L'Asilo di Novate 100 anni_prima parte

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REALIZZATO CON IL PATROCINIO DELLA CITTA’ DI NOVATE MILANESE

PROGETTO EDITORIALE E REALIZZAZIONE DEL VOLUME

Nazzareno Pampado

COORDINAMENTO

Nazzareno Pampado

TESTI

Autori vari

ART DIRECTION

Enrico Redaelli

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NAZZARENO PAMPADO MATTEO TAINO

NAZZARENO PAMPADO

1910 - 2010

popolo

SCUOLA MATERNA GIOVANNI XXIII

Associazione scuola paritaria dell’infanzia Via Bollate, 8 - NOVATE MILANESE

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“L’Asilo”: cento anni di una storia di
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9 indice indice
PRESENTAZIONE AL LETTORE
LA PAROLA DEL PRESIDENTE
LA BENEDIZIONE DEL CARDINALE DIONIGI TETTAMANZI
LA PAROLA DEL PARROCO
LA SUPERIORA GENERALE DEL COTTOLENGO DI TORINO
IL PRESIDENTE DELLA REGIONE LOMBARDIA
IL SINDACO DI NOVATE MILANESE
IL PRESIDENTE DELLA FEDER. ITALIANA SCUOLE MATERNE 27 IL PRESIDENTE DELL’ASS. MILANESE SCUOLE MATERNE 28 L’AUGURIO DEI BAMBINI 29 IL PERSONALE 30 I GENITORI 31 I VOLONTARI 32 I BENEFATTORI 33 UN “EX GIOVANNINO” 35 NOVATE A QUEI TEMPI 52 IL PRIMO BANCO DI BENEFICENZA 54 IL PRIMO STATUTO 60 LA POSA DELLA PRIMA PIETRA
IL LASCITO DI GIUSEPPINA VENINO
HA INIZIO LA COSTRUZIONE 70 CORRISPONDENZA COL COTTOLENGO 77 L’INAUGURAZIONE
SOCIETA’ E POLITICA DI QUEI TEMPI 100 LA CHIESA E I SUOI PASTORI 110 ARRIVANO LE SUORE 115 SUOR PIA LASCIA L’ASILO 126 I PRESIDENTI 130 IL PRIMO ASILO E LE SUCCESSIVE RISTRUTTURAZIONI 142 DEDICAZIONE A MARIA PIA DI SAVOIA 154 DEDICAZIONE AL PAPA BUONO 164 DUE GUERRE, UN ASILO 172 COM’ERA L’ASILO NEL 1922 190 RECITA CHE PASSIONE 192 DAGLI ANNI OTTANTA AI GIORNI NOSTRI 201 CENTO ANNI 204 PROGETTO EDUCATIVO 205 RINGRAZIAMENTI E BIBLIOGRAFIA
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presentazione al lettore

Non ho mai frequentato l’Asilo, l’unico asilo dei miei tempi, quello che ha portato le suore a Novate. Forse perchè la mia famiglia era essa stessa un piccolo asilo. Quella di mio padre, composta già da quattro figli e appena giunta a Novate dal Polesine alluvionato, oltre che povera era anche considerata “numerosa”, appellativo di cui papà andò fiero, elevando in seguito il numero dei propri figli fino a otto.

Forse sarà per questo che mi ha sempre incuriosito sapere cosa accadeva là dentro. Quando i miei amichetti di cortile tornavano dall’Asilo mi apparivano entusiasti per quanto sembravano divertirsi in quel luogo. E questo non faceva altro che aumentare la mia curiosità e la mia invidia nei loro confronti. Insomma, io li vedevo come dei privilegiati.

Ecco perché, quando mi è stato offerto di occuparmi di questa pubblicazione, ho accettato di buon grado l’invito come se si trattasse di una piccola rivincita sulla mia storia personale.

Finalmente avrei potuto scrutare, attraverso il “buco della serratura” della storia passata, quello che accadeva fra quelle mura di via Bollate, mentre io ed i pochi “esuli” restavamo nel grande cortile, di via Portone 15, ad aspettare che tornassero dall’Asilo gli amichetti, per giocare con loro a nascondino.

Ma la cosa stupefacente è che, oltre a scoprire cosa accadeva senza di me all’interno delle mura dell’Asilo, ho potuto risalire, controcorrente, le rapide della sua storia giungendo fino alle persone che hanno vagheggiato prima, e realizzato poi, questa mirabile opera.

Nonostante il contesto povero - per non dire misero - di quei primi anni del ‘900, sono emerse mirabili figure di uomini e di donne avvedute ed animate da un incontenibile desiderio di bene e di progresso per i propri concittadini e per il proprio paese.

Si tratta di sindaci, parroci, notabili e industriali, di nobiluomini e nobildonne. Ma anche bottegai, contadini, bovari e lavoratori associati in cooperative di consumo o edilizie. Fazioni politiche mosse da finalità sociali e popolo di credenti mosso dalla ricerca del Regno dei Cieli su questa terra. Insomma un concorso generale di popolo che, sia pure con sfumature diverse, ha anelato caparbiamente e concretamente ad un unico desiderio: l’Asilo Infantile di Novate Milanese.

A tutti questi uomini e donne, a tutto questo popolo novatese che ci ha preceduto percorrendo le stesse strade che oggi percorriamo noi, a tutti costoro è dedicata questa mia piccola fatica.

La consegno ai novatesi di oggi e di domani perché quel fiume di ardore per i bambini – per troppi secoli sfruttati per ogni tipo di fatica e di lavoro malsano e malpagatoche spesso viaggia sotto traccia, possa tornare a splendere perennemente in superficie e mostrare alle generazioni future tutti i volti di quel popolo novatese che ha fatto l’Asilo.

11 L L L LL’aut’aut ’aut’aut ’autoreore oreore ore NN NazzarenoPazzarenoP amam ampadopado padopado pado
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la parola del presidente
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la parola del presidente
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benedizione del Cardinale Dionigi Tettamanzi

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Negli ultimi anni dell’Ottocento e nei primi del Novecento (più di un secolo fa), nelle botteghe dei falegnami, nelle case, nelle corti e nei cascinali di Novate si discuteva con insistenza sulla necessità di “fare qualcosa” per i tanti piccoli che animavano le aie e i cortili del paese.

Quel “fare qualcosa” per i bambini, prima che iniziassero il percorso scolastico, si tramutò in breve tempo nella determinazione di costruire l’Asilo Infantile.

Così tutto un popolo, animato da un unico intento, coinvolto spontaneamente nel reperimento delle necessarie risorse economiche e con l’apporto della propria prestazione di mano d’opera, costruì in poco tempo l’ “Asilo Infantile” per i propri bambini.

Ora siamo qui a fare memoria di quella bella avventura di popolo, di quella laboriosità generosa, di quella tenacia solida e fedele di una comunità che, da quegli inizi, ha saputo consegnarci uno splendido luogo educativo che oggi ha un nome “Scuola Primaria per l’infanzia Giovanni XXIII”.

Parroco, da pochi mesi, di questa comunità dei “Santi Gervaso e Protaso”, mi trovo a condividere la gioia e la festa dei cento anni di vita della “Giovanni XXIII”.

Gioia e festa che diventano opportunità per ripercorrere non solo le stagioni storiche di questa istituzione (altri lo faranno nelle pagine che seguono), ma anche per individuare e raccogliere – come tesoro in uno scrigno – il “soffio di vita” che spira nella nostra comunità e ci induce a percorsi che, attingendo a quei giorni, ci impegnano nella fedeltà e nella fecondità della progettualità.

Far festa per e con la “Giovanni XXIII” significa rinvigorire e rinsaldare quel “fare qualcosa” per i piccoli che evidenzia tutta l’attenzione e la responsabilità educativa che innervano l’intera comunità novatese.

Oggi in cui l’emergenza educativa si pone e viene indicata come problema acuto e severo, tutta la comunità cittadina, con i propri organismi, nel rispetto delle diverse responsa-

bilità e specificità, deve volere e costruire – come lo fu cento anni fa – una “alleanza educativa” che non si risparmi in nulla nel mettersi in gioco e nel mettere in campo strumenti, luoghi, competenze, energie, risorse, passioni, “sogni” che offrano ai nostri piccoli (che diventeranno ragazzi, adolescenti, giovani) quei valori fondamentali che irrorano la vita di autentica maturità e responsabilità.

Così è tutta una comunità che “cammina insieme”. Cento anni fa il “fare qualcosa” per i piccoli ha suscitato e coagulato il sentire, l’ethos di tutto un popolo che ha saputo individuare ed affrontare – oltre e al di là delle diverse sensibilità e convinzioni religiose e politiche (siamo ad inizio Novecento!) – l’urgenza che interpellava e non poteva essere né sottaciuta né negata: insieme la si è guardata in faccia e si è condivisa la concretezza e l’appropriatezza della soluzione. Nel solco di questo cammino oramai centenario che ha fatto convergere in condivisione operosa di intenti il pulsare vivo della gente di Novate, la “Giovanni XXIII” prosegue i suoi passi e si protende verso la vivacità e la serietà di competenza e di preparazione educativa che l’oggi esige per “tirar su” i nostri bambini.

L’augurio è proprio questo: la preziosità del passato diventi alimento per le sfide dell’oggi e del domani, con rinnovate e fresche passione, dedizione, preparazione, generosità.

L’augurio diventa gratitudine che riconosce volti, sacrifici, entusiasmo, ingegnosità di chi ieri ed oggi continua l’avventura della “Giovanni XXIII” per il bene di ciascun e di tutti i bambini che la frequentano.

L’augurio, da parte mia, diventa anche preghiera al Signore perché nel cuore e nel volto della Giovanni XXIII risplenda la sua benedizione.

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Mons.
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la superiora del Cottolengo

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il presidente della Regione Lombardia

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23 il sindaco di Novate Milanese
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il presidente della Federazione Italiana Scuole Materne

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il presidente dell’Associazione Milanese Scuole Materne

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Tanti, tanti auguri cara Scuola !

Le candele accenderemo sulla torta di marmellata poi gli auguri canteremo alla scuola festeggiata. Metti la corona in testa come la regina dei compleanni oggi è proprio la tua festa perché compi cento anni.

I “Giovannini”

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l’augurio dei bambini
29 il personale della scuola materna

i genitori dei bambini della scuola materna

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31 i volontari della scuola
materna
32 i benefattori della scuola materna
33 un ex bimbo ex giovannino
1910 - Piazza della Chiesa. (Disegno di Virginio Silva)

Novate a quei tempi

Senza perdersi nella caligine del tempo - quando fu fondata Milano al tempo dei Galli - è fuor di dubbio che Novate, con le sue fertili pianure ed i suoi campi ubertosi, costituì una zona di alto interesse insieme a tanti altri paesi dell’immediata periferia milanese. C’è chi racconta che qui esistevano fitti boschi che erano luogo di protezione ai fuggitivi scampati dalle alterne vicende belliche tra Ariani e Cristiani.

Noi non la prenderemo così alla lontana, ma ci occuperemo semplicemente della storia del nostro antico asilo infantile. Non so voi, ma io quando mi sono trovato a pensare all’asilo infantile di Novate Milanese - quello storico gestito dalle suore in via Bollate - ho sempre creduto che si trattasse di una istituzione “religiosa”, nata cioè sotto l’egida della parrocchia. Invece no. Niente di tutto questo.

Anzi, vedremo che ad un certo punto, fra il Comitato promotore ed il parroco don Francesco Bianchi (a Novate dal 1893 al 1927), nasceranno addirittura dei contrasti che saranno tenuti sopiti.

Di fatto, poiché la prima riunione di cui abbiamo notizia (28 febbraio del 1909) si è tenuta in un’aula scolastica presso la sede municipale, possiamo dire che questa meritoria istituzione è nata “all’ombra del municipio” e per di più, un municipio retto da una Giunta guidata da un sindaco di sipirazione socialista.

L’edificio municipale a quei tempi sorgeva al di là della strada (per l’attuale topografia, via Vittorio Veneto) poco distante da dove risiede oggi, in una costruzione prestigiosa per quei tempi, attualmente adibita a residenza privata.

L’Asilo nasce dunque come opera fortemente laica, attivata da illustri ed avveduti personaggi novatesi: il sindaco socialista

Marino Vaghi - presidente della cooperativa “La Benefica” - il cav. Carlo Cova, il cav. dott. Giuseppe Merlo, Luigi VaghiPresidente della Congregazione di Carità di questo Comuneai quali si sono da subito associati uomini di ogni estrazione sociale e politica e, fra essi, anche numerosi cattolici.

Nella stessa aula municipale, venti anni prima, nasceva la cooperativa di Consumo “La Previdente” grazie alla sottoscrizione di 40 novatesi che versarono circa 15 Lire ciascuno. A riprova di quanto fosse sentito il problema di un asilo infantile a Novate, oltre ogni schieramento ideologico, nel suo statuto la cooperativa previde che “il 10 per cento, degli eventuali dividendi, sia destinato a concorrere alle spese per l’istituzione di un asilo infantile nel Comune di Novate”.

D’altra parte, allora - nonostante l’anticlericalismo mutuato dalla rivoluzione francese - la laicità della conduzione municipale non significava affatto opposizione a tutto ciò che riguardava le questioni di fede o di Chiesa. Infatti, esattamente il 22 novembre del 1908 il Consiglio Municipale novatese riceve comunicazione della domanda, presentata dai genitori degli alunni della scuola elementare cittadina, diretta ad ottenere per i propri figli l’insegnamento religioso. I richiedenti sono 330 e i contrari solo 31, su un totale di 3.102 abitanti.

Sulla base di questi dati, quindi, il Consiglio Comunale, con 7 voti favorevoli e 2 contrari, delibera di provvedere all’istruzione religiosa nei confronti degli alunni delle scuole elementari su richiesta dei genitori. Ciò dall’anno scolastico in corso (1908), nelle ore e giorni stabiliti dal Consiglio Scolastico Provinciale.

Delibera inoltre di incaricare per tale insegnamento i sacerdoti residenti in questo Comune, e cioè: il parroco don Francesco Bianchi, don Arturo Piazza e don Adolfo Mauri. L’iniziativa era già stata assunta il 16 ottobre 1904.

Nonostante questa delibera l’insegnamento religioso nelle scuole sarà sempre motivo di forti controversie, ravvivate successivamente, anche dalla stampa socialista di quel tempo. Sulla testata “Sorgiamo!” del 19 aprile 1913 leggiamo infatti:

“… La legge sull’insegnamento religioso non è cosa del tutto passata perché si possa tollerare che il prete entri in orario di scuola nelle aule ed insegni l’impostura a tutti i ragazzi senza distinzione di sorta. Non sono state fatte le richieste necessarie

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contesto storico di Novate Milanese

dai singoli padri di famiglia e quindi al prete si dovrebbe chiudere l’uscio in faccia”

Come si può notare la storia non è molto cambiata da allora e questa sarà una delle ragioni che creerà spesso diffidenze e incomprensioni da parte del parroco, don Francesco Bianchi, nei confronti delle iniziative dell’Amministrazione municipale novatese.

Per meglio comprendere come è nata l’idea bisogna fare un passo indietro e partire da una elargizione di 8.000 Lire lasciata al Comune di Novate nell’anno 1900 da Giuseppina Venino vedova Fassi, defunta quell’anno. Il lascito aveva proprio questa specifica finalità: costruire un asilo d’infanzia a Novate Milanese.

Per varie vicissitudini il Comune, depositario del lascito, giunto nell’anno 1909 constata che il Comitato esecutivo creato nel 1900 e completato nel 1906, a causa delle dimissioni, dei decessi e delle emigrazioni di molti suoi membri, si trova nell’impossibilità di agire con la necessaria vigoria. A quel punto le due Amministrazioni, quella Comunale e quella della Congregazione di Carità, ritengono sia essenziale ricomporre il Comitato stesso affidandogli la missione di porre in essere le attività necessarie per conseguire in breve ciò che fino a quel momento era rimasta una semplice speranza.

L’occasione viene agevolata dalla donazione di un terreno da parte di un illustre novatese: infatti, il sindaco Marino Vaghi, con lettera del 12 maggio 1909, comunica al “Comitato pro Erigendo Asilo” la messa a disposizione del terreno donato dal cav. dott. Merlo che lo aveva precedentemente acquistato dalla Congregazione di Carità di Milano.

Il 17 giugno 1909 lo stesso sindaco, Marino Vaghi, comunica nuovamente al Presidente del “Comitato pro Erigendo Asilo” di rendere disponibile anche il lascito di 8.000 Lire della defunta Giuseppina Venino vedova Fassi.

Infine, viene aggiunto un lotto, attiguo a quello donato dal dott. Merlo, amministrato dalla Congregazione di Carità di Novate Milanese che viene donato, anche questo, al “Comitato pro Erigendo Asilo”.

L’Amministrazione Comunale, che custodisce la cospicua elargizione lasciata in favore dell’Asilo Infantile dalla defunta Giuseppina Venino vedova Fassi, in seguito all’atto di singolare generosità del cav. dott. Giuseppe Merlo ha invitato la locale Congregazione di Carità, a cui è stata affidata

l’amministrazione del terreno, a una riunione con lo scopo di rendere attuabile concretamente ciò che da tanti anni era aspirazione comune.

Ma che cos’era questa “Congregazione di Carità”?

