PINK BASKET N.16

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HSBL

ARIANNA ARADO Di Giancarlo Migliola Non sono mai banali le parole di Giovanni Lucchesi. Lo sono ancora meno in questo caso, chiamato a descrivere il percorso di Arianna Arado all’interno del progetto High School BasketLab. “Il sorriso e la durezza della vita. Già ora. La rabbia per il destino e la fiducia nel futuro. Il coraggio del domani e la tristezza “di ieri”. Sono le sue ferite e le sue cicatrici resistentissime. La ligure Arianna è una giocatrice che ha già imparato l’agonismo a volte crudele che può forgiare una donna. Un percorso difficile che sta affrontando con un’eleganza e un’umiltà esemplari. Un esempio per chi le sta accanto, adulti compresi. Vive il basket come compagno fedele e dal quale non accetterà tradimenti perché il suo talento e la sua “voglia” possono portarla in alto. Velocizzare i piedi, convincere il suo corpo ad essere più pronto e reattivo e quindi più facilmente al servizio di mani sensibili e una capacità di anticipazione di spessore. Arianna può essere un’ala grande moderna e intelligente, portando sul campo proprio questo due qualità che la distinguono fuori; sperando e pregando che la fortuna le arrida davvero”. Come ti sei avvicinata alla pallacanestro? “Ho iniziato a giocare a pallacanestro grazie a mio padre che da giovane lo praticava, diventando poi allenatore. Quando avevo 10 anni mi ha portata a un suo allenamento e mi ha messo tra le mani un pallone. Non so come da quel giorno mi sono ritrovata a correre per il campo”. Cosa ha in più la pallacanestro rispetto agli altri sport? “Ti mette sempre alla prova sia con te stessa che con gli altri e ti permette di crescere sotto diversi aspetti, tecnicamente e grazie alle esperienze che si possono fare durante il proprio percorso. Anche umanamente”. E ora, su cosa lavorare? “Devo lavorare molto per migliorare la rapidità di piedi, così da poter tenere in modo migliore un 1vs1. Caratterialmente devo migliorare per non abbattermi al primo errore”. Vero che in campo tendi a demoralizzarti? “Sì, è vero. Pretendo tanto da me stessa e quando commetto errori di disattenzione mi infastidisco e anche se la partita va avanti, io continuo a pensare all’errore. Questo penalizza sia me che l’intera squadra”. Cosa stai studiando? “Sto frequentando il secondo anno del Liceo Scientifico sportivo all’interno dell’Acqua Acetosa. Questa scuola mi dà la possibilità di approfondire diversi sport come la scherma, il nuoto e la pallavolo: lezioni che rendono la giornata scolastica meno faticosa”. La tua ambizione, fuori dal campo. “Migliorarmi sempre, dentro e fuori dal campo rimanendo la ragazza educata e col senso del dovere che sono ora”. Cosa ti chiede coach Lucchesi in particolare? “Giovanni mi chiede di rimanere piegata sulle gambe in difesa, di fidarmi più di me stessa e delle mie potenzialità e di andare a canestro fiduciosa del mio tiro con grinta senza abbattermi in caso di errore”. Cosa ti ha lasciato una figura come Kobe Bryant? “E’ stato un grande giocatore che ha raggiunto nel Basket ciò a cui aveva ambito grazie alla sua determina-


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