltura)
ta redatta in pochissimo tempo, che ci siano urgenze ed emergenze, ma mi aspetto anche che sulle battaglie identitarie ci siano le risorse nel corso della legislatura - ha puntualizzato Bonomi -. La competitività è ciò che ci interessa maggiormente. Le imprese, nonostante la crisi, hanno retto molto bene, ma abbiamo una concorrenza agguerrita da parte di Stati Uniti e Cina. Di qui la necessità che Bruxelles sia forte, perché gli effetti delle decisioni europee sono nostri. Io voglio essere certo che, quando si fanno scelte di politica industriale in Europa, noi siamo consapevoli di ciò che sta accadendo”. Non è mancata una chiosa sul ruolo del sindacato. “Dobbiamo anche noi ripensare i perimetri dell’attività associativa, proprio perché è cambiato il mondo e occorre avere un approccio multidisciplinare”.
“Competitività, mercati, alleanze: dobbiamo capire quali sono le priorità - ha concluso Giansanti -. L’Europa è un forte esportatore, non possiamo pensare che la globalizzazione sia finita. Non possiamo chiuderci. Al contrario abbiamo bisogno, in Italia come in Europa, di strumenti per sostenere l’attività economica, l’occupazione e la capacità di spesa dei consumatori. Ma da soli non si va da nessuna parte. Di qui la nostra proposta che lanciamo da questa assemblea: costruiamo insieme competitività”. nnn
L’assemblea generale di quest’anno è stata anche l’occasione per un confronto tra il settore primario e la politica di governo, grazie alla presenza dei titolari dei dicasteri più vicini alle imprese che lo compongono. Esteri, Agricoltura, Infrastrutture, Imprese e Made in Italy, ognuno per sua area di competenza, sono i ministeri che possono fare molto per affiancare Confagricoltura nel creazione di un nuovo modello che tenga insieme produttività e sostenibilità.
Per Antonio Tajani, responsabile della politica estera del governo, è necessario fare di più per l’eco-
nomia reale in Italia e in Ue. “Il governo vuole che l’Italia torni ad essere protagonista. Dobbiamo riappropriarci di quel grande mercato che oggi è nelle mani dell’italian sounding. Il made in Italy può essere strumento fondamentale per la crescita e la valorizzazione del sistema imprenditoriale italiano, che conta quattro milioni di Pmi”. A proposito della manovra “Quello che conta - ha proseguito Tajani - è ciò che si potrà fare in cinque anni e stiamo lavorando in Parlamento per migliorarla”. Il ministro ha annunciato poi importanti modifiche allo schema dei decreti flussi, che avranno durata biennale “per i Paesi che sottoscriveranno accordi con l’Italia per il rimpatrio degli immigrati irregolari”. Il risultato da raggiungere è quello di personale che arrivi in Italia già qualificato e in quantità sufficienti per rispondere alle necessità delle imprese. Tajani ha poi toccato il tema dell’ampliamento dell’Unione Europea. Proprio di recente è arrivata, dall’area dei Balcani, la richiesta di adesione della Bosnia-Erzegovina che “verrà sostenuta da questo governo”. La crescita italiana nel mondo è possibile attraverso l’internazionalizzazione delle imprese, “ma non
I ministri
con la loro delocalizzazione”, ha chiosato.
“Il made in Italy non è solo il luogo della produzione ma anche la percezione che l’estero ha della qualità italiana”, ha detto il ministro delle Imprese e del Made in Italy, Adolfo Urso, durante la tavola rotonda con Giansanti e il presidente di Confindustria, Carlo Bonomi. Un made in Italy che “è simbolo delle nostre eccellenze, anche enogastronomiche, di uno stile di vita e di una intera cultura”. Proprio per questo è necessario “rivedere la strategia per poter lottare ad armi pari con Oriente e Stati Uniti”. Urso chiede anche nuovi strumenti per costruire una politica economica comune.
“La riforma sugli aiuti di Stato annunciata da von der Leyen non basta. Serve una politica industriale europea da sostenere anche con un fondo sovrano dedicato”. In sala anche il vicepresidente del Senato, Gian Marco Centinaio, intervenuto sulla necessità di un piano strategico per l’agroalimentare italiano. “In un mo-
ministri
mento di crisi occorre soprattutto guardare al futuro. La politica non può schiacciarsi sull’emergenza. Pensiamo alla Spagna - ha aggiunto -, che con una strategia a medio-lungo termine sulle filiere ha rilanciato la competitività del suo settore primario. Anche noi dobbiamo farlo. Ce lo chiedono i giovani, che si approcciano all’agricoltura”.
“È una sfida affascinante quella su infrastrutture e logistica, legata alla competitività”. Così Matteo Salvini, ministro delle Infrastrutture e della Mobilità sostenibile, che ha difeso la modifica del Codice degli Appalti, realizzata con centinaia di contributi e la collaborazione di settantatré associazioni del mondo produttivo. “È snello e veloce - ha osservato -, l’unico modo per vincere la corruzione. Vengono ridotti i tempi e alzate le soglie che permettono ai comuni di mettere a bando direttamente. Abbiamo dimezzato le garanzie chieste alle imprese, aiutato i piccoli e medi comuni, permettendo alle società private di fare progettazione ed esecuzione”. Salvini ha anche ricordato l’impegno “per sbloccare piccoli e grandi cantieri. Il problema del mio ministero non è la carenza di soldi, ma il fat-
to che questi soldi non diventano opere pubbliche”.
Si è incentrato soprattutto sul ruolo del nostro Paese in Europa l’intervento del ministro dell’Agricoltura, della Sovranità alimentare e delle Foreste, Francesco Lollobrigida, che affronta molte altre questioni nell’intervista rilasciata a Mondo Agricolo (pagg. 14-16). “Il nostro approccio è diverso rispetto a quello degli ultimi anni, quando emergevano posizioni continuamente modificate in Europa. Vogliamo un Italia autorevole - ha continuato Lollobrigida - che porti sul tavolo dell’Unione proposte e criticità, come quelle che riguardano oggi i temi dell’energia e dei fertilizzanti.
La guerra ci ha costretto a prendere coscienza di alcune scelte sbagliate fatte in passato, come quella di approvvigionarci da altri Paesi di alcune produzioni sensibili, come
quella energetica, ma anche quella dei fertilizzanti o di materie prime agricole, come i cereali, in base ai minori costi. Nessuno è favorevole in linea di principio alla chimica in agricoltura - ha proseguito -, ma dobbiamo fare i conti con la realtà, se vogliamo mantenere la produttività della nostra agricoltura. Per questo abbiamo sostenuto che il principio di riduzione radicale dei fitofarmaci è sbagliato, perché a parità di consumo ci porterebbe ad acquistare fuori Europa, magari in Paesi che non rispettano i nostri standard”. Il ministro è intenzionato a difendere in Europa la qualità delle nostre produzioni agroalimentari contro standardizzazioni, fuorvianti sistemi di etichettatura, tentativi di imporre cambiamenti pericolosissimi, come quello contro la promozione del vino e della carne. nnn
Il sindaco di Roma, Roberto Gualtieri (in foto insieme a Giansanti) ha portato i suoi saluti all’assemblea ospitata da Villa Aurelia. “L’agricoltura è fondamentale per il Paese e per Roma, caso quasi unico di una città con dentro la campagna. Siamo un grande comune agricolo, partecipe di una strategia di rilancio del settore, come polo urbano del cibo di qualità e come parte di uno sforzo di produzione e competitività dei comparti produttivi del Paese”. Il primo cittadino ha anche ricordato che le risorse del PNRR rappresentano una grande occasione anche per i comuni. E nel caso di Roma, l’occasione di valorizzare il suo lato agricolo. ”Roma può diventare un modello territoriale integrato per la produzione, distribuzione e logistica. Pensiamo a un grande polo europeo e internazionale dell’agricoltura e del suo commercio”, ha concluso Gualtieri.
Qualità è la parola chiave del ministro Lollobrigida. Qualità dei prodotti e delle nostre imprese agricole che devono diventare gli attori principali di un rinnovato protagonismo del settore agroalimentare
In occasione dell’Assemblea di Confagricoltura il ministro dell’Agricoltura, della Sovranità alimentare e delle Foreste, Francesco Lollobrigida, ha rilasciato a Mondo Agricolo una lunga intervista in cui traccia le linee guida della futura attività del suo dicastero ed illustra l’orientamento del governo verso i temi che più direttamente riguardano il settore agricolo e agroalimentare.
Ministro, appena lei è stato nominato, il presidente di Confagricoltura Massimiliano Giansanti ha rinnovato la richiesta che sta facendo da tempo ai governi: una strategia per il set-
Il valore dell’identità
tore agricolo a medio termine, che sia condivisa con gli agricoltori. Cosa risponde al presidente?
Il governo Meloni ha voluto dare un segnale chiaro della propria volontà di riconsegnare al settore primario il ruolo da protagonista che gli spetta anche con il cambio di denominazione del
dicastero che ho l’onore di guidare. Con il concetto di sovranità alimentare vogliamo affermare il made in Italy agroalimentare con una forte identità territoriale e culturale. Vogliamo difendere i prodotti di eccellenza e valorizzare il lavoro degli imprenditori agricoli, i quali devono diventare gli attori principali del percorso
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In legge di Bilancio abbiamo previsto un fondo per la digitalizzazione agricola da 225 milioni di euro
di Gabriella Bechidell’identità
che vogliamo affrontare per un pieno sviluppo del settore. La missione di questo ministero è difendere le nostre produzioni e rafforzare il nostro sistema agricolo e agroalimentare anche attraverso interventi finalizzati alla tutela e alla valorizzazione della dieta mediterranea e del cibo italiano di qualità. Puntiamo alla riduzione dei costi di produzione per le imprese, al sostegno delle filiere agricole, e alla gestione delle crisi di mercato garantendo la sicurezza delle scorte e degli approvvigionamenti. È necessario il coinvolgimento di tutti gli attori della filiera e l’apporto di ognuno per sviluppare ancora di più le nostre produzioni e l’enorme valore di tutto il settore. L’agricoltura sta attraversando un momento particolarmente difficile a causa del caro ener-
gia e dell’aumento dei costi di produzione. Con la legge di Bilancio il governo ha introdotto alcune misure che sono state accolte con favore da Confagricoltura, ma non crede che per sostenere realmente il comparto ci sarebbe stato bisogno di un intervento più coraggioso? Il caro energia e l’inflazione di questi ultimi mesi, oltre a pesare sulle famiglie italiane, stanno assottigliando sempre di più i margini di redditività delle imprese, in particolare quelle dell’agroalimentare. Per la legge di Bilancio avevamo poche risorse e abbiamo deciso di concentrarle secondo le nostre priorità, che sono la crescita economica e l’attenzione al lavoro, a partire dalla messa in sicurezza del sistema produttivo. Abbiamo dato segnali chiari. L’emergenza in corso induce tutti noi a riconoscere
quanto sia importante garantire la produzione di cibi sani e di qualità, insieme alla capacità di approvvigionamento delle materie prime agricole. La parola qualità per me è sinonimo delle nostre eccellenze che le rende uniche. L’Italia non è competitiva sulla quantità, ma abbiamo una cosa che non si può delocalizzare e non si può produrre altrove: la qualità dei prodotti, del nostro modo di realizzare e di lavorare.
Quanto è importante l’innovazione per raggiungere l’obiettivo, ormai acquisito, della sostenibilità?
Sul tema della sostenibilità ambientale l’agricoltura italiana è all’avanguardia. Oggi la sfida che abbiamo davanti è coniugare ambiente e crescita economica. Crediamo che le imprese debbano essere accompagnate in questo percorso. La sostenibilità ambientale deve rappresentare un’opportunità. Vogliamo investire su tecnologia e innovazione, straordinari strumenti per tutelare la biodiversità italiana e per supportare gli agricoltori nel difendere le nostre terre dal cambiamento climatico e dalla siccità. Come governo, vogliamo incoraggiare gli investimenti in innovazione. Per questo motivo ho proposto di istituire, in questa legge di Bilancio, un fondo per la digitalizzazione agricola che vada ad affiancare gli strumenti già esistenti in particolare nell’ambito del PNRR. Parliamo di 225 milioni di euro per l’innovazione che favoriranno la transizione digitale delle imprese, nonché l’utilizzo di tecnologie innovative per rendere il nostro settore agroalimentare sempre più competitivo nel mondo.
Si parla tanto di incentivare la ricerca scientifica, ma l’Italia continua ad essere agli ultimi posti in Europa per investimen-
Francesco Lollobrigida ministro dell’Agricoltura, della Sovranità alimentare e delle Foresteti pubblici e privati in questo settore. Qual è la sua opinione riguardo alla ricerca genetica? Abbiamo sempre detto di essere contrari agli OGM e ribadiamo questa posizione. Questo non vuol dire avere pregiudizi sulle nuove tecnologie. È nostra intenzione investire in ricerca, promuovendo, attraverso il Crea, lo studio delle nostre colture nazionali per proteggerle dai rischi climatici. Puntiamo sulle filiere di qualità e siamo favorevoli all’impiego di sistemi innovativi che possano ottimizzare l’attività produttiva, purché non ledano la salute e la qualità. Tutela del made in Italy e delle nostre tradizioni alimentari. Su questo si è espresso chiaramente più volte, schierandosi apertamente contro le lobby dei cibi sintetici. Quale sarà la posizione che l’Italia intende sostenere in Europa?
Come ho già avuto modo di rappresentare in altre sedi istituzionali, il governo è fermamente contrario al cibo artificiale, sintetizzato in laboratorio. È mia intenzione contrastare in ogni modo questo tipo di produzioni che rischiano di spezzare il legame millenario tra agricoltura e
cibo. Nel corso dell’ultimo Agrifish ho avuto modo di parlarne con i colleghi di altri Paesi. Serve aprire un confronto e lanciare un grido di allarme su un schema che mette in discussione il nostro modello produttivo. Per quanto riguarda l’Italia, abbiamo chiesto ai ministri della Salute e dell’Ambiente di attenzionare questo fenomeno. Il Crea ha avviato una delibera che investe sullo studio degli effetti potenziali dei prodotti realizzati in laboratorio per verificare se, come dice qualcuno, non fanno male, oppure se sono dannosi dal punto di vista sanitario, ambientale e sociale. Il nostro Paese sarà in prima linea per difende-
re il cibo naturale, che è uno dei punti di forza del made in Italy. Dal prossimo anno entrerà in vigore la nuova Politica Agricola Comune e la Commissione ha appena approvato il Piano strategico nazionale. Crede ci sia spazio per alcuni adattamenti che potranno essere negoziati nel dialogo con Bruxelles?
L’approvazione da parte della Commissione europea del Piano strategico italiano per la PAC è un risultato molto importante. Quasi 37 miliardi, che nei prossimi anni cinque anni sosterranno e rilanceranno la nostra agricoltura e l’agroalimentare. Bisogna tornare a investire con il supporto di fondi nazionali ed europei in innovazione e ricerca, e migliorare infrastrutture e logistica. La competitività delle imprese, la crescita economica e la difesa delle nostre eccellenze sono tra le priorità della nostra azione di governo e questi fondi saranno fondamentali. Tutti gli uffici del ministero, grazie anche al coordinamento strategico con le Regioni, hanno lavorato incessantemente per predisporre il miglior Piano possibile e, insieme agli enti vigilati Crea, Ismea e Agea, stanno continuando a lavorare per garantire l’implementazione del nuovo Piano. Ci relazioniamo costantemente con Bruxelles, consapevoli che l’Italia sta saldamente in Europa e che è lì per difendere il proprio interesse nazionale. nnn
Siamo favorevoli alle nuove tecnologie e con il Crea investiremo nel miglioramento delle colture nazionali
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Gentiloni e Metsola garantiscono solidarietà e sostegno al settore primario. Rassicurazioni dalla presidente del Parlamento Ue sul regolamento per gli agrofarmaci: “Agricoltori al centro degli obiettivi che ci siamo posti”
di Gabriella BechiAl termine di un anno segnato dalla guerra nel nostro continente, ma anche da devastanti effetti dei climatici, sono tre le priorità che l’Europa e l’Italia devono affrontare. Nel suo video messaggio all’assemblea di Confagricoltura il Commissario europeo per gli Affari economici e monetari, Paolo Gentiloni, le sintetizza così. La prima. “Affrontare i problemi comuni a tutti i Paesi europei con risposte comuni europee. Affidandosi a soluzioni nazionali si corre il rischio di distorcere la concorrenza all’interno del mercato unico, creando divari tra Paesi che possono permettersi di sostenere le proprie economie e altri che hanno margini di bilancio più ristretti”. La seconda. “Tutelare il patrimonio agroalimentare italiano, che incide per 10% sul Pil, ma che è anche il maggiore ambascia-
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“L’Europa è con voi”
Nel Pnrr, 3 miliardi sono destinati alla meccanizzazione, alle rinnovabili e alla gestione delle risorse idriche (Paolo Gentiloni, commissario Ue)
tore del made in Italy nel mondo, con un valore dell’export che lo scorso anno ha superato i 50 miliardi di euro”. Per il componente della commissione guidata da Ursula von der Leyen, l’agricoltura è “un modello sociale europeo che deve avere anche un forte pilastro industriale e produttivo, anche se sempre di più all’insegna della sostenibilità”. Infine, la terza priorità per Gentiloni. “Cogliere la grande occasione del PNRR, un’opportunità unica per l’economia del nostro Paese”. Tra gli investimenti previsti per il settore primario ci sono circa tre miliardi di euro destinati alla meccanizzazione e al rinnovo del parco macchine, la gestione delle risorse idriche e la realizzazione di impianti fotovoltaici. “Per centrare questi obiettivi - ha poi commentato - dobbiamo essere protagonisti. E questo non vale solo per le istituzioni, ma anche per i partner sociali, per i soggetti economici e per tutta la comunità. Uno sforzo che non può prescindere dal contributo di Confagricoltura e in generale di tutto il settore agroalimentare, autentico punto di forza dell’Italia.”
