PINK BASKET N.30

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MARCELLA FILIPPI INSIDE A1 E A2 COPPE EUROPEE I RITIRI DI MACCHI E BALLARDINI NUNZIA SERRADIMIGNI LE DONNE DELL’ESTATE

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SETT 2021


SETTEMBRE 2021

SETT 2021

N.30

in questo numero 1 EDITORIALE

Non ci basta!

3 inside A1

Guerre stellari

9 MVPink 11 Focus

Le donne dell’estate

17 cover story

Marcella l’olimpica

23 inside A2

Una storia nuova

29 Primo piano

Fine di un’era

35 ORIZZONTI

Europa arriviamo!

41 storie

Romanzo sardo

45 PALLA E PSICHE

Ma devo proprio smettere?

REDAZIONE Silvia Gottardi, Manuel Beck,

Francesco Velluzzi, Eduardo Lubrano, Laura Fois, Massimo Mattacheo, Simone Fulciniti, Alice Buffoni

MVPINK Federica Pozzecco PROGETTO GRAFICO Linda Ronzoni/ Meccano Floreal

IMPAGINAZIONE Grazia Cupolillo/ Meccano Floreal

FOTO DI Marco Brioschi, Carlo Silvestri,

Laura Moltisanti, Umana Reyer/Ciamillo, Federica Senes /Dinamobasket, Virtus Bologna, Giacomo Focardi, FIBA PINK BASKET è un periodico di proprietà di Silvia Gottardi


editoriale

NON CI BASTA! DI silvia gottardi

Chi si accontenta gode, dice il proverbio. Scusate, ma io non ci sto! Parliamo dell’estate appena trascorsa. Un’estate sportiva in cui il mondo si è tinto d’azzurro: ori europei nel calcio e nella pallavolo, ori olimpici compresi quelli storici di Jacobs e Tamberi nell’atletica. L’argento di Vanessa Ferrari nella ginnastica. La finale di Berrettini a Wimbledon. E noi del basket? Per carattere tendo a vedere sempre il bicchiere mezzo pieno, ma a volte bisogna essere realisti. Noi consideriamo un grande traguardo già solo essere arrivati alle Olimpiadi, sia con la Nazionale maschile che quella femminile di 3x3. Certo, imprese bellissime che ci hanno scaldato il cuore e fatto emozionare, considerando soprattutto come sono arrivate (battendo la Serbia in casa sua per gli uomini e con un buzzer beater per il 3x3). Imprese che però, paragonate a quelle elencate sopra (e potremmo aggiungerne altre), risultano decisamente ridimensionate. In passato, lo ammetto, tendevo a vedere i successi delle altre discipline come qualcosa di negativo per il basket. Oggi il mio obiettivo ha oltrepassato i limiti del campanilismo, ed è più ambizioso: promuovere in generale lo sport per le donne e soprattutto la parità di genere nello sport. E quindi gioisco per qualsiasi oro azzurro. Però mi piacerebbe tanto che il basket femminile potesse tornare almeno ai livelli degli anni ’90, e vedere tantissime ragazze in palestra… Scusate, è più forte di me! Così come è più forte di me pensare che molto, moltissimo, dipenda dalla visibilità. Lo so che le società, grandi e piccole, in queste settimane stanno facendo un lavoro incredibile sul territorio per far ripartire le iscrizioni nelle giovanili dopo un anno e mezzo di Covid, ma... a volte sembra di combattere con una pistola ad acqua contro chi ha a disposizione dei cannoni. Dobbiamo ammetterlo, altri sport al femminile sono riusciti a far diventare alcune loro atlete dei veri e propri personaggi da copertina che spopolano sui social. E noi? Noi abbiamo Zandalasini – che ora sarà anche voce di “Diana Taurasi” alias White Mamba in Space Jam 2 – ma non basta più solo lei. Mi direte: D’Alie e compagne sono state viste dal grande pubblico delle Olimpiadi; in A1 sono arrivate nuove straniere di valore assoluto; abbiamo aumentato la presenza nelle coppe europee; gli investimenti della Virtus Bologna confermano che le società maschili entrate nel femminile fanno sul serio; l’A2 è sempre un bel serbatoio di giocatrici e di passione. Tutto vero. Ma l’ho scritto all’inizio: non vogliamo accontentarci. Direte: mancano i risultati, il movimento è in crisi da anni, c’è il Covid… Ma è proprio quando le cose vanno male che bisogna investire in pubblicità, è una legge del mercato. Quando va tutto bene si innescano meccanismi virtuosi e la visibilità viene da sé. Purtroppo, o per fortuna, viviamo in un periodo in cui l’apparenza conta. Attenzione! Non sto parlando dell’immagine senza contenuti, ma della capacità di valorizzare la sostanza, che ci deve essere ma da sola non basta a fare promozione! Allora cavalchiamola, questa apparenza/immagine: facciamo promozione, creiamo personaggi! Così arriveranno le ragazze in palestra e di conseguenza gli sponsor, e poi anche la possibilità di formare tecnici di valore, che a loro volta cresceranno campionesse. Noi di Pink, nel nostro piccolo e con tutti i problemi e le difficoltà, anche quest’anno continueremo a raccontarvi il basket femminile e le sue protagoniste, in attesa di tornare a vedere il bicchiere pieno!


FAVORITA VENEZIA, CON LO SCUDETTO CUCITO SULLA MAGLIA, PARTE DA FAVORITA ASSIEME A SCHIO E GIOCHERÀ L’EUROLEGA. IN FOTO PENNA.


inside A1

GUERRE STELLARI

LA SERIE A1 RIPARTE DALL’OPENING DAY DI MONCALIERI. LE FAVORITE SONO ANCORA VENEZIA E SCHIO, MA ATTENZIONE ALL’OUTSIDER VIRTUS BOLOGNA, CHE HA FATTO UNA CAMPAGNA ACQUISTI SONTUOSA. DIETRO, TANTE HANNO QUALITÀ ED ENTUSIASMO PER FARE BENE. LA NOSTRA ANALISI SQUADRA PER SQUADRA

Di Francesco Velluzzi

T

OP TEAMS Venezia e Schio in Eurolega. Due squa-

dre italiane nella coppa dei grandi. Che da anni è impossibile vincere. Ma noi ci siamo. La Reyer Umana Venezia, campione d’Italia e il Famila Beretta Schio che da sempre domina la scena e che in Eurolega ha sempre recitato un ruolo importante, pur fallendo l’accesso alle fasi finali. Ma proprio Schio, che, avendo ceduto scettro e scudetto di regina d’Italia a Venezia, doveva passare dai difficili preliminari, ha agguantato l’Eurolega, organizzando il preliminare nella sua tana, con lungimiranza e intelligenza, e regolando Valencia e Bourges, una dopo l’altra, non proprio due squadrette, e ha regalato un’altra stagione bellissima durante la settimana ai suoi splendidi tifosi che potranno tornare felicemente al PalaRomare. Schio ha fatto un po’ di rivoluzione, ma tenendo lo zoccolo duro, cioè quelle che in questi anni hanno dato anema e core. Cioè Giorgia Sottana, Francesca Dotto e Sandrine Gruda. Che hanno regolato le ex orange Yacoubou, Miyem e Godin, tut-

te rientrate alla base di casa. Schio ha lavorato sul futuro che era già cominciato con Keys e Andrè, ma ora c’è una chance per Costanza Verona che a Sesto San Giovanni ha dimostrato di essere da top club e Beatrice Del Pero. Quando si riprenderà, tornerà De Pretto che, però, finora non ha dato il contributo, soprattutto offensivo, che ci si aspettava. Ma ha ancora un anno di contratto. La rivoluzione del club che è da sempre la culla del movimento, grazie all’impegno passionale e familiare di Marcello Cestaro e al lavoro indefesso di Paolo De Angelis, è tecnica. Nel senso che dopo quattro anni c’è stata la separazione con Pierre Vincent. Ma il tecnico francese è stato sostituito da un altro allenatore straniero: Georgios Dikaioulakos. Tecnico greco di fama internazionale che si è portato dietro anche un vice dal suo paese, Petros Prekas. Le altre straniere, la confermata Mestdagh e le nuove Laksa, Collier e Grigalauskyte, dovranno fare la differenza nell’ambito nazionale. Per provare a riprendersi quello scudetto che ora è cu-