Il decreto del Regno Italico del 21 dicembre 1807 stabilì che la beneficenza pubblica fosse di competenza del Ministro dell’Interno, mentre i Comuni venivano caricati dell’onere dei bisogni degli ospedali, orfanotrofi e istituti elemosinieri. I beni, prima appartenenti a tali istituzioni, venivano trasferiti a congregazioni di carità, amministrate da probi cittadini del Comune. Con una legge del 1862 venne istituita presso ogni Comu-

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contesto
Ponte Tresa e sullo sfondo il vicolo San Gervaso così come si presentava ai primi del ‘900. (Disegno di Virginio Silva. Idem, pag. 34).
storico di Novate Milanese

contesto storico di Novate Milanese

ne del Regno una Congregazione di Carità con lo scopo di curare l’amministrazione dei beni destinati all’erogazione di sussidi e altri benefici per i poveri. La gestione della Congregazione era affidata a un consiglio d’amministrazione, che era eletto dal Consiglio comunale oppure cooptato. Con legge n. 847 del 3 giugno 1937, si ebbe la soppressione delle Congregazioni di Carità e le loro competenze passarono agli Enti Comunali di Assistenza (ECA).

Per ricostituire dunque questo Comitato Esecutivo, il sindaco di Novate, Marino Vaghi, e il presidente della Congregazione di Carità, Luigi Vaghi, inviano una lettera a tutti i più illustri novatesi invitandoli a far parte di questo “magnifico intento”. Eccone il testo:

“La S. V. Ill. è compresa fra i componenti il Comitato (esecutivo oppure d’onore) e in coerenza alla profonda convinzione, che Ella ha sempre professata, della grande necessità di tutelare in ogni guisa e di educare l’infanzia; in omaggio alla incontestata utilità morale, intellettuale e fisica derivante dalla istituzione di Asili Infantili, la S. V. Ill. non vorrà certamente, in questo momento decisivo, lasciar mancare la di Lei piena adesione e perciò confidiamo che vorrà accordare la pregevolissima di Lei cooperazione per il raggiungimento sollecito del magnifico intento.

In tale fiducia, i sottoscritti a nome delle Amministrazioni che rappre-sentano rendono alla S. V. Ill. sentite grazie. Con osservanza distinta

Novate Milanese, li 16 Febbraio 1909

Il SindacoIl Presidente della Congregazione di Carità Marino Vaghi, Luigi Vaghi”.

Ci piace riportare per intero la lista dei destinatari dell’invito a far parte del Comitato d’onore, perché così molti lettori, giovani e meno giovani, potranno individuare nomi più o meno conosciuti, o di propri cari antenati.

A far parte di questo Comitato Esecutivo sono state invitati:

Achilli Oreste Felice — Albertario Teodolinda — Arnaboldi

Demetrio — Barranti Felice — Bardelli rag. Giovanni Battista — Rita Bardelli in Bassetti — Lina Bertani in Molgora — Bianchi Agostino — Bianchi sac. Francesco — Bizzozzero

Luigi — Bodina Giuseppina ved. Mazzola — Boschetti Almasio

— Brioschi Giuseppina – Caimi Anna — Cajo Angelina —

Cajo rag. Luigi — Cajo Massimina Sommaruga — Candiani

Dottor Mario — Giulietta Canzi Romano — Carugo Beniamino

— Cattaneo Angelo — Colombo Angelina ved. Torretta —

Colombo Angelo — Colombo Margherita ved. Dell’Oca

— Cozzi Giuseppe — Crespi Virginia ved. Venino — De Conturbia Nob. Giuseppina — De Conturbia Nob. Paolina —

De Conturbia Nob. Teresa — De Cristoforis N. D. Margherita

— Degli Occhi Avv. Adamo, Consigliere Provinciale — De Negri Edoarda — Dubini Maria ved. Garuffi — Facilli Francesco — Fasulo Gadalisa — Ferrari Avv. Angelo — Ferrari

Rosa — Fontanella Luigi — Fumagalli Alessandro —

Fumagalli Pompeo — Fumagalli Pier Virgilio — Gaffui

Agostina ved. Mazzacchera — Galimberti Angelo —

Galimberti Cesare — Galimberti Natale — Galli Carolina —

Garlati Ettore — Gorla Luigi — Guadagni Italia ved. Fortu-

nati — Guzzetti Ambrogio — Labadini cav. Uff. rag. Ausano

— Larghi Cesare — Magistrelli Carolina — Marelli Giacomo

— Marzorati Antonio — Mauri Sac. Adolfo — Mazzacchera

Aleardo — Mazzacchera Agostino — Mazzola Lino — Moise

Isacco — Monti Giovanni — Morandi Ercole — Oliva Gaetano

— Orsaria Pietro — Pagani Luigia ved. Rognoni – Piazza Sac.

Arturo — Picozzi Andrea — Pinciroli Amalia — Pioltelli Guido — Pioltelli Umberto — Pozzo Enrico — Preatoni Giuseppe.

Presidente della Congregazione di Carità di Milano — Provenzale Barrel Filippina — Radice Fossati Antonietta —

Radice Fossati Dott. Luigi — Ramazzotti Luigia ved. Canzi

— Riboldi Alessandro — Riboldi Carlo — Riboldi Pasquale

— Ronchi Giulio — Sala Enrico — Salerani Gaetano — Salici Ing Luigi — Sartori Sigismondo — Scheibler Conte cav.

Felice — Schieppati Angelo — Schieppati Arturo — Schieppati

Gaetano fu Giovanni — Schieppati Gaetano fu Luigi — Silva

Luigi — Somaschi Virginia — Strada Baldassarre — Strada

Enrichetta — Strada Ernesta — Tagliabue Onesta —Talamoni

Giuseppe — Terragni Regina ved. Galli — Testori Alessandro

— Turati Natale — Vaghi Pietro — Vajani Giuseppe — Villa Ernestina.

Ma oltre al Comitato Esecutivo, l’Amministrazione municipale vuole costituire anche un Comitato d’onore, designandovi quelle persone che col solo loro nome avrebbero la virtù di portare all’iniziativa lustro e impulso. L’invito a far parte di questo onorevole Comitato viene pertanto rivolto ai seguenti signori:

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In alto a sinistra, l’avviso di convocazione del Comitato Esecutivo, per l’istituzione dell’Asilo infantile, inviato a tutta la popolazione alfabetizzata di Novate Milanese ed ai personaggi illustri e facoltosi del paese. Il documento è firmato dal Sindaco Marino Vaghi e dal Presidente della Congregazione di Carità, Luigi Vaghi con data 16 febbraio 1909. Qui sopra a destra, la lettera che fa una breve storia del primo

tentativo per la costituzione del “Comitato pro erigendo Asilo”, a partire dalle donazioni del defunto filantropo cav. dott. Giuseppe Merlo e della defunta benefattrice signora Venino Giuseppina vedova Fassi.

Nella pagina di destra, la riproduzione del primissimo verbale del Comitato Esecutivo tenutosi a Novate in data 28 febbraio 1909.

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contesto storico di Novate Milanese

contesto storico di Novate Milanese

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storico
Nella pagina successiva, casa Agostoni. Qui sopra, negli anni ‘40 quando ospitava la sede municipale di Novate Milanese.
contesto
di Novate Milanese

contesto storico di Novate Milanese

Presidente della Società Filarmonica — Bassetti Carlo — Canzi

Ausano – Capo Sezione della Lega Muratori — Congregazione di Carità locale — Carlo Cova — Cozzi dott. Gaetano — Galli Pietro — Giunta Municipale — Merlo cav. dott. Giuseppe — Molgora dott. Aristide (medico) — Molteni Luciano — Morandi Pietro — Presidente della Società Cooperativa

Edificatrice La Benefica (Marino Vaghi) — Presidente della cooperativa di consumo “La Previdente” (fondata nel 1889)

— Presidente del Circolo Sempre Avanti (nato nel 1907) — Presidente della Società Mutua di assicurazione del Bestiame

L’Unione ( fondata nel 1883) — Arturo Rognoni (sindaco nel 1913, prima acerrimo oppositore di Marino Vaghi, poi collaboratore) — Spazzini Angelo — Testori Giacomo — Torriani Faustino fu Gaetano (cassiere e cofondatore della cooperativa “La Previdente”, fondata nel 1889) — Torriani Vincenzo — Venino Giuseppe.

La nostra storia incomincia dunque il 28 febbraio del 1909. Due anni prima, ci sono state le elezioni amministrative ed ha vinto ancora la “lista operaia”. Sindaco è riconfermato Marino Vaghi.

Così si esprimeva allora il giornale “La Battaglia Proletaria”: “A Novate Milanese le elezioni amministrative di domenica si sono risolte con il trionfo della lista operaia. I candidati operai, infatti – Vaghi Francesco, Scorti Cesare, Scorti Giovanni fu Pietro, Villa Luigi, Lodolo Francesco e Guzzetti Angelo – riuscirono eletti con votazione compatta, insperata, contro la lista dei clerico-moderati, nella quale figuravano i nomi di alcuni dott. cav. uff.”.

Quel giorno era domenica e l’indomani sarebbe incominciato il mese di marzo.

Il precedente anno era stato bisestile dunque quel giorno era l’ultimo del mese.

La Pasqua, come si usava dire, sarebbe “caduta alta”, essendo prevista per l’11 aprile.

Il parroco, don Francesco Bianchi (dal 1893 al 1927), che era un fine osservatore di tutto quanto avveniva riguardo all’agricoltura, annotava come sua abitudine su una pagina del suo diario le condizioni meteorologiche avverse mentre, su un’altra, riportava i conti della rendita del fondo parrocchiale con considerazioni relative alla necessità di vendere alcune pertiche sulla via pubblica a 2000 Lire l’una.

Pochi mesi prima, alle ore 13,30 di domenica 28 febbraio, si

riuniva in una stanza del Municipio, un insolito “Comitato esecutivo”, dietro regolare invito spedito ai singoli componenti dal sindaco Marino Vaghi nonché Presidente della cooperativa edificatrice “La Benefica”, dal cavaliere Carlo Cova e da Luigi Vaghi.

Questi tre signori si sono fatti promotori dell’adunanza al fine di costituire un Comitato esecutivo per la costruzione di un asilo infantile a Novate Milanese.

Sotto la presidenza provvisoria del dott. Gaetano Cozzi, per acclamazione, viene nominato Presidente Marino Vaghi, vicepresidenti, Francesco Vaghi e Giacomo Testori. Il dott.

Aristide Molgora scusa l’assenza di Carlo Bassetti. Durante la seduta viene proclamato come presidente effettivo del Comitato promotore: Carlo Cova.

Per acclamazione viene quindi nominato cassiere-tesoriere

Giuseppe Venino e come segretario, Roberto Strucchi.

“Viene poi aperta dal Presidente la discussione sui diversi provvedimenti che si crede opportuno adottare in favore dell’erigendo Asilo.

Questi i consiglieri: dott. Mario Candiani, dott. Giuseppe Merlo, Benigno Silva, Pietro Galimberti e Ercole Morandi. Saranno poi eletti revisori dei conti l’ Ing. Mario Prevosti e Walter Gower.

Partecipano come Soci della prima ora di quest’opera meritoria i seguenti signori: Bianca Cova in Prevosti, Mario Bottelli, Annetta Caimi in Cova, Luigia Caruti, le sorelle Casi, Caterina Biffi in Candiani, Marco T. Caudani, Luigia Cazani ved. Rognoni, Carlo Ceruti, Luigia Ceruti, Antonietta Fossati in Radice, Angelo Galimberti, Giuseppe Galli, il sacerdote don Carlo Galli, Giuseppina Rusconi in Testori (moglie di Giacomo), Giovanni Marchesotti, Dott. Giuseppe Mariotti, il sacerdote don Adolfo Mauri, Rina Molgora, Pietro Orpeca, Pietro Ortaria, Luigia Pagnani ved. Rognoni, Enrico Porro, Reali Giannele, il sacerdote don Ernesto Restelli, Arturo Rognoni, Baldassarre Strada, Angelo Testori (figlio di Giacomo), il sacerdote don Carlo Torriani, Pietro Vaghi”.

Nella nostra storia, assume un ruolo particolare il sindaco di allora, Marino Vaghi, il cui nome ricorre frequentemente nei verbali dell’asilo.

Vaghi, un maresciallo dei carabinieri in pensione, simpatizzante socialista, diviene sindaco di Novate il 10 settembre 1905 e resterà in carica - rieletto di volta in volta - per 8 anni conse-

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contesto storico di Novate Milanese

cutivi. Prima di essere eletto sindaco aveva ricoperto per qualche anno la carica di assessore.

Dal 1902 al 1905 Marino Vaghi era già stato eletto sindaconella “Lista Popolare” - ma non aveva accettato l’incarico. Il 22 giugno 1902 c’erano state le elezioni amministrative ed era stato nominato sindaco il rag. Ausano Labadini. Neanche Labadini aveva accettato perché impegnato in altre 11 Amministrazioni. Impegno accresciuto dopo la morte del Senatore Negri, suo presidente, in tre Enti Pubblici. Il Consiglio Comunale fece una nuova votazione e venne eletto Marino Vaghi con 8 voti, ma Vaghi non accettò. Si aprì allora un aspro dibattito. Il consigliere Cozzi denunciò: “(...) il vostro manifesto elettorale invitava gli elettori a darvi la fiducia. Gli elettori hanno fatto buon viso al vostro invito e raccolsero a preferenza su voi il maggior numero di voti. Ora come si concilierebbe il vostro rifiuto?”. Intervenne anche l’ex sindaco Labadini che accusò la lista popolare “di aver fatto demagogia in campagna elettorale; di aver promesso cose impossibili da mantenere. In particolare a favore delle gestanti, delle puerpere e degli scolari”. Sarà rieletto sindaco il 22 agosto del 1910. Marino Vaghi è un personaggio molto popolare fra i novatesi e conosce molte aspirazioni e bisogni dei cittadini. Il 5 maggio 1909 si fa interprete, ad esempio, dell’esigenza di Novate di poter avere un asilo infantile scrivendo “al senatore del Regno, Panizzardi, prefetto di Milano” facendogli presente che “per opera di volontari e filantropi, si è costituito in questo Comune un Comitato coll’incarico di trovare i fondi necessari per dotare questo paese di un Asilo d’infanzia, la cui necessità è sentitissima e la sua costituzione è reclamata da lungo tempo”.

La spesa per la costruzione, continua Vaghi, è rilevante e si è pensato, per trovare altri soldi, ad una pesca di beneficenza. “Purtroppo, anche sulle pesche di beneficenza si pagano le tasse. Lo scopo della pesca “è di incassare denari senza spesa”, perché diversamente non tornerebbe conto tentarla giacché non potrà essere troppo vantaggioso. Trattandosi di beneficenza il cui intento è altamente lodevole, il Comitato mi ha chiesto di potere eseguire la pesca senza doversi sottoporre alle prescrizioni di legge perché diversamente fallirebbe lo scopo”. (da: “Un mattone lungo un secolo” – 100° anniversario

La Benefica – pag. 81 di Adriano Todaro, 2001 – Fonte: Archivio di Stato di Milano, Gabinetto di Prefettura, cartella 15).

Dopo la prima adunanza, il giovedì successivo, 4 marzo 1909, l’attivissimo Comitato “pro erigendo asilo” si raduna nuovamente.

Il Presidente, Marino Vaghi, chiede l’approvazione di una circolare preparata per raccogliere fondi presso i cittadini novatesi. E’ approvata all’unanimità e l’adunanza stessa delibera di farne stampare 500 copie, in formato piccolo, per la distribuzione a chi può interessarsi dell’erigendo asilo e, 30 copie, in formato grande da affiggersi nei luoghi pubblici e centrali del paese. Viene stabilito che il Comitato assuma la seguente denominazione: “Comitato Pro Asilo infantile di Novate Milanese”. Per raccogliere i fondi necessari per la costruzione dell’asilo, nella medesima adunanza viene deliberato di organizzare un ballo popolare nella sera del 20 maggio e di aprire anche, nella sera del 23 maggio, un banco di beneficenza. Viene lanciata una campagna di raccolta fondi e sottoscrizione di azioni per finanziare la costruzione dell’asilo. Tra le donazioni e le sottoscrizioni di azioni primeggiano: 8000 Lire donate dalla defunta Giuseppina Venino ved. Fassi; cav. Giuseppe Merlo, donazione del terreno; cav. Carlo Cova, 500 Lire; Nob. Margherita De Cristoforis ved. Bassetti, 300 Lire; f.lli Bassetti Paolo e Tita, azioni 4 (presumibilmente da 500 Lire pagabili in due anni).

E’ pure approvata la proposta di fare una festa di carattere privato, al fine di raccogliere fondi, nella sera del 19 maggio 1909 in casa Venino.

La memoria della famiglia Venino, oltre che riferirsi al tratto

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1900 - L’entrata di Villa Venino al tempo in cui incomincia la storia del nostro “Comitato pro erigendo Asilo infantile”.

1909 Novate Milanese - Sopra sono riprodotti i volti di alcune “Patronesse” che hanno animato la prima pesca di beneficenza pro Asilo. Le immagini sono tratte da un’antichissima e sbiadita fotografia scattata durante la festa per la posa della prima pietra, tenutasi il 20 maggio sul terreno che avrebbe visto sorgere il nuovo Asilo Infantile.

Qui a lato le benemerite filantrope sorelle Venino:Piera, Antonietta e Ernesta.

Lo Statuto del 1913 contiene due articoli nei quali si definiscono i compiti del “Comitato delle Patronesse”.

Art. 22 – Il Comitato delle Patronesse è composto di un numero illimitato di signore. Esso nomina nel suo seno una Presidente, una Vice-Presidente una Segretaria economa. La durata in carica delle Patronesse è a tempo indeterminato.

Art.23 – Le Patronesse concorrono al buon indirizzo educativo dell’istituto coi loro consigli e coll’assidua e pietosa loro assistenza; promuovono la carità pubblica e privata a vantaggio dei medesimi.

