PINK BASKET N.24

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N.24 GENNAIO 2021

IN QUESTO NUMERO // UN SECOLO D’AMORE // MARZIA TAGLIAMENTO, LA SPECIALISTA // INSIDE A1: COMANDA VENEZIA // FOCUS: OBIETTIVO EUROBASKET // INSIDE A2: NE MANCANO ANCORA DUE // CARLOTTA GIANOLLA, L’AMBIZIOSA // ARIANNA ZAMPIERI, SCOPRIRE LA GERMANIA // BECKY HAMMON, L’ITALIANA


GENNAIO 2021

N.24

in questo numero 1 EDITORIALE

Un secolo d’amore

3 inside a1

Comanda Venezia

9 PINK GLOSSARY 11 Focus

Obiettivo Eurobasket

17 cover story

Marzia la specialista

23 inside A2

Ne mancano ancora due

29 Primo piano

Carlotta l’ambiziosa

35 altri mondi

Scoprire la Germania

41 storie

Hammon “l’italiana”

DIRETTRICE RESPONSABILE Alice Pedrazzi caporedattore Massimo Mattacheo REDAZIONE Silvia Gottardi,

Eduardo Lubrano, Francesco Velluzzi, Manuel Beck, Simone Fulciniti, Giulia Arturi, Caterina Caparello, Susanna Toffali, Linda Moranzoni

PROGETTO GRAFICO Linda Ronzoni/ Meccano Floreal

46 pink mix

IMPAGINAZIONE Grazia Cupolillo/

49 PALLA E PSICHE

FOTO DI Marco Brioschi,

La sfida: si torna in campo

50 guardia e ladri

Red shoes are back

52 BUZZER BEATER

Guadagni all’osso

Meccano Floreal

Alessandro Zonta, Roberto Liberi, Federica Senes/Dinamo Basket, Luigi Canu/Dinamo Basket, Marco Picozzi, Roberta Banzi, Archivio Fip, FIBA Europe, CONI PINK BASKET è un periodico di proprietà di Silvia Gottardi


editoriale

UN SECOLO D’AMORE DI ALICE PEDRAZZI

365 giorni per celebrare 100 anni di storia. E soprattutto storie, quelle che del nostro basket ci hanno fatto innamorare, tra pianti e risa. Quelle per le quali premeremmo costantemente il tasto Rewind del telecomando dei ricordi, per vedercele e rivedercele all’infinito e quelle per le quali, invece, schiacceremmo con forza solo e soltanto il tasto Delete: “Via - vorremo quasi urlare - lontano dalla vista e dal cuore, per sempre”. Ma i ricordi, dolci o amari che siano, formano la nostra memoria emotiva ed in questo caso collettiva. Ed è fra le pieghe di questa memoria, con le sue luci e le sue ombre, che nascono i legami. Una memoria, dunque, da onorare e celebrare. Una memoria che è storia. Siamo entrati nell’anno del centenario della Federazione Italiana Pallacanestro, per noi “gente di basket” sempre e solo la FIP, anzi, verrebbe voglia di scrivere (e dire) “LAFIP”, tutto attaccato. Perché è così che la chiamiamo noi della grande famiglia della pallacanestro italiana, pronunciandolo senza spazio, e rievocando così quel senso di intimità e familiarità che lega tutti i cestisti italiani, in qualsiasi categoria giochino, a qualsivoglia latitudine. La FIP per spegnere le sue prime 100 candeline ha messo a punto un programma di eventi e celebrazioni che, per obbligo di pandemia, è partito dai social, con l’ambizione – però – di arrivare presto alla realtà, al campo. Quel campo che ha fatto la nostra storia, quel campo dall’odore inconfondibile (ogni giocatore riconoscerebbe fra mille altri profumi, quello del “proprio” campo d’allenamento), quel campo che ci rende tutti uguali, quel campo che ruba ogni trucco e nasconde tutti gli inganni. Perché è realtà. È verità. Siamo partiti dunque da lontano, in un lungo viaggio nel tempo, non da fare a velocità folle, ma da assaporare, un giorno alla volta, lungo questi mesi tanto particolari. In ogni senso. Così, in attesa degli eventi, quelli grandi, quelli veri (Covid-19 permettendo) in questo anno “azzurro” (che sarà ricordato anche con una moneta celebrativa da 10 euro ed un francobollo dedicato) possiamo svegliarci, ogni mattina, sfogliando una nuova figurina fra quelle delle giocatrici e dei giocatori e, più in generale, dei personaggi che hanno fatto grande il basket italiano ed addormentarci, ogni sera, leggendo una delle 100 storie della nostra pallacanestro. Proprio fra queste - orgogliosamente – troviamo quella di Ida Nomi Pesciolini*, la Maestra di Sport della Polisportiva Mens Sana in Corpore Sano di Siena, che il 27 aprile del 1907, dopo aver tradotto dall’inglese un libricino scritto da un certo James Naismith, organizzò la prima partita di cui si abbia ricordo, di un gioco che lei stessa, traducendo Naismith, chiamò “palla al cerchio” e che definì “uno sport particolarmente adatto alla signorine”. È dal 1907, dunque, che il basket è molto Pink. * La storia di Ida Nomi Pesciolini è tratta da storie Italbasket100 pubblicate dalla FIP.

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PETRONYTE VS BISHOP: DUE LUNGHE CHE HANNO DOMINATO FINO AD ORA, CON LORO VENEZIA E BOLOGNA SOGNANO IN GRANDE.


inside A1

Comanda Venezia

LA REYER È LA SQUADRA PIÙ BRILLANTE DEL GIRONE DI ANDATA DEL MASSIMO CAMPIONATO FEMMINILE. SOLIDITÀ, TALENTO E APPROCCIO STANNO PORTANDO LA SQUADRA ALLENATA DA TICCHI A UNA STAGIONE MEMORABILE. ALLE SPALLE DELLE OROGRANATA, LE CONFERME VENEZIA E RAGUSA E LA “NEW ENTRY” VIRTUS BOLOGNA

DI EDUARDO LUBRANO

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unque dove eravamo rimasti? Prendiamo in prestito

la celeberrima frase di Enzo Tortora per tentare di riallacciare il filo del discorso del campionato di serie A1 che ha quasi terminato il suo girone di andata e fare il primo punto sostanzioso della situazione. Prima di tutto quel quasi. Per poter dichiarare ufficialmente giocato per intero il girone di andata mancano sei partite, alla data del 25 gennaio: Sassari-Campobasso, Battipaglia-Vigarano, Lucca Sassari, Battipaglia-Lucca, Lucca-Vigarano e Ragusa-Battipaglia. Lucca e Battipaglia sono le formazioni che potenzialmente trarrebbero maggiori benefici dalle eventuali vittorie di questi recuperi ma se si esclude l’aspetto morale e, per le campane, un salto in avanti notevole in classifica e le prime vittorie della stagione, non cambierebbe molto. Partiamo proprio dalla zona bassa della graduatoria per una volta. Dalla nona (Campobasso e Broni) alla quattordicesima (Battipaglia) posizione ci sono anche Sassari, Luc-

ca e Vigarano. Se Lucca dovesse vincere le tre gare rinviate risalirebbe a ridosso della zona playoff, migliorando la propria classifica. Ed ecco il punto: cosa è cambiato in serie A1 con questa stagione a singhiozzo? Il Covid-19 oltre a mettere in difficoltà tutti, ha cambiato anche i rapporti di forza nella massima serie?

Se come ai tempi di Mike Bongiorno la prima risposta è quel-

la che vale allora questa è no. Non è cambiato quasi niente. La posizione defilata di Lucca dipende dal fatto che la società ha fatto una scelta radicale – e poi ha perso Spreafico per volontà della giocatrice cambiando molto della squadra che in questi anni ha fatto benissimo. Così come Broni che ha preso una decisione quasi atipica, puntando sulle italiane. Coraggio, lungimiranza, necessità? Vedremo. Per ora la squadra non è giudicabile ma le cinque partite vinte sono un buon segnale. Così come non è giudicabile ancora Vigarano che a sua volta ha rivoltato la forma-


inside A1

zione e sta pagando un prezzo molto alto in termini di vittorie. Anche qui il tempo dirà cosa porterà davvero in dote questa scelta. Battipaglia? Il trend è lo stesso della passata stagione e di altre. Le dichiarazioni di inizio 2021 del presidente Rossini sembrano voler annunciare il “rompete le righe” con le giocatrici invitate ad andare via – chi lo volesse ovviamente – e

le dimissioni di coach Paciucci che hanno aggiunto grigio su grigio. Domanda: ha senso voler continuare in questo modo quando lo stesso presidente Rossini parla di “figuracce in giro per l’Italia”? Risalendo la zona bassa ecco la Dinamo Sassari, progetto al primo anno che ovviamente potrà essere valutato solo al termine della stagione se la squadra


ILARIA PANZERA: RITORNO IMPORTANTE PER IL GEAS. QUI CONTRO SMALLS, GRANDE PROTAGONISTA A EMPOLI.

avrà mantenuto la categoria e la società farà un organico che per forza di cose non potrà continuare a ruotare intorno a Cinzia Arioli, classe 1984, che sia chiaro è una delle migliori ma che non può giocare in eterno. Si può pensare ad un settore giovanile?

Ed ora guardiamo la classifica dall’alto dove Venezia sta

dominando in tutti i sensi: ha vinto tutte le partite, è prima in tutte le statistiche e soprattutto, gioca bene, proprio bene. Le atlete si trovano negli schemi di coach Ticchi, giocano con facilità ed in questo momento stanno facendo meglio di Schio. Che è lì a due sconfitte di ritardo, maturate con Venezia e Ragusa, contro le quali peraltro avrà il ritorno in casa.

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inside A1 E poi c’è la “sorpresa” Virtus Bologna. In alto, molto in alto, stabilmente tra le prime tre della classifica. Con un gruppo di buone giocatrici italiane e straniere forti ben coordinate. E con la presenza di Begic che sembra complementare ma che in realtà è un collante di straordinarie capacità. Anche qui come per Sassari, si aspetta per il futuro prossimo un settore giovanile che dia continuità negli anni al progetto iniziato nella scorsa stagione.

A completare le prime quattro della classe c’è Ragusa che

non è una sorpresa per la qualità delle giocatrici a disposizione di coach Recupido, ma lo può essere per la risalita dopo i casi di Covid-19 che l’avevano costretta a fermarsi. Una attenta e precisissima riprogrammazione della preparazione atletica ha permesso alla squadra – che in estate ha inserito Isabelle Harrison nel motore – di inanellare una fantastica striscia di nove vittorie consecutive che

Venezia) sono sopra il 50% da due. Della serie: chi ha le lunghe le serve e bene. Altro? Sì. I tiri liberi. A livello di serie A1 che solo due squadre tirino sopra l’80 per cento (Venezia e Campobasso), dieci siano sopra il 70, una al 70% ed una addirittura sotto, denota una certa difficoltà in questo momento del gioco che spesso può risultare decisivo.

Quanto alle giocatrici italiane ci fa piacere annotare

qualche buon numero. Molte giovani, dai diciotto anni in giù, in campo. A fine andata, undici delle prime 20 tiratrici da tre per percentuale sono nostrane con Elisa Penna prima al 55 per cento. Sette delle prime 20 sono italiane per minuti giocati (sopra i 30) e fra queste Sara Madera, Matilde Villa e Costanza Verona. Matilde Villa, classe 2004, è 11a nei punti segnati a partita con 16,31 col record di 36 stabilito con la Dinamo Sassari. Dietro di lei in questa classifica Ostarello, Spreafico, Bocchetti e

Venezia sta dominando in tutti i sensi: ha vinto tutte le partite, è prima in tutte le statistiche e soprattutto, gioca bene, proprio bene. l’hanno collocata tra le primissime. Il recupero definitivo di Nicole Romeo ha aiutato la Passalacqua in questo senso così come la stagione di grande sostanza di Mariella Santucci, al suo ritorno in Italia dopo i quattro anni negli Stati Uniti al college. La sfilza di successi è stata interrotta il 21 gennaio dal Geas che a sua volta ha patito in modo molto importante i problemi legati alla pandemia. La vittoria di un punto sulle siciliane – nel recupero dell’ottava giornata di andata – dopo quaranta minuti di altalena ha messo in evidenza una buonissima condizione mentale e fisica della squadra di coach Zanotti che forse – il condizionale è d’obbligo in questa stagione per tutte le squadre – da oggi può guardare al futuro con un po’ di ottimismo. Venezia, Schio, Bologna, Ragusa, Geas sono le prime cinque al momento di andare online di questo numero di Pink Basket. Dietro stanno provando a fare la loro stagione Empoli, Fila San Martino (forse un po’ in ritardo rispetto al solito) e Costa Masnaga con le quali si compone il gruppo delle prime otto.

Cosa è emerso dal campo dopo il girone di andata? Che il gio-

co senza palla di Venezia è uno spettacolo e per ora inarrivabile. Che si tira da tre con percentuali accettabili ma che c’è anche meno contestazione di questa soluzione. Si tira da tre per obbligo perché non ci sono molte lunghe da servire sotto canestro. E da qui le basse percentuali: solo cinque squadre su 14 (Geas, Schio, San Martino, Ragusa ed ovviamente

Madera, sempre tra le prime 20. E poi. La classifica degli assist. Nelle 20 migliori del campionato, dodici sono italiane: Moroni (2 a), Battisodo, Soli, Arioli, Costanza Verona, Santucci, Matilde Villa, Francesca Dotto, Sottana, Carangelo, Pasa ed Orsili.