inside A1

cito sulla maglia dell’Umana Reyer Venezia. Per ora si è già ripresa la Supercoppa Italiana, superando all’ultimo respiro proprio le lagunari che l’avevano vinta lo scorso anno. La decide in un finale al cardiopalma Kitija Laksa, poi premiata MVP. Venezia riparte dal tecnico Romano e da una certezza di casa nostra: Francesca Pan. Verrà premiata come Mvp italiana della passata stagione. E il riconoscimento lo merita tutto. Come lo merita la passione del dirigente Roberto De Zotti, anche lui tra i premiati della stagione precedente. Insieme a Natasha Howard. Bestagno, Carangelo, Attura e Penna, più Madera sono l’asse italiano della squadra oro granata che ha dato un’immensa soddisfazione al padre-padrone e sin-

daco Luigi Brugnaro. Venezia è alla pari di Schio nella corsa al titolo che vuole difendere. Ma dovrà fare i conti con lo stress e l’impegno dell’Eurolega che non deve essere solo una vetrina, ma una sfida importante da portare avanti. I punti l’Umana li chiede soprattutto a Yvonne Anderson, l’esperienza la dà la solita Petronyte. Insomma, squadra forte, da corsa, gruppo compatto e vincente perché le italiane sono insieme da tanto, alcune nella Reyer ci sono pure cresciute, andando poi a migliorarsi. Pan e Penna su tutte, negli Stati Uniti.

OUTSIDER Se Venezia e Schio pensano di lottare per lo scudetto, non pensino però che sia soltanto una


LA SUPERCOPPA ITALIANA TORNA A SCHIO PER LA DODICESIMA VOLTA. KITIJA LAKSA MVP DELLA FINALE CONTRO VENEZIA.

corsa a due. Perchè il campionato che parte da Moncalieri, con il ritorno all’amato Opening Day, ha una nuova pretendente, e particolarmente ambiziosa. È la Virtus Segafredo Bologna che tra i maschi continua a dare delusioni e dispiaceri alla corazzata Olimpia targata Armani. Ma ora vuole imporsi pure con le donne. L’operazione di inglobare quel che era stata la simpatica banda creata dal mitico Civolani a Bologna, è stata intelligente. Ma, in perfetto stile manageriale e con un colosso come Segafredo, che nello sport investe e ci crede, la Virtus ora punta ad abbattere la dinastia di Schio e a insediarsi con Venezia al vertice. Per farlo ha chiamato in panchina un tecnico che l’esperienza l’ha fatta, e anche bene, soltanto

con i maschi, Lino Lardo. Ma che da un anno è stato scelto da Gianni Petrucci per guidare la Nazionale femminile che una guida non la trovava più. Il primo impatto all’Europeo è stato purtroppo tremendo. La nostra Italia ne è uscita malissimo, perdendo ancora una volta l’occasione per dare visibilità, importanza e credibilità a un movimento che oggi patisce la potenza del calcio. Ma Lardo, che ha sempre in casa “l’aiutino” della compagna Malì Pomilio, che “qualcosa” nel basket donne da giocatrice ha fatto, vorrà riscattare l’Europeo andato male e metterà tutta la sua energia e il suo sapere nella Virtus Bologna che non ha badato a spese. Soprattutto, riportando in Italia quella che è la stella riconosciuta del movimento e

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inside A1 ha preso il posto delle immense Macchi e Masciadri: Cecilia Zandalasini. Lei, di rientro dal Fenerbahce, dovrà dare quel qualcosa in più a una squadra che punta pure sull’esperienza e la classe di Sabrina Cinili. Allen, Turner e Dojkic sono le straniere - ma Zanda dovrà essere la vera straniera della Virtus. Barberis, Ciavarella e Battisodo le altre certezze italiche, a cui si aggiungono i centimetri di Laterza. Tassinari e Tava sono il collante e le bandiere.

PUNTANO IN ALTO Cosa dice il resto se Venezia e Schio

sono ai vertici e Bologna vuol provare a sgambettarle, prima di spodestarle? Che ci sono altri club storici che danno lustro, orgoglio e dignità al movimento. Perché partono innanzitutto dalla passione di chi gestisce. Parliamo di Ragusa e San Martino con l’impegno di Stefano Passalacqua in Sicilia e di Vittorio Giuriati in Veneto. Tifosi veri, prima che imprenditori. La Passalacqua Ragusa c’è sempre, dif-

ENTUSIASMO L’appetito vien mangiando, è il caso di

dirlo se si parla del La Molisana Campobasso che ormai è una realtà del movimento. E con Segafredo e Famila è un altro dei gruppi della grande gastronomia che si sono legati al basket femminile. Merito di Rossella Ferro che si è innamorata del basket e di Mimmo Sabatelli. Che, infatti, potrebbe essere coach a vita. Ma Campobasso, che ha puntato pure sull’Europa, dovrà migliorare i suoi risultati. Ha cambiato tantissimo, prendendo Trimboli, Nicolodi e Togliani e credendo nell’esperienza di Premasunac. Ora è il momento di far qualcosa di più. Stesso discorso che fa la Dinamo Sassari, abbinata alla squadra maschile. Stefano Sardara, che a fine stagione vorrebbe lasciare, ha raddoppiato l’impegno per non rischiare e dare ai suoi tifosi pure la vetrina dell’Eurocup. Che serve agli sponsor. In panchina c’è saldamente il bravo Antonello Restivo. La capitana è sempre Arioli. Ma con Moroni e Orazzo le

NON SOLO IL GRANDE RITORNO DI ZANDALASINI, IN QUESTA STAGIONE VEDREMO SUI NOSTRI PARQUET TANTE STRANIERE DI ALTISSIMO LIVELLO: DA COLLIER A TURNER, LUCAS, ASTOU NDOUR, Dojkic, THORNTON… ficile che possa inserirsi nella lotta per il tricolore. Ma guardiamo con il sorriso al ritorno della sfortunatissima Marzia Tagliamento che ha lavorato duro per riprendersi dopo la rottura del crociato. È lei l’icona della squadra di Gianni Recupido, come Marcella Filippi (che raccontiamo in copertina) brilla nella familiarità pane e salame del Fila San Martino di Lupari. Se tutte le ragazze che si approcciano al basket avessero la voglia di Marcella, forse avremmo delle campionesse in più. A guidarla ci sarà Lollo Serventi (al posto di Larry Abignente) che, a proposito di passione, del movimento è un dirigente honoris causa. Oltre che un bravo allenatore che, infatti, riceve il premio della Lega per il lavoro dello scorso campionato a Bologna. Lollo cercherà di inserirsi nella lotta playoff. Dove un posto di diritto spetta all’Allianz Geas Sesto San Giovanni. Che è forte, innanzitutto di un marchio prestigioso che ha deciso di rinnovare. Il Geas ha salutato Oroszova, ma ha tenuto lo zoccolo duro, a cominciare dalla intramontabile capitana Giulia Arturi che ha la stessa voglia di Filippi, ma che da anni pensa anche al futuro extra basket e ora accoglie giocatrici e amici nel suo nuovo ristorante a Milano. La squadra è buona, collaudata. La manager Edy Cavallini, che viaggia sempre in coppia con la coach straconfermata Cinzia Zanotti, ha portato nel gruppo anche i centimetri e il talento di Valeria Trucco. La pivot Ercoli è una colonna come Arturi. Il Geas può riuscire a entrare tra le prime quattro.

italiane crescono. Chiaro bisogna trovare un’altra Burke che nel torneo scorso fu capocannoniera, saprà esserlo Margaret Lucas? Il Limonta Costa Masnaga va avanti ancora col talento della straordinaria Matilde Villa. A proposito di macchine da punti, lei è sicura di garantirli. Il premio di Mvp giovane non era neanche quotabile. Giusto e scontato. USE Scotti Empoli tiene bene dal punto di vista strutturale e societario. Cioni in panchina, Narviciute in campo sono garanzie di solidità. C’è la voglia di riscatto di Sara Bocchetti che si è involuta a Battipaglia e non ha fatto il salto di qualità per ambire a una big o all’azzurro, ma ora ha più libertà e responsabilità. Squadra forse più debole di quella dello scorso anno, ma Empoli è sempre una polveriera.

