A&B n. 02 anno 2023

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Atti e Bollettino di informazione degli Ordini degli Ingegneri della Liguria

ACUSTICA NELLE SCUOLE

aprile / giugno 2023

ISSN 2611-2337

esce dal 1946 registrato nel 1949

IL PONTE SULLO STRETTO: UN DIBATTITO INDIPENDENTE DALLA POLITICA

IN QUESTO NUMERO:

✔ SOS Clima

✔ Direttiva case green

✔ Equo compenso

✔ Smart working

✔ Appalto integrato

100 ANNI DEGLI ORDINI

DEGLI INGEGNERI E DEGLI ARCHITETTI

Trimestrale di informazione a cura dell’Ordine degli Ingegneri di Genova
n. 2

L’EDITORIALE DI SARA FRUMENTO

PER RICOSTRUIRE OCCORRE PARTIRE.

DA OGGI

“Siamo già in ritardo. Dobbiamo chiudere il numero e, Sara, manca il tuo contributo”. Ricordo così Gianfranco Sansalone, a rincorrere gli ingegneri. Arduo il suo compito, far collimare esigenze, contributi e idee che nascono, mutano, si evolvono o si frantumano nella frazione di un istante. Strani esseri gli ingegneri, avrà pensato Gianfranco. Un giornalista, un uomo che tutti, nessuno escluso, ricordano con stima e affetto. Non è stata semplice la sua impresa: il giornale che vi apprestate a sfogliare è un suo frutto, sì, con qualche trasformazione, ma sicuramente va a Gianfranco il merito di aver costruito questa rivista

Lo sguardo e gli occhiali in mano o appesi al collo, gli occhi che osservavano, scrutavano e registravano le parole sia dell’interlocutore sia del contesto. Tergiversai. Un anno particolare, dove il ritardo, celato da una tragedia per Genova, si tradusse in un monito: la Superba doveva rialzarsi.

Manutenzione: la protagonista inconsapevole di questi anni, a lungo nominata e ricercata, ma anche lei tardiva e dimenticata. E quindi? Si rincorre il tempo, certi che esista un punto zero, un reset. On-off, semplice, no?! Le costruzioni, le infrastrutture e il territorio devono essere manutenute, da quando? Da sempre! Siamo in ritardo. Un quadro normativo che si disfa, si ridisegna e si articola ulteriormente: la direttiva europea Case Green, la riforma del Codice Appalti e il ritorno dell’appalto integrato. E ancora, il ritorno dell’equo compenso, con gli ordini e i collegi tra gli attori protagonisti. Chi ha tempo non aspetti tempo, impariamo dall’emergenza a gestire il territorio in tempo di pace. Programmazione e pianificazione, questi gli ambiziosi obiettivi.

Ritardo.

Una parola che racchiude in sé molteplici situazioni e significati. Alluvione Senigallia, ieri come oggi, dissesto idrogeologico, Emilia-Romagna. Si parlava di “bombe d’acqua”, una frase quanto mai priva di alcun significato, adesso si è forse preso atto che i cambiamenti climatici sono i responsabili ed esistono.

Quasi 10 anni, ma ancor prima il Piemonte e ancor prima Firenze. Siamo in ritardo. Si era in ritardo ieri, figuriamoci oggi. Un articolo da scrivere sul dissesto idrogeologico e Gianfranco alle calcagna (in senso buono ovviamente) non si azzardava a chiamare durante la giornata, ma verso la fine del pomeriggio o dopo cena, sì che ti chiamava. E lo faceva con quel tono consapevole di indossare gli abiti del grillo parlante, di colui che ti richiama all’ordine. Si doveva consegnare, non c’erano margini di manovra. Quattro cartelle Sara, quattro cartelle. Il timore di cadere nella banalità, il senso di inadeguatezza di un ingegnere davanti a una pagina bianca. Come scrivere? Su cosa approfondire e su cosa sorvolare? Difficile, molto difficile. Una sana botta di ottimismo, mista alla “disperazione” di avere a che fare con l’ennesimo ingegnere che doveva fornirgli un contributo e che, suo malgrado, era in ritardo. Disfa, assembla, ridisfa, correggi e ricorreggi ancora e poi… mica è finita, l’ultima (aggettivo quanto mai nefasto in una programmazione) revisione e poi stampa! Non contento, dopo quell’articolo sudato, ci incontrammo nel 2018 e non si abbatté, tornò alla carica chiedendomi altri articoli.

Dall’emergenza si impara. Lo smart working, conosciuto in era Covid, e ora strumento migliorativo della gestione lavorativa, a patto di saperlo gestire.

Occorre imparare e quindi perché non ripartire dalle scuole? Sì proprio dai banchi di scuola; perché ogni ingegnere è stato bambino e se oggi la sicurezza è un mantra della nostra professione, questa deve essere una consapevolezza, una priorità acquisita fin dai tempi della scuola. Un comfort degli spazi interni ed esterni, nelle sue diverse e variegate declinazioni: strutturale, sonora, energetica, elettrica, igienica e tutto quello che può costituire lo spazio ambiente. Non ci sono confini nemmeno per progetti arditi e ambiziosi, come il ponte sullo stretto di Messina.

Quest’anno ricorre il centenario degli ordini degli Ingegneri e degli Architetti, una festa ma di fatto una nuova prospettiva che strizza l’occhio al futuro: il regio decreto del 1923, nonostante l’età, un testo illuminato e illuminante. Il cambiamento è repentino e deve essere gestito, con empatia e metodo. La prima è forse la caratteristica che ci contraddistingue dall’IA. Digitalizzazione e gestione dei processi, l’ingegneria del terzo settore, la grande protagonista di questi anni.

Gianfranco, il numero, indovina un po’?!, dobbiamo chiuderlo e siamo in… no, ci siamo! Il secondo numero si chiude con il pensiero che per cambiare, modificare e migliorare c’è sempre tempo, ma per ricostruire occorre partire. Da oggi.

3 Ordine Ingegneri Genova / aprile-giugno 2023 / n° 2

A&B - Atti e Bollettino di Informazione degli Ordini degli Ingegneri della Liguria

Periodico a cura dell’Ordine degli Ingegneri di Genova

Presidente: Enrico Sterpi

www.ordineingegneri.genova.it - PEC: ordine.genova@ingpec.eu

Reg. Tribunale Genova n. 64 del 25 marzo 1949 Anno LXXIII

Trimestrale - Proprietà: Ordine Ingegneri provincia di Genova

Rappresentante legale: Enrico Sterpi

Direzione: Piazza della Vittoria, 11/10 - 16121 Genova

email: rivistaingegneri@ordineingegneri.genova.it

Direttore Responsabile: Sara Frumento

Coordinamento redazionale: Mafalda Meduri

Progetto editoriale: Sara Frumento e Mafalda Meduri

Progetto grafico: Eliana Bellino e Mafalda Meduri

Impaginazione: Eliana Bellino

Ricerca iconografica e disegni: Eliana Bellino e Mafalda Meduri

Redazione: Alma Bellino

Hanno collaborato: Vittorio Baroni, Ilaria Falconi, Davide Foppiano, Raffaele Forte, Sara Frumento, Marcello Garini, Franco Manica, Mafalda Meduri, Riccardo Miselli, Maria Pia Repetto

Editore e Stampa: Microart Srl - Il Geko Edizioni - Recco www.ilgekoedizioni.com | info@ilgekoedizioni.com

Questo numero è stato chiuso in redazione il 30/06/2023

Questo numero è scaricabile in pdf dal sito dell’Ordine degli Ingegneri di Genova e viene spedito in formato pdf a tutti i circa 7.000 iscritti all’Albo degli Ingegneri di Genova e agli altri Ordini provinciali Liguri per l’inoltro ai propri iscritti e ai propri contatti. Viene anche mandato agli Ordini tecnici liguri e nazionali, alle pubbliche istituzioni, ai giornalisti e ai soggetti di interesse per la categoria. Inoltre una apposita tiratura stampata su carta viene diffusa a vari soggetti e attraverso le attività formative interne e gli eventi organizzati o a cui l’Ordine di Genova partecipa. La riproduzione, anche parziale, delle pagine e dei testi è consentita purché siano espressamente citati la fonte e gli autori. È vietato riprodurre, anche in modo parziale, l’impaginazione grafica senza espressa autorizzazione della proprietà. Le immagini riprodotte sono dell’Ordine, di autori regolarmente retribuiti o di archivi, oppure sono state reperite presso fonti pubbliche e libere. I marchi citati appartengono ai rispettivi proprietari. Nel caso non sia stato possibile rintracciare eventuali detentori di diritti, l’editore si dichiara disponibile ad adempiere ai propri obblighi. Il prezzo dell’abbonamento è compreso nella quota di iscrizione annuale all’albo, le copie in abbonamento a titolo oneroso sono in percentuale non inferiore al 50% del totale delle copie spedite.

L’EDITORIALE

3 Per ricostruire occorre partire. Da oggi di Sara Frumento

LA VIGNETTA DI ROLLI

5 di Stefano Rolli

L’EVENTO

6 100 Anni degli Ordini degli Ingegneri e degli Architetti di Mafalda Meduri

IN PRIMO PIANO

10 SOS Clima

Il dissesto idrogeologico di Ilaria Falconi

14 Direttiva case green

La riqualificazione energetica di Raffaele Forte

18 Equo compenso

Si torna alle tariffe obbligatorie di Sara Frumento

22 Smart working

La metodologia del futuro di Marcello Garini

FOCUS 24 L’appalto integrato: il ritorno Affidamento congiunto della progettazione e dell’esecuzione dei lavori di Vittorio Baroni

DOSSIER

28 Acustica nelle scuole Non possiamo più trascurarla! di Davide Foppiano

IL PROGETTO 40 La sicurezza nelle scuole

LE INTERVISTE

42 Maria Pia Repetto

Il Ponte sullo Stretto: un dibattito indipendente dalla politica

48 Riccardo Miselli

Case green, una grande opportunità, purché non diventi utopia

IL RACCONTO

53 Ingegneria forense

Il fascino discreto dell’ingegneria in ambito giudiziario di Franco Manica

NOTIZIE DALLE COMMISSIONI

55 Commissione Qualità di Paolo Patti, Silvio Rossi Barbara Sénès

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INARCASSA COMUNICA

Aggiornamenti & News utili di Gianluigi Calzetta

ORDINE & FORMAZIONE

57 Offerta formativa dell’Ordine degli Ingegneri della provincia di Genova

FEDERAZIONE DEGLI ORDINI DEGLI INGEGNERI DELLA LIGURIA

58 Nomi e dati degli Ordini provinciali della Liguria

Ordine Ingegneri Genova / aprile-giugno 2023 / n°

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SOMMARIO

L a vignetta di ro LL i

Stefano Rolli (1966) è giornalista professionista. Dal 1990 lavora al Secolo XIX e dal 2002 le sue vignette escono ogni giorno sulla prima pagina del quotidiano ligure. Collabora a Il Giornalone, l’inserto satirico domenicale fondato da Luca Bottura in edicola con La Stampa e Il Secolo XIX. Sposato, niente figli, moltissimi gatti, suona la ghironda e abita sull’Appennino, dove i lupi vivono di vento. www.facebook.com/rollipage

5 Ordine Ingegneri Genova / aprile-giugno 2023 / n° 2

100 ANNI DEGLI ORDINI DEGLI

INGEGNERI E DEGLI ARCHITETTI

UN SECOLO DI STORIA E DI VITA: «ORA SFIDE IMPORTANTI»

di Mafalda Meduri

Sono accadute tante cose dal 1923 ad oggi e la prima cosa fu la guerra e successivamente l’impegno degli ingegneri nella ricostruzione tra boom economico, infrastrutturazione del nostro Paese fino ad arrivare agli anni ‘90 con la seconda Repubblica, il cambiamento relativo all’impianto normativo e la riforma del sistema ordinistico, laurea triennale e magistrale fino ad arrivare ad oggi con il Piano nazionale di Ripresa e Resilienza con gli ingegneri chiamati in campo ad essere protagonisti consapevoli, competenti, responsabili

Gli Ordini degli ingegneri e degli architetti festeggiano il loro centenario con il convegno “1923-2023. Cent’anni di professione. Tra passato, presente e prospettive future”, al quale hanno partecipato le istituzioni locali, i consiglieri nazionali, le associazioni di categoria e tutte le realtà con cui i due Ordini si confrontano quotidianamente nello svolgimento della propria attività e della professione. Questo traguardo rappresenta un secolo di impegno e dedizione nel disciplinare e regolamentare l’attività di queste figure chiave nei settori della costruzione, dell’architettura, della meccanica, e di tutte le altre scienze tecniche nate nei successivi decenni.

Tutto ebbe inizio nel 1923, con l’approvazione della legge n. 1395, seguita dal regolamento del 1925, che gettarono le basi per la disciplina dell’attività degli ingegneri e degli architetti. Questo testo normativo, nonostante la sua età, è ancora oggi uno strumento fondamentale per la professione, come sottolineato dal consigliere Deborah Savio durante l’incontro. «Un testo che ho letto e riletto molte volte, ed ogni volta vi ho trovato una soluzione, una chiave interpretativa legata alla situazione, nonostante ormai sia una legge datata».

Una riconoscibilità sociale in termini di pubblica utilità. L’iniziale e chiara struttura ordinistica, che interpretava gli antichi principi dei movimenti corporativi artigiani, monastici e cavallereschi, è arrivata oggi a essere una macchina complessa, tanto autorevole quanto a volte fragile, aggiornandosi in particolare negli ultimi trent’anni dove si è registrato un acuire legislativo che conferma come il sistema, sebbene determini in autonomia le proprie regole, sia lo specchio della nostra società e stia con essa cambiando velocemente, estendendo gli ambiti operativi e acquisendo nuovi ruoli e compiti da svolgere. L’architetto e l’ingegnere sono due figure centrali della società: si sta vivendo un periodo storico nevralgico, di passaggio e quanto mai importante, come sottolineato dal presidente degli Ingegneri della Provincia di Genova, Enrico Sterpi - «i cento anni degli Ordini rappresentano un punto di passaggio in un momento di grande rivoluzione e fermento professionale. Il bagaglio culturale che portiamo con noi deve essere il motore di propulsione per il futuro, per affrontare le nuove tecnologie e i nuovi approcci alla vita professionale. Periodicamente si assiste a modifiche e revisioni di processi, che in questo caso sono radicalmente stravolti dalla forte digitalizzazione che ha coinvolto tutto il mondo. Riteniamo in questo momento di poter essere un punto di riferimento e aggregazione tra le istituzioni proprio perché i nostri iscritti rappresentano il patrimonio delle conoscenze destinate a migliorare la vita di tutti».

6 Ordine Ingegneri Genova / aprile-giugno 2023 / n° 2 L’EVENTO

Vi è stato un confronto costruttivo tra i due presidenti, ed una comunione di intenti, come ha sottolineato Riccardo Miselli, presidente dell’Ordine Architetti PPC di Genova. «Essere iscritti a un Ordine deve ricordare il ruolo che abbiamo nella società, quello di essere il ponte tra la dimensione tecnica e quella umanistica e, soprattutto, di essere gli interpreti della volontà politica, attraverso il ‘progetto’, strumento di trasformazione capillare del territorio e dall’altissimo valore culturale. Piuttosto che una celebrazione autoreferenziale del passato, è necessaria una riflessione sulla stagione che stiamo affrontando per capire la direzione che vogliamo prendere. Oggi viviamo in una sorta di crisi permanente, dove la programmazione avviene spesso a valle di situazioni emergenziali e dove la tutela dell’ambiente, dell’abitare e il rapporto con il territorio sono tra le poche certezze con cui dovremmo confrontarci nei prossimi anni. Sebbene siano spesso confuse e ridotte a semplici servizi o lavori, le nostre attività hanno una profonda radice intellettuale».

«Gli ordini professionali, compreso il nostro, hanno lo scopo di promuovere e regolamentare l›esercizio delle varie professioni – ha spiegato Georgia Cesarone segretario e consigliere dell’Ordine degli Ingegneri di Genova. Negli ultimi anni, abbiamo istituito commissioni intersettoriali, che coinvolgono anche colleghi di altre professioni, come medici, avvocati e architetti. Questo è fondamentale per favorire l’incontro e la collaborazione multidisciplinare, che stiamo cercando di costruire. Inoltre, stiamo affrontando l’invecchiamento della popolazione e l’invecchiamento della nostra professione attraverso l’ingresso di più professioniste donne. Questo ha portato a un aumento delle competenze e della diversità di prospettive. Finora c’è stata una divisione rigida in tre settori, con l’ingegneria civile come il settore più rappresentativo e gli altri due settori (come il terzo settore) con una rappresentanza più bassa. Stiamo lavorando per cambiare questa situazione, perché crediamo che la trasformazione digitale sicura richieda competenze profonde e multidisciplinari. Non basta solo l’introduzione della tecnologia, ma occorre un aggiornamento costante delle competenze in tutti i settori dell’ingegneria e, più in generale, della società. Vogliamo superare le divisioni settoriali e lavorare per una trasformazione digitale sicura che coinvolga tutte le professioni e i settori della società».

7 Ordine Ingegneri Genova / aprile-giugno 2023 / n° 2
100 ANNI DEGLI ORDINI DEGLI INGEGNERI E DEGLI ARCHITETTI

La professione degli ingegneri e degli architetti ha subito negli ultimi anni una serie di cambiamenti e sfide, che richiedono un continuo aggiornamento e adattamento. L’evoluzione tecnologica, l’urgenza di affrontare le problematiche legate al cambiamento climatico e l’importanza di integrare la sostenibilità nelle pratiche professionali sono solo alcuni dei temi che gli Ordini professionali si trovano ad affrontare.

Inoltre, la digitalizzazione ha avuto un impatto significativo sulla professione, con l’introduzione di nuovi strumenti e tecnologie che hanno semplificato e reso più efficiente il lavoro degli ingegneri e degli architetti. Dalla progettazione assistita da computer alla realtà virtuale, queste innovazioni stanno trasformando il modo in cui vengono concepiti e realizzati gli edifici e le infrastrutture.

Tuttavia, nonostante tutti questi cambiamenti, il ruolo fondamentale degli Ordini professionali rimane immutato: garantire la qualità e l’etica nella pratica professionale, tutelare il pubblico e promuovere la cultura dell’architettura e dell’ingegneria. Attraverso la promozione di standard elevati, la formazione continua e il controllo dell’esercizio professionale, gli Ordini professionali svolgono un ruolo cruciale nella società.

Per di più, gli Ordini professionali sono anche un punto di riferimento per gli stessi professionisti, offrendo supporto e orientamento nelle varie fasi della loro carriera. Organizzano corsi di formazione, conferenze e workshop per favorire lo scambio di conoscenze e l’aggiornamento professionale. In questo modo, contribuiscono a mantenere alto il livello di competenza e professionalità degli ingegneri e degli architetti.

Ma, nonostante i successi e i progressi compiuti in questi cento anni, ci sono ancora sfide da affrontare. Una di queste è la necessità di migliorare la comunicazione e la collaborazione tra le diverse figure professionali coinvolte nella progettazione e nella realizzazione di un’opera. Una maggiore integrazione e coordinamento tra ingegneri, architetti e altre figure professionali può portare a risultati migliori e più sostenibili.

Il centenario degli Ordini professionali degli ingegneri e degli architetti dunque è stato un momento di celebrazione, ma anche di riflessione sulle sfide e le opportunità che attendono la professione nei prossimi anni La professione degli ingegneri e degli architetti è in continua evoluzione e gli Ordini svolgono un ruolo fondamentale nel garantire la qualità e l’etica nella pratica professionale. Guardando al futuro, è importante che la professione si adatti ai cambiamenti tecnologici e sociali, mantenendo sempre il focus sulla tutela dell’ambiente e del benessere della società.

8 Ordine Ingegneri Genova / aprile-giugno 2023 / n° 2
L’EVENTO

A testimonianza dello spirito missionario cui sono chiamati architetti e ingegneri, è sufficiente leggere il Codice deontologico delle due professioni, tra loro legate dall’origine in modo indissolubile, che richiama il professionista a svolgere il proprio lavoro con profondo senso di responsabilità nei confronti della collettività e ad aggiornarsi continuamente per perseguire tale obiettivo.

Del resto già nella prefazione di entrambi i Codici deontologici sono espressamente citati alcuni articoli della Costituzione a evidente monito per tutti gli architetti e gli ingegneri italiani del loro reale compito durate la vita professionale:

• art. 4, comma 2: «Ogni cittadino ha il dovere di svolgere secondo le proprie possibilità e la propria scelta un’attività o una funzione che concorra al progresso materiale o spirituale della società»;

• art. 9: «La Repubblica promuove lo sviluppo della cultura e la ricerca scientifica e tecnica. Tutela il paesaggio e il patrimonio storico e artistico della Nazione. Tutela l’ambiente, la biodiversità e gli ecosistemi, anche nell’interesse delle future generazioni»;

• art. 41, commi 1-2: «L’iniziativa economica privata è libera. Non può svolgersi in contrasto con l’utilità sociale o in modo da recare danno alla salute, all’ambiente, alla sicurezza, alla libertà e alla dignità umana».