Insomma piccole ma dedite alla squadra. Speriamo conti-

nuino così e che si trovi il modo di costruire su questo un sistema per reclutare giocatrici italiane lunghe che possano beneficiare di queste qualità. Questa stagione “al di là come andrà a finire” andrebbe considerata un laboratorio partendo da alcune riflessioni. La prima: tranne qualche squadra non si gioca bene. Il livello medio si sta abbassando stagione dopo stagione perché anche le straniere che arrivano non sono tutte così brave da aiutare la crescita del movimento. Le nostre sono brave, bravissime ma hanno bisogno di competere ad alto livello se poi si vuole che questa bravura venga trasferita nella Nazionale maggiore senza dover ancora una volta sentire quella domanda...”Perché dominiamo a livello giovanile e poi a livello senior no?”. Una stagione, quella attuale che sarebbe dovuta essere di profonda ristrutturazione con una ricerca maniacale della soluzione dei gravi problemi che circondano il movimento – e non solo sia chiaro – e che invece dà tanto la sensazione, anche dal campo, di essere un’annata di transizione in attesa di non si sa cosa. Transizione. Con la certezza che la lotta Scudetto sarà un affaire tra le solite grandi del campionato.


MATILDE VILLA: LA RIVELAZIONE DEL CAMPIONATO. LA BABY STELLA DI COSTA VIAGGIA A OLTRE 16 PT DI MEDIA.

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glossary

PINKGLOSSARY Parole del basket che raccontano storie (perlopiù divertenti).

Paste!

sinonimo: “se magna!”

Definizione. Espressione di pura gioia che una giocatrice esclama rivolgendosi a una compagna di squadra, intendendo “dovrai portare da mangiare per tutti al prossimo allenamento!”. Un tempo utilizzata in poche e ben definite circostanze - compleanno, realizzazione del 100° punto in partita o del primo canestro con la prima squadra - ha assunto oggi un impiego amplissimo e talvolta spregiudicato. Qualsiasi scusa è valida per urlare “Pasteee!”: arrivi in ritardo, non hai la double, perdi una gara di tiro, passi un esame...anche festeggiare gli onomastici è tornato di moda. In ogni caso, una volta incaricata, la vittima in questione non può tirarsi indietro. Ed è proprio nel modo di affrontare questa incombenza che si rivelano le essenze più profonde delle giocatrici di basket. Eccone una classificazione empirica: La cuoca: prende l’impegno molto seriamente. Ingaggia mamma, nonna e chiunque altro sappia cucinare come aiuto chef e si diletta nella preparazione di qualche delizia. Fiera del suo lavoro, sottolinea (mentendo) che è tutta farina del suo sacco. E allora tutti, all’unisono, rispondono: “bene, allora puoi portare da mangiare più spesso”. La sprovveduta: si sveglia all’ultimo momento, corre all’Esselunga e improvvisa. Con l’ansia di arrivare tardi in palestra, fa slalom tra gli scaffali e va a colpo sicuro su orsetti gommosi, patatine al formaggio, popcorn... Ma manca qualcosa. Ed eccole: le immancabili, le salva-vita, le chimicissime e untissime focaccine rotonde. Prende tutti i pacchi possibili, corre in cassa, paga, e infine arriva in palestra (in ritardo, ovviamente). L’organizzatissima: ha pianificato cosa portare già da giorni. Impeccabile, arriva in palestra con due borse: una con il cibo e le bevande stipati secondo la regola della sezione aurea; una con il corredo completo di tovagliolini, bicchieri, posate e piattini. Qualità del cibo: ottima. Voto: diesci. Infine la tecnologica: con pochi click ordina tramite app pizze, patatine fritte e anche qualche anello di cipolla. 10 minuti prima della fine dell’allenamento arriva tutto. Una scia incredibile di profumo invade la palestra. L’allenamento subisce un evidente calo di intensità, il coach si incazza e cerca di mantenere alta la concentrazione, non accettando il fatto che la pizza ha sempre la meglio sui tiri liberi. Portare da mangiare, specie negli ultimi anni, non è affatto compito facile. Bisogna tenere a mente: la compagna celiaca che esige cibo gluten-free da mangiare in disparte per non essere contaminata; la compagna vegana che non ne vuole sapere della pizza al prosciutto; la compagna in dieta, che spera (invano) in qualcosa di salutare. Per non parlare dell’eterna diatriba tra il thé alla pesca e il thé al limone, motivo di litigi e di fratture irreparabili in squadra.

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GRUPPO LA GRANDE FORZA DELLA NAZIONALE, ANCHE NELLE ULTIME USCITE. UN ROSTER GUIDATO DAL TALENTO CRISTALLINO DI CECILIA ZANDALASINI, STELLA DELLA NOSTRA SQUADRA.


focus

OBIETTIVO EUROBASKET TORNA IN CAMPO LA NAZIONALE PER L’ULTIMA FINESTRA DI QUALIFICAZIONE A

EUROBASKET 2021. NELLA BOLLA DI ISTANBUL L’ITALBASKET ALLENATA DA LINO LARDO

VA A CACCIA DEL PASS PER LA MANIFESTAZIONE CONTINENTALE CON UN GRUPPO QUASI INTERAMENTE CONFERMATO RISPETTO ALLE PARTITE GIOCATE A NOVEMBRE

DI MASSIMO MATTACHEO

T

orna in campo la Nazionale, la maglia più bella, l’Az-

zurro: un colore che scalda il cuore di tifosi, appassionati e addetti ai lavori. Il traguardo più ambito e desiderato, da ogni atleta che sogna di diventare un giocatore, o una giocatrice, professionista. Il nuovo corso guidato da Lino Lardo è iniziato nel migliore dei modi, con due successi in altrettanti incontri nella prima bolla di qualificazione, disputata sul parquet di Riga. Ora, alle Azzurre saranno sufficienti due vittorie di un solo punto per garantirsi la matematica certezza di staccare il pass per Eurobasket 2021.

L’obiettivo minimo, ma comunque significativo e frutto di

un duro e costante lavoro di preparazione nei pochi giorni avuti a disposizione, richiesto all’allenatore ligure al momento della sua nomina. Un traguardo sempre importante da raggiungere, per chi desidera difendere i colori e rappresentare il proprio paese. E così, le sfide a Danimarca e Romania – già battute nel

girone di qualificazione – determineranno il presente e il futuro della Nazionale.

A decidere le sorti delle Azzurre saranno questi due in-

contri che verranno disputati nella bolla di Istanbul, i prossimi 4 e 6 febbraio. Le partite giocate nelle bolle rappresentano la “normalità” del momento a causa del protrarsi della pandemia da Covid-19. Raffaella Masciadri, una delle più grandi giocatrici del nostro basket e attuale Team Manager della Nazionale, racconta come “la più grande differenza per noi che viviamo di pallacanestro è l’assenza di pubblico alle partite. A Riga non siamo potute uscire, ma credo che le atlete non abbiano patito troppo questo scenario, abituate a una vita suddivisa tra albergo e palestra. Ritengo che, in questo momento storico, sia un grande privilegio potere viaggiare per lavoro e scendere in campo onorando la propria nazione”. Guardando alla lista delle convocate, sono stati pochi i cambi nel gruppo che così bene ha figurato


focus

nella finestra di qualificazione di novembre: tra le new entry, spicca sicuramente il nome di Costanza Verona. Playmaker del Geas, avrebbe fatto parte del roster Azzurro anche nelle due gare contro Romania e Repubblica Ceca se non fosse stata fermata per avere contratto il Covid-19. La coralità è il mantra di questa squadra, che ”ha entusiasmo ed energia, oltre al cuore che – prosegue Masciadri – ha sempre contraddistinto tutte le versioni recenti della storia di Italbasket. Le ragazze portano freschezza ed entusiasmo, oltre a un plus di esperienza accumulata nei rispettivi Club, dove magari hanno un minutaggio superiore rispetto che in Nazionale”. Una ventata di novità, un ringiovanimento medio del roster a disposizione per guardare con attenzione e visione a tutte le sfide che attendono le Azzurre nel cammino di avvicinamento a Eurobasket 2021. Presente e futuro, due parole ricorrenti nelle gerarchie e nelle scelte dell’allenatore ligure, che ha rinunciato alla leadership di Giorgia Sottana – negli ultimi anni capitana della squadra – in favore del talento di Carangelo, dell’imprevedibilità di Attura e della

sfrontatezza della già citata Costanza Verona, nel ruolo di playmaker e guardia.

Il gruppo di Italbasket è trainato dal blocco Reyer Venezia,

assoluta dominatrice della Serie A1 e schiacciasassi anche in EuroCup con tre larghi successi in altrettanti incontri disputati che sono valsi la qualificazione alla fase ad eliminazione diretta della competizione che si svolgerà, come il mini girone, in bolle: oltre alle già citate Carangelo e Attura, sono Francesca Pan, Elisa Penna e Martina Bestagno le altre tre rappresentanti orogranata nella squadra che affronterà gli ultimi due impegni del raggruppamento. Come testimoniato dal gruppo di atlete reyerine, dalle scelte compiute dal CT, convinto e deciso nel replicare le decisioni che così bene hanno fatto nel mese di novembre, in fase di convocazione emergono la volontà di portare avanti un mix di esperienza e gioventù. Il roster presenta gerarchie ed equilibri chiari, un piano tattico basato su una difesa asfissiante e un gioco mirato ad esaltare non solo il talento di Cecilia Zandalasini, assoluta stella della Nazionale, ma an-


ORIZZONTE QUELLO CHE SI STAGLIA TRA LE AZZURRE E LA QUALIFICAZIONE A EUROBASKET 2021, ORA DAVVERO VICINA DOPO I SUCCESSI OTTENUTI SU ROMANIA E REPUBBLICA CECA NEL MESE DI NOVEMBRE.

che di coinvolgere il collettivo, la vera forza di questa squadra. A supporto di questo pensiero, è nuovamente Raffaella Masciadri a spiegare come “Cecilia è un punto di riferimento per noi e serve alle altre ragazze, ma va considerato come la vera forza dell’Italbasket sia lo zoccolo duro di giocatrici che ci consentono di esprimere e praticare la nostra pallacanestro, fatta di intensità in difesa e di corsa e contropiede in attacco”. Peculiarità, queste, emerse anche nelle prime due uscite da Commissario Tecnico di Lino Lardo. E proprio l’allenatore ligure, alla prima esperienza nel basket femminile, ha saputo conquistare il gruppo con le sue qualità umane prima ancora che professionali. Un aspetto non di poco conto, considerata l’entità della sfida che ha accettato. Per provare a raggiungere i traguardi prefissati, Lardo si è confrontato con lo staff ascoltando le altrui idee e, a tale riguardo, “il suo pregio – afferma Masciadri – è stato quello di non considerare differenti la pallacanestro maschile e quella femminile. Lino è partito quasi da zero per quanto riguarda la conoscenza delle nostre giocatrici e delle avversarie, ma nel poco tempo avu-

to si è messo a disposizione loro e dell’intera delegazione per creare una unità di intenti. Si tratta di un allenatore che sa ascoltare i consigli che gli vengono dati: credo che siamo stati encomiabili nel superare le difficoltà oggettive avute a novembre, a causa dello scarso tempo per conoscersi, e i risultati hanno dimostrato il grande lavoro di squadra che si è svolto”.

Le partite che attendono le Azzurre saranno difficili, come

da tradizione quando in palio c’è un traguardo così importante come la qualificazione a un Europeo di categoria, ma le indicazioni ricevute dallo staff tecnico già nella finestra di novembre sono state incoraggianti. In tale senso, la riproposizione dello stesso gruppo di lavoro consente anche di “attendersi, contro Danimarca e Romania, niente di meno rispetto a quanto visto nelle ultime uscite. Abbiamo giocato con determinazione e sfrontatezza a novembre – sostiene il Team Manager della Nazionale – e credo che l’aspetto più importante ora sia che le atlete dimostrino nuovamente il proprio valore, mettendo in campo le qualità di cui sono capaci. Ritengo che nel

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focus nostro campionato ci siano giocatrici di talento che possono ben figurare anche nel momento in cui si trovano ad indossare la canotta Azzurra”. Gli ultimi due impegni di qualificazione a Eurobasket 2021 rappresentano anche un banco di prova importante per giocatrici giovani, che stanno crescendo nelle rispettive società e si stanno guadagnando minutaggi rilevanti. Raggiunta la Nazionale con il duro lavoro e il costante impegno quotidiano, per loro le sfide con Danimarca e Romania costituiscono “l’occasione per confrontarsi con il livello europeo che – afferma Raffaella Masciadri – non hanno la possibilità di saggiare nel corso della stagione. È chiaro che la competitività è maggiore

Il battito del cuore sale, gli occhi sono concentrati e in-

dirizzati sull’obiettivo, l’aereo è pronto a decollare con destinazione Turchia. E, per una volta, meta e viaggio sono importanti allo stesso modo: perché per raggiungere una meritata e – perché no – desiderata qualificazione a Eurobasket 2021 sarà necessario compiere un ultimo, bellissimo viaggio. Con una valigia di sogni pronti a esaudirsi, e con la consapevolezza che questo traguardo, intermedio, dovrà incarnare per l’ennesima volta tutti quei valori esprimibili nel momento in cui si indossa la canotta dell’Italia, del proprio paese. Perché solo con la voglia di lottare, giocare insieme e condividere tutti i momenti sarà possibile es-