CORSA SALVEZZA Broni lotta per salvarsi, come le ne-

opromosse Moncalieri e Faenza che si affacciano nel nuovo mondo con tanta freschezza. Rivedere Faenza che per una vita è stata Omsa è bellissimo. Sguaizer ha fatto un bel lavoro, Moncalieri fa da padrona di casa all’Opening, ma poi dovrà combattere. Non ha razziato il mercato di italiane a caccia di squadra, ma si basa sul suo gruppo. A volte può bastare. Lotterà per salvarsi pure Lucca che ha ringiovanito e cambiato guida, Andreoli. Ma non molla. E con lo stesso spirito di sempre va avanti. Più di una volta ha stupito tutti. Gilli e Natali hanno voglia di riscatto.


ZANDA SCEGLIE L’AMBIZIOSA VIRTUS BOLOGNA PER IL SUO RIENTRO IN ITALIA. ANCORA FERMA AI BOX PER UN INTERVENTO CHIRURGICO AL PIEDE A CUI SI È SOTTOPOSTA DOPO EUROBASKET.

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NATASHA

HOWARD STAGIONE

2020/2021 young

matilde

VILLA


BIRD & TAURASI QUASI 41 ANNI SUE E 39 DIANA, A TOKYO HANNO VINTO IL QUINTO ORO OLIMPICO CONSECUTIVO, RECORD ASSOLUTO NEGLI SPORT DI SQUADRA.


focus

Le donne dell’estate DALLA A DI ALLIEVI ALLA Z DI ZANDALASINI, LE PROTAGONISTE ITALIANE

E STRANIERE DI TRE MESI CHE HANNO REGALATO AGONISMO ED EMOZIONI (SOPRATTUTTO QUELLE OLIMPICHE) IN ABBONDANZA

Di Manuel Beck

L

e Olimpiadi, compreso il 3x3 all’esordio con l’Ita-

lia presente; l’Eurobasket iniziato bene ma finito male per le azzurre; le Nazionali giovanili con i Mondiali U19 e il Challenger U20; il circuito 3x3 Italia; e prima, tra giugno e inizio luglio, le Coppe Italiane U18 e U20 e le fasi nazionali di B. Dopo l’estate 2020 cancellata dal Covid, stavolta abbiamo avuto pane per i nostri denti. Riassumiamo tutto attraverso le protagoniste, in ordine alfabetico.

oro olimpico consecutivo, record assoluto negli sport di squadra, per la coppia perimetrale più decorata di sempre. Magari con un ruolo meno centrale che in passato, ma quando c’è da vincere, affidarsi alla quasi 41enne Sue e alla 39enne Diana è sempre una garanzia. Alla vigilia le americane sembravano meno inarrivabili che in passato. La risposta? +24 sull’Australia nei quarti, +20 sulla Serbia in semifinale, +15 sul Giappone in finale.

Vittoria Allievi Miglior giocatrice della finale di Coppa

Caitlin Clark Mvp dei Mondiali U19 in Ungheria, domi-

Italiana Under 18 a Udine: una cavalcata di Costa Masnaga, +42 in finale su S. Martino dopo aver dominato dal primo all’ultimo minuto della competizione. Il successo non entra, purtroppo, nel conto degli scudetti, ma conferma l’eccezionalità del gruppo 2003-04 della società brianzola, con le gemelle Villa, Labanca, N’Guessan, Toffali, Caloro, tutte già impiegate in A1.

Sue Bird & Diana Taurasi Le immortali di Team Usa. Quinto

nati dagli Usa in modo ancora più netto delle Olimpiadi; in finale +18 sull’Australia. Oltre a Clark, una guardia che sa portare palla e segnare con identica efficacia, si sono distinte la tiratrice Citron e la lunghissima 2003 Betts. L’oceano non si restringe…

Lorela Cubaj Non è finito bene, lo sappiamo, l’Euro-

basket dell’Italia di Lardo. Il tracollo con la Svezia rimarrà nei nostri incubi per molto tempo. Una nota


focus

SARA MADERA DAL SOGNO OLIMPICO NEGATO ALLO SCUDETTO DEL 3X3 ITALIA COL TITOLO DI MVP.

positiva, però, è stata la competitività del giovane reparto-lunghe azzurro, il nostro storico punto debole. Cubaj è stata la miglior rimbalzista azzurra; lei, André e Keys hanno 22, 22 e 23 anni: un futuro c’è.

Rae Lin D’Alie Leader, anima e funambola dell’Italia 3x3

alle Olimpiadi. Dopo il canestro decisivo al Preolimpico, la classe 1987 dal Wisconsin ha sfiorato (per un solo punto) la corona di miglior marcatrice assoluta della prima fase di Tokyo. Lei, Consolini, Rulli e Filippi hanno finito seste su otto, risultato in linea con i valori espressi dal campo; ma soprattutto, le azzurre del c.t. Capobianco hanno portato il basket 3x3 al centro dell’attenzione, con 3 passaggi tv da oltre 1 milione di spettatori su Rai2 (il basket femminile non andava sui primi canali Rai dagli Europei

2007). Abbastanza per la nostra gratitudine eterna…

Dubravka Dacic & Eva Giauro La riscossa delle torri. Quat-

tro metri abbondanti in due, potevano essere le dominatrici d’area per la Nazionale negli ultimi 15 anni; per vari motivi non lo sono state. Ma a inizio luglio si sono tolte soddisfazioni, trascinando rispettivamente Capri e Torino Teen alla promozione in A2. Per “Dubi” 43 punti e quasi altrettanti rimbalzi nelle due gare di spareggio contro Costa Masnaga; per Giauro cifre meno eclatanti ma un ruolo-cardine nel muro difensivo che ha piegato Rovigo.

Brittney Griner Domina la finale olimpica contro il

Giappone con 30 punti; aggiorna il conto delle sue schiacciate in Wnba. È talmente fuori categoria sul


piano fisico che forse non apprezziamo abbastanza l’eccezionalità delle sue gesta.

Marine Johannès Il suo canestro cruciale, in equilibrio precario, verso lo scadere del quarto di finale olimpico contro la Spagna, ha probabilmente fatto compiere alla guardia francese, da sempre una delle più spettacolari, l’ultimo passo che le mancava: essere decisiva ai massimi livelli. Per la Francia continua la “maledizione degli argenti” (quinto di fila all’Europeo di Valencia), ma il bronzo a Tokyo vale una doppietta di medaglie che non è riuscita alle altre top del continente.

Sara Madera Dal sogno olimpico negato (dopo che si era guadagnata Tokyo sul campo), per una questione di ranking insufficiente, allo scudetto del 3x3 Ita-

lia col titolo di Mvp. Il circuito Fip si è concluso l’8 agosto a Cesenatico dopo due mesi di tornei. Nello “Splash Team” campione c’erano anche Bocchetti, Boccalato e Sara Hernandez.