Pieno appoggio del Parlamento europeo agli agricoltori è arrivato dalla presidente Roberta Metsola che, con un videomessaggio all’assemblea generale di Confa-
gricoltura, ha ricordato l’invasione russa dell’Ucraina, un’onda d’urto che ha investito il sistema alimentare provocando un vertiginoso aumento dei costi di produzione, mettendo a rischio gli approvvigionamenti di cibo. “Abbiamo aumentato il potenziale produttivo europeo e garantito cibo di qualità a prezzi accessibili a tutti i cittadini europei”. Ora gli obiettivi sono “assicurare redditi adeguati agli agricoltori, favorire il ricambio generazionale e la presenza femminile nel settore, continuare a promuovere l’innovazione e aumentare la competitività”. In questi giorni, il Parlamento sta lavorando con le commissioni competenti alla revisione del sistema delle indicazioni geografiche e alla proposta di regolamento sull’uso sostenibile degli agrofarmaci. “Cercando - ha aggiunto la presidente maltese - di mettere gli agricoltori al centro degli obiettivi che ci siamo posti, per garantire un’agricoltura più competitiva e sostenibile”. Infine, una rassicurazione: “Ascolteremo le vostre opinioni ogni volta che il Parlamento europeo dovrà esprimersi su Green Deal e sulla strategia Farm2Fork. Nessuno cambiamento avverrà senza di voi”. nnn
“Uniti per garantire redditi adeguati agli agricoltori, favorire il ricambio generazionale e la presenza femminile nel settore (Roberta Metsola, presidente Parlamento europeo)
Le potenzialità delle nuove generazioni non sono ancora sfruttate come si dovrebbe. Giovanni Gioia, al vertice dell’Anga, ha le idee chiare su cosa bisogna fare
di Elisabetta TufarelliAlla guida dei Giovani di Confagricoltura da poco più di un mese, Giovanni Gioia vuole portare le imprese under 35 al centro delle grandi questioni che il settore primario sta affrontando. Sostenibilità e produttività in primis. Trent’anni, palermitano, Gioia rappresenta la quarta generazione di una famiglia di imprenditori cerealicoli. La sua azienda, l’Agricola Kibbò, ha fatto del grano duro proveniente da seme certificato il proprio punto di forza.
Essere presidente dell’Anga è oggi diverso da anni fa? Un
Più risorse ai giovani
vecchio slogan recitava siamo giovani, mica piccoli… Non so se sia diverso da prima. Certamente la gran parte di noi conduce imprese in prima persona, con le complessità che ne derivano. Nello stesso tempo abbiamo il difficile ruolo di immaginare l’agricoltura del futuro, con la consapevolezza di dover contribuire fattivamente alla nostra Organizzazione, consci della difficile fase attuale. Abbiamo vissuto un triennio estremamente complicato. Affrontia-
mo stravolgimenti della Politica Agricola Comune, contemporaneamente ad una delle più gravi crisi sociali, economiche e, purtroppo, anche geopolitiche. Tutto ciò si traduce per ogni territorio in specifiche sfide che toccano la quotidianità di ogni agricoltore, a prescindere dalla sua età anagrafica. L’attuale scenario internazionale e l’esplosione dei costi di produzione rimettono in discussione gli obiettivi strategici delineati nel Green New Deal e nella Farm
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L’ultimo Censimento Generale dell’Agricoltura dell’Istat rivela una drastica riduzione delle imprese guidate da giovani. È necessario ripensare le politiche sul ricambio generazionale
to Fork. Al centro del dibattito pubblico è entrato prepotentemente il tema della produttività e della sicurezza alimentare. Non ci aspetta certamente una passeggiata, ma una difficile scalata tra funzionamento del mercato globale, con le sue implicazioni e interconnessioni dell’economia italiana ed europea con il resto del mondo, la realtà attuale e la volontà di far crescere le nostre imprese. Noi giovani imprenditori viviamo intensamente questa situazione e siamo consapevoli di dover puntare sull’intensificazione sostenibile delle produzioni, dimostrando che risultati economicamente remunerativi e cibo sano non sono in contrasto con i principi di sostenibilità ambientale e con l’utilizzo delle più avanzate tecniche di innovazione genetica.
Si parla da tempo di un ritorno alla terra, di giovani professionisti che scelgono di puntare sulle aziende di famiglia. È davvero così?
Non proprio. I dati dell’ultimo
Censimento Generale dell’Agricoltura dell’Istat rivelano che, negli ultimi 10 anni, le aziende guidate da under 35 si sono ridotte di oltre 82.000 unità. La loro percentuale è scesa dall’11,5% al 9,3%. Come se non bastasse, il 18% delle imprese giovani non supera i tre anni di attività. È giunto il momento di rimettere in discussione non solo il primo insediamento nel suo ruolo di strumento principe, ma anche l’impalcatura generale delle misure destinate al ricambio generazionale.
I giovani imprenditori agricoli hanno titoli di studio più avanzati, attuano maggiormente investimenti in innovazione e diversificazione e conducono aziende con una dimensione media doppia rispetto a quelle condotte da over 40 (18,3 ettari contro 9,9 ettari). La giovane impresa è più orientata al mercato e alla crescita e può contare su maggiori economie di scala. È necessario compiere più sforzi per sostenere un vero processo di rinnovamento del settore primario, puntando sulla parte più promettente e professionalizzata del comparto. Quale potrebbero essere le soluzioni? È sufficiente riprogettare le politiche di sviluppo? Non credo che sia un problema risolvibile con un colpo di bacchetta magica. Occorre certamente utilizzare buon senso e programmare tenendo presente gli obiettivi, attraverso misure snelle: sburocratizzare e facilitare l’accesso anche a modeste somme di liquidità spesso fa la differenza nel dare impulso alle aziende. Se l’obiettivo è creare imprese economicamente sostenibili, favorendo l’accorpamento e le reti d’imprese, serve, di conseguenza, adottare scelte chiare. La giovane impresa ha necessità di essere affiancata per i primi anni di attività, indubbiamente i più difficili, con strumenti di supporto finanziario e agronomico che accompagnino il con-
solidamento aziendale. In agricoltura, infatti, gli elevati costi di avviamento e investimento in beni strumentali si combinano generalmente a tempi di rientro lunghi. È necessario puntare sulla figura di agricoltore attivo e canalizzare le risorse verso le aziende performanti, rivedendo anche i meccanismi di assegnazione dei punteggi nelle graduatorie dei bandi PSR, spesso incentivo per progetti mal tarati, sia in un’ottica di mercato che di esposizione economica. Infine, c’è l’annoso e irrisolto problema delle barriere all’ingresso, come quella del credito. Andrebbe introdotto un sistema di garanzie statali legate alla presentazione di validi piani di sviluppo aziendale, potenziando e migliorando strumenti come quelli già messi a disposizione da Ismea. Anche prevedendo fasi di controllo dell’investimento per correggere il tiro, se necessario. nnn
La prima sezione del Tar Lombardia ha accolto i ricorsi contro la delibera dell’Autorità di Regolazione per Energia Reti e Ambiente (Arera) che introduce limiti ai ricavi (i così detti “extraprofitti”) ottenuti dagli impianti alimentati da fonti rinnovabili. L’ffetto dell’accoglimento è stato l’annullamento degli atti impugnati. Tra i primi ad aver presentato ricorso c’è Confagricoltura. L’accoglimento del ricorso è un importante segnale alle tante imprese agricole italiane che hanno investito nella realizzazione di impianti green per puntare all’autosufficienza energetica e alla diversificazione delle proprie attività, e che rischiano di vedere i propri sforzi vanificati da una tassazione che Confagricoltura ritiene discriminante, irragionevole e sproporzionata.
La persona al centro
Il Welfare Index Pmi, l’indagine che Generali Italia dedica alle politiche per il personale del sistema produttivo nazionale, ha chiuso l’edizione di quest’anno con numeri in decisa crescita. Una crescita che riflette il miglioramento dei welfare aziendali in ogni settore produttivo dello Stivale. La ricerca, di cui Confagricoltura è partner, si sviluppa su 156 variabili e quest’anno è stata svolta su un campione di 6.500 aziende. Cifra che porta la platea indagata, dalla prima edizione del 2016 ad oggi, a 33mila realtà. Sette anni fa, le partecipanti erano state 2.140. Alla conferenza stampa, (a cui ha partecipato il ministro del
Lavoro, Marina Elvira Calderone) era presente il vicepresidente di Confagricoltura, Sandro Gambuzza, insieme alle quattro imprese premiate, socie della Confederazione. “Mai come in questo delicato periodo storico c’è bisogno di welfare aziendale - ha detto Gambuzza - visto quanto il caroenergia e l’aumento dei costi di produzione stanno gravando sul bilancio delle famiglie”.
Delle dieci aree prese in considerazione dall’indice di Generali, quella che fa registrare le performance migliori è quella della sicurezza, con il 100% dei partecipanti che presentano un livello medio e il 74, un livello alto o molto alto. Segue il welfare di comunità (il 66,5% presenta livelli alti o molto alti). Buona anche la performance degli investimenti sulla formazione e l’aggiornamento: il 40,6% raggiunge i livelli più alti dell’indagine.
che, per chi ha politiche del personale avanzate, nel 2021, sono stati il doppio rispetto a quelli delle realtà con un livello base (6,7% contro 3,7%). Sono migliori anche risultati del margine operativo lordo pro capite (ossia la produttività per singolo addetto) che passa dal 9,4% del 2019 all’11% dell’anno scorso. Fanno la differenza anche le dinamiche occupazionali: il 43% delle imprese con livello di welfare elevato segnano una crescita occupazionale con un saldo positivo di oltre 3 punti percentuali rispetto alle altre.
VicepresidenteIl welfare aziendale non è più percepito come ostacolo, bensì come elemento strategico per lo sviluppo sostenibile dell’impresa, come dimostra l’indagine fatta dal gruppo assicurativo, insieme al Cerved, sui bilanci 2019-2021 di 2.590 imprese. Il dato rilevante è che il fatturato per addetto cresce proporzionalmente con il livello di welfare. Lo stesso vale per gli utili
Migliora la percentuale di imprese da 250 dipendenti con livelli elevati di governance del personale che passa dal 64,1% del 2017 al 70,7 di oggi). Sale anche il numero delle Pmi (tra i 101 e 250 addetti) attente al benessere di lavoratori e lavoratrici (66,8% rispetto al 59,8 di cinque anni fa. Scende drasticamente la percentuale di quelle che non investono seriamente nell’ambito (dal 42,7 del 2016 al 29,8% del 2022).
Purtroppo, continua ad essere alto anche il gap di genere con il 42% delle imprese coinvolte senza donne in posizioni di comando. La quota femminile raggiunge il 38,7%nelle realtà più virtuose e scende al 29,6 tra quelle con un welfare di base.
Ad aggiudicarsi il primo posto per la sezione dedicata all’agricoltura dal Welfare Index Pmi di Generali è stata la Barone Ricasoli Società Agricola, storica azienda vinicola della provincia di Siena che produce vini Docg, Doc e Igt e che svolge attività agrituristica e di ristorazione. A ritirare il riconoscimento a Roma era presente la direttrice amministrativa e responsabile del personale, Cristina Capitini. L’azienda, fondata dal barone Bettino Ricasoli, esporta all’estero l’80% della sua produzione ed ha fatto ingenti investimenti sul welfare aziendale, consapevole dell’assoluta importanza delle risorse umane per l’impresa. Il progetto più significativo è stato la realizzazione della mensa aziendale per tutti i lavoratori: potersi fermare a metà giornata per accedere ad un ambiente caldo in inverno e fresco in estate ha sicuramente migliorato le condizioni di lavoro. Tra le altre iniziative di welfare: un premio annuo per tutti; corsi di formazione; il parttime per le madri lavoratrici; piccoli prestiti senza interessi per chi ne ha necessità e la disponibilità di alloggi per gli stagionali e le loro famiglie.
Situata ad Ispica, in provincia di Ragusa, Natura Iblea Paniere Bio, si aggiudica per la sesta volta il riconoscimento. Tra le maggiori re-
Agricoltura sul podio
altà produttive europee del comparto ortivo biologico, l’azienda di Roberto Giadone ha un team composto per quasi la metà da personale extracomunitario. Giadone ha aperto le porte a molte donne che erano rimaste disoccupate a causa del Covid in altri settori e sta valutando la creazione di un asilo nido aziendale. Natura Iblea è da sempre attenta ai giovani e alle novità: un esempio emblematico è il suo sito di vendite online PaniereBio.com con uno staff con un’età media di 28 anni. L’attenzione ai giovani è dimostrata anche dalle borse di studio che mette a disposizione dei figli dei dipendenti. L’azienda collabora inoltre con l’associazione NOCAP contro il caporalato. Natura Iblea e PaniereBio.com sono iscritte nell’elenco della “Rete del lavoro agricolo di qualità”.
C.B.M. Società Agricola srl a Jesi si occupa di allevamento di polli e ovini; inoltre, coltiva grano, olive e noci e possiede anche un impianto fotovoltaico da 200 Mw. L’attenzione dell’impresa di Fulvio Sileni per i dipendenti si traduce in un contributo contro l’aumento dei prezzi, un vero e proprio bonus anti-inflazione, in rimborsi per le spese mediche, oltre a una polizza assicurativa in caso di malattia. Le donne presenti in azienda possono usufruire di flessibilità oraria e smart working. Per supportare l’inseri-
mento dei giovani in azienda e i loro percorsi di carriera, questi ultimi vengono sempre affiancati dai più “anziani”. Per quanto riguarda il Welfare di comunità, l’azienda negli ultimi anni sostiene la Croce Rossa Italiana. Menzione speciale per la Fattoria Solidale del Circeo di Pontinia (LT) che coltiva prodotti biologici. Il suo prorietario, Berardo Di Stefano, ha ritirato il riconoscimento per le attività di agricoltura sociale che l’impresa porta avanti da molti anni a sostegno dell’inserimento nel mondo del lavoro di persone con disabilità fisica o psichica, donne vittime di violenza e migranti. I protagonisti del progetto, supportati da educatori e psicologi, acquisiscono competenze nella lavorazione del terreno e nella trasformazione dei prodotti. La Fattoria si autosostiene dal punto di vista economico con la commercializzazione dei prodotti e conduce anche ricerche innovative. È questo il caso del progetto “Magno”, la linea di prodotti proteici vegetali, per i quali ha costituito una filiera di piccole imprese agricole del territorio. Tra i progetti in cui l’azienda è coinvolta c’è Radix, che ha l’obiettivo di offrire alternative sostenibili al lavoro irregolare, contrastando il fenomeno del caporalato e lo sfruttamento di cittadini di Paesi terzi. nnn
Tornano le clementine
Dipingere il mondo di arancione per combattere la violenza di genere. Da dieci anni Confagricoltura Donna, in occasione della Giornata internazionale per l’eliminazione della violenza contro le donne, è presente nelle piazze delle città italiane (online durante i lockdown) per raccogliere fondi da destinare ai centri antiviolenza attraverso l’offerta di clementine. L’agrume, nato dall’incrocio tra il mandarino e l’arancio amaro, è stato il protagonista dei banchetti allestiti dalle imprenditrici di Confagricoltura a Cremona, Alessandria, Acqui Terme, Asti, Vercelli, Bologna, Perugia, Frosinone, Roma, Napoli, Bari, Cosenza, Agrigento e Palermo. Ogni
piazza è riuscita a distribuire non meno di 250 chili di clementine, confezionate in appositi sacchetti. Confagricoltura Donna ha deciso di proporre la clementina come simbolo dell’antiviolenza di genere in memoria di Fabiana Luzzi, la giovane studentessa di Corigliano Calabro uccisa nove anni fa dal suo ex fidanzato nella Piana di Sibari in un agrumeto di una socia della Confederazione. “Il 25 novembre è un giorno importante, che non deve diventare un rito senza contenuti - ha affermato Alessandra Oddi Baglioni, presidente di Confagricoltura Donna - ma deve contribuire a sradicare questo terribile fenomeno. Occorre rafforzare la rete dei centri antiviolenza sul territorio anche con il forte e concreto impegno
Confagricoltura Donna è tornata in piazza contro la violenza di genere con la sua iniziativa in memoria di Fabiana Luzzidi Elisabetta Tufarelli
clementine
delle istituzioni. Noi imprenditrici agricole continuiamo a fare la nostra parte”. Nel corso degli anni l’Organizzazione delle donne di Confagricoltura ha continuato il suo lavoro di sensibilizzazione, dalla Lombardia al Piemonte, dall’Emilia-Romagna all’Umbria, dal Lazio alla Campania, dalla Puglia alla Calabria, fino alla Sicilia. Anche questa volta Confagri Donna ha potuto contare sulla collaborazione di Soroptimist International d’Italia. La presidente nazionale, Giovanna Guercio, ha ricordato l’impegno dell’organizzazione internazionale senza fini di lucro, che porta avanti un vasto programma di contrasto alla violenza contro la donna. “La campagna di quest’anno - spiega Guercio - si chiama Read the signs ed
è rivolta proprio alla prevenzione della violenza, attraverso la identificazione dei segnali premonitori. Le Soroptimist di tutta Italia sono orgogliose ed entusiaste di poter dare un aiuto ai centri antiviolenza grazie alla collaborazione con Confagricoltura Donna”. La giornata internazionale contro la violenza sulle donne è stata istituita dalle Nazioni Unite il 17 dicembre 1999 per ricordare come questa piaga sia “una delle violazioni dei diritti umani più diffuse, persistenti e devastanti che, ad oggi, non viene denunciata, a causa dell’impunità, del silenzio, della stigmatizzazione e della vergogna che la caratterizzano”. “I comportamenti violenti - ricorda Oddi Baglioni - continuano ad essere, purtroppo,
clementina è il simbolo scelto da Confagricoltura Donna per ricordare Fabiana Luzzi, la sedicenne calabrese uccisa nove anni fa dal suo ex fidanzato in un agrumeto di una socia della Confederazione
declinati in vari modi all’interno delle mura domestiche, come nei luoghi di lavoro, a prescindere dal contesto economico e culturale. Si tratta di un fenomeno criminale complesso, una tremenda una piaga sociale che lede i diritti umani. Soprattutto occorre sottolineare che non si tratta di una questione femminile e che, anche se riguarda in prima persona noi donne, sono gli uomini che vanno sensibilizzati”. nnn
La produzione di latte soffre e il suo prezzo continua a salire.
Le Fiere zootecniche
cremonesi fanno i conti con le criticità di oggi, e si pensa a nuovi modelli. Giansanti: “La direzione è quella indicata dalle realtà che investono e diversificano”
di Anna GagliardiLe richeste del
La 77esima edizione delle Fiere Zootecniche Internazionali riporta a Cremona una ventata di freschezza e rinnovato entusiasmo: una crescita del 40% di presenze, con 400 aziende, 130 allevamenti con 650 capi provenienti da 8 Paesi, oltre 70 convegni e focus tematici. Al di là dei numeri, quello che spicca dalla fiera 2022 è la presenza di giovani e di donne più che in altri comparti. Una tendenza che agisce da spinta propulsiva per
superare il momento difficile delle imprese agricole e zootecniche in particolare. Tendenza che si esplica anche con la grande attenzione degli espositori e degli operatori per l’innovazione, la tecnologia e la digitalizzazione, e anche per il contributo che il settore è in grado di dare sul fronte delle rinnovabili e della multifunzionalità.
L’altro lato della medaglia è lo stato dell’arte del comparto lattiero caseario, che sta attraversando una fase di forte volatili-
tà: il latte manca e il suo prezzo continua a salire. Ma sono aumentati enormemente anche i costi di produzione. Gli allevatori reagiscono cercando di contenere i costi, ad esempio riducendo il mangime acquistato ed eliminando le vacche meno produttive e a fine carriera. L’effetto è una minore disponibilità di latte vaccino, che subisce costanti aumenti di prezzo, fino a 60 centesimi, il 40% in più rispetto a un anno fa. Le preoccupazioni permangono, sia in vista della chiusura dei bilanci aziendali, sia per le prospettive, sulle quali incombe la riforma della Pac in vigore a gennaio, che andrà a diminuire progressivamente i contributi previsti.