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contesto storico di Novate Milanese

1909 Novate Milanese - Possiamo dire che Villa Venino è stata un poco il “cenacolo” in cui è maturata l’idea di dotare Novate di un Asilo infantile. Il primo passo compiuto per raccogliere fondi è stato proprio quello di organizzare una festa privata, la sera del 19 maggio 1909, in casa Venino. Ad eccezione del sindaco, i pionieri del primo Comitato, c’erano tutti, compreso il Parroco.

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contesto storico di Novate Milanese

contesto storico di Novate Milanese

distintivo di questa famiglia ricomprende un contrassegnato spirito sociale di ispirazione cristiana, che si concretizza in diverse iniziative benefiche attivate dalle famiglie Fassi-Venino e Silva-Venino come la cessione del terreno per la costruzione dell’Asilo, avvenuta nel 1910.

Appare doveroso e meritevole fare qui menzione anche dell’ultima generazione dei Venino, in particolare delle sorelle Antonietta ved. Silva, Ernesta e Piera, che molti novatesi hanno conosciuto e ricordano, nonostante molti degli ultimi anni della loro vita abbiano vissuto a Milano, tornando comunque a Novate frequentemente e con grande nostalgia.

Allo scopo di far riuscire in modo soddisfacente la festa di beneficenza si formerà, secondo il criterio della presidenza, un Comitato di signore (Patronesse) e di signori per raccogliere doni per ordinare ed eseguire la pesca di beneficenza.

L’adunanza nomina poi Angelo Spazzini aiuto dell’ing. De Simoni, compilatore del progetto per la costruzione del fabbricato che deve servire quale Asilo d’infanzia.

Già dal 1901 si era costituita la “Cooperativa Edificatrice La Benefica”. Essa gestisce la proprietà degli immobili, cedendoli in affitto ai propri soci in lista d’attesa, funzione che svolge attivamente ancora oggi.

Nel 1904-05 furono i muratori, riunitisi nella “Società Anonima Cooperativa Edilizia di Novate Milanese”, a darsi da fare per dotare Novate delle strutture sociali di cui era stata carente fino ad allora: lavorando gratuitamente il sabato e la domenica costruirono un asilo per i propri bambini. Era il 1910.

La “Cooperativa Edilizia” si impegnò intensamente nella realizzazione di abitazioni popolari dignitose su appalti della “Cooperativa Edificatrice La Benefica”.

Il Comitato si riunisce ancora il 18 aprile 1909. Si radunano 64 benefattori, assente il sacerdote, Torriani, e il cav. dott. Cozzi; presiede l’adunanza l’onorevole Adamo Degli Occhi. Viene discusso lo Statuto con illustrazione, modifica ed approvazione dei singoli articoli.

Il Presidente auspica ed azzarda l’ipotesi che il completamento dell’edificio del nuovo asilo possa avvenire entro marzo del 1910.

La Congregazione di Carità, amministratrice di tutti i lasciti, delibera in data 6 maggio 1909 di mettere subito a disposizione del “Comitato pro Erigendo Asilo” il terreno donato dal cav. Giuseppe Merlo affinché si possa celebrare la cerimonia della posa della prima pietra, prevista per il 20 maggio 1909.

La lettera, datata 12 maggio 1909, è stilata e firmata dal presidente della Congregazione di Carità, Luigi Vaghi. Nella riunione del 3 maggio 1909 il Presidente, cav. Carlo Cova, comunica che l’ammontare delle obbligazioni ha raggiunto la quota di 5.000 Lire. Segnala inoltre che la Congregazione di Carità di Milano ha deliberato di regalare 1.000 -1.300 metri quadrati di terreno attiguo a quello dotato dal cav. dott. Giuseppe Merlo. Il capomastro, sig. Albini di Bollate è disponibile a prestare la sua firma e ad assumersi la responsabilità del progetto purché siano acquistati da lui i mattoni.

Si stabilisce che la cerimonia della posa della prima pietra avvenga nei giorni 20-23 maggio 1909. In tale ricorrenza si terrebbe un banco di beneficenza. Viene nominato un Comitato apposito.

Per la posa della prima pietra si decide di invitare il Prefetto, il Cardinale, il deputato del collegio e varie altre autorità.

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la prima pesca di beneficenza

Dalla prima “pesca di beneficenza” il comitato pro Asilo” comprese l’importanza di questa manifestazione finalizzata alla raccolta dei fondi. Per questo negli anni successivi si svolsero con una certa frequenza. Le pezze giustificative riportate qui sopra e nella pagina precedente si riferiscono ad una festa organizzata nel maggio 1923 in cui le ordinazioni sono state rivolte “ecumenicamente” sia al circolo cattolico che a quello socialista.

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contesto storico di Novate Milanese

9 luglio 1909 - Interessante e prezioso documento costituito da una convocazione stilata a mano nella quale appaiono le firme autografe dei componenti il primo Comitato. Vedi anche pagina seguente.

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contesto storico di Novate Milanese

E’ interessante notare la partecipazione di tutte le cooperative allora presenti a Novate. Marino Vaghi appare, sia nella pagina precedente in qualità di Presidente della Cooperativa “Edificatrice”, sia in questa come Presidente della “Benefica”.

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Il primo banco di beneficenza

4 marzo 1909 - Vengono decise le strategie per raccogliere fondi per l’erigendo Asilo. Viene approvata la stampa di 500 locandine piccole e 30 manifesti grandi da affiggere nei luoghi pubblici e centrali del paese. Si approva la denominazione del Comitato che si chiamerà “Comitato pro Asilo infantile di Novate Milanese”. Viene anche approvata l’organizzazione di una festa privata da tenersi la sera del 19 maggio 1909 in casa Venino, di fare un ballo popolare nella sera del 18 maggio ed aprire, nella sera successiva, un banco di beneficenza previa raccolta doni da parte di un Comitato di signore (Patronesse) e di signori.

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la prima pesca di beneficenza

17 aprile 1910 - E’ indetto un “Comitato per le feste pro Asilo Novate”. La festa, finalizzata alla sola raccolta fondi, si terrà nei giorni 15 e 16 maggio 1910. Presenti i sig. Aldo Moise, Oreste Morandi, Carlo Vaghi, Santino Uboldi, Antonio Rossi, Edoardo Testori, Paolo Bassetti, Simone Marelli, Clemente Bonfanti, Luciano Molteni, Luigi Monti, Arturo Rognoni, Marino Vaghi, Romeo Torriani e Pietro Buffa.

Si delibera che la pesca di beneficenza verrà affidata alla famiglia Cova, e che il relativo banco verrà allestito contro il muro dei Radice. Dei concorsi si occuperanno i sigg. Molgora, Rognoni e Venino. Mentre si occuperanno della corsa ciclistica, Luigi Monti, Simone Marelli e Clemente Bonfanti. Aldo Moise e Paolo Bassetti cureranno la corsa podistica assieme a coloro che la seguiranno sulle biciclette. Il concorso bandistico viene affidato ai signori, Luciano Molteni, Oreste Morandi, Santino Uboldi, Edoardo Testori, Carlo Vaghi, Romeo Torriani, Antonio Rossi ed Eugenio Bazzoni.

Della corsa coi sacchi si occuperanno, Edoardo Testori, Carlo Vaghi, Paolo Bassetti, Simone Marelli e Cesare Villa.

La cuccagna, che si farà in piazza Concordia, competerà a Cesare Villa, Romeo Torriani, Luciano Molteni, Clemente Bonfanti, Oreste Morandi e Antonio Rossi.

Dell’illuminazione e dell’accompagnamento delle bande si occuperanno, Marino Vaghi e Pietro Botta.

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la prima pesca di beneficenza

asilo infantile il primo statuto

Un altro documento originale e prezioso è lo Statuto dall’Asilo, predisposto e approvato il 18 aprile del 1909. Nell’articolo 1 è interessante notare le caratteristiche dei bambini a cui si rivolge l’opera dell’Asilo, nonché l’importo annuo previsto per le famiglie quale tassa d’iscrizione.

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asilo infantile il primo statuto

Altre due pagine significative dello Statuto dalle quali si evincono interessanti informazioni. Dall’articolo 11 si comprende il forte impegno finanziario di cui si dovevano fare carico i benefattori. L’articolo 12 dimostra l’importante coinvolgimento del Comune di Novate nel Consiglio Direttivo.

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asilo infantile il primo statuto

Naturalmente l’approvazione dello Statuto non è stata cosa di poco conto e neppure è stata priva di delicate mediazioni fra il Consiglio dell’Asilo e quello comunale, proprio come appare da questo manoscritto ove, sul lato destro, figurano le richieste di modifica degli articoli proposti.

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asilo infantile il primo statuto

Il frontespizio della deliberazione della Giunta Municipale che in data 14 agosto 1909 approva il primo Statuto per “l’erigendo Asilo infantile”. Erano presenti nove dei quindici consiglieri, fra cui il Sindaco. Fra i consiglieri leggiamo i nomi di personaggi già sentiti e che si distingueranno per la loro attività di sostegno a favore dell’Asilo.

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Il documento che attesta la firma, per approvazione del verbale, inerente lo Statuto dell’Asilo, da parte del consigliere anziano, Arturo Rognoni, in sostituzione del segretario assente, Roberto Strucchi.

In data 23 agosto il segretario certifica l’avvenuta esposizione del verbale all’Albo Pretorio del Comune. Infine è riportata la firma, per approvazione, del Prefetto di Milano con data 2 ottobre 1909.

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asilo infantile il primo statuto

asilo infantile il primo statuto

Il Sindaco comunica al Presidente dell’Asilo il buon esito dell’approvazione dello Statuto da parte della Prefettura di Milano.

“6-10-09 Statuto per l’Asilo infantile. Lei fregio informare la S. V. I. (Signoria Vostra Illustrissima, n.d.a.) che questo Cons. C. (Consiglio Comunale, n.d.a.) nella sua adunanza del 14 agosto 1909 approva integralmente lo Statuto adottato dall’Assemblea Generale dell’Asilo infantile di Novate Milanese e con visto n. 33996 D.to 2/2 in data 2 ottobre corr. venne approvato dall’Ill.mo Sig. Prefetto il cennato atto Consigliare. Tanto per norma della S.V.

Con osservanza

Il Sindaco

Vaghi Marino”.

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posa della prima pietra dell’asilo

Viene posata la prima pietra

E’ curioso prendere visione di quando deliberato dal Comitato direttivo riguardo all’organizzazione del dettagliato programma previsto per la festa della posa della prima pietra. A noi risulta strano il fatto che la cerimonia ufficiale fosse prevista per il giovedì, in un giorno infrasettimanale ma, probabilmente, ciò fu determinato dalla indisponibilità festiva delle autorità nonché dalla mancanza del servizio ferroviario nei giorni domenicali.

Il sunto dei verbali che seguono ci fa comprendere quali e quanti furono i problemi da affrontare, quali fossero i divertimenti di quei tempi e come, per certi aspetti, quei festeggiamenti non differissero molto dalle contemporanee feste paesane, se non per la presenza di molti animali, tra cui alcuni asini.

E’ nel Comitato del 5 maggio 1909 che avviene l’approvazione del programma e dei divertimenti da tenersi nei giorni 2023 dello stesso mese per la festa della posa della prima pietra. Ecco cosa prevedeva il programma dettagliato di quel giovedì 20 maggio: ore 9,40 Ricevimento autorità; ore10 Posa prima pietra; ore 11 Inaugurazione del banco di beneficenza; ore 13 Corsa ciclistica dilettanti (Novate - Varese - Como - Novate); ore 13,30 Gara podistica dilettanti (Novate – Castelletto-ponte e viceversa); ore 20,30 Illuminazione fantastica degli edifici pubblici e privati.

Per la domenica successiva, 23 maggio, il programma previsto era il seguente:

ore 13 Ricevimento dei corpi musicali; ore 13,30 Corsa degli asini; ore 14 Inizio del concorso delle bande; ore 15 Corsa dei sacchi; ore 16,30 Gioco delle pentole; ore 17,30 Concerto di tutti i corpi musicali in Piazza Vittorio Emanuele II (attuale piazza della Chiesa); ore 18,30 Premiazione dei vincitori delle gare e dei concorsi; ore 20,30 Illuminazione fantastica degli edifici pubblici e privati.

Naturalmente con l’approssimarsi della data dei festeggiamenti si intensificarono i comitati per meglio definire i dettagli dell’organizzazione.

Il Comitato si riunì giovedì 6 maggio 1909 per stabilire quali

premi consegnare ai vincitori delle varie gare che si sarebbero tenute nella festa della posa della prima pietra. Si deliberò di convocare la Croce Verde (ambulanza) per la sorveglianza sanitaria. Si decise quali bande invitare: Bollate, Bovisa, Villapizzone, Affori, Dergano, Cusano, Cinisello,

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Il primo libro sul quale sono stati annotati, in bella calligrafia amanuense, i verbali delle riuriunio per l’erigendo Asilo.

posa

Bruzzano, Niguarda, Saronno, Rho, Cornaredo e Baggio. Vennero poi assegnate le mansioni organizzative per le varie manifestazioni e discipline sportive.

Sabato 15 maggio 1909 il Comitato si riunì nuovamente, in modo tale che i vari responsabili potessero relazionare sull’andamento dell’adesione dei podisti, dei ciclisti, delle bande e delle autorità. Si stabilì su quale terreno effettuare la festa, il prezzo dei biglietti della pesca, si visionò il testo degli inviti, si decise chi dovesse affiggere i manifesti anche nei paesi limitrofi da cui sarebbero arrivate le bande.

Dietro sollecitazione del Presidente si deliberò di estendere l’invito al Curato locale ed al prevosto di Bollate.

QUALCHE INCOMPRENSIONE COL PARROCO

Ecco, quest’ultima notazione è molto curiosa. Ma come? Si è deciso dopo molte riunioni di invitare un Eccellentissimo Cardinale per la benedizione e la posa della prima pietra e solo adesso si invita il parroco di Novate?

Considerato che i due sacerdoti coadiutori di Novate, don Arturo Piazza e don Adolfo Mauri, ed altri sacerdoti - don Carlo Torriani, don Ernesto Restelli e don Carlo Galli - hanno sempre partecipato alle riunioni del Comitato, questa delibera dell’ultima ora fa comprendere che con la parrocchia è nata qualche divergenza. E che questo sia più che un sospetto lo conferma un’ulteriore delibera del successivo Comitato.

Prima dei festeggiamenti il Comitato si riunisce ancora martedì 18 maggio 1909, circostanza in cui si comunica che il materiale per la costruzione del banco di beneficenza è donato dalla cooperativa edificatrice e non da quella di consumo. Si comunica inoltre che la Congregazione di Carità di Milano ha concesso 1.436 metri quadrati di terreno a titolo gratuito.

Si dà notizia che la ditta “Ghilardi e Fedri” di Affori ha donato 15 marnoni di ghiaia e 10 di sabbia per la costruzione dell’Asilo.

Viene informato il Consiglio circa il comportamento del parroco ed incaricato il sig. Carlo Bassetti di “venire ad un accordo col parroco per eliminare ogni possibilità di incidente qualsiasi”.

Si dà mandato di scegliere le signorine per il banco di beneficenza e si indice la gara per premiare il portone e le finestre meglio addobbate ed illuminate.

La direzione delle Ferrovie Nord concede in via straordinaria

la fermata alla stazione di Novate di due “diretti” nei giorni dei festeggiamenti. Si stabilisce una lotteria speciale per i premi di valore offerti dal Cardinale e dalle alte autorità.

Come detto, viene dato mandato ad un consigliere di trattare con il parroco affinché non crei “incidente qualsiasi”. Si tratta certo di un contrasto forte se qui si parla addirittura di possibili incidenti.

Marino Vaghi, sindaco dal 1907, carica che ricopre fino al luglio 1910, ha proceduto sempre molto correttamente e in maniera assolutamente laica.

I verbali vengono sempre redatti in forma “elegante”, pertanto non ci è dato di sapere esattamente quale fosse il “pomo della discordia”, però è possibile azzardare un’ipotesi grazie ad un documento stilato qualche anno dopo dal tenente colonnello dei “Regi Carabinieri” di Novate, il quale riferisce di don Bianchi al Commissario Reggente della Prefettura di Milano esprimendosi in questo modo:

“… Il Parroco di Novate Bianchi don Francesco… è persona intransigente specialmente verso i socialisti i quali cercano di togliergli quella supremazia che egli vorrebbe invece avere su quella popolazione…”(A. Todaro: Un mattone lungo un secolo - Archivio di Stato di Milano).

Inoltre, forse don Francesco Bianchi si aspettava che una volta costruito l’asilo, per la gestione, fosse interpellata la parrocchia.

Scelta del Comitato fu invece quella di costituire l’asilo in Ente Morale autonomo, direttamente gestito da un Comitato cittadino e non dalla parrocchia. E’ verosimile dunque pensare che questa fosse la causa dei dissapori.

Meno probabile, invece, che il motivo della discordia derivasse dalla scelta delle suore del Piccolo Cottolengo di Torino, piuttosto che di altra congregazione preferita dal Parroco.

Di queste cose una sera di quel ventoso maggio 1909 dovette andare a discutere il buon Carlo Bassetti col signor parroco, don Francesco Bianchi.

Giovedì 20 maggio 1909 avviene finalmente la cerimonia di posa della prima pietra. Così è narrato l’evento nel testo integrale del verbale relativo alla manifestazione. In esso sono contenuti anche i dettagli dell’ampolla in cui è stata riposta la pergamena peccato che manchino i parametri riguardo l’ubicazione esatta del primo manufatto in cui l’antica carta è stata deposta. Di essa però il verbale ci rivela i contenuti.

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della prima pietra dell’asilo

“Provincia di Milano

Comune di Novate Milanese

Comitato esecutivo per l’erigendo Asilo infantile

Verbale relativo alla cerimonia per la posa della prima pietra del costruendo Asilo infantile.