Rui Machida Che spettacolo! La play del Giappone è la direttrice di un’orchestra che a Tokyo conquista l’argento e fa innamorare tutti con la sua sinfonia di tagli, triple, esecuzioni ad alta velocità, mascherando mirabilmente la mancanza di centimetri. Machida è nel quintetto ideale con 10,8 assist di media (!), di cui 18 in semifinale con la Francia, il suo capolavoro. Kim Mestdagh Emblema di un Belgio spumeggiante ma sfortunato, anche se porta a casa il bronzo continentale. In semifinale all’Europeo, contro la Serbia, la tiratrice di Schio realizza il potenziale canestro della

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focus vittoria, ma l’instant replay lo dichiara a tempo scaduto. Nella partita più bella delle Olimpiadi, il quarto di finale contro il Giappone, sempre Mestdagh – dopo una prestazione da 25 punti - si prende l’ultimo tiro sul meno 1, ma lo sbaglia.

Alessandra ORSILI La regina dell’estate 2019, quando vinse

due ori europei giovanili, riprende da dove aveva lasciato, guidando l’Italia U20 di Sandro Orlando alla conquista del “Challenger” di Sofia, uno dei tornei Fiba sostitutivi degli Europei ancora in pausa. Il play del 2001, ora migrato in Spagna, segna 26 punti nel successo sul Belgio che risulterà decisivo per il primo posto.

Kelsey Plum & Stephanie Dolson Una a spaccare dal peri-

metro, l’altra a dominare in area: è la coppia d’oro (ben supportata da Young e Gray) per gli Stati Uniti nel debutto olimpico del 3x3. La scelta degli Usa è di portare

parte di un ambiente che aveva appena sofferto la retrocessione in A2 con la prima squadra.

Breanna Stewart Che sia Wnba, Eurolega o competi-

zione per nazionali, finisce sempre con la sua squadra che vince e lei Mvp. A Tokyo l’ala 27enne conquista il suo secondo oro olimpico e l’ennesimo premio di miglior giocatrice; per lei 15 punti, 10 rimbalzi e quasi 5 assist di media. Appena tornata dal Giappone ha vinto con Seattle la Commissioner’s Cup, il nuovo trofeo di metà stagione Wnba. L’Mvp? Lei. A fine estate però un infortunio l’ha tenuta fuori dai playoff.

Sonja Vasic Regina dell’Eurobasket dorato per la Ser-

bia (festeggiata in patria da 10.000 persone in piazza a Belgrado), semifinalista alle Olimpiadi dopo un’impresa sulla Cina nei quarti, e anche portabandiera del suo Paese alla cerimonia d’apertura. Se era l’ultima

Allievi Mvp Coppa Italiana Under 18; Clark Mvp dei Mondiali U19; D’Alie decisiva al Preolimpico 3x3; gli infortuni di Ronchi & Spinelli; Seka Mvp della Coppa Italiana U20; Vasic Regina di Eurobasket; Ziyu 2 metri e 26cm a 14 anni. quattro stelle del 5 vs 5 “canonico”, anziché specialiste della nuova disciplina, e funziona: in semifinale battuta la Francia, in finale il Comitato Olimpico Russo.

estate in nazionale per l’ala del 1989, difficilmente poteva essere migliore.

Sara Ronchi & Martina Spinelli I due talenti lombardi, clas-

li 3x3 Under 18 in Ungheria, vinti (pure quelli) dagli Usa. In finale contro la Spagna segna la tripla (o meglio “dupla”) della vittoria sparando direttamente da 9 metri in uscita da timeout: tabellone, canestro e mucchio selvaggio per festeggiare l’oro.

se 2003 e 2002, sono le perdite, per infortuni gravi, della nostra campagna estiva. Ronchi stava facendo bene, pur due anni sotto età, nel Challenger U20; Spinelli ancora meglio (top scorer e rimbalzista azzurra) nel Mondiale U19 terminato senza gloria per l’Italia, all’11° posto, con il rimpianto per le assenze e per un ottavo di finale perso di poco con l’Ungheria, poi giunta fino al bronzo.

Giulia Rulli La guerriera dell’Italia 3x3 a Tokyo. Un suo

corpo-a-corpo con un’avversaria giapponese, lottando a terra per la palla, è finito nella compilation dei momenti più “fun” dell’Olimpiade. Un suo canestro acrobatico, all’indietro, contro le russe, è invece tra le azioni più spettacolari. Ma soprattutto, l’ala romana ci ha messo la solita concretezza.

Sarah Ashley Seka Mvp della Coppa Italiana U20, ospitata e vinta da Battipaglia a fine giugno. L’ala del 2003 realizza 5 punti cruciali nel momento decisivo della finale contro S. Martino. Un successo festeggiato con un entusiasmo da… Coppa del mondo, da

Mikaylah Williams Classe 2005, è l’Mvp dei Mondia-

Cecilia Zandalasini Agli Europei ha fatto il suo ma non è

riuscita a portare l’Italia nelle prime 8 (e di conseguenza neanche ai Mondiali ’22); ha poi rinunciato a chiudere l’estate in Wnba. Le soddisfazioni sono arrivate fuori dal campo: “D”, settimanale femminile del quotidiano “la Repubblica”, l’ha inserita fra le “100 donne che cambiano il mondo”; e si è cimentata come doppiatrice nel nuovo Space Jam. Il potenziale del personaggio è notevole; e se vince in una grande piazza come Bologna...

Zhang Ziyu La 14enne cinese somiglia poco alla teena-

ger della porta accanto, con i suoi 2 metri e 26 (!) che hanno fatto il giro del mondo grazie a un video della sua prestazione da 42 punti e 25 rimbalzi in una finale nazionale giovanile. Troppo presto per dire quale sarà il suo futuro, ma un posto tra i personaggi dell’estate lo merita.


RUI MACHIDA HA TRASCINATO IL GIAPPONE ALL’ARGENTO OLIMPICO, FACENDO INNAMORARE TUTTI CON 10,8 ASSIST DI MEDIA A PARTITA.

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MARCELLA FILIPPI NATA A BERGAMO NEL 1985, È UNA DELLE VETERANE DELLA A1. QUEST’ANNO VESTIRÀ ANCORA LA MAGLIA DELLE LUPE.


cover story

Marcella l’olimpica UN’ICONA DELLA PALLACANESTRO FEMMINILE ITALIANA. UNA LUNGA GAVETTA CHE DALLA SERIE B L’HA PORTATA FINO ALLO SCUDETTO. E ATTRAVERSO UNA GRANDE

DETERMINAZIONE, CONDITA DA UN CONTINUO LAVORO FISICO E MENTALE, È RIUSCITA A CORONARE IL SOGNO DI PARTECIPARE ALLE OLIMPIADI NEL BASKET 3X3

Di Simone Fulciniti

L

a storia cestistica di Marcella Filippi è un vero e pro-

prio ottovolante di emozioni. Successi, sconfitte, trionfi, delusioni, certezze; paura di non farcela o di non essere all’altezza. Fantasmi questi ultimi scacciati lavorando seriamente, duramente, e sempre con la massima applicazione possibile. E non ultima, l’umiltà: carattere distintivo che le ha permesso in poche settimane di passare dalla serie B a Roseto all’Olimpiade di Tokyo per giocare nel 3x3 con la Nazionale Italiana. «Provengo da una famiglia di baskettari: prima di me ci sono stati mia sorella, mio fratello e mio papà, che era ancora in attività quando sono nata. Ha giocato fino ai miei cinque anni, e ogni volta che andavo a vederlo, nell’intervallo delle partite, ero ovviamente una di quei bambini che rotolano con la palla cercando di fare canestro. La scelta di questo sport è stata dunque naturale, nonostante mia madre volesse iscrivermi a nuoto, essendo lei stessa nuotatrice». La via, dunque, segnata fin dagli albori. «Ho

