editoriale
UN SECOLO D’AMORE DI ALICE PEDRAZZI
365 giorni per celebrare 100 anni di storia. E soprattutto storie, quelle che del nostro basket ci hanno fatto innamorare, tra pianti e risa. Quelle per le quali premeremmo costantemente il tasto Rewind del telecomando dei ricordi, per vedercele e rivedercele all’infinito e quelle per le quali, invece, schiacceremmo con forza solo e soltanto il tasto Delete: “Via - vorremo quasi urlare - lontano dalla vista e dal cuore, per sempre”. Ma i ricordi, dolci o amari che siano, formano la nostra memoria emotiva ed in questo caso collettiva. Ed è fra le pieghe di questa memoria, con le sue luci e le sue ombre, che nascono i legami. Una memoria, dunque, da onorare e celebrare. Una memoria che è storia. Siamo entrati nell’anno del centenario della Federazione Italiana Pallacanestro, per noi “gente di basket” sempre e solo la FIP, anzi, verrebbe voglia di scrivere (e dire) “LAFIP”, tutto attaccato. Perché è così che la chiamiamo noi della grande famiglia della pallacanestro italiana, pronunciandolo senza spazio, e rievocando così quel senso di intimità e familiarità che lega tutti i cestisti italiani, in qualsiasi categoria giochino, a qualsivoglia latitudine. La FIP per spegnere le sue prime 100 candeline ha messo a punto un programma di eventi e celebrazioni che, per obbligo di pandemia, è partito dai social, con l’ambizione – però – di arrivare presto alla realtà, al campo. Quel campo che ha fatto la nostra storia, quel campo dall’odore inconfondibile (ogni giocatore riconoscerebbe fra mille altri profumi, quello del “proprio” campo d’allenamento), quel campo che ci rende tutti uguali, quel campo che ruba ogni trucco e nasconde tutti gli inganni. Perché è realtà. È verità. Siamo partiti dunque da lontano, in un lungo viaggio nel tempo, non da fare a velocità folle, ma da assaporare, un giorno alla volta, lungo questi mesi tanto particolari. In ogni senso. Così, in attesa degli eventi, quelli grandi, quelli veri (Covid-19 permettendo) in questo anno “azzurro” (che sarà ricordato anche con una moneta celebrativa da 10 euro ed un francobollo dedicato) possiamo svegliarci, ogni mattina, sfogliando una nuova figurina fra quelle delle giocatrici e dei giocatori e, più in generale, dei personaggi che hanno fatto grande il basket italiano ed addormentarci, ogni sera, leggendo una delle 100 storie della nostra pallacanestro. Proprio fra queste - orgogliosamente – troviamo quella di Ida Nomi Pesciolini*, la Maestra di Sport della Polisportiva Mens Sana in Corpore Sano di Siena, che il 27 aprile del 1907, dopo aver tradotto dall’inglese un libricino scritto da un certo James Naismith, organizzò la prima partita di cui si abbia ricordo, di un gioco che lei stessa, traducendo Naismith, chiamò “palla al cerchio” e che definì “uno sport particolarmente adatto alla signorine”. È dal 1907, dunque, che il basket è molto Pink. * La storia di Ida Nomi Pesciolini è tratta da storie Italbasket100 pubblicate dalla FIP.
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