La vera forza dell’Italbasket è lo zoccolo duro di giocatrici che ci consentono di esprimere e giocare la nostra pallacanestro, fatta di intensità in difesa e di corsa e contropiede in attacco. rispetto alla media, ma ritengo che oltre al coraggio quando si scende in campo, per le giovani sia importante avere pazienza e non il desiderio di sfondare immediatamente. Le ragazze devono giocare la loro pallacanestro, le qualità umane e tecniche e il cuore che sapranno mettere in campo potranno realmente fare la differenza in incontri aperti a qualsiasi risultato e in cui si gioca sul filo del rasoio per tutti e quaranta i minuti di gara”.

sere competitive fino in fondo, nel futuro: le difficoltà, sicuramente, non mancheranno, ma il roster a disposizione è profondo e versatile, ambizioso e compatto. Per colorare ancora una volta il cielo di Azzurro, per sentire risuonare l’inno di Mameli nelle più importanti competizioni internazionali. Per gioire, esultare insieme alle Azzurre. Per staccare il pass per EuroBasket 2021. Per centrare l’obiettivo dichiarato.

nazionale le convocate #0 Jasmine Keys

#14 Martina Crippa

#3 Nicole Romeo

#16 Sara Madera

#4 Martina Bestagno

#23 Sabrina Cinili

#5 Debora Carangelo

#30 Beatrice Attura

#8 Costanza Verona

#32 Samantha Ostarello

#9 Cecilia Zandalasini

#41 Elisa Penna

(1997, 190, A/C, Famila Wuber Schio) (1989, 170, PM, Passalacqua Ragusa) (1990, 189, C, Umana Reyer Venezia) (1992, 168, PM, Umana Reyer Venezia) (1999, 1.70, PM, Allianz Geas Sesto S. Giovanni) (1996, 185, A, Fenerbahce – Turchia)

(1989, 178, G, Famila Wuber Schio) (2000, 186, C, Broni ‘93) (1989, 191, A, Famila Wuber Schio) (1994, 175, PM, Umana Reyer Venezia) (1991, 188, A, La Molisana Campobasso) (1995, 190, A, Umana Reyer Venezia)

#11 Francesca Pan

(1997, 185, G/A, Umana Reyer Venezia)

#13 Valeria De Pretto

(1991, 185, A, Famila Wuber Schio)

CT: Lino Lardo


IN PENETRAZIONE ELISA PENNA È UNA DELLE ATLETE DI RIFERIMENTO DELLA REYER VENEZIA, CAPOLISTA DELLA NOSTRA SERIE A1. PER LEI, UN RUOLO IMPORTANTE ANCHE IN NAZIONALE.

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TAGLIAMENTO SCHIETTA E SFRONTATA, TAGLIAMENTO È UNA DELLE GIOCATRICI DI MAGGIORE IMPATTO DELLA NOSTRA PALLACANESTRO. IL SUO OBIETTIVO È RICONQUISTARE LA MAGLIA AZZURRA, QUELLA DELLA NAZIONALE.


cover story

MARZIA LA SPECIALISTA MARZIA TAGLIAMENTO È UNA DELLE MIGLIORI TIRATRICI DEL CAMPIONATO. TALENTO CRISTALLINO A LIVELLO GIOVANILE, È MATURATA A SCHIO

E CON L’ESPERIENZA DI LUGO. ORA È ALLA SECONDA STAGIONE A RAGUSA, UNA SOCIETÀ SOLIDA IN CUI SI TROVA MOLTO BENE

DI FRANCESCO VELLUZZI

B

ella. Sfrontata. Permalosa. Schietta. Sincera. Benve-

nuti al Sud. Benvenuti nel mondo di Marzia Tagliamento, 25 anni e 26 tatuaggi. “Ma è in arrivo il ventisettesimo, dedicato alla mia cagnolina Leila che ho preso qui a Ragusa”. Dove Marzia è al secondo campionato, il primo intero perché in quello passato era arrivata in corsa, lasciando Battipaglia. Che è gran parte della sua vita. Perché lì, nel regno di Giancarlo Rossini, ha vissuto il primo trasferimento dalla sua Brindisi, andando a vincere i titoli giovanili e debuttando nel grande basket, lì è tornata da giocatrice vera, anche se chiudendo come proprio non desiderava. Marzia è così: prendere o lasciare. Puoi subire la sua esuberanza, qualche stravaganza, ma tutto quel che pensa te lo dice in faccia, anche mandandoti al diavolo senza mezzi termini. Devi conoscerla, capirla, interpretarla. Se ci riesci, avrai trovato un’amica importante. “Sono l’opposto di quel che sembro”. E di quel che, magari, qualcuno dice. Perché Marzia, ala di 182 centimetri con un gran tiro da tre

che è diventato il suo marchio di fabbrica, vive per la pallacanestro.

MAMMA Su un campo di basket ci è atterrata in modo

naturale, spontaneo, ovvio. “Mamma, Annarita Pagliara, oggi 53 anni, giocava. Ha fatto la serie A, ha allenato ed era incinta di me. Poi c’è anche una sorella, Claudia, di 20 anni, che gioca a Brindisi. E un papà, Fabio, che ha giocato nei campionati minori, ma che dallo sport non si è mai allontanato visto che oggi gestisce una piscina. Forse, quello, sarà il mio lavoro in futuro. Ma prima ho tanto da fare, da dare, da giocare. Anzi, spero proprio di riprendermi la Nazionale. Le specialiste servono. O no?”. Marzia è aggressiva, ma capace di essere dolce, di sciogliersi se trova una sponda valida. La mora che fa impazzire i tifosi del basket femminile è un concentrato di fisicità e precisione. Perché la struttura è massiccia, la mano caldissima. Il viso da modella. Col pallone da basket in mano è praticamente nata. “Poi a 17 anni


cover story

(è stata anche al College Italia) ho scelto Battipaglia. La prima volta lontana da casa. Non era facile, oggi sono abituata e il lockdown mi è stato utile per imparare a cucinare la pasta al forno. Ho vinto lo scudetto Under 20, ne ho vinto uno pure col Geas Sesto San Giovanni con cui giocai solo le finali. E ho cominciato a giocare in A-1”. Marzia è stata MVP a livello giovanile. Poi lo è stata di tutto il campionato, nel 2016. E lì ha fatto il grande salto. Il Famila Schio, la culla del basket femminile. La squadra più forte, l’Eurolega. La tappa della svolta, dell’affermazione. Della consacrazione. “Ho trovato un allenatore come Miguel

Mendez (che oggi allena e vince con Ekaterinburg) che mi ha dato subito fiducia. È stato fondamentale per me. Ho imparato tanto e mi sono sentita importante. Rientravo dalla rottura del crociato che mi ero procurata all’Europeo Under 20 in Portogallo alla seconda partita. Quello in cui poi Cecilia Zandalasini si caricò la squadra sulle spalle e arrivammo all’argento. Con Miguel è stato tutto molto bello. Con gli allenatori che ho avuto dopo, Procaccini e Vincent, meno. Io lavoravo duramente in palestra, ma i risultati non li vedevo. Sapevo che a Schio c’erano delle gerarchie, giocatrici di grande peso. Forse ho subìto


RAGUSA LA SQUADRA SICILIANA È LA NUOVA TAPPA DEL SUO PERCORSO, CHE L’HA VISTA VINCERE E BRILLARE FIN DA GIOVANISSIMA. NEL FUTURO NON ESCLUDE UNA NUOVA ESPERIENZA ALL’ESTERO DOPO QUELLA CON LUGO, IN SPAGNA.

qualche persona che mi ha remato contro. Ero titubante, ansiosa. La seconda parte al Famila non è stata semplice, anche se ho trovato alcune compagne splendide come Chicca Macchi e Isabelle Yacoubou che mi hanno aiutata. Miyem sono pure andata a trovarla negli Stati Uniti in pieno campionato Wnba”.

CAMBIO VITA Marzia ha fatto tesoro di quei due anni di esperienza nella capitale del basket donne. “Dove comunque ho vinto un triplete, campionato, Coppa Italia e Supercoppa e poi ancora una Coppa Italia e una Supercoppa, ma ho anche perso quel maledetto

scudetto a Lucca. Che mi fa ancora arrabbiare”. L’avventura a Schio le ha comunque garantito la patente A, quella di giocatrice di alto livello. E così l’anno successivo, estate 2018, la specialista Tagliamento si è trasferita alla corazzata Napoli, attrezzata per vincere lo scudetto, grazie anche alla presenza di Chicca Macchi e di stelle straniere. E invece lì è solo nata la vera amicizia, la più bella nella pallacanestro, con Chiara Pastore, playmaker, peraltro napoletana, mentre tutto il resto è stato da dimenticare. Perché c’è stato chi quella squadra l’ha fatta fallire. E Marzia ha perso tutto. “Ho avuto la possibilità di andare

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cover story a giocare all’estero e l’ho colta al volo. Non potevo rischiare di rimanere ferma. Sarei letteralmente impazzita. Anzi, devo ammettere che è stata un’esperienza significativa, che rifarei perché credo che il nostro movimento funzioni meglio fuori. In Italia ci sono davvero troppi pregiudizi. Andai a Lugo, in Spagna, il club in cui è General Manager Catarina Pollini che per il basket italiano significa qualcosa. Mi ha aiutata. E la ricordo sempre. Un’avventura bellissima. Giocavo da straniera e questo ti dà una responsabilità importante. Una responsabilità che stimola parecchio. Sarei potuta anche restare, ma la porta all’estero non la chiudo affatto, anzi la riaprirei in futuro”. Ma Marzia ha scelto nuovamente Battipaglia dove, però,

Non voglio facce, ma persone. Se il mondo agisse così tutto funzionerebbe meglio. Anche mia mamma è così. E la apprezzo molto. Sono tanto legata alla famiglia. Io quando una cosa devo dirla la dico, soprattutto con le compagne”. Marzia lega tanto con le straniere. Ha un modello di riferimento in Maya Moore, più che nelle giocatrici nostrane. “Perché è una campionessa vera che ho avuto la fortuna di conoscere quando sono stata in America. L’umiltà è la sua forza. E per questo motivo è superiore a tutte”. L’America è nel cuore e nella testa di Marzia. Che, come ha detto, tornerebbe volentieri all’estero. “Oppure a Milano, una città in cui vivrei”. Marzia ama la moda: “Vuitton mi piace tanto, ma se qualcuno

Amo tirare da fuori: questo può servirmi per riuscire a tornare in Nazionale. Ne ho fatto parte con Andrea Capobianco. Ma sento che, prima o poi Lino Lardo avrà bisogno di me. Io farò di tutto per entrare. il feeling è finito in fretta. E si è aperto il portone di Ragusa. “Dove sto benissimo, a parte il freddo. Credetemi che certe giornate d’inverno sono toste. Ma ho imparato ad apprezzare questa bellissima città. E il club è una bella realtà. Mi sono presa la cagnolina perché mi fa una gran compagnia. Io ho trascorso tutto il lockdown qui e pure il compleanno da sola. La pandemia l’ho patita, perché non poter uscire complica tutto. I tamponi? Li odio, non li sopporto più. Ma in squadra mi trovo bene, vedo le compagne, ho un ottimo rapporto con tutte e in particolare col pivot Isabelle Harrison. Poi c’è anche Martina Kacerik che conosco da quando ero ragazzina. Venezia mi sembra la squadra più attrezzata, credo che al momento sia superiore alla solita Schio.

SPECIALISTA Con Gianni Recupido a Ragusa Marzia non

parte nel quintetto titolare che ha Romeo, Santucci e le straniere. Fa la specialista, sfrutta il suo tiro da tre. “Che continuo ad allenare giorno dopo giorno. Amo tirare da fuori, a volte sono più precisa dall’arco dei tre punti che da sotto. Però, questo può servirmi per riuscire a tornare in Nazionale. Ne ho fatto parte con Andrea Capobianco. Ma sento che, prima o poi, Lino Lardo avrà bisogno di me. Io farò di tutto”.

VITA La vita di Tagliamento in questo momento, oltre

al basket, la prende Leila, la cagnolina che adora. In attesa di un fidanzato... “Sono felicemente single. Ho avuto una storia durata un annetto, ma sto bene così. Sicuramente sono l’opposto di quel che posso sembrare. Non me la tiro e quando voglio bene do il cento per cento nelle relazioni, d’amicizia e d’amore. ma sono sempre schietta, ti dico tutto in faccia.

vuole regalarmi una Chanel si faccia avanti. Io vesto sempre sportiva, ma in certe occasioni mi piace osare ed essere elegante”. Tagliamento è una delle poche cestiste che hanno avuto un contratto con un’azienda di abbigliamento sportivo che, peraltro, lei adora. Lo ha avuto con Nike, dopo di lei è stato il turno di Panzera e Olbis Futo. Zandalasini lo ha con Adidas. E proprio loro dovrebbero essere un traino importante per il movimento che dovrebbe sfruttare maggiormente talento e simpatia delle giocatrici. “Ne ho parlato spesso con la mia agenzia. Il nostro sport è bello e alcune ragazze possono rappresentare bene il movimento a livello mediatico. In effetti, dopo il boom di Cecilia, con la quale ogni tanto mi sento, tutto si è fermato nuovamente. Alcune giocatrici molto conosciute hanno smesso. Una mossa ci vuole. Mi farebbe rappresentare l’inizio di un qualcosa. Credo che la nostra Lega dovrebbe fare qualcosa in più. Alcune atlete possono essere trainanti”. Marzia pensa anche al domani. E intanto si proietta sul futuro a Ragusa. Come se la passa in Sicilia? “Vedo le compagne, ma amo stare anche da sola. Guardo parecchie serie tv su Netflix, ma pure tanto sport. Basket e calcio, quando ho la possibilità. Sono milanista e uno come Ibrahimovic naturalmente mi incuriosisce. Poi, pur tenendo fede ad una alimentazione molto salutare, mi dedico un po’ in cucina. Ho imparato a fare bene i ciambelloni per la colazione, oltre alla citata pasta al forno. Ma se volete rendermi felice invitandomi a cena, non puntate sul pesce. Sono di Brindisi, vivo in Sicilia, ma proprio non mi piace. Meglio la carne o la pizza. Mentre adoro la pasta col tartufo e il tartufo in generale”. Trovato il punto debole...