iniziato a praticare minibasket ad Albino, dove mio padre faceva il dirigente. Ricordo che mi allenavano alcune giocatrici della prima squadra: ne ero innamorata e volevo diventare come loro. Poi la società chiuse e spostarono il settore giovanile a Milano. Per me era impossibile andare avanti e indietro. Volevo rimanere a Bergamo, ma essendo tesserata non potevo giocare in altre squadre. Allora i miei genitori chiesero consiglio alla federazione. Due le soluzioni: o stavo ferma per un anno, e poi mi sarei svincolata, oppure potevo fare un altro sport. Optai per la seconda, provando pallavolo: era comodo, vicino a casa. Mi piaceva, ma mancava il livello agonistico del contatto fisico, e soprattutto la competitività coi miei fratelli. E la stagione dopo ricominciai a giocare a basket, nonostante l’allenatore della pallavolo fosse venuto sotto casa per convincermi a restare». Numerosi i tentativi di mettere il bastone tra le ruote. «Sembra stupido ma io dentro ho sempre avuto una vocina che mi diceva di proseguire. Pur essendo


cover story

super umile e poco fiduciosa nei miei mezzi. Inoltre una delle prime allenatrici suggerì a mia madre di farmi cambiare sport. Lei fu intelligente a non dirmelo. La stessa allenatrice mi ha scritto un messaggio durante le ultime Olimpiadi. Ma questa è un’altra storia».

La carriera senior comincia ad Albino in B , fino alla chia-

mata di Carugate che viaggia al piano superiore. «Anche in quel frangente qualcuno tentò di scoraggiarmi. Ma volai dritta per la mia strada: per immortalare il momento mi regalai il primo tatuaggio sulla caviglia, significativo “Keep Going”». Marcella a Carugate non gioca molto, ma approfitta della presenza di una compagna esperta come Angela Arcange-

li, olimpionica a Barcellona ’92, per allenarsi fuori orario. «Una crescita fondamentale». E poi arriva l’incontro che segna un cambio di rotta, quello con Gianluca “Larry” Abignente. «Quell’anno giocammo contro Udine. Prima della partita ero in palestra a tirare. Mancavano due ore, tiravo al buio. Quando giunse la squadra avversaria, coach Abignente mi vide e pensò: “Una pazza così non posso non averla”. Nel 2007 infatti passai con lui a Udine, per vivere il periodo che mi ha formata di più». Il debutto in A1 con indosso la maglia di Faenza arriva nel 2011. «Il primo anno tutto bene. Il secondo, per problemi del club, passai a La Spezia in A2, e riuscimmo a salire in A1. E fu il primo momento in cui il mondo del basket si è accorse di me. Ho sempre voluto ar-


3X3 FILIPPI È UNA BANDIERA DEL 3X3 ITALIANO: PER LEI TANTI ANNI CON LA MAGLIA AZZURRA E UNO STORICO ORO MONDIALE NEL 2018.

rivare in A1 meritandomela, e così è successo. Dimostrare di poterci stare era il mio obiettivo». Ma le strade con Abignente stanno per incrociarsi di nuovo. «Avevo 30 anni ed ero stata convocata dalla Nazionale A per un All Star Game, al posto di Giulia Gatti che non era potuta andare. Che dire, contentissima. Non giocai, partecipai alla gara da tre punti all’intervallo. In riscaldamento non sbagliavo mai, in gara feci schifo. Fu una grande frustrazione, volevo piangere. Ma Larry mi fece coraggio e gli chiesi di riprendermi in squadra con lui».

Ed ecco che comincia l’avventura a San Martino. «La so-

cietà aveva cambiato tutte le giocatrici. Il nostro compito era far innamorare di nuovo i tifosi legati

al recente passato. Arrivammo quarte, un grande risultato. Facemmo anche la final four di Coppa Italia a Perugia, giocando bene. La successiva ancora una stagione al top. Dovevo essere il cambio della straniera ma stavo sempre in campo». Poi la grande occasione. «Il procuratore mi disse che Schio era sulle mie tracce, e fu impossibile dire di no, soprattutto alla mia età. Mi si prospettava il sogno di fare l’Eurolega, di viaggiare. Non è stato facile. Avevo messo in preventivo di giocare meno. Ma mi allenavo poco, non ai miei ritmi, visti i tanti impegni della squadra. E questo mi creava sofferenza. Però ho avuto la possibilità di lavorare con Allie Quigley, la giocatrice più forte che abbia visto. Uno spettacolo! Vincemmo lo scudetto. Feci di tutto per essere uti-

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cover story le alla squadra: per esempio nelle trasferte infinite in Russia portavo mezza valigia di cibo italiano per far star bene le ragazze. L’emozione più grande di quell’anno fu essere in campo nel momento dell’addio di Masciadri al basket giocato, a Ragusa».

partita misi quella decisiva. Uno scoglio durissimo, data anche la stazza delle giocatrici avversarie». Infine la vittoria con la Russia. «Non ci fu gara. Eravamo fisicamente molto più pronte e toniche, loro invece distrutte. Vincemmo il titolo mondiale».

Nel frattempo era cominciata la storia d’amore col 3x3. «Già

Seguono anni complicati tra risultati deludenti e pande-

da un po’ in estate avevo iniziato a fare una serie di tornei, principalmente perché non mi piace stare ferma. Nel 2014, mi chiamarono per il mondiale a Mosca. Non avevo neppure il passaporto. Ci trovammo direttamente in aeroporto a Malpensa: con me c’erano Canova, Baldelli e Ercoli. Una stretta di mano, e via a giocare. La prima partita ci menarono, quasi non fosse basket… Da lì nacque una dipendenza: rispetto alla pallacanestro tradizionale c’era più adrenalina. Arrivammo ventesime. Nel 2016 al mondiale, con Angela Adamoli coach, ottave. Nel 2017 mondiale a Nantes, quinte, perdendo ai quarti contro l’Ungheria». Nel 2017, ad Amsterdam, ancora una sconfitta ai quarti contro la Spagna. «Fuori dal palazzetto, eravamo a pezzi. Rae D’Alie voleva

mia. Nel 2021 la nazionale 3x3 approda alle Olimpiadi di Tokio. Alle qualificazioni decisive Marcella non c’è. Tuttavia per una questione di regolamento Sara Madera non può volare in Giappone, e si apre una porta per una quarta da selezionare. «Ho passato un mese e mezzo in attesa, con un’ansia terrificante. Ho chiesto a mezzo mondo di aiutarmi nella preparazione, volevo arrivare al raduno al massimo della forma. Alla fine hanno deciso di portarmi a Tokyo». Un sogno che si avvera. E nessuna delusione per come è andata. «Le avversarie erano prontissime e preparatissime. Noi ci siamo trovate soltanto l’11 luglio al raduno, eravamo in otto. Cinque giorni di allenamento senza sapere chi sarebbe andata; il 16 siamo partite, il 15 pomeriggio ho appreso che

Non ho ancora realizzato bene la cosa, non ce la faccio a pensare di essere un’atleta OLIMPICA. Uno dei momenti più belli? La mensa. Con gli atleti di tutti i paesi, anche le star: un parco giochi. smettere, perché, a suo dire, non avremmo mai vinto nulla. Cercai di farla ragionare, le dissi che occorreva tempo. Poi passarono i campioni della Serbia, con gli stessi argomenti, la convinsero a continuare». Il 2018 un anno di grazia. «Iniziai a lavorare con un mental coach, scrivendo su un foglio i miei obiettivi». Sull’agenda ci sono le prove: a pagina 16 settembre 2018 c’è scritto “Obiettivo: essere pronta per la medaglia 3x3”. «Prima del raduno non sapevamo neppure quale fosse il roster. E alla fine abbiamo vinto. Ci siamo allenate singolarmente per circa un mese. Poi siamo partite senza la preparatrice, sei giorni prima del mondiale: Io, Ciava (Ciavarella), Rae (D’Alie) e Ruls (Rulli)». Prima delle partite il rito del Ninja «Simulavamo dei colpi per caricarci. Prima della sfida più importante, contro gli Stati Uniti imbattibili, a Ciavarella, col Ninja, uscì una spalla. Ma vincemmo, contro ogni pronostico». Una partita perfetta preparata nei minimi dettagli da coach Adamoli «durante le riunioni in camera d’albergo, disegnando gli schemi col pennarello su uno specchio. Siamo state impeccabili, non ci credevamo neppure noi». Poi è arriva la corazzata Cinese, ed è proprio una bomba a fine supplementare di Filippi a fare la differenza. «Dopo aver sbagliato per tutta la

toccava a me. Siamo andate in 4, sarebbe stato più opportuno essere in 6. Ma è stato meraviglioso lo stesso. Nel momento della selezione sono scoppiata a piangere, di felicità e orgoglio. Non è stato facile con Sara Madera, che si meritava di essere dentro. Quando l’ho abbracciata, prima di partire, avrei voluto inglobarla, ci sarebbe servita tantissimo».