Di fronte alla crisi, a un’inflazione in crescita e una diminuzione del potere di acquisto, iniziano anche a calare i consumi: -3% di formaggi e latticini nei primi 9 mesi dell’anno, mentre il carrello della spesa per latte e derivati è aumentato di oltre il 4%. A ottobre, secondo l’Istat, i prezzi su base annua per formaggi e latticini sono saliti del
del settore
zione degli allevamenti da latte bovino sono aumentati ben oltre la media, con un + 29,3% su base annua ad ottobre. Un aumento anche superiore rispetto alla media del comparto zootecnico nazionale (+24,9%).
Le principali voci di costo in crescita sono quelle relative alla mangimistica e all’energia, anche se, fortunatamente, per l’energia elettrica si registra una frenata al trend nell’ultimo mese. Le cause profonde di questa situazione si rifanno a un contesto internazionale: non solo la guerra tra Russia e Ucraina e la crisi energetica, ma anche la lunga siccità, che ha abbattuto i volumi produttivi dei foraggi e conseguentemente fatto schizzare i prezzi per l’alimentazione degli animali.
Iniziano a calare i consumi di prodotti lattierocaseari: -3% di formaggi e latticini nei primi 9 mesi dell’anno con un aumento di oltre il 4% dei prezzi
14,8%. Positivo invece l’export, cresciuto in valore e in quantità. Il fatturato del settore del solo latte vaccino è di 16,7 miliardi di euro, incidendo per circa l’11% sul totale del fatturato industriale dell’agroalimentare, con una spesa delle famiglie annua dedicata al comparto di circa 21 miliardi di euro.
In Italia i rincari pesano sulle famiglie ma, al contempo, sono insostenibili per gli allevatori e l’industria di trasformazione e distribuzione. I costi di produ-
In questo panorama, il settore zootecnico è chiamato ad agire su più fronti: impatto ambientale, contenimento dei costi, qualità delle produzioni, benessere animale. Non si deve però dimenticare che per attuare una sostenibilità ambientale, come già il comparto agricolo sta facendo, si deve prevedere una sostenibilità economica delle imprese e agire per limitare e invertire la rotta del rialzo dei prezzi delle materie prime e delle fonti energetiche, in modo da salvaguardare gli operatori della filiera e i consumatori dai rincari.
Ma il presidente di Confagricoltura, Massimiliano Gian-
santi, va oltre e, dal palco di Cremona, fa un ragionamento più ampio. “Oggi dobbiamo far capire ai consumatori che cos’è il tema zootecnico - ha detto -. La battaglia non si vince solo dicendo no al cibo sintetico, ma facendo una riflessione sui modelli nutrizionali. Rispetto a un mondo che sta cambiando il proprio modo di alimentarsi, occorre capire quale modello agricolo realizzare. Come Confagricoltura, pur guardando a un futuro diverso, partiamo dall’attualità e dal tema della competitività delle imprese. Per poter costruire economie di scala - ha proseguito il presidente - dobbiamo capire quale filiera dobbiamo realizzare per andare incontro al consumatore. Finalmente si inizia a discutere in Europa di scienza e di tecnica applicata, ma sui temi della sostenibilità ambientale dobbiamo necessariamente riflettere sul modello che ci viene richiesto. Ci sono realtà zootecniche che sono fortemente avanzate, hanno investito e diversificato anche i ricavi, contribuendo sul fronte ecosistemico. È in questa direzione che dobbiamo andare”. nnn
Il debutto
Un settore a volte quasi “dimenticato”, ma che presenta numeri di tutto rispetto. Il comparto ovicaprino riveste un ruolo strategico per l’economia zootecnica del Paese. L’intera filiera vale quasi un miliardo di euro annui tra produzione di latte e carni, con un totale di 135mila allevamenti e circa 7,4 milioni di capi. A fare il punto sullo stato di salute del settore, sulle sfide per il futuro e su quanto di bello possa offrire questa tipologia di allevamento è Angela Saba, presidente della FNP Allevamenti ovicaprini di Confagricoltura, che ha scelto le Fiere Zootecniche Internazionali di Cremona per presentarsi con un convegno sugli Stati Generali del comparto. Il solo il fatto che a un appuntamento come quello di Cremona, tradizionalmente incentrato sui bovini da latte, si sia parlato di ovini, è un primo spunto di riflessione. “Essere alle Fiere Zootecniche Internazionali di Cremona per il settore è importantissimo - spiega Saba, contattata da Mondo Agricolo -. Possiamo dire che è stato abbattuto una sorta di muro di Berlino per noi spazzando via l’idea che il comparto ovi-
caprino sia marginale, mostrando numeri e fatturati e spiegando come questa attività dia da mangiare a tantissime persone”. In Italia - lo dicono i numeri - il settore è importantissimo. Il Paese è al primo posto per produzione di formaggi a base di latte di pecora, al terzo per la produzione di latte ovino, dietro Grecia e Spagna, e al settimo posto per la produzione di cani ovicaprine.
A livello nazionale, la metà dei capi allevati oggi è in Sardegna e lì si concentra quasi la metà del valore della produzione di carne e latte; il resto del patrimonio ovicaprino e della relativa
di Nicola ArtoniQuest’anno è stata la prima volta del comparto ovicaprino alle Fiere Zootecniche Internazionali.
Angela Saba: “Il settore genera un grande valore, ma ha bisogno di sostegno”
L’industria, che ritiri e trasformi il latte, è una partner fondamentale per il comparto ovicaprino. I numeri delle Dop parlano chiaro. il Pecorino Romano Dop, ad esempio, ha dati importantissimi. Sono quelli snocciolati dal presidente del consorzio, Gianni Maoddi durante gli Stati Generali del comparto a Cremona. “Contiamo su 12.161 allevamenti tra Sardegna, Lazio e provincia di Grosseto - ha detto - e 44 trasformatori, con oltre 245 milioni di litri di latte conferiti e 1.167.584 di forme prodotte ogni anno. Il 66% della nostra produzione è esportata all’estero, con gli Stati Uniti che rappresentano il 70% del mercato, seguiti dall’Unione Europea con il 28%”. Numeri positivi, seppur fisiologicamente più contenuti, anche per il Pecorino Toscano Dop. “Disponiamo di 250.000 pecore e 19 caseifici con 40 milioni di litri di latte conferiti ogni anno - ha spiegato il presidente del consorzio Carlo Santarelli -. L’export estero aumenta, abbiamo chiuso il 2021 con un ottimo +10%, con Stati Uniti e Germania come principali destinazioni. La prossima frontiera sono i mercati asiatici”.
produzione è localizzato tra Sicilia, Toscana e Lazio ed in misura minore Calabria, Basilicata e poi nel resto d’Italia. E se negli ultimi cinque anni sono scomparsi 9.745 allevamenti (-6,7%), la contrazione del gregge si attesta invece al -2,5%. “I fattori sono tanti - continua la presidente della FNP -. Si va dall’aumento delle predazioni al mancato ricambio generazionale, ma va detto che il calo riguarda maggiormente le aziende specializzate, in favore di quelle per autoconsumo. Cresce chi lavora il latte in autonomia, una pratica che potrebbe portare anche ad un abbassamento dei prezzi”.
Tante possibilità di crescita all’orizzonte. “Il nostro - prosegue Saba - è un settore in profondo rinnovamento, e che si sposa benissimo con le nuove linee green dell’Unione Europea. Dobbiamo far capire ai giovani che le soddisfazioni ci sono, così come, e soprattutto, il reddito. Non siamo più pastori, ma allevatori a tutti gli effetti, e il mantenere gli animali allo stato brado o semibrado non impedisce di meccanizzare e innovare. Dobbiamo impegnarci per diversificare ulteriormente le nostre produzioni e puntare sulla genetica, che può darci una grande mano contro le malattie e il cambiamento climatico”.
Un Natale agrodolce
Che Natale sarà per il florovivaismo italiano? La Federazione di prodotto di Confagricoltura ha fatto il punto della situazione produttiva e di mercato con una riunione a cui hanno partecipato, insieme al presidente Luca De Michelis, le regioni più importanti per il comparto. La produzione dedicata al periodo natalizio, in particolare le varie specie di abete, ha perso di importanza rispetto al passato. Lo conferma Luca Magazzini, presidente dei florovivaisti della Toscana. “Rispetto allo scorso autunno - ha detto durante l’incontro - registriamo un’importante riduzione delle attività. Siamo comunque ottimisti per la primavera prossima, vista la
I costi del gas incidono sui livelli di riscaldamento delle serre e sulla produzione delle specie più energivore come le Stelle di Natale
vitalità e l’interesse degli operatori nazionali ed internazionali che visitano numerosi i nostri vivai. Nel comparto siciliano regna l’incertezza, a causa dei costi dell’energia destinata al riscaldamento. “Un fattore che - ha spiegato il presidente, Francesco Gurrierista portando a modifiche sia nella scelta delle varietà, preferendo quelle più resistenti alle basse temperature, sia nelle modalità di produzione, con risparmi sui consumi, con effetti inevitabili anche sulla qualità”. L’importante flessione dei prezzi che si sta registrando rispetto al 2021 è dovuta non solo ai consumi, sempre più orientati verso i prodotti più economici. Grande peso lo ricoprono le dinamiche di mercato. “Le aste in Olanda, a cui partecipano garden center e Gdo, presentano prezzi non reali - spiega Gurrieri -. Comprare alle aste può costare anche 1,5 euro a stelo, ma vendere attraverso questo canale rende molto di meno, fino ad arrivare per lo stesso prodotto a un massimo di 25 centesimi”. Lo sbilanciamento è evidente. “A ciò si aggiunga
che l’offerta ai consumatori finali viaggia su prezzi che sono pari alla metà di quelli delle aste”. Anche la domanda è calata in misura maggiore rispetto all’offerta, raggiungendo, per alcuni prodotti, la metà dei livelli 2021.
Apprensione anche in Sardegna, dove si punta molto sulle nuove risorse messe in moto dal Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza. “Il mercato sardo è vivacizzato dai molti progetti di forestazione urbana - ha spiegato Raimondo Congiu, numero uno della federazione isolana -, come quelli presentati per la città di Cagliari, che prevedono la piantumazione di diverse migliaia di nuovi alberi. Il problema è la carenza sul mercato interno dell’offerta forestale, necessaria per lo sviluppo dei progetti per i quali è previsto l’uso di piante esclusivamente autoctone.
“Riponiamo le nostre speranze sulla possibilità di acquistare fuori regione concessa dai progetti dedicati ai parchi urbani”.
Stephan Kircher, presidente del comparto in Trentino, si dice pessimista sul periodo natalizio, vista la tendenza dei consumi a orientarsi più verso il tempo libero che verso l’acquisto di piante ornamentali e di fiori. Dopo la festa di Ognissanti, in regione, la domanda di recisi è calata drasticamente e i timori, adesso, sono
Le previsioni sulle vendite per il periodo festivo non sono ottimistiche. I prezzi al consumatore si abbassano, mentre i costi di produzione continuano a crescere
sulle produzioni particolarmente energivore. “I costi del gas stanno imponendo la riduzione del calore immesso nelle serre - ha spiegato Kircher - e questo incide su varie specie come talee e stelle di Natale”. A ciò si aggiunge il mancato arrivo, ancora ad oggi, degli aiuti per il comparto, messo in difficoltà anche dall’incremento del pellet, il cui prezzo è triplicato rendendo addirittura più conveniente il gasolio agricolo. Un quadro a tinte fosche in cui, però, spicca anche un dato. “L’incremento dei costi di produzione sta spingendo gli investimenti nella ricerca di soluzioni e modalità di riscaldamento più sostenibili”, ha spiegato il presidente regionale del comparto. Segnali positivi per il settore della manutenzione del verde arrivano dalla forestazione. “La disponibilità di prodotti sul mercato è bassa - ha detto Luigi De Grecis, presidente dei florovivaisti pugliesi - ma fortunatamente il PNRR e gli altri bandi stanno vivacizzando il comparto. Resta, però, il problema dei costi di produzione, la cui situazione è letteralmente impazzita”. Buone notizie anche dal Piemonte. “Abbiamo riscosso un importante successo con il corso di manutenzione a Novara, organizzato con il sostegno di Roma, sulla manutenzione del verde - ha detto il presidente, Marco Castelli, durante la riunione della FNP -. La
partecipazione è stata così alta che abbiamo dovuto organizzare due lezioni in parallelo”. Vendite soddisfacenti, ma produzione più bassa in Lombardia. In particolare, per i crisantemi, “andati molto bene a Ognissanti”, commenta Massimo Mattavelli, che si accoda alle preoccupazioni degli altri colleghi riguardo all’offerta delle stelle di Natale. Bene anche le vendite dei fiori recisi e della vaseria. “Nel settore della manutenzione preoccupa il tema dei sottoprodotti delle lavorazioni, ossia sfalci e potature - ha proseguito il presidente -, che attualmente vengono smaltiti come rifiuto”. Una perdita di valore e “un aggravio di costi, visto che le discariche non sono sempre vicine ai luoghi in cui vengono prodotti gli scarti. Sarebbe molto meglio se venissero destinati alle caldaie delle serre”. Nella regione del presidente della FNP nazionale, la Liguria, si
registrano problematiche simili alle altre. A partire dai costi delle biomasse, con i gusci di nocciole passati da 10 euro a quintale a 20 euro. “Con il 90% della produzione ligure - ha commentato Luca De Michelis - destinata all’export, ci preoccupa molto il calo delle prenotazioni, passate dal 60-70% degli anni scorsi al 5% di oggi. Le ragioni derivano fondamentalmente dalla contrazione dei consumi e dalle dinamiche inflattive”. Forte richiesta per i fiori recisi e per le fronde, “ma ci rallentano i cambiamenti climatici. Basti pensare alle mimose, già vicine alla fioritura, invece del naturale appuntamento di fine febbraioinizio marzo”. De Michelis è tornato anche su uno dei temi che aveva affrontato a settembre su Mondo Agricolo: i cambiamenti nelle scelte produttive. “Questo è un dato di fatto che non riguarda solo l’Italia. Abbiamo notizie che anche in Olanda e in Germania non si sta investendo a causa degli elevati costi di riscaldamento e del calo della domanda”. Uno dei rischi è che anche questi Paesi possano spostare parte delle produzioni su specie meno energivore come le piante aromatiche “creando nuova concorrenza per il comparto italiano”. nnn
BONUS VERDE, COSA C’È DA MIGLIORARE NELL’ATTUALE MECCANISMO
Introdotto per la prima volta con la legge di Bilancio 2018, grazie all’intensa attività di lobby di Confagricoltura, il Bonus Verde è una detrazione fiscale concessa a chi sostiene spese di sistemazione del verde e di recupero del verde storico. Il credito d’imposta per la realizzazione di parchi e giardini è nato dalla volontà di incentivare il rifacimento del verde per combattere l’inquinamento, migliorare la qualità dell’aria, il benessere dei cittadini e, in generale, il paesaggio. Lo strumento però, oggi ancora poco utilizzato, potrebbe essere molto più appetibile se venissero migliorati gli elementi essenziali. Anche quest’anno Confagricoltura ha proposto alle istituzioni, tra le misure urgenti per lo sviluppo ed il rafforzamento del settore florovivaistico, il rifinanziamento della misura del “Bonus verde”, accompagnata però dalla richiesta di modifica dei principali elementi che caratterizzano l’agevolazione, in maniera da renderla più incisiva ed efficace. Tre le richieste della FNP florovivaistica: innalzare l’aliquota di detrazione dall’attuale 36% sino al 72%; portare il massimale di spesa ammissibile da 5mila a 10mila euro; ridurre il periodo di ripartizione delle quote a favore dei beneficiari portandolo da dieci a cinque anni.
Marta Fiordalisi(Florovivaismo e ortofrutta - politiche di sviluppo economico delle filiere
agroalimentari)La serra sempreverde
Un’azienda familiare frutticola con fattoria didattica che con il trascorrere delle generazioni si è trasformata in una realtà floricola che punta sulla qualità. La troviamo a Borghetto Santo Spirito, piccolo comune del Ponente Ligure, adagiato tra il mare della Riviera delle Palme e le pendici del Monte Piccaro, in provincia di Savona.
“Io rappresento la quinta generazione - racconta Davide Michelini, titolare dell’attività -. L’azienda è nata ai primi del ‘900 con Giovanni e Antonio. Mio bisnonno e mio nonno selezionarono nuove varietà di pesche sviluppando, accanto alla floricoltura classica, anche il vivaismo di piante da frutto. Proprio nei terreni di famiglia, negli anni ’30, venne selezionata la rinomata Pesca Michelini.
Il passaggio alla floricoltura è avvenuto nella metà degli anni ‘80 e si deve a mio padre Antonio, che ha trasformato radicalmente l’azienda aprendola alla vendita diretta di fiori, piante verdi e fiorite prodotte nelle serre di coltivazione. Io continuo a sviluppare, con il suo aiuto, quello di mia madre e di mia moglie questo percorso”. Oggi, l’azienda, in parte in serra e in parte a pieno campo, è specializzata in diverse coltivazioni: piante verdi, ornamentali e piante fiorite in vaso, 365 giorni l’anno.
“Ogni stagione ha le sue fioriture e le sue peculiarità - continua Davide -. Ora siamo impegnatissimi con le piante di Natale: gli alberi, le Stelle di Natale e i ciclamini in primis. Con Viviana, mia moglie, la fattoria didattica svolge un compito fondamentale. Siamo genitori di Pietro e Perla e rite-
sempreverde
niamo importante raccontare alle famiglie il nostro territorio e la nostra storia, attraverso laboratori, percorsi didattici e tante iniziative. Illustriamo l’agricoltura e il nostro contributo alla sostenibilità. In particolare, per gli abeti”. Gli alberi di Natale veri sono oggetto di promozione attraverso video e incontri informativi. “In azienda si coltivano principalmente abeti rossi e bianchi, che vendiamo senza o con radici lunghe o in zolla - aggiunge l’imprenditore -. Sono pronti dopo 5-7 anni di coltivazione e si mantiene un bilancio ambientale positivo, perché per ogni albero tolto ne vengono ripiantati 2 o 3 l’anno successivo. Forniamo abeti fino a 14 metri”. Oggi i cittadini cominciano a capire che la vera scelta ecologica è quella dell’albero vero, coltivato dai
vivaisti proprio per diventare un albero di Natale, che dà profumo e crea l’atmosfera di festa. “Sono venticinque anni che lavoriamo a questo progetto e adesso, finalmente, stiamo recuperando. Nel 1995 vendevamo 1.500 abeti, poi il crollo. Negli anni 2000 siamo passati a meno di trecento e quest’anno arriveremo a 700. Siamo in pieno recupero grazie all’informazione incessante e ad un ritorno consapevole verso la natura”.