AL TIRO SPECIALISTA DEL TIRO DA TRE PUNTI, FONDAMENTALE CHE AMA E CONTINUA AD ALLENARE, MARZIA È UN RIFERIMENTO IN QUESTO ASPETTO DEL GIOCO PER LA PASSALACQUA RAUSA.

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NE MANCANO ANCORA DUE I TANTI RECUPERI DI GENNAIO NON BASTANO A COMPLETARE LE 8 QUALIFICATE ALLA COPPA ITALIA. AL NORD SONO UDINE (PRIMA), CREMA, CASTELNUOVO, MONCALIERI. AL SUD PASSANO BRESCIA E UMBERTIDE PIÙ DUE TRA FAENZA, VALDARNO E SELARGIUS. IL “CASO” VELLA-REBELLATO A VICENZA

di manuel beck

G

ennaio anomalo per l’A2: ultimo turno di andata su-

bito dopo Capodanno, poi una ventina di giorni dedicati a smaltire i tanti recuperi accumulati per Covid-19 (ne avanzano ancora), spostando le prime due giornate di ritorno in coda alla stagione regolare. Il campionato ordinario è ripartito quindi il 23-24 gennaio. C’è chi ha giocato a ritmo frenetico, anche 4-5 partite in 20 giorni, e chi invece è rimasto fermo perché non aveva recuperi, o perché è di nuovo incappato in positività ai tamponi. La speranza, ovviamente, è che da febbraio si torni a un calendario omogeneo per tutti. Mentre scriviamo (28 gennaio) il quadro del girone Nord è tornato al completo. I verdetti dell’andata premiano Udine come campione d’inverno (12 vinte-1 persa) e Crema, Castelnuovo, Moncalieri con gli altri 3 posti per la Coppa Italia. Ancora 7, invece, le partite in arretrato al Sud, riguardanti soprattutto Faenza, Valdarno e Cus Cagliari: è matematica solo la qualificazione

di Brescia (11-2) e Umbertide (10-3) alla Coppa. Faenza può diventare campione d’inverno ma anche restare fuori dalle prime 4, se perde i recuperi con Valdarno e Selargius, le altre due pretendenti. Il calendario costellato di rinvii ha condizionato i piazzamenti? Per qualche squadra indubbiamente sì, ma se guardiamo le “top 4” nei due gironi, almeno 5 squadre su 8 (diventano 6 se non passa Selargius) sono fra quelle più pronosticate a inizio stagione; e chi ha sorpreso (Udine e Brescia) lo ha fatto per meriti totalmente propri, non certo perché il Covid-19 abbia falsato i valori. Estendiamo l’analisi alle squadre che completavano la zona-playoff al giro di boa. Al Nord si tratta di Vicenza, Alpo, Mantova, Milano: vicentine e mantovane sono le sorprese. Al Sud, dietro le cinque già nominate, ci sono Nico Ponte Buggianese, La Spezia e Patti, con possibile inserimento di Firenze che ha 2 recuperi in sospeso; anche in questo caso i valori sono grossomodo quelli attesi. Nelle prossime pagine il dettaglio dei fatti del mese.


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Girone Nord // Udine ancora leader ma Crema la batte per la seconda volta. Le due piemontesi precedono Vicenza per la Coppa. Grande equilibrio tra la bassa zona-playoff e la zona-playout. Si sblocca San Martino Bagarre L’inizio del ritorno ha riallineato a pari punti le tre in lotta per l’8° posto, l’ultimo utile per i playoff. Sarcedo ha piegato di un’unghia Milano (64-63 con 25 di Pieropan); a sua volta il Sanga aveva ben impressionato nel derby d’inizio 2021 con Carugate (6484, 13+15 rimbalzi per l’ex di turno Guarneri); e Ponzano ha capitalizzato con S. Martino (18 di Iannucci, che rimane in testa alla classifica marcatrici). Sembra invece staccarsi da questo gruppo, consolidandosi in zona-playoff, una Mantova che, se ha rimpianti per l’occasione persa con Bolzano, ha sfruttato le altre due opportunità casalinghe del mese: con Vicenza, in volata (63-59 con 18 di Monica; dopo vari canestri decisivi stavolta Tagliapietra manca il tiro del pareggio) e contro Ponzano, altrettanto cruciale: 68-58 con 20 di Marchi. Crema La squadra di Stibiel è tornata a dettare legge come a inizio stagione. Prima la vittoria (59-50; Rizzi 15) su Moncalieri nella sfida decisiva per l’accesso alla Coppa Italia, in cui potrà quindi inseguire il poker di trionfi. Poi, ancora meglio, il colpo a Udine (53-65; Nori 21, G. Gatti 16) dominando alla distanza dopo un inizio favorevole alle friulane; Peresson tenuta a 9 punti, prima volta in stagione per lei senza doppia cifra. E Udine non perdeva proprio dall’andata con Crema, che rimane dietro in classifica ma ha un 2-0 da far valere. Elmetto Quello indossato da Albino e Bolzano per strappare la rispettiva prima vittoria del 2021. Entrambe restano per ora in zona-playout ma l’8° posto è tutt’altro che distante. Le bergamasche alzano il muro in difesa per piegare in rimonta Vicenza (45-42), con 16 rimbalzi e 9 assist per De Gianni. Le altoatesine, in “tour de force” per recuperare il mese di stop, imposto dal blocco provinciale anti-Covid-19, non riescono a sgambettare almeno una fra Alpo, Moncalieri (nonostante 28 di Fall) e Castelnuovo, ma espugnano la tensostruttura di Mantova (55-59, Cremona 15) soffrendo per 3 quarti salvo mettere la freccia nell’ultimo. Leader Il disco rosso con Crema nella prima di ritorno non scalfisce il capolavoro che è stato il girone d’andata di Udine: 12 vittorie in 13 partite. Il punto esclamativo è arrivato nella battaglia con Castelnuovo, ribaltata con un parziale di 11-4 negli ultimi minuti (56-53): top scorer Blasigh (18) che conferma la sua ascesa. Importante anche il successo nell’anticipo del 18° turno, 63-54 su Alpo con l’ennesima prova super di Peresson (23 + 13 rimbalzi e 4 assist). Le friulane

hanno pure allungato il loro già abbondante roster con la guardia Milani dall’A1 di S. Martino. Metà del guado Sta stretto l’attuale 7° posto ad Alpo, almeno rispetto alle sue brillanti abitudini. Continua a non decollare la stagione delle veronesi, che dopo il k.o. a Carugate di fine 2020 partono bene nel nuovo anno contro Bolzano (69-58 con 22 di Vespignani) ma cadono nei big match con Udine e Moncalieri totalizzando un 7/43 da 3 punti. Piemonte felix Viaggiano a braccetto in classifica Castelnuovo e Moncalieri, tagliando il traguardo-Coppa Italia per classifica avulsa favorevole sull’appaiata Vicenza. Le alessandrine assorbono la sconfitta nel big match con Udine, condita da un infortunio a Valentina Gatti (cedimento vertebrale, prognosi da definire mentre scriviamo), battendo Sarcedo e Bolzano con Colli top scorer in entrambe le occasioni. Anche le torinesi iniziano il 2021 con un referto giallo (a Crema) ma non sbagliano con Bolzano (74-80 con 16 di Katshitshi) né, soprattutto, con Alpo (65-61, Cordola 20 con 31 di valutazione): successo importante per spedire a distanza di sicurezza una delle più temibili inseguitrici. Speranza Quella riaccesa da San Martino vincendo (76-70) lo scontro diretto con Carugate, che ha così agganciato al penultimo posto, lasciando anzi sul fondo le lombarde visto il 2-0 nel doppio confronto. Le “Lupette” non assaporavano il successo proprio dall’andata contro la stessa rivale. Dopo un lungo testa-a-testa, la squadra di Francesca Di Chiara fa il break decisivo con la 2001 Nezaj (14 punti come Guarise), mentre la tripla del pareggio di Micovic (17 come L. Meroni) va sul ferro. Per Carugate quindi un altro passo indietro rispetto alla riscossa di dicembre: anche nel derby con Milano non aveva convinto. Terremoto Fino a Natale era andato tutto alla grande per Vicenza; l’inizio del 2021 ha portato solo guai. Non solo per le due sconfitte con Mantova e Albino, non solo per la beffarda esclusione dalla Coppa Italia per classifica avulsa sfavorevole rispetto a Castelnuovo e Moncalieri. Il peggio è stato lo strappo tra Elena Vella e coach Rebellato. Al termine della partita persa con Mantova, l’allenatore, irritato per l’atteggiamento della giocatrice, l’ha minacciata con un “Ti ammazzo”. Lui ha poi chiesto scusa, ma lei ha deciso d’interrompere il rapporto con il club veneto. Che a fine mese ha optato per avvicendare il coach, incaricando Sandro Sinigaglia.


QUALIFICATA MONCALIERI SI CONFERMA UNA SQUADRA SOLIDA, CENTRANDO LA QUALIFICAZIONE ALLA COPPA ITALIA. LE PIEMONTESI RIMANGONO IN SCIA ALLA COPPIA UDINE-CREMA: IN FOTO ELISABETTA PENZ.

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REGALE BRESCIA È LA SQUADRA PIÙ IN FORMA DEL CAMPIONATO, CON DODICI SUCCESSI CONSECUTIVI. GUIDATA DAL BABY TALENTO ZANARDI, LA SQUADRA LOMBARDA È SOLIDA E HA TANTE GIOCATRICI DI VALORE: TRA LORO, GIULIA DE CRISTOFARO.


Girone Sud // La giostra dei recuperi rilancia Nico e Patti. Restano al comando Brescia e Faenza. Infortuni di peso per le altre di vertice: Giudice a Umbertide (stagione finita) e Bona a Valdarno (out un mese) Ascesa (1) Dopo 6 sconfitte nelle prime 7 partite e un lungo stop per Covid-19, la Nico è un fiume in piena. Sono arrivate 7 vittorie su 7 nel frenetico calendario post-natalizio delle toscane: le più importanti contro Spezia (76-70 con 21 di Ramò e 18 con 30 di valutazione per la 2001 Frustaci) e, in modo ancora più eloquente, contro Valdarno (82-61, 5 in doppia cifra guidate dai 21 di Gianolla). Merita la citazione Ramò contro la Virtus Cagliari: 34 punti con 40 di valutazione. Ponte Buggianese irrompe così in zona-playoff e si è mossa anche sul mercato, riprendendo Veronica Perini che aveva iniziato la stagione a Firenze. Ascesa (2) Patti ha trovato continuità, inanellando un poker di vittorie a inizio 2021. Tutte convincenti, seppure contro avversarie non di prima fascia: +40 sulla Virtus Cagliari, +9 esterno su Firenze nella partita più difficile (doppio 22 per Galbiati e Cupido), +24 a Civitanova e +17 a Livorno. Interessante anche la crescita delle giovani Boccalato e Coppolino, perché a fronte di un quintetto all’altezza delle top, le siciliane avevano bisogno di qualcosa in più dalla panchina. Zona-playoff agganciata. Decelerazione Il treno in corsa di S.G. Valdarno arriva a 8 tappe vincenti di fila maltrattando Civitanova e Virtus Cagliari in avvio di 2021, ma poi le toscane trovano “disco rosso” in volata a Brescia, nonostante una rimonta guidata dalle triple di De Pasquale, e in modo più severo a Ponte Buggianese, dove erano sotto di 28 dopo 3 quarti. Giornata, questa, nerissima per la squadra di Franchini, che perde Bona per un mese (gomito lussato), ma si riscatta a Umbertide (56-67, Missanelli 13, Gregori 12). Fossato Fra le prime 9 della classifica e le restanti 5 si è creato un distacco forse già irrecuperabile. Non tanto in termini di punti, ma perché nessuna sembra avere il potenziale né la condizione per invertire la freccia. Nel periodo che stiamo considerando, Civitanova e Pall. Bolzano, le migliori due di questo gruppetto, hanno perso 4 volte a testa, sempre in doppia cifra di scarto; idem Livorno, 3 sconfitte e cessione di Guilavogui all’A1 di Vigarano. Cus Cagliari fermato dal Covid-19 per 3 settimane di fila; la Virtus Cagliari ha incassato due “trentelli” e un “quarantello” e il nuovo rientro di Favento è durato solo una partita. Mazzata Rottura di un crociato in allenamento: e Umbertide rimane senza la sua giocatrice-simbolo, Federica Giudice, che stava disputando un’altra stagione stellare (16,3 punti di media col 59% da 2 e il