Un’esperienza indimenticabile. «Ancora oggi nessuna di

noi ha realizzato bene la cosa. Non ce la faccio a pensare di essere un’atleta olimpica. Uno dei momenti più belli? La mensa. Con gli atleti di tutti i paesi, anche le star: un parco giochi. Un periodo unico e irripetibile, il più bello della mia vita». Ma adesso lo sguardo è rivolto al presente che si chiama ancora San Martino di Lupari. «Saremo una sorpresa, vogliamo crescere divertendoci… Ingredienti perfetti per una buona ricetta. Ci sono ottime giovani ed un bravo coach» E il futuro? «Mi piacerebbe aprire un’attività mia che mi tenga in mezzo alle persone, un locale, bistrot, bed and breakfast a Padova. La mia idea sarebbe anche fare tutti i corsi possibili per rimanere nel mondo del basket. Prepararmi mentre sono ancora in attività». Con serenità. «Non mi spaventa il dopo, sono abituata a lavorare».


TOKYO 2021 ALLE OLIMPIADI L’ITALIA SI È CLASSIFICATA SESTA CON 2W E 6L, QUI MARCELLA IN CAMPO CONTRO LA MONGOLIA.

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Una storia nuova TANTI CAMBIAMENTI PER LE 28 SQUADRE DEL SECONDO CAMPIONATO NAZIONALE, CHE VOGLIONO LASCIARSI ALLE SPALLE LE DUE STAGIONI SEGNATE DAL COVID E GODERSI INSIEME AL PUBBLICO I CLASSICI DUELLI TRA STELLE ITALIANE DELLA CATEGORIA, STRANIERE DA SCOPRIRE E GIOVANI DA LANCIARE. I NOSTRI PRONOSTICI

di manuel beck

L

a traversata del deserto è stata lunga, ma si comincia a in-

travedere la terra promessa di una stagione normale. La meritano società e giocatrici di A2, dopo aver resistito alle due annate sotto la disgraziata stella del Covid. Che non ha impedito, nel 2020/21, di dare vita a un campionato vibrante (vinto da Moncalieri e Faenza) e a ben due Coppe Italia (entrambe di Crema). Ma senza pubblico sugli spalti, tranne le primissime settimane e le finali; un’ottantina di partite rinviate; e un’apprensione costante che la situazione tornasse a precipitare. Adesso però guardiamo avanti. L’estate consente un moderato ottimismo, sia sul piano sanitario (mentre scriviamo, si prospetta l’innalzamento delle presenze nei palazzetti dal 35% al 50% della capienza) sia su quello della… salute delle società. Almeno a giudicare dal fatto che le 28 squadre aventi diritto hanno tutte confermato la partecipazione, tranne Sarcedo che ha scambiato il suo titolo con quello di B di Treviso. Nessun ripescaggio; sono sette le novità rispetto alla

passata stagione: le retrocesse dall’A1 Battipaglia e Vigarano, le vincitrici dei playoff nazionali di B (Torino Teen, Savona, Matelica e Capri) e appunto la subentrante Treviso. La formula è la stessa dello scorso anno: le prime 8 di ogni girone vanno ai playoff (senza incroci tra i due gruppi); la nona si salva direttamente; l’ultima retrocede subito; dalla decima alla tredicesima vanno ai playout, dove chi perde due turni è condannata. Nelle prossime pagine i dettagli sulle squadre (notizie aggiornate al 28 settembre) e i nostri pronostici. In entrambi i gironi abbiamo diviso le squadre in quattro fasce; avvertenza: nell’ultima, l’ordine è alfabetico perché non vogliamo “battezzare” nessuna come fanale di coda. Lo dirà il campo. Ricordiamo intanto i premi di Lega per il 2020/21: Alice Nori (Crema-giocatrice Nord), Marta Rossini (Firenze-giocatrice Sud), Diego Sguaizer (Faenza-allenatore), Franz Pinotti (Milano-dirigente).


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GIRONE NORD // Pole position d’obbligo per Crema. Cambiate ma molto competitive Milano, Castelnuovo e Alpo. Tornano dal Sud, per fare bene, Brescia e Pall. Bolzano. Puntano a confermarsi Udine e Vicenza FAVORITA Crema (all. Diamanti, nuovo) – La perenne re-

gina di Coppa Italia vuole sfatare il tabù-promozione e ha tutto per riuscirci: coach di primissimo livello, eccellente nucleo collaudato (Nori, Caccialanza, Capoferri, Rizzi, Pappalardo e, in recupero da infortunio, Melchiori) e un poker d’innesti di lusso: la regina del 3x3 D’Alie, la lunga lettone Vente, le giovani Conte e Leonardi.

PIANI ALTI Milano (Pinotti, conf.) – Dopo la finale raggiun-

ta oltre ogni pronostico, ha cambiato più del previsto (rimaste solo Beretta, Novati e Guarneri fra le senior) ma è andata forte sul mercato: se lo scorso anno il punto debole era la regia, ora invece è attrezzatissima, con le play-realizzatrici Madonna e Viviani, più Laube da Albino. Prese anche la tiratrice Penz e la lunga serba Vida. Castelnuovo (Zara, conf.) – Partenze importanti ma arrivi non da meno: l’olimpica del 3x3 Rulli; la realizzatrice De Pasquale; la regista Bonasia. Completa nei ruoli con le conferme di Bonvecchio, Claudia Colli, Valentina Gatti e l’emergente D’Angelo. Alla sua seconda stagione da coach, Francesca Zara può andare oltre il 1° turno di playoff raggiunto nel 2021. Alpo (Soave, conf.) – Cambia pelle dopo anni di presenza fissa ai vertici cui è mancato il grande acuto: sono rimaste solo Vitari e Mancinelli fra le “senior”. Buoni inserimenti in tutti i ruoli: Packovski, Marangoni e la giovane Rosignoli (da S. Martino) sul perimetro; Diene e Soglia nei pressi dell’area (era giunta anche Nasraoui ma ha salutato per l’A1 di Broni). Può confermarsi fra le prime 4.