Regnando S. M. Vittorio Emanuele III

Per grazia di Dio e volontà della Nazione Re d’Italia. L’anno millenovecentonove

questo giorno venti del mese di Maggio alle ore 10,20 in seguito ad inviti diramati dalla Presidenza del Comitato Esecutivo per l’erigendo Asilo infantile di Novate Milanese, nel terreno destinato per la costruzione dell’Asilo sito in via Garibaldi nella località a destra in prossimità al Garbogera, sono intervenuti i Signori:

Eccellentissimo Panizzardi Conte Comm. Carlo Senatore del Raegno e Prefetto della Provincia di Milano, in rappresentanza del Governo; Reverendissimo Mons. Don Luigi Casanova in rappresentanza di Sua Eminenza il Cardinale Arcivescovo di Milano; apposte sulla pergamena le firme dei presenti e precisamente dai Signori sopra indicati, la pergamena stessa nella quale trovasi scritta la seguente dedica:

“Oggi 20 maggio 1909 in Novate Milanese S. E. il Prefetto di Milano Conte Carlo Panizzardi Senatore del Regno pose la prima pietra per la costruzione dell’Asilo infantile deliberato dalla comune volontà del popolo novatese. E. E. il Cardinale Arcivescovo di Milano benedicente presenti i sottoscritti” (seguono le firme su annunciate).

Riparata da un tubo di vetro chiuso con sigillo del Comune viene depositata in apposito cofano coperto dalla prima pietra.

Quindi previa benedizione impartita dal Reverendissimo Mons.

Casanova don Luigi, l’Eccellentissimo Signor Panizzardi Conte Comm. Senatore del Regno, Prefetto di Milano, procede alla posa della prima pietra pronunciando un nobile discorso. Parole elevatissime vengono dette con forma smagliante dal

Sig. Carlo Cova Presidente del Comitato pro Asilo.

Letto, confermato, firmato.

Il Presidente.

Il Segretario M. Strucchi.”

Il verbale della cerimonia per la posa della prima pietra del costruendo Asilo infantile, descrive nel dettaglio tutta la manifestazione ma da esso non si evince in quale luogo esatto sia stata sepolta l’ampolla contenente la pergamena commemorativa dell’evento.

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posa della prima pietra dell’asilo

Il lascito di Giuseppina Venino

Così come aveva fatto con lettera del 12 maggio 1909 per la messa a disposizione del terreno acquistato dalla Congregazione di Carità dal cav. dott. Merlo - per poi donarlo all’Asilo, il 17 giugno dello stesso anno - lo stesso sindaco, Marino Vaghi, comunica al Presidente del “Comitato pro Erigendo Asilo” di rendere disponibile il lascito della defunta Giuseppina Venino vedova Fassi.

Il testo recita:

“Mi è gradito significare alla S.V. Ill.ma che questo Consiglio Comunale con sua deliberazione del 2 maggio f.f. debitamente approvata dalla superiore autorità il 12 giugno volgente, ha disposto perché sia consegnata a codesto O.le Comitato la somma costituente il lascito Venino Fassi Giuseppina. Le condizioni all’uopo poste dal Consiglio Comunale sono le seguenti: I componenti il Comitato, dalla S. V. I. presieduto, dovranno rendersi personalmente e in solido responsabili della somma fino a che non sarà reso il conto delle spese che verranno incontrate con la somma stessa. Il Comitato è obbligato a rendere al Consiglio Comunale conto esatto e dettagliato con particolareggiata documentazione dell’investimento delle L.8.000 e cioè entro un congruo termine da convenirsi di comune accordo.

Della consegna delle L.8000 sia steso regolare atto dal quale risulti il trapasso definitivo delle L.8000 . Attendo, codesto O.le Comitato, le condizioni suesposte, la S.V.I.ma potrà fissare il giorno per la consegna della somma e per la rogazione dell’atto relativo.

Il Sindaco Vaghi Marino”.

La lettera del sindaco Marino Vaghi con la quale comunica al Presidente del “Comitato pro erigendo Asilo” di rendere disponibile il lascito della defunta Giuseppina Venino ved. Fassi.

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le numerose Patronesse

Non solo gli uomini di Novate furono attivi sostenitori e finanziatori della nascita dell’Asilo ma, altrettanto impegnate e generose furono le donne che si unirono in un vero e proprio Comitato di “Patronesse”, di cui furono instancabili animatrici le sorelle Venino.

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incomincia la costruzione

Ha inizio la costruzione

Dopo i festeggiamenti per la posa della prima pietra, nel Comitato del 10 luglio 1909 viene evidenziata l’utilità grandissima degli stessi.

Totale entrate 4.606,10 Lire; totale delle spese 572,00 Lire; utile netto festa di beneficenza 4.034,10 Lire . E’ giunto il momento di iniziare i lavori della costruzione del fabbricato.

Viene affidata al sindaco, Marino Vaghi, la responsabilità civile per la sorveglianza dei lavori e le conseguenti responsabilità civili e penali, nonché la scelta dei materiali.

Si delibera di non sciogliere il Comitato per il festeggiamenti ma di tenerlo attivo per le prossime festività.

Neanche il tempo di compiacersi per il buon esito della festa per la posa della prima pietra, che già nel comitato del 6 gennaio 1910 si devono dibattere alcune “beghe” riguardanti un pozzo nero da demolirsi e di proprietà di un certo Aurellio Pogliani situato sul terreno donato dalla Congregazione.

Si annunciano donazioni di parecchie pezze di seta e di cotone da parte della Manifattura Stamperia Italiana e viene data comunicazione di una lettera dell’ing. De Simoni riguardo alle caratteristiche dell’edificio.

Problemi economici riguardo alle spese effettuate e attinte dal ricavato della pesca di beneficenza, vengono sollevati nel Comitato del 2 aprile 1910. A seguito della richiesta di pagamento di una fattura da parte della ditta “F.lli Dotti” si rende necessario attingere fondi dalla donazione Venino di 8.000 Lire. Nel Comitato successivo del 26 aprile 1910 si dibattono e si organizzano i festeggiamenti per l’inaugurazione dell’Asilo, prevista, ottimisticamente, per lunedì 16 maggio 1910 alle ore 10.Nuovamente notiamo che la cerimonia è prevista in un giorno infrasettimanale nel quale ricorre però la solennità della Pentecoste, che si festeggiava anche a livello civile.

Per questo si è dovuto interpellare le Ferrovie Nord perchè disponessero il funzionamento di alcuni treni anche durante quel giorno festivo, per consentire l’arrivo delle autorità. Ma le cose da evadere sono ancora tantissime, basti pensare che non sono ancora stati intrapresi i contatti col Cottolengo di Torino per l’ottenimento della presenza delle suore. Per questo i nostri entusiasti personaggi ci paiono un poco avventati nel prevedere la festa d’inaugurazione a così breve termine, senza che manchino gli imprevisti.

La lettera, proveniente da S. Stefano Ticino datata 5 aprile 1910, scritta dal presidente della Congregazione di Carità, Luigi Vaghi in cui segnala al presidente dell’asilo le modalità per il prelievo del “lascito Venino” di 9.600 Lire.

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Il prospetto della facciata, così com’era stato previsto dal progetto del 1910.

Corrispondenza col Cottolengo

Nel Comitato del 26 aprile 1910 si prevede che l’inaugurazione sarà possibile all’incirca dopo meno di venti giorni, il 16 maggio 1910

Non è chiaro come il Comitato possa aver verbalizzato quella data d’inaugurazione quando l’edificio dell’asilo era si quasi ultimato, ma mancavano ancora le suore, problema di cui si stava interessando il cav. Carlo Cova il quale, nella sua lettera al Cottolengo del 2 maggio 1910, scrive che “l’inaugurazione non si terrà prima del mese di novembre dell’anno in corso”. L’inaugurazione si terrà invece il 4 giugno dell’anno successivo.

A creare l’equivoco sulla data del 16 maggio 1910 come data d’inaugurazione dell’Asilo, è probabile che sia stato il verbale del Comitato per i festeggiamenti per la raccolta di fondi pro Asilo, stilato in data 17 aprile 1910 dal quale si evince che è in atto l’organizzazione di una festa che si prevede di tenere nei giorni 15 e 16 maggio.

Domenica 15 e lunedì 16 si tengono dunque dei festeggiamenti, ma solo finalizzati alla raccolta di ulteriori fondi pro Asilo, e non già l’inaugurazione dell’edificio poiché, come detto, la trattativa con il Cottolengo non era ancora conclusa. Il sontuoso palco della pesca viene allestito lungo il muro esterno della famiglia Radice e l’organizzazione viene affidata alla famiglia Cova.

Le altre specialità sono: la corsa ciclistica, il concorso bandistico, la corsa podistica, la corsa coi sacchi e la cuccagna che vengono gestite da vari altri componenti del Comitato dei festeggiamenti.

Non c’è da farsi meraviglia se fra costoro notiamo personaggi che di lì a poco diverranno primi cittadini di Novate, come Clemente Bonfanti, Arturo Rognoni e Santino Uboldi che, insieme ad altri, sono incaricati di organizzare chi la corsa podistica, chi quella ciclistica.

L’esito della festa è incoraggiante e permette di raccogliere fondi utili al completamento dell’Asilo.

Tornando alle suore, il primo verbale nel quale si delibera di affidare a loro la cura e l’educazione dei bambini è quello del 19 febbraio 1911. La proposta è del vicepresidente, Giacomo Testori, che suggerisce espressamente “che la gestione dell’Asilo venga affidata alle Suore per una migliore garanzia educativa”. Nella medesima sede si auspica, inoltre, che una cospicua donazione o qualche lascito generoso possa permettere di costituire l’Asilo come ente autonomo piuttosto che aggregato alla Pia Congregazione di Carità.

Ad ogni modo, come detto, il primo contatto con Padre Ferrero, superiore della Piccola Casa della Divina Provvidenza del Cottolengo di Torino, avviene in via informale prima di questa delibera, tramite una lettera scritta il 2 maggio 1910 dal presidente cav. Carlo Cova.

Una parola va spesa sul perché il “Comitato pro erigendo Asilo” avesse affidato questo incarico al cav. Cova e non ad altri. Innanzitutto perché era il presidente del Comitato, quindi toccava a lui interloquire ufficialmente con gli organismi esterni.

L’altro motivo, non meno influente, era il fatto che, da liberale e cattolico qual era, il cav. Cova aveva buoni rapporti con la Curia di Milano, fatto che gli avrebbe consentito di interloquire con l’istituzione religiosa del Cottolengo senza creare diffidenze.

Infatti, proprio da questa sua corrispondenza apprendiamo che lo stesso intratteneva relazioni amicali con don Pietro Cesana, parroco delle suore del Cottolengo di Torino.

Era inoltre in rapporto di stretta amicizia con il Card. Andrea Carlo Ferrari, arcivescovo di Milano dal 1894 al 1921 e con Monsignor Casanova - colui che benedisse la posa della prima pietra. Entrambi gli avevano rilasciato un biglietto di presentazione da esibire nei rapporti col Cottolengo.

Apprendiamo inoltre, dalla medesima lettera inviata al Cottolengo, che l’asilo è quasi verniciato, anzi, mancano solo i piccoli dettagli di finimento:

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primi contatti col Cottolengo

Il primo contatto con Padre Ferrero, superiore della Piccola Casa della Divina Provvidenza del Cottolengo di Torino, avviene in via informale, tramite questa lettera, scritta il 2 maggio 1910 dal presidente del “Comitato pro erigendo Asilo”, cav. Carlo Cova (segue a pag. 75).

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“Esso è costruito sul modello governativo, e praticamente come quello di Crescenzago. Vi sono due grandi aule di mq 70 cad. per i bambini, un vestibolo grandissimo, locale direzione, … e portineria tutto a pian terreno; sotto, locali cucina e servizi annessi, e al piano superiore quattro grandi locali dei quali uno può dividersi in due occorrendo, più un localino servizi. “L’apertura poi dell’asilo si farà non prima del Novembrescrive il cav. Cova - e i bambini per ora da raccogliere saranno duecento, ma vi è già in progetto la costruzione di altre due aule per raccogliere gli altri bambini essendo il paese di 3200 abitanti. L’asilo è tutto illuminato a luce elettrica, e vi è il calorifero pel riscaldamento”.

Naturalmente si richiede a Padre Ferrero di comunicare quante suore il Cottolengo sarebbe disposto a fornire, l’importo della spesa e tutto il resto necessario.

Come si può evincere questo è solo l’inizio di un lungo cammino in cui ogni questione deve essere messa a fuoco in modo dettagliato.

La risposta del Cottolengo stilata in data 14 maggio 1910 era stata solerte. Essa confermava che prendeva in considerazione la domanda rivolta per assumere le Suore per l’insegnamento e aveva inviato anche una copia delle Regole solite ad usarsi in queste circostanze

Da quel momento però accade qualcosa di grave nel Comitato perché per un anno, più nessuno risponde al superiore del Cottolengo.

Quella lettera spedita al Cottolengo fu l’ultimo atto della vita del cav. Carlo Cova a favore dell’asilo poiché di lì a pochi mesi, nel settembre 1910, egli sarebbe mancato, morendo prematuramente all’età di 45 anni.

Prenderà provvisoriamente il suo posto, prima Vincenzo

Torriani e poi il sindaco di Novate, Marino Vaghi, fino alle nuove elezioni delle cariche istituzionali previste per l’8 gennaio 1911 nelle quali vengono eletti presidente Gaetano Cozzi, vicepresidente Giacomo Testori, tesoriere e amministratore il rag. Luigi Cajo e Segretario comunale, Annibale Rabotti. Naturalmente l’inaugurazione prevista per il 16 maggio 1910 è saltata. Bisognerà attendere il verbale del 7 maggio 1911 per conoscere la data effettiva dell’inaugurazione dell’asilo: domenica 4 giugno 1911, festa dello Statuto. In quella stessa

assemblea si decide che l’asilo incomincerà a funzionare regolarmente due giorni dopo l’inaugurazione e che la tassa mensile per l’iscrizione dei bambini sarà di 1 Lira e 50 centesimi. Per questo, quando il nuovo presidente, Gaetano Cozzi, scrive nuovamente al Cottolengo nel maggio del 1911, Padre Ferrero nella sua lettera dell’8 maggio 1911 risponde che “essendo rimaste sospese le pratiche, per mancanza di riscontro da parte del Comitato, la Piccola Casa riteneva che cotesta Onorevole Direzione avesse provveduto diversamente”.

In ogni caso il Cottolengo si dichiarò disponibile a fornire le suore e, nella medesima lettera, il Superiore chiede a Gaetano Cozzi se avesse ricevuto la copia del Regolamento inviata l’anno precedente e se fosse stato accettato.

Padre Ferrero chiede anche di “fissare un giorno affinché la Piccola Casa, a norma delle sue consuetudini, possa mandare a visitare i locali”.

Il Cottolengo scrive ancora al Presidente dell’asilo inviando la copia del Regolamento, che evidentemente era andato smarrito, pregando il Comitato di prendere contatti con la Superiora addetta all’asilo infantile di Cassina Ferrara e d’intendersi con lei per fissare il giorno più opportuno per la visita al nuovo Asilo novatese.

Lo scambio epistolare prosegue tra Gaetano Cozzi e il superiore del Cottolengo, che in data 21 maggio 1911 scrive:

“Ill.mo Sig. Presidente

La Piccola Casa ebbe dalla superiora addetta all’Asilo infantile di Cassina Ferrara la relazione della visita fatta ai locali dell’Asilo di Novate, di cui riferì le ottime impressioni. Ella espresse pure il desiderio della S. V. Ill.ma che le Suore fossero inviate in questi giorni e la Piccola Casa, ottemperando alla domanda, ha il bene di significarLe che invierà le Suore Sabato prossimo 27 corrente, se non riceve avviso in contrario. Il Pio Istituto ringrazia la S. V. Ill.ma per la cortese accoglienza fatta alle Suore visitatrici e per le favorevoli disposizioni verso quelle che verranno ad assumere l’insegnamento.

Voglia gradire frattanto i miei rispettosi ossequi, mentre con la massima stima mi professo della S. V. Ill.ma Devotissimo Padre G. Ferrero”.

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primi contatti col Cottolengo
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Il seguito della lettera del Presidente cav. Carlo Cova al Superiore della Piccola Casa del Cottolengo di Torino.
primi contatti col Cottolengo

primi contatti col Cottolengo

La risposta del Cottolengo. “...La Piccola Casa fin dall’anno scorso in data 14 maggio (1910, nda), aveva risposto...

Essendo rimaste sospese le pratiche, la Piccola Casa riteneva che cotesta On.le Direzione si fosse provveduta diversamente”.

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primi contatti col Cottolengo

La pratica per l’acquisizione delle suore del Cottolengo si concluse il 27 maggio 1911 con l’arrivo di due suore insegnanti, Suor Edvige Teresa e Suor Pia Bertolini e, di una suora di S. Marta in aiuto alle quali farà poi seguito, in data 14 giugnodue giorni dopo l’apertura dell’Asilo - l’arrivo di altre due religiose.

Una curiosa nota di cronaca: in data 12 giugno 1911 la Piccola Casa scrive al Presidente di “aver ricevuto uno chèque della Banca d’Italia di Lire 550, importo prima semestralità per la concessione di due suore insegnanti e una suora di S. Marta in aiuto”.

Un’altra divertente curiosità la rileviamo dalla lettera che il Cottolengo invia al Presidente dell’Asilo in data 23 giugno 1911. Da questa veniamo a sapere che “La Piccola Casa manderà al più presto, appena ne sia in possesso, il certificato penale e quello di buona condotta di Suor Edvige, la Superiora.