41% da 3; sempre in doppia cifra tranne una volta). Le umbre – collettivo solido se ce n’è uno – stringono i denti e pur senza di lei battono nettamente Pall. Bolzano e Civitanova, per poi centrare l’accesso alla Coppa Italia nonostante la sconfitta nel recupero con Valdarno (13 per Stroscio). Regale Forse non dovrebbe più stupire, dopo 4 mesi di stagione, ma 12 vittorie di fila per una debuttante in A2 non riusciamo a considerarle normali. Brescia conquista altre due battaglie in volata contro potenze consolidate della categoria: contro Valdarno (62-58) Zanardi firma 21 punti con 13 rimbalzi e una tripla pesante nel finale, mentre Beatrice Olajide vince il duello con la sorella Isabella; a Selargius (56-59) in evidenza Bonomi (22 punti). Da sottolineare anche la regolarità di De Cristofaro, 7/16 da 3 nelle due partite. Poi c’è Turmel che, anche quando non produce numeri eclatanti, con i suoi 2 metri è una presenza condizionante per le avversarie. Stop & go Continua a scendere in campo a singhiozzo Faenza, potenziale “campione d’inverno” se riuscisse a giocare più spesso... Ancora rinvii per Covid-19 in casa romagnola: dopo il recupero del 30 dicembre col Cus Cagliari si è tornate in campo solo 24 giorni dopo, dominando l’altra cagliaritana, la Virtus. In mezzo anche un infortunio al crociato, in allenamento, per Sara Franceschini che stava portando 7 punti di media col 59% da 2. Dopo l’esonero di Rossi, Morsiani è salita da 6,5 a 16,2 punti di media. Tra il buono e l’ottimo Selargius, La Spezia e Firenze devono ancora far capire fin dove possono arrivare. Realisticamente, a un posto nei playoff. Il team sardo è il migliore in questo trio; ha sfiorato una gran vittoria in rimonta con Brescia (16 di Granzotto), dopo aver fatto bottino con Pall. Bolzano e a Firenze (22 di El Habbab). C’è ancora qualche speranza di Coppa Italia ma dipende dagli errori altrui. Alle liguri manca sistematicamente qualcosa nei testa-a-testa con le più forti: lo ha confermato la sconfitta di 6 con la Nico (nonostante 27 di Templari), mentre a Firenze ha vinto bene (51-64) con Packovski vicina alla “tripla doppia”: 13 punti, 11 rimbalzi, 7 assist. Le gigliate hanno dovuto ripartire dopo quasi 2 mesi di stop per Covid-19, incassando 3 sconfitte di fila contro squadre più in condizione (Patti e come detto Selargius e Spezia). Così Firenze è scesa nella bassa zona-playoff ma ha chiuso la serie negativa battendo Bolzano con 22 di M. Rossini, anche se poi ha perso con la Nico.

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RITORNO DOPO IL QUADRIENNIO AMERICANO, CARLOTTA GIANOLLA È TORNATA IN ITALIA E SI È IMPOSTA COME UNA DELLE GIOCATRICI DI RIFERIMENTO DELLA NICO BASKET.


primo piano

CARLOTTA L’AMBIZIOSA DOPO QUATTRO ANNI D’AMERICA È TORNATA IN ITALIA IMPONENDOSI

ALL’ATTENZIONE GENERALE, CON UNA STRISCIA DI PARTITE ECCELLENTI IN

SERIE A2. FISICO, TECNICA E MENTALITÀ VINCENTE LE CHIAVI PER UN FUTURO CHE POTREBBE PRESTO TINGERSI D’AZZURRO

Di SIMONE FULCINITI

C

arlotta Gianolla è figlia d’arte. Il padre Andrea (detto

Rambo) è stato giocatore di squadre importanti tra gli anni ’80 e ‘90, vincendo la leggendaria coppa Korac nelle file della Pallacanestro Cantù. Lei, veneziana, classe 1997, un metro e ottantaquattro di altezza, è una delle stelle più luminose del girone Sud della serie A2, con la maglia della Nico Basket Ponte Buggianese. Reduce da una straordinaria esperienza americana durata quattro stagioni, Carlotta (Charlie per gli amici d’oltreoceano) apre il diario dei ricordi, e l’agenda degli appuntamenti, che ha segnato (e sottolineato), per il prossimo futuro. Giocatrice dalle infinite potenzialità, ha appena ottenuto una laurea in Psicologia, e non nasconde importanti ambizioni. E pensare che, da principio, il basket non rientrava nel ventaglio dei suoi principali interessi. Partiamo dagli inizi... “Sono stata pattinatrice, anche a livello agonistico, almeno fino ai 10 anni. Poi sono cresciuta parecchio,

e cambiare i pattini di continuo costava un po’ troppo. Così i miei genitori mi proposero di provare altri sport, e decisi di partecipare ad un allenamento di minibasket con la Reyer. Andai soprattutto per dare soddisfazione a mio padre, perché ritenevo si trattasse di uno sport esclusivo per maschi. Mi sbagliavo”. Quanto è importante il supporto di tuo padre? “Moltissimo. Ho una sorella di 5 anni più grande e lei ha vissuto in pieno la sua stagione nel basket. Io invece no. L’ho scoperta col passare del tempo, una cosa positiva che gli fa onore e a me non dà alcuna pressione. Lui mi segue costantemente: prima dell’America veniva a Bologna a vedere tutte le partite. Nel periodo americano invece, quando possibile guardava lo streaming, oppure seguiva il play by play. Nel dopo partita c’è sempre un confronto tra noi, costruttivo, dove mi dà la sua opinione, bella o brutta che sia. Sa che tipo giocatrice sono e mi stimola a stare sul pezzo per 40 minuti”.


primo piano Ricordi la prima partita giocata? “Mi ricordo soltanto che ero bambina ed avevo un paio di occhialetti imbarazzanti, provvisti di calamita. Ero molto più alta degli altri, correvo, correvo, una sorta di cavallo pazzo. Ovviamente senza alcuna coordinazione. Da quel momento in poi, ho passato tutta la fase delle giovanili con la Reyer, che alla fine mi ha aggregato alla prima squadra in serie A1. Bella storia, certo, fai allenamenti di livello, ed inizi ad aprire gli occhi verso un mondo lavorativo, seppur ancora lontano. In quegli anni mi sono formata”. Arriva la stagione 2015/16 e l’approdo alla Magika Basket Bologna... “La prima esperienza fuori sede, con allenatore Paolo Seletti. Squadra totalmente nuova. È stato forse l’anno più bello, grazie a questo coach col quale mi sono trovata benissimo. Amico fuori dal campo, ma dentro il perimetro un tipo tosto. Abbiamo lavorato tanto indivi-

del roster. Avevo altre opzioni, ma sentivo che quella era la strada giusta”. Quale fu l’impatto con la nuova realtà? “Arrivata in aeroporto vennero a prendermi per condurmi a destinazione. Durante il viaggio in macchina guardavo fuori dal finestrino incantata da tanta grandiosità. Tuttavia l’esaltazione durò poco. Avevo alcuni giorni di anticipo, da vivere in solitudine, troppi. Ero persa, chiamavo casa implorando di tornare. Ricordo un senso di estremo disagio. E poi la lingua, un disastro. Solo l’arrivo delle altre mi tranquillizzò e finalmente ebbe inizio il mio film personale”. Un oceano di differenze rispetto al basket femminile italiano... “Stiamo parlando di due pianeti diversi, fisicamente e atleticamente. Laggiù la preparazione inizia ad agosto: fai tre mesi solo di atletica e pesi, e sfiori il campo

Ho sempre ammirato Kobe Bryant. Negli States guardavo spesso i suoi video motivazionali, sulla consistenza, sul fatto che puoi fallire tante volte ma l’importante è reagire. dualmente. Un passettino in più che occorreva. La prima scintilla di quello che sarebbe stato il mio futuro lontano da casa. Arrivammo in finale per l’A1, ma andò male”. E poi la decisione di volare negli States... “È sempre stato un sogno andare a giocare in America. Nato guardando quei film che mettono in risalto il fascino dei college, dove tutto si svolge nel medesimo istituto. La nazionale giovanile mi ha aiutato ad avere visibilità. La mia amica Antonia Peresson era già in Georgia, e con lei mi informavo, ero curiosa. Poi c’è stato il contatto con la coach Agnus Berenato, che mi scrisse quand’ero ancora a Bologna proponendomi una videochiamata. La cosa mi gettò nel panico: avevo un inglese basico, e non sapevo cosa fare. Capii cinque parole su dieci, ma mi parve felice, entusiasta mentre spiegava i suoi progetti con forte passione. Era pronta a venire in Italia, seguendo però le regole NCAA. Ovvero: poteva vedermi all’opera, ma senza potermi parlare. Rimase tre giorni durante i play off. In palestra la notai sugli spalti col block notes, ci incrociammo appena con lo sguardo. Dopo qualche settimana, mentre ero Pesaro per un raduno con la Nazionale, Agnus venne ancora, ma stavolta poteva solo parlarmi senza vedermi giocare. Mi illustrò il suo programma ambizioso. Arrivava quell’anno all’università di Kennesaw State e voleva me come unica nuova

giusto per la difesa. Cambiano le prospettive. Ho visto cose che non immaginavo esistessero. Il primo anno, all’esordio un’avversaria enorme mi ha tirato fuori una spalla: fu il suo modo di darmi il benvenuto. Tre lunghi mesi per riuscire a ingranare. Finivo le classi alle 7.45 di sera, e chiedevo di poter passare dalle mie allenatrici. Loro, che terminavano ore prima, restavano ad aspettare solo me, per aiutarmi. L’ho scoperto alla fine. E il problema della lingua sono riuscita a superarlo. Sono grata di aver vissuto una fetta di vita fantastica, giocando più di cento partite”. Infine il rientro alla base e l’accordo con la Nico Basket... “L’ultimo anno in America ero molto euforica, volevo godermelo tutto. Ma il destino è stato avverso e a marzo sono dovuta fuggire di corsa causa Covid-19. All’inizio è stato strano e anche adesso, pur felice di essere qui nel mondo del lavoro, quando guardo la mia Università giocare provo nostalgia. Laggiù ho imparato ad ascoltare. Una volta in Italia la prima cosa è stata laurearmi on line; poi cercare un agente e la squadra giusta. L’unica richiesta era trascorrere un anno tranquillo, di transizione per riabituarmi al basket nostrano. La Nico mi ha colpito subito, mi sono sentita nel team giusto. Siamo partite con qualche difficoltà e una volta trovata la quadratura del cerchio, sono purtroppo arri-


AMERICA UN’ESPERIENZA AFFASCINANTE E FORMATIVA PER CARLOTTA, CHE NON ESCLUDE UN FUTURO CESTISTICO NUOVAMENTE A STELLE E STRISCE.

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primo piano

IN AZIONE LA SQUADRA TOSCANA È IN GRANDE CRESCITA NELL’ULTIMO PERIODO E STA RISALENDO LA CLASSIFICA, ANCHE GRAZIE ALLE GIOCATE DI GIANOLLA.

vati i contagi che ci hanno bloccate per un mese. Siamo tornate alla grande grazie al super lavoro del nostro preparatore atletico”. Quali sono i tuoi punti di forza? “Fisicità e atletismo”. Qualcosa da migliorare? “Più costanza nell’ atteggiamento, non esser altalenante, eliminare le pause che spesso mi capitano. E poi il tiro, se voglio arrivare in A1 posso farlo solo come esterna e la precisione diventa determinante”. Hai uno sportivo di riferimento, qualcuno a cui ti sei ispirata? “Ho sempre ammirato Kobe Bryant. Negli States guardavo spesso i suoi video motivazionali, sulla consisten-

za, sul fatto che puoi fallire tante volte ma l’importante è reagire. Ricordo che stavamo facendo allenamento, quando l’allenatrice ci comunicò la sua scomparsa. Rimasi letteralmente senza fiato”. Netflix o un bel libro? “Netflix tutta la vita, adoro la Casa di Carta. Ho il Netflix americano e guardo spesso programmi relativi alla ristrutturazione di case, documentari sulla pallacanestro, e tanti film”. C’è chi sostiene che prima di ogni partita, per caricarti, ascolti sempre una canzone speciale... Certo, “Chris Brown, “No guidance”, tartasso tutti con questo pezzo da anni. L’ho fatta inserire nella lista del pre-gara. Quando canta “You got it, girl, you got it”, ce la puoi fare, mi gasa tantissimo”.


In cucina come va, te la cavi? “Non mi lamento, so cucinare. In America è stato un panico totale: inizialmente pensavo di risparmiare qualcosa mangiando alla mensa, invece non era una pista percorribile. Andavo in negozi italiani e preparavo piatti basici, ma tipici nostri. L’unica cosa che ho apprezzato è stata la colazione con uova e bacon. Oggi sono tornata a caffè, latte e cereali, ma va bene così”. La WNBA è un’idea che scarti a priori? “Non la scarto assolutamente, ma la vedo una cosa molto lontana. Adesso non mi sento pronta; se un domani capitasse l’occasione, la coglierei come la ciliegina sulla torta. Più concreta l’ipotesi di tornare come allenatrice; so che con tale organizzazione potrei farcela e ne sarei felice”.

L’A1 è l’obiettivo dichiarato. E la maglia azzurra? “Con mio papà analizziamo ogni aspetto sempre in vista del prossimo anno che vorrei fosse in A1. Nazionale sì, lavoro per tornarci. Il mio atteggiamento mi ha spesso tagliato le gambe in passato. Ora, che sono cambiata, mi porto dietro un piccolo rammarico: forse avrei potuto fare qualcosa di più”. E il basket femminile italiano in che condizioni lo hai trovato? “Più o meno uguale a come l’avevo lasciato. In A1 ci sono tre squadre più forti e si punta su quelle. Oggi però c’è spazio per le giovani: tante amiche giocano, anche nelle grandi. Un ricambio generazionale, un’evoluzione. Bello che si sia parlato in prima pagina di Matilde Villa, della sua prestazione fantastica. Speriamo però che non serva una partita da 50 punti per elogiare una giocatrice”.