LOTTA PLAYOFF Brescia (S. Zanardi, conf.) – Lo scorso

anno, al Sud, ha stupito tutti; punta a restare almeno in zona-playoff con la torre francese Turmel, il trio De Cristofaro-Bonomi-Rainis nella sua piena maturità, i nuovi arrivi Scarsi, Gregori e Celani. Ma la più attesa è ancora Carlotta Zanardi, la 2005 che gioca con la completezza tecnica e la personalità di una veterana. Udine (Riga, nuovo) – Rispetto all’ottima annata scorsa (finale di Coppa Italia, ai vertici in stagione regolare), ha perso la leader Peresson e non solo; ha però inserito elementi di qualità come Missanelli, Mosetti e la croata Molnar, affidando a un coach di spessore come Massimo Riga il compito di assemblarle con Pontoni, Da Pozzo e le varie giovani tra cui la 2004 Blasigh. A livello societario si è unita all’Apu Udine maschile formando Women Apu. Vicenza (Sinigaglia, conf.) – Non pochi cambiamenti dopo la sorprendente semifinale dello scorso anno: è arrivata dall’A1 la coppia di play ex-S. Martino, Tonello-Fietta;

e sotto canestro Sturma e Chrysanthidou. Tra le conferme Monaco, Tagliapietra, la realizzatrice Villarruel e la giovane lunga Mioni emersa nel finale della passata stagione. Pall. Bolzano (Pezzi, conf.) – Di ritorno dal Sud, dove si è salvata ai playout, ha tante novità che ne alzano le ambizioni. Accanto alla confermata regista olandese Kuijt, il colpo grosso è la fromboliera Miccio; altri nomi nuovi di qualità sono Santarelli, Botteghi e la riattivata regista ex-A1 Chiara Rossi; interessante in prospettiva la 2002 Pellegrini dal Geas. Mantova (Purrone, conf.) – Lo scorso anno fece un’ottima andata, finì in calando ma con la salvezza diretta: quasi immutato il gruppo, con le esperte Monica e Florencia Llorente come riferimenti principali, e tante giocatrici poco celebrate ma molto funzionali. Il nuovo arrivo di spessore, o meglio ritorno, visto che iniziò le giovanili qui, è Giulia Togliani.

LOTTA SALVEZZA BC Bolzano (Sacchi, conf.) – Ha un cre-

dito con la sorte, considerata la catena di guai (Covid, infortuni) che l’hanno relegata ai playout nella passata stagione. Ha conservato il nucleo con Fall, Servillo, Cremona e, tra le altre, la giovane lunga Iob, con inserimenti non squillanti ma calibrati: Vella, Assentato, Alessia Egwoh e la svedese Ovner. Carugate (Cesari, conf.) – Dopo aver raddrizzato nei playout una stagione sofferta, scommette ancora sulla valorizzazione di giovani (le novità Lavezzi, Faroni, Nespoli, più quelle già in casa) e la maturità raggiunta da Laura Meroni e Grassia, chiamate a supportare l’asse formato da Diotti, Canova e la lunga finlandese Tulonen. Ponzano (Zimerle, nuova) – Volta pagina dopo la salvezza all’ultimo turno di playout: si “corazza” sotto canestro con l’olandese Van der Kejil, la 2003 Sekulic dalla Reyer (entrambe quasi 2 metri) e Gobbo; presa anche Brunelli; poche le conferme (Viviana Giordano, Carraro, Rescifina, Bianchi). Il tutto affidato ad Anna Zimerle che si è fatta apprezzare a Sarcedo. Torino Teen Venaria (Corrado, conf.) – La neopromossa ha un nucleo giovane ma con riferimenti sicuri sotto canestro: la torre del campionato Giauro e la neo-arrivata Salvini. Fra gli altri arrivi, il play lituano Kraujunaite e la lunga Carolina Colli, di ritorno dai college Usa. Treviso (Martinello, nuova) – Molto attiva sul mercato per attrezzarsi dopo l’acquisizione dei diritti: Degiovanni, Beraldo, Battilotti, Zagni e la lunga slovacca Moravcikova tra i rinforzi affidati alla guida di Silvia Martinello. Ha fatto un buon precampionato; può sorprendere.


TAY MADONNA GIOCATRICE DI ASSOLUTO LIVELLO, HA CHIUSO LA SCORSA STAGIONE A CASTELNUOVO CON 11,4PT E 3 ASSIST DI MEDIA. COLPO DI MERCATO PER IL SANGA, CHE PUNTA IN ALTO.

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EMILIA BOVE ARRIVA NELL’AMBIZIOSA GALLI VALDARNO, DI CUI SARÀ CAPITANA, DOPO TRE STAGIONI A CAMPOBASSO.


GIRONE SUD // Valdarno rifondata ma di lusso. La continuità di Umbertide e (in parte) di Selargius. Il nuovo corso delle retrocesse Vigarano e Battipaglia. Capri la più attrezzata fra le neopromosse FAVORITA S.G. Valdarno (Matassini, nuovo) – Ha liqui-

dato il gruppo arrivato a una vittoria dall’A1 (tranne Isabella Olajide e la giovane Parolai) e ne ha costruito uno altrettanto forte, se non di più: Vespignani, Ramò, Bove, Tibè, Lazzaro, le giovani Laura Gatti e Alice Milani, la guardia estone Pulk. L’incognita è la “chimica”; ma molte rivali si trovano nella stessa situazione, e coach Matassini merita credito dopo il buon lavoro a Udine.

PIANI ALTI Umbertide (Staccini, conf.) – Ha il vantaggio

della continuità. Un gruppo che ha già fatto molto bene – con Pompei, Kotnis, Paolocci, Moriconi, Stroscio, Baldi e la rientrante da infortunio Giudice – può fare ancora meglio, cioè inseguire il vertice, anche grazie ai nuovi acquisti Cabrini e Beatrice Olajide. Selargius (Fioretto, conf.) – Viene dal miglior risultato della sua storia (semifinale); qualche perdita importante c’è stata, ma Rosellini e Zitkova sono buoni innesti nel settore play-guardie, mentre sotto canestro rimane solida con El Habbab e Cutrupi, più Ceccarelli a cucire i reparti. La componente sarda, guidata da Mura, sa rendersi utile. Vigarano (M. Borghi, nuovo) – Roster rifondato dopo la retrocessione: delle senior è rimasta solo Sorrentino. Gli arrivi però sono di qualità: la veterana Sarni, le solide Coser e Perini, la tiratrice croata Cicic, giovani interessanti come Nezaj, Capra e Olodo. Panchina affidata a Massimo Borghi che ha portato Mantova a risultati sorprendenti prima del divorzio anticipato.

LOTTA PLAYOFF Capri (Falbo, conf.) – Neopromossa con

nomi importanti: su tutti Dacic che pur a 36 anni può ancora dominare per stazza e tecnica; poi le navigatissime Rios e Maggi (non più David che è in maternità) e i nuovi arrivi: il play azzurro 2002 Bovenzi, il duo Boccalato-Manfrè da Patti, la giovane Martines. Cus Cagliari (Xaxa, conf.) – Salvezza all’ultimo respiro lo scorso anno, tra guai di Covid e d’infortuni; ci sono le premesse per fare meglio. Stabilità nell’organico, con Striulli che se torna in salute sarà la solita leader; e poi Ljubenovic, Caldaro, Prosperi tra gli altri punti di riferimento. Le novità sono il play Cecili e l’ala Gagliano. Tra le emergenti la 2001 Saias. Firenze (Corsini, conf.) – Nella scorsa stagione, da neopromossa, è stata a lungo in zona-playoff, fermandosi poi alla salvezza diretta. Marta Rossini è attesa a confermare i suoi numeri da “mvp” del girone, così come Poggio e Scarpato a progredire ulteriormente; ha preso due giocatrici valide come De Cassan e Reani; al mo-

mento è senza straniera, non avendo sostituito la colonna Pochobradska. La Spezia (Corsolini, conf.) – Tabula (quasi) rasa dopo un’annata altalenante, pur raggiungendo i playoff: delle giocatrici principali è rimasta solo Templari. Tra i tanti arrivi, l’ala canadese Cerino, Zolfanelli e un bel ventaglio di “millennials”: Castellani, Colognesi, Serpellini, N’Guessan, Pini. Se la miscela funziona è un gruppo interessante. Patti (Buzzanca, conf.) – Del gruppo che ha raggiunto la semifinale da neopromossa è rimasta solo Marta Verona. Dei tanti nuovi arrivi, la più esperta e blasonata è Milica Micovic; le altre, a parte Mandelli e la lunga greca Gerosteorgiou, sono “millennials”. A Mara Buzzanca il compito di plasmare questo materiale eterogeneo in una squadra competitiva.