Inoltre, riguardo alle vacanze, stante la circostanza dell’impianto fatto di recente, per quest’anno la Piccola Casa non richiamerà le Suore, le quali faranno per quest’anno il sacrificio delle vacanze estive” (rinunciano alle ferie).

La lettera del Superiore del Cottolengo in cui comunica “che invierà le suore sabato prossimo 27 corrente (maggio 1911, n.d.a.) se non ricevo avviso in contrario”.

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festa di inaugurazione dell’Asilo infantile

Inaugurazione dell’Asilo infantile

La prematura scomparsa del presidente, cav. Carlo Cova, ha avuto come effetto il rinvio di un anno dell’apertura dell’Asilo infantile.

Come si legge sull’antico registro dei verbali, sarà il Comitato del 7 maggio 1911 a deliberare - oltre alla spesa di 1.000 Lire per l’impianto di acqua potabile - che l’inaugurazione dell’Asilo abbia luogo il giorno 4 giugno 1911 in occasione della ricorrenza della “Festa dello Statuto”.

Si propone anche che il regolare funzionamento dell’Asilo abbia inizio subito dopo la festa, martedì 6 giugno.

Come detto, si dà incarico al nuovo Presidente, Gaetano Cozzi, di occuparsi di tutto quanto concerne l’accoglienza delle suore che sono state concesse dalla Piccola Casa della Divina Provvidenza di Torino, e il cui arrivo è previsto due giorni dopo la festa dell’Ascensione, sabato 27 maggio 1911. Si tratta di due suore insegnanti: Suor Edvige Teresa e Suor Pia Bertolini, e di una suora di S. Marta in aiuto.

Quella domenica, quarantanove giorni dopo la Pasqua, la Chiesa festeggiava la Pentecoste, mentre l’Italia civile e la municipalità novatese, oltre all’inaugurazione dell’Asilo, festeggiava lo Statuto, cioè la festa dell’Unità d’Italia.

Per questo motivo al centro del palco, dietro il tavolo delle autorità, fu posizionata una grande fotografia del baffuto sovrano Vittorio Emanuele III contornata da due tricolori sabaudi.

La Festa dello Statuto cadeva nella prima domenica di giugno ed era stata voluta dalla monarchia nel 1861, “imponendo” al clero anche le celebrazioni religiose. Questa imposizione non era piaciuta alla Chiesa che aveva reagito duramente ordinando ai propri prelati e parroci di non prestare funzioni religiose. Gli echi di quella contesa sono ancora vivi a Novate e in tutta Italia, ancor di più in un anno come questo, in cui la prima domenica di giugno coincide con l’importante festività religiosa di Pentecoste che ricorda la discesa dello Spirito Santo

sugli Apostoli e Maria Vergine radunati nel Cenacolo. E’ ovvio che, stante la coincidenza con la Pentecoste, le celebrazioni religiose vanno mantenute ma, data la coincidenza con la ricorrenza civile, è improbabile l’arrivo di un prelato per evitare che la sua presenza possa essere interpretata come sottomissione alle disposizioni del Re riguardo ai festeggiamenti per lo Statuto.

Monsignor Casanova che aveva presieduto la benedizione della posa della prima pietra e che tanto si era prodigato nell’interesse dell’erigendo asilo, non potrà intervenire alla cerimonia essendo egli morto il 19 febbraio 1911 lasciando vacante il suo incarico presso l’Istituto dei Sordomuti di Milano di cui era vicerettore. Ai suoi funerali sono stati inviati, in rappresentanza del “Comitato per l’asilo”, i signori Piero Galimberti e Giacomo Testori, quest’ultimo in qualità di vicepresidente.

Diversamente hanno deciso di fare molte autorità politiche altolocate di Milano che, ovviamente, preferiscono essere presenti alle più importanti celebrazioni civili cittadine piuttosto che presenziare in un paesino di provincia. Non abbiamo certezza infatti della presenza dell’Eccellentissimo Panizzardi Conte Comm. Carlo, senatore del Regno e Prefetto della Provincia di Milano in rappresentanza del Governo, che invece aveva assistito di persona alla posa della prima pietra.

Anche per questo motivo il parroco, don Francesco Bianchi, accettatò volentieri di presiedere la cerimonia di benedizione per l’apertura del nuovo asilo.

Insomma, la Novate civile prende “due piccioni con una fava”: festeggia lo Statuto e inaugura il nuovo Asilo, adempiendo appieno proprio a quanto auspicato nelle disposizioni del Ministero dell’Interno là dove si dice: “… Finalmente non mancherà mai occasione di consacrare la Festa con alcuna beneficenza onde la ricorrenza del Re e della Patria si associ alle consolazioni dei poveri e degli afflitti…”.

I novatesi cattolici però non sono meno contenti dei socialisti

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festa di inaugurazione dell’Asilo infantile

Nella foto grande a lato, la cerimonia d’inaugurazione dell’Asilo Infantile di Novate Milanese, avvenuta il 4 giugno 1911 in concomitanza con la Festa dello Statuto. Il regolare funzionamento dell’Asilo avrà luogo a partire dal giorno 6 dello stesso mese. Nelle foto sopra, una serie di volti presenti alla festa. Molti di questi li avevamo già notati nella festa privata di Villa Venino.

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festa di inaugurazione dell’Asilo infantile

poiché anch’essi prendono “due piccioni con una fava” inaugurando il nuovo asilo proprio nel giorno di Pentecoste e Dio sa quanto le anime innocenti di tutti quei bimbi che lo frequenteranno abbiano bisogno di quello spirito di amore e di sapienza che si festeggia oggi, proprio per far nascere domani un Paese socialmente più concorde e meno conflittuale. Compiamo però un passo indietro leggendo cosa diceva quella famosa circolare del 1861 con la quale il Ministero dell’Interno dava istruzione ai Comuni sulla realizzazione della Festa nazionale dello Statuto (o festa dell’Unità d’Italia) per coinvolgere il più possibile la popolazione e organizzare sontuosi spettacoli e divertimenti alla quale la Curia di Milano rispose immediatamente decidendo di non prestare funzioni religiose.

“Ministero dell’Interno

Circolare N.39 Torino addi 6 maggio 1861

Oggetto: Festa nazionale dello Statuto. Con decreto d’jeri S.M. il Re ha approvato la legge da me proposta e accettata dal Senato e dalla Camera dei Deputati per la quale è stabilita nella prima domenica di Giugno una festa nazionale commemorativa dell’Unità d’Italia e dello Statuto del Regno. Essendo questa festa posta a carico dei municipi, sarà opportuno che io ne svolga brevemente il concetto o dia alcune istruzioni circa il modo di eseguirla. E primieramente la S.V. prenderà gli opportuni accordi coll’autorità Governativa per tutto ciò che concerne questa solennità. Appresso Ella rivolgerà avviso cortese all’autorità Ecclesiastica, affinché piacerà ad essa celebrare con rito religioso il grande evento che fa di tutti i popoli d’Italia una sola famiglia sotto l’impero della Monarchia Costituzionale di Vittorio Emanuele II e suoi successori.

Il Governo di S.M. confida che tutti i Vescovi o Parroci aderiranno di buon grado a tale invito, e dimostreranno anche in questa occasione la carità cittadina. In tal caso avrà luogo la festa religiosa con una messa accompagnata dal canto dell’Inno Ambrosiano. Alla qualora l’autorità Ecclesiastica non credesse di poter aderire a siffatto invito, il Governo di S.M. deplorando l’illusione nella quale taluno si troverebbe, vuole

nullameno che si rispettino scrupolosamente i sentimenti della sua conferenza e quindi la S.V. non insisterà ulteriormente a tal fine. Bensì, ove fosse nel territorio del Comune qualche Chiesa di patronato municipale e alcun sacerdote disposto a celebrarsi la presente solennità, Ella potrà suppLire in tal guisa al difetto dell’autorità Gerarchica Ecclesiastica.

Ad ogni modo poi, abbia o non abbia luogo la funzione religiosa, non mancherà la parte civile della Festa.

Il Governo lascia interamente libera la scelta dei modi al Comune, ma non può fare a meno di raccomandare vivamente alla S.V. di scegliere quelle forme che più siano atte a dare ai popoli idea adeguata del grande avvenimento che con questa festa si ricorda e che più valga ad ispirare seri pensieri e generosi sentimenti.

Ove siano truppe stanziali avrà luogo una rassegna di esse e della Guardia Nazionale. Quando il Comune possa farlo, sarà bello similmente scegliere quel giorno per far pubbliche mostre di belle arti e d’industrie, e per dare esercizi letterari e drammatici.

Finalmente non mancherà mai occasione di consacrare la Festa con alcuna beneficenza onde la ricorrenza del Re e della Patria si associ alle consolazioni dei poveri e degli afflitti.

Il Municipio sceglierà quei modi di ricreazione che possono meglio acconciarsi agli onesti desideri dalle abitudini della popolazione, e la illuminazione degli Edifici pubblici chiuderà un giorno che ricorda l’evento più memorabile d’Italia per tutte le età venture.

Il Governo di S.M. mentre raccomanda al decoro della Festa nazionale non intende però di eccitare i municipi a spese troppo larghe massime in questi tempi nei quali i bisogni della patria esigono molti sacrifizi. A tal fine ha ristretto il termine della Festa entro un solo giorno.

A ciò contribuirà ancora la disposizione per la quale ogni altra festa, la cui spesa fosse obbligatoria a carico dei municipi, rimane soppressa.

Sarà bene, pertanto, che questi altri esercizi e sollazzi che solevano praticarsi in altri periodi dell’anno si riversino in quelli della festa nazionale.

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Sua Maestà il Re Vittorio Emanuele III.

festa di inaugurazione dell’Asilo infantile

E siccome questo grande evento che in ogni anno si vuol celebrare è come il compimento di tutti i fatti parziali che illustrano la storia italiana, il Governo di S.M. raccomanda soprattutto che si cessi da qualunque altra festa, ricordando antiche divisioni municipali, trionfi di parte, o vittorie parziali che non tornarono che a danno della intera nazione.

Tali sono le norme che il sottoscritto ha stimato di dover indicare alla S.V.. Se tutti i popoli civili, tanto antichi che moderni istituirono feste pubbliche a ricordanza perenne dei grandi avvenimenti propizi e gloriosi, nessun avvenimento meritava tanto di essere da noi celebrato quanto il presente, che riepiloga in se stesso le tre maggiori conquiste di un popolo, l’unità, l’indipendenza, la libertà.

Il Ministro Firmato M. Minghetti. Per copia conforme G. Vasti segretario”

Come detto, l’istituzione della Festa nazionale dello Statuto non ebbe il favore della Chiesa, che ordinò di non prestare funzioni religiose.

Torniamo al giorno della nostra grande festa.

Tutto era stato preparato a puntino: il palco per le autorità, il banco per la pesca di beneficenza, i ciclisti per la corsa dilettantistica, i podisti per la gara campestre e l’illuminazione degli edifici pubblici.

Alle 7 del mattino, cinque uomini vestiti a festa, giacca e camicia bianca senza cravatta, entrano in chiesa dalla porta laterale sinistra che dà accesso a quello che era il vecchio oratorio di San Giuseppe e che attualmente funge da atrio di accesso al campanile.

Si introducono in un piccolo vano grezzo di forma quadrangolare, piuttosto alto, si tolgono le giacche appendendole ad alcuni grossi chiodi conficcati nel muro.

Perchè questa lettera al clero è firmata da un Vescovo Vicario e non dal Cardinale di Milano?

Quelli in questione erano anni difficili per la Chiesa di Milano: proprio mentre era in atto la seconda guerra d’indipendenza, nel 1859, era morto l’Arcivescovo Bartolomeo Carlo Romilli e il beato Papa Pio IX ne aveva nominato il successore nella persona di mons. Paolo Angelo Ballerini, che incontrò la fiera opposizione del Governo Italiano. Così l’Arcivescovo eletto non poté mai prendere possesso della sua Sede e nominò suo Vicario Generale sede impedita, Mons. Carlo Caccia Dominioni, Vescovo ausiliare, ma il Governo Italiano lo considerò sempre e solo Vicario Capitolare sede vacante. A mons. Caccia Dominioni toccò di custodire l’unità della diocesi e di barcamenarsi con il Governo, subendone spesso le ire: più volte la polizia lo prelevò, per portarlo a Torino sotto inchiesta. Alle sue sofferenze, però, supplì sempre l’affetto della popolazione e di buona parte del clero.

“Al Venerabile Clero della Città e Diocesi di Milano. Con legge 5 corrente Maggio venne declarata l’istituzione di una festa nazionale da celebrarsi il giorno 2 prossimo Giugno, relativa all’Unità d’Italia. - Ad una tal festa fu riservato un carattere puramente politico e civile, e rispettando il sentimento religioso, il R. Governo non fa obbligo al Clero di concorrervi con alcun rito. - Tuttavia, a prevenire qualunque inconveniente, Noi ci troviamo in dovere di dichiarare a norma del Venerabile Clero, non potersi in questa occasione prestare alcuna funzione religiosa.

I MM. RR. Parroci, Proposti Parroci e Vicari Foranei comunicheranno al Clero da loro dipendente questa nostra disposizione, ed in seguito, nel caso che l’osservanza della medesima avesse incontrate difficoltà per parte di chicchessia, dovranno farne relazione a Noi.

Milano, dalla Curia Arcivescovile, li 16 Maggio 1861.

Carlo Caccia, Vescovo Vicario Gen. Capit”.

Ciascuno si sputa sulle rispettive mani e si dà una “fregata” simulando il gesto compiuto dai contadini quando devono imbracciare la “ranza” per tagliare il fieno.

Ognuno impugna poi una robusta fune di canapa e, dopo essersi scambiati un furtivo cenno convenzionale, volgono lo sguardo verso uno di loro che ha l’aria di essere il capo e attendono i suoi comandi. Lui prende un gran respiro e poi incomincia:

“Quinta! Terza! Quarta! Seconda! Prima!” A quei comandi, ciascuno spicca un salto aggrappandosi alla parte alta della propria fune chiamata per numero. Ogni corda fuoriesce da un buco del soffitto il cui contorno è numerato e dipinto di bianco. Ciascuno tira la propria fune, verso terra con tutto il proprio peso, lasciando che l’abbondanza che si crea si raggomitoli sul pavimento per poi srotolarsi e risalire verso il buco nel soffitto.

Sono cinque serpenti poderosi e agilissimi che fanno le spire a terra per poi ergersi paurosamente in verticale e infilarsi alternativamente in quelle tane numerate sul soffitto.

In riscontro a quella strana danza di cordame, le vecchie campane (quelle antecedenti il 1931) intonano un festoso e

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fragoroso concerto, annunciando la Messa solenne delle otto mattutine.

La chiesa si va riempiendo di anziane, mamme e bambine, tutte portano sul capo un finissimo velo di pizzo bianco. Gli uomini, dal canto loro, meno numerosi delle donne, più anziani che giovani, entrano dalla porta di destra tenendo per mano i propri figlioli o nipotini, e si dispongono nella navata di destra - quella dalla parte di Sant Antonio - in opposizione alla navata sinistra dedicata alle donne, nella quale campeggia la statua della Madonna Immacolata.

Del fatto che sia un giorno speciale, e non per la Festa dello Statuto, se ne stanno accorgendo sia le donne che gli uomini perché in quel momento stanno entrando numerose persone che fanno parte della Lega dei Muratori, gente che non è avvezza a frequentare le chiese e che appartiene ad una cooperativa novatese di ispirazione socialista. Sono stati loro a dar man forte all’impresa edile “Ambrogio Corsi” per aiutarla a costruire il nuovo asilo prestando la propria manodopera, gratuitamente, la sera dopo il proprio orario di lavoro.

Inoltre, dalla porta di destra, ad un certo punto entra in chiesa tutto il “Comitato pro Erigendo Asilo” e fra loro non vi sono solo assidui frequentatori di funzioni religiose, un paio per tutti Clemente Bonfanti e Santino Uboldi.

Oggi entra in chiesa perfino il sindaco che, se è vero che non è ancora socialista non è neppure un “paolotto”.

Lo vedono tutti, ma proprio tutti, perché si va a mettere su uno dei primi banchi appositamente addobbati di rosso, come si usa farsi nelle grandi feste.

Altrettanto fa la gentile signora del sindaco e le altre mogli dei componenti il Comitato.

Non si pensi però che le signore si siano collocate al fianco dei rispettivi mariti come si farebbe oggi. Niente affatto. Gli uomini da una parte, a destra, e le donne dall’altra, a sinistra.

Dalla porta sinistra, destinata alle donne, poco prima che incominci la Messa, però entrano anche tre scure figure mai viste prima a Novate Milanese. Il lievissimo brusio del chiacchiericcio che fino ad un attimo prima aveva riempito la navata di sinistra delle donne si zittisce a partire dal fondo. Mano a mano che queste tre ombre scure procedono lungo la navata verso il primo banco addobbato di rosso, il brusio cessa come se una secchiata di silenzio fosse stata lanciata dal fondo della chiesa verso l’altare.

In questo modo il silenzio è totale quando le tre suorine vestite di nero si inginocchiano sul banco addobbato a festa a loro riservato.

A quel punto riparte nuovamente un brusio che ripercorre la chiesa al contrario, dall’altare verso il fondo.

Il parroco, don Francesco Bianchi, che non sopporta l’indisciplina delle donne in chiesa, mette repentinamente il capo fuori dalla sacrestia e tanto basta, unitamente al suo sguardo severo, perché tutte tramutino subitamente il pettegolezzo in una nenia salmodiante che simula la recita del rosario.