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ARIANNA ZAMPIERI, CLASSE ’88, PRIMA DI APPRODARE IN GERMANIA, HA GIOCATO IN A1 CON GEAS, POZZUOLI, VENEZIA E BRONI, E IN A2 CON ALPOBASKET, UDINE, LA SPEZIA, MARGHERA, TREVISO E LUCCA.


altri mondi

SCOPRIRE LA GERMANIA ARIANNA ZAMPIERI AFFRONTA CON CORAGGIOLE SFIDE CHE LE SI PRESENTANO DAVANTI, TRAENDO VANTAGGIO DA OGNI NUOVA ESPERIENZA.

DA AGOSTO INFATTI SI TROVA IN GERMANIA PER GIOCARE CON L’EINTRACHT BRAUNSCHWEIG, SQUADRA DI A2 CHE MILITA IN BUNDESLIGA

DI CATERINA CAPARELLO

“Q

ui la meta è partire” scriveva Giuseppe Ungaretti

nella poesia “Lucca”. Sicuramente non è mai facile salire su un aereo e lasciarsi alle spalle la propria casa, i familiari e gli amici. La città che inizia a farsi piccola piccola, mentre i pensieri diventano giganti. Eppure si è consapevoli che la scelta è quella giusta, che servirà a noi stesse e anche a chi ci aspetta. Saranno stati questi alcuni dei pensieri di Arianna Zampieri, ottima ed eclettica esterna veneta, che ad agosto, dopo aver salutato il Geas, è partita alla volta della Germania per intraprendere una nuova avventura cestistica con l’Eintracht Braunschweig, squadra tedesca di A2 della Bundesliga. “La scelta di giocare all’estero è nata innanzitutto per la mia ragazza, Stefanie Grigoleit, con la quale avevamo preso in considerazione di giocare in Italia. Successivamente si è presentata per lei la possibilità di arruolarsi con l’esercito come atleta 3X3 nella Nazionale tedesca, quindi la scelta si è spo-

stata sulla Germania. Abbiamo colto al volo l’occasione di una situazione comoda per entrambe e di giocare insieme. Inoltre, a prescindere da tutto, non ho mai disdegnato un’esperienza all’estero e dato che si era presentata l’opportunità, anche per stare vicine, ho pensato di partire. Dopo svariati anni in A2 e qualche stagione di A1, personalmente volevo misurarmi con qualcosa di diverso”.

Purtroppo, la pandemia che ha colpito il mondo non ha

ancora permesso il pieno svolgimento delle regolari attività. Di un ritorno alla solita vita, anche cestistica: “Noi giocatrici siamo sempre in casa, poiché il comune di Braunschweig ha vietato gli allenamenti di squadra da novembre. Di conseguenza, proprio dal mese di novembre, fino a metà gennaio, abbiamo iniziato l’attività individuale, ovvero allenamenti sia in casa che in palestra ma con la presenza del solo coach, o del nucleo familiare. Quest’ultimo martedì (il 19 gennaio, ndr) abbiamo

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altri mondi

ripreso gli allenamenti di squadra e sembrava fosse agosto. Ritrovarsi tutte insieme è stato bello e io non vedevo l’ora di iniziare”. La situazione da covid-19 per la Germania non è affatto buona: stando ai dati di “Statistiche Coronavirus”, la Germania a fine gennaio conta circa 55.000 morti e oltre 2 milioni di contagiati dall’inizio della pandemia.

Proprio per questi numeri, i campionati vanno a singhiozzo,

soprattutto la A2 femminile girone nord di Arianna che, finalmente, sabato 23 gennaio ha potuto tornare in campo. “Purtroppo abbiamo perso contro la squadra più forte del campionato (la Rheinland, ndr). Ma era prevedibile dopo due mesi e mezzo di allenamento individuale”. Nonostante questa sconfitta,


IN ATTESA. A CAUSA DEL LOCKDOWN TEDESCO, NON HA ANCORA POTUTO DARE IL MEGLIO DI SÉ CON L’EINTRACHT BRAUNSCHWEIG. IL CAMPIONATO STA INFATTI SUBENDO MOLTE VARIAZIONI TRA RITARDI, STOP E POSTICIPI.

l’Eintracht Braunschweig aveva giocato due gare di recupero a dicembre, cominciando la propria scalata con due vittorie: per la nostra Zampieri 15 punti in una partita. Partite che hanno delineato le differenze con il tipo di gioco italiano: “Per quello che ho vissuto e visto, il livello tecnico in Italia è formato da un gioco molto più strutturato e organizzato, oltre che più

ragionato. Qui, invece, per le due partite che ho fatto o in base a quello che ho visto nella preseason, il gioco è basato un po’ di più sull’1vs1 e sulla lettura immediata delle situazioni. Diciamo che sfruttano molto più le doti del singolo. Inoltre, c’è anche da dire che io gioco in una squadra veramente alta. Non ho mai visto, specie in una A2, una squadra dove l’altezza

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altri mondi media è 1.85. In Italia giocavo come 4, mentre qui mi ritrovo ad essere una delle più piccole e gioco come esterna. Fortunatamente sono duttile nelle posizioni, di conseguenza vedo e noto che, ovviamente, sfruttiamo tanto i centimetri delle nostre lunghe, i miei, di Stefi e del nostro ruolo in post basso. La fisicità viene quindi utilizzata di più”.

Nonostante tutto l’ex Geas ha potuto conoscere meglio,

anche grazie agli allenamenti individuali, il coach Christian Steinwerth “allenatore davvero molto disponibile. Parla benissimo inglese ed è simpatico, sa quello che vuole e spiega bene i suoi concetti”

Udine, La Spezia, Marghera, Treviso e Lucca, si è anche rimessa sui libri per studiare la lingua tedesca. “Avrei dovuto fare un corso di tedesco all’inizio della stagione, ma col Covid-19 si è bloccato tutto. Quindi ho iniziato adesso un corso di tedesco online. È tosto. Con il coach e la mia ragazza parlo inglese, studio il tedesco e l’italiano lo parlo solo con i miei genitori. Ma vale la pena”. Buttarsi in un ambiente completamente diverso equivale a confrontarsi con due facce della stessa medaglia. Innanzitutto la mancanza degli affetti, a cominciare dalla famiglia che “mi manca tanto, anche se ha capito e preso atto della mia scelta nono-

HO CAPITO LA SENSAZIONE CHE PROVANO LE STRANIERE QUANDO VENGONO A GIOCARE IN ITALIA. MI SONO SENTITA PIÙ VICINA A LORO e le compagne di squadra, “alcune molto giovani e tutte nel giro della nazionale tedesca, quindi è un nucleo talentuoso. C’è anche una playmaker americana (Sydney Kopp, ndr) che, nonostante la chiusura e gli allenamenti individuali, si è dimostrata una professionista come tutte noi. Abbiamo fatto quello che ci veniva chiesto, invece di pensare di tornare a casa, siamo rimaste”.

Purtroppo, non di sola pallacanestro vive una giocatrice.

Arianna Zampieri si è infatti laureata in “Scienze motorie e Attività motoria preventiva e adattata” all’Università di Pavia (nel periodo in cui è stata la grande capitana di Broni) ed è riuscita da subito a lavorare nel suo campo: “a Verona ho lavorato in una palestra, mentre col Geas sono stata assistente progetto scuola e ho allenato alcune classi dell’American School di Milano. Sto lavorando e allenando nel mio campo sia da un punto di vista fisico che cestistico”. Anche in Germania, oltre a giocare, non ha smesso di lavorare: “Io e la mia compagna ci dividiamo tra campo e insegnamento, anche noi alleniamo. All’inizio della stagione ho fatto da assistente per una squadra giovanile tedesca, mentre Stefi per un’altra. Ma tra cambiamenti, allenamenti individuali e campionato spostato, abbiamo iniziato ad allenare individualmente le ragazze dai 13 ai 15 anni per una società satellite della Braunschweig. Ci piace allenare, quindi abbiamo unito utile e dilettevole”.

Assieme al lavoro, l’ex giocatrice di A1 con Geas, Pozzuoli, Venezia e Broni, e di A2 con AlpoBasket,

stante preferisse avere giustamente la propria figlia vicino, specie con una pandemia in corso. Allo stesso modo le mie compagne in Italia. Come per tutti, mancano le uscite, gli aperitivi e le cene fuori improvvisate” e la voglia di scoprire un mondo nuovo, quasi empatico. “Quando sono scesa dall’aereo ero felice perché finalmente avrei visto la mia ragazza dopo mesi di distanza. Appena entrata in un nuovo e diverso campo da basket, ho capito la sensazione che provano le straniere quando vengono a giocare in Italia. Ecco, mi sono sentita più vicina a loro. Non è facile o scontato. Sì è vero, sono qui per la mia ragazza ma come giocatrice ho voluto misurarmi con una cultura, un modo di fare e un agonismo completamente diverso. Infatti cerco sempre di rimanere concentrata per non perdermi nulla e capire fino in fondo. Ora so come si sentono le straniere, le capisco perfettamente”.

Il futuro di Arianna Zampieri deve ancora cominciare, ma

sicuramente non si sarebbe mai aspettata, tornando indietro, un’esperienza tedesca: “Sinceramente, se avessi pensato a un’esperienza all’estero non avrei optato per la Germania. Sì, il basket c’è ed è sentito, ma non come in Italia. Non me lo sarei mai aspettata, è capitato e ne sono felice. Personalmente, mi auguro solo di iniziare a giocare regolarmente e di fare questo campionato, vado per i 33 anni e ho tanta voglia di giocare. Non voglio terminare la carriera per il coronavirus. Ma una cosa è certa, partire e vivere in un posto nuovo è un’esperienza da fare e, col senno di poi, avrei dovuto farla prima”.


AMORE LA SCELTA DI ARIANNA DI GIOCARE IN GERMANIA È NATA INNANZITUTTO PER SEGUIRE LA SUA RAGAZZA: STEFANIE GRIGOLEIT

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BECKY HAMMON CLASSE 1977, HA GIOCATO CON LE SAN ANTONIO STARS DAL 2007 AL 2014. NEL 2011 È INSERITA TRA LE MIGLIORI 15 GIOCATRICI WNBA DI SEMPRE. NEL 2016 SAN ANTONIO HA RITIRATO LA SUA MAGLIA NUMERO 25.


storie

HAMMON “L’ITALIANA” POCHI LO RICORDANO, MA LA GRANDE BECKY HAMMON, PRIMA DONNA AD ALLENARE UNA SQUADRA NBA IN UNA PARTITA DI REGULAR SEASON, HA INIZIATO LA SUA

AVVENTURA INTERNAZIONALE DA GIOCATRICE PROPRIO A ROVERETO. SIAMO ANDATI SULLE SUE TRACCE NELLE PAROLE DELLE EX COMPAGNE MENEGHEL E BUZZANCA

DI Giulia arturi

R

overeto, poco più di 40mila abitanti, in provincia di

Trento, ai piedi delle Piccole Dolomiti e con vista sulle cime del Pasubio. Kamala Harris, prima vicepresidente donna nella storia degli Stati Uniti d’America, eletta con i democratici alle presidenziali del 2020. Cosa potrebbe legare una cittadina del nord Italia a una delle donne più potenti del mondo? La risposta è: Becky Hammon. A 43 anni, il 30 dicembre 2020, è subentrata da head coach sulla panchina dei San Antonio Spurs, dopo l’espulsione di Gregg Popovich, diventando la prima donna a guidare una franchigia Nba in una gara di regular season. Tra “prime donne a” ci si intende. Kamala Harris le ha dedicato un tweet: “You may be the first, but I know you certainly won’t be the last”, “Sarai la prima, ma non sarai certamente l’ultima”. È la stessa frase, ripresa da tutti i media del mondo, che aveva dedicato a sé stessa nel giorno della vittoria alle elezioni. Una frase che le aveva ripetuto spesso sua madre.

E Rovereto? Prima di intraprendere la carriera da allenatrice, Hammon è stata una delle giocatrici più forti della sua generazione e curiosamente la sua carriera in Europa inizia proprio dal Trentino. È la stagione 2001/02 e la squadra del presidente Dante Pasqualini si trova in una situazione complicata: la formazione, costruita con grandi ambizioni, è costretta ad assorbire la perdita di due star: Tina Thompson e Edna Campbell. Diventa un campionato difficile, bisogna salvarsi, e per rinforzare il gruppo, gli ultimi mesi arriva proprio Becky Hammon. A 25 anni, è la sua prima esperienza da professionista lontano dall’America. Roberta Meneghel, oggi team manager della Reyer Venezia, all’epoca sua compagna di squadra, ricorda: “È arrivata a metà stagione dopo che se ne erano andate due americane. A quel punto eravamo messe maluccio e devo dire che fu lei che alla fine ci portò alla salvezza, senza ombra di dubbio. Ha avuto un impatto decisivo, da subito. Mi ricordo la proprietà di palleggio che aveva den-


storie

COACH BECKY HAMMON, QUA SULLA PANCHINA DEGLI SPURS, HA VINTO CON LA NAZIONALE RUSSA UN BRONZO ALLE OLIMPIADI DI PECHINO 2008 E UN ARGENTO A EUROBASKET 2009.

tro l’area, faceva di quelle cose... Bisognava stare sempre sul pezzo, la palla poteva arrivarti davvero in qualsiasi momento. Aveva un’intelligenza cestistica fuori dal comune e non era difficile capire che sarebbe diventata una stella. Era la sua prima esperienza fuori dall’America e si trovò catapultata a Rovereto a lottare per la salvezza. È stato traumatico anche per lei; mi ricordo soprattutto le sfuriate del presidente, che lei non capiva. Era un dirigente focoso, quando la situazione si animava, e qualche sedia magari volava, lei rimaneva un po’ shoccata. In America la mentalità nell’affrontare le sconfitte

è diversa: qua quando perdi conta parecchio, non parliamo poi della retrocessione. Se lotti per salvarti ogni partita conta alla morte e lei le affrontava comunque sempre con grande professionalità ed equilibrio. Noi prendevamo tutto magari troppo in maniera negativa e il suo approccio ci aiutò anche in questo senso, dandoci quella spensieratezza e serenità che serviva per giocare meglio. Oltre al suo talento che era già allora lampante”.