9 Ordine Ingegneri Genova / aprile-giugno 2023 / n° 2 VENTIVENtitre 9° edizione [ [ L b o why INNOVAZIONE DIGITAL TECHNOLOGY VERSO UN MONDO NUOVO O UN NUOVO MONDO? Tra utopia, distopia e realtà. e Focus
100 ANNI DEGLI ORDINI DEGLI INGEGNERI E DEGLI ARCHITETTI

SOS CLIMA

IL DISSESTO IDROGEOLOGICO, PROBLEMI E SOLUZIONI

a cura della redazione

L’impatto del cambiamento climatico e il processo di adeguamento per fronteggiare i suoi disastrosi effetti. Ne abbiamo parlato con Ilaria Falconi, tecnologo di ricerca III livello CREA presso il Ministero dell’agricoltura, della sovranità alimentare e delle foreste

Quanto accaduto in Emilia-Romagna ripropone il tema nevralgico dei cambiamenti climatici e delle fragilità del nostro territorio. Servono almeno 26,58 miliardi di euro, questo è il valore corrispondente alle richieste provenienti dagli Enti Locali registrati sulla piattaforma Rendis (Repertorio Nazionale degli interventi per la Difesa del Suolo) che ammontano complessivamente a 7.811.

Abbiamo raggiunto il tecnologo III livello al Consiglio per la Ricerca in Agricoltura e l’Analisi dell’economia agraria (CREA) presso il Ministero dell’Agricoltura, della Sovranità Alimentare e delle Foreste (MASAF), Ilaria Falconi, con cui abbiamo cercato di comprendere come i cambiamenti climatici incidano su eventi metereologici sempre più importanti.

Fenomeni eventi piovosi: qual è la correlazione tra tempo di ritorno e cambiamento climatico?

L’impatto del cambiamento climatico sul rischio geologico, idrologico ed idraulico si estrinseca principalmente attraverso il cambiamento delle temperature e del regime delle precipitazioni, che si verifica con modalità fortemente variabili nello spazio e nel tempo ed è influenzato da condizioni sia naturali sia antropiche locali.

Il cambiamento climatico può incidere sul tempo di ritorno, ovvero sulla probabilità (frequenza media) che un determinato evento alluvionale di una certa intensità si verifichi in un dato periodo.

Ciononostante, tale grandezza statistica non può essere impiegata per la valutazione e l’analisi dei fenomeni temporaleschi che interessano territori limitati come, ad esempio, le frazioni delle città.

Dall’analisi dei dati Ispra (Istituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale) si raffigura che, in Italia nel 2021, il territorio è interessato per il 5.4% (pari a 16.224 kmq) da aree aventi pericolosità idraulica elevata con un tempo di ritorno stimato tra i 20 e i 50 anni, per il 10% (30.194 kmq) e il 14% (42.376 kmq) da quelle aventi, rispettivamente, pericolosità media e bassa.

Le cause dei fenomeni alluvionali occorsi in Emilia-Romagna sono da ricercarsi nell’assetto urbano caratterizzato da superfici impermeabili ed edificate aventi proprietà termiche elevate; con una riduzione delle superfici evaporanti come gli specchi d’acqua, la vegetazione e i suoli umidi.

10 Ordine Ingegneri Genova / aprile-giugno 2023 / n° 2 IN PRIMO PIANO
di Ilaria Falconi

Introduzione della chiave adattamento climatico nella pianificazione di bacino e negli interventi di messa in sicurezza dei fiumi nelle aree urbane: come fare?

Nelle città i sottopassi (ad es. ponti ferroviari e rilevati stradali) rappresentano uno dei punti più pericolosi dell’assetto idrogeologico, in quanto causano deficit di funzionamento dal punto di vista della capacità di smaltimento delle acque durante le piene improvvise.

L’assetto idrogeologico urbano è, inoltre, influenzato dal pessimo stato di manutenzione delle opere idrauliche, dall’impermeabilizzazione/occupazione delle casse di espansione dei fiumi, dagli alvei impermeabilizzati e/o con flusso ristretto. Infatti, in un alveo ridotto tra le sponde artificiali, la velocità diviene elevata e il picco di esondazione viene raggiunto velocemente.

La rettificazione dei corsi d’acqua, incrementando la pendenza e la velocità di deflusso dell’acqua determina, conseguentemente, un aumento dell’energia e del rischio di esondazione. La realizzazione di edifici, strade e parcheggi impedisce alla pioggia di ricaricare le falde acquifere.

A questo riguardo si evidenziano due principali fattori di innesco connessi tra loro:

1) Il consumo di suolo determinato dalla sua impermeabilizzazione e dall’alterazione della sua composizione. L’impermeabilizzazione altera in modo drammatico il ciclo dell’acqua superficiale (determinando frane e alluvioni) e di quella sotterranea (riducendo la disponibilità delle falde).

2) Il non rispetto del principio di invarianza idraulica. Tale principio evidenzia che il deflusso risultante dal drenaggio di un’area deve rimanere invariato dopo una trasformazione dell’uso del suolo avvenuto nell’area stessa, ossia dopo lavori di edificazione e urbanizzazione. Bisogna, quindi, garantire all’acqua la capacità di laminare e di infiltrarsi nel terreno per alimentare la falda freatica.

Quali dovrebbero essere le azioni di prevenzione da eseguire per eliminare o quantomeno cercare di limitare i danni?

• Monitorare costantemente il territorio e tutelare le zone già sottoposte a vincolo idrogeologico e paesaggistico per evitare l’insediamento di nuovi elementi a rischio in aree allagabili (ad es. le zone R4 e R5 presenti nel Piano di assetto idrogeologico).

• Rispettare il principio di invarianza idraulica. Tale principio evidenzia che il deflusso risultante dal drenaggio di un’area deve rimanere invariato dopo una trasformazione dell’uso del suolo avvenuto nell’area stessa, ossia dopo lavori di edificazione e urbanizzazione. Bisogna, quindi, garantire all’acqua la capacità di laminare e di infiltrarsi nel terreno per alimentare la falda freatica.

• Approvare piani di monitoraggio e di tutela degli ecosistemi più sensibili ai cambiamenti climatici sul territorio. Subordinare al vincolo di inedificabilità le aree ancora libere dall’edificazione come quelle agricole, incolte e naturali o individuare dei limiti quantitativi stringenti di superfici libere trasformabili in aree urbane.

• Effettuare la pulizia delle caditoie e dei tombini in città; riqualificare o bonificare aree abbandonate, inquinate o degradate; tutelare, espandere e ridurre l’impermeabilizzazione nelle aree di espansione dei corpi idrici.

Per ridurre l’impatto di siccità e inondazioni, inoltre, serve ristabilire nelle città i flussi naturali dell’acqua in quanto l’acqua è una risorsa da proteggere e il suo utilizzo include sistemi di raccolta, trattamento e riciclaggio. Infatti, occorre restituire alle aree urbanizzate la capacità di laminare e infiltrare l’acqua di pioggia attraverso i Sistemi urbani di drenaggio sostenibili (Suds) come le vasche d’acqua, i giardini verdi, gli stagni e le aree di ritenzione vegetate, i canali vegetati, i box alberati filtranti e le pavimentazioni permeabili.

Le infrastrutture, quindi, dovranno essere realizzate in modo da consentire all’acqua di percolare nel terreno per alimentare la falda freatica.

È necessario, altresì, un adeguamento gestionale e tecnico delle infrastrutture idrauliche al mutare delle condizioni climatiche e demografiche, al fine di ridurre la dispersione nelle reti di distribuzione.

11 Ordine Ingegneri Genova / aprile-giugno 2023 / n° 2 SOS CLIMA: IL DISSESTO IDROGEOLOGICO

Le città, infatti, dovrebbero essere riprogettate come delle sponge cities in grado di assorbire l’acqua piovana e ridurre i rischi di allagamento determinati dall’eccessiva impermeabilizzazione.

Per quanto concerne la vegetazione presente nei corpi idrici è opportuno rimuovere esclusivamente i tronchi e i rami morti, specialmente in prossimità di ponti e/o restringimenti presenti sull’asta fluviale in quanto le infrastrutture verdi sulle rive sono in grado di garantire la stabilità dei fiumi, rallentare la velocità dell’acqua durante le piene e la capacità autodepurativa degli ecosistemi fluviali.

Infine, è necessario porre come obiettivo centrale dei Piani di assetto idrogeologico (PAI) la programmazione di misure di mitigazione dello stato di pericolo geologico-idraulico. Purtroppo, negli ultimi decenni si è assistito, invece, a una pianificazione territoriale e urbanistica insufficiente e non adeguata all’obiettivo primario. Sarebbe altresì auspicabile e urgente legiferare una normativa specifica in materia di consumo del suolo.

Il grado di esposizione al rischio frane e alluvioni

L’Ispra rileva che 6,8 milioni di abitanti risiedono in aree a rischio alluvionale medio e 2,4 milioni vivono in zone alluvionali ad alto rischio, complessivamente il 15% della popolazione.

Gli edifici in zone alluvionali ad alto e medio rischio sono 2,1 milioni, il 15% del totale. Le regioni a maggior rischio alluvionale sono l’Emilia-Romagna, la Toscana, la Campania, il Veneto, la Lombardia e la Liguria. Più di 3 milioni di famiglie (16% del totale) sono esposte a rischio alto o medio.

L’Emilia-Romagna, ad esempio, non ricade tra le aree a maggiore rischio ma a rischio medio. Tuttavia, quanto accaduto a metà maggio 2023 mette in evidenza che anche nelle zone non sottoposte a maggiore allerta gli eventi possono ormai essere disastrosi e impensabili (forse) anche per i più sofisticati modelli previsionali.

Tra il 1971 e il 2020 si sono registrati complessivamente 1.630 morti per frana o inondazione e oltre 320mila evacuati e senzatetto.

Centro studi Cni: la programmazione degli interventi

Nel 2021, la Corte dei conti ha svolto un’indagine inerente a “Gli interventi della Amministrazione dello Stato per la mitigazione del rischio idrogeologico”. E ha messo in luce alcuni elementi che meritano di essere riportati. Innanzitutto, lo squilibrio evidente della durata delle fasi per la realizzazione delle opere di mitigazione e di prevenzione. Nel nostro Paese, la durata media totale di realizzazione di opere di contrasto al rischio idrogeologico è di 4,8 anni. Snocciolando questo tempo ci si accorge che, in media, 2,3 anni sono assorbiti dalla fase di progettazione, 7 mesi per l’affidamento e 1,8 anni per l’esecuzione effettiva dell’opera. I tempi amministrativi e i tempi morti rappresentano il 48,6% del tempo totale.

Nel corso degli anni è emerso che le risorse pubbliche sono state impiegate maggiormente per interventi successivi a eventi catastrofici, sacrificando la prevenzione con una prospettiva di medio-lungo periodo. Ciò rappresenta un punto debole della programmazione del contrasto al rischio idrogeologico. Status quo di cui neanche il Piano ProteggItalia è riuscito a cambiare l’inerzia, visto che, come sottolinea la Corte dei conti, non ha individuato strumenti di pianificazione territoriali efficaci.

12 Ordine Ingegneri Genova / aprile-giugno 2023 / n° 2 IN PRIMO PIANO

Illustriamo di seguito e per punti, altri rilievi contenuti nel rapporto della Corte dei conti.

• Il Piano ProteggItalia non ha unificato i criteri e le procedure di spesa di competenze di ministeri e dipartimenti diversi e non ha risolto il problema dell’unicità di interventi con sfumature e obiettivi diversi.

• Negli ultimi anni non sembra essersi registrata un’accelerazione nell’uso delle risorse finanziarie disponibili: il che chiama in causa complessità procedurali a monte, gestite dalle amministrazioni competenti per i singoli capitoli di spesa, fatta eccezione per il dipartimento della Protezione civile che opera in regime di emergenza.

• La Corte dei conti sottolinea inoltre la ridotta capacità progettuale e di spesa delle Regioni e degli stessi commissari straordinari/presidenti delle Regioni anche a causa della carenza di strutture tecniche dedicate alla programmazione e al monitoraggio degli interventi in ambito idrogeologico.

• Il consistente numero di strutture di indirizzo e gestionali (strutture di missione, cabine di regia, segreterie tecniche e task force), istituite negli anni, secondo la Corte dei conti non sembra avere contribuito in modo determinante a realizzare un piano efficace di interventi.

• Il ritardo con cui le autorità di bacino intervengono non ha aiutato secondo la Corte dei conti ad avviare un percorso di programmazione di cui il Paese necessita.

• La scarsa capacità di spesa delle amministrazioni pubbliche, in termini di interventi di prevenzione dal rischio idrogeologico, è il frutto di progetti di scarsa valenza pratica, perché basati su ipotesi di massima che poi non vengono approfondite per cambi di orientamento o per lunghezze autorizzative.

Persiste, dunque, la difficoltà da parte delle Istituzioni di attuare in modo rapido e di programmare efficacemente gli interventi di contrasto al rischio idrogeologico. Anche alla luce dei più recenti avvenimenti, occorrerebbe riformulare in tempi assai brevi le modalità di gestione di un piano nazionale di contrasto sistematico al rischio idrogeologico.

Nuovo progetto di PAI “Dissesti Geomorfologici”

I cambiamenti climatici hanno subito un’evidente evoluzione. Si assiste sempre con maggior frequenza a fenomeni meteo distruttivi e imprevedibili. La gestione del rischio da dissesti di natura geomorfologica è un’esigenza prioritaria.

Il Piano di bacino del distretto idrografico dell’Appennino settentrionale, stralcio Assetto idrogeologico (PAI), sta andando avanti nel suo iter esecutivo. Incassata una prima approvazione a fine novembre, e adottato nella Conferenza istituzionale permanente di fine dicembre, interessa I’intero territorio distrettuale, Toscana, Liguria e parte dell’Umbria, e copre 14 province, 455 comuni e 24.300 kmq di territorio.

Dopo la fase di consultazione, il nuovo PAI sarà operativo e subentrerà alla precedente normativa. Sarà un passo molto importante. I dissesti di natura geomorfologica saranno tenuti costantemente sotto controllo grazie a mappe elaborate con criteri omogenei alla scala distrettuale. E le mappe saranno sempre aggiornate attraverso un programma annuale di riesame e un unico pacchetto di norme e indirizzi, applicabile su tutte le aree a pericolosità del distretto, condiviso con le regioni, che ne dovranno garantire il raccordo e la traduzione nel settore urbanistico. Nel quadro generale dei succitati mutamenti climatici, infatti, la conoscenza approfondita e aggiornata del territorio – e delle sue criticità –diventa una conditio sine qua non

13 Ordine Ingegneri Genova / aprile-giugno 2023 / n° 2
S o S c L ima : i L di SS e S to idrogeo L ogico

DIRETTIVA CASE GREEN

LA RIQUALIFICAZIONE ENERGETICA PASSA

ANCHE DALLA SOSTENIBILITÀ ECONOMICA

di Raffaele Forte, ingegnere

Parlamento e Consiglio europeo hanno approvato la proposta. Adesso la fase di discussione con i singoli stati membri. Poi una seria politica energetica nazionale per ridurre i consumi con l’efficientamento del parco edilizio e l’incentivazione dell’uso delle fonti rinnovabili, valutando attentamente impatto ed equità per privati e aziende

Circa due terzi dell’energia consumata per riscaldare e raffrescare gli edifici provengono da combustibili fossili (gas naturale, petrolio e carbone), ciò rende tale modello insostenibile sia dal punto di vista ambientale, sia dal punto di vista economico, in quanto:

• Il conseguente livello di emissione di CO2 è incompatibile con gli obiettivi di contenimento del riscaldamento globale del nostro pianeta;

• La carenza di combustibili fossili, nel territorio dell’Unione Europea, mediante i quali gestire la transizione energetica, comporta un’eccessiva dipendenza energetica da stati extra europei, che, a seguito della sempre più instabile situazione geopolitica è causa di ingovernabilità dei costi e delle quantità di approvvigionamento.

Lo slogan della Direttiva è sinteticamente enunciato con “Fit for 55“, ossia pronti per raggiungere l’obiettivo di abbattimento entro il 2030 del 55% delle emissioni di CO2, con riferimento ai livelli del 1990.

Il 1990 è stato preso a riferimento dalla comunità scientifica come anno in cui il livello di emissione dei gas serra è considerato compatibile per raggiungere la neutralità climatica entro il 2050, ossia zero emissioni di CO2, attraverso il Piano di ristrutturazione nazionale degli edifici, che prevede una metodologia più estesa di determinazione della prestazione energetica degli edifici, dove la costituzione delle Comunità Energetiche rappresenta elemento essenziale per il raggiungimento degli obiettivi prestazionali ed ambientali.

È utile sottolineare che per traguardare la neutralità climatica non è strettamente necessario azzerare le emissioni di gas a effetto serra, cosa peraltro irrealizzabile, ma che le emissioni prodotte siano bilanciate, globalmente, da azioni di contenimento e rimozione delle stesse.

Piano di ristrutturazione nazionale degli edifici

Il principio cardine sotteso al piano è l’interesse pubblico, espresso sia in termini di benessere ambientale, sia di sostenibilità economica. Il piano mira quindi alla riqualificazione energetica profonda dei patrimoni edilizi nazionali degli stati membri ed è focalizzato alla riduzione, mediante un uso esteso e incentivato delle fonti energetiche rinnovabili:

• Povertà energetica

• Emissioni di gas ad effetto serra

• Dipendenza energetica da paesi terzi

• Costi energetici.

La povertà energetica è definita in ambito comunitario come “l’incapacità da parte di famiglie o individui di acquistare un paniere minimo di beni e servizi energetici, con conseguenze sul loro benessere”. Ne deriva che povertà energetica e spesa sanitaria nazionale sono strettamente collegate

14 Ordine Ingegneri Genova / aprile-giugno 2023 / n° 2 IN PRIMO PIANO

La dotazione di servizi energetici essenziali per i cittadini dovrebbe essere un elemento di civiltà da sottrarre alle logiche di mercato.

La comunità scientifica internazionale ha da tempo individuato nei cosiddetti gas ad effetto serra, di cui la CO2 è la maggiore componente (vedi Figura 1), la causa principale di riscaldamento globale del pianeta, imputabile ad azioni antropiche. Il contenimento dell’innalzamento della temperatura non è quindi più rinviabile. Si pensi che gli edifici dell’Unione Europea contribuiscono al 36% delle emissioni totali di gas a effetto serra e al 40% del consumo energetico. Da ciò si comprende la necessità non procrastinabile di una profonda ristrutturazione del parco edilizio nazionale, ossia dell’insieme di tutte le costruzioni e le infrastrutture presenti sul territorio nazionale. Solo così si potrà incidere in modo sostanziale sulla riduzione delle emissioni dei gas a effetto serra. Occorre ridurre drasticamente l’utilizzo di combustibili fossili (metano, petrolio e carbone) per produrre energia, in quanto rappresentano i principali responsabili di emissioni di CO2. Sono necessari, quindi, edifici energeticamente assai più efficienti degli attuali, agendo innanzitutto sul fabbisogno netto di energia primaria, ossia sulle prestazioni dell’involucro dell’edificio, in accordo con la massima che recita: “La migliore energia è quella che non si consuma, in quanto inesauribile e a costo zero”.

A tale scopo, per i nuovi edifici, la Direttiva prevede il concetto di Edifici a emissioni zero (ZEB), nei quali qualsiasi fabbisogno residuo di energia primaria deve essere interamente coperto da energia proveniente da fonti rinnovabili, sia nel caso in cui essa venga generata e immagazzinata sul posto, sia nel caso in cui essa provenga da partecipazione a comunità energetiche, ristrette o estese, superando così l’ostacolo di dover installare obbligatoriamente le fonti rinnovabili sull’edificio di interesse, (ipotesi, quest’ultima, che in

molti casi risulterebbe difficile se non impossibile, soprattutto per una nazione come l’Italia, ricca di patrimonio a forte valenza storica e paesaggistica).

La complessità di affrontare una crisi energetica

Il sempre più instabile assetto geopolitico è stato causa, e continua a esserlo, di grande difficoltà di approvvigionamento energetico e conseguente volatilità e ingovernabilità dei costi energetici. In particolare, il nostro Paese si è trovato impreparato ad affrontare la crisi energetica della stagione invernale 20222023, e se abbiamo evitato parziali blackout energetici, lo dobbiamo alla nostra capacità di stoccaggio nazionale, a provvedimenti di urgenza che hanno ridotto di un grado la temperatura nei locali riscaldati e di due settimane il periodo di accensione del riscaldamento, ma soprattutto lo dobbiamo al “Generale inverno”, che questa volta si è comportato soltanto da “Caporale”.

Certamente, in futuro, non potremo affidare al caso la sicurezza energetica del Paese, per cui una seria politica energetica non può prescindere da un intervento shock di riduzione dei consumi mediante efficientamento del parco edilizio nazionale e incentivazione dell’uso delle fonti energetiche rinnovabili, così come previsto in modo ambizioso dalla Direttiva.

Molte sono le critiche mosse al Piano in tema di sostenibilità, forse senza averlo letto attentamente. I critici del Piano affermano che il nostro Paese non è adatto a recepirlo, perché sarebbe impossibile effettuare interventi estesi di risparmio energetico su edifici di valenza storico, culturale e paesaggistica, ma basta leggere la Direttiva (comma 5, art. 9) per accorgersi che sono previste le clausole di salvaguardia ed esenzione dei requisiti minimi di prestazione energetica per un insieme di edifici, su cui sarebbe difficile intervenire.