Le tendenze di quest’anno per i ciclamini e le Stelle di Natale? “Della parte floricola se ne occupa principalmente mio padre. C’è stata meno produzione, ma si
vende bene. Ovviamente i ciclamini preferiti sono i bianchi e i rossi, che rischiano di mancare, ma si sta affacciando con successo anche la varietà Indiaka, dai fiori con contrasti forti e luminosi insieme a delicate sfumature. Buoni i risultati di mercato anche per le Stelle di Natale, anche se gli aumenti dei costi non riescono a coprire le spese. A premiare è sempre la qualità del prodotto e dall’80% dei clienti viene richiesta la classica rossa, anche se si stanno facendo strada la Picasso, con il suo caratteristico rosso sfumato che vira fino al crema, e l’Ice Punch, con le foglie rosse all’esterno e bianche all’interno”. Progetti futuri? “In aziendaconclude Davide Michelini - non ci fermiamo mai e continuiamo ad investire. Costruiamo nuove serre e ombrai con bancali mobili di coltivazione e vengono anche razionalizzati i consumi idrici con nuovi impianti di irrigazione. Qui c’è molto vento e siamo riusciti a migliorare la coltivazione a pieno campo con numerose strutture antivento. E stiamo quasi per raddoppiare la superficie fondiaria aziendale, ingrandendo le nostre produzioni floricole e vivaistiche, a dimostrazione che, nonostante la crisi, i risultati ci sono”. nnn
Covid e guerra rallentano le supply chain Ue e Usa
Iprezzi dei prodotti alimentari a livello globale sono ancora superiori del 25% rispetto al periodo pre-Covid. Lo rivela l’indice delle Nazioni Unite, secondo cui a far lievitare i costi hanno contribuito le conseguenze della pandemia, interrompendo la produzione e i trasporti. Secondo fattore è l’impatto
della guerra in Ucraina sull’energia, sui fertilizzanti e sui cereali. Secondo i dati dell’Organizzazione mondiale del commercio, quasi un quarto delle esportazioni alimentari globali ha ormai una componente estera. Proprio la catena alimentare ha contribuito alla globalizzazione. Per questo, secondo Susan
Wachter dell’Università della Pennsylvania, “la sua maggiore complessità rende l’approvvigionamento alimentare estremamente vulnerabile agli shock di mercato”. Per il gestore patrimoniale Rabobank, i prezzi del cibo rimarranno volatili per la carenza di energia, dei problemi di approvvigionamento
dei principali prodotti agricoli e degli alti prezzi dei fertilizzanti. A parere del Dipartimento dell’Agricoltura i prezzi dei generi alimentari negli Usa aumenteranno dal 3% al 4%. Mentre le importazioni di alimenti e bevande nel 2020 sono cresciute del 5,1% in valore rispetto al 2008.
Le famiglie spagnole sono alle prese con rincari del carrello della spesa, che a ottobre hanno toccato il 16% su base annua. “Ci si può aspettare un calo dell’inflazione alimentare, ma resta da vedere di quanto - sottolinea Miguel Cardoso, capo economista di BBVA Research -. Vanno considerati anche altri fattori che spingono verso l’alto i prezzi e che non sembrano invertire la direzione nel breve termine”. Tra questi, spicca l’aumento del prezzo dei fertilizzanti. L’ultima parte dell’anno sarà il momento peggiore e ci si aspetta una significativa ripresa dell’inflazione alimentare.
I tedeschi usano sempre meno patate fresche, mentre aumenta il consumo pro-capite di patatine fritte, insalata di patate o chips. Ne dà notizia la rassegna della stampa estera di Agra press. Nella campagna 2021/22 la produzione nazionale di patate ha coperto il 150% della domanda interna e sono stati esportati, complessivamente, circa 6 milioni di tonnellate di patate, come prodotto fresco o trasformato. Nello stesso periodo, le importazioni si sono attestate sui 2,5 milioni di tonnellate. La Germania è quindi un esportatore netto di patate e di prodotti derivati.
Parigi prova a frenare lo shopping di terreni da parte dei gruppi esteri
L’agricoltura dei cugini d’Oltralpe, costi quel che costi, non può essere ceduta ad investitori stranieri. La tentazione può essere forte, visto il notevole aumento dei prezzi dei terreni sul territorio francese, in particolare di quelli destinati alla vitivinicoltura. Per evitarlo il Senato intende
ridurre il carico fiscale su donazioni e successioni.
A parere del senatore e viticoltore Daniel Laurent, eletto in Charente-Maritime, “stiamo assistendo a una forte concentrazione del settore, a una progressiva scomparsa delle aziende agricole a conduzione familiare e all’aumento del numero
Il raccolto di agrumi tunisino dovrebbe mostrare un calo del 16% rispetto alla stagione precedente. La causa è la siccità che ha colpito i periodi di fioritura e allegagione degli agrumi, insieme all’aumento delle temperature a maggio e giugno e alla mancanza di acqua nelle regioni vocate. La produzione di arance scenderà del 30,6%, quella di clementine del 15%. I mandarini dovrebbero diminuire del 18%, i limoni di circa il 23%. In Tunisia gli agrumi occupano più di 28.000 ettari. Quasi il 68% degli agrumeti si concentra nel governatorato di Nabeul.
di acquisizioni di aziende agricole e vitivinicole da parte di investitori stranieri e/o istituzionali. Questa misura - ha affermato - mira a proteggere le aziende agricole e i vigneti a conduzione familiare, riducendo la tassazione sulle donazioni e sulle successioni, nel caso uno o più eredi intendano
rilevare l’azienda agricola e gli altri si impegnino a conservare i beni trasferiti e a lasciarli a disposizione dei cessionari per 25 anni”. Il ministro dell’Agricoltura e della Sovranità alimentare, Marc Fesneau, ha annunciato un disegno di legge con una misura specifica sui terreni agricoli.
La nuova Pac non convince gli spagnoli. Pedro Barato, presidente di Asaja, la principale Organizzazione agricola, a proposito del mancato coinvolgimento dell’associazione negli incontri sulla politica agricola, ha ammonito il governo: “Questa non è la politica agricola che Asaja vuole, né ha mai voluto”. Agricoltori e allevatori sono preoccupati per l’inasprimento della condizionalità verde, in un contesto di impennata dei costi di produzione, soprattutto energetici, di elevata inflazione, di instabilità dei mercati internazionali; senza dimenticare gli effetti della siccità in Spagna.
La carsità d’acqua e la siccità, fenomeni sempre più frequenti e diffusi in tutto il mondo, suscitano un crescente allarme anche nell’Unione Europea, ove sono già causa di effetti destabilizzanti su Paesi e regioni siti principalmente nell’area mediterranea.
Nell’Ue, il settore agricolo contribuisce in modo consistente al consumo delle risorse idriche, rappresentando il 31% del consumo totale di quelle destinate all’irrigazione.
Inoltre, alla luce degli effetti del cambiamento climatico, si stima che il fabbisogno di risorse idriche aumenterà e renderà necessaria l’adozione di sistemi intelligenti di gestione dell’acqua. Per tale motivo, l’agricoltura di precisione dovrà contribuire in modo significativo a combattere la scarsità idrica, ottimizzando al contempo la produttività agricola. Tuttavia, la maggior parte degli agricoltori non utilizza tecnologie di misurazione per definire il timing, la quantità e le zone ottimali per l’irrigazione delle colture, determinando un utilizzo inefficiente delle risorse, con un conseguente calo di produttività agricola.
In tale contesto è stato avviato ad ottobre il progetto europeo LIFE Future Farming, coordinato dalla società olandese Agurotech con la partecipazione di undici partner europei, tra cui Confagricoltura, alcuni centri di ricerca, istituti universitari e associazioni di categoria. Il progetto nasce dalla acquisita consapevolezza della necessità di fornire soluzioni ai fenomeni di siccità e scarsità di risorse idriche, con l’obiettivo di consentire agli agricoltori di adottare un modello di business resiliente rispetto alle sfide del futuro, aumentando la produttività, la redditività e promuovendo allo stesso tempo pratiche agricole sostenibili. Durante il progetto, che si concluderà nel 2028, il parametro più importante che verrà monitorato sarà la quantità di risparmio idrico realizzato, oltre alla produttività e all’uso di pesticidi
e fertilizzanti. Verranno distribuiti 450 sensori, forniti da Agurotech, che consentiranno ad un numero totale di 150 agricoltori, attivi in diversi Paesi europei, di utilizzare la tecnologia sensoristica durante la stagione agricola del 2023. I Paesi selezionati per il progetto sono quelli che utilizzano più intensamente l’acqua a fini irrigui, ovvero Spagna, Italia, Portogallo, Francia, Romania e Grecia, che complessivamente sono responsabili di oltre il 90% dell’utilizzo totale di acqua nell’UE per fini agricoli.
In Italia, Confagricoltura selezionerà un totale di 50 aziende agricole. La metà di esse riceverà gratuitamente i sensori e un app digitale che incorpora misurazioni tecnologiche provenienti da diversi dispositivi, quali sensori, stazioni meteorologiche e satelliti basati su modelli agricoli e algoritmi. Grazie
Oltre alla produttività e all’uso di agrofarmaci e fertilizzanti, il progetto LIFE Future Farming prevede il monitoraggio del livello di risparmio idrico realizzato
sprechi
all’applicazione, gli agricoltori riceveranno raccomandazioni in tempo reale sulla posizione, la quantità e il timing ottimali per l’irrigazione. Parallelamente, saranno selezionate altre aziende partecipanti che, non ricevendo i sensori, avranno il ruolo di fornire dati di riferimento per valutare l’efficienza della tecnologia sensoristica ai fini della gestione intelligente delle risorse idriche. Si tratterà dunque di aziende agricole vicine a quelle che utilizzano i sensori, con la stessa coltura, lo stesso tipo di terreno, le medesime condizioni climatiche.
Nel corso del progetto, saranno organizzate alcune giornate dimostrative, tre in ciascun Paese, durante le quali gli agricoltori che utilizzano la tecnologia condivideranno la loro esperienza con agricoltori che non hanno partecipato attivamente al pro-
getto. Al termine, sarà così possibile ottenere dei dati con cui effettuare una valutazione sulla maggiore efficienza dell’utilizzo di strumenti di agricoltura 4.0, favorendo la transizione verso
sistemi alimentari più sostenibili in cui è possibile coniugare le esigenze della produzione con la sicurezza alimentare e la tutela delle risorse ambientali, dell’acqua in particolare. nnn
Giuseppe Ferraris è stato confermato alla presidenza del gruppo di lavoro Riso del Copa Cogeca. Risicoltore novarese, espressione di Confagricoltura, Ferraris (in foto) sarà nuovamente affiancato, per un mandato di due anni, dallo spagnolo di Miguel Minguet di Asaja.
Il presidente ha dichiarato che porterà avanti gli interessi dei risicoltori con alcune priorità: le questioni ambientali, anche in relazione alla Farm to Fork; la battaglia contro le importazioni da Cambogia e Myanmar, aumentate vertiginosamente da gennaio, quando è scaduta la clausola di salvaguardia; e il tema degli agrofarmaci, alcuni indispensabili per la protezione delle risaie. Sul comparto incombe poi la minaccia del clima e della siccità, che già quest’anno, solo in Italia, ha ridotto le superfici coltivate nella Lomellina e in Piemonte per oltre 25mila ettari.
Il costo della sostenibilità
In occasione della sua assemblea di fine anno Agronetwork ha presentato i risultati di due interessanti ricerche elaborate, in collaborazione con Confagricoltura, da Format Research e Nomisma. L’indagine di Format Research ha preso in esame un campione di oltre 1.600 tra imprese agricole e piccole e medie aziende dell’industria alimentare, mettendo al centro la sostenibilità e le difficoltà che devono affrontare per coniugare sostenibilità ambientale e economica. Essere sostenibili, infatti, ha un costo elevato e richiede competenze specifiche.
Il 45,2% delle imprese intervistate ha dichiarato di non aver effettuato negli ultimi 5 anni alcun investimento per favorire la propria sostenibilità ambientale, il 54,8% invece lo ha fatto, ma ha incontrato molte difficoltà, soprattutto nel corso del 2022 a causa dell’aumento dei costi energetici e della carenza di materie prime.
I costi rilevanti (45,8%), un quadro normativo troppo complesso (24,5%), la difficoltà di imple-
mentazione di azioni sostenibili (21,8%) e la mancanza di competenze (20,1%) sono le principali ragioni per cui molte imprese hanno rinunciato ad investimenti a favore della sostenibilità ambientale. Di queste, tuttavia, il 55% afferma che probabilmente (42,4%) o certamente (12,2) lo farà nel prossimo futuro. Tra le imprese che invece hanno scelto di investire nella sostenibilità (54,8%) ben il 75% ha riscontrato difficoltà nella green transition.
Il peso della burocrazia è al primo posto tra gli impedimenti per il 33% degli intervistati.
A testimonianza di quanto la sostenibilità ambientale sia inevitabilmente legata a quella economica occorre sottolineare un dato allarmante: il 53% delle aziende aveva pianificato investimenti nei primi sei mesi del 2023, tuttavia, di queste meno del 60% li effettuerà regolarmente, mentre il 24,2% rinuncerà in tutto o in grande parte ad essi. Il 18% ha invece dichiarato che rinuncerà ad altri investimenti, ma non a quelli sulla sostenibili-
tà ambientale. Tra le imprese che investono nella sostenibilità ambientale l’87% ritiene che sia lo Stato a doversi fare carico delle difficoltà, in termini di costi, che le imprese devono affrontare. In particolar modo le attività richieste per uno sviluppo sostenibile dal punto di vista ambientale riguardano: 1) incentivi pubblici a sostegno delle imprese 54,3%, 2) detrazioni fiscali o semplificazioni amministrative per le imprese virtuose 46,9%, 3) incentivi per i progetti di reti di imprese per la sostenibilità delle filiere 29,4%, 4) incentivi pubblici per collaborazioni con Università ed enti di ricerca 26,7%, 5) campagne di comunicazione per sensibilizzare consumatori e imprese 21,1%. “Abbiamo deciso di affrontare il tema della sostenibilità economica delle aziende agricole e di quelle industriali per capire quanto la resilienza del food system riesca ad assorbire gli shock energetici e delle materie prime - ha spiegato la presidente di Agronetwork, Sara Farnetti -. L’obiettivo è garantire in futuro il mantenimento degli obiettivi di natura ambientale e sociale, nonché quelli altrettanto importanti di natura nutrizionale”. I valori ambientali, oramai diventati un prerequisito delle aziende agroalimentari del Paese, per Farnetti, “non devono assolutamente rappresentare una criticità per la redditività delle imprese e la loro vitalità. Le 350.000 aziende agricole e le 68.000 piccole e medie aziende industriali alimentari costituiscono la spina dorsale del
Paese e attendono politiche che possano facilitarne la dinamica evolutiva, espansiva su scala europea ed internazionale”.
La ricerca curata da Nomisma (“La sostenibilità per gli italiani alla luce dei nuovi scenari”), invece, è dedicata alle abitudini di consumo degli italiani. Dall’indagine risulta che l’85% degli intervistati ha scelto di risparmiare, anche a tavola. Ben 8 milioni di loro hanno dichiarato che, nei prossimi mesi, spenderanno meno in cibo e bevande. Dunque, è chiaro che il carovita rappresenti la prima preoccupazione degli italiani. Tuttavia, dopo l’aumento delle bollette (63%) e quello dei prezzi dei prodotti alimentari (57%), il terzo motivo di preoccupazione risultano essere l’emergenza ambientale e la crisi climatica (per il 37% dei consumatori). Le conseguenze del conflitto in Ucraina stanno impattando notevolmente sulla ripresa dell’economia italiana e in particolare sul settore agroalimentare, che si trova a fare i conti con un improvviso aumento dei costi di produzione. Gli imprenditori, infatti, faticano a fronteggiare da un lato il costo e la difficoltà di approvvigionamento delle materie prime, dall’altro l’impennata dei prezzi energetici (gas naturale +47%, petrolio +11%). Inevitabilmente, questi aumenti si riflettono sull’inflazione e, di conseguenza, sulle strategie di acquisto adottate dai consumatori. Dall’indagine emerge, inoltre, che i criteri utilizzati dai consumatori per definire “sostenibile”
Indagine Nomisma
Dopo le bollette (63%) e i prezzi dei prodotti alimentari (57%), il terzo motivo di preoccupazione per i consumatori italiani è la crisi climatica (37%)
un prodotto alimentare si riferiscono per il 57% alla sostenibilità ambientale, ovvero al fatto che un prodotto sia realizzato nel rispetto dell’ambiente e con attenzione all’impatto del packaging, e per il 35% alla sostenibilità economico-sociale (produzione locale, origine delle materie prime, rispetto dei diritti dei lavoratori, tracciabilità della filiera etc.).
“Come dimostra la ricerca elaborata da Nomisma per Agronetowrk - afferma il segretario generale di Agronetwork, Daniele Rossi - i consumatori si aspettano una crescente responsabilità ambientale da parte di tutti gli operatori economici del settore e ritengono che la sostenibilità sia destinata a divenire presto un prerequisito, come lo è già stata la sicurezza alimentare. Agronetwork, nata proprio per dare maggior impulso al dialogo tra agricoltura e industria alimentare, svolge un ruolo fondamentale per favorire i processi di innovazione e trasferimento tecnologico, indispensabili quando si parla di sostenibilità. Sia la sostenibilità ambientale che quella sociale - conclude - per essere comunicate al food system hanno bisogno di essere misurate con metodi e standard condivisi a livello europeo, senza facili approssimazioni ideologiche in alto e sottovalutazioni o rimozioni in basso, come purtroppo ancora avviene oggi”. nnn
Il regolamento unico approvato in Commissione
Ue amplia le forme di tutela, ma i tempi di approvazione dei nuovi prodotti a indicazione geografica restano troppo lunghi
di Giulia Milani (Sicurezza alimentare, politiche di qualità, biotecnologie - area sviluppo sostenibile e innovazione)
La riforma delle IG
La Commissione europea ha recentemente elaborato la proposta per un unico regolamento sulle Indicazioni Geografiche che coinvolge il vino, le bevande spiritose e i prodotti agroalimentari. Il testo, che adesso approda in Parlamento e Consiglio europeo, armonizza le procedure di registrazione e gestione delle Ig, potenzia la tutela dei prodotti e rafforza la posizione sia dei singoli produttori, sia dei gruppi, definiti “associazioni di produttori”. La riforma riguarda anche le norme sulle Stg, chiarendone in particolare la definizione, e i “prodotti di montagna”. Per quanto riguarda le disposizioni di gestione delle denominazioni del vino, è positiva l’intenzione di armonizzarle con quelle dei prodotti agricoli e delle bevande spiritose, ma il testo dovrebbe rimanere nel regolamento Ue 1308/2013 consolidato per garantire la coerenza di tutte le disposizioni relative alla gestione del vino.