Becky cresce a Rapid City, nel South Dakota. La passione per la palla a spicchi non è condivisa da tante ragaz-


zine della sua età, si ritrova spesso a giocare contro i ragazzi. Suo fratello Matt è il suo avversario e compagno più fedele: qualsiasi condizione climatica offra il South Dakota loro giocano, a costo di dover spalare la neve sotto il canestro di fortuna, costruito davanti casa. Becky è sempre stata di piccola statura, cresce fino a 1.68 e si ferma. Deve abituarsi da subito a farsi largo tra gente grande e grossa in mezzo all’area: le sue abilità di ball handling si affinano fino a diventare la sua firma. E poi tanta determinazione. Abbiamo chiesto a Ettore

Messina che cosa l’avesse colpito della sua collega nello staff di Pop: “La determinazione”, ha risposto sicuro.

e sì 1.68, ma tutti di carattere. Quello che le serve per non

perdere fiducia quando non arriva nessuna offerta di una borsa di studio dai college della Division I, nonostante una carriera al liceo in cui ha riscritto tutti i record della scuola. Rapid City non c’è nelle mappe degli scout e quelli che la vedono le appiccicano un’etichetta: troppo bassa o troppo lenta. Si sbagliavano alla grande. Finisce a Colorado State, dove per

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storie quattro anni continua a macinare record. Ancora una volta, finita la carriera universitaria, è più lei a credere in sé stessa che non gli altri. Nel 1999, al draft, non viene scelta e firma un contratto con le NY Liberty solo dopo il training camp.

La sua carriera in Wnba durerà 16 stagioni: 6 volte All Star, 2

volte nel primo quintetto, nel 2007 vince la classifica degli assist e arriva seconda nella corsa all’Mvp, dietro solo all’australiana Lauren Jackson. Proprio nel 2007 viene scambiata e finisce a San Antonio. Altra maglia, altre grandi stagioni: 18.8 punti e 5 assist di media nell’anno di esordio con le Stars, 17.6 e 4.9 nel 2008 e poi career high nel 2009 quando chiude con 19.5 punti di media a gara, guidando la sua squadra fino alla finale per il titolo, poi persa contro le Detroit Shock. È proprio questa incrollabile risolutezza che è rimasta impressa a Mara Buzzanca, ora allenatrice di Patti in serie A2, anche lei sua compagna di squadra a Rovereto: “Era una grande professionista, un play che sapeva fare tutto. Abbiamo giocato pochi mesi insieme, ma la cosa che mi ha colpito maggiormente è stata la sua determinazione. E proprio per questa sua qualità e per la grandissima leadership che esprimeva, devo dire che sembrava inevitabile

ca nella politica e nello sport, in una competizione internazionale non passa certo inosservata. C’è chi l’accusa di averlo fatto per soldi, chi di non essere patriottica, come Anne Donovan, allenatrice di Team Usa, la quale però ammorbidirà la sua posizione nel corso degli anni. Ma è una scelta che lei difende sempre, come riportano i giornali dell’epoca: “La mia carriera è stata tutta un cogliere le opportunità e imparare. Mi è capitato spesso che la gente passasse oltre. Non sono stata scelta al draft. Non sono andata in un college famoso. Sono abituata alle persone che mi dicono no. Ma ci sono sempre altre strade. Amo il mio Paese e questo non ha nulla a che fare con la questione. Voglio solo giocare a pallacanestro”.

Nel 2014 entra a far parte dello staff dei San Antonio Spurs. La

sua seconda vita cestistica è il naturale proseguimento della prima. “Ovviamente ho grande stima delle sue capacità, avendola assunta io”, racconta coach Popovich. “È iniziato tutto quando l’ho vista giocare. Era una leader. La squadra reagiva a ciò che faceva lei. Era sicura di sé, molto competitiva, era lei a guidare tutto. Quando l’ho conosciuta e partecipava alle nostre riunioni dello staff (nel 2013, mentre recuperava dall’infortunio al crociato, ndr), ho scoperto il suo talento per il gioco, la sua innata comprensione di cosa fa vincere e cosa fa

“You may be the first, but I know you certainly won’t be the last” Kamala Harris intraprendesse una strada di successo: era una predestinata. L’impressione che mi ha lasciato è quella di una donna con un carattere molto forte, così determinata che mi chiedevo: ‘Ma questa così piccola dove la trova la convinzione per primeggiare in campo?’. Sai quelle persone impettite, tipo Maradona alto un niente che camminava con il petto in fuori e con un’aria importante. Ma intendiamoci, era simpaticissima”.

La sua storia parla per lei: non importa se a Rapid City deve misurarsi contro i ragazzi più grandi, se i reclutatori non la notano, se al draft nessuno scommette su di lei: il faro puntato sull’obiettivo finale illumina la strada, gli ostacoli sono solo delle ombre. Giocare le Olimpiadi è uno di quegli obiettivi. Nel 2008, nel suo momento migliore, viene però esclusa dalla lista delle atlete americane in lizza per la squadra che parteciperà ai Giochi. A quel punto accetta l’offerta della Russia (dove ha giocato in tre club diversi) di prendere il passaporto e di giocare in Nazionale. È il momento più controverso della sua carriera. La scelta di una delle giocatrici americane più forti di rappresentare la Russia, avversaria/ nemica stori-

perdere, di cosa serve per programmare. Quindi ha tutti gli strumenti che servono per essere un coach nella nostra lega”. Nei suoi anni da giocatrice a San Antonio si guadagna il soprannome “Big Shots Becky”: tra le sue mani i palloni pesanti parevano delle piume, non ha mai avuto paura delle responsabilità: un tratto comune dei pionieri. P.s: Coincidenze: come Hammon, anche Mara Buzzanca e Roberta Meneghel sono rimaste nella pallacanestro una volta chiuso con il basket giocato. E hanno fatto strada in un mondo popolato soprattutto di uomini. “Sono arrivata con una consapevolezza alla fine della mia carriera: non volevo più giocare, volevo allenare. Credo che sia iniziata l’era delle donne. Ho questa impressione sotto molti punti di vista e penso sia un’onda che dobbiamo cavalcare”, afferma Buzzanca, allenatrice a Patti, in A2. Non ha dubbi Meneghel, team manager della Reyer: “Ci sono le possibilità e la capacità, chi ha giocato reagisce e comprende meglio alcune situazioni, sarebbe bello riuscire a sfruttare ancora di più tutta questa competenza. Avere uomini e donne nello staff è un’arma vincente”. Ma queste sono altre storie.


IN ITALIA NEL 2002, CON LA MAGLIA DI ROVERETO GIOCA 8 PARTITE SEGNANDO 21,5 PUNTI DI MEDIA, TIRANDO CON IL 52% DA 3 PUNTI.

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pink mix DI Manuel Beck

serie A1 EUROCUP 3 X 3 MOVIMENTI VENEZIA BOOM INSEGUENDO TOKYO Nuove maglie per due italiane di primo piano: Caterina Dotto, il cui contratto con S. Martino era scaduto a fine stagione scorsa, ha firmato col Geas ed è tornata sui parquet dell’A1 dopo 2 anni e 3 mesi; Laura Spreafico, dopo il divorzio da Lucca, ha trovato posto vicino a casa, a Costa Masnaga. Un’aggiunta anche per Vigarano: l’ala Guilavogui, dall’A2 di Livorno. Il botto sul mercato straniero l’ha piazzato Venezia, che ha ingaggiato una stella Wnba come Natasha Howard. Cambio in panchina, il secondo stagionale, a Battipaglia: si è dimesso Paciucci, sostituito da Scotto di Luzio. ERRATA CORRIGE – Nella nostra lista di sorelle in serie A, sul numero scorso, abbiamo inserito erroneamente Michela e Giovanna Birolini (non sono parenti); vanno aggiunte le gemelle Tomasoni (compagne a Brescia) e le sorelle Bonvecchio (Ilaria a Castelnuovo, Emma alla Pall. Bolzano).

Un ciclone. L’Umana Reyer ha travolto le sue avversarie della prima fase di Eurocup (formula ridotta, 3 giornate per ogni girone) con scarti ancora più netti di quelli che sta infliggendo a tutte in campionato. Nella “bolla” di Landerneau (Francia), la squadra di Ticchi ha cominciato con un 118-53 sulle giovani belghe di Boom (23 punti per Howard e Petronyte), ha bissato con un 116-63 (Penna e Petronyte 19) sulle svizzere di Friburgo, chiudendo senza infierire troppo sulle padrone di casa: 86-62 (Anderson 17, Pan 16). Va considerato che in Europa, a differenza che in Italia, Venezia può schierare al completo il suo impressionante poker di straniere; ma sta anche esprimendo, su entrambi i fronti, una qualità di gioco straordinaria. Le 16 qualificate si sfideranno a eliminazione diretta (ottavi e quarti) nella prossima “bolla” il 16 e 18 marzo. Le orogranata affronteranno le polacche di Gorzow.

Interrotta dalla pandemia nel 2020, riparte ora la caccia al biglietto per le Olimpiadi di Tokyo nella nuova specialità del 3 contro 3. L’Italia cercherà la storica qualificazione nel torneo Preolimpico in programma a Graz (Austria) dal 26-30 al maggio, in vista del quale il c.t. Capobianco ha convocato dal 2 al 4 febbraio, per un raduno a Roma, otto atlete: Bocchetti, Ciavarella, Consolini, D’Alie, Filippi, Santucci, Tagliamento, Trucco (riserve Orazzo e Russo). PREMI – A Chiara Pastore il prestigioso “Reverberi - Oscar del basket” nella categoria giocatrici. Matilde Villa è tra le candidate all’Italian Sportrait Award (aperto a sportivi italiani di qualunque disciplina) nelle sezioni “Giovani donne” e “Il campione dei ragazzi”. La stessa 16enne di Costa è stata inserita dal Corriere della Sera nelle “110 donne del 2020” insieme a personaggi come Angela Merkel, Kamala Harris, Ilaria Capua.


EUROLEGA: Schio, che beffa! Per un solo canestro. Quello mancato da Schio a un secondo dalla fine contro Girona: in palio i playoff di Eurolega. Tiro ben costruito, con Sottana che serve Achonwa e la canadese (fin lì 28 punti con 10/13 dal campo e 8/8 dalla lunetta) che si alza in semigancio da centro area. Scelta perfetta, in teoria. Ma il ferro dice di no. Finisce 77-74 per il Beretta Famila l’ultima partita della “bolla” del PalaRomare, che ha ospitato le 3 giornate di ritorno della prima fase; ma serviva ribaltare il -4 dell’andata e quindi le spagnole festeggiano, le arancioni restano ammutolite in cerchio, a recriminare su una qualificazione sfuggita nel modo più beffardo, nonostante il vantaggio di giocarsela in casa, seppure ovviamente a porte chiuse. Che cosa è mancato alla squadra di Vincent, a parte segnare l’ultimo canestro? Battere Ekaterinburg era ai limiti dell’impossibile, quindi nessun rimpianto nelle due sconfitte con le russe. Fatali, invece, alcuni dettagli nei momenti-chiave con Girona. Anche all’andata, quando Schio, dall’81-81 a 1’ dalla fine, ha concesso due canestri a Sonja Vasic (ex Petrovic), di cui il secondo allo scadere, evitabile. Nel ritorno, il Famila ha sbagliato il 1° quarto (16-28) ma quando ha giocato al suo meglio, stringendo la difesa, ha dominato tratti di partita. Ma ha staccato la spina nei momenti in cui sembrava poter affondare i colpi (sul +9 nel 3° periodo, dopo l’espulsione del tecnico ospite Julbe; poi sul +8 a 5’ dalla fine), permettendo così a Girona di tornare subito a contatto. È mancato anche il contributo realizzativo di qualcun’altra, con la parziale eccezione di Mestdagh, a supporto dello scatenato trio Achonwa (28, come detto)-Gruda (18)-Sottana (16): le spagnole hanno avuto invece la stella Vasic in serata storta, ma l’hanno compensata con una prova più omogenea del collettivo (Reisingerova 19 punti, Frida Eldebrink 18, Araujo 15 e Chelsea Gray). E in tal senso l’assenza di Dotto può essere stata determinante. In precedenza, nelle tre giornate del PalaRomare (trasmesse per intero da Sky: nota lieta aver mostrato il top d’Europa oltre la cerchia degli appassionati), si era vista una Schio onorevole contro Ekaterinburg, collezione di stelle come da abitudini della superpotenza russa: califfe come Griner, Vadeeva, Torrens utilizzate come cambi perché da titolari ci sono Meesseman, Jonquel Jones, Breanna Stewart, Vandersloot, Quigley... Contro tanto ben di Dio, il Famila ha recuperato da -15 a -4 in un eccellente avvio di 3° quarto, anche se poi il distacco si è ampliato di nuovo (58-74 con 14 per Gruda). Brividi l’indomani quando Girona era ancora in partita contro “Ekat” a 3’ dalla fine (poi 90-83 per le russe): un’impresa spagnola avrebbe reso inutili le altre due partite del Famila. Che invece, regolando Riga 78-68, con 17 di Achonwa e 14 di Gruda (decisivo il parziale di 19-1 negli ultimi 5’ del 2° quarto), si regalava lo spareggio con le spagnole. Senza lieto fine. C’è uno spicchio d’Italia che sorride: Cecilia Zandalasini (Fenerbahce) passa il turno con il primato nel suo girone. Nella “bolla” di Praga, Zanda ha iniziato con 20 punti in 19 minuti (7/8 al tiro) contro le padrone di casa; benissimo anche con Gdynia (16 punti, 6/10); più in ombra nella sfida con Lione (2 punti) ma le turche hanno completato la tripletta. I quarti di finale si giocheranno il 17 e 19 marzo.