15 Ordine Ingegneri Genova / aprile-giugno 2023 / n° 2
DIRETTIVA CASE GREEN
Contributo allo squilibrio termico [W/mq] Indice annuale dei gas a effetto serra (relativo al 1990) 49% Aumento 3.0 2.0 1.0 0 1.5 1.0 0.5 0 1980 1990 2000 2010 2020 Idrofluorocarburi Idroclorofluorocarburi Clorofluorocarburi Monossido di azoto Metano Anidride carbonica [anni]
Fig. 1 Influenza combinata dei gas ad effetto serra sul riscaldamento globale

“Gli Stati membri possono decidere di non applicare le norme minime di prestazione energetica di cui ai paragrafi 1 e 2 per le categorie edilizie seguenti:

a) edifici ufficialmente protetti in virtù dell’appartenenza a determinate aree o del loro particolare valore architettonico o storico, o altri edifici del patrimonio, nella misura in cui il rispetto delle norme implichi un’alterazione inaccettabile del loro carattere o aspetto, o qualora la loro ristrutturazione non sia tecnicamente o economicamente fattibile;

b) edifici adibiti a luoghi di culto e allo svolgimento di attività religiose;

c) fabbricati temporanei con un tempo di utilizzo non superiore a due anni, siti industriali, officine, depositi e stazioni di approvvigionamento infrastrutturale non residenziali, quali stazioni di trasformazione, sottostazioni, impianti di controllo della pressione, costruzioni ferroviarie ed edifici di servizio a bassissimo fabbisogno energetico e di riscaldamento o raffrescamento, nonché edifici agricoli non residenziali usati in un settore disciplinato da un accordo nazionale settoriale sulla prestazione energetica;

d) edifici residenziali che sono usati o sono destinati ad essere usati meno di quattro mesi all’anno o, in alternativa, per un periodo limitato dell’anno e con un consumo energetico previsto inferiore al 25% del consumo che risulterebbe dall’uso durante l’intero anno;

e) fabbricati indipendenti con una superficie calpestabile totale inferiore a 50 mq”.

Nella Direttiva trova spazio, quindi, la questione delle specificità dei singoli Paesi, i quali possono negoziare durante i triloghi – i negoziati informali – ulteriori condizioni e deroghe, sulla base delle peculiarità dei rispettivi tessuti economici e parchi edilizi nazionali.

Bene ha fatto la Commissione Europea a limitare l’obbligo di intervento di minima prestazione energetica su case vacanza e su altri edifici, il cui utilizzo annuale, seppur fortemente energivoro, è limitato, oppure di difficile realizzazione: si pensi al nostro patrimonio artistico e paesaggistico.

Per contro, in tema di sostenibilità dovremmo porci la domanda se è sostenibile non intervenire con urgenza e pervasività sulla riqualificazione energetica del patrimonio edilizio. Nel nostro Paese, la tormentata e complessa gestione del Superbonus per la riqualificazione energetica degli edifici rappresenta ormai un’occasione mancata: è praticamente bloccato e non ha prodotto certamente i risultati attesi. Gli osservatori internazionali di monitoraggio del clima (Ipcc, Noaa) affermano che l’attuale livello di emissioni non è più sostenibile e di questo passo si rischia di raggiungere il punto di non ritorno. I livelli di emissione di gas a effetto serra sono aumentati rispetto al 1990 del 45% (vedi Figura 2).

Classe energetica e norme minime di prestazione

Il Piano di ristrutturazione nazionale prevede che gli stati membri raggiungano le seguenti prestazioni energetiche minime, in funzione della destinazione di edifici, con i seguenti orizzonti temporali:

• Edifici pubblici ed edifici non residenziali, conseguano la classe di prestazione energetica E entro il 1º gennaio 2027 e la classe D a partire dal 1º gennaio 2030.

• Edifici e unità immobiliari residenziali, conseguano la classe di prestazione energetica E entro il 1º gennaio 2030 e la classe D a partire dal 1º gennaio 2033. Allo scopo di armonizzare le prestazioni energetiche a livello comunitario, la Direttiva definisce la “classe di prestazione energetica G come il 15% del parco immobiliare nazionale di ciascuno Stato membro con le prestazioni peggiori”. Questa definizione comporta quindi una riclassificazione energetica unica a livello europeo, che presuppone una massiva e complicata rilevazione statistica del patrimonio edilizio degli Stati membri, al fine di ricodificare le attuali fasce di classificazione energetica secondo nuovi criteri. A oggi, l’obbligo di dotare gli edifici di un attestato di prestazione energetica è legato alla compravendita e alla locazione degli esistenti, così come è obbligatorio anche nel caso di edifici di nuova costruzione e di ristrutturazione importante (art. 6, D.Lgs. 192/2005), come definita dal Decreto interministeriale 26 giugno 2015, il cosiddetto D.M. Requisiti Minimi.

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Indice annuale dei gas a effetto serra 1.6 1.4 1.2 1.0 0.8 0.6 0.4 0.2 0 [anni] 1980 1985 1990 1995 2000 2005 2010 2015 2020 2025
Fig. 2 Indice comparato dei livelli di emissione dei gas ad effetto serra

Ci dobbiamo attendere, quindi, che diventerà obbligatorio dotare tutti gli edifici esistenti di un attestato di prestazione energetica, a prescindere da eventuali interventi di riqualificazione, altrimenti non si comprende come possa essere fatta la rilevazione statistica per ridefinire la classe G. Ciò rappresenterebbe una forte criticità temporale ai fini del raggiungimento degli obiettivi nei termini previsti.

Criticità e sostenibilità economica

La Direttiva definisce obiettivi e parametri prestazionali per contrastare il cambiamento climatico, ridurre la dipendenza energetica e contrastare la povertà energetica, ma al contempo occorre tenere presente criticità e questioni relative alla sostenibilità economica associate a essa.

Alcuni esempi:

• Piani di incentivazione: è necessario un piano strutturale di incentivazione economica compatibile con gli obiettivi temporali e prestazionali di conseguimento dei requisiti minimi di prestazione energetica, fissati dalla Direttiva, che permetta di realizzare gli interventi privati di riqualificazione del patrimonio edilizio, attraverso un piano quantomeno decennale di incentivazione fiscale. Per funzionare, deve necessariamente prevedere strumenti di incentivazione fiscale, quali, ad esempio, l’opzione di cessione del credito o dello sconto in fattura, altrimenti per una larga fascia di popolazione l’incentivo di detrazione fiscale diretta sarebbe uno strumento del tutto inefficace, a seguito dell’incapienza fiscale di questa fascia di popolazione. Per gli interventi sul parco edilizio nazionale, la sostenibilità economica dovrebbe essere garantita attraverso la Componente 3 (M2C3) del Piano nazionale di ripresa e resilienza, che però andrà aggiornato alla luce della formulazione finale della Direttiva concordata attraverso la negoziazione mediante trilogo con il nostro Paese;

• Costi per le imprese e per i consumatori: le misure di riduzione delle emissioni possono comportare costi aggiuntivi. È necessario valutare attentamente l’impatto e l’equità sui diversi segmenti della società per garantire una transizione equilibrata ed evitare l’insorgenza di disuguaglianze sociali ed economiche;

• Impatto sui settori ad alta intensità energetica: la riduzione delle emissioni richiesta dalla direttiva “Fit for 55” può avere un impatto significativo sui settori ad alta intensità energetica, come l’industria pesante, che potrebbero affrontare sfide nel ridurre le emissioni senza compromettere la competitività economica. È quindi necessario trovare soluzioni tecniche ed economiche per consentire una transizione graduale verso tecnologie a basse emissioni di carbonio;

• Competitività globale: l’introduzione di misure rigorose sulla riduzione delle emissioni di gas a effetto serra potrebbe mettere a rischio la competitività delle industrie europee rispetto a quelle di paesi con standard meno stringenti. Per evitare la delocalizzazione delle imprese in stati con norme ambientali più permissive, è importante promuovere una transizione sostenibile a livello globale e incentivare l’innovazione tecnologica con piani di finanziamento per migliorare l’efficienza e ridurre le emissioni.

Per affrontare queste criticità e garantire la sostenibilità economica della Direttiva “Fit for 55” è necessario quindi un approccio bilanciato, che consideri sia gli obiettivi climatici a lungo termine sia le implicazioni socio-economiche a breve termine. È fondamentale instaurare un dialogo continuo tra governi, imprese e società civile, al fine di trovare un punto di equilibrio sostenibile.

17 Ordine Ingegneri Genova / aprile-giugno 2023 / n° 2
direttiva ca S e green

EQUO COMPENSO

SI TORNA ALLE TARIFFE OBBLIGATORIE

di Sara Frumento, ingegnere

Abbiamo analizzato i contenuti della nuova L. 49/2023 che riguardano i professionisti iscritti agli ordini e ai collegi, i cui compensi sono previsti dal D.L. e 1/2012 all’art. 9, convertito, con modificazioni, dalla L. 27/2012

L’attesa Legge n. 49 del 21 aprile 2023 “Disposizioni in materia di equo compenso delle prestazioni professionali” è stata pubblicata in Gazzetta Ufficiale, lo scorso 5 maggio. Ed è entrata in vigore dal 20 maggio. Analizzandola, si assiste a un riequilibrio delle retribuzioni dei professionisti nei confronti di committenti forti: si stabilisce nuovamente un punto fermo, termina la liberalizzazione iniziata nel 2006.

L’art. 12 della L. 49/2023 abroga, infatti, l’art. 2, comma 1, del Decreto n. 223 del 2006 che aveva soppresso il precedente sistema delle tariffe vincolanti. Si ha quindi un ritorno alle tariffe obbligatorie, che saranno ora determinate dai decreti ministeriali di competenza (D.M. 17 giugno 2016, D.Lgs. 50/2016 ex D.M. 143 del 31 ottobre 2013).

Equo compenso: l’ambito di applicazione Quando si parla di equo compenso si intende la corresponsione di un compenso proporzionato alla quantità e alla qualità del lavoro svolto, al contenuto e alle caratteristiche della prestazione professionale, come recita l’art. 1 della L. 49/2023. Nel box in pagina, è riportato un quadro sinottico del suo ambito di applicazione, riferito all’art. 2.

Tab. 1 Requisiti della prestazione soggetta a equo compenso

Il contratto che ha per oggetto una prestazione d’opera intellettuale è regolato dalle norme seguenti e, in quanto compatibili con queste e con la natura del rapporto, dalle disposizioni del capo precedente. Sono salve le disposizioni delle leggi speciali.

In forma:

• Singola

• Associata

• in favore di imprese:

P restazione d ’ o P era intellettuale ( art . 2230 C odi C e C ivile ) art . 2 a mbito di a PP li C azione

- bancarie e assicurative nonché delle loro società controllate, delle loro mandatarie;

- che nell’anno precedente al conferimento dell’incarico hanno occupato alle proprie dipendenze più di cinquanta lavoratori o hanno presentato ricavi annui superiori a 10 milioni di euro

Ogni tipo di accordo preparatorio o definitivo, purché vincolante per il professionista

Prestazioni rese dai professionisti in favore della pubblica amministrazione e delle società disciplinate dal testo unico in materia di società a partecipazione pubblica, di cui al D.Lgs. 19 agosto 2016, n. 175

NON SI APPLICA alle prestazioni rese dai professionisti in favore di società veicolo di cartolarizzazione né a quelle rese in favore degli agenti della riscossione

18 Ordine Ingegneri Genova / aprile-giugno 2023 / n° 2 IN PRIMO PIANO
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Cause di nullità di un compenso non equo Il legislatore, all’art. 3 della L. 49/2023, precisa che la nullità delle singole clausole non comporta l’immediata nullità del contratto stipulato tra le parti. E presenta le situazioni di nullità che in particolare corrispondono a:

1. Le clausole che non prevedono un compenso equo e proporzionato all’opera prestata. Entra quindi in gioco il decreto parametri che stabilisce la soglia minima del compenso, al di sotto della quale non è ammissibile scendere in una configurazione di equità e riconoscenza dell’opera prestata. In particolare, è fatto esplicito richiamo a:

a) Decreto ministeriale dedicato per la corrispondente professione.

b) Decreto del Ministero della Giustizia: art. 13 comma 6, della L. n. 247 del 31/12/2012 per l’attività forense.

2. Pattuizioni che vietino il versamento di acconti e/o anticipazione di spese.

3. Pattuizioni che attribuiscono al committente vantaggi sproporzionati rispetto alla prestazione resa, in termini sia di qualità che di quantità.

4. Clausole e pattuizioni che consistono:

«a) nella riserva al cliente della facoltà di modificare unilateralmente le condizioni del contratto;

b) nell’attribuzione al cliente della facoltà di rifiutare la stipulazione in forma scritta degli elementi essenziali del contratto;

c) nell’attribuzione al cliente della facoltà di pretendere prestazioni aggiuntive che il professionista deve eseguire a titolo gratuito;

d) nell’anticipazione delle spese a carico del professionista;

e) nella previsione di clausole che impongono al professionista la rinuncia al rimborso delle spese connesse alla prestazione dell’attività professionale oggetto della convenzione;

f) nella previsione di termini di pagamento superiori a sessanta giorni dalla data di ricevimento da parte del cliente della fattura o di una richiesta di pagamento di contenuto equivalente;

g) nel caso di un incarico conferito a un avvocato, nella previsione che, in caso di liquidazione delle spese di lite in favore del cliente, all’avvocato sia riconosciuto solo il minore importo previsto nella convenzione, anche nel caso in cui le spese liquidate siano state interamente o parzialmente corrisposte o recuperate dalla parte, ovvero solo il minore importo liquidato, nel caso in cui l’importo previsto nella convenzione sia maggiore;

h) nella previsione che, in caso di un nuovo accordo sostitutivo di un altro precedentemente stipulato con il medesimo cliente, la nuova disciplina in materia di compensi si applichi, se comporta compensi inferiori a quelli previsti nel precedente accordo, anche agli incarichi pendenti o, comunque, non ancora definiti o fatturati;

i) nella previsione che il compenso pattuito per l’assistenza e la consulenza in materia contrattuale spetti solo in caso di sottoscrizione del contratto;

l) nell’obbligo per il professionista di corrispondere al cliente o a soggetti terzi compensi, corrispettivi o rimborsi connessi all’utilizzo di software, banche di dati, sistemi gestionali, servizi di assistenza tecnica, servizi di formazione e di qualsiasi bene o servizio la cui utilizzazione o fruizione nello svolgimento dell’incarico sia richiesta dal cliente».

19 Ordine Ingegneri Genova / aprile-giugno 2023 / n° 2 EQUO COMPENSO

Il ruolo del tribunale

La convenzione, il contratto, l’esito della gara, l’affidamento, la predisposizione di un elenco di fiduciari o comunque qualsiasi accordo che preveda un compenso inferiore ai valori determinati possono essere impugnati dal professionista innanzi al tribunale competente per il luogo ove egli ha la residenza o il domicilio, al fine di far valere la nullità della pattuizione e di chiedere la rideterminazione giudiziale del compenso per l’attività professionale prestata (art. 3, comma 5).

A questa azione segue il procedimento del tribunale che ridetermina, avvalendosi eventualmente di un consulente tecnico di ufficio, secondo i parametri previsti dai criteri ministeriali relativi alle attività svolte dal professionista e tenendo conto dei seguenti aspetti:

• opera effettivamente prestata;

• eventuale richiesta al professionista di acquisire presso l’ordine o collegio di appartenenza il parere sulla congruità del compenso e degli onorari che costituisce elemento di prova per l’attività prestata in merito a:

- le caratteristiche;

- l’urgenza;

- il pregio;

- l’importanza sulla natura

- il grado di complessità;

- il valore dell’affare sulle condizioni soggettive dei clienti;

- i risultati conseguiti sul numero sulla complessità delle questioni giuridiche di fatto.

Verificate le condizioni e gli estremi per un compenso non equo, il giudice condanna il cliente al pagamento della differenza tra l’equo compenso così determinato e quanto già versato al professionista.

Il giudice può altresì condannare il cliente al pagamento di un indennizzo in favore del professionista fino al doppio della differenza di cui al primo periodo, fatto salvo il risarcimento dell’eventuale maggiore danno, come indicato dall’art. 4.

Il ruolo dell’ordine o del collegio

Una delle novità della Legge è l’esecutorietà del parere di congruità rilasciato dall’ordine o dal collegio a cui il professionista risulta iscritto:

«Il parere di congruità emesso dall’ordine o dal collegio professionale sul compenso o sugli onorari richiesti dal professionista costituisce titolo esecutivo, anche per tutte le spese sostenute e documentate, se rilasciato nel rispetto della procedura di cui alla L. 7 agosto 1990, n. 241, e se il debitore non propone opposizione innanzi all’autorità giudiziaria, ai sensi dell’art. 281-undecies del codice di procedura civile, entro quaranta giorni dalla notificazione del parere stesso a cura del professionista».

Il ruolo dell’Osservatorio nazionale

All’art. 10 è istituito nonché descritte le mansioni dell’Osservatorio nazionale dell’equo compenso.

I compiti dell’osservatorio sono:

• Esprimere pareri, ove richiesto, sugli schemi di atti normativi che riguardano i criteri di determinazione dell’equo compenso e la disciplina delle convenzioni, nonché formulare corrispondenti proposte.

• Segnalare al Ministro della giustizia eventuali condotte o prassi applicative o interpretative in contrasto con le disposizioni in materia di equo compenso e di tutela dei professionisti dalle clausole vessatorie.

Tab. 2 Sintesi delle disposizioni e degli attori principali

d is C i P lina dell ’ equo C om P enso d a quando de C orre la P res C rizione del diritto del P rofessionista al Pagamento ?

Da quando cessa il rapporto. In caso di pluralità: dal giorno del compimento dell’ultima prestazione a ggiornamento Parametri Ogni 2 anni

C hi P ro P one l ’ aggiornamento dei Parametri ?

Consiglio nazionale o i collegi professionali

P rovvedimenti : intra P rendere una lite C hi ? Consigli nazionali degli ordini o collegi q uando ? È ravvisata una o più violazioni delle disposizioni vigenti in materia di equo compenso d is P osizioni deontologi C he C hi ? Consigli nazionali degli ordini o collegi

C osa P revedono ? Sanzionare la violazione, da parte del professionista, dell’obbligo di convenire o di preventivare un compenso che sia giusto, equo e proporzionato alla prestazione professionale richiesta e determinato in applicazione dei parametri previsti dai pertinenti decreti ministeriali.

Sanzionare la violazione dell’obbligo di avvertire il cliente, nei soli rapporti in cui la convenzione, il contratto o comunque qualsiasi accordo con il cliente siano predisposti esclusivamente dal professionista, che il compenso per la prestazione professionale deve rispettare in ogni caso, pena la nullità della pattuizione, i criteri stabiliti dalle disposizioni della presente legge.

20 Ordine Ingegneri Genova / aprile-giugno 2023 / n° 2 IN PRIMO PIANO

Cosa dice l’art. 9 del D.L. n. 1 del 24/01/2012 convertito in L. n. 27 del 24/03/2012 ”Disposizioni urgenti per la concorrenza, lo sviluppo delle infrastrutture e la competitività”:

«1. Sono abrogate le tariffe delle professioni regolamentate nel sistema ordinistico.

2. Ferma restando l’abrogazione di cui al comma 1, nel caso di liquidazione da parte di un organo giurisdizionale, il compenso del professionista è determinato con riferimento a parametri stabiliti con decreto del Ministro vigilante, da adottare nel termine di 120 giorni successivi alla data di entrata in vigore della Legge di conversione del presente decreto. Entro lo stesso termine, con decreto del Ministro della giustizia, di concerto con il Ministro dell’economia e delle finanze, sono anche stabiliti i parametri per oneri e contribuzioni alle casse professionali e agli archivi precedentemente basati sulle tariffe. Il decreto deve salvaguardare l’equilibrio finanziario, anche di lungo periodo, delle casse previdenziali professionali. Ai fini della determinazione dei corrispettivi da porre a base di gara nelle procedure di affidamento di contratti pubblici dei servizi relativi all’architettura e all’ingegneria di cui alla Parte II, titolo I, capo IV del D.Lgs. 12 aprile 2006, n. 163, si applicano i parametri individuati con il decreto di cui al primo periodo, da emanarsi, per gli aspetti relativi alle disposizioni di cui al presente periodo, di concerto con il Ministro delle infrastrutture e dei trasporti; con il medesimo decreto sono altresì definite le classificazioni delle prestazioni professionali relative ai predetti servizi. I parametri individuati non possono condurre alla determinazione di un importo a base di gara superiore a quello derivante dall’applicazione delle tariffe professionali vigenti prima dell’entrata in vigore del presente decreto. (comma così modificato dall’art. 5, comma 1, L. n. 134 del 2012)

3. Le tariffe vigenti alla data di entrata in vigore del presente decreto continuano ad applicarsi, limitatamente alla liquidazione delle spese giudiziali, fino alla data di entrata in vigore dei decreti ministeriali di cui al comma 2 e, comunque, non oltre il centoventesimo giorno dalla data di entrata in vigore della Legge di conversione del presente decreto.