Il ruolo dell’Euipo
L’Ufficio dell’Unione europea per la Proprietà Intellettuale è un’agenzia specializzata in diritti di proprietà intellettuale, ma non ha le competenze tecniche necessa-
rie per analizzare e valutare i dossier dei prodotti ad indicazione geografica. Per questa ragione, le attività da affidare all’Euipo dovrebbero essere definite nel regolamento di base e limitate ad attività amministrative, di prote-
zione delle Ig, anche su Internet, e di gestione del registro di questi prodotti. Invece, le valutazioni e le decisioni relative alle domande di registrazione, alle procedure di opposizione e violazione, alle modifiche dei disciplinari e
g DOP, IGP E STG, I REGIMI DI QUALITÀ CHE L’UNIONE EUROPEA TUTELA
L’Italia è il Paese europeo con il maggior numero di prodotti agroalimentari a Indicazione Geografica riconosciuti dall’Unione europea con ben 319 prodotti Dop, Igp, Stg e 526 vini Docg, Doc e Igt. I regimi di qualità (Dop, Igp e Stg) sono schemi volti a garantire l’autenticità e la qualità legata ad un determinato territorio. Il concetto di qualità delle Indicazioni Geografiche è riferito al prodotto ed è legato all’interazione fra territorio, clima e fattori umani che si ritrova nelle caratteristiche organolettiche del prodotto stesso e che si rispecchia nelle regole del disciplinare di produzione. I prodotti ad indicazione geografica costituiscono un diritto di proprietà intellettuale collettivo. Non solo. Rappresentano anche un importante elemento di valorizzazione dei sistemi produttivi e del tessuto sociale dei territori, oltre che uno strumento per la tutela dell’ambiente, in quanto presuppongono la salvaguardia degli ecosistemi e della biodiversità.
alla cancellazione, dovrebbero rimanere esclusivamente di competenza della direzione generale dell’Agricoltura (Dg Agri) della Commissione Europea. Il coinvolgimento dell’Euipo, limitatamente ai compiti sopra descritti, andrebbe ad alleggerire la Dg Agri di alcune attività, contribuendo ad abbreviare i tempi medi di approvazione di una Ig, che oggi possono arrivare anche ad un anno. Una questione ormai da risolvere con urgenza. Per riuscire a ridurre concretamente le tempistiche, una buona soluzione è l’introduzione nella proposta di una doppia procedura di gestione delle modifiche dei disciplinari. In questo modo, le modifiche ordinarie verrebbero trattate a livello nazionale, mentre le “modifiche dell’Unione” sarebbero affrontate a livello europeo.
RAPPORTO QUALIVITA: NEL 2021 LA DOP ECONOMY HA RAGGIUNTO I 19,1 MILIARDI g
Il rapporto Qualivita 2022 di Ismea sulle produzioni agroalimentari e vitivinicole italiane Dop, Igp e Stg presenta dati molto positivi sul mercato dell’anno scorso. Il 2021 si è chiuso con importanti risultati, con 845 prodotti, di cui 319 del comparto agroalimentare e 526 del comparto vitivinicolo. Il valore complessivo ha raggiunto i 19,1 miliardi, con una crescita del +16,1% su base annua. Un dato che porta al 21% il contributo della Dop economy al fatturato complessivo dell’agroalimentare nazionale. Nello specifico, il comparto dei prodotti tutelati ha raggiunto i 7,97 miliardi (+9,7%), mentre il settore vitivinicolo 11,2 miliardi (+21,2%). A livello di impatti territoriali delle filiere, l’anno scorso si è registrata una crescita su tutto il territorio nazionale (18 regioni su 20): Nord-Est (+10 miliardi), Nord-Ovest (+10,8%), Centro (+15,5%), Sud e Isole (+13,2%). Al turismo enogastronomico si deve il 55% del turismo complessivo. Andamento positivo anche per le esportazioni, che raggiungono i 10,7 miliardi. Il 21% dell’export totale è rappresentato proprio dai prodotti Dop e Igp, con l’agroalimentare che segna un balzo del 12,5% (4,41 miliardi) e il settore vitivinicolo (+13,0%) che vale 6,29 miliardi.
Le associazioni di produttori
La proposta di regolamento sulle Indicazioni Geografiche mira al rafforzamento dei poteri e delle responsabilità di tutela, valorizzazione e promozione dei prodotti, attribuiti alle associazioni di produttori. In tale contesto le associazioni di produttori vengono distinte in “associazioni di produttori” e “associazioni di produttori riconosciute”, che corrispondono ai consorzi. In questo contesto, è necessario garantire il coinvolgimento dei produttori primari nelle “associazioni di produttori riconosciute” dei prodotti IG trasformati, oltreché non trasformati, in quanto solo i “produttori del prodotto” possono costituire un’associazione riconosciuta e per i prodotti trasformati sono i trasformatori.
Inoltre, importante è l’inserimento nella proposta, tra i poteri e le responsabilità attribuiti alle associazioni di produttori riconosciute, di poter “raccomandare - si legge nel testo - alle autorità nazionali norme vincolanti da adottare in conformità dell’articolo 166 bis del regolamento (UE) n. 1308/2013 per la regolazione dell’offerta di prodotti designati da un’indicazione geografica”. Gli impegni di sostenibilità Altra novità riguarda l’introduzione di “impegni di sostenibilità” da inserire nel disciplinare e che un’associazione di produt-
tori può concordare “(…) Tali impegni - continua il regolamento - hanno lo scopo di applicare una norma di sostenibilità più rigorosa di quella prescritta dal diritto dell’Unione o nazionale e, per molti aspetti, di andare oltre le buone pratiche in termini di impegni sociali, ambientali o economici (…)”. Le norme di sostenibilità non dovrebbero essere legate alle Ig, ma dovrebbero valere per specifiche produzioni a prescindere dal legame con il territorio. Tuttavia, se gli impegni di sostenibilità dovessero rimanere nel testo definitivo, dovrebbero essere adottati su base volontaria anche rispetto alla decisione di ogni singolo produttore. Inoltre, questi impegni dovrebbero essere contenuti in un documento separato dal disciplinare, lasciando in vigore le attuali norme di sostenibilità.
Le nuove forme di protezione Molto positiva è l’introduzione nella proposta di nuovi elementi per la protezione delle Ig, soprattutto su Internet, quali: l’estensione della protezione delle Ig ai nomi di dominio, la maggiore protezione in particolare per quanto riguarda la vendita tramite piattaforme online (ecommerce); nonché la protezione delle Ig utilizzate come ingrediente nei prodotti trasformati e l’introduzione di certificati per i produttori di prodotti Ig. nnn
Ecco le principali novità con l’entrata in vigore, dal primo gennaio, del nuovo sistema di etichettatura di Dario Giardi (Sostenibilità ed economia circolarearea sviluppo sostenibile e innovazione)
Fortunatamente, almeno per quest’anno, anche Babbo Natale ha potuto continuare a etichettare i regali secondo le tradizionali metodologie. Fino al 31 dicembre, infatti, rimarranno valide le vecchie etichettature che le aziende hanno utilizzato e smaltito fino ad oggi. Ma dal primo gennaio, le cose cambieranno con l’entrata in vigore di una nuova etichettatura per tutti gli imballaggi immessi nel nostro Paese, siano essi primari, secondari o terziari. L’imballaggio è un aspetto fondamentale del commercio moderno, specie con l’ormai pervasiva presenza
Etichettatura come cambia
dell’e-commerce, dove ha assunto un’importanza sempre maggiore per preservare le caratteristiche del prodotto spedito e permetterne l’arrivo in condizioni perfette, onde evitare scomodi ed antipatici resi. Sebbene ne sia la naturale traduzione, il termine
inglese “packaging” non è esattamente sovrapponibile, dato che ha un’accezione più ampia. Le nuove regole in arrivo Tutti gli imballaggi dovranno essere etichettati nella forma e nei modi che l’azienda riterrà più idonei ed efficaci per il raggiungimento dell’obiettivo che la norma si pone. A tal riguardo potranno essere di supporto le norme UNI. Le informazioni da riportare si differenzieranno in obbligatorie, altamente consigliate e consigliate. Una suddivisione basata sul loro grado di importanza, ma anche in base al canale in cui gli imballaggi saranno impiegati. Alcune informazioni, infatti, diventeranno obbligatorie solo per il canale B2B mentre rimarranno
Il Conai (in foto, il presidente Luca Fernando Ruini) ha pubblicato per le aziende una guida all’uso dei canali digitali su cui comunicare caratteristiche, materiali e modalità di smaltimento
ambientale
consigliate per quello B2C. B2B e B2C fanno riferimento a due differenti tipologie di business in base al target di riferimento di un’azione commerciale. Il B2B è l’acronimo di Business to Business. È un tipo di rapporto d’affari in cui le imprese forniscono beni o servizi ad altre imprese. Il B2C è l’acronimo di Business to Consumer. È un tipo di rapporto d’affari in cui le aziende forniscono beni o servizi a individui/consumatori.
Le informazioni obbligatorie principali riguarderanno la classificazione dell’imballaggio e la natura dei materiali di cui è composto; una natura che andrà indicata seguendo la codifica alfa-numerica prevista dalla Decisione 97/129/ CE (in sostanza andranno riportate le sigle che tutti conosciamo e abbiamo visto almeno una volta come: Pet, Pvc, Pap etc…). Le informazioni consigliate faranno, invece, riferimento principalmen-
te alle diciture utili per supportare il consumatore nella raccolta differenziata. Per il corretto adempimento degli obblighi di etichettatura degli imballaggi da parte dei soggetti responsabili, il 21 novembre, è stato pubblicato il Decreto Ministeriale n. 360 del 28 settembre 2022 che adotta delle linee guida dettagliate. Tra gli aspetti più interessanti
c’è quello relativo alla possibilità di utilizzare i canali digitali (siti web, QR code) per adempiere all’obbligo e comunicare le informazioni necessarie anche per quegli imballaggi su cui per dimensione o per natura (vedi imballaggi neutri) sarebbe impossibile applicare tutte le informazioni richieste. Con l’obiettivo di supportare le aziende nell’utilizzo di tali canali e per rispondere ai requisiti normativi, il Consorzio nazionale Imballaggi (Conai) ha pubblicato un vademecum specifico. Il documento intende chiarire soprattutto i requisiti per l’etichettatura ambientale digitale, e raccogliere una serie di esempi pratici e casi virtuosi che potranno essere di ispirazione per altre aziende. Sempre sul sito del Conai dedicato all’etichettatura (etichettaconai.com), sono presenti diversi strumenti a disposizione delle imprese per configurare la propria etichetta, trovare risposta ai molti quesiti già approfonditi o inviarne altri. È stato aperto anche uno spazio social, la prima community in Italia sui temi del packaging sostenibile e dell’economia circolare. Lo scopo è quello di creare un ambiente digitale dove informarsi, dialogare e trovare risposte sul mondo Conai, sull’etichettatura ambientale degli imballaggi, sugli strumenti per l’ecodesign, sulle novità normative, sull’economia circolare e su molto altro. nnn
g LA DIFFERENZA TRA IMBALLAGGI PRIMARI, SECONDARI E TERZIARI
Per imballaggio primario si intende quello direttamente a contatto con il prodotto, come ad esempio la bottiglia che contiene il vino. L’imballaggio secondario viene, invece, anche chiamato “imballaggio di vendita” ed è facile capirne il perché: è quella parte che più spesso vedono i potenziali acquirenti all’interno di centri commerciali al momento dell’acquisto. La plastica che avvolge una cassa di bottiglie d’acqua ne è il perfetto esempio. Per finire, l’imballaggio terziario è quello che raramente viene visto dal consumatore finale ed è invece molto importante per gli operatori del settore. È utilizzato per rendere più facile la manipolazione e il trasporto delle merci o di un certo numero di unità di vendita. In estrema sintesi, un esempio che racchiude queste tre fattispecie di imballaggio può essere un pallet (terziario) che contiene scatole (secondario), che a loro volta contengono sacchetti (primario) con il prodotto al loro interno.
Il Regolamento approvato a Bruxelles rischia di produrre l’effetto opposto a quello voluto mettendo in ginocchio il mondo del riciclo, un’eccellenza tutta italiana
di Dario GiardiLa proposta di Regolamento sugli imballaggi è stata ufficializzata dalla Commissione europea il 30 novembre scorso. La bontà delle premesse e dei considerando è indiscutibile. Chi non vorrebbe tutelare l’ambiente, il suolo, il mare? Chi si opporrebbe alla promozione di un riciclaggio di qualità o al minor consumo di risorse naturali creando muovi mercati e filiere per sfruttare e reimmettere materiali usati nel circuito produttivo, piuttosto che smaltirli come rifiuti? Peccato che a questi nobili fini non corrispondano disposizioni adeguate a perseguirli. Anzi, le misure del Regolamento rischiano di mettere in ginocchio il “mondo del riciclo”, che nel nostro Paese è un’eccellenza riconosciuta a livello internazionale. L’articolato del provvedimento appare in molti passaggi quasi ideologico e demagogico, piuttosto che essere ancorato a dati scientifici e al buon senso.
Il rischio concreto è che vengano travolte intere filiere strategiche del made in Italy, con conseguenze incalcolabili sulla sicurezza degli approvvigionamenti e sulle catene di distribuzione nazionali, a loro volta fortemente integrate su scala eu-
Imballaggi tra
ropea. A subire i danni peggiori sarebbero le nostre imprese e le cooperative agricole e della filiera alimentare, ossia il cuore pulsante dell’economia nazionale e settore trainante del nostro export. Gli imballaggi alimentari in generale - inclusi quelli monouso, fra i più direttamente colpiti da questo approcciosono strategici per la protezione e conservazione degli alimenti, l’informazione al consumatore, la tracciabilità e l’igiene dei prodotti, e svolgono una funzione essenziale nella lotta alla fame
nel mondo, riducendo gli sprechi e favorendo l’accesso al cibo. Se la Commissione stima di creare 600.000 posti di lavoro nel settore del riuso, i diversi uffici studi delle associazioni imprenditoriali e lo stesso ministro Gilberto Pichetto Fratin, sono convinti che una simile proposta, se non venisse modificata, impatterebbe negativamente e direttamente su 700.000 imprese che occupano più di 7 milioni di lavoratori, per un fatturato di quasi 2 miliardi di euro. Dati che neutralizzano completamente i benefici
tra luci e ombre
attesi dai commissari europei. Si punta, con forza, sul riuso dei contenitori e sul sistema (popolare nel Nord Europa) del deposito cauzionale, con target vincolanti al 2030 e al 2040 che metteranno fuori gioco le virtuose pratiche di riciclo, proprio quel riciclo che i DRS - Deposit and Return System, nelle intenzioni della Commissione, dovrebbero favorire aumentando la qualità selettiva dello stesso. Peccato che, come ha osservato lo stesso viceministro Vannia Gava, tali sistemi costeranno fino a dieci volte di
più dell’attuale raccolta differenziata, senza la garanzia che possano produrre effetti migliori per il riciclo e registrare un minore impatto sull’ambiente. Se le disposizioni comunitarie in tema di imballaggi non hanno trovato fino ad oggi la giusta applicazione in alcuni Paesi, non si capisce perché debbano essere puniti quelli più efficienti, i cui modelli di trattamento dei rifiuti sono delle best practices che andrebbero piuttosto imitate. Altro punto fortemente critico riguarda gli ambiziosi obietti-
vi di riciclaggio. Fissarli senza prevedere parallelamente adeguate misure per supportare e di innescare investimenti nelle infrastrutture di riciclaggio e riutilizzo non ha alcun senso e manifesta una delle grandi lacune presenti nel Regolamento. Le aziende stanno sostenendo pienamente il Green Deal e hanno investito massicciamente nell’innovazione dei materiali e del design, nell’aumento della riciclabilità, nella raccolta e nell’uso di un maggiore contenuto riciclato. Tuttavia, il raggiungimento dell’obiettivo di riciclabilità al 2030 richiede sforzi concreti e collettivi e investimenti significativi nelle infrastrutture di selezione e riciclaggio senza le quali il concetto stesso di “economia circolare” rimane vuoto. Confermate, infine, le rigide disposizioni che regoleranno l’etichettatura degli imballaggi e che andranno a gravare su tutta la filiera, dal produttore all’utilizzatore. Ogni imballaggio dovrà essere munito di un’etichetta che indicherà non solo di quali materiali si compone e in quale categoria di rifiuti dovrebbe essere conferito, ma anche le percentuali di materiale riciclato contenute e se esiste per tale prodotto un deposito cauzionale. La proposta, è evidente, soffre la mancanza di un percorso condiviso con le imprese. Senza condivisione, la transizione enfatizzata nel comunicato della Commissione, non potrà mai dirsi pienamente compiuta e sostenibile perché incompatibile con le esigenze e le peculiarità dei diversi settori e con obiettivi realistici ed economicamente percorribili. Una mancanza di realismo, quella dei commissari, ancora più lampante se si considera la situazione di tempesta perfetta o di “policrisi”, come è stato definito proprio a livello comunitario il complicatissimo contesto climatico, politico, storico ed economico - con tutti i principali input produttivi al rialzo - in cui si trovano ad operare le aziende. nnn
Il tempo stringe
Aumento della domanda, difficoltà di approvvigionamento, riduzione delle vendite, perdita di produttività da parte delle aziende agricole. Il mercato dei fertilizzanti è al centro di nuove e importanti problematiche, che richiedono interventi urgenti da parte delle istituzioni e investimenti in prodotti innovativi e sostenibili. Ne abbiamo parlato con il presidente di Assofertilizzanti - Federchimica, Giovanni Toffoli.
Presidente, qual è stato l’andamento dei fertilizzanti in questo anno così particolare?