LOTTA SALVEZZA Battipaglia (all. Maslarinos, nuovo) –

Gruppo rifondato dopo la discesa dall’A1: a parte la veterana Potolicchio, punta sulle ragazze che hanno vinto la Coppa Italiana U20 (Seka, Dione, Logoh e compagne), con l’aggiunta della pluriscudettata giovanile Coffau e della realizzatrice 2004 Milani dal Geas. Sfida stimolante, affidata al greco Maslarinos. Civitanova (Paciucci, nuovo) – Ogni anno si tende a sottovalutarla, guardando più ai nomi che al carattere che poi puntualmente dimostra. Ci aspettiamo che vada ancora così. Fra le senior sono rimaste solo Paoletti e Bocola; i nuovi arrivi sono la guardia portoghese Gonçalves, la lunga azzurra 2001 Savatteri e la coetanea Perrotti, oltre al ritorno di Trobbiani. Matelica (Cutugno, conf.) – Dopo la sorprendente promozione dalla B, ha mantenuto intatto il gruppo guidato da Debora Gonzalez e dal rinforzo primaverile Gramaccioni (con Takrou, Franciolini, Ardito e compagne). Ha inserito due giovani: la lunga Pallotta che ha assaggiato minuti di A1 a Lucca e l’ala Michelini dal S. Raffaele Roma. Nico P. Buggianese (Nieddu, nuovo) – La collaborazione con Lucca ha fatto salire in A1 coach Andreoli e il duo Gianolla-Frustaci. Delle principali giocatrici dello scorso anno (chiuso al 1° turno di playoff) sono rimaste solo le play Nerini e Giglio Tos; tra gli arrivi, tutti giovani, la lunga slovena Saric e il trio Bacchini (dall’Ncaa), Giangrasso e Mattera. Amatori Savona (Dagliano, conf.) – Ha tenuto la maggior parte del gruppo della promozione (Paleari, Picasso, Sansalone e compagne), che ha dimostrato carattere nel ribaltare in trasferta la serie finale contro Puianello, inserendo Lucrezia Zanetti – già in A2 a Savona ma con la Cestistica – e il centro bulgaro Tyutyundzhieva.

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CHICCA MACCHI VARESINA, CLASSE ’79, È UNA DELLE GIOCATRICI PIÙ VINCENTI DELLA PALLACANESTRO ITALIANA: 9 SCUDETTI, 8 COPPE ITALIA, 11 SUPERCOPPE, 1 EUROCUP.


primo piano

FINE DI UN’ERA

DUE GRANDI RITIRI HANNO SEGNATO L’ESTATE DELLA PALLACANESTRO FEMMINILE ITALIANA: LAURA MACCHI E SIMONA BALLARDINI. DUE STORIE SIMILI PER CAPACITÀ DI EMOZIONARE E IMPATTO MEDIATICO. DUE CARRIERE DA RACCONTARE, DA RIPERCORRERE E DA RICORDARE PER SEMPRE

Di Massimo Mattacheo

C

arriere leggendarie, costellate da grandi successi:

sono numerosi i fuoriclasse del mondo della pallacanestro che hanno lasciato un segno indelebile nel nostro amato sport. Il basket mondiale è ricco di atleti che hanno segnato epoche e poi si sono ritirati dopo avere vinto tutto il vincibile. L’ultimo, in ordine di tempo, è stato Vassilis Spanoulis, che a 39 anni ha deciso di lasciare l’Olympiacos dopo averlo reso una delle corazzate europee più importanti dell’ultimo decennio. Capace di salire in cattedra nei momenti clou, Kill Bill è stato il giocatore forse più rappresentativo della storia recente di EuroLeague Basketball. Anche la pallacanestro femminile italiana non è stata da meno, perché in questa calda estate hanno annunciato il ritiro le ultime due grandi rappresentanti del movimento degli ultimi venti anni: Laura “Chicca” Macchi e Simona Ballardini. Entrambe, dopo oltre due decenni ai massimi livelli hanno deciso di terminare le rispettive carriere non abbandonando

però il basket e sapendosi ritagliare fin da subito un nuovo ruolo. Inedito per Chicca, quasi naturale per Simona. Iniziamo il viaggio nella loro “nuova” vita, attraverso le parole, le emozioni e i ricordi di quello che è stato il percorso che hanno compiuto e che hanno idealmente condiviso con tutti i tifosi delle squadre in cui hanno giocato e, più in generale, di tutti gli appassionati della pallacanestro.

Laura Macchi ha annunciato il ritiro alcune settimane

fa con una lettera, dopo una carriera costellata di vittorie e di momenti emozionanti. Chicca, ferma da un anno, non aveva mai comunicato finora “una decisione che in realtà avevo preso già da tempo. Ancora una settimana prima del mio annuncio, una squadra di Serie A1 mi aveva fatto una proposta per tornare in campo, ma ho preferito declinarla in quanto non ritenevo ci fossero le condizioni per un rientro sul parquet. Dopo un anno di assenza dai campi, per rispetto soprattutto di me stessa e anche


primo piano degli addetti ai lavori, ho voluto ufficialmente comunicare la mia decisione”.

Oltre vent’anni ai massimi livelli, di cui molti trascorsi

con la canotta di Schio, la squadra che ha dominato la scena nazionale degli ultimi 15 anni, hanno reso la carriera di Macchi quasi un unicum nello scenario italiano. Modello di professionalità abbinata a un talento naturale, Laura aprendo il suo libro dei ricordi individua tanti momenti belli, come “la parentesi in WNBA, la vittoria dell’EuroCup Women nel mio primo anno a Schio, che è terminato con il triplete di successi. Senza dimenticare, per arrivare a un periodo più recente, il canestro decisivo per lo Scudetto in Gara 5 contro Ragusa nel 2015”. Tanti i successi di una carriera probabilmente irripetibile, in cui non sono comunque mancati i mo-

Già, il basket maschile. Un mondo per certi versi nuo-

vo per Macchi, che è stata assoluta protagonista nel femminile per oltre due decenni ma che ora si rimette in gioco. “Sto studiando molto – il suo commento – per farmi trovare più pronta possibile a questa nuova avventura. Sarà la prima volta che commenterò partite di Serie A maschile, per me è uno stimolo e un orgoglio davvero grande potermi cimentare in questo nuovo ruolo”. L’altro grande ritiro che ha segnato la calda estate della pallacanestro italiana, capace di tornare in auge con la Nazionale maschile e il 3x3 Femminile, è stato quello di Simona Ballardini, ultima grande fuoriclasse della generazione che ha segnato in mondo indelebile i primi venti anni del nuovo millennio. Una scelta pensata e ponderata, la sua,

Macchi e Ballardini hanno saputo scrivere davvero un pezzo di storia del nostro basket. E anche ora, con ruoli diversi, potranno continuare a vivere da protagoniste lo sport che più hanno amato. menti dolorosi, dovuti alle sconfitte. Tra queste Chicca ricorda “le sconfitte contro Taranto in finale Scudetto e quella contro Lucca nel 2017”.

La pallacanestro è stato il grande amore della fuoriclas-

se varesina, che per oltre vent’anni ha emozionato e scaldato i cuori di tutti gli appassionati della pallacanestro. Un amore diventato una vera e propria professione, resa possibile grazie all’impegno profuso in allenamento e nelle partite. E da una vera e propria vocazione, come racconta la giocatrice classe ’79: “Ho sempre voluto giocare a basket nella mia vita, mi sono impegnata e ho lavorato molto per fare sì che diventasse il mio lavoro. Sono felice di quanto sono riuscita a fare nel corso degli anni”. Modello per molte generazioni di giovani giocatrici, che a lei si sono ispirate sognando un giorno di potere ripetere le sue gesta, Macchi schiaccia il tasto rewind e dà consigli alla se stessa di vent’anni più giovane, alle prime esperienze