4. Il compenso per le prestazioni professionali è pattuito, nelle forme previste dall’ordinamento, al momento del conferimento dell’incarico professionale. Il professionista deve rendere noto obbligatoriamente, in forma scritta o digitale, al cliente il grado di complessità dell’incarico, fornendo tutte le informazioni utili circa gli oneri ipotizzabili dal momento del conferimento fino alla conclusione dell’incarico e deve altresì indicare i dati della polizza assicurativa per i danni provocati nell’esercizio dell’attività professionale. In ogni caso la misura del compenso è previamente resa nota al cliente obbligatoriamente, in forma scritta o digitale, con un preventivo di massima, deve essere adeguata all’importanza dell’opera e va pattuita indicando per le singole prestazioni tutte le voci di costo, comprensive di spese, oneri e contributi. Al tirocinante è riconosciuto un rimborso spese forfettariamente concordato dopo i primi sei mesi di tirocinio. (comma così modificato dall’art. 1, comma 150, L. n. 124 del 2017)

5. Sono abrogate le disposizioni vigenti che per la determinazione del compenso del professionista, rinviano alle tariffe di cui al comma 1.

6. La durata del tirocinio previsto per l’accesso alle professioni regolamentate non può essere superiore a diciotto mesi; per i primi sei mesi, il tirocinio può essere svolto, in presenza di un’apposita convenzione quadro stipulata tra i consigli nazionali degli ordini e il Ministro dell’istruzione, università e ricerca, in concomitanza con il corso di studio per il conseguimento della laurea di primo livello o della laurea magistrale o specialistica. Analoghe convenzioni possono essere stipulate tra i Consigli nazionali degli ordini e il Ministro per la pubblica amministrazione e la semplificazione per lo svolgimento del tirocinio presso pubbliche amministrazioni, all’esito del corso di laurea. Le disposizioni del presente comma non si applicano alle professioni sanitarie, per le quali resta confermata la normativa vigente.

7. All’art. 3, comma 5, del D.L. 13 agosto 2011, n. 138, convertito, con modificazioni, dalla L. 14 settembre 2011, n. 148, sono apportate le seguenti modificazioni:

a) alla linea, nel primo periodo, dopo la parola: «regolamentate» sono inserite le seguenti: «secondo i princìpi della riduzione e dell’accorpamento, su base volontaria, fra professioni che svolgono attività similari»;

b) alla lett. c), il secondo, terzo e quarto periodo sono soppressi;

c) la lett. d) è abrogata.

8. Dall’attuazione del presente articolo non devono derivare nuovi o maggiori oneri per la finanza pubblica».

21 Ordine Ingegneri Genova / aprile-giugno 2023 / n° 2
e quo compen S o

SMART WORKING

LA METODOLOGIA DEL FUTURO, VINCENTE MA ANCORA

INCOMPRESA

L’emergenza Covid ha prepotentemente portato alla ribalta il concetto di lavoro agile in Italia e nel mondo. Si tratta dell’organizzazione più appetibile in molti contesti lavorativi: chiariamo i pregi, le difficoltà e soprattutto i requisiti per sfruttarla al meglio

Prima di esplorare in profondità il tema smart working è necessario chiarire alcuni aspetti. Spesso si confonde lo smart working – chiamato anche lavoro agile in Italia o remote working nel mondo – con il telelavoro. Semplicisticamente, quest’ultimo è paragonabile al lavoro in presenza dove la propria abitazione risulta essere la sede di lavoro: organizzazione e responsabilità restano tuttavia identiche. Lo smart working invece presenta peculiarità differenti.

La normativa italiana non ha aiutato nella comprensione e nell’attuazione del vero lavoro agile – a partire dalla L. 22 maggio 2017, n. 81 che l’ha introdotta – e, sebbene si tratti di una normativa rivoluzionaria, sotto molti aspetti è ancora lacunosa e poco snella nella sua attuazione

Quello concesso durante la pandemia appena passata è stato sì lavoro agile, legislativamente parlando (D.L. 17 marzo 2020, n. 18), tuttavia l’incompletezza normativa ha portato moltissime aziende a una implementazione pratica pari al telelavoro, impedendo quindi di trarne i veri benefici.

Per capire a fondo cosa è lo smart working partiamo quindi da una definizione a me molto cara, coniata da Mariano Corso, professore del Politecnico di Milano: “[...] significa ripensare il telelavoro in un’ottica più intelligente, mettere in discussione i tradizionali vincoli legati a luogo e orario lasciando alle persone maggiore autonomia nel definire le modalità di lavoro a fronte di una maggiore responsabilizzazione sui risultati. Autonomia, ma anche flessibilità, responsabilizzazione, valorizzazione dei talenti e fiducia diventano i principi chiave di questo nuovo approccio”. Esploriamo questa definizione.

Obiettivi, non orari

Una delle principali peculiarità verte sulla gestione dell’orario. Si tratta di un’organizzazione dinamica delle 8 ore giornaliere, che possono essere adattate alle proprie esigenze. Questo permette di raggiungere più facilmente il famoso “work-life balance”, ovvero la possibilità di poter intrecciare nella giornata lavorativa attività personali che normalmente non sarebbero compatibili con l’orario d’ufficio o che richiederebbero un permesso formale. I benefici per il lavoratore sono molteplici soprattutto sul piano del benessere personale, generando in contropartita una maggiore produttività. Il focus si sposta quindi maggiormente sui risultati tangibili del proprio lavoro, ed è su questi che il lavoratore è valutato.

22 Ordine Ingegneri Genova / aprile-giugno 2023 / n° 2 IN PRIMO PIANO

Da grandi poteri derivano grandi responsabilità

Il lavoro agile pone al centro dell’azienda il lavoratore, fornendogli una grande libertà che, in cambio, richiede una forte responsabilizzazione e capacità di organizzare autonomamente il proprio lavoro. Una cattiva gestione del proprio tempo porta a un veloce e sistematico fallimento degli obiettivi o alla tangibile possibilità di lavorare ben oltre la soglia oraria prevista.

In egual misura, è anche necessario un cambio della mentalità di management da parte dell’azienda, che deve concedere maggiore fiducia e autonomia, oltre a riformulare le metriche sulle quali un lavoratore è valutato.

Sfide organizzative

L’evoluzione culturale non è tuttavia sufficiente se non è supportata da strumenti e modelli organizzativi aziendali adeguati. In un contesto di totale o parziale dislocazione, è necessario investire in dotazioni che permettano al lavoratore di svolgere senza problemi il proprio ruolo: strumenti di comunicazione sincrona (meeting) e asincrona (messaggistica), accesso alle risorse necessarie via internet (con relative problematiche di cyber security), strumenti informatici adeguati.

Le dotazioni sono necessarie ma non sufficienti a svolgere lavoro in remoto: è richiesto anche un cambio di mentalità nella condivisione delle informazioni (farlo bene e spesso), nell’organizzazione e nel rispetto del tempo altrui. Per realtà lavorative non altamente informatizzate questo può essere uno degli scogli più ostici da superare per implementare lo smart working al meglio, se non addirittura insormontabile quando, ad esempio, non tutto può essere informatizzato.

È tutta una questione di cultura

In buona sostanza, non basta lavorare da casa per fare smart working. È necessario uno sforzo collettivo sia del datore che del lavoratore, un impegno nell’abbracciare una metodologia che, impostata correttamente e appoggiata su solide basi, ripaga con grandi dividendi, come evidenziano svariati report e statistiche.

È necessaria, in sintesi, una cultura aziendale evoluta che pone come cardine le persone, fornendo fiducia, rispetto e i corretti mezzi.

Risulta evidente che non tutte le realtà lavorative siano in grado o pronte ad affrontare questa rivoluzione, ma l’auspicio è che i benefici siano uno sprone sufficiente a muoversi verso una metodologia posizionata per essere lo standard del mondo del lavoro.

23 Ordine Ingegneri Genova / aprile-giugno 2023 / n° 2
SMART WORKING

L’APPALTO INTEGRATO: IL RITORNO

La decisione è arrivata al termine di un periodo emergenziale, nell’ambito della revisione del Codice dei contratti pubblici. Non si può certo affermare che si tratti di una misura nuova, ma la formale possibilità di ricorrere all’appalto integrato produrrà diverse modifiche. Da una parte, le modifiche toccheranno il panorama industriale italiano del settore delle costruzioni, poiché le aziende saranno incentivate ad avere, internamente alle proprie strutture, un apparato tecnico ben sviluppato, al fine di poter essere maggiormente competitive sul mercato. Dall’altra parte, le modifiche riguarderanno le amministrazioni pubbliche che potranno spesso sollevarsi dall’onere della progettazione, demandando all’esterno tali attività

Contesto storico

• L’appalto integrato è una modalità di affidamento congiunto della progettazione e della fase esecutiva che ha vissuto alterne vicende, in base al contesto politico-economico in cui si andavano a inserire le successive riforme al Codice dei contratti pubblici.

• La relazione annuale dell’Autorità per la vigilanza sui contratti pubblici dell’anno 2012 aveva già analizzato il tema delle varianti in corso d’opera, rilevando che la media nazionale degli interventi conclusi con almeno una variante era risultata pari al 49,9%.

• Il ricorso alle varianti era differente, in funzione del tipo di prestazione messa a gara, tra cui anche l’appalto integrato, ammesso dall’allora vigente D.Lgs. 163/2006, art. 53, comma 2, lett. b) e c).

• La tendenza al ricorso alla variante in corso d’opera, nel caso in cui fosse stata messa a gara la sola esecuzione dei lavori oppure la progettazione ed esecuzione, sulla base del preliminare, era elevata. La messa a gara della progettazione esecutiva e dell’esecuzione dei lavori, sulla base del progetto definitivo, garantiva un minore ricorso alle varianti.

• Stante questo quadro statistico, negli anni seguenti, il legislatore iniziò a valutare l’opportunità di limitare fortemente il ricorso all’appalto integrato nelle procedure di affidamento di lavori pubblici, difatti, con il successivo D.Lgs. 50/2016, era stato fatto divieto di ricorrere all’affidamento congiunto della progettazione e dell’esecuzione di lavori a esclusione di particolari casi previsti dalla norma, in contrasto con il disposto della Direttiva 2014/24/UE del Parlamento Europeo e del Consiglio del 26 febbraio 2014 sugli appalti pubblici e che abroga la Direttiva 2004/18/CE.

24 Ordine Ingegneri Genova / aprile-giugno 2023 / n° 2 FOCUS
PRESTAZIONE PERCENTUALE INTERVENTI CONCLUSI CON VARIANTI Progettazione ed esecuzione (su progetto definitivo) 39,5% Progettazione ed esecuzione (su progetto preliminare) 54,2% Sola esecuzione 50,7% Totale 49,9%
Tab. 1 Progetti con varianti in corso d’opera - da “Relazione annuale dell’Autorità per la vigilanza sui contratti pubblici - 2012”
di Vittorio Baroni, ingegnere LA REINTRODUZIONE UFFICIALE DELL’AFFIDAMENTO CONGIUNTO DELLA PROGETTAZIONE E DELL’ESECUZIONE DEI LAVOR I

D.Lgs. 163/2006

Appalto integrato ammesso ai sensi dell’art. 53, comma 2, lett. b) e c)

Crisi pandemica e PNRR

L’APPALTO INTEGRATO: IL RITORNO

D.Lgs. 50/2016

Divieto di appalto integrato ai sensi dell’art. 59, comma 1

D.L. n. 32/2019

D.L. n. 76/2020

D.L. n. 77/2021

Deroga al divieto di appalto integrato:

• D.L. n. 32 del 18/04/2019

all’art. 1, comma 1, lett. b)

• D.L. n. 76 del 16/07/2020

all’art. 1, comma 1

• D.L. n. 77 del 31/05/2021

all’art. 48, comma 5

D.Lgs. 36/2023

Appalto integrato ammesso ai sensi dell’art. 44, comma 1

A causa delle mutate necessità nell’affidamento di lavori pubblici e della crisi economica indotta dalla pandemia, sono state varate norme emergenziali che hanno tentato di accelerare alcuni processi, tra cui le procedure di affidamento, prevedendo anche il ricorso all’appalto integrato.

La prima deroga al divieto di appalto integrato, previsto dal vigente Codice, è stata approvata con il D.L. n. 32 del 18 aprile 2019, “Sblocca cantieri”, ed è stata ribadita nel cosiddetto “Decreto Semplificazioni” D.L. n. 76 del 16 luglio 2020.

La deroga al divieto di ricorso all’appalto integrato è rimasta anche nel cosiddetto decreto “Semplificazioni-bis”, D.L. 31 maggio 2021, n. 77, ammettendolo per gli appalti finanziati, in tutto o in parte, con le risorse previste dal PNRR, dal Piano nazionale degli investimenti complementari (PNC) e dai programmi finanziati con i fondi strutturali dell’Unione Europea, sulla base del Progetto di fattibilità tecnica ed economica, come già in passato era stato possibile.

Inoltre, il decreto ha previsto che, per gli appalti non finanziati o cofinanziati con i fondi del PNRR e del PNC, fosse possibile il ricorso all’appalto integrato, fino al 30 giugno 2023, per qualsiasi tipo di opera pubblica, sulla base del Progetto definitivo.

Il nuovo codice

L’ultima Relazione Annuale ANAC 2022 ha evidenziato che “...rispetto ad appalti integrati, varianti nella fase iniziale dell’appalto, legate a modifiche del progetto posto a base di gara ed oggetto di validazione da parte del responsabile del procedimento, apportate dal soggetto appaltatore nell’ambito della progettazione esecutiva, confermando i possibili rischi, correlati all’istituto dell’appalto integrato medesimo, di redazione di progetti definitivi carenti, non corredati di tutte le autorizzazioni necessarie e necessitanti di onerose varianti…”.

L’Agenzia, pertanto, suggeriva di prestare estrema attenzione alla possibilità di legittimare, a livello legislativo, l’affidamento congiunto della progettazione e dell’esecuzione di opere pubbliche.

Il nuovo Codice dei contratti pubblici D.Lgs. 36/2023 “Codice dei contratti pubblici in attuazione dell’art. 1 della L. 21 giugno 2022, n. 78, recante delega al Governo in materia di contratti pubblici”, entrato in vigore il 1° aprile 2023 ed efficace a partire dal 1° luglio 2023, recependo la normativa emergenziale e scostandosi da quanto indicato da ANAC, ripropone l’appalto integrato come possibile modalità di affidamento dei contratti pubblici.

25 Ordine Ingegneri Genova / aprile-giugno 2023 / n° 2
Fig. 1 Appalto integrato ed evoluzione normativa

PREVISIONE

D.Lgs. 50/2016

Art. 23, comma 1, lett. h)

“[...] progressivo uso di metodi e strumenti elettronici specifici quali quelli di modellazione”

ATTUAZIONE PROGRESSIVA

D.M. 560/2017 (D.M. MIMS 312/2021)

Modalità e i tempi di progressiva introduzione dei metodi e degli strumenti elettronici di modellazione per l’edilizia e le infrastrutture:

• dal 01/01/2022 obbligo per interventi (escluse manutenzioni ord. e straord.)

> 15 mln euro

• dal 01/01/2023 obbligo per interventi (escluse manutenzioni ord. e straord.)

> 5,35 mln euro

• dal 01/01/2025 obbligo per interventi (escluse manutenzioni ord. e straord.)

> 1 mln euro

ATTUAZIONE ESTESA

D.Lgs. 36/2023

Art. 43, comma 1

“A decorrere dal 1° gennaio 2025, le stazioni appaltanti [...] adottano metodi e strumenti di gestione informativa digitale [...] per [...] opere di nuova costruzione e per gli interventi su costruzioni esistenti per importo a base di gara superiore a 1 milione di euro. [...] non si applica agli interventi di ordinaria e straordinaria manutenzione [...]”

L’art. 44, comma 1, del nuovo Codice stabilisce che “Negli appalti di lavori, con la decisione di contrarre, la stazione appaltante o l’ente concedente, se qualificati, può stabilire che il contratto abbia per oggetto la progettazione esecutiva e l’esecuzione dei lavori sulla base di un progetto di fattibilità tecnico-economica approvato. Tale facoltà non può essere esercitata per gli appalti di opere di manutenzione ordinaria”

Questo disposto di legge ammette, pertanto, che la stazione appaltante possa affidare la progettazione esecutiva e l’esecuzione dei lavori sulla base di un progetto di fattibilità tecnico-economica approvato, escludendo però gli appalti di manutenzione ordinaria.

Dall’esame delle Osservazioni addotte da ANAC allo Schema D.Lgs. Codice contratti pubblici del 02/02/2023, in merito all’appalto integrato, si può constatare che era stata sollevata una certa perplessità relativamente al proposto comma 2 dell’art. 44, valutando che “risulta generica nell’individuazione dei presupposti legittimanti tale modulo contrattuale, limitandosi a prevedere che la stazione appaltante motivi il ricorso all’appalto integrato con riferimento a non meglio specificate ‘esigenze tecniche’”. Nel testo finale approvato del decreto, tuttavia, il disposto non è stato modificato, lasciando totale libertà discrezionale sull’utilizzo di tale strumento, non limitandolo, come sarebbe stato auspicabile, al solo ambito di appalti caratterizzati da un’elevata complessità tecnologica.

Altro tema sul quale ANAC ha espresso un parere negativo è l’ammissibilità di un generico rischio di eventuali scostamenti di costo nella fase esecutiva rispetto a quanto contrattualmente previsto, non ponendo dei limiti predefiniti.

La mancanza di limiti definiti, sulla possibilità di ricorrere all’appalto integrato e sulla crescita potenziale dei costi durante le fasi di progettazione successive, ha come contrappeso il tentativo di aumentare la qualità dei progetti, prevedendo che gli operatori economici debbano possedere i requisiti prescritti per i progettisti, oppure avvalersi di progettisti qualificati, da indicare nell’offerta, o partecipare in raggruppamento con soggetti qualificati per la progettazione.

È, inoltre, stabilito che l’unica procedura di gara che può essere seguita, in questo caso, è quella dell’offerta economicamente più vantaggiosa, individuata sulla base del miglior rapporto qualità/prezzo.

Uno dei requisiti per i progettisti, facenti parte in varie forme dell’operatore economico che presenta l’offerta per una gara indetta con appalto integrato, è quello di utilizzare metodi e strumenti digitali per la gestione informativa mediante modellazione

26 Ordine Ingegneri Genova / aprile-giugno 2023 / n° 2 FOCUS
Fig. 2 Introduzione della Gestione informativa mediante modellazione

Occorre chiedersi se gli strumenti tecnologici attuali, la modellazione informativa dei progetti e il rafforzamento del progetto di fattibilità tecnicoeconomica potranno sopperire ai possibili rischi e ai problemi che avevano portato al divieto di appalto integrato.

Nel 2012 e anche dieci anni dopo, nel 2022, infatti, dall’analisi dell’ANAC sulle cause dei ritardi negli appalti, era emerso che proprio il ricorso all’appalto integrato, sulla base del progetto ex-preliminare (di fattibilità tecnico-economica) e sul definitivo, aveva determinato un diffuso ricorso a varianti in corso d’opera, con ritardi nello svolgimento dei lavori e potenziali contenziosi tra stazione appaltante e imprese.

Le condizioni al contorno sono cambiate e gli strumenti tecnologici sembrano all’altezza del compito, tuttavia, le stazioni appaltanti dovranno svolgere un lavoro impegnativo di implementazione delle competenze per poter far fronte a questo alto livello di specializzazione richiesto.

Gratuità dei contratti di prestazioni d’opera intellettuale

La bozza del nuovo Codice aveva previsto che le Pubbliche Amministrazioni potessero concludere contratti a titolo gratuito.

Nell’ultima revisione del testo normativo, sono state accolte le osservazioni delle Commissioni di Camera e Senato, escludendo, all’art. 8, la gratuità delle prestazioni d’opera intellettuale, salvo in casi eccezionali e previa adeguata motivazione, garantendo l’applicazione del principio dell’equo compenso.

La possibilità di stipulare contratti a titolo gratuito appare, quindi, molto limitata e straordinaria, anche nei casi previsti dall’art. 134 relativo al settore dei beni culturali.

27 Ordine Ingegneri Genova / aprile-giugno 2023 / n° 2
L’ appa Lto integrato : i L ritorno

ACUSTICA NELLE SCUOLE

NON POSSIAMO PIÙ TRASCURARLA!

di Davide Foppiano, ingegnere

Numerosi studi scientifici dimostrano che un’adeguata acustica interna alle aule scolastiche ha risvolti positivi su apprendimento e attività didattiche. E qualcosa si sta muovendo nella direzione giusta

Bistrattata per diverso tempo, l’acustica nelle scuole inizia finalmente a essere considerata per la sua reale importanza.

La recente norma UNI 11532-2:2022, l’attuazione del PNNR e quanto indicato nel decreto CAM (Criteri Ambientali Minimi), prevedono l’applicazione della normativa acustica per l’edilizia scolastica sia in riferimento all’isolamento degli edifici dai rumori esterni che in riferimento al comfort acustico interno agli ambienti.

Gli effetti negativi di una cattiva acustica

Grazie a numerose ricerche e studi scientifici, è ormai noto che studiare in aule con un’acustica non adeguata crea sia negli studenti sia negli insegnanti un effetto di stress, influendo negativamente sul benessere e sull’apprendimento.