Il 2022 è stato un anno particolarmente complesso per il settore dei fertilizzanti, che ha subito rilevanti difficoltà di approvvigionamento a causa di molteplici fattori. Il conflitto in Ucraina ha sicuramente complicato la situazione, già di per sé complessa a causa dell’aumento della domanda di fertilizzanti a livello mondiale. Il blocco russo
alle esportazioni ha, infatti, reso più difficile il reperimento delle materie prime, direttamente o indirettamente, a causa della crescente domanda di tutti i Paesi europei. Inoltre, il vertiginoso aumento dei costi energetici ha costretto le imprese ad affrontare una serie di problematiche nuo-
ve, con conseguenze anche sulla loro capacità produttiva. Tali fattori hanno provocato una forte contrazione delle vendite al consumo dei fertilizzanti. Secondo le statistiche di Assofertilizzanti - Federchimica si sono registrate riduzioni di vendita pari a -27,6% per il primo semestre 2022. In particolare, le quantità vendute di concimi minerali semplici sono diminuite del -32,6%; quelle di concimi minerali composti del -42,6%, mentre i concimi minerali a base di microelementi o mesoelementi del -4,2%. Il calo della produzione agricola nazionale che si registra nello stesso periodo dimostra l’importanza della fertilizzazione per il mantenimento della produttività dei terreni, come riconosciuto dalla stessa Commissione europea. Poiché le fluttuazioni del mercato energetico e l’evoluzione dello scenario geopolitico sono al di fuori del controllo delle nostre imprese, crediamo sia importante che la filiera si adoperi per una programmazione delle attività volte all’approvvigionamento dei fertilizzanti, auspicando anche un intervento delle istituzioni a supporto del settore. Quanto incide l’innovazione nel settore dei fertilizzanti e su quali prodotti in particolare? Le nostre imprese sono da sem-
pre impegnate in attività di ricerca e sviluppo per l’individuazione di prodotti innovativi e sempre più sostenibili. Un primo ambito di ricerca riguarda sicuramente le nuove materie prime, quali, ad esempio la green ammonia, la struvite e altri prodotti azotati provenienti dalle attività di recupero dei reflui zootecnici. Tali prodotti, tra l’altro, si inseriscono nell’ambito delle strategie di circular economy, promosse e pienamente sostenute da tutto il comparto industriale dei fertilizzanti. Altra area di studio delle nostre imprese copre la messa a punto di prodotti ancora più sostenibili (ad esempio, gli inibitori che aiutano a ridurre le perdite di nutrienti o i biostimolanti che aiutano la pianta a resistere agli stress abiotici e quindi sono una valida risposta contro gli effetti del cambiamento climatico) e di tecnologie per un utilizzo mirato dei fertilizzanti (tecnologie di sensoristica all’avanguardia). Il nostro obiettivo è quello di garantire la presenza di un’ampia gamma di prodotti in grado di soddisfare a pieno i bisogni degli agricoltori in un’ottica di complementarità. È, però, fondamentale che tutti i prodotti siano assoggettati alle normative di settore, evitando scorciatoie che possano esporre le imprese produttrici ad
uno svantaggio competitivo ingiustificato ed esporre gli agricoltori e l’ambiente ad elevati rischi. Come si può valorizzare tale impegno nei confronti della sostenibilità? Esistono specifiche attività associative in merito? Nel 2011 è stato stipulato un accordo tra AssofertilizzantiFederchimica e l’ICQRF con lo scopo di favorire e garantire l’impegno delle aziende nel miglioramento dei processi e della qualità dei prodotti al fine di rispondere al meglio alle esigenze dei produttori, degli agricoltori e dell’ambiente. Attraverso questo protocollo le imprese hanno voluto, da un lato certificare la qualità dei propri prodotti, sottoponendosi a controlli aggiuntivi da parte di ICQRF, dall’altro attestare l’impegno del comparto sui temi della sostenibilità ambientale, della qualità del processo produttivo e della salute dei lavoratori. L’associazione crede molto in questo progetto ed è impegnata in un processo di miglioramento continuo, teso ad elevare sempre di più gli standard qualitativi delle aziende che vorranno mantenere il marchio di qualità. Ritengo sia un progetto di eccellenza, sul quale ho puntato molto nell’arco della mia presidenza e sul quale continuerò a lavorare. nnn
Nel primo semestre di quest’anno le vendite sono calate del 27,6%.
Parallelamente è diminuita anche la produzione agricola a dimostrazione dell’importanza della fertilizzazione
Dalla disponibilità sul mercato di quelli minerali, allo sviluppo degli organici. Il futuro dei fertilizzanti è uno dei temi su cui Italia e Ue si stanno confrontando
La grande sfida
Prima la pandemia globale, poi l’impennata dei prezzi delle materie prime, legata all’iniziale ripresa economica post lockdown e, infine, la crisi in Ucraina. Gli effetti del conseguente incremento dei costi di produzione hanno rivelato le fragilità dell’attuale modello produttivo e di consumo, spingendo ad adottare approcci sostenibili che tengano conto della necessità di
integrare la prospettiva sociale, economica e ambientale. Un esempio sono i fertilizzanti minerali che vivono una crisi globale di una gravità mai vista dal 1970. Sebbene rimangano in linea di massima disponibili nell’Ue, la
loro accessibilità economica costituisce una sfida per gli agricoltori, soprattutto a causa dei costi del gas naturale.
L’Europa ha un’importante industria dei fertilizzanti, ma dipende dalle importazioni di gas e di alcuni minerali, tra cui fosfati e cloruro di potassio. Nell’agosto 2022, quando il prezzo del gas ha raggiunto il picco, l’industria europea ha ridotto di circa il 70% la sua capacità di produzione di ammoniaca poiché, in queste condizioni, non è più redditizio mantenere gli impianti in attività. La carenza di fertilizzanti si farà presto sentire sui rendimenti agricoli; e rese più basse significa meno cibo. Anche l’Onu ha messo in guardia contro questa crisi, indicando che potrebbe mettere
Il nuovo Regolamento Ue disciplinerà molte categorie di prodotti come i concimi a base organica, gli ammendanti e i biostimolanti
di Alessandro Pantano (Ambiente e agricoltura 4.0 - area sviluppo sostenibile e innovazione)ida dei fertilizzanti
a repentaglio la sicurezza alimentare nei prossimi anni.
In tale quadro, Confagricoltura condivide le indicazioni della Commissione europea per sostenere gli agricoltori a ottimizzare l’uso dei concimi. In particolare, occorrerà dare priorità agli interventi di settore come i piani di gestione dei nutrienti, il miglioramento della salute del suolo e l’agricoltura 4.0. Altro aspetto su cui bisognerà puntare molto sono la sostituzione, quando possibile, dei concimi minerali con gli organici, e l’incentivazione della produzione di fertilizzanti da urea verde, in modo da ridurre la dipendenza dell’Ue dal gas e l’impronta di carbonio del settore. In tale prospettiva, avrà un impatto positivo il nuovo Regolamento Ue sui fertilizzanti (n. 2019/1009) che introduce nella disciplina europea tutte quelle categorie di prodotti sino ad oggi disciplinate a livello nazionale dal decreto legislativo 75/2010,
come ad esempio i concimi a base organica, gli ammendanti e i biostimolanti.
Altra positiva novità è l’introduzione nel dl Ucraina del “digestato equiparato”, che è al momento in valutazione da parte della Commissione europea. Il digestato, peraltro, è organico ed
è prodotto in impianti di biogas e biometano attraverso cui, in un’ottica di economia circolare, gli scarti agricoli e i reflui zootecnici invece di divenire rifiuti, producono energia e tornano poi al suolo con tutto il loro carico di nutrienti, in sostituzione dei fertilizzanti chimici. nnn
g TINELLI: “RIDUZIONE AGROFARMACI GRADUALE PER TUTELARE PRODUTTIVITÀ”“Entro il 2050 la popolazione mondiale si avvicinerà ai 10 miliardi. Serve produrre di più e in modo sostenibile, ma la riduzione degli agrofarmaci va fatta gradualmente per evitare effetti negativi su tutte le produzioni agricole a livello europeo”, ha detto il direttore dei Rapporti internazionali e con l’Ue di Confagricoltura, Cristina Tinelli (in foto) , intervenendo al convegno organizzato a Roma da Eunews e Gea-Green Economy Agency (Gruppo Withub) sull’unità dell’Unione nell’affrontare guerra e pandemia. L’attuale proposta della Commissione Ue di ridimensionare drasticamente, entro il 2030, il consumo di agrofarmaci, significherebbe per l’Italia una riduzione del 62%. Una percentuale che rischia di togliere in maniera indiscriminata strumenti efficaci per garantire la sicurezza degli approvvigionamenti alimentari e la salubrità dei prodotti.
BioSolution
Syngenta Italia partner del corso di alta formazione per esperti nello sviluppo di soluzioni di biocontrollo per la difesa delle piante lanciato dall’Università Cattolica del Sacro Cuore di Piacenza
il 2050. Inoltre, mentre è in forte aumento la richiesta da parte dei consumatori di filiere integrate sempre più sostenibili, diminuiscono gli strumenti a disposizione degli agricoltori, come ad esempio gli agrofarmaci. Inoltre, il loro utilizzo, secondo le strategie From farm to fork e Biodiversity, dovrebbe essere dimezzato entro il 2030.
esigenza, nel 2021, l’Università Cattolica del Sacro Cuore di Piacenza ha lanciato il BioSolution Academy, un corso di alta formazione destinato agli esperti nello sviluppo di biosoluzioni per la difesa delle piante.
Il sistema alimentare europeo sta vivendo un momento di grande cambiamento dovuto alla serie di iniziative strategiche contenute nel Green Deal europeo, che hanno l’ambizioso obiettivo di raggiungere la neutralità climatica entro
Il settore primario, in tutte le sue componenti di filiera, ha dovuto quindi adattarsi velocemente a questo cambiamento, spesso adeguandosi a soluzioni differenti da quelle utilizzate per decenni, come quelle di biocontrollo per la difesa delle piante, che sembrano destinate ad avere un ruolo sempre più importante nell’agricoltura del futuro sia in Europa sia nel mondo. Per introdurre queste soluzioni sul mercato in modo rapido e sicuro, facendole entrare il prima possibile nella cassetta degli attrezzi degli agricoltori, è necessario però investire sulla formazione. Proprio per rispondere a questa
L’Academy, conclusasi lo scorso novembre, ha coinvolto per più di 200 ore strutturate in 8 moduli didattici ben 45 tra esperti del settore agroalimentare, consulenti, agronomi e studenti universitari, con l’obiettivo di contribuire alla formazione di una nuova figura professionale, che guarda alle biosolution per la protezione delle piante con una visione a 360 gradi, con un approccio di sistema e, allo stesso tempo, fortemente focalizzato nel migliore posizionamento tecnico dei prodotti in un contesto di agricoltura integrata. L’Academy è stata inoltre organizzata tramite una didattica innovativa ed esperienziale, con la collaborazione delle aziende del settore, delle migliori competenze dalla ricerca universitaria e dal mondo professionale.
Academy
Tra i partner dell’iniziativa, Syngenta, che riconosce, nella combinazione di innovazione scientifica e sostenibilità dei Biologicals, una soluzione in grado di contribuire al raggiungimento di un’agricoltura sostenibile nel rispetto
dell’ambiente e della biodiversità, con un’attenzione speciale alla sicurezza degli agricoltori e dei consumatori.
“Le sfide del nuovo millennio, il cambiamento climatico e l’aumento della popolazione mon-
diale, su tutte - ha commentato Mauro Coatti, CP Technical Support Head per Syngenta Italia - hanno dato una nuova importanza e un nuovo significato al concetto di agricoltura, proprio per il ruolo fondamentale che questa gioca nella gestione delle criticità ambientali ed economiche. Il concetto stesso di agricoltura è radicalmente cambiato rispetto al secolo scorso: richiede lo studio e lo sviluppo di soluzioni innovative più efficienti ed efficaci delle precedenti e, di conseguenza, con una spinta sempre maggiore al progresso tecnologico. I Biologicals stanno mostrando ottimi risultati in questo senso e crediamo che la formazione costituisca l’elemento chiave per svilupparne al meglio le potenzialità”.
Già dal 2020 Syngenta aveva mostrato il grande interesse nei confronti di questo mercato attraverso l’acquisizione di Valagro, azienda leader nel settore dei Biologicals, operazione volta a fornire agli agricoltori più scelte complementari sul versante dei prodotti e delle tecnologie e a rafforzare la volontà dell’azienda di rendere l’agricoltura maggiormente resiliente e sostenibile. (Red) nnn
Tonino Sanna è il nuovo presidente di Oristano. Il cerealicoltore, specializzato in riso, opera con la propria azienda nei territori di Siamanna, Oristano, Simaxis e Palmas Arborea. “Lavoreremo su progetti di medio e lungo periodo e ci concentreremo sulle emergenze legate alla crisi climatica in corso e alla sanità animale - ha detto Sanna -. Il mondo agricolo, allevatoriale e pastorale dei nostri territori ha di fronte sfide importanti sul piano del rinnovamento generazionale: sono infatti sempre meno i giovani che decidono di andare a lavorare in campagna e dunque manca manodopera specializzata. Le nuove tecnologie e i macchinari possono venire incontro alle esigenze dei nostri imprenditori solo fino a un certo punto, poi è fondamentale la presenza umana in azienda. Come organizzazione provinciale - ha concluso Tonino Sanna - cercheremo di dare tutto il supporto necessario a Confagricoltura Sardegna, affinché le istanze dei nostri iscritti siano ascoltate in Regione e a Roma con la dovuta attenzione che meritano”.
Anga e Università dialogo per il territorio
Intensa e partecipata assemblea annuale dei soci, quella di Confagricoltura l’Aquila, che ha avuto come temi la riforma della PAC 2023/2027 e la sovranità alimentare. Presenti il direttore generale della Confederazione, Annamaria Barrile, e il sottosegretario al ministero dell’Agricoltura, della Sovranità alimentare e delle Foreste, Luigi D’Eramo. Dopo i saluti della città portati dal sindaco Giovanni di Pangrazio, il magnifico rettore dell’Università degli Studi di Teramo, Dino Mastrocola, e il presidente Anga, Erminio Pensa, hanno annunciato la firma del protocollo di intesa “ANGA meets UNITE”, un importante momento di trasversalità e collaborazione tra Confagricoltura L’Aquila e l’Università che cerca di sostenere le innovazioni attraverso percorsi di studi che tengono conto delle specificità territoriali. Quindi, il presidente di Confagricoltura L’Aquila, Fabrizio Lobene, ha introdotto il dibattito sulla PAC, a cui cui ha fatto seguito l’intervento da Bruxelles del presidente nazionale di Confagricoltura, Massimiliano Giansanti, che ha informato del confronto avuto con il presidente di turno del Consiglio europeo Zdeněk Nekula, “al quale, ha ribadito quali siano le questioni fondamentali per il settore primario: i costi dell’e -
nergia, la reperibilità e i prezzi delle materie prime; ma anche l’impatto che il Green Deal avrà sulle dinamiche di mercato”. Dopo i saluti di Annamaria Barrile, si sono succeduti gli interventi programmati di alcuni dei soci su temi concreti di stringente attualità: dai danni provocati dalla fauna selvatica alla mancanza di manodopera, dai problemi del settore ovicaprino abruzzese a quelli del consorzio di bonifica, alle disfunzioni di Agea.
Il vicepresidente del consiglio regionale e assessore all’Agricoltura, Emanuele Imprudente, ha informato la platea di quanto la Regione Abruzzo abbia realizzato in questi tre anni. Ha concluso i lavori il sottosegretario Luigi D’Eramo, che ha posto una seria e profonda riflessione sul ruolo della sovranità alimentare all’interno di un percorso storico, culturale e di autosostentamento nazionale, rilevando il ruolo cardinale del comparto agroalimentare all’interno di una visione di crescita del prodotto interno nazionale ed europeo.
A margine dell’assemblea si è tenuto un incontro tra i dipendenti della Confagricoltura Abruzzo e Annamaria Barrile, per meglio inquadrare le future necessità occupazionali e gli obiettivi a medio lungo termine della Confagricoltura in Abruzzo, innovando, ma restando sempre fedeli ai principi e la lunga storia che da 102 anni la contraddistingue.
Statti Lo ringraziamo per il suo impegno sul clima
ROBERTO GELFI ELETTO PRESIDENTE“La difesa dell’ambiente, la tutela del territorio e la valorizzazione della biodiversità restano temi centrali nelle strategie politiche di sviluppo locale. Aspetti che sono stati rilanciati con forza anche dal Principe Alberto di Monaco (in foto al centro) nella sua recente visita in Calabria, dove per i suoi meriti ha ricevuto la laurea honoris causa in Scienze Forestali ed Ambientali dall’Università Mediterranea di Reggio Calabria”. Lo ha dichiarato Alberto Statti, presidente di Confagricoltura Calabria, che assieme al direttore regionale dell’Organizzazione di categoria, Angelo Politi, ha consegnato al Principe una targa ricordo realizzata dall’orafo Michele Affidato. Un momento che è stato immortalato da una foto scattata da Gaetano Luci, originario di Molochio, da oltre trent’anni fotografo ufficiale dei principi Grimaldi. “L’impegno che il Principe ha dimostrato negli anni sulle tematiche ambientali - ha sottolineato Statti - sono la prova vera di quanta dedizione dedichi per diffondere una nuova
coscienza collettiva su questi aspetti, decisivi per un futuro sostenibile. Attenzioni che non si limitano solo a buoni propositi, ma che si concretizzano con progetti, finanziati da una fondazione a suo nome, dedicata alla tutela dell’ambiente e allo sviluppo sostenibile. In questa direzione - ha affermato ancora - è da apprezzare l’idea di una raccolta fondi finalizzata al ripristino dell’ecosistema forestale devastato dagli incendi che hanno interessato il Parco Nazionale dell’Aspromonte. Così come le altre iniziative in cui il Principato si è impegnato per promuovere ricerche nel campo degli eco-sistemi forestali calabresi. Sono atti concreti - conclude Statti - che dovrebbero divenire fonte di incitamento per promuovere nuove e più incisive azioni a tutela del territorio, dell’ambiente e della straordinaria biodiversità che caratterizza la Calabria. Alla politica e alle istituzioni locali, ma anche a tutti gli attori coinvolti nei processi di sviluppo dei territori, non resta che raccogliere quel messaggio”.
Imprenditore nel settore zootecnico, Roberto Gelfi (in foto a destra con il suo predecessore, Mario Marini), 57 anni, guida un’impresa agricola alla quale fanno riferimento due siti produttivi - uno a Roncole Verdi di Busseto e l’altro a Carzeto di Soragna - per un totale di oltre 600 capi per la produzione di latte per il Parmigiano Reggiano. Gelfi è componente del consiglio di amministrazione del Consorzio del Parmigiano Reggiano. È anche consigliere di Confcooperative Parma, presidente della sezione lattiero-casearia di Confagricoltura Emilia-Romagna e vicepresidente della Federazione nazionale lattiero casearia dell’Organizzazione. “Confagricoltura non si limiterà ad accogliere i soci negli uffici, ma andrà ad incontrarli sempre di più anche in azienda, laddove si concretizza l’attività agricola, per mettere a disposizione servizi efficienti, puntuali e rispondenti alle reali esigenze degli imprenditori agricoli”, ha sottolineato il neopresidente, che incontrerà i soci e i collaboratori degli uffici centrali e periferici.
REGGIO CALABRIA, LAUREA AD HONOREM PER ALBERTO IILA COLLABORAZIONE CON CONFAGRICOLTURA AMPLIA I SERVIZI DI EPS
Sempre più vicini al nostro mondo
Dopo aver più volte affrontato come Ente Produttori Selvaggina (EPS) i problemi della fauna e della sua gestione, è giunto sicuramente il momento di rivolgere per una volta l’attenzione al nostro interno, al funzionamento dell’ente e a come elevarne i livelli di efficienza e di risposta alle istanze delle strutture socie, nel loro interesse, ma anche del mondo che le circonda di cui EPS da sempre si fa carico. A tal fine, si ricorda quali siano gli scopi statutari fin dalla costituzione nel lontano 1936, anno in cui con regio decreto è nato l’Ente Utenti delle Riserve e Bandite di caccia (URB) con mansioni fino ad allora proprie del ministero dell’Agricoltura.