La Messa è di quelle cantate, ma quest’oggi don Bianchi non la vuole fare tanto lunga perché sa che alle 10 ci sarà la cerimonia d’inaugurazione dell’asilo nella quale lui avrà il ruolo di autorità religiosa benedicente.

L’organo non c’è ancora a Novate, ma in compenso il coro è ben fornito di voci poderose – solo maschili perché non si addice che le donne accedano al coro dietro l’altare maggiore. Non si riesce subito ad individuare don Arturo Piazza, rivolto verso i cantori, intento appunto a dirigere il coro.

Di fronte a lui seduti ai vari scranni dell’antico coro ligneo che riveste ad anfiteatro l’abside, si vedono ben allineati tutti i cantanti: Isacco Moise, Giovanni Monti, Ercole Morandi, Gaetano Oliva, Pietro Orsaria, Andrea Picozzi, Guido Pioltelli, Umberto Pioltelli, Enrico Porro, Giuseppe Preatoni ed altri...

La predica di don Bianchi, questa volta, non è una di quelle infuocate contro i socialisti che mal gestiscono la Mutua del Bestiame o contro i frequentatori del Circolo Sempre Avanti dove si auspica che “assieme alla scomparsa dell’ignoranza cessi anche il regno del clericalismo e dell’oscurantismo”; no, oggi la chiesa è piena di credenti e di “pecorelle smarrite” che insieme si sono fortemente impegnate per il bene della comunità costruendo un nuovo asilo per venire incontro alle necessità di un sempre maggior numero di mamme che devono lavorare per contribuire al sostentamento della famiglia.

Oggi si parla solo dello Spirito Santo di Dio che, come 2000 anni fa, è sceso sugli uomini, ha illuminato le loro menti e ha aperto i loro cuori. E questi cuori hanno risposto con la generosità e con la sapienza e hanno reso possibile l’erezione di questa magnifica opera che si chiama Asilo infantile.

Alla fine della Messa, don Bianchi invita tutti a recarsi presso il nuovo Asilo, sul terreno del cav. Merlo, quello adiacente alla

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Garbogera, dove avverrà la benedizione e dove poi si aprirà la pesca e tutto il resto.

All’uscita di chiesa le campane suonano a festa, volteggiando in un cielo azzurro illuminato dallo stesso sole che sta completando la doratura delle spighe per la mietitura. Sul sagrato la banda musicale della “Società Filarmonica” accoglie le autorità e i fedeli che escono di chiesa. La fanfara dei clarinetti e degli ottoni, con la gran cassa, cercano di sovrastare i potenti rintocchi delle campane. La competizione sembra impari, ma poi la campana numero 1, la più piccola, getta uno sguardo dall’alto del campanile e appena scorge i neri pennacchi e le luccicanti spalline dorate dei musicanti fa zittire le chiassose sorelle che tacciono per ascoltare estasiate la bella armonia che invita alla festa.

Ad un segnale convenuto del maestro, tutti i musicanti si mettono in marcia verso via Della Croce e il popolo, seguito da un nugolo di bambini festanti con in testa il parroco don Bianchi, il sindaco, Marino Vaghi, e tutto il Comitato promotore dell’Asilo, segue la fanfara per le vie del paese.

Lungo il cammino si uniscono alla sfilata anche le altre bande invitate dai paesi vicini per festeggiare e per partecipare al concorso musicale che culminerà col concerto delle 17.30 in Piazza Vittorio Emanuele II, l’attuale Piazza della Chiesa.

Ci sono le bande di Bollate, della Bovisa, di Villapizzone, Affori, Dergano, Cusano, Cinisello, Bruzzano, Niguarda, Saronno, Rho, Cornaredo e Baggio; insomma, una gran bella festa.

Si va in fondo a via Della Croce, là dove il Garbogera attraversa la strada per andare verso quella che, nel 1928, verrà battezzata via Vittorio Veneto.

Là c’è un bel campo rigoglioso di verde e ombreggiato da antichi castani e betulle irrorate dalle limpide acque del Garbogera. In quel luogo, proprio alle spalle del nuovo Asilo, è stato allestito il palco delle autorità a lato del quale sorge quello della pesca di beneficenza.

Sul versante opposto, verso la facciata dell’asilo, oltre la polverosa strada che porta a Bollate (via Della Croce) si estendono solo campi di grano a perdita d’occhio.

Il nuovo Asilo è stato costruito fuori dal Paese, all’estrema periferia nord-ovest di Novate e, per raggiungerlo, bisogna fare una discreta camminata.

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La festa è servita.

Ai musicanti appena giunti sul posto vengono offerti copiosi calici di vino che tutti mostrano di gradire e, dopo aver rabboccato i calici più volte, ricominciano a suonare.

Il parroco, il sindaco e tutto il Comitato salgono sul podio insieme al presidente, cav. Gaetano Cozzi, che prende il posto d’onore sotto l’effige di Sua Maestà.

Sul palco ci sono proprio tutti. Ci sono i vicepresidenti Giacomo Testori e Francesco Vaghi, i consiglieri Mario Candiani, Giuseppe Merlo, Benigno Silva, Pietro Galimberti, Ercole Morandi, il tesoriere, rag. Luigi Cajo e i revisori dei conti, ing. Mario Prevosti e Walter Gower.

Solo una persona manca ed è una persona importantissima, senza la quale questa opera forse non avrebbe visto la luce.

Si tratta del compianto Presidente della Congregazione di Carità, Carlo Cova, che non può non essere ricordato con affetto da tutti i convenuti, i quali dichiarano di sentirlo più che mai presente in spirito.

Il palco è costituito da un rialzamento in legno di circa 40 centimetri, lungo una ventina di metri e largo 6, tutto ricoperto da un lussuosissimo tappeto ricamato da variegati rosoni e riquadri che riproducono decorazioni floreali.

La gente umile e i contadini lo osservano con ammirazione e non si sognerebbero mai di porvi piede lì sopra, tanto sono abituati ad inzaccherarsi le scarpe camminando nei campi fangosi e nelle stalle colme di letame.

Sul palco ci sono anche i sacerdoti coadiutori di don Bianchi che lo assistono nella cerimonia: don Arturo Piazza, don Ernesto Restelli, don Adolfo Mauri e don Carlo Galli.

Ai chierichetti è stato dato l’ordine di non azzardarsi a mettere piede sul palco.

Le bande vengono zittite e il sindaco, Marino Vaghi, inforca gli occhiali estraendo dalla tasca del suo soprabito il suo bel discorso.

Tutta la popolazione ascolta nel più assoluto silenzio. Qui non ci sono né microfoni né altoparlanti, bisogna stare zitti se si vuole sentire le memorabili parole del primo cittadino. Gli unici irriverenti sono i numerosissimi passerotti che popolano la folta vegetazione circostante e che con il loro cinguettio festoso a volte sovrastano la poderosa voce del sindaco.

Il parroco e tutti i convenuti ascoltano con sguardo fiero, faticando a contenere la gioia per il coronamento di un sogno da così lunghi anni vagheggiato.

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festa di inaugurazione dell’Asilo infantile

festa di inaugurazione dell’Asilo infantile

Poi, dopo la parola delle autorità, un breve discorso del parroco, Francesco Bianchi, e infine la benedizione con visita ai locali del nuovo edificio. Prende quindi il via la festa. Si comincia con la musica e col banco di beneficenza, sempre affascinante per i premi a sorpresa che riservano quei curiosi numerini arrotolati e trattenuti da un minuscolo spago annodato. A questo punto il Comitato Direttivo dell’asilo si defila dalla festa per riunirsi.

“L’adunanza ha luogo quello stesso 4 giugno 1911 nella sala a piano terra del nuovo Asilo.

In quella sede si pone nuovamente la questione dell’impianto di riscaldamento. Si delibera per il sistema a termosifoni che è più igienico e sicuro, anche se più costoso (minori manutenzioni e minor costo del combustibile).

L’iscrizione di bambini è stata numerosissima (quasi 230 alunni) per cui le tre suore destinate non possono assolutamente bastare al bisogno. Il Consiglio riconosce la necessità dell’aumento delle suore e si rimette al Presidente circa il numero di suore da aggiungere ammettendo fin d’ora che non possano essere meno di due”. (Dal registro dei verbali dell’Asilo infantile di Novate Milanese).

Una breve pausa per il pranzo e poi di nuovo tutti davanti al neo inaugurato Asilo per la partenza della gara ciclistica Novate – Varese – Como – Novate.

A seguire parte la gara podistica sul percorso Novate – Castelletto ponte e viceversa.

Poi è il turno della corsa dei sacchi, il gioco delle pentole, la corsa degli asini fino a spostarsi tutti in piazza Vittorio Emanuele II per il concorso delle bande musicali.

A seguire la premiazione dei vincitori dei concorsi e la fantastica illuminazione degli edifici pubblici.

Quante emozioni regala l’illuminazione elettrica agli occhi di tutti coloro che ancora, non potendosela permettere, devono limitarsi ad ammirarla solo nelle feste del paese.

Nella foto. Ecco come appariva nel 1910 l’attuale Via Matteotti, a quel tempo, denominata Via Umberto I. Negli anni che vanno dal 1943 fino alla Liberazione, la via fu intestata ad Ettore Muti. L’immagine è ripresa tenendo il cimitero alle spalle e guardando verso piazza della Chiesa.

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Questa è la foto più antica che siamo riusciti a reperire. Si tratta di una preziosissima immagine datata 1911, che ritrae una sezione di bambini della “prima ora”. Per trovare un’altra immagine successiva dobbiamo attendere il 1918.

contesto socio politico di Novate Milanese

Società e politica di quei tempi

Se dovessimo prevedere oggi una sagra con la corsa degli asini sarebbe necessaria un’organizzazione non indifferente per reperire i ciuchi e per portarli sul luogo della competizione.

A quei tempi a Novate, poiché le famiglie erano in maggioranza contadine, gli asini erano numerosissimi. L’asino domestico aveva le stesse funzioni del cavallo, ma era meno costoso poiché si accontentava di poco dal punto di vista alimentare. I contadini più poveri lo preferivano al cavallo, da cui la nomea di “cavallo del povero”.

La magnifica resistenza al lavoro ed alle malattie, la robustezza, la sobrietà e la rusticità rendevano l’asino utilissimo per le nostre zone tanto da renderlo preferibile sia al mulo che al cavallo. Preminente è stato l’utilizzo per soma e cavalcatura nei nostri territori che, a quei tempi, non disponevano di idonee strade carrabili. L’asino può infatti trasportare per lunghi percorsi accidentati carichi ben superiori ai 100 kg. Detto questo, si capisce dunque come la corsa degli asini non fosse una questione di folclore, ma una scelta obbligata dalla povertà di quei tempi.

Una povertà che per noi oggi è inimmaginabile. Vediamo però un po’ di storia, iniziando da lontano.

Novate nel 1861 conta 2.338 abitanti e nella lista elettorale politica sono iscritte 12 persone. Non sono certo contadini, ma sono i benestanti, come prescrive la legge censuaria del 17 dicembre 1860. La lista elettorale amministrativa annovera 196 cittadini. Sarà necessario attendere la riforma elettorale del settembre del 1882 per allargare la base democratica del voto. Solo, però, a coloro che sapevano leggere e scrivere.

Fino a quel momento, la preclusione al voto, impedì di fatto alle classi popolari di incidere sulla politica nazionale. Da qui il grande lavoro svolto da leghe e cooperative nell’organizzare corsi d’alfabetizzazione per dare ad un sempre maggior numero di persone la possibilità di esercitare il diritto democratico del voto.

Sempre nel 1861, i consiglieri comunali a Novate sono 15. Il Comune ha 10 dipendenti, compresi il sagrestano, Giovanni Schieppati, e il tamburino della Guardia Nazionale, Giuseppe Oggioni. Il sacrestano chiede, l’anno seguente, l’aumento del suo compenso poiché, per due volte al giorno, suona anche la campanella della scuola. E’ accontentato: da 100 Lire annue passa a 120 Lire.

Questi sono i consiglieri comunali e la loro professione nel 1861:

Consiglieri AnniProfessio. Domicilio Voti

Mazzoni Carlo, sindaco 54 possidente Milano 89

Cajo Vincenzo, assessore 40 agente Novate 89

Ronchi Angelo, assessore 45 pizzicagnoloNovate 89

Morandi Abbondio 31 fattore Novate 89

Cattorini Carlo, ass. suppl. 51 fattore Novate 87

Bollini Carlo 67 possidente Milano 88

Caimi Giuseppe 75 possidente Milano 85

Colombo Gaetano 35 pizzicagnolo Novate 87

De Cristofaris Malachia 56 possidente Milano 87

Fassi Gaetano 31 possidente Milano 87

Gajoni Luigi 53 mugnaio Novate 87

Mazzola Carlo 44 affittuario Novate 86

Panceri dott. Emanuele 58 medico Milano 22

Pozzoli Pietro 31 fattore Novate 31

Schieppati Luigi 36 falegname Novate 83

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Piazza della Chiesa com’era ai primi del ‘900. Un gruppo di curiosi ammira una delle prime automobili. Il fabbricato scuro, a destra della chiesa, è casa Morandi.

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Come si può notare, fra i consiglieri comunali vi sono diversi possidenti - tutti domiciliati a Milano - tre fattori e un medico. Molti tra loro sono parenti: Gaetano Colombo è cognato di Abbondio Morandi che a sua volta è cugino di Cajo e Ronchi; Luigi Gajoni è zio materno di Angelo Ronchi. I consiglieri restano in carica 5 anni e un quinto di loro ogni anno è rinnovato attraverso il sorteggio fra gli iscritti della lista elettorale amministrativa.

Il Consiglio comunale il 4 novembre 1861 istituisce a Novate la scuola serale e quella domenicale alle quali la Prefettura dà il proprio consenso il 14 maggio 1862.

A Novate Milanese nel 1862 i parroci, Gaetano Pirogalli e Giuseppe Annoni, scrivono diverse lettere alla Giunta per aiutare coloro che si trovano in difficoltà. Le lettere, spesso, sono accompagnate dal giudizio del medico. I poveri sono definiti “miserabili”. Ci sono casi strazianti come quello di una vedova con tre figli senza sostentamento che si firma con la croce, ma chi ha scritto la lettera aggiunge “devotissima serva”, e c’è chi è “incapace di guadagnarsi il fitto per viziata costituzione fisica”. La vicenda di una contadina giornaliera, poi, dimostra come molte volte le avversità si accumulino in continuazione. La persona in questione ha tre figli, Giuseppe di 15 anni, Maria di 13, Angelo di 8. In più, Giuseppe Caimi, consigliere comunale e padrone di casa, pretende l’affitto. Il tutore dei figli, don Pirogalli, scrive al sindaco e fa presente che ha mandato Giuseppe come garzone da alcuni contadini, ma “per il suo poco sviluppo” prende 12 franchi l’anno; Maria, in una portineria di Milano e guadagna solo il vitto; Angelo, il bimbo di 8 anni, mandato come dozzinale da una famiglia di contadini, ma “per essere finora del tutto inabile al servizio o al lavoro... necessitano pel mantenimento giornaliero cent. 22 di pane, 10 di minestra o zuppa, 6 in vistito, totale al giorno, 38 centesimi...” La Giunta, impietosita, aumenta da 25 a 35 centesimi al giorno l’indennità alla famiglia.

Nel 1878 ad Agostino Bertani, commissario parlamentare, è affidato l’incarico di un’indagine sulle condizioni dei contadini in Italia. Lo studio, pubblicato poi nel 1890, rivela risultati terribili. Per la prima volta, si ufficializza la situazione dei contadini nelle nostre campagne, si citano le malattie che colpiscono i lavoratori della terra come il colera, tifo, dissenteria, difterite, malaria, polmonite, tubercolosi, pellagra, infezioni sifilitiche, infezione settica e reumatica, gozzo e cretinismo.

Alla fine dell’800 gli uffici dello Stato Civile del Comune di Milano consegnavano, ad ogni famiglia, un libretto di una quarantina di pagine che doveva essere conservato dal capo famiglia e che costituiva una sorta di certificato di Stato di Famiglia storico. In esso erano riportate: diritti e doveri dei coniugi, informazioni riguardanti le norme elettorali, riguardo all’istruzione obbligatoria , il servizio di leva e norme igieniche inerenti l’allattamento dei bambini, piuttosto che la tubercolosi.

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Nel 1884 - scrive Bertani - “i morti in tutta Italia furono 780.361. Fra questi e quelli curati in casa e i 5.632.435 malati si può dire che il Paese, nel 1884, ha pagato alla malattia un tributo di 169.734.208 giornate di cura, un grave danno economico”. Queste cifre fanno dire a Mario Panizza, deputato al Parlamento, il quale scrive la prefazione allo studio di Bertani, che nell’ambiente sociale la prima causa di povertà consiste nella malattia; la seconda nel salario infimo e precario o peggio nella totale mancanza di lavoro.

Il fatto che le malattie la facciano da padrone mietendo fra i contadini numerose vittime è dimostrato dalle motivazioni per cui molti giovani sono considerati inabili alla visita militare. Nella nostra zona, in dieci anni, dal 1868 al 1878, ben 326 giovani contadini sono riformati. Le motivazioni della riforma sono sempre gozzo, gracilità e vizi cardiaci.

Se è vero che in quegli anni l’emigrazione non è più valvola di sfogo, è altrettanto vero, però, che i “coltivatori del suolo rappresentano i tre quarti circa dell’ emigrazione totale”. Agostino Bertani, nel suo studio, cita anche Novate. Lo fa quando parla delle epidemie. Nel 1888 - scrive il ricercatore: “una grave epidemia di vaiolo apparve ... in un solo mese ci furono 60 morti a Novate. Nello stesso anno a Bollate si ebbero 140 casi d’ileotifo”.