Il progetto “Bric Inail 2019 ID 14”, ad esempio, ha preso in esame nove scuole in tre città differenti, acquisendo dati oggettivi dagli ambienti oggetto di studio, e ha condotto anche un’indagine su dati soggettivi basati sulla percezione umana. Ciò vuol dire che si è dato peso tanto alle caratteristiche acustiche delle aule scolastiche quanto alla semplice percezione umana.

Al centro della ricerca, il clima acustico e l’annoyance (il fastidio mentale) causato dal rumore a cui sono sottoposti gli alunni e i professori nelle scuole.

Un risultato comune a tutte le scuole è che le attività di didattica, spesso, si svolgono in aule che presentano proprietà acustiche non adeguate. Si parla in genere di rumore di fondo elevato che rende difficoltosa una normale attività didattica e una conversazione orale in genere.

Questo si traduce in una percezione di discomfort uditivo che inficia in maniera significativa l’apprendimento e il comportamento degli alunni in classe. E assume effetti negativi anche sulle azioni degli insegnanti per moderare le intemperanze dei ragazzi.

Da un punto di vista scientifico, è risaputo che la presenza di rumore nelle scuole, così come negli ambienti di lavoro in genere, può provocare condizioni di stress e malessere e, nei casi più gravi, delle vere e proprie patologie dell’apparato uditivo.

Spesso il personale docente è afflitto da problemi alle corde vocali, in genere dovuto al tono di voce elevato che l’insegnante è costretto a tenere durante le lezioni per farsi sentire dagli alunni. E per sopperire a tale difficoltà, a volte, gli insegnanti sono costretti a dotarsi di apparecchi audio portatili di diffusione sonora.

28 Ordine Ingegneri Genova / aprile-giugno 2023 / n° 2 DOSSIER

Cosa dice la legge

Il quadro normativo di riferimento applicato all’edilizia scolastica ha origine negli anni ‘70 e a oggi ha avuto un significativo aggiornamento: prima con il D.P.C.M. 05/12/1997 in riferimento all’isolamento acustico dell’involucro costruttivo, poi, più significativo, con la norma UNI 11367 del 2010 Classificazione acustica delle unità immobiliari - Procedura di valutazione e verifica in opera.

I recenti decreti “Cam” unitamente alla norma UNI 11532-2:2012 Caratteristiche acustiche interne di ambienti confinati - Metodi di progettazione e tecniche di valutazione - Parte 2: Settore scolastico – hanno completato un’applicazione d’insieme dell’acustica alle scuole.

La UNI 11532-2:2012 è da assumersi come fondamentale per la progettazione acustica di edifici e ambienti scolastici con particolare riferimento al comfort acustico interno.

Quanto previsto dal D.P.C.M. 05/12/1997 unitamente alla norma UNI 115322 hanno completato un quadro normativo rimasto a lungo incompleto.

Per quanto riguarda l’isolamento acustico dell’involucro costruttivo manca tuttavia un inquadramento generale che metta in correlazione il contesto acustico della zona con l’edificio, e quindi, le caratteristiche di isolamento acustico sono identiche sia che l’edificio si trovi in un contesto ambientalmente rumoroso sia che si trovi in un contesto silenzioso.

29 Ordine Ingegneri Genova / aprile-giugno 2023 / n° 2
ACUSTICA NELLE SCUOLE

Comfort acustico indoor, principi teorici e parametri

Diversi sono i parametri acustici indicativi del comfort interno di un ambiente. La norma UNI 11532-2 assume come rappresentativi il tempo di riverberazione, lo Sti (Speech transmission index) e la chiarezza C50.

Il tempo di riverberazione

Nella pratica corrente è il parametro maggiormente diffuso per la sua semplicità, dipende sia dalle caratteristiche geometriche dell’ambiente oggetto di studio sia dalla composizione dei materiali dello stesso.

Secondo la teoria di Sabine è infatti definito:

Dove V è il volume dell’ambiente in metri cubi, S le superfici delimitanti l’ambiente e ai i coefficienti di assorbimento acustico delle superfici che costituiscono l’ambiente. I valori ottimali del tempo di riverberazione medio fra 500 e 1.000 Hz sono ricavabili da espressioni teoriche o con metodo grafico, entrambi indicati sia dalla norma UNI 11367 e più dettagliatamente nella UNI 11532:2.

Ad esempio, per un ambiente adibito al parlato, il tempo di riverberazione ottimale dovrebbe essere pari a:

Tott = 0,32 lg (V) + 0,03 [s] (ambiente non occupato adibito al parlato) dove: V è il volume dell’ambiente, in metri cubi.

Nel diagramma della seguente Fig. 1 è rappresentato il tempo di riverberazione ottimale in funzione del volume V, in accordo con le formule indicate nella norma stessa.

Entrando nel grafico, con il volume dell’ambiente, si ottiene il tempo di riverberazione ottimale per ambienti destinati al parlato o alle attività sportive.

Fig. 1 Tempo di riverberazione ottimale in funzione del volume V norma UNI 11367:2010, appendice C (aggiornata nel 2023)

30 Ordine Ingegneri Genova / aprile-giugno 2023 / n° 2 DOSSIER
2,8 2,6 2,4 2,2 2,0 1,8 1,6 1,4 1,2 1,0 0,8 0,6 0,4 0,2 0,0 10 100 1.000 10.000 x y
x Volume V [mc] y Tempo di riverberazione ottimale Tott , s
Parlato (ambiente non occupato) Sport (ambiente non occupato) T60 = 0.16 V Ʃi ai Si

La norma UNI 11532:2 - 2022, effettua invece una valutazione di maggior dettaglio ovvero, in funzione della destinazione d’uso dell’ambiente, definisce diverse formule per il calcolo del tempo di riverberazione ottimale. È fondamentale quindi inquadrare l’attività cui l’ambiente è destinato secondo la suddivisione in categorie indicate nel prospetto 1 della norma e poi meglio dettagliate nei prospetti 2 e 3.

Categoria Attività ambiente Modalità di intervento

A1 Musica

A2 Parlato/conferenza

A3 Lezione/comunicazione come parlato/conferenza (aule grandi) interazione insegnante-studente

A4 Lezione/comunicazione, incluse aule speciali

A5 Sport

A6 Aree e spazi non destinati all’apprendimento e biblioteche

Prospetto 1 Categorie degli ambienti in funzione dell’attività

Obiettivo raggiunto con progettazione integrata di geometrie, arredo, controllo del rumore residuo

Obiettivo raggiunto con assorbimento acustico e il controllo del rumore residuo

Categoria Descrizione dell’utilizzo Obiettivo qualitativo Esempi

A1 Musica. Prevalentemente rappresentazioni musicali

A2

Parlato/conferenze. Presentazioni parlate dove si ha un oratore frontale

Buona acustica per musica non amplificata; ammessa limitata comprensione del parlato

Elevato grado di intelligibilità del parlato

Aule per la musica con musica suonata e canto

Aule didattiche, aule magne

A3

A3.1

Ambienti della categoria A2 per persone che hanno problemi di deficit uditivi o parlano una lingua diversa ovvero aule speciali

Elevato grado di intelligibilità del parlato anche per persone con deficit uditivi o non madrelingua oppure con differenze linguistiche

Aule didattiche, aule magne

A4

A3.2

Parlato. Comunicazione con la presenza contemporanea di più persone parlanti nell’aula

Più persone parlanti nella stanza (come categoria A3.2) e destinate a persone con particolari necessità (aule speciali). Escluse aula speciale di volume superiore a 500 mc, oppure per utilizzo musicale

Elevato grado di intelligibilità del parlato anche con più oratori contemporaneamente

Elevato grado di intelligibilità del parlato anche con più oratori contemporaneamente e per persone con deficit uditivi o non madrelingua oppure con differenze linguistiche

A5 Sport: piscine e palestre e similari Comunicazione verbale possibile ma a distanze brevi

Prospetto 2 Descrizione dettagliata di utilizzo per le categorie da A1 a A5

Aule didattiche, aule per colloqui, aule per seminari, aule per gruppi di studio o di lavoro, lavoratori, uffici amministrativi, aule insegnanti e similari

Aule didattiche, aule per colloqui, aule per seminari, aule per gruppi di studio o di lavoro, laboratori, uffici amministrativi, aule insegnanti e similari. Ambienti per le videoconferenze

Palestre, piscine per utilizzo come ambienti sportivi in generale

Per la categoria A.6 vi è un’ulteriore suddivisione in sottocategorie, come di seguito illustrato.

Categoria Descrizione dell’utilizzo Esempi

A6.1 Spazi senza permanenza

Vani scala

A6.2 Spazi con permanenza ridotta Spogliatoi, palestre e similari

A6.3 Ambienti per permanenza a lungo termine e/o di collegamento

A6.4 Ambienti con necessità di riduzione del rumore e di comfort nell’ambiente

A6.5

Ambienti con particolare necessità di riduzione del rumore e di comfort nell’ambiente

Ambienti espositivi con interattività oppure sorgente di rumore elevata (multimedia, arte visive e suoni, etc.). Spazi di studio, spazi/corridoi per attività didattiche alternative/ricreative, in scuole di ogni ordine e grado. Laboratorio, biblioteche

Reception / area desk (bidelleria) con postazione di lavoro fissa. Laboratorio con postazione di lavoro fissa, mense in scuole di ogni ordine e grado. Area distribuzione nelle mense

Sale da pranzo. Aule e spogliatoi nelle scuole materne e nido

Prospetto 3 Descrizione dettagliata di utilizzo per le sottocategorie A6

31 Ordine Ingegneri Genova / aprile-giugno 2023 / n° 2
a cu S tica ne LL e S cuo L e

A seconda dello spazio / ambiente in questione, la Norma indica il principio di calcolo per il tempo di riverberazione che, ad eccezione della categoria

A6.5, è funzione del volume interno dell’ambiente.

Definita quindi la destinazione dell’ambiente, è possibile, usando le formule indicate nella norma, definire il tempo di riverberazione ottimale dell’ambiente oggetto di studio.

Lo Sti (Speech transmission index)

Dopo il tempo di riverberazione, il secondo parametro fondamentale per l’acustica interna di un ambiente è lo Sti che permette di valutare quanto le persone presenti in un ambiente riescano a percepire correttamente il parlato dell’oratore.

Si determina valutando se il segnale emesso dall’oratore è simile nelle postazioni di ascolto.

Più i due segnali sono simili, meglio è.

Oltre che dalle caratteristiche acustiche dell’ambiente e dalla posizione dell’ascoltatore, il parametro dipende anche dal livello di rumore presente nell’ambiente e dalle caratteristiche dell’eventuale impianto di diffusione sonora – se presente.

Lo Sti varia da 0 a 1, i valori più alti indicano prestazioni migliori.

Nella seguente Tabella è riportata la relazione tra Sti e qualità del parlato (UNI 11532-1:2018 – Tabella 1.5)

32 Ordine Ingegneri Genova / aprile-giugno 2023 / n° 2
DOSSIER
Fig. 2 Schema rappresentativo dello Sti
STI Qualità del parlato (EN 60268-16) 0.00 < STI < 0.30 Pessimo 0.30 < STI < 0.45 Scarso 0.45 < STI < 0.60 Accettabile 0.60 < STI < 0.75 Buono 0.70 < STI < 1.00 Eccellente A, B, C A, B, C A, B,

La chiarezza C50

È un parametro richiesto dalla norma UNI 11532-2 e permette di valutare la comprensione del parlato.

La chiarezza è definita come il rapporto tra l’energia sonora che giunge all’ascoltatore nei primi 50 millisecondi e quella da 50 millisecondi alla fine del decadimento del segnale.

Rappresenta il rapporto tra l’energia sonora che raggiunge direttamente l’ascoltatore e l’energia “riverberata dalla stanza” che potrebbe essere dannosa per la comprensione di una conversazione parlata.

Si misura in decibel e può avere valore positivo o negativo.

Il parametro dipende dalla posizione dell’ascoltatore e dalle caratteristiche dell’ambiente.

La norma UNI 11532-2:2022 indica valori maggiori di zero per gli ambienti adibiti al parlato e maggiore di – 2 per ambiente adibiti ad attività sportive.

Tutto quanto riportato in Figura 3 è riferito al comfort interno degli spazi. Di seguito invece si descrivono i parametri e i valori di riferimento per quanto riguarda l’isolamento acustico dell’involucro costruttivo, aspetto altrettanto importante.

L’isolamento acustico dell’involucro costruttivo

Il secondo aspetto recepito dal decreto Cam è l’applicazione della normativa di isolamento acustico all’involucro costruttivo dell’edificio a destinazione scolastica.

Nella realizzazione di un nuovo fabbricato o nel caso ristrutturazioni edilizie rilevanti occorre applicare, come nel caso energetico, interventi di isolamento acustico all’involucro costruttivo come ad esempio le pareti perimetrali, i solai e le pareti interne senza dimenticare gli impianti tecnici.

Le grandezze di maggiore interesse, espresse come indice di valutazione, che caratterizzano i requisiti acustici passivi degli edifici, definiti secondo le normative tecniche vigenti, sono:

• Isolamento per via aerea tra ambienti

• Isolamento di facciata

• Isolamento al rumore trasmesso per via solida

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Fig. 3 Schema rappresentativo della chiarezza
60 m/s 50 m/s a cu S tica ne LL e S cuo L e

• Isolamento per via aerea tra ambienti: indice di valutazione del potere fonoisolante apparente (definito dalla norma EN ISO 140 – 5:1996)

Rw = L1 – L2 + 10log (S/A) (dB)

L1 livello di pressione sonora medio nell’ambiente sorgente

L2 livello di pressione sonora medio nell’ambiente ricevente

S area dell’elemento divisorio

A area equivalente di assorbimento acustico nell’ambiente ricevente

• Isolamento di facciata: indice di valutazione dell’isolamento acustico normalizzato rispetto al tempo di riverberazione T

D2m,nT = L1,2m- L2 + 10log (T/T0) (dB)

L1,2m livello di pressione sonora esterno a 2 m dalla facciata

L2 livello di pressione sonora medio nell’ambiente ricevente

T tempo di riverberazione nell’ambiente ricevente

T0 tempo di riverberazione di riferimento, pari a 0.5 s

• Isolamento al rumore trasmesso per via solida: indice di valutazione del livello di pressione sonora di calpestio normalizzato rispetto al tempo di riverberazione T

Ln,w = Li + 10 log T/T0 (dB)

Li livello medio di rumore misurato in più punti dell’ambiente ricevente quando nell’ambiente sovrastante è in funzione la macchina normalizzata di rumore di calpestio

T tempo di riverberazione nell’ambiente ricevente

T0 tempo di riverberazione di riferimento pari a 0,5 s

Il Decreto di riferimento per l’isolamento acustico rimane a oggi il D.P.C.M. 05/12/1997 Determinazione dei requisiti acustici passivi, che definisce le categorie soggette e i relativi parametri da conseguire a opera conclusa. Nella Tabella A del decreto sono classificati gli edifici in funzione della loro destinazione d’uso, mentre nella Tabella B sono definiti i valori dei differenti parametri sopra descritti.

Tabella A Classificazione degli ambienti abitativi (art. 2)

categoria A: edifici adibiti a residenza o assimilabili;

categoria B: edifici adibiti a uffici e assimilabili; categoria C: edifici adibiti ad alberghi, pensioni e attività assimilabili; categoria D: edifici adibiti a ospedali, cliniche, case di cura e assimilabili; categoria E: edifici adibiti ad attività scolastiche a tutti i livelli e assimilabili; categoria F: edifici adibiti ad attività ricreative o di culto o assimilabili; categoria G: edifici adibiti ad attività commerciali o assimilabili.

Tabella B Requisiti acustici passivi degli edifici, dei loro componenti e degli impianti tecnologici

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DOSSIER
Categorie di cui alla Tab. A Parametri R’ w D 2m,nT,w L’ n,w L ASmax L Aeq 1. D 55 45 58 35 25 2. A, C 50 40 63 35 35 3. E 50 48 58 35 35 4. B, F, G 50 42 55 35 35

Il più recente decreto “Cam” (Decreto 23/06/2022 – Criteri ambientali minimi per l’affidamento del servizio di progettazione di interventi edilizi, per l’affidamento dei lavori per interventi edilizi e per l’affidamento congiunto di progettazione e lavori per interventi edilizi), indica per le scuole l’applicazione dei parametri maggiormente restrittivi tra il D.P.C.M. 05/12/1997 e il livello classe II della norma UNI 11364, prospetto 1.

Dal confronto delle citate norme, si riassumono nella Tabella i parametri di riferimento previsti per gli edifici scolastici, evidenziando i parametri che devono essere applicati.

I valori di isolamento acustico suggeriscono un’approfondita progettazione per l’ottenimento di valori non comuni a una progettazione “tradizionale”. I valori richiesti dalla normativa sono particolarmente restrittivi, come quello relativo all’isolamento acustico di facciata, il cui valore di 48 dB comprende sia la componente opaca sia quella trasparente.

Come si desume, la presente norma UNI, ha un livello di approfondimento forse troppo elevato rispetto a tutta la normativa antecedente, al contrario, troppo lacunosa.

Nell’ambito di un progetto di riqualificazione o costruzione di un nuovo fabbricato a destinazione scolastica è fondamentale la figura professionale del progettista acustico.

Altrettanto importante è la direzione lavori acustica al fine di garantire i valori di progetto che devono essere certificati con collaudo acustico finale, documento propedeutico per il rilascio dell’agibilità.

La norma UNI 11532-2 prevede inoltre un’ampia argomentazione sulla rumorosità degli impianti che si preferisce rimandare a un prossimo articolo.

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Categorie di cui alla Tab. A Parametri R’ w D 2m,nT,w L’ n,w L ASmax L Aeq 3. E 50 48 58 35 35 Classe II >53 >40 <58 28 (Lic) 33 (Lid)
a cu S tica ne LL e S cuo L e

Fig. 4 Classificazione acustica dei materiali in funzione del coefficiente di assorbimento acustico e della frequenza

(Figura B.1 della norma UNI EN ISO 11654:1998, Appendice B)

L’importanza dei materiali acustici

In questo articolo vorrei soffermarmi maggiormente sull’aspetto del comfort acustico indoor rispetto all’isolamento acustico dell’involucro costruttivo. Fondamentale per una corretta progettazione, è la conoscenza delle caratteristiche acustiche dei materiali.

Mentre sono ormai note le caratteristiche dei materiali acusticamente isolanti, a mio avviso, è meno diffuso l’approfondimento delle caratteristiche di fonoassorbenza dei materiali.

Nel pensiero comune, un materiale viene dato come fonoassorbente senza però indagare approfonditamente sul grado di fonoassorbenza dello stesso.

I materiali possono essere più o meno fonoassorbenti secondo una definita classificazione.

Nella mia attività professionale, è usuale imbattersi in casi dove, per migliorare l’acustica interna di uno spazio, si sono adottati materiali fonoassorbenti ottenendo a volte risultati deludenti.

Indagando con maggior dettaglio è ricorrente dedurre che i prodotti utilizzati, seppure fonoassorbenti, hanno una classe acustica inappropriata rispetto all’obiettivo di progetto.

È importante sapere che i materiali fonoassorbenti hanno una classificazione di fonoassorbenza definita secondo una norma UNI specifica.

Ormai datata ma sempre attuale, la UNI EN ISO 11654/1998 prevede la classificazione dei materiali secondo il loro grado di fonoassorbenza; in funzione del coefficiente di assorbimento acustico aw sono previste 6 classi di fono assorbimento dalla classe A, aw non classificato.

Materiali in classe A – ovvero quelli maggiormente fonoassorbenti - hanno un aw medio compreso tra 0.90 e 1.00 mentre i materiali di classe E – poco fonoassorbenti - hanno un aw medio compreso tra 0.15 e 0.25.

I materiali non classificati infine, hanno un aw medio compreso tra 0.00 e 0.10.

Nella Figura 4 è riportata la classificazione acustica dei materiali in funzione del coefficiente di assorbimento acustico e della frequenza in bande d’ottava, nel range di frequenza da 250 a 4000 Hz.

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A B C D E 1 0.8 0.6 0.4 0.2 0 125 250 500 1.000 2.000 4.000 Frequenza Coefficiente di assorbimento

In un intervento di mitigazione acustico di uno spazio esistente o di nuova realizzazione, è fondamentale la scelta del materiale avente una classe di fonoassorbimento adeguata alle esigenze di progetto; non è implicito che l’applicazione del materiale maggiormente performante, ad esempio in classe A, comporti l’ottenimento del risultato progettuale.

Ad esempio, installare materiali troppo fonoassorbenti può comportare l’ottenimento di un eccessivo assorbimento acustico che, in termini pratici, si traduce ad avere un ambiente troppo “asciutto”. Al contrario, l’installazione di un materiale poco fonoassorbente potrebbe comportare il non conferimento di un non adeguato comfort interno.

È una situazione comune quella di imbattersi in casi in cui l’installazione di un prodotto cosiddetto acustico non abbia conseguito l’ottenimento del risultato sperato; indagando, magari sul prodotto specifico, si accerta che il materiale è fonoassorbente ma di una classe acustica non corretta per il caso specifico.

Fondamentale, quindi, è il reperimento in fase progettuale dei certificati attestanti la classe acustica dei materiali per valutare l’idoneità del materiale al caso specifico.