Il Urb si è trasformato in Ente Produttori selvaggina nel ’39, occupandosi non solo di tutto ciò che riguarda la gestione della fauna selvatica (reintroduzioni, ripopolamenti, gestione delle aree naturali con finalità faunistica, tecniche di allevamento dei selvatici destinati al rilascio in natura, studio dei popolamenti animali), ma anche offrendo assistenza tecnica e rappresentanza politico/sindacale ai concessionari delle aziende faunisti-
che, delle bandite e al personale in esse operante.
Il fine principe dell’ente è la salvaguardia e la gestione della fauna autoctona, ma anche la rappresentanza degli interessi delle strutture socie, la cui presenza ed il cui ruolo sul territorio viene troppo spesso messa in discussione. L’opera di gestione della fauna selvatica vuole raggiungere l’intero panorama sociale, attento al tema, ma troppo spesso senza la necessaria cognizione scientifica.
In tale quadro vanno calate anche le recenti iniziative organizzative intraprese da EPS, finalizzate a specializzare le capacità operative della struttura per offrire assistenza e servizi alla base rappresentata dai concessionari di AFV, AATV e ZAC e dalle strutture pubbliche o private di produzione di selvaggina, dalle aree naturali gestite dalla pubblica amministrazione.
Oggi, i soci dell’Ente possono fruiregrazie al rafforzamento dei rapporti con Confagricoltura - dei numerosi ulteriori servizi di carattere legale, di assistenza fiscale e di gestione sanitaria.
I mesi che verranno saranno dirimenti, dovranno difatti servire a rendere
l’Ente sempre più presente ed impegnato nella promozione e nella difesa degli interessi degli istituti privati di tutela e gestione della fauna. E per cogliere gli obbiettivi sarà necessario rafforzare la presenza e capacità operativa della struttura nazionale, ma soprattutto di quelle più prossime ai soci, quali sono quelle regionali e provinciali, anche attraverso il rafforzamento e l’allargamento della base associativa, nonché facendo sorgere una rinnovata motivazione associativa tra gli istituti soci
Il supporto e l’assistenza politico sindacale di Confagricoltura, come hanno ribadito il presidente Massimiliano Giansanti e la dg Annamaria Barrile, sono sicuramente di buon auspicio, come di buon auspicio appare la proficua collaborazione avviata con le aree tecniche confederali su svariati argomenti che da tempo sono di concreto interesse per i soci.
C’è quindi da lavorare, auspicando che da tale rinnovato spirito di collaborazione possano generarsi momenti positivi, di cui speriamo di poter dare conto a breve attraverso queste stesse pagine.
Oddi Baglioni Lavorare alla parità genere per migliorare anche la produttività
Doppio appuntamento prenatalizio per Confagricoltura Donna con l’assemblea di fine anno e una visita alla Camera dei Deputati. “È stato un anno complicato - ha detto la presidente, Alessandra Oddi Baglioni, in apertura dei lavori della seduta - a causa dell’aumento dell’energia e dei mezzi tecnici, tra i principali motivi della crescita dei costi di produzione a carico delle nostre imprese agricole. Confagricoltura si sta muovendo con proposte concrete per il governo e noi dobbiamo fare lo stesso”. Oddi Baglioni ha poi ringraziato le presenti per l’impegno speso nella campagna delle Clementine antiviolenza: “Abbiamo dimostrato di essere una squadra, che Confagricoltura Donna c’è e si fa sentire”. Dopo aver esaminato, in dettaglio, l’attualità economica e agricola inquadrata in questa fase geopolitica di continua incertezza ha proposto un kit di benvenuto per le nuove socie. Un gesto simbolico per farle sentire parte del gruppo, supportandole nel percorso associativo e accompagnandole nel percorso di ambasciatrici del marchio e degli ideali di Confagricoltura. La presidente ha ricordato gli impegni della commissione femminile del Copa Cogeca a cui ha partecipato la rappresentante di Confagricoltura, Marina Di Muzio. Tra gli aspetti sollevati, l’importanza di lavorare sulla nuova Pac per la promozione della parità di genere: le donne, pur rappresentando una minoranza nella compagine imprenditoriale nazionale, non sono sufficientemente sostenute, né sono messe nella condizione di poter far crescere la
loro rappresentanza. Sulla Pac e sull’approccio di genere è intervenuta anche la parlamentare europea, Camilla Laurenti, componente della commissione per l’Agricoltura e lo sviluppo rurale. La presidente ha ricordato il progetto dedicato alla conoscenza e alla valorizzazione delle aree protette e quello sulla promozione dei prodotti condiviso con molti chef italiani. “Sostenibilità, lavoro e energia - ha ricordato Oddi Baglioni - sono i tre temi principali attorno a cui si sviluppano le priorità di Confagricoltura presentate dal presidente Massimiliano Giansanti al presidente del Consiglio, Giorgia Meloni. L’approccio di genere non cambia gli aspetti sostanziali delle necessità aziendali, ma si sovrappone, dando qualche problema in più. Questo è il motivo della nostra visita a Palazzo Montecitorio”.
Lasagna “L’innovazione è un fattore fondamentale per le imprese familiari”
“Carenza di materie prime, emergenze energetica, cambiamento climatico hanno caratterizzato l’ultimo triennio. Anche le aziende familiari, che sono il 30,7% delle imprese agricole, devono puntare sull’innovazione per affrontare le sfide della transizione ecologica e dei cambiamenti climatici. Il percorso delle imprese familiari ha sempre coniugato tradizione e innovazione. Sono convinto che occorra proprio valorizzare il ruolo dell’innovazione all’interno delle dinamiche dell’azienda agricola, stimolando i settori della produzione tecnologica e digitale verso le esigenze delle imprese”. Lo ha detto Carlo Lasagna (in foto), presidente della Fiiaf di Confagricoltura, all’apertura del convegno ”L’innovazione tecnologica e digitale alla luce della nuova Pac”. Numerosi i relatori che, nella sala gremita del bolognese Sydney Hotel, si sono alternati sul palco. Dopo il saluto del vicepresidente regionale di Confagricoltura, Andrea Betti e del direttore di Bologna, Andrea Flora, Vincenzo Lenucci, direttore area Politiche europee di Confagricoltura, ha parlato di “Produzione
e sostenibilità nel quadro della nuova PAC”. Alessandro Pantano, dell’area Sviluppo sostenibile e innovazione di Confagricoltura, ha analizzato il precision farming e l’agricoltura 4.0. Con Fabio Isaia, responsabile Progetto Hubfarm di Confagricoltura, è stato esaminato l’impatto della “rivoluzione digitale in ambito agricolo”, mentre il componente della giunta di Confagri-
coltura, Nicola Gherardi, ha illustrato gli effetti dell’innovazione per le imprese agricole. Il presidente Massimiliano Giansanti, in collegamento, ha tirato le conclusioni dell’incontro sottolineando che occorre guardare ad un nuovo modello di sviluppo. Hubfarm accompagnerà e supporterà la transizione innovativa delle imprese agricole.
Quella agricola è stata la prima politica europea e Bruxelles è la sede ideale dove approfondire i temi che riguardano il settore primario. È con quest’obiettivo che una delegazione del consiglio direttivo nazionale della Fiiaf ha visitato gli uffici di Confagricoltura insieme al presidente, Carlo Lasagna. Accolta dal direttore Cristina Tinelli, la delegazione ha incontrato il componente del gabinetto del Commissario europeo all’Agricoltura, Roberto Berutti (in foto) il quale ha illustrato la riforma della Pac. La giornata è proseguita con l’intervento di Chiara Bolner (commissione Ue Dg Agri) sulla riforma del sistema delle Dop/Igp, mentre Patrick Pagani, direttore Copa-Cogeca, ha analizzato la Farm to Fork annunciando le novità legislative. Annette Toft dell’Agri Council danese ha raccontato la realtà delle imprese familiari in Danimarca. L’esperienza si è conclusa al Parlamento europeo, con approfondimenti sulla storia dell’Europa e del processo legislativo con gli eurodeputati Gianna Gancia e Herbert Dorfmann.
Oleoturismo la nuova frontiera che porta i buyer in azienda
Lo scorso primo dicembre si è svolto il webinar sull’oleoturismo dal titolo “Il filo verde che avvolge il territorio” con oltre cento partecipanti. I lavori si sono concentrati su tre focus: Inquadramento normativo e amministrativo dell’oleoturismo in Italia; Overview sul mercato dell’olio: trend evolutivi e Oleoturismo: potenzialità e prospettive di crescita. Gli interventi sono stati di Palma Esposito (responsabile settore Vino e Olio di Confagricoltura); Denis Pantini (Nomisma e responsabile business unit agricoltura e industria alimentare dell’osservatorio Wine Monitor); Silvia Furghieri (responsabile e cofounder EIQ) e Sabrina Mirabile (consulente e trainer area marketing e comunicazione, business coach). Gli interventi di apertura sono stati
curati da Confagricoltura e Enapra. L’evento è stato organizzato a scopo divulgativo per far conoscere alle aziende olivicole le recenti novità normative. Con l’entrata in vigore lo scorso 15 febbraio 2022 del decreto “Linee guida e indirizzi in merito ai requisiti e agli standard minimi di qualità per l’esercizio dell’attività oleoturistica”, anche per il comparto olivicolo si sono aperte importanti opportunità di sviluppo e valorizzazione del settore strettamente collegate al turismo dell’olio, un fenomeno culturale sempre più diffuso e pregno di vantaggi economici. In pratica, è iniziata una nuova stagione per gli olivicoltori italiani. Ora, con il riconoscimento dell’esercizio dell’attività oleoturistica e la sua regolamentazione, il modello di promozione
tradizionale dell’olio evo che vede il produttore andare dal consumatore e dai buyer è superato. Le imprese possono aprirsi a turisti e buyer offrendo un’accoglienza esperenziale e partecipativa che porta con sé importanti vantaggi economici. L’oleoturismo rappresenta una forma di turismo specifico con un’identità propria, capace di garantire la valorizzazione delle produzioni olivicole del territorio attraverso una offerta turistica di tipo integratole. Tutto questo è evidente, ma affinche si trasformi in realtà è necessario affiancare le nostre aziende olivicole per inserirsi con successo in questo nuovo contesto. In programma, a partire da gennaio 2023, anche un ciclo di webinar su enoturismo. Per info su iscrizione e costi: info@enapra.it
Con il sistema IVC l’esperienza di una vita diventa spendibile
In Italia, il D.lgs. n.13/2013 ha posto le basi per IVC, il sistema di individuazione, validazione e certificazione delle competenze riconosciuto a livello nazionale. Con questo decreto, il legislatore italiano, in linea con gli indirizzi dell’Unione Europea, ha introdotto nell’ordinamento un insieme di norme generali e livelli essenziali per il riconoscimento degli apprendimenti informali e degli standard minimi di servizio del sistema nazionale di certificazione. L’obiettivo è promuovere la crescita e la valorizzazione del patrimonio culturale e professionale acquisito dalla persona nel corso delle sue esperienze di studio e di lavoro rendendole spendibili nello sviluppo della sua carriera. Nell’evoluzione normativa a cui abbiamo assistito in questi anni, un ruolo
centrale è riconosciuto anche al decreto interministeriale del 30 giugno 2015 sul riconoscimento delle qualificazioni regionali. Importante anche il successivo decreto del ministero del Lavoro e delle Politiche sociali dell’8 gennaio 2018 che ha istituito il Quadro Nazionale delle Qualificazioni (NQF), rilasciato nell’ambito del Sistema nazionale. Elementi che hanno contribuito alla costruzione del repertorio nazionale dei titoli di istruzione e formazione e contenuto nell’Atlante del lavoro e delle qualificazioni di INAAP. Un dispositivo che, attraverso il meccanismo di correlazione e l’assegnazione dei livelli EQF, assicura il mutuo riconoscimento delle qualificazioni regionali che vengono rese spendibili su tutto il territorio italiano ed europeo. Il sistema nazionale,
dunque, intende migliorare la trasparenza, la comparabilità e la comprensione delle qualificazioni dei singoli individui, creare il collegamento necessario tra i settori dell’istruzione, della formazione professionale e del lavoro affinché dialoghino tra loro. La complessa disciplina in materia di IVC è destinata a impattare in maniera sempre più determinante sul lavoro degli enti di formazione, la cui competitività dipende anche dall’acquisizione di competenze adeguate per svolgere, in tutto o in parte, nuovi servizi. In coerenza con questa prospettiva Enapra, avvalendosi del sostegno finanziario del Foragri, avvierà a breve un piano di formazione volto all’adeguamento e all’aggiornamento delle competenze delle proprie risorse in materia di sistema IVC.
Scelte coraggiose per sostenere il settore
Ascoltare il mondo agricolo per deliberare e legiferare con maggiore consapevolezza e avere il coraggio di decidere: è questo il metodo di lavoro sollecitato dal presidente provinciale di Confagricoltura Foggia, Filippo Schiavone (in foto), in occasione dell’appuntamento annuale del sindacato provinciale pensionati, memoria storica dell’agricoltura del territorio. Serrato il confronto sulle principali questioni di attualità legate al settore primario. Dall’aumento dei costi di produzione, alle difficoltà di reperimento di manodopera; dall’incognita della nuova Pac, alle criticità derivanti alla necessità di un potenziamento infrastrutturale. Senza
dimenticare l’eccesso di burocrazia e il problema della sicurezza delle campagne. La centralità del mondo agricolo per superare la difficile fase economica e sociale della Capitanata è stato il tema che ha guidato gli interventi del presidente della provincia Nicola Gatta, del presidente regionale di Confagricoltura, Luca Lazzàro, dell’assessore all’Agricoltura della Regione Puglia, Donato Pentassuglia e dei neoeletti deputati, Giandiego Gatta e Giandonato La Salandra e della senatrice Anna Maria Fallucchi. Hanno fatto gli onori di casa il presidente provinciale Anpa, Michele D’Apolito e il segretario nazionale Anpa, Angelo Santori.
Dai pensionati dell’EmiliaRomagna è partito un laboratorio permanente di idee e iniziative. “Gli over65 rappresentano la grande maggioranza della popolazione residente - ha detto Carlo Sivieri (in foto), presidente regionale Anpa all’assemblea dei soci a Castelfranco Emilia, in provincia di Modena -. Possiamo aiutare famiglie e imprese mettendo in campo l’esperienza di una vita e rafforzare il legame tra AnpaPensionati e Anga-Giovani agricoltori sarà la priorità”.
DELLA POPOLAZIONE
Entro il 2030 i lavoratori anziani aumenteranno di 24 milioni (+25,1%), mentre la popolazione attiva totale diminuirà di 20,8 milioni (-6,8%). Entro il 2030 i lavoratori più anziani rappresenteranno il 55% della forza lavoro europea. Affrontare i rischi di questa fascia di popolazione aiuterà a mitigare sfide sociali ed economiche e contribuirà a realizzare un’economia del benessere.
Alcuni over80 vantano performance mnemoniche simili a chi ha 20-30 anni di meno. Sono i “super ager”, chiamati così dai ricercatori della Northwestern University. Qual è il segreto? Cosa protegge dall’invecchiamento le loro cellule cerebrali? Studiando il loro cervello, gli scienziati hanno scoperto che la loro corteccia, responsabile del pensiero, del processo decisionale e della memoria, è molto più spessa e si restringe più lentamente.
Dal PNRR un nuovo modello di welfare
Nella Legge di Bilancio mancano 10 milioni di persone. Lo sostengono le 52 organizzazioni che compongono il Patto per un Nuovo Welfare sulla Non Autosufficienza, di cui l’Anpa di Confagricoltura fa parte, presentando le proprie proposte di grande utilità sociale. Il PNRR prevede la riforma dell’assistenza agli anziani, inserita in seguito alle richieste ed alla pressione anche delle Organizzazioni del Patto. Entro marzo 2023 il Parlamento dovrà approvare la relativa legge delega ed entro marzo 2024 il governo dovrà predisporre i decreti necessari all’attuazione. Le indicazioni che fornisce il Patto riguardano
aspetti della riforma già ben definiti e immediatamente applicabili, che tengono conto dei limiti imposti dalla crisi energetica e dall’inflazione attuale, elaborati per minimizzare l’impatto per le casse dello Stato. Sono solo 300 milioni di euro di spesa aggiuntiva prevista per tre misure, una per ognuno dei principali ambiti del settore: servizi domiciliari, prestazioni monetarie e servizi residenziali. “Queste iniziali misure possono rappresentare i primi passi di un percorso di legislatura attento ai bisogni reali dei milioni di anziani non autosufficienti e dei loro familiari”, concludono le organizzazioni del Patto.
DIVERTENTE E UTILE. UN ASSISTENTE VOCALE
può fare la differenza per un anziano, facilitando le comunicazioni e semplificando la vita. Lo rivela una ricerca dell’Università Cattolica EngageMinds HUB in collaborazione con DataWizard e con il contributo di Amazon. Il progetto Voice4Health ha avuto come obiettivo la valutazione dell’efficacia di un protocollo psicologico selfhelp supportato dall’uso di sistemi di intelligenza artificiale. L’analisi ha riguardato il rapporto tra gli anziani e l’uso dell’assistente vocale evidenziando che più di 6 over 65 su 10 si sentono meno soli grazie ad Alexa.
Cultura, cibo e comfort la formula dell’agriturismo perfetto
“F
ontegeloni è un posto speciale dove rilassarsi. Permette di assorbire la nostra splendida campagna marchigiana, godendo appieno della natura“. Riassume così, a Mondo Agricolo, il carattere del suo agriturismo, Silvana Zamparini, imprenditrice associata Agriturist, accogliendoci nel suo piccolo borgo contadino sulle pendici di un colle affacciato sulla valle dei Castelli di Jesi. Un posto pieno di fascino e fuori dal tempo, con vedute spettacolari, dove trascorrere una vacanza diversa, all’insegna di un potente effetto antistress. “Ho iniziato nella maniera più classica: rilevan-
do, appena laureata in architettura, assieme a mio marito, l’azienda agricola fondata da mio padre, Maurizio. Oltre al borghetto e alla chiesa, l’azienda contava sedici casali, che stiamo restaurando. Al momento ne sono pronti cinque”. L’attenta e meticolosa ristrutturazione, effettuata in bioedilizia, ha rispettato l’architettura e la storia dei fabbricati in pietra, risalenti ai primi anni del ‘900. Le tinteggiature riprendono le sfumature delle lavande e delle ginestre, le travi sono a vista, i pavimenti in cotto fatto a mano e l’arredamento, in arte povera, si sposa perfettamente con la natura circostante. Ogni finestra
si affaccia sulle valli e sui monti, offrendo splendidi scorci del paesaggio agreste. Un posto magico che incanta.
“Il nostro sforzo - sottolinea Silvana - è quello di far sentire gli ospiti completamente a loro agio, come se fossero a casa, offrendo comfort e la possibilità di staccare del tutto la spina per rilassarsi completamente”. Tra pergole d’uva e aiuole di piante aromatiche c’è anche un’ampia piscina all’aperto.