Anche i fanciulli sono soggetti allo sfruttamento perché “addetti , dai dieci o dodici anni, alla custodia del bestiame... però non mancano luoghi in cui i fanciulli si ammettono al lavoro anche in più tenera età”. D’altronde, continua ancora Bertani, il contingente di leva alla classe del 1865 contava il 43 per cento d’analfabeti. In Lombardia c’è un asilo ogni 396 bambini (in Calabria 1 ogni 6.168 bambini). Grave anche il problema della mortalità infantile. Nel primo anno di vita muoiono 204 bambini ogni 1.000 nati; in Lombardia, 206 su 1.000 bambini.

Alla fine dell’800 il lavoro domestico su commissione entra in crisi, donne e fanciulli vanno in fabbrica a lavorare; ben visti dal padronato che li paga meno degli uomini adulti presentando, rispetto a questi ultimi, un carattere più docile e remissivo. Nel 1876 in Lombardia lavorano negli opifici 161mila addetti; nel 1903 il numero sale a più di 350mila. Nel circondario di Monza, nel tessile, sono impegnati oltre 22mila operai. Si lavora più di 12 ore al giorno per 50 centesimi i fanciulli, e una lira le donne. Con una lira si possono comprare 3 chili di pane di farina mista. Gli ambienti sono malsani, sporchi, senza aria,

inondati da fumi e da miasmi insopportabili. Ad ogni modo, lo sviluppo dell’industria in Lombardia non incide su una rottura netta con il lavoro delle campagne. Terminato il lavoro negli opifici, si ritorna a lavorare la terra: un legame, questo, che continuerà ad esistere anche dopo la Seconda Guerra Mondiale.

I contatti nelle fabbriche, la mobilità per andare nei luoghi di lavoro, l’attrazione per i centri maggiori, le possibilità di maggior guadagno provocano un piccolo terremoto. Si disgregano così alcuni elementi fino a quel momento centrali, come l’autorità paterna. Comincia ad andare in crisi la figura del “reggitore”, il regiur, fino a quel momento dispensatore dei ruoli e gestore assoluto dei guadagni familiari. Saranno i cattolici a preoccuparsi per questa perdita d’autorità. Non a caso, saranno loro a battersi contro l’inserimento delle donne negli opifici.

Ogni mattina da Novate Milanese partono 700 lavoratori. Questi spostamenti preoccupano molto parroci e autorità religiose al punto che il cardinale Carlo Ferrari in una lettera del 1900 rileva “che non solo le persone adulte, ma quelli ancora di più tenera età, giovinetti, per non dire fanciulli, dalla campagna vengono nella città, donde ritornano a casa appena il giorno di festa”. Abbandonati a se stessi “fra tanta seduzione e pericoli d’ogni maniera” questi ragazzi ritornando a casa non erano “più quelli di prima”. Secondo il vescovo era necessario arginare il più possibile questo fenomeno esercitando pressioni sulle famiglie perché desistessero dall’inviare i figli in città: “Parlate ai genitori - era l’esortazione rivolta ai parroci della campagna - scongiurandoli di trattenere nelle loro case il più possibile i propri figlioli, e per un meschino guadagno di non avventurarli a tanta perdita della fede e del buon costume”.

La paura è l’abbandono delle pratiche religiose e l’adesione alle idee socialiste con la città vista come insidiosa tentatrice per i giovani e, soprattutto, per le giovani.

I cattolici sono contrari al fatto che la donna vada a lavorare negli opifici, per la “promiscuità dei sessi”, per il “turpiloquio”, per il comportamento poco edificante dei sorveglianti.

Senza la donna in casa i figli sono abbandonati all’irreligiosità e lo stabilimento è sempre visto come luogo di corruzione e di degrado, dove si perde “ogni freno morale, ogni sentimento religioso, ogni amore alla famiglia, ogni sanità fisica”.

Inoltre, c’è il problema del lavoro festivo e, il curato di Novate,

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don Francesco Bianchi, denuncia che molte volte “gli operai sono costretti a recarsi al lavoro nei giorni festivi fuori dalla parrocchia”.

In quegli anni Novate Milanese non ha grossi incrementi di popolazione, anzi. Se nel 1861 vi erano 2.413 abitanti, nel 1901 sono diminuiti a 2.371. Novate Milanese rimarrà, per lungo tempo, esportatrice di mano d’opera piuttosto che importatrice.

L’altra grande battaglia dei cattolici è quella contro il lavoro notturno e lo sfruttamento dei minori, temi questi che già avevano portato avanti i socialisti e che i cattolici cominciano ad accogliere: “La notte è fatta dalla natura per il riposo; l’impiegarla abitualmente nel lavoro è un andare contro la natura, ed oltre il fare deperire le forze fisiche, inselvatichisce l’animo; ce ne danno esempio quelli che lavorano abitualmente sottoterra, nelle miniere” (Il Cittadino,9 gennaio 1902).

Quanto si guadagna nelle filande? Nel 1896, per una giornata di lavoro che spesso raggiunge anche le 16 ore (d’estate dalle 4 alle 20), si prendono, a Monza, secondo il giornale “Il Lambro”, 90 centesimi. In altre zone, le donne guadagnano 35-40 centesimi. Agli uomini, per 12 ore di lavoro, 1 lira e 80 centesimi. Un chilo di pane, nel settembre 1898, costa 40 centesimi. Nel 1902, per 12-13 ore, si prendono 80 centesimi. Per bambine e ragazze della nostra zona, i salari quotidiani oscillano da 30 a 50 centesimi al giorno.

Nel 1903, secondo un’inchiesta della Società Umanitaria, a Milano ci sono solo 26 persone che guadagnano più di 8 Lire al giorno. “La maggior parte dei lavoratori milanesi, ben 32.371, guadagna fra una lira e una lira e mezza, mentre altri 30.117 lavoratori lavorano ogni giorno per meno di una lira”.

(da “Un mattone lungo un secolo” – 100° anniversario La Benefica – di Adriano Todaro, 2001).

Nell’anno in cui viene inaugurato il nostro Asilo la popolazione residente è di 3.445 abitanti e la Giunta comunale è così composta:

“Vaghi Marino, Sindaco

Vaghi Francesco, Assistente effettivo anziano

Guzzetti Angelo, Assessore effettivo

Rossi Antonio, Assessore supplente Galli Paolo, Assessore supplente

I consiglieri sono: Barbanti Felice, Ceruti Carlo, Guzzetti Angelo, Lodolo Francesco, Galli Paolo, Uboldi Santino, Scorti Cesare, Scorti Giovanni, Rossi Antonio, Vaghi Francesco, Vaghi Marino, Vaghi Luigi, Villa Luigi e Rognoni Arturo. Il Segretario comunale è Robotti Annibale”.

Abbiamo già avuto modo di raccontarvi quale ruolo importante abbia avuto il sindaco, Marino Vaghi, nella nostra storia, poiché non vogliamo ripeterci, per i dettagli sulla sua figura di uomo e di politico vi rimandiamo al primo capitolo. Qui aggiungeremo solo che egli riposa presso lo storico cimitero di Novate Milanese dopo essere deceduto il 23 maggio del 1913.

PRIMI SINDACI DI NOVATE MILANESE

Dopo l’entrata di Novate nel grande Stato unitario italiano possiamo ricordare ancora due brevi, ma interessanti, notizie.

La prima è quella relativa al R.D. n. 982 del 13 Novembre 1862 in forza del quale la denominazione del nostro Comune, da Novate, viene definitivamente modificata in quella di Novate Milanese.

La seconda è quella che si collega al ricordo dei primi sindaci - di cui ci sia pervenuta notizia - dopo l’unità d’Italia; questi risultano essere stati rispettivamente: Vincenzo Cajo, sindaco nel 1866 e Pietro Gianetti, sindaco del nostro Comune nel 1869 e nel 1873. (da “Uomini e istituzioni a Novate Milanese” di Luigi Perego, 2005).

SINDACI DEL COMUNE DI NOVATE DAL 1910 AL 1926 (da “Uomini e istituzioni a Novate Milanese” di Luigi Perego, 2005).

1. Vaghi Marino (dal 10 settembre 1905 al 23 maggio 1913)

2. Rognoni Arturo (dal 15 novembre 1913 al 14 luglio 1914)

3. Bonfanti Clemente (dal 14 luglio 1914 al 29 ottobre 1916primo sindaco socialista)

4. Guzzetti Angelo (dal 1 agosto 1917 al 1919)

5. Uboldi Santino (dal 1920 al 9 agosto 1923)

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Il sindaco Marino Vaghi.

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6. Commissari prefettizi: colonnello Campeis Enrico, 8 giorni; poi Robbiati Alberto (dal 26 agosto 1923 fino al 4 luglio 1924)

7. Pigorini Alfredo (dal 1924 al 4 luglio 1926)

1926 - 4 luglio: abolizione della rappresentanza popolare. La gestione della Pubblica Amministrazione viene affidata al Podestà, assistito dal Segretario Comunale.

PODESTA’ DI NOVATE DAL 1926 AL 1943

1. Pigorini ing. Alfredo (Podestà dal 21 agosto 1926 all’agosto 1930)

2. Maltini ing. Cesare (Podestà dal 16 agosto 1930 all’ottobre 1930)

3. Cogliati Virgilio (già Comm. Prefettizio, poi Podestà dal 31 ottobre 1930 al 22 ottobre 1932)

4. Bracaglia Giovanni (Podestà dal 24 ottobre al 23 novembre 1936)

5. Testori Giacomo (Reggente temporaneo dal 31 gennaio 1937 al 30 giugno 1937)

6. Criscuolo Doria avv. Filippo (Podestà dall’1 luglio 1937 al settembre 1941)

7. Paracchi dott. Pietro (Podestà dal 20 settembre 1941. Nel giugno 43 richiamato alle armi)

8. Scotti Virginio (Commissario Prefettizio dall’1 luglio 1943 al 14 aprile 1945).

SINDACI DI NOVATE DAL 1945 AL 2010

1. Ghezzi Carlo (dal 26 aprile 1945 al 1956)

2. Comodo Angelo (dal giugno 1956 al 1957)

3. Ghezzi Carlo (dal 12 marzo 1957 al luglio 1964)

4. Torriani Pierino (assessore anziano facente funzione dall’8 agosto 1964 al 10 febbraio 1965)

5. Pulga Anselmo (dal febbraio 1965 al novembre 1968)

6. Gorla Ercole (dal novembre 1968 al 1975)

7. Perego Luigi (dal 1975 al 1990)

8. De Rosa Mauro (dal 1990 al 23 dicembre 1992)

9. Lozza Maurizio (dal 23 dicembre 1992 al 1995)

10. Fumagalli Amalia (dal 1995 al 1999)

11. Silva Luigi (dal 1999 al 2009)

12. Lorenzo Guzzeloni (dal 2009 attuale sindaco).

GLOSSARIO DELLE VIE NOVATESI DEL 1900

Piazza Vittorio Emanuele II = piazza della Chiesa; nel ‘40, Piazza Costanzo Ciano; oggi piazza della Chiesa.

Piazza Stazione = incrocio tra via Vitt.Veneto, via Repubblica e via Piave.

Via del Tribio = nel ‘900, via Umberto I, poi via Ettore Muti, oggi via Matteotti.

Via del Ponte di Tresa = via Cavour.

Via del Terùn= via Cascina del Sole.

Via Di Murùn = da piazza della Chiesa all’angolo di via Garibaldi, oggi via Repubblica.

Via Nova dela Piaseta = via del Portone.

Piazza della Concordia; dal ‘40, piazza Italo Balbo; oggi piazza Martiri della libertà.

Via dela Crùs = via Garibaldi.

Via dela Cruseta = via Madonnina.

Via dela Misericordia = via Roma.

Via dei Spagnòeu = Via Ferrovia; nel ‘900, Via Vittorio Emanuele II; oggi Via Repubblica.

Strada per Vialba = via Vialba.

Strada per Brànzaa = via Baranzate.

Via per Bùlaa = via Bollate.

Strada per Milan = via Bovisasca.

Via dela Balossa = via Balossa.

Del Strecion = per Brusuglio, Bresso.

Del Streciun-Betulin = per Cormano.

Del Maruncell = via Polveriera.

Dèla Nusea = via Volta.

Dèla Nusea Testa Morta = via R. Sanzio.

Dèla Vigna Granda = via Gran Paradiso;via Marzabotto; oggi piazza Pace.

Del Vignun = via Vignone.

Del Ghisignoo = via Stelvio.

Del Càsin = via Damiano Chiesa.

Dèla Casina Cristina = via Amoretti.

Via Giovinezza, dal ‘32 = via Dante.

Via XXVIII settembre, dal ‘32 = via XXV aprile.

Via S. Carlo, dal ‘31 = via Maddalena.

Via C. Bonfanti; poi via Martiri Fascisti, dal ‘31; oggi nuovamente via Clemente Bonfanti.

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Un antico documento del 1683 era il “Cabeo” (che in latino significa descrizione): una mappa che indicava tutti i possedimenti che i “Luoghi Pii Elemosinieri” aveva a Novate. Da quel disegno si poteva confrontare la Novate di oggi con quella del XVII secolo e scoprire che il percorso delle attuali via Bovisasca e via Matteotti (allora chiamata via del Tribbiolo) fino a piazza della Chiesa, ricalcavano il tracciato dell’antica via Maestra per Milano. via Garibaldi, detta allora via della Croce e via Bollate seguono il percorso dell’antica strada per Bollate, così come via Repubblica (detta degli Spagnoli) e via Baranzate riprendono il disegno di un’antica Strada per Baranzate. Anche via Cascina del Sole, via Campo dei Fiori, via Brodolini, via Balossa e via Cavour (detta via Ponte Tresa rispecchiano i percorsi di strade del 1.600. via Roma invece non era segnata nel Cabreo, al suo posto erano indicate case e campi del massaro Fasolo. Al posto di via Dante e via Brunetto Latini, scorreva allora il fontanile “Terrone”. I fontanilicorsi d’acqua che prendono origine da fonti sotterranee - percorrevano il paese a tratti sotto terra e a tratti a cielo aperto, attraversati da vari ponti muovevano le ruote di due mulini, uno dei quali è ancora visibile in Via Bovisasca. Al posto dell’attuale cimitero sorgeva il Lazzaretto (l’ospedale degli appestati). Il “mitico” Garbogera venne scavato nel 1757, per collegare il fontanile Novello con il fontanile Gera. (Storiografia: dr. Lorenzo Caratti)

La Chiesa e i suoi Pastori

Abbiamo visto come la storia di questo Asilo si intersechi con quella delle istituzioni civili novatesi, ma altrettanto significativo è il suo rapporto con la parrocchia ed i suoi parroci che da sempre hanno fatto parte del Consiglio Direttivo.

Tralasciando i 17 parroci che dal 1500 al 1892 si sono alternati nella cura delle anime novatesi e dei quali poco o nulla sappiamo se non le date in cui hanno retto la Chiesa Madre, raccontiamo qualcosa a partire da don Francesco Bianchi che ha svolto il suo ministero a Novate proprio in quel fecondo periodo in cui alcuni suoi illustri parrocchiani, frequentatori e non della chiesa, hanno collaborato con le istituzioni civili per la nascita dell’Asilo infantile.

DON FRANCESCO BIANCHI

(parroco dal 1893 al 1927)

Nato a Castellazzo il 15 maggio 1854 e ordinato sacerdote il 23 settembre 1876, fu coadiutore a Novate dal 1° ottobre 1876 al giugno 1885. In seguito fu trasferito a Milano, a “S. Giorgio al Palazzo”, poi Coadiutore d’Ufficio nella Metropolitana fino al 1893. Morto il parroco Longhi, ricordando la bontà del Bianchi la popolazione lo richiese come parroco e l’Arcivescovo Mons. Calabiana lo concesse. Il 30 aprile 1893 fece il suo trionfale ingresso. Con chiara previsione delle necessità dei tempi e del luogo, si diede con zelo ammirevole al governo e alla direzione del suo gregge. Coltivò la pietà nel popolo con un profondo senso di fede, non trascurò la gioventù dando vita agli oratori seguendo l’esempio di don Giovanni Bosco. Iniziò col radunare i ragazzi nell’antico “oratorio” San Giuseppe (quello visitato dal card. Borromeo

1951 - Novate Milanese - La prima messa di un novello sacerdote conterraneo, don Carlo Pogliani, andava sicuramente festeggiata in pompa magna con la presenza della banda. La banda S. Ceciclia, da poco rinata dalle ceneri della vecchia “Filarmonica” cittadina è subito presente per

allietare la festa. Tra i presenti che sfilano in via Madonnina riconosciamo:

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1. Don Giovanni Arrigoni, 2. l’ing. Angelo Testori (presidente onorario), 3. don Carlo Pogliani (coperto dal libretto del musicante), 4. Carlo Monti, 5. Angelo Boniardi (segretario), 6. il parroco don Arturo Galbiati. Don Francesco Bianchi. La lapide, posta in fondo alla chiesa dei SS. Gervaso e Protaso, che reca i nomi di tutti i parroci che hanno retto la parrocchia dal 1500 fino ai giorni nostri.

nel 1573 e attualmente atrio di accesso al campanile). Con l’aiuto amorevole di sua sorella Matilde organizzò le prime lezioni di catechismo in cui la buona “sciura Mitilda” impartiva, ai vivaci e ruspanti ragazzi di allora, nozioni di dottrina cristiana e insegnamenti di buona educazione.

Di fronte ai tanti pericoli dei tempi organizzò la parrocchia con sodalizi religiosi e associazioni fiorenti.