Nel box seguente, è riportato a titolo esemplificativo il calcolo del tempo di riverberazione di un’aula scolastica dove è prevista la realizzazione di un controsoffitto acustico.

Esempi di comfort nell’aula didattica

Per estrema semplificazione, ecco il caso di un intervento di correzione acustica in un’aula dedicata alla didattica, così da mettere in evidenza come l’incidenza di materiali fonoassorbenti di classificazione differente possa conseguire un risultato finale non corretto.

Nell’ipotesi di un ambiente di 8x6 metri con altezza interna di 3 metri (superficie 48 mq e volume di 144 mc), con destinazione d’uso all’attività didattica (categoria A.2), la norma UNI 11532:2 indica un valore ottimale del tempo di riverberazione, per ambiente non occupato adibito al parlato, pari a:

Tott = 0,37 lg (V) – 0.14 [s] = 0.78 secondi

Nel caso specifico, occorre conferire all’ambiente anche le seguenti caratteristiche i seguenti parametri:

Sti maggiore a 0.55 - C50 maggiore a 2 dB.

Si ipotizza che le superfici delimitanti l’ambiente siano costituite da un pavimento in ceramica e pareti laterali e soffitto con finitura in intonaco liscio, oltre alla presenza di due serramenti su una parete laterale di 2 metri quadrati ciascuno.

Adottando i coefficienti di assorbimento acustico elencati al prospetto C.2 della norma UNI 11532:2, si ottiene un tempo di riverberazione medio attuale, calcolato con la teoria di Sabine, prossimo a 2 secondi, elevato e non adeguato alla destinazione d’uso dell’aula.

Ipotizzando l’installazione, a un’altezza da terra di 2.70 metri, di un rivestimento acustico fonoassorbente a soffitto in classe di fonoassorbimento A (aw 250/4000 Hz, 0.7,0.9,0.9,0.9,0.8) come ad esempio un controsoffitto, si prevede la riduzione del tempo di riverberazione che assume valore pari a 0.53 secondi.

Come volevasi dimostrare, la realizzazione di un controsoffitto in classe di assorbimento acustico A, comporterebbe per l’ambiente in oggetto un tempo di riverberazione troppo ridotto, rendendo l’aula troppa assorbente.

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a cu S tica ne LL e S cuo L e

Ripetendo il calcolo del tempo di riverberazione, ma applicando un rivestimento fonoassorbente di classe acustica C, (aw pari a 0.5,0.7,0.7,0.7,0.6 nel range di frequenza da 250 a 4000 Hz) si ottiene un tempo di riverberazione pari a 0.72 secondi prossimo al valore ottimale e conforme alla destinazione d’uso dell’ambiente.

L’esempio vuole essere meramente rappresentativo sapendo che, come peraltro indicato nella norma UNI 11532:2, gli interventi di correzione acustica di un ambiente possono essere molteplici e non limitarsi alla sola realizzazione di un controsoffitto acustico. Oltre al calcolo del tempo di riverberazione, devono essere condotte anche le verifiche degli altri parametri quali Sti e chiarezza che potrebbero comportare ulteriori interventi.

Si riporta di seguito il caso di correzione acustica realizzato nella scuola “Giano Grillo” di Genova. L’intervento ha previsto la realizzazione di un controsoffitto acustico e l’applicazione in aderenza alla parete a fondo aula di un pannello fonoassorbente per sopperire alla riflessione acustica del segnale sonoro nella parte terminale dell’aula.

L’attività ha consentito di rilevare i parametri acustici sia nella fase precedente alla realizzazione sia alla conclusione dei lavori. Il tempo di riverberazione medio per l’aula in oggetto era pari a 1.60 secondi contro un valore ottimale di 0.68 secondi. Gli interventi realizzati hanno consentito l’ottenimento di un tempo di riverberazione pari a 0.71 secondi, oltre al conseguimento di un’adeguata chiarezza (C50) e Sti.

Fig. 5a Rilievo dell’aula

Fig. 5b Controsoffitto acustico

Fig. 5c Pannello fonoassorbente

Fig. 5d Grafico del confronto del valore Tr ante e post opera

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3.0 2.5 2.0 1.5 1.0 0.5 0.0 100 125 160 200 250 315 400 500 630 800 1.000 1.250 1.600 2.000 2.500 3.150 4.000 5.000 T r [s] Frequenza [Hz] Ante opera Post opera
a b d c

Il ruolo del professionista collaudatore

Considerato l’aggiornamento del quadro normativo vigente, assume un’importanza rilevante la figura del progettista e del collaudatore acustico. Entrambe sono fondamentali per l’ottenimento dei risultati prescritti dalla normativa.

Il progettista acustico è oggi indispensabile per la scelta dei prodotti e delle soluzioni tecniche da attuarsi in fase esecutiva. E spesso interferisce nella progettazione termotecnica e strutturale. Perciò è indispensabile il coordinamento dei professionisti sin dalle prime fasi di progetto per evitare modifiche o varianti di progetto in corso di esecuzione dei lavori.

Il direttore dei lavori

Ancora più importante del professionista collaudatore è la direzione dei lavori in ambito acustico in quanto, per l’ottenimento del risultato, è fondamentale la corretta posa in opera delle soluzioni progettate. Errori di posa, spesso sottovalutati, assumono un peso rilevante nella fase di collaudo finale, soprattutto in riferimento all’isolamento acustico.

Ad esempio, può succedere che nell’isolare acusticamente un solaio, l’errore più diffuso sia il taglio della fascia perimetrale isolante prima della posa della pavimentazione. Ciò potrebbe sembrare di importanza irrilevante ma, nel caso specifico, seppure il materiale anticalpestio sottostante al massetto sia stato correttamente posato, può comportare una notevole penalizzazione sul risultato acustico finale fino a 10 dB, inficiando magari il collaudo acustico a fine lavori.

Per questo motivo è fondamentale la figura del direttore dei lavori, figura professionale spesso trascurata in fase di esecuzione o assunta da professionisti poco esperti del settore. Sono all’ordine del giorno cause civili in cui l’agibilità viene annullata per vizi di costruzione legati agli aspetti acustici.

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a cu S tica ne LL e S cuo L e
a b
Fig. 6a,b Dettagli costruttivi che rappresentano errori di posa comuni

LA SICUREZZA A PARTIRE DAI BANCHI DI SCUOLA: IL PROGETTO

A chi è rivolto?

Agli studenti delle scuole secondarie di primo grado e agli insegnanti.

Finalità

Aiutare la scuola a costruire la cultura della sicurezza nei futuri cittadini e nella società. Educare in aula l’alunno alla sicurezza affinché possa diventare un adulto che, in modo naturale nella quotidianità e sul lavoro, possa adottare comportamenti rispettosi della sicurezza propria e altrui.

Punti di forza

• Il Progetto è nazionale e coinvolge scuole di tutte le regioni.

• È gratuito per le scuole che partecipano.

• Si svolge all’interno del normale orario scolastico.

• Si integra con i programmi delle varie materie.

• Completata la formazione iniziale, i docenti continuano ad applicare in autonomia il progetto anche negli anni successivi o in scuole diverse.

• L’Istituto scolastico può riconoscere la formazione erogata ai docenti da parte di formatori abilitati per la sicurezza come formazione o aggiornamento per la sicurezza.

• Consente l’educazione ed il coinvolgimento indiretto della famiglia al rispetto delle tematiche della sicurezza attraverso la formazione acquisita in classe dai ragazzi.

• Il lavoro di ciascuna classe viene condiviso con tutta la scuola in modo che il risultato del progetto sia patrimonio di tutti i ragazzi della scuola.

• A fine anno si organizza una manifestazione locale che coinvolge le autorità ed il territorio in cui i ragazzi presentano e condividono il loro lavoro. In questa occasione viene selezionato il progetto che accede alla manifestazione nazionale.

• Durante la manifestazione nazionale, attraverso un momento di confronto, verranno premiati i migliori progetti.

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Devono partecipare tutti i docenti?

È opportuno che per la buona riuscita del progetto tutto il Consiglio di classe partecipi e applichi il Progetto su ciascuna classe.

Che contributo danno gli ordini degli ingegneri?

Ingegneri incaricati dall’Ordine degli Ingegneri territoriale si occupano della formazione iniziale dei docenti. Il lavoro viene seguito e supportato dagli Ordini secondo le necessità e richieste dei docenti.

Come può essere spendibile la formazione iniziale dei docenti?

La formazione dei docenti delle classi che adottano il Progetto può essere riconosciuta come formazione generale e specifica oppure come aggiornamento della formazione specifica ai sensi del D.Lgs. n. 81/2008 e s.m.i. e dell’Accordo Stato-Regioni del 21/12/2011.

Gli attori del progetto

Il Progetto è stato ideato e proposto dal Consiglio Nazionale degli Ingegneri.

Gli Ordini territoriali individuano e mettono a disposizione delle scuole, ingegneri formatori per la formazione iniziale dei docenti e per il supporto nel regolare svolgimento.

Le scuole individuano le sezioni partecipanti (anche tutte), a partire dalle classi prime, coinvolgendo tutti i docenti della classe.

I ragazzi partecipano attivamente al Progetto acquisendo competenze inerenti la tematica della sicurezza e sensibilizzando le famiglie ed il loro contesto sociale.

Svolgimento del progetto

Fase iniziale - Formazione dei docenti

Gli ingegneri individuati dagli Ordini provinciali formano il personale docente delle singole classi al fine di inserire o individuare nel programma di ogni singola materia argomenti, attività, esercizi che possano avvicinare l’alunno alla sicurezza.

l’applicazione durante l’anno ScolaStico

Applicazione 1 - Lezione in classe agli alunni

Durante il normale svolgimento delle lezioni i docenti propongono alla classe argomenti, approfondimenti ed esempi legati alla sicurezza presenti nelle materie.

Applicazione 2 - “Safety Project”

Il consiglio di ogni singola classe impegnata nel progetto, con il supporto degli ingegneri “formatori”, definisce un “Safety Project” sulla base del lavoro svolto e delle caratteristiche specifiche e della sensibilità della classe, che coinvolge l’intero gruppo classe in attività esperienziali e creative.

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LA SICUREZZA NELLE SCUOLE

MARIA PIA REPETTO

a cura della redazione

IL PONTE SULLO STRETTO: UN DIBATTITO INDIPENDENTE DALLA POLITICA

L’ingegnere e docente universitaria Maria Pia Repetto dell’Ordine di Genova fa parte del Gruppo di Lavoro che si occuperà degli studi di fattibilità del ponte tra Calabria e Sicilia

È certamente una delle opere più dibattute dell’Italia contemporanea. Il ponte sullo Stretto che dovrebbe unire la Sicilia alla penisola italiana apre una nuova pagina della sua lunga e travagliata storia.

Abbiamo incontrato l’ingegnere Maria Pia Repetto, professore ordinario di tecnica delle costruzioni presso il Dipartimento di Ingegneria Civile, Chimica e Ambientale dell’Università di Genova.

È inoltre membro del Consiglio Generale dell’Istituto Italiano della Saldatura (IIS) e presidente dell’International Science Advisory Committee del Wind Engineering, Energy and Environment Laboratory, University of Western Ontario, Canada, che è entrata a far parte del Gruppo di lavoro che si occuperà della fattibilità del progetto. “Un’occasione di coinvolgimento delle eccellenze del mondo professionale e della ricerca – ha spiegato l’ingegner Repetto – per un’opera che rappresenta una sfida ingegneristica a livello internazionale”.

Il team dello “Stretto”

Con la delibera del 23 marzo scorso, il Consiglio nazionale degli ingegneri ha designato i componenti del nuovo Gruppo di Lavoro “Ponte sullo Stretto”:

• Prof. Ing. Edoardo COSENZA - CNI - Coordinatore

• Ing. Massimo SESSA Presidente C.S.LL.PP.

• Prof. Ing. Claudio BORRI Ordine Ingegneri Firenze

• Prof. Ing. Gian Michele CALVI Ordine Ingegneri Pavia

• Prof. Ing. Francesco CASTELLI Ordine Ingegneri Catania

• Ing. Domenico CONDELLI - CNI

• Ing. Michele Mario ELIA Ordine Ingegneri Bari

• Prof. Ing. Antonio OCCHIUZZI Ordine Ingegneri Napoli

• Prof.ssa. Ing. Maria Pia REPETTO Ordine Ingegneri Genova

• Ing. Sandro CATTA - CNI - Referente GDL “Lavori Pubblici”.

Complimenti per l’ingresso nel gruppo di lavoro del CNI, per il ponte sullo Stretto. Quali sono le attività previste per il Gruppo di lavoro e le finalità per la scelta o meno della realizzazione dell’opera?

Grazie per i complimenti. Penso che questo invito sia un riconoscimento importante per l’Università e l’ingegneria di Genova e mi fa piacere rappresentare entrambe.

Il GDL è stato voluto e istituito dal presidente del CNI, Angelo Domenico Perrini e coordinato dal consigliere Edoardo Cosenza, con l’intento di portare nel dibattito pubblico la voce autorevole e competente degli ingegneri – oltre 240mila iscritti agli Ordini – su questo tema controverso e sfidante.

Il GDL non è un’emanazione governativa, potrà quindi esprimere un dibattito indipendente e terzo rispetto al Governo. Tuttavia, vede la partecipazione anche del presidente del Consiglio superiore dei lavori pubblici, Massimo Sessa, e del presidente della Commissione di studio per la predisposizione e l’analisi di norme tecniche relative alle costruzioni del CNR, Antonio Occhiuzzi.

Si pone quindi come un interlocutore e un supporto nelle diverse fasi che porteranno alla definizione finale e alla realizzazione dell’opera che, lo ricordiamo, è stata approvata in via definitiva con la conversione in legge del D.L. 35/2023 (cd. Decreto Ponte sullo Stretto) approvata in Senato nella seduta del 24 maggio 2023.

42 Ordine Ingegneri Genova / aprile-giugno 2023 / n° 2 LE INTERVISTE

L’azione del vento su quest’infrastruttura, era già stata affrontata e indagata dal professor Giovanni Solari e dal suo team. Quali furono le risultanze e ora cosa è necessario implementare?

L’azione del vento è di gran lunga l’azione più importante per quest’opera, ne condiziona il dimensionamento e l’esercizio.

Le incognite che gravano la conoscenza dei fenomeni aerodinamici e di interazione flusso/struttura costituiscono ancora oggi uno degli elementi di maggiore criticità nell’iter progettuale del Ponte.

Il professor Giovanni Solari è stato parte del Comitato scientifico negli anni 2009-2011 e ha contribuito all’assetto attuale del progetto definitivo tracciando innanzitutto un iter concettuale per affrontare questa sfida.

Con il rigore e la competenza che lo hanno sempre contraddistinto, al fine di minimizzare le incertezze sui modelli, ha suggerito e guidato l’esecuzione di studi indipendenti nei principali centri di ricerca internazionali – sono state eseguite prove su 11 modelli in 7 laboratori internazionali diversi.

43 Ordine Ingegneri Genova / aprile-giugno 2023 / n° 2
MARIA PIA REPETTO

Sono stati affrontati i temi della definizione statistica della velocità e della turbolenza del vento nell’area, la risposta dinamica dell’impalcato in condizioni estreme e di esercizio, l’eventuale insorgenza di fenomeni critici di instabilità aeroelastica tipo flutter dell’impalcato, la stabilità dei cavi, l’azione del distacco dei vortici dai piloni di supporto.

L’Università di Genova, sotto la responsabilità del professor Giuseppe Piccardo, aveva affrontato lo studio della velocità del vento di progetto e la simulazione delle raffiche turbolente nell’area.

Nella riunione di insediamento del GDL sono state richiamate le conclusioni di questa enorme mole di lavoro. Se, a livello di fattibilità, i risultati erano confortanti, venivano anche evidenziati i limiti dei dati di partenza e le incertezze di modellazione e sperimentazione, ancora non completamente risolte. Parliamo tuttavia di risultati ottenuti oltre 10 anni fa. Nel frattempo, le tecnologie di misura anemometrica, i modelli e la potenza computazionale sono cresciuti enormemente, e anche la normativa tecnica del settore è stata aggiornata. Inoltre, a causa del cambiamento climatico, è sempre maggiore l’incidenza di eventi atmosferici locali estremi, quali temporali, trombe d’aria e “Medicanes” (eventi simili a uragani generati nel Mar Mediterraneo).

Sarà quindi importante prevedere nuovi studi che, con nuovi dati, mezzi e strumenti più avanzati, possano fornire elementi di conforto e di completamento a servizio del progetto esecutivo.

44 Ordine Ingegneri Genova / aprile-giugno 2023 / n° 2 LE INTERVISTE
Fig. 1a Schema di progetto del ponte e dell’impalcato
a b
Fig. 1b Prove in galleria del vento delle torri e dell’impalcato

Sisma e vento, due azioni dinamiche a confronto: quanto incidono sulla scelta dello schema dell’infrastruttura?

Sisma e vento sono le due azioni dinamiche più rilevanti che interessano le strutture civili e, per certi versi, hanno caratteristiche duali. Il sisma genera forze apparenti inerziali che sono particolarmente rilevanti e critiche per strutture a elevata massa e rigidezza.

Al contrario, il vento esercita azioni aerodinamiche funzioni della forma offerta al vento e i cui effetti sono particolarmente critici per strutture leggere, flessibili e poco smorzate.

Lo schema scelto per la struttura, un ponte sospeso a campata unica, lo rende molto leggero e flessibile, efficace nei confronti del sisma, ma molto sensibile all’azione del vento.

Da questo punto di vista, il segno distintivo del ponte sullo Stretto è l’innovativo impalcato aerodinamico “multi-box deck”, costituito da tre cassoni indipendenti separati da gap e collegati da traversi ogni 30 metri.

Questo schema assolutamente nuovo e direi rivoluzionario, è stato ottimizzato in galleria del vento per rendere l’impalcato il più possibile ‘trasparente’ al flusso e minimizzare le azioni aerodinamiche indotte dal vento. Pur non ancora realizzato, il Ponte ha ispirato studi e sperimentazioni in tutto il mondo, tanto che questo schema è noto come Messina-type deck.

Il progetto definitivo, approvato nel 2011, richiede che il Ponte sia stabile fino ad una velocità del vento di 85 m/s e capace di resistere a un sisma pari a 7,1 magnitudo della scala Richter, equivalente a quello che colpì Messina nel 1908.

A carattere di manutenzione e controlli, anche se può sembrare prematuro chiederlo, quali sarebbero le condizioni di esercizio e di utilizzo?

Certamente cogli un punto fondamentale. Un ponte di questa importanza e di questa complessità (ricordiamo che la luce libera di 3.300 metri supererà di oltre 1.000 metri la campata più lunga del mondo, le torri raggiungeranno 399 metri di altezza e i cavi supereranno i 5 chilometri di lunghezza) necessariamente deve prevedere un sistema di monitoraggio integrato, la cui progettazione e realizzazione deve essere contestuale a quella del Ponte stesso. Il progetto definitivo approvato nel 2011 prevede che il Ponte sia aperto al traffico stradale fino a quando le raffiche di vento non raggiungano la velocità di 44 m/s e al traffico ferroviario fino a quando le raffiche non raggiungano la velocità di 53 m/s.

Sarà quindi previsto un sistema di monitoraggio anemometrico che regoli il flusso di traffico in funzione delle condizioni meteorologiche. Inoltre, è indispensabile prevedere un sistema di monitoraggio strutturale con il duplice obiettivo di validare i modelli numerici e i parametri della risposta della struttura utilizzati in fase progettuale e di monitorare eventuali stati di malfunzionamento e danneggiamento. Anche questo aspetto comunque sarà oggetto di ulteriori approfondimenti e aggiornamenti della proposta progettuale, che tenga conto dell’enorme avanzamento tecnologico fatto negli ultimi 10 anni in tema di structural health monitoring. La data limite indicata nel decreto per l’approvazione del progetto esecutivo è fissata per il 31 luglio 2024. L’auspicio del GDL è che questa sia una occasione di coinvolgimento delle eccellenze del mondo professionale e della ricerca per un’opera che rappresenta una sfida ingegneristica a livello internazionale.