Dietro ogni agriturismo c’è un’azienda agricola perfettamente funzionante. “La nostra è terra di Verdicchio - spiega l’imprenditrice
FATTORIA FONTEGELONI, NEL CUORE DELLA CAMPAGNA MARCHIGIANAmarchigiana - e oltre ai vigneti Doc, coltiviamo prodotti di alta qualità: cereali, ulivi, alberi da frutto, ortaggi e piante officinali. I nostri ospiti possono acquistare direttamente nel punto vendita il nostro olio evo bio, la frutta ed i succhi, la frutta sciroppata, le cotognate, le confetture e gli oli essenziali estratti dalle nostre erbe officinali”.
L’agriturismo, molto accogliente, offre un totale di 38 posti letto, in appartamenti. Fontegeloni, si trova a Serra San Quirico, tra Jesi e Fabriano, un punto di partenza ideale per visitare le più belle e storiche località delle Marche e della vicina Umbria, a partire Jesi e i suoi Castelli, Loreto, Recanati, Camerino, Gubbio, Assisi e Perugia. Per gli appassionati di siti speleologici, solo ad una manciata di chilometri di distanza, si trovano le famose Grotte di Frasassi, uno straordinario spettacolo della natura. Tra le più belle d’Europa, sono situate
all’interno della grande area verde del Parco Naturale Regionale della Gola della Rossa e di Frasassi. Queste grotte carsiche si estendono per un chilometro e mezzo, offrendo un paesaggio sotterraneo stupendo, ricco di sculture naturali, stalattiti e stalagmiti. “Organizziamo anche visite e proponiamo attività sportive nelle vicinanze, come trekking, mountain bike e passeggiate a cavallo. Ai no-
stri ospiti offriamo esperienze dirette in campo tra i profumi delle erbe aromatiche e la raccolta di frutta e ortaggi direttamente dai nostri frutteti e orti. Ad ogni arrivo prepariamo una colazione speciale, per allietare il primo giorno a Fontegeloni. Per i più piccoli ci sono a disposizione un’area giochi e gli animali della fattoria”. Nota per le sue uve, la zona è piena di destinazioni famose per l’enogastronomia e sagre che esaltano il vino e i sapori locali. Il bilancio della stagione è positivo. “Pensi che anche nel periodo peggiore della pandemia, post lock down, i distanziamenti naturali ci hanno premiato”. E nel futuro?
“Il mio grande sogno - conclude l’imprenditrice - è quello di riuscire a trovare sostegni per restaurare la struttura principale, Villa Trionfi Honorati, che risale alla fine del ‘600, e che con la nevicata del 2002 ha avuto ingenti danni al tetto”.
Struttura ed eleganza
Una vita nel mondo del vino senza mai perdere il contatto con le radici della sua terra e dell’azienda agricola della sua famiglia. Parliamo di Federico Castellucci (in foto), personaggio a tutti noto nel panorama enologico mondiale: quindici anni direttore generale di Federvini, dieci anni passati in Francia a dirigere l’Organizzazione Internazionale della vigna e del vino (Oiv), numerosi incarichi a livello ministeriale e nella Regione Marche, presidente della Federazione nazionale di prodotto vino di Confagricoltura e, da poco, presidente di Confagricoltura Marche.
Castellucci è anche un produttore di vino, a Montecarotto, nel cuore della zona del Verdicchio Classico Castelli di Jesi, con un’azienda dove, da tre generazioni, si vinifica quasi esclusivamente il vitigno autoctono Verdicchio. Certo, le cose sono cambiate negli anni: dai singoli filari inframmezzati da piante di gelso, al tempo della nonna Fermina, si è passati al primo vigneto modernamente strutturato, piantato nel 1966, all’imbottigliamento nel 1969, deciso dal padre Corrado, dopo la visita in azienda di Mario Soldati, mentre scriveva il suo famoso libro “Vino al vino”. Dopo aver visitato i vigneti dei 45 Stati membri dell’Oiv, incontrato i produttori e gli operatori locali, assaggiato i migliori vini dei cinque continenti, confrontando le diverse realtà, i metodi di produzione e i risultati, Federico Castellucci ha deciso di ritornare nelle sue Marche e riprendere in mano a pieno titolo (senza averla mai lasciata completamente) l’attività vitivinicola della famiglia, mettendo a frutto tutte le conoscenze acquisite.
La superficie dei vigneti è stata ampliata e si estende oggi per 18 ettari, tutti sulle dolci colline dei Castelli di Jesi (Montecarotto, Maiolati Spontini e Serra San
Quirico), in aree particolarmente vocate della zona classica. I terreni, con esposizioni e composizioni diverse e complementari, contribuiscono a produrre un Verdicchio con le radici ben salde nella tradizione e una tipicità che tiene anche conto dell’evoluzione nel gusto dei consumatori. La grande attenzione a una viticoltura sostenibile e di precisione nel rispetto dell’ambiente, così come l’utilizzo di tecniche di vinificazione mirate a esaltare la naturalità e la tipicità del vino prodotto, si coniugano con un’armonica sinergia tra territorio, qualità della coltivazione viticola e saper fare umano, che costituiscono i tre pilastri di un terroir di eccellenza. Sette/otto mila le bottiglie vendute, principalmente a privati, ristoranti e ad alcuni clienti affezionati in Francia.
Tre le tipologie di vino della cantina Castellucci: il Verdicchio Classico Donna Firmina, il Verdicchio Classico Superiore e una bollicina prodotta con metodo charmat (90% Verdicchio e 10% Chardonnay): Arnigiàt, che in dialetto marchigiano significa agghindato. Abbiamo scelto il Verdicchio dei Castelli di Jesi Classico Superiore, vino di grande struttura ed eleganza, con una buona capacità d’invecchiamento, dai tipici aromi floreali e di frutta, con una straordinaria persistenza gustativa, che lo rendono adatto anche per piatti di carne complessi ed impegnativi. Vincitore anche quest’ano del premio di eccellenza dell’Ais Marche, simboleggiato dal Picchio rosso sul grappolino.
VERDICCHIO DEI CASTELLI DI JESI CLASSICO SUPERIORE DELL’AZIENDA CASTELLUCCIUna cucina senza compromessi
Nel comune di Montecarotto, un paese rurale situato nell’entroterra marchigiano, nel territorio della provincia di Ancona, in posizione privilegiata tra il mare e la montagna, a cavallo della Vallesina e della Val Misa, troviamo il ristorante Cadabò, che è qualcosa di più di un posto dove mangiare bene. Sorge, infatti, all’interno di un agriturismo dove la scoperta della natura, del vivere in armonia con il verde, con gli animali, con le tradizioni, la genuinità, la tranquillità e la quiete è l’elemento fondante. Cadabò (che in dialetto marchigiano significa dirupo, terreno scosceso), nasce nel 2005 per il desiderio dell’attuale titolare Matteo Buschi e della sua famiglia di ristrutturare un vecchio casale all’interno dell’azienda agricola che apparteneva al nonno. L’agriturismo, che si sviluppa in una bellissima zona panoramica in cui si gode d’estate della fresca brezza che allontana i disagi del caldo afoso, oggi dispone di dieci camere e di tre miniappartamenti indipendenti con angolo cottura, tutti arredati con cura, in stile rurale, con bellissimi pavimenti in cotto e soffitti in legno. Il ristorante, composto da due sale accoglienti e luminose, per un totale di quaranta posti, è in stile rustico, con vista panoramica sulle colline di Jesi e sulla piscina dell’agriturismo a disposizione degli ospiti. Aperto anche al pubblico esterno per la cena e la domenica anche a pranzo. La cucina, affidata allo chef Maurizio Lauria, propone i piatti tipici della buona tradizione marchigiana, valorizzando i prodotti della terra, molti dei quali provengono dalla
stessa azienda agricola biologica: venti ettari dove si producono olio, vino, frutta, ortaggi, e si trasformano salumi dalle carni provenienti da un allevamento di maiali di proprietà nelle vicinanze. Gli altri prodotti, sulla base delle regole che vincolano gli agriturismi, vengono acquistati da aziende agricole della zona, come le carni, che arrivano da un allevamento di animali esclusivamente al pascolo. Una cucina semplice, ma molto accurata, che mantiene solidi i legami con la tradizione, basata essenzialmente sulla qualità e la stagionalità dei prodotti, ma che stupisce per la fantasia nel rivisitare i piatti, adattandoli ai gusti degli ospiti. Tra gli antipasti spicca la Degustazione di salumi della casa e pecorino fresco, cresce di polenta
ed erbe strascinate in padella.
Tra i primi piatti, le Tagliatelle o gli Gnocchi al sugo di papera, i Maltagliati ai funghi e guanciale su crema di lenticchia rossa, la Zuppetta d’orzo perlato con verdure e cannellini. Per continuare, l’Agnello alla griglia, la Spalla di maiale arrostita al finocchietto e coniglio in porchetta come da tradizione e lo Stracotto misto al tegame con patate, funghi e olive taggiasche. E per finire, la Bavarese al caffè, caramello al burro salato e mandorle tostate, la Crema di mascarpone e la Pasticceria della casa. Ricca e molto accurata la carta dei vini, affidata allo stesso Matteo Buschi, appassionato e sommelier, nonostante le limitazioni imposte dalla legge sull’agriturismo, che consente di avere solo vini regionali. Sessanta le etichette, scelte tra le denominazioni marchigiane, che danno la possibilità di spaziare tra bianchi, rossi e bollicine. Cadabò, C.da Sant’Angelo 4, Montecarotto (Ancona)
CONIGLIO IN PORCHETTA Con il Verdicchio Classico Superiore Castelli di Jesi dell’azienda Castellucci il ristorante Canabò consiglia Coniglio in porchetta, farcito con capocollo di maiale, cotenna e finocchio selvatico, cotto al forno e servito tagliato a fette RISTORANTE CADABÒ A MONTECAROTTO, TRA LE MARCHIGIANE VALLESINA E VAL MISAIl tagliere una tavolozza di colori
al Festival di Sanremo, Rischiatutto, Che tempo che fa con Fabio Fazio);
se ne trovano ben 50, illustrati a tutta pagina e con istruzioni dettagliate per la loro preparazione con ingredienti di qualità superiore, colori, fantasia, senso estetico. Il tagliere diventa così una specie di tela artistica su cui dipingere natura viva. Il volume, certo, è una guida al tagliere perfetto, ma l’autrice non vuole mettere limiti.
Il “tagliere”, in un certo qual senso, è stato sdoganato; prima lo trovavamo nelle trattorie più alla mano, più attente al sapore ed alla sostanza che alla forma. Oggi, grazie all’usanza dell’happy-hour, è sicuramente diventato sinonimo di convivialità e relax, per degustare e intrattenersi. In base a questa premessa, Alessandra Fontana ha voluto alzare l’asticella con il suo interessante volume, “Il tagliere è servito” (Fefè Editore, 164 pp, 20 euro). Il libro è un vero e proprio manifesto di riscossa, per far diventare l’umile tagliere una vera e propria proposta gastronomica di gran gusto ed eleganza, valida per ogni occasione. Con formaggi profumati, fiumi di salumi, frutti e crudités, biscottini dolci e salati, delicatessen varie. Alessandra Fontana lavora da anni in Rai (ha iniziato con Paolo Frajese, poi
è tra le fondatrici di “The Crazy Lab” e “The Crazy Food”, progetti dedicati rispettivamente all’arte e al cibo per catering. Nel suo libro di taglieri gastronomici
«Non esistono regole, ma solo piccoli accorgimenti da seguire ed il coraggio di tirare fuori il lato artistico che si nasconde in ognuno di noi - annota l’autrice -. Tutto quello che dovrete fare è sintonizzarvi sulla vostra radio preferita, versarvi un calice di un rosso vellutato ed immaginare di avere davanti una tela da far vibrare con mille colori lasciandovi guidare solo dalla vostra fantasia, magari, ispirandovi all’Arcimboldo o - perché no? - a Pollock»
Si chiama GAU (Galleria d’Arte Urbana) il progetto di street art che trasforma in opere d’arte i contenitori per il riciclo del vetro di Roma; l’anno scorso fu dedicata a Dante ed alla Divina Commedia, quest’anno invece il tema è il futuro. E così su 14 campane per la raccolta del vetro nel quartiere Aurelio, lungo Via Baldo degli Ubaldi, oltre venti artisti hanno dato vita a una nuova galleria urbana a cielo aperto. “GAU è un museo urbano basato - ha spiegato Alessandra Muschella, direttrice artistica del progettosul concetto dell’arte come bene comune, il cui scopo è produrre bellezza e funzionalità, sensibilizzando al contempo la cittadinanza sulle tematiche della differenziazione dei rifiuti. Per l’edizione 2022 abbiamo chiesto agli artisti di lavorare in coppia, unendo stili e tecniche, per creare una serie di opere che ci raccontino come essi immaginano il domani”.
Barbanera memoria del mondo
Barbanera è il più celebre e popolare almanacco italiano. Pubblicato ininterrottamente dalla metà del Settecento a oggi, ha contribuito alla diffusione del sapere e della cultura del verde. Dispensatore di consigli e buone pratiche per la vita quotidiana e la coltivazione, un tempo era distribuito per fiere e mercati da venditori ambulanti, spazzacamini e cantastorie. Dalla metà del Novecento è pubblicato in esclusiva dall’editore Campi. L’Unesco ha accolto la collezione di Almanacchi - conservata a Spello presso la “Fondazione Barbanera 1762” - nel registro “Memory of the World”; il programma che censisce e tutela i principali patrimoni documentari dell’umanità come, ad esempio, l’alfabeto fenicio, la Sinfonia n° 9 di Beethoven, i film dei fratelli Lumière e il Diario di Anna Frank.
L’Almanacco Barbanera 2023,
pur essendo figlio di una tradizione consolidata, nell’at tuale edizione, presenta molteplici ed interessanti novità. Innanzi tutto propone una diversa modalità di racconto, più narrativa e vicina al lettore; ha poi una veste grafica più essenziale, che valorizza le poetiche illustra zioni; un nuovo approccio alla cucina, con ricette stagionali e tradizionali di facile esecuzione; una rinnovata attenzio ne ai temi del riciclo e del risparmio energetico e, inoltre, per le curiosità scientifiche e per il tempo libero.
L’Associazione Visioninmusica, con la direzione artistica di Silvia Alunni, dà vita al progetto audiovisivo “Experimental VIM”. L’idea è quella di valorizzare e promuovere il territorio umbro attraverso popstar della musica internazionale. Quattro video, scadenzati per ogni lunedì di dicembre, sono pubblicati sul canale Youtube dell’associazione e riguardano performance del chitarrista statunitense Paul Gilbert, alla Rocca Albornoz di Piediluco (TR); della pianista Dorantes, artefice di un’innovativa sintesi tra flamenco, musica classica e di avanguardia a San Pietro in Valle (Ferentillo - TR); della violoncellista e cantante cubana Ana Carla Maza, autrice di un originale blend di samba, bossa nova, tango, jazz e chanson, in piazza al borgo di Sant’Anatolia di Narco (PG); dello straordinario chitarrista jazz Matteo Mancuso in Piazza Duomo a Spoleto (PG).
Come sempre il volume si apre con il dialogo dell’astrologo e filosofo Barbanera con il fedele discepolo Silvano, colloquio che si ripete poi all’inizio di ogni mese. In quest’edizione le conversazioni tra i due sono un invito ai lettori ad approcciare, con ironia e un pizzico di fatalismo, i tanti accadimenti che ci stanno sconvolgendo la vita. Barbanera, oltre che almanacco, è anche un pratico Calendario Lunario che, per la prima volta, viene pubblicato anche in versione ottimizzata per non vedenti e ipovedenti, con integrazioni in braille e audio tramite QR-code.
Torna la donna-volpe
Al capolavoro dei Genesis, “Foxtrot” - vetta del prog sinfonico romantico - in occasione del cinquantennale dell’uscita, Gazzara plays Genesis (ovvero Francesco Gazzara) dedica l’omonimo tributo pianistico-orchestrale (Irma Records); l’attuale si aggiunge ai due precedenti omaggi ai Genesis realizzati dal talentuoso pluristrumentista romano ed apprezzati anche dagli ex componenti del celebre gruppo inglese Steve Hackett e Anthony Phillips. Si sa che i testi dei brani di Foxtrot sono imprescindibili, ricchi di riferimenti storici, mitologici e biblici. Eppure la superba ed appassionata esecuzione
Intrecci di tastiere per omaggiare i 50 anni dell’ album cult
IL CD DI ZANETTA-GALLANI
Visione perdute
The Lo st Vision of the Chandoo Priest è il progetto musicale di Francesca Zanetta e Niccolò Davide Gallani, entrambi con all’attivo molteplici esperienze neoprogressive (edito dalla label AMS Records). I due, in veste di pluristrumentisti e coadiuvati per la registrazione e il missaggio da Pietro Pellegrini (tastierista di Alphataurus, la leggendaria band degli anni ’70) hanno dato vita a un album completamente strumentale. Il nome del progetto, con il riferimento all’oppio (chandoo è il residuo con un’elevata percentuale di principio attivo), è un richiamo all’epoca in cui la creatività musicale (e non solo) andava di pari passo con l’alterazione sensoriale. Un riferimento, quindi, alle stagioni psichedeliche: dai Pink Floyd, al movimento degli anni ’60-70, alla nuova ondata degli anni ’80. Non a caso uno dei brani più intensi e caratterizzanti si intitola “London underground”. Richiami elettronici e squarci visionari. Sound incandescente che è, allo stesso tempo, underground e planetario.
strumentale - con Gazzara che si alterna a pianoforte, tastiere e chitarre, accompagnato da Dario Cecchini ai fiati e Giorgia Pancaldi al violoncello – riesce ad esaltare ancor più le atmosfere; sorprendentemente sa essere epico (pur senza parole). La sequenza dei brani è fedele alla tracklist originale. In copertina non poteva mancare la raffigurazione della donna con la teste di volpe, presente nella celebre cover di Foxtrot, disegnata da Paul Whitehead. Da segnalare, infine, che Francesco Gazzara è anche autore del poderoso e accurato book “Genesis dalla A alla Z” (Odoya).
Ibernazione
Estate di San Martino è un nome storico, glorioso, del rock progressivo italiano degli anni ‘70. La formazione perugina torna con il nuovo album “Kim“ (AMS Records). Tra gli attuali componenti figurano Marco Pentiricci (fiati ed arpa) e Riccardo Regi (chitarre) che sono tra i fondatori storici della band, che pubblicò un solo 45 giri all’epoca e risorta negli anni 2000; tra le novità del loro terzo album, la presenza del nuovo vocalist Andrea Pieroni, cantante dal timbro caldo ed espressivo. Kim è un avvincente concept ispirato a un fatto di cronaca realmente accaduto: il tentativo di ibernare una ragazza americana di 23 anni malata di tumore e risvegliarla in un lontano futuro in cui lei possa finalmente guarire. La band coglie spunto da questa storia per affrontare tematiche quali il darwinismo, il transumanesimo, l’eterno contrasto tra la religione e la scienza e il limite fino a cui quest’ultima si può spingere. Il sound è suggestivamente orientato verso un moderno prog, ricco di spunti elettronici.
Rinnova per il 2022-23
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