ULTIMO TIRO QUELLO MANCATO DA NATALIE ACHONWA NELLA PARTITA CONTRO GIRONA. IL SUO ERRORE HA IMPEDITO A SCHIO DI CENTRARE I QUARTI DI FINALE DELLA COMPETIZIONE.


PALLA A DUE IL MOMENTO CHE DÀ IL VIA ALLA GARA, ATTESO DA TUTTE LE ATLETE ORA CHE SI AVVICINA IL RITORNO IN CAMPO. NELLA FOTO, LA FINALE REGIONALE U20 LOMBARDA TRA SANGA MILANO E MILANO BASKET STARS DEL 4 GIUGNO 2019.


LA SFIDA: SI TORNA IN CAMPO DI LINDA MORANZONI - Centro Studi e Formazione in Psicologia dello Sport Ci siamo! Il 18 gennaio la Fip ha inserito tutti i campionati, da Under 13 alle seniores, nella lista delle categorie “di preminente interesse nazionale”, autorizzate ad allenarsi. Il momento della ripartenza è arrivato e con esso i protocolli da seguire, ma soprattutto un turbine di emozioni a cui era difficile essere preparati. Tra atleti e allenatori c’è chi ha manifestato la paura del contagio, la sensazione di non essere pronti dal punto di vista fisico e mentale, i timori per le attività professionali di chi gioca in squadre senior senza essere un professionista. Dall’altro lato della barricata, ovviamente, ci sono gli entusiasti, quelli che non vedono l’ora di tornare in campo, per cui non basta più fare allenamento online e vedere la squadra solo dietro la webcam. Nell’intimo, molti vivono una sensazione di contrasto in cui sono presenti contemporaneamente sia l’esigenza di tornare, sia la paura. A livello motivazionale si vive nell’instabilità, una lotta continua tra la voglia di strafare e la paura di farsi male o di contagiarsi. Non è da sottovalutare anche la possibilità di sperimentare livelli di ansia cognitiva o somatica mai sperimentati prima e difficili da gestire. Dopo essere stati per un anno lontano dai campi, è anche possibile che, nonostante tutti i tentativi di conservare lo status di atleta allenandosi quotidianamente, manchino le routine di squadra e si sperimenti difficoltà nel riadattarsi ai ritmi del gruppo. Come se tutto ciò non bastasse, la mole di aspetti burocratici, tra protocolli e norme da rispettare, potrebbe essere un ostacolo alla piacevolezza della ripresa e molti potrebbero voler posticipare il rientro a data da destinarsi, quando la pallacanestro tornerà ad avere le caratteristiche a cui tutti eravamo abituati prima di marzo 2020. Cosa possiamo fare per vivere serenamente la ripresa? Sicuramente dobbiamo fare i conti con le nostre emozioni senza far passare in sordina quelle negative, accettandole, e cercando l’equilibrio in quelle positive. Sarà necessario riprendere ad allenarsi per gradi, riconoscendo che magari non saremo al top e avremo bisogno di lavorare dal semplice al difficile per poter recuperare in toto il nostro essere atleti, sia dal punto di vista fisico e tecnico, sia dal punto di vista mentale. Un consiglio per gli allenatori è quello di partire dalla riscoperta del gioco proponendo inizialmente esercizi finalizzati al divertimento in modo tale da innalzare il livello di motivazione intrinseca delle ragazze e dei ragazzi in palestra. Non meno importante, dobbiamo ricordare che l’ansia potrebbe giocare un ruolo rilevante nella ripresa! In questa situazione completamente nuova siamo tutti messi a dura prova: parlane, confrontati con qualcuno di cui ti fidi, un tuo compagno, l’allenatore... il mental trainer! Parlarne è il primo passo verso il benessere e un rientro in campo consapevole! In bocca al lupo a tutti, ci vediamo in campo! Questa rubrica è tenuta da Centro Studi e Formazione in Psicologia dello Sport, una realtà che utilizza la Positive Psychology con atleti e allenatori, dai settori giovanili all’alto livello agonistico, per rispondere alle principali criticità che si incontrano sul campo di gara e di allenamento, per migliorare performance individuali e ottimizzare il rendimento di squadra.

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GUARDIA E LADRI

RED SHOES ARE BACK

LE COMPAGNE DI UNA STAGIONE Di Susanna Toffali Gennaio. Sono le 21.45 di un uggiosissimo mercoledì sera ed il tuo squinternato quintetto sta tentando da più o meno tre quarti d’ora di combinare un pressappoco irraggiungibile otto su dieci ai liberi; un obiettivo che forse di primo acchito può sembrare fin troppo semplice, ma che nasconde al suo interno una sfilza di insidie tali che le dodici fatiche di Ercole a confronto parevano un percorso di agility dog. In lontananza, il torvo sguardo del custode del palazzetto segue silenziosamente la non-parabola della “mattonata” del pivot, che dovrebbe decretare la fine del supplizio. Dovrebbe. Il ricorrente “solo chi finisce può andare a fare la doccia” (il poscritto “a casa” è sottinteso, finirete sicuramente troppo tardi) risulta in questi momenti quanto mai più ansiogeno che stimolante. Alla ricerca di un diversivo per sfuggire alle tue responsabilità, ti fissi intensamente la punta delle scarpe e, con orrore, noti che le tue vintage And1 Tai Chi Mid bianche e rosse da sempre compagne di gioie (poche) e dolori (tanti) si stanno lentamente sgretolando e capisci che è giunto l’infausto momento di buttarsi a capofitto nell’ennesima infruttuosa ricerca di un modello di scarpe uscito di produzione nel 2003. In genere, per avviare la suddetta ricerca, i negozi da esplorare prima di trovare un commesso la cui mimica facciale non corrisponda ad un punto interrogativo alla sola pronuncia del nome della scarpa sono in media almeno quattro. Il quinto tentativo sfocerà indubbiamente nel paradigmatico cliché che attanaglia la cestista donna dalla notte dei tempi. Il suo ingresso all’interno dell’esercizio sarà puntualmente accompagnato dalle titubanti occhiate dei dipendenti, che si sporgeranno dalle pile di scatole da sistemare per verificare la presenza o meno di tacchi ai piedi della mitologica creatura superiore al metro e ottanta che si sta dirigendo verso di loro e, quasi in coro, pronunceranno il sostantivo secondo solo a “suicidio” nella classifica delle parole maggiormente detestate da qualsiasi giocatrice di basket. “Pallavolista?” Le possibilità di trovare un minimo di comprensione aumentano esponenzialmente all’aumentare della distanza dalla propria abitazione. Arrivati ad un raggio di circa 60/70 chilometri, ci imbatteremo finalmente nel classico attempato proprietario di una piccola bottega di calzature anni ’90 che di default sosterrà di avere nel retro “proprio la scarpa che fa al caso vostro”.


SCARPA UN INDUMENTO INDISPENSABILE PER OGNI ATLETA. TRA SCARAMANZIA, COMODITÀ E ASPETTO ESTETICO, DIETRO OGNI SCELTA C’È UNA RAGIONE.

E, nella maggior parte dei casi, ce l’avrà. Ma sarà sicuramente della taglia sbagliata, di una nuance compresa tra il “terra di Siena decisamente bruciata” ed il “rame particolarmente arrugginito” e con metà suola deteriorata dal tempo e sull’orlo dello sbriciolamento in pieno stile Crostatina del Mulino Bianco. Il nostro oramai affezionato bottegaio, tuttavia, in crisi esistenziale per non aver accontentato una potenziale cliente (“mai successo in trent’anni di attività, ve lo assicuro!”), alzerà la cornetta del suo sfavillante Siemens S62 ed imposterà un giro di chiamate da far impallidire qualunque funzionario Telecom. In quattro e quattr’otto ci ritroveremo sommersi da una tal quantità di Tai Chi di ogni colore ed assortimento da avere a dir poco l’imbarazzo della scelta. Non se ne vedevano così tante contemporaneamente dal Campionato NBA 1997-1998. Sollevata, non prima di aver passato almeno cinquanta minuti alla ricerca della combinazione cromatica adatta, ringrazi il gruppetto neo-hippy del quale ormai ti senti parte integrante e tronfia ti allontani con le nuove scarpe fiammanti sottobraccio. Bianche e rosse, ovviamente.


BUZZER BEATER

guadagni all’osso? Di Silvia Gottardi Lo scorso aprile, a seguito della decisione di cancellare i campionati per via della pandemia, Lega Basket, Giba (Giocatori italiani Basket Associati) e Usap (Unione Sindacale Allenatori Pallacanestro) erano arrivati ad un accordo importante per affrontare la difficile situazione e gettare le basi per la ripartenza. Sostanzialmente club, giocatori e allenatori si erano venuti incontro con una mano sul cuore, e una sul portafoglio, per fare in modo che l’intero movimento non implodesse. Il risultato: -20% agli ingaggi per chi guadagnava più di 50 mila euro lordi, -7,5% per chi aveva un ingaggio tra i 30 mila e i 50 mila, nessuna riduzione per gli altri. E le donne? Non nascondiamoci dietro un dito. Sono poche le giocatrici italiane che guadagnano più di 50 mila euro a stagione. Cos’è successo a loro? Ve lo dico io: guadagnavano poco, ora guadagnano ancora meno! Recentemente la Giba ha effettuato un interessante studio fra i propri iscritti, con l’obiettivo di quantificare l’incidenza della pandemia Covid-19 in termini pratici sui contratti degli atleti nelle ultime due stagioni. 150 cestisti di A1, A2 e B maschile e A1 e A2 femminili sono stati sottoposti a dei questionari per capire come stanno realmente le cose. Ne è emerso che tra i professionisti di Serie A1 (maschi, perché noi non lo siamo!) il calo dello stipendio rispetto alla passata stagione è tra il 17% e il 21%, mentre tra i dilettanti (A2 e B maschile) è del 23%. Nel femminile il calo è stato del 22,5%, per un totale di circa 1.672.000 euro. Ho cercato, in base alle cifre fornite dalla Giba, di calcolare a grandi linee quanto è il monte stipendi totale. Se 1 milione e 700 mila sono un calo del 22,5%, verrebbe un totale di circa 7 milioni di euro. Che diviso fra 330 giocatrici di A1 e A2 (calcolando 10 giocatrici per la A1 e 7 per la A2 pagate a squadra) fa sui 21 mila a testa lordi... Tolta Matilde Villa che, nonostante sia la miglior realizzatrice italiana di A1, a Costa paga la quota come tutte le altre under! Ecco, adesso lo sapete (se già non lo sapevate prima): le giocatrici di basket in Italia giocano per passione e non perché sognano di diventare ricche grazie alla pallacanestro. È chiaro che questa cifra è una media, oltre che una stima, che comprende sia le Top Players che le altre, che quindi potete immaginare percepiscano ben meno di 21k annui. E anche quando si parla di riduzioni di ingaggio non si deve perciò pensare solo alle Top Players, ma alla maggioranza delle atlete, che avete capito ormai si portano a casa a fine anno una cifra spesso al di sotto di altri settori occupazionali, e per di più senza tutele (una giocatrice deve pagarsi la previdenza da sola ad esempio e non ha il TFR quando cambia squadra, ma almeno ora può contare su un piccolo sussidio maternità!). Ritornerò sicuramente più avanti sull’argomento “gender pay gap”, per analizzare la grandissima differenza di salario che c’è tra cestisti e cestiste in Italia. Situazione che in WNBA hanno un pochino riequilibrato nel


GRINTA QUELLA MESSA IN CAMPO DA TUTTE LE ATLETE, CHE GIOCANO E LOTTANO SUL PARQUET NONOSTANTE LE DIFFICOLTÀ CAUSATE DALLA PANDEMIA

2020, alzando gli stipendi e garantendo molti benefit grazie ad un contratto collettivo, arrivato dopo una lunga battaglia da parte delle atlete. Ma si sa... In Italia siamo ormai abituate a guadagnare meno dei nostri colleghi già da inizio carriera (e non parlo solo in ambito sportivo). Ma sto divagando... La sostanza è che con queste riduzioni causate dal Covid-19 gli stipendi di tante cestiste sono diventati talmente bassi da scendere sotto la soglia della decenza. Ma non possiamo fare altro che rimanere uniti e stringere i denti, sperando di tornare prima possibile alla normalità. Sono ripartiti gli allenamenti delle categorie giovanili e regionali, nella speranza di potere tornare presto in campo per disputare partite ufficiali, poi riapriranno i palazzetti e con la normalità torneranno gli sponsor e di conseguenza gli stipendi pieni (mi auguro un po’ più alti, come sarebbe giusto che sia). Io lo so che nessuna mollerà, quella grinta che vedete in campo alla domenica è la stessa con cui le ragazze affrontano la vita di tutti i giorni: “Quando il gioco si fa duro, i duri cominciano a giocare”. E le donne, da sempre, sono abituate a lottare!

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