A questo scopo il mondo della ricerca non si è fermato. Nel prossimo convegno mondiale dell’Associazione Internazionale di Ingegneria del Vento (16th Int. conference on Wind Engineering, www.icwe2023.com) che si terrà ad agosto 2023 a Firenze è prevista una sessione speciale plenaria sul progetto del Ponte.

lunghezza complessiva del Ponte 3.660 m lunghezza della campata 3.300 m altezza del canale navigabile 65 m larghezza dell’impalcato 61 m altezza dei cassoni stradali 2,8 m altezza del cassone ferroviario 2,2 m altezza massima dei traversi 4,7 m interasse dei traversi 30 m altezza delle torri 399 m sistema di sospensione due coppie di cavi diametro cavi di sospensione 1,26 m sviluppo cavi di sospenzione 5.320 m volume dei blocchi di ancoraggio 533.000 m 3

Tab. 1 Dati tecnici del Ponte, in basso due immagini del Ponte con foto-inserimenti

(https://www.webuildgroup.com/it/media/ video/il-ponte-sullo-stretto-di-messina-ilponte-che-unisce-l-italia-all-europa)

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m aria p ia r epetto

art. 3 Riavvio delle attività di programmazione e progettazione dell’opera del D.L. 35/2023

2. Il progetto definitivo dell’opera, redatto ai sensi del D.Lgs. 20 agosto 2002, n. 190, ed approvato dal Consiglio di amministrazione della società concessionaria il 29 luglio 2011, è integrato da una relazione del progettista, attestante la rispondenza al progetto preliminare e alle eventuali prescrizioni dettate in sede di approvazione dello stesso, con particolare riferimento alla compatibilità ambientale e alla localizzazione dell’opera. Nella relazione sono altresì indicate le ulteriori prescrizioni da sviluppare nel progetto esecutivo al fine di adeguarlo:

a) alle norme tecniche di costruzione NTC2018 e alle conseguenti modifiche alla caratterizzazione geotecnica;

b) alla normativa vigente in materia di sicurezza;

c) alle regole di progettazione specifiche di cui ai manuali di progettazione attualmente in uso, salvo deroghe;

d) alla compatibilità ambientale;

e) agli eventuali ulteriori adeguamenti progettuali ritenuti indispensabili anche in relazione all’evoluzione tecnologica e all’utilizzo dei materiali di costruzione;

f) alle prove sperimentali richieste dal parere espresso dal Comitato scientifico di cui all’art. 4, comma 6, della L. n. 1158 del 1971 sul progetto definitivo approvato dal Consiglio di amministrazione della società il 29 luglio 2011.

3. La relazione di cui al comma 2, corredata dagli eventuali elaborati grafici necessari per il perfezionamento del procedimento di approvazione del progetto in relazione alle prescrizioni contenute nella medesima, è trasmessa per l’approvazione al Consiglio di amministrazione della società concessionaria che, previo parere del Comitato scientifico di cui all’art. 4, comma 6, della L. n. 1158 del 1971, si esprime entro i successivi trenta giorni.

4. All’esito del procedimento di cui al comma 3, la società concessionaria trasmette tempestivamente il progetto definitivo e la relazione di cui al comma 2 al Ministero delle infrastrutture e dei trasporti che indice e presiede una conferenza di servizi alla quale partecipano le amministrazioni statali e gli enti territoriali interessati dalla realizzazione dell’opera. La predetta documentazione è contestualmente trasmessa, unitamente alla documentazione di cui all’art. 23, comma 1, del D.Lgs. 3 aprile 2006, n. 152, ad eccezione di quella prevista dalla lett. g) del medesimo articolo, all’autorità competente, ai fini della valutazione di impatto ambientale, che si svolge nei tempi e con le modalità di cui al comma 6.

5. La conferenza di cui al comma 4, primo periodo, ha finalità istruttorie e a essa non si applicano le disposizioni di cui agli artt. 14 e ss. della L. 7 agosto 1990, n. 241. Con la convocazione sono altresì trasmessi gli atti e i documenti già acquisiti dalla conferenza indetta ai sensi degli artt. 4 e ss. del D.Lgs. 20 agosto 2002, n. 190. La conferenza di cui al comma 4, primo periodo, acquisisce le osservazioni dei soggetti interessati, nonché motivate proposte di adeguamento o richieste di prescrizioni per il progetto o di varianti migliorative che non modificano la localizzazione e le caratteristiche essenziali delle opere, nel rispetto dei limiti di spesa e delle caratteristiche prestazionali e delle specifiche funzionali individuati in sede di progetto preliminare e di progetto definitivo. Le valutazioni istruttorie di cui al terzo periodo sono limitate ai contenuti progettuali interessati dalle prescrizioni di cui al comma 2, secondo periodo. Sui contenuti progettuali non interessati dalle prescrizioni di cui al comma 2, secondo periodo, sono fatte salve le osservazioni, le proposte di adeguamento, le richieste di prescrizioni o varianti migliorative acquisite nella conferenza indetta ai sensi del citato D.Lgs. 190 del 2002, ferma restando la possibilità per le amministrazioni o enti partecipanti, che non si siano già espresse, di sottoporre alla conferenza di cui al comma 4, primo periodo, le proprie valutazioni o pareri su tali contenuti.

46 Ordine Ingegneri Genova / aprile-giugno 2023 / n° 2 LE INTERVISTE

Per la tutela dei beni archeologici, sono acquisiti nella conferenza solo gli elementi relativi alla valutazione di assoggettabilità alla verifica preventiva dell’interesse archeologico di cui all’art. 48, comma 5-ter, del D.L. 31 maggio 2021, n. 77, convertito, con modificazioni, dalla L. 29 luglio 2021, n. 108. La conferenza si conclude nel termine di cui al comma 6, quinto periodo, decorso il quale il Ministero delle infrastrutture e trasporti è in ogni caso autorizzato a procedere ai sensi del comma 7.

6. Ai fini della valutazione di impatto ambientale l’autorità competente provvede con le modalità previste per i progetti di cui all’art. 8, comma 2-bis, del D.Lgs. 152 del 2006. La valutazione è limitata ai contenuti progettuali interessati dalle prescrizioni di cui al comma 2, secondo periodo. La valutazione sugli ulteriori contenuti progettuali è limitata agli aspetti che non siano stati valutati o siano stati oggetto di valutazioni negative nel procedimento attivato sul progetto definitivo redatto ai sensi del D.Lgs. 20 agosto 2002, n. 190, i cui effetti sono fatti salvi. Nel corso del procedimento, l’autorità competente può richiedere una sola volta integrazioni documentali o istruttorie entro il termine di trenta giorni dalla ricezione della documentazione. Il procedimento ha rilevanza prioritaria rispetto ad ogni altro procedimento di competenza dell’autorità di cui al primo periodo ed è in ogni caso concluso nel termine di novanta giorni dalla ricezione della documentazione. Gli esiti della valutazione sono trasmessi al Ministero delle infrastrutture e dei trasporti.

7. Il Ministero delle infrastrutture e dei trasporti verifica la compatibilità delle valutazioni istruttorie acquisite dalla conferenza di servizi di cui al comma 5 anche alla luce delle risultanze della valutazione di impatto ambientale. Il Ministero delle infrastrutture e dei trasporti trasmette al Comitato Interministeriale per la Programmazione Economica e lo Sviluppo Sostenibile, di seguito CIPESS, per l’approvazione i seguenti atti e documenti:

a) le osservazioni, richieste e prescrizioni acquisite nella conferenza di servizi e ritenuti assentibili dal Ministero delle infrastrutture e dei trasporti;

b) le eventuali prescrizioni formulate all’esito del procedimento di valutazione di impatto ambientale;

c) il progetto definitivo e la relazione di cui al comma 2;

d) il piano economico finanziario di cui all’art. 2, comma 8;

e) la relazione istruttoria del Ministero delle infrastrutture e dei trasporti che indichi l’integrale copertura finanziaria dei costi di realizzazione dell’intervento.

8. L’approvazione richiesta ai sensi del comma 7, adottata con il voto favorevole della maggioranza dei componenti il CIPESS, sostituisce ogni altra autorizzazione, approvazione e parere comunque denominato e consente la realizzazione e, per gli insediamenti produttivi strategici, l’esercizio di tutte le opere, prestazioni e attività previste nel progetto approvato.

9. Alla determinazione conclusiva del CIPESS di cui ai commi 7 e 8 si applicano le disposizioni di cui all’art. 48, comma 5-quater, quinto, sesto e settimo periodo, del citato D.L. n. 77 del 2021. Alle procedure di espropriazione si applicano le disposizioni di cui all’art. 14, commi 6 e 7, D.L. 24 febbraio 2023, n. 13.

10. All’esito dell’adozione della determinazione di cui ai commi 7 e 8 sono autorizzate le prestazioni anticipate rispetto alla cantierizzazione dell’opera definite nel programma anticipato di opere e servizi predisposto ai sensi dell’art. 4, comma 4, lett. d).

11. All’approvazione del progetto esecutivo si provvede ai sensi dell’art. 4, comma 3, della L. n. 1158 del 1971.

47 Ordine Ingegneri Genova / aprile-giugno 2023 / n° 2
m aria p ia r epetto

RICCARDO MISELLI

a cura della redazione

CASE GREEN, UNA GRANDE OPPORTUNITÀ, PURCHÉ NON

DIVENTI UTOPIA

Il presidente dell’Ordine degli architetti, pianificatori, paesaggisti e conservatori della provincia di Genova Riccardo Miselli ci parla della Direttiva Case Green

Abbiamo parlato della Direttiva UE per l’efficientamento energetico degli edifici con l’architetto Riccardo Miselli. Un’opportunità da non perdere, a patto che venga definito un quadro normativo realmente applicabile al nostro territorio. Per non ripetere l’esperienza del Superbonus

Conoscenza del patrimonio edilizio e programmazione degli interventi da effettuare. Il ruolo primario dell’edilizia nel panorama dell’efficienza energetica delle nostre città è certamente di primissimo piano. Abbiamo incontrato l’architetto Riccardo Miselli, presidente dell’Ordine degli architetti, pianificatori, paesaggisti e conservatori della provincia di Genova. Ne è scaturita una piacevolissima chiacchierata sulla Direttiva europea cosiddetta “Case Green” per l’efficientamento energetico degli edifici residenziali, non residenziali e pubblici, in cui Miselli ci ha spiegato che può rappresentare un’occasione di crescita e di riorganizzazione del nostro territorio purché sorretta da norme applicabili alla realtà concreta italiana dove oltre l’85% degli edifici residenziali sono in classe D o peggiore, mentre le classi G, ovvero le peggiori, sono circa il 37,5% del totale.

Direttiva Case Green: “Gli edifici residenziali dovranno raggiungere, come minimo, la classe di prestazione energetica E entro il 2030, e D entro il 2033. Per gli edifici non residenziali e per quelli pubblici dovrà avvenire entro il 2027 (E) e il 2030 (D)”.

Visti i tempi operativi di assolvimento dei requisiti, si tratta di un’opportunità o di un’utopia?

La Direttiva europea si inserisce all’interno di un processo già avviato dal 2010 e più precisamente dalla Direttiva 2010/31/CE che poneva, oramai più di un decennio fa, l’accento su ruolo e peso dell’edilizia riguardo ai consumi energetici, suggerendo un percorso verso la de-carbonizzazione.

Su questa e altre basi si è strutturato il Superbonus che, come ben sappiamo, ha mostrato luci e ombre: un’innegabile occasione di ripresa economica per il Paese ma di difficile applicabilità per il mutevole e articolato quadro normativo di riferimento. È stato senza dubbio una “palestra” per il nostro sistema paese, rimasto sospeso nell’attesa di strumenti normativi strutturali che di fatto la Direttiva Case Green pare tornare a chiedere.

Nei prossimi mesi dovrebbe chiudersi la fase di negoziato tra le istituzioni europee, i vari paesi membri dovranno quindi costruire normative nazionali per consentirne l’applicazione nelle diverse realtà, di fatto profondamente eterogenee tra loro.

Rispondendo alla sua domanda: per il nostro Paese è un’opportunità da cogliere a condizione che venga definito un quadro normativo realmente applicabile al nostro territorio ma, al contempo, pare un’utopia per l’ambizioso risultato che si prefigge di ottenere.

48 Ordine Ingegneri Genova / aprile-giugno 2023 / n° 2 LE INTERVISTE

I numeri sono impressionanti, in Italia oggi oltre l’85% degli edifici residenziali sono in classe D o peggiore, mentre le classi G, ovvero le peggiori, sono circa il 37,5% del totale. Sono dati in costante aggiornamento che devono far riflettere in maniera più organica sul valore di questa Direttiva, perché è destinata – almeno nelle intenzioni – a incidere notevolmente sul nostro territorio.

Aspettando la chiusura della fase di negoziato delle istituzioni europee, da quali punti si potrebbe partire per il raggiungimento degli obiettivi di Case Green?

Per contenere le spese a carico dei privati sarà necessario in primis una volontà politica nazionale per attivare un piano di riqualificazione importante, determinato, capace di “traguardare” – oltre agli aspetti prettamente energetici – una riflessione più ampia sul tema dell’abitare, che negli ultimi anni ha subito radicali innovazioni e che nel futuro prossimo è destinato a diventare un’emergenza con cui confrontarsi.

Per riuscire davvero a cogliere l’opportunità implicita nella Direttiva penso si debba in qualche modo superare la logica della frammentazione, dell’intervento “puntuale” sul singolo edificio, per avviare azioni su significative porzioni di città, innescando processi di rigenerazione urbana strutturata e ad ampio respiro così da intercettare il vero senso del New European Bauhaus, dove la sostenibilità è, prima di tutto, equilibrio tra aspetti ambientali, economici e sociali.

In questo senso, la riqualificazione del quartiere del Diamante, a Genova Begato, anticipa i tempi e rappresenta un modello per il futuro molto interessante perché ripensa a un territorio, applicando varie forme di rigenerazione – dalla demolizione alla riqualificazione –all’interno di un quadro unitario in cui gli spazi pubblici e i servizi condivisi ci si augura acquisiscano quel ruolo sociale necessario, anche grazie al processo di partecipazione che è stato attivato.

49 Ordine Ingegneri Genova / aprile-giugno 2023 / n° 2
RICCARDO MISELLI

In merito alla Direttiva Case Green, qual è il cronoprogramma “ideale” di una rigenerazione di una città come Genova e gli obiettivi che dovrebbero essere messi in discussione?

I prossimi due anni saranno determinanti per comprendere come la Direttiva dovrà essere recepita nei singoli paesi e per compiere necessariamente alcuni passaggi che, in un territorio complesso come il nostro, possono rivelarsi determinanti per l’esito finale.

La prima tappa è la conoscenza del costruito ovvero una mappatura dello stato effettivo degli immobili perché in Italia e soprattutto in Liguria abbiamo un patrimonio edilizio profondamente differente da quello di altri paesi europei.

Diversità sostanziali che vanno dall’eterogeneità delle tecnologie costruttive alla frammentazione del regime proprietario e nel nostro caso specifico, sul piano dell’accessibilità.

È fondamentale una fase di programmazione, individuando sul territorio con congruo anticipo gli edifici – o meglio le aree – non solo in termini di valutazione costi/benefici ma anche in relazione alla strut-

tura urbana consolidata che dovrà uscirne valorizzata e aperta verso il futuro, del 2030 e oltre. Questa fase di pianificazione sarà determinante.

Sappiamo che la Direttiva ammette deroghe fino a un massimo del 22% del patrimonio esistente, ovvero circa 2,6 milioni di edifici residenziali sui 12 milioni di fabbricati.

Sarà quindi fondamentale definire per tempo cosa sia di fatto compreso in questa soglia, oltre agli edifici storici, i luoghi di culto, le seconde case.

In aggiunta, sarà centrale aver chiaro il disegno della città che vogliamo, soprattutto qui a Genova, città che fa del suo policentrismo la vera forza, questo potrebbe essere uno strumento eccezionale per rinnovare l’identità dei propri centri e minimizzare il senso di periferia.

Determinante sarà costruire competenze qualificate, dove sarà fondamentale l’utilizzo della digitalizzazione, intesa come strumento e non come fine, e della tassonomia quale prassi operativa. Mezzi grazie ai quali, già oggi, è possibile superare l’applicazione seriale di soluzioni standardizzate per affrontare ogni tema in maniera specifica, caso per caso, con la possibilità di offrire

qualcosa di più in termini di innovazione e di qualità dell’abitare.

Nei prossimi anni sarà importantissimo non ripetere gli errori del passato.

Case Green non sarà una misura “a tempo” come il Superbonus bensì – speriamo – uno strumento strutturale e molto impegnativo.

Ancora più che nel recente passato sarà determinante l’ascolto e la condivisione degli indirizzi con i tecnici, perché da queste competenze – alcune più tecniche, altre più umanistiche – si può davvero cogliere il senso sotteso a questa Direttiva, rifuggendo derive prettamente speculative per trarre vantaggi per la collettività.

50 Ordine Ingegneri Genova / aprile-giugno 2023 / n° 2 LE INTERVISTE
sustainable together beautiful NEW EUROPEAN BAUHAUS
Fig. 1 I valori del New European Bauhaus

Prendendo spunto dalla presentazione del libro “I demoni della demolizione”, tenutasi lo scorso 28 aprile a Palazzo Ducale, e quindi dalla demolizione della diga di Begato: la demolizione, rispetto al passato, sta diventando un’opportunità?

La demolizione è uno strumento come altri. Misura le proprie potenzialità sulla base delle finalità che si vogliono perseguire e quelle che ottiene.

Può essere uno strumento usato in maniera superficiale quale alibi per non affrontare una determinata problematica tecnica, o diventare un’opportunità unica quando, come nel caso della diga di Begato, risarcisce un territorio ed è parte di un processo più articolato. Coinvolge molte “sfere”, aspetti procedurali, materiali, ambientali, culturali, sociali e urbani, assai delicati anche dal punto di vista disciplinare.

È un processo difficile da governare, è necessario un buon regista ma anche una chiara volontà politica nel perseguire l’obiettivo, come nel caso della diga.

In Italia è uno strumento arrivato tardi rispetto ad altre realtà europee dove già alla fine degli anni ‘90, troviamo molti episodi significativi.

Da Parigi, dove è stato attuato il programma Ilot Caillié ovvero una sostituzione edilizia senza aumento volumetrico che ha permesso di riconfigurare la tipologia edilizia con alloggi più ampi, salvaguardando la natura commerciale del quartiere.

A Barcellona, il piano per Trinitat Nova è noto per aver avviato in parallelo piani urbanistici con programmi educativi e sociali.

In Italia, un primo importante episodio lo ritroviamo con il quartiere del Giustiniano Imperatore a Roma, avviato nei primi anni 2000, che ha previsto la progressiva demolizione di 18 edifici e dove si è riconfigurato – peraltro attraverso lo strumento del concorso di progettazione del 2004 – un nuovo assetto che ritrova nell’articolazione dell’attacco a terra e nel parco gli elementi più caratterizzanti.

È senza dubbio un’opportunità quando la demolizione diventa un’occasione per riconsiderare lo “spazio”, per ridefinire e ridistribuire le volumetrie originarie, contribuendo alla qualificazione di vere e

proprie porzioni di città, per attivare “relazioni” capaci di consolidare la comunità e di costruire un senso di appartenenza, laddove si era deteriorato.

Diventa critica invece per quanto riguarda la gestione del tempo e la relativa programmazione perché, tra brusche accelerazioni e l’insorgere di problematiche inaspettate, trova spesso difficoltà oggettive nel perseguire i programmi impostati.

Anche dal punto di vista ambientale, le variabili sono molteplici, dalla difficoltà della gestione delle materie, al rispetto dei CAM (criteri ambientali minimi), dei principi DNSH (Do no significant harm, prevedono che gli interventi previsti dai PNRR nazionali non arrechino danni significativi all’ambiente) ma al contempo apre alla possibilità di realizzare nuovi edifici Nzeb (Nearly zero energy building, ovvero edifici a elevata efficienza energetica).

Sebbene il futuro suggerisca un’importante e capillare operazione di riqualificazione dell’esistente, una valutazione oggettiva sulla demolizione come opportunità non può che essere fatta caso per caso.

51 Ordine Ingegneri Genova / aprile-giugno 2023 / n° 2 r iccardo m i S e LL i
Fig. 2 Il quartiere del Diamante e la Diga di Begato in corso di Demolizione

Qual è il filo conduttore (se c’è) tra la Direttiva Case Green - Demolizione - Conservazione del costruito ordinario?

Nell’evidente condizione in cui ci troviamo, caratterizzata da una sorta di crisi permanente e dalla difficoltà di programmare lo sviluppo se non in risposta a sollecitazioni emergenziali, la prospettiva ambientale è sicuramente una delle poche certezze con cui dovremmo confrontarci nei prossimi anni.

Oggi abbiamo la consapevolezza che ambiente, economia e benessere sono aspetti strettamente connessi tra loro e dal cui equilibrio deriva la qualità della nostra vita. Una qualità non più misurabile esclusivamente con parametri quantitativi ma che sottende aspetti più ampi, come quelli individuati dall’OCSE, l’organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico che accosta al reddito variabili come clima, livelli di educazione, sanità, soddisfazione personale, sicurezza, casa, relazioni sociali, governance e life-work balance, solo per citarne alcune.

In questo senso, ritengo andrebbe riconosciuto che la Direttiva Case Green potrebbe diventare un’occasione di riqualificazione dell’esistente, non solo per contenerne i consumi energetici, ma anche per innalzare la qualità dell’abitare, perché la casa, negli ultimi anni, sulla scia della consapevolezza post-pandemica, ha subito una drastica accelerazione nella domanda di innovazione sempre più indirizzata alla richiesta di una “social and affordable house”, ovvero la casa accessibile, conveniente e per tutti.

È in corso da parte del governo la redazione del nuovo Testo Unico delle Costruzioni. È importante che, parallelamente all’auspicato aggiornamento e semplificazione delle procedure, questo documento recepisca i principi del green deal che l’Europa ci chiede oramai da anni e venga compresa la complessità che caratterizza i nostri territori – la cui fragilità è un tema di grande attualità – diventando presto uno strumento concreto, realmente incisivo e allineato al futuro.