Pastore attento al bene dei propri parrocchiani non mancò di intervenire presso le istituzioni in favore dei più poveri, non sottraendosi alle contese civili e plaudendo alle istituzioni, come dono della Provvidenza, quando queste agivano per il meglio o fustigandole quando riteneva agissero, per interessi di parte, contro la Chiesa ed il bene dei credenti.

Nonostante alcuni dissapori col “Comitato pro Erigendo Asilo”, fu lui ad avere il privilegio di benedire il primo asilo infantile di Novate Milanese durante la festa d’inaugurazione del 4 giugno 1911.

Morì dopo trent’anni di indefesso lavoro pastorale senza aver avuto la soddisfazione di vedere la Chiesa ampliata di cui ne aveva visto la grande necessità dettata dall’aumento della popolazione. Predispose alcuni fondi, ma il peso della realizzazione di tale opera cadde sulle spalle del suo successore, don Arturo Galbiati.

DON ARTURO

(parroco dal 31 luglio 1927 al 27 marzo1960)

Don Arturo Galbiati nacque il 30 marzo 1882 a Cisliano, un piccolo paese della Bassa Abbiatese posto al centro di una vasta zona agricola compresa tra Baggio, Magenta e Abbiategrasso. Fu una vera primavera per gli umili e generosi genitori, poiché Iddio aveva messo a dura prova quella casa: su sette figlioli ben quattro nacquero sordomuti. La buona mamma pregava il Signore che si degnasse di concederle figli sani: glieli avrebbe offerti, se Dio avesse gradito, ben volentieri per il suo santo servizio. E così la fede dei genitori strappò al Signore questa grazia. Don Arturo crebbe nella sana vita dei campi. Conobbe presto la fatica, il sudore, i sacrifici d’una famiglia dove le bocche da sfamare erano molte e le possibilità di guadagno poche. Dal caldo affetto dei pii genitori imparò la fede in Dio, fede robusta, temprata nel dolore, il senso del dovere senza badare a sacrifici, la fiducia nella provvidenza divina. E veramente la provvidenza aiutò la sua famiglia: i fratelli sordomuti furono tutti educati in Istituti gratuitamente. Nel 1897 don Arturo entrò nel seminario di S. Giuseppe a Monza per iniziare il lungo tirocinio di preparazione al sacerdozio. Aveva quindici anni e fino all’ultimo giorno aveva incallito le sue mani sudando sulla pialla nel duro mestiere di falegname che il padre svolgeva nei periodi morti dell’anno. In seminario si distinse subito per la serietà e la tenacia con cui prendeva ogni cosa. La preparazione al sacerdozio fu lunga e difficile: occorse, accanto alla grazia di Dio, una volontà e una costanza non comuni. In quegli anni poi serpeggiava nelle file cattoliche la tremenda eresia del modernismo, che mieteva vittime anche tra i giovani chierici e tra gli stessi sacerdoti.

Don Arturo si trovò spinto ancor più a radicare la fede ricevuta dai genitori nello studio del dogma così da mettere un fondamento granitico di preghiera e di scienza al suo edificio spirituale.

Accanto alla prova della scienza, Dio pose anche quella della vita del mondo. Oggi i chierici in base al Concordato possono evitare il servizio militare, ma prima del 1929 per essi non v’era eccezione. Fu così che nel 1904-1905 don Arturo fece il suo anno di vita militare.

Chi sa che cosa è la caserma, può capire quale prova morale essa rappresenti per un seminarista vissuto e cresciuto nella santità del seminario. Non mancò poi nel suo tirocinio l’esperienza educativa: per ben tre anni fu prefetto per i ragazzi nel collegio di Seregno, e poi dei chierici in seminario. Tutti ne ricordano la serietà, il senso della disciplina e del dovere.

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GALBIATI

Finché, completo d’una accurata preparazione intellettuale, morale, spirituale, poté salire l’altare del sacerdozio il 5 giugno 1909. Il 1° luglio era a Meda come coadiutore dell’oratorio femminile. Nel 1911 egli dovette sobbarcarsi il gravoso peso di coadiuvare i due oratori, rimasti vacanti per la simultanea partenza dei due assistenti, don Ballerio e don Schieppati, destinati altrove.

Nel 1913 lo si vide a capo del Comitato per i grandi festeggiamenti del centenario del Taumaturgo SS. Crocifisso. Nel 1914 fu l’anima della campagna elettorale a Meda per la conquista del Comune: risultò una grande vittoria perché, per la prima volta, furono eletti 15 consiglieri Popolari su 20. Durante la Grande Guerra fu cappellano militare dell’ospedale “Carlo Cattaneo” di Milano, pur sempre non trascurando il suo impegno in parrocchia. Terminato il Primo Conflitto Mondiale ritornò al suo posto di lavoro a Meda dove tanto c’era da rifare.

Nel maggio 1923, a Meda, venne a mancare il buon parroco Trabattoni e don Arturo, nominato vicario, tenne degnamente il posto assegnatogli fino al marzo 1924, epoca in cui subentrò il nuovo parroco, don Francesco Corti. Restando al suo posto di coadiutore e assistente dell’oratorio femminile profuse tutta la sua fede di sacerdote per il bene della gioventù fino al 1927, quando fu nominato parroco di Novate Milanese. Nell’estate di quell’anno raggiunse la nuova sede accompagnato dai suoi parrocchiani medesi esultanti, giunti a Novate in numero così grande da stupire gli stessi novatesi. Così il popolo cattolico di Meda fu riconoscente a don Arturo per tutto ciò che aveva fatto. Il 31 luglio 1927 segnò una svolta deci-

Nelle immagini, due momenti dei solenni funerali per la morte di don Arturo Galbiati. A destra, sul pulpito, la commemorazione da parte di don Giovanni Zibetti.

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siva nella sua vita. Prendendo possesso della parrocchia di Novate si accinse al nuovo compito affidatogli con slancio giovanile unito ad un senso realistico delle cose.

Resse la parrocchia S. Gervaso e Protaso per 33 anni e se il linguaggio delle pietre è sempre eloquente, numerose sono le opere da lui lasciate:

-l’oratorio maschile nel 1949;

-l’innalzamento del campanile nel 1951;

-l’acquisto del nuovo organo nel 1958;

-la costruzione del cinema nel 1959;

-nel 1954 fa progettare dell’arch. don Enrico Villa, e poi realizzare dalla ditta Corsi, la nuova chiesa dedicata alla Sacra Famiglia che benedirà nel luglio 1959. Questa succursale della chiesa madre diverrà poi parrocchia l’8 gennaio 1961 quando sarà parroco don Carlo Prada.

Il primo ambito al quale don Arturo dedicò le sue cure fu certamente quello dell’Azione Cattolica, degli oratori; facilitò la nascita delle Acli, dei Coltivatori diretti, del corpo musicale S. Cecilia.

Una delle caratteristiche del Galbiati fu la sua personalità, una forza di spirito innata che si scorgeva anche dal portamento.

Nella sua vita si trovò molte volte in situazioni delicate, ma seppe sempre uscirne a testa alta come a Meda in qualità di viceparroco, a Bollate durante il Fascismo e nel dopoguerra, a Novate, con la Giunta socialista quando questa si opponeva al suo operato.

Allo stesso modo, e per lunghi anni, in qualità di consigliere dell’asilo infantile, fu animatore e sostenitore di questa opera mirabile che tanto aiuto dava alle famiglie novatesi preparando i giovani per il loro futuro di adulti. Non si arrese mai e portò sempre a termine i suoi progetti. Dopo una lunga malattia affrontata con edificante rassegnazione, la robusta fibra di don Arturo Galbiati cedette nella sera del 27 marzo 1960.

DON CARLO PRADA

(parroco dal 1960 al 1995 all’8 settembre 1995).

Don Carlo Prada è nato a Cassina Nuova di Misinto vicino a Saronno. Entrato giovanissimo in Seminario ha compiuto i suoi studi a San Pietro di Seveso. Fu ordinato sacerdote da Sua Eminenza, il Cardinale Schuster, il 29 maggio 1943 e inviato a Milano quale coadiutore nella parrocchia di Santa Maria

Beltrade. Due anni dopo fu trasferito a San Magno di Legnano dove esplicò il suo ministero in vari rami dell’apostolato sacerdotale, soprattutto come assistente dell’oratorio maschile, poi del Centro Giovanile, degli Uomini Cattolici e delle Acli. Alla fine di aprile del 1960 sua Eminenza il Cardinale Montini lo destinava alla parrocchia di Novate Milanese quale successore di don Arturo Galbiati.

Settembre 1960: ingresso solenne a Novate Milanese del Parroco don Carlo Prada.

Così, attraverso le parole del novatese Carlo Demetrio Faroldi, lo accoglievano i novatesi: “[...] Vorrei avere l’ispirazione di un poeta, la saggezza di un teologo, l’armonia di Verdi e l’arte di Gassman, e tutto mettere in funzione del compito che sto per assolvere, chiudere come Presidente del Comitato Esecutivo, il ciclo dei festeggiamenti per il Suo ingresso, Rev.mo sig. Parroco. [...] Due cose mi sono state soprattutto impresse e che hanno un significato profondo: le lacrime di gioia di un vecchietto piccolo di persona, ma grande di cuore, le lacrime del suo buon papà; e l’espressione commossa della sua cara mamma: “ Che soddisfazion! Che sodisfazion! per el me don Carlo e per mi”. C’era in quelle lacrime ed in quelle parole l’oblio completo degli immensi sacrifici compiuti da un papà e da una mamma per dare a Dio un

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figlio Sacerdote... [...] Stasera però si spegneranno le luci, cesseranno i canti e i suoni, spariranno gli archi per le strade. Cosa resterà di tanta festa? Lei resterà, sig. Parroco, con la pienezza del Suo mandato di ambasciatore di Dio tra gli uomini, Lei con le sue preghiere, con l’affetto quotidiano del S. Sacrificio a Dio, con il ricordo e la preghiera per tutti, anche e soprattutto per quelli che non credono, i lontani dalla verità che purtroppo a Novate non sono pochi, né inattivi. Resterà Lei con le preoccupazioni e le ansie che accompagnano la vita di un Sacerdote che si consuma, gioisce e soffre, si dà tutto a tutti per guadagnare Cristo”.

Le tappe e le realizzazioni di don Carlo Prada:

1961 - Si attiva presso il Card. G. B. Montini affinché la chiesa succursale della S. Famiglia venga eretta canonicamente a Parrocchia (8 gennaio).

1962 - SS. Missioni guidate dai Padri Passionisti (Missionipredicazione speciale per tutte le fasce d’età della popolazione e nei diversi luoghi: case, aziende oltreché in chiesa - n.d.a.).

1965 - Apertura della prima cappella dedicata a San Carlo in via Andrea Costa, in un caseggiato della cooperativa Casa Nostra, gettando le basi per la costituzione della nuova parrocchia.

1967 - Ampliamento del circolo del Lavoratore, Centro Sociale, detto il “Circulin”, con le sedi delle Cooperative e delle Associazioni (Pensionati - Acli).

1968 - Venticinquesimo di sacerdozio (maggio ’43 –maggio ’68).

1968 - Compimento ed inaugurazione del Centro Femminile: importante opera per l’educazione della gioventù.

1970 - Primo intervento sul tetto della chiesa: sostituzione delle tegole.

1971 - Visita pastorale del Card. Giovanni Colombo.

1972 - SS. Missioni con i padri Oblati di Rho.

1974 - Intervento sul vecchio salone teatro del Centro Femminile trasformato in palestra con relative attrezzature sportive e servizi.

1987 - Seconda sostituzione orditura del tetto della chiesa. Isolamento termico e copertura con tegole portoghesi.

1993 - Cinquantesimo di sacerdozio.

1994 - Inizio sistemazione Chiesa Parrocchiale con illuminazione e decorazione esterni ed interni.

DON UGO PROSERPIO (parroco dal 1995 al 2009).

Don Ugo Proserpio nasce a Carugo, Comune di circa 5000 abitanti in provincia di Como, il 25 gennaio 1933; il papà Antonio è artigiano falegname, la mamma Amalia Brambilla è casalinga. E’ il secondo di cinque figli maschi : il maggiore Emilio (nato nel 1931), più giovani di don Ugo sono Mario (1934), Luigi (nato nel 1941 e morto nel 1986) e Fabio (1944). Entra in seminario il 14 ottobre 1944. La sua vestizione avviene nel 1948; viene ordinato sacerdote il 28 giugno 1957 dal Cardinale Giovanni Battista Montini, giorno in cui celebra anche la sua prima Messa.

Dopo un anno di ministero all’Istituto Maria Immacolata, nel 1958 diventa coadiutore nella Parrocchia milanese di Santa Maria di Caravaggio, dove rimarrà per venticinque anni. Qui si occupa assiduamente dell’oratorio, che organizza come “Città dei ragazzi”, con tanto di sindaco e assessori periodicamente eletti dagli stessi ragazzi riuniti in assemblea.

A Santa Maria di Caravaggio don Ugo viene ricordato anche per la sua attenzione alla catechesi e alla carità (che con l’oratorio costituiscono i principi guida del suo ministero) e per l’organizzazione di gite e pellegrinaggi. Nel 1983 viene trasferito per un anno nella Parrocchia Gesù Maria e Giuseppe, sempre a Milano, dove è coadiutore.

Il 1° aprile 1984 viene nominato per la prima volta parroco e inviato a guidare la Parrocchia di San Silvestro in Ronchetto. Sul territorio di questa parrocchia esiste, già dal 1979, un’altra chiesa, sorta nei pressi di una zona residenziale densamente popolata; don Ugo svolge il suo ministero anche in questa chiesa, che il 13 luglio 1986 diventa parrocchia e viene intitolata a Santa Maria Ausiliatrice.

Il 22 luglio don Ugo diventa ufficialmente parroco di questa nuova Parrocchia e lascia la guida di San Silvestro in Ronchetto. Nel novembre 1995 viene destinato alla Parrocchia Santi Gervaso e Protaso di Novate Milanese. Incontra per la prima volta i suoi nuovi parrocchiani il 19 novembre 1995 e fa il suo ingresso ufficiale il 14 gennaio 1996. Lascia Novate nell’agosto 2009 al raggiungimento dell’età pensionabile.

25 maggio 1985 - Foto a lato - Il Cardinale Giovanni Colombo visita l’Asilo Infantile. Benedice le nuove aule e il busto col quale si dedica la rimodernata struttura a Papa Giovanni XXIII.

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PAPI

Leone XIIIdal 1878 al 1903Vinc.Gioacchino Pecci

Pio X (santo)dal 1903 al 1914Giov. Melchiorre Sarto

Benedetto XVdal 1914 al 1922Giacomo Della Chiesa

Pio XIdal 1922 al 1939Achille Ratti

Pio XIIdal 1939 al 1958Eugenio Pacelli

Giovanni XXIIIdal 1958 al 1963Angelo Roncalli

Paolo VIdal 1963 al 1978Giovanni B.Montini

Giovanni Paolo Iagosto-sett. 1978card. Albino Luciani

Giovanni Paolo II dal 1978 al 2005card. Karol Woityla

Benedetto XVIdall’aprile 2005card. Joseph Ratzinger

PARROCI

Don Paolo Carcassoladal 1500 al 1540

Don Martino Bugelladal 1540 al 1560

Don Andrea Bugelladal 1560 al 1585

Don Gerolamo Sartorellodal 1585 al 1592

Don Andrea Brioscodal 1592 al 1608

Don Cosimo Bindidal 1608 al 1632

Don Pier Francesco Pecchiodal 1632 al 1685

Don Ambrogio Mauridal 1685 al 1699

Don Giov. Battista Piattidal 1699 al 1712

Don Giov. Antonio Redaellodal 1712 al 1746

Don Felice Rivadal 1747 al 1757

Don Francesco Crippadal 1758 al 1773

Don Giovanni Appianidal 1773 al 1811

Don Giuseppe Mazzaccheradal 1811 al 1839

Don Gaetano Pirogallidal 1839 al 1864

Don Pietro Garlatidal 1868 al 1872

Don Francesco Longhidal 1872 al 1892

Don Francesco Bianchidal 1893 al 1927

Don Arturo Galbiatidal 1927 al 1960 (muore 27-3- 1960)

Don Carlo Pradadal 1960 al 1995 (nuore 8-9-1995)

Don Ugo Proserpiodal 1995 al 2009

Don Vittorio Madèdal 1° settembre 2009

Coadiutori

Don Arturo Piazzadal 1907 al 1933

Don Giovanni Arrigonidal 1933 al 1951

Don Carlo Ciuffodal 1941 al 1947

Don Gianni Zibettidal 1947 al 1956

Don Rainaldo Grassidal 1951 al 1963

Don Leandro Bianchidal 1956 al 1973

ARCIVESCOVI di Milano

Arciv. Luigi Nazari di Calabianadal 1867 al 1893

Card. Andrea Carlo Ferraridal 1894 al 1921

Card. Achille Ratti (Papa)dal 1921 al 1922

Card. Eugenio Tosidal 1922 al 1929

Card. Ildefonso Schuster (beato)dal 1929 al 1954

Card. Giov. Battista Montini (papa) dal 1954 al 1963

Card. Giovanni Colombodal 1963 al 1979

Card. Carlo Maria Martinidal 1979 al 2002

Card. Dionigi Tettamanzidal 2002

Don Angelo Scaccabarozzidal 1959 al 1960

Don Pino Tagliaferridal 1964 al 1983

Sacerdoti novatesinatoordinato

Don Giuseppe Colombo18931923

Don Gaetano Reina19061933

Padre Ambrogio Fumagalli19151940

Padre Pier Luigi Mambretti19231949

Don Massimo Astrua19241949

Don Enrico Gilardi19271950

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papi parroci coadiutori S.E. il Card. Giovanni Colombo conversa con Edoardo Testori.

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