52 Ordine Ingegneri Genova / aprile-giugno 2023 / n° 2 LE INTERVISTE
Fig. 3 Festival Caracasa, a cura di Fondazione Ordine Architetti di Genova e Dipartimento Architettura e Design

INGEGNERIA FORENSE

Ritagliatevi cinque minuti e accogliete il mio invito alla lettura di questo breve racconto il cui fil rouge si dipana nello spazio e nel tempo di circa quattro anni: dai primi interventi in materia del professor Augenti fino alla Smart Commissione

Può apparire singolare raccontare dell’ingegneria forense in forma di breve racconto, ma, come in tutte le storie, per ogni Once upon a time c’è un epilogo, una scelta e, in questo caso, una scelta di campo. Molto spesso, la realtà supera l’immaginazione, si incontrano persone in tempi e luoghi prodromici alla nascita di un progetto. Non ho alcun tipo di problema nell’affermare che “sono innamorato del mio lavoro e per questo vorrei farlo al meglio o quantomeno ci provo”. Una frase quanto mai rara di questi tempi, ritmati da scadenze e obiettivi da perseguire che a volte si chiudono per poi aprirne degli altri.

Però, c’è sempre un PERÒ.

ottobre 2018 - dicembre 2018 Argini Polcevera via Perlasca Sede isola ecologica Amiu L’incipit. Dove tutto iniziò

Era l’estate del 2018, la vigilia di Ferragosto, una data che rimarrà impressa nella nostra memoria: il crollo del ponte Morandi sul fiume Polcevera, dove perirono 43 persone. Il crollo di un’infrastruttura, simbolo e prestigio dell’ingegneria italiana degli anni ‘60, uno sbigottimento e un lutto che non potrà essere dimenticato. Occorre ricostruire non solo l’infrastruttura, ma anche una memoria e incasellare la storia di quell’opera e dei suoi attori principali e secondari. Difficile, ci vuole metodo e disciplina.

Era già forse un desiderio latente, ricostruire in modo disciplinato e coerente la storia. Quale strumento? Sicuramente gli atti di causa, i progetti e i documenti erano gli ingredienti principali per tentare di dare contezza a una domanda sempre più ricorrente: Cosa è successo? Ognuno ha il proprio metodo, la propria impostazione per tentare di dare delle risposte plausibili. Io partecipai come consulente tecnico di parte (CTP) all’incidente probatorio richiesto dal Tribunale di Genova. L’incidente probatorio fu complesso e impegnativo, con la conseguente necessità di prevedere due fasi distinte e separate. A complicare il quadro, l’elevato numero delle persone a conoscenza dei fatti richiese la presenza di numerosissimi CTP, tutti ingegneri di comprovata esperienza, la maggior parte docente universitari di chiara fama. Ovviamente furono numerosi gli interventi e i dibattiti, a volte aspri e accesi, tra CTP e CT del GIP, in particolare ricordo, con vero piacere, quelli del professor ingegner Nicola Augenti sempre misurati, appropriati ed esposti con proprietà di linguaggio trattandosi dell’incidente probatorio del crollo del ponte.

Lo stesso professore fu un convinto pioniere della necessità di promuovere la conoscenza dell’ingegneria forense, dopo molti anni di infruttuosi tentativi, finalmente il 6 agosto 2008 l’università degli studi Federico II di Napoli accolse la sua proposta e istituì il primo Master universitario di secondo livello della nuova disciplina. A seguito del favorevole accoglimento del Master e del lusinghiero riscontro, il professor Augenti fondò, il 16 novembre 2009, l’AIF (Associazione Ingegneria Forense) il cui scopo prioritario era quello di riunire i colleghi che esercitavano la loro attività nell’ambito del contenzioso giudiziario, quale CTU o CTP nonché, quello più generale, dell’ingegneria legale.

La frequenza pressoché settimanale degli incontri consentì di approfondire la disciplina dell’ingegneria forense, molto diffusa nella pratica professionale, un unicum nel panorama delle specializzazioni tecniche.

Gli approcci alla materia del contendere erano diversificati e in questo quadro, astratto e a volte complesso, occorreva mettere ordine e avere metodo.

IL FASCINO DISCRETO DELL’INGEGNERIA IN AMBITO GIUDIZIARIO

53 Ordine Ingegneri Genova / aprile-giugno 2023 / n° 2 IL RACCONTO
Franco Manica, ingegnere e coordinatore della Commissione forense

La necessità di strutturare, in modo rigoroso e didattico, la nuova materia fu avvertita in Italia, per vero sollecitata da magistrati e avvocati che sentivano l’esigenza di interloquire con professionisti di indubbia capacità tecnico-scientifica non disgiunta da quella giuridica.

gennaio 2019 - novembre 2019 Ufficio Consulenti Tecnici del GIP Fiera del Mare Palazzo J. Nouvel Sedi vacanti

Imprevisto e imprevedibile: il Covid

Il Covid stravolse ogni attività ordinaria e di vita quotidiana, purtroppo fu necessario e indispensabile imporre il divieto di qualsiasi spostamento delle persone, in altre parole venne ordinato il domicilio coatto erga omnes. L’imprevisto e imprevedibile virus ebbe un impatto negativo sullo svolgimento dell’incidente probatorio. Le riunioni settimanali dei consulenti tecnici del GIP furono sospese per un lungo periodo di tempo, ripresero solamente dopo che la fase pandemica acuta fu superata; ciononostante gli incontri rutinari furono autorizzati esclusivamente all’aperto a condizione che fossero garantite alcune misure di sicurezza: la distanza fra le persone, il divieto del contatto fisico dei partecipanti, etc. Si creò una situazione dai contorni inimmaginabili, con pesanti ripercussioni sul prosieguo dell’incidente probatorio e, in particolare, sulla durata complessiva della prima fase che si concluse solamente a fine novembre del 2019.

settembre 2022 - dicembre 2022

Sede Ordine degli ingegneri di Genova Tempo di studio, conoscenza e riflessione

L’incidente probatorio si chiuse, le difficoltà, le discussioni e i confronti accaduti in questi quattro anni hanno lasciato spazio alla sedimentazione delle idee e alla nascita di molti dubbi.

L’esperienza che ho maturato posso in qualche modo pensare di parteciparla ad altri colleghi?

Ritengo importante, oltre che necessario, dedicare parte del tempo a mia disposizione, visto che sono in pensione, per approfondire la conoscenza della disciplina dell’ingegneria forense, argomento che mi intriga e affascina in modo crescente, al punto da diventare imperativo categorico di studio, conoscenza e metodo.

Il desiderio di ricercare, studiare e conoscere testi o documenti inerenti alla disciplina, divenne sempre più impellente, tuttavia ero consapevole, grazie ai preziosi suggerimenti e consigli dell’amico professor Augenti, che l’impegno per istituire una nuova commissione dedicata all’ingegneria forense, richiedeva, anzi imponeva di agire con il contributo fattivo di un giovane collega al fine di affrontare il nuovo e ambizioso progetto con metodo, impegno, volontà e reciproco mutuo soccorso.

Due incontri furono decisivi per raggiungere l’obiettivo di costituire la nuova commissione: il primo con il nostro presidente dell’Ordine degli ingegneri di Genova, Enrico Sterpi, il secondo con il collega ingegnere Andrea Chiaiso referente del Consiglio dell’ordine.

Sottoposi all’ingegner Sterpi la finalità strategica da assegnare alla Commissione ingegneria forense, e dopo un breve scambio di valutazioni e considerazioni, il presidente condivise e caldeggiò totalmente l’iniziativa e suggerì di contattare il collega Chiaiso per acquisire un valido contributo operativo.

Ci incontrammo, presso la sede dell’Ordine, nel mese di settembre del 2022, sottoposi la documentazione raccolta, catalogata ed esaminata, per un confronto costruttivo e finalizzato, e contestualmente esposi considerazioni e motivazioni che mi avevano convinto e sostenuto nel perseguire il faticoso progetto della costituenda Commissione ingegneria forense.

L’ingegnere Andrea Chiaiso apprezzò e condivise pienamente quanto documentato, mi confermò che le idee proposte erano totalmente condivisibili, anzi rappresentavano un patrimonio comune che consentiva tout court di operare in modo sinergico e costruttivo. Gli incontri settimanali permisero di individuare un percorso finalizzato alla costituzione della Commissione di ingegneria forense dall’inizio del 2023.

Sono trascorsi alcuni mesi dal primo incontro, il rapporto si è via via affinato e perfezionato. L’originario impegno di lavorare in sintonia, correttezza e reciproca disponibilità per confrontarci su ciascun argomento da affrontare e/o dibattere con la Commissione era, è e sarà sempre il nostro mantra, lo affermo con assoluta certezza.

Un sincero grazie ad Andrea Chiaiso per la totale disponibilità e dedizione profusa per attivare questa Smart Commissione.

17 gennaio 2023 Prima riunione Commissione I.F. Sede Ordine degli ingegneri di Genova

Il fascino discreto diventa…

Smart Commissione

La Commissione ingegneria forense ha la finalità di istituire un tavolo permanente tra gli ingegneri dell’Ordine, per favorire il confronto delle diverse esperienze trasversali e interdisciplinari maturate, al fine di applicare i principi e i metodi scientifici dell’ingegneria alla soluzione di problemi tecnici in ambito giudiziario. La Commissione si rivolge a coloro che operano o intendono operare nel ruolo di Ctu e/o CTP nelle diverse articolazioni dell’ingegneria civile, industriale, ambientale.

Obiettivi assegnati da perseguire nel primo semestre dell’anno 2023:

a) Organizzare seminari specifici per:

• Consulenti tecnici d’ufficio (Ctu) e/o Consulenti tecnici di parte (CTP) nelle procedure giudiziarie civili, penali e amministrative.

• Consulenza tecnica in ambito assicurativo, estimativo, informatico, sicurezza, biomedicale, direttiva macchine, etc.

b) Confronto tra i componenti della Commissione sulle esperienze maturate al fine di approfondire argomenti riguardanti le consulenze giudiziarie, stragiudiziali e conciliazioni da affidare agli ingegneri di provata competenza industriale, civile, ambientale, informatica, biomedicale, ascensori, brevetti, etc. declinate nelle diverse specializzazioni.

54 Ordine Ingegneri Genova / aprile-giugno 2023 / n° 2

COMMISSIONE QUALITÀ

i nsediamento 10 gennaio 2023

a cura di Paolo Patti, ingegnere elettrotecnico, railway quality assurance expert Silvio Rossi, ingegnere meccanico, quality system expert Barbara Sénès, ingegnere chimico

C om P osizione Coordinatore: ing. Paolo Dino Patti, supportato dall’ing. Eliana Brizzolara per la redazione dei verbali.

Referente per il Consiglio: ing. Silvio Rossi - vicepresidente dell’Ordine.

A seguire ingegneri: Gianfranco Bertoni, Paolo Cinquetti, Daniele Gambale, Paolo Guasco, Andrea Parodi, Roberto Raimondo, Mario Ricci e Barbara Sénès.

o biettivi

• Promozione della cultura della Qualità nel quadro delle attività ingegneristiche;

• realizzazione di un seminario su vantaggi e svantaggi dei sistemi di gestione e mappatura dei processi ordinistici;

• miglioramento delle competenze degli iscritti in merito ai sistemi di gestione e relativa certificazione;

• corretta interpretazione ed applicazione dei requisiti dei Sistemi Qualità;

• monitoraggio della normativa internazionale relativa alla qualità e all’individuazione di eventuali nuove norme pubblicate.

P ro P oste

• Diffusione di strumenti utili per l’applicazione dei principi della Qualità tramite la pubblicazione di articoli, l’organizzazione e la partecipazione a giornate divulgative, seminari, incontri informativi e corsi formativi;

• le proposte di attività scaturite dalla commissione sono in linea con i sopracitati obiettivi e constano nella preparazione della documentazione finalizzata alla realizzazione di un seminario incentrato principalmente sui vantaggi e gli svantaggi dei sistemi di gestione. A seguito del seminario è prevista la preparazione di uno o più articoli sui temi trattati nel seminario;

• preparazione di un elenco della normativa internazionale relativa alla Qualità, di cui si sente sicuramente l’esigenza.

P ro C essi ordinisti C i

In conformità con le indicazioni del Consiglio, la Commissione Qualità gestirà la mappatura dei processi ordinistici finalizzata al miglioramento continuo delle prestazioni dell’Ordine, avvalendosi, se ritenuto necessario, di risorse esterne e monitorando le attività tramite l’effettuazione di audit. Prima di avviare l’attività di mappatura dei processi, la commissione contatterà altri ordini certificati ISO 9001 in modo da armonizzare i processi.

t emi Composta da audit team leader, responsabili e consulenti di sistemi di gestione e referenti Qualità Sistemi Informativi e fornitori, le competenze complessive della Commissione spaziano su vari settori, dalla metalmeccanica, al nucleare, alla petrolchimica, ai trasporti, alla siderurgia, ai sistemi informativi, al settore sanitario, al settore autostradale, al settore ambientale permettendo di coprire varie professionalità, dall’industria, alla parte civile, nonché alla libera professione. Sono rappresentate nella commissione competenze che spaziano anche ai settori Ambiente e Sicurezza, nonché relative alla L. 231.

q uando si riunis C e ?

Mensilmente e per quanto possibile in presenza, al fine di costituire un rapporto più arricchente, includendo tuttavia la possibilità di collegamento da remoto.

55 Ordine Ingegneri Genova / aprile-giugno 2023 / n° 2 NOTIZIE DALLE COMMISSIONI

a cura di Gianluigi

COMUNICA

a cura di Paolo Patti, ingegnere elettrotecnico, railway quality assurance expert Silvio Rossi, ingegnere meccanico, quality system expert Barbara Sénès, ingegnere chimico

Convenzione Assigeco Lloyd’s

Dal 1° maggio 2023 si è rinnovata la Convenzione con Assigeco Lloyd’s per la RC Professionale e la Tutela Legale. Le garanzie restano le medesime, mentre i premi hanno subito un incremento a seguito del consistente aumento dell’inflazione e del deterioramento del rapporto sinistri/premi.

Sistema pagoPA per pagamento contributi

Per effettuare i pagamenti dei contributi, occorre accedere alla pagina di Inarcassa on-line “Gestione dei Pagamenti”, Avvisi di Pagamento PagoPA.

Parallelamente al sistema di pagamento “PagoPA”, rimangono attivi i seguenti metodi di pagamento:

a) Modello F24 per la compensazione dei crediti verso la pubblica amministrazione

b) Sepa Direct Debit (SDD) per i piani di rateizzazione

Dal 1° aprile 2023 i MAV emessi da Inarcassa per le scadenze antecedenti la data del 10/01/1922 sono completamente dismessi.

Rateazione ordinaria dei debiti pregressi

La rateazione si può richiedere direttamente da Inarcassa on-line, con alcune novità nelle modalità di pagamento, a seconda dell’importo del debito. Inoltre ora è possibile estinguere anticipatamente un piano di rateazione: basta accedere alla sezione “Estratto Conto > Rateizzazioni in corso”, selezionarlo e cliccare su “Estingui piano”. Al termine della procedura verrà reso disponibile un avviso di pagamento PagoPA per il saldo dell’importo residuo dovuto.

Servizio InConference

Il servizio si rivolge agli associati ed associate e alle società di ingegneria che, per risolvere situazioni complesse, non gestibili a distanza, hanno l’esigenza di un contatto diretto e personale. Si può scegliere se avere contatto telefonico, video call o appuntamento in presenza a Roma, con un funzionario qualificato di Inarcassa (il servizio è disponibile tutti i giorni della settimana dal lunedì al venerdì, dalle ore 9.20 alle ore 17.00).

Inarcassa: approvato bilancio 2022

Il Comitato Nazionale dei Delegati di Inarcassa ha approvato, nella riunione del 20 e 21 aprile 2023, il bilancio consuntivo per l’esercizio 2022.

L’anno chiude con un risultato positivo, che assicura all’associazione 360 milioni di euro di avanzo economico e un patrimonio netto di circa 13 miliardi di euro.

A fine 2022, la platea degli iscritti alla Cassa (attivi e pensionati contribuenti) ha raggiunto le 175.627 unità, in leggera crescita rispetto all’anno precedente (+1%), mentre i pensionati, in linea con le proiezioni, sono oltre 43.000.

Va sottolineata l’importanza dell’apporto positivo della gestione previdenziale, pari a 583 milioni di euro (+43%), connesso alla crescita eccezionale dei redditi aggregati delle categorie che, con un incremento del 34,8%, hanno registrato la variazione più elevata dal 1982, anno in cui è stato introdotto l’obbligo di dichiarazione per gli ingegneri e architetti liberi professionisti iscritti alla Cassa.

“Mai come in questa occasione, – dichiara il Presidente Giuseppe Santoro – in un Paese fragile che ha bisogno di lavoro, sicurezza e fiducia, il risultato raggiunto è frutto della coesione e della lealtà previdenziale che caratterizzano il legame tra l’Ente e i suoi associati. Unità ed unitarietà – conclude Santoro – sono valori irrinunciabili che Inarcassa, in quest’epoca ambigua, non ha smesso di perseguire per continuare ad offrire quella tutela del futuro che passa anche attraverso il benessere degli architetti e ingegneri liberi professionisti”.

Approvato il Regolamento Generale Assistenza (RGA) di Inarcassa

Lo scorso 6 aprile 2023 è stato approvato dai Ministeri Vigilanti, Ministero del Lavoro e Ministero dell’Economia e delle Finanze, il Regolamento Generale Assistenza deliberato dal Comitato Nazionale dei Delegati Inarcassa nella riunione del 29-30 novembre 2022. Il Regolamento entrerà in vigore dal 1° gennaio 2024. I contenuti in sintesi del Regolamento sono i seguenti:

1) Prestazioni a sostegno della famiglia: indennità di maternità, indennità di paternità, sussidi per situazioni di disagio economico, sussidi per l’assistenza a figli disabili e disabili gravi L. 104/1992);

2) Prestazioni a sostegno della professione: indennità per inabilità temporanea assoluta, contributi per danni subiti a seguito di calamità naturali, mutui fondiari-edilizi, fondi di garanzia e agevolazioni per l’accesso al credito, prestazioni per la promozione e lo sviluppo della professione e la qualificazione professionale;

3) Prestazioni a sostegno della salute: polizze sanitarie assicurative a favore degli iscritti e dei titolari di pensione erogata da Inarcassa, con possibilità di estensione al coniuge ed ai familiari a carico;

4) Sussidio per la non autosufficienza (NOVITÀ): Inarcassa può erogare sussidi a favore degli iscritti e dei titolari di pensione erogata da Inarcassa non autosufficienti che non sono in grado di compiere, con continuità e senza un aiuto esterno, le attività elementari della vita quotidiana (art. 1, L. 18/1980 e s.m.i.). Il sussidio consiste in un assegno mensile, erogato in 12 mensilità, il cui importo è stabilito annualmente dal Consiglio di Amministrazione.

56 Ordine Ingegneri Genova / aprile-giugno 2023 / n° 2

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57 Ordine Ingegneri Genova / aprile-giugno 2023 / n° 2 o rdine F ormazione

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Presidente Giovanni Rolando

Consiglieri

GENOVA Sara Frumento • Enrico Sterpi • Ivan Tortarolo

IMPERIA Giovanni Rolando • Stefàna Rossi

LA SPEZIA Daniele Guerrieri • Pietro Franchetti Rosada

SAVONA Franca Briano • Paolo Taramasso

Presidente Enrico Sterpi

Segretario Georgia Cesarone

Tesoriere Sara Frumento

Vicepresidenti Greta Gualco • Silvio Rossi

Consiglieri Vittorio Bruzzo • Gianluigi Calzetta • Andrea Chiaiso •

Stefano Francia • Riccardo Genova • Matteo Gentile •

Felice Lombardo • Chiara Servetto • Amalia Tedeschi • Ivan Tortarolo

Presidente Stefàna Rossi

Segretario Giuseppe Cervoni

Tesoriere Tommaso Buschiazzo

Vicepresidente Gian Luigi Petrini

Consiglieri

Fabiano Boeri • Monica Peirano • Giovanni Rolando •

Marco Savini • Stefano Scala

Presidente Pietro Franchetti Rosada

Segretario Massimo Laspina

Tesoriere Daniele Guerrieri

Vicepresidente Nicola Brizzi

Consiglieri Veronica Barbieri • Eleonora Buzzolino •

Andrea Cecchi • Paolo Ferrari • Manuela Lusardi •

Sonia Parodi • Iunior Michele Taddei

Presidente Franca Briano

Segretario Ingrid Bonino

Tesoriere Laura Maria Binaghi

Consiglieri Angelo Astigiano • Nicola Berlen • Giorgio Franzoni •

Federico Mazzetta • Elena Muscarella •

Monica Penna • Paolo Domenico Taramasso •

Luciano Vicinanza

ISCRITTI ALBO PROFESSIONALE Genova Imperia La Spezia Savona Liguria Sezione A 4.543 465 698 1.029 6.735 Sezione B 122 28 32 76 258 TOTALE 4.665 493 730 1.105 6.993 di cui donne 784 76 117 186 1.163
59 Ordine Ingegneri Genova / aprile-giugno 2023 / n° 2
Poste Italiane Spa - Spedizione in Abbonamento Postale DL 353/2003 (Conv. In L. 27/02/04) Art. 1, Comma 1 MP-NO / Trimestrale - GENOVA ANNO LXXIV - N. 1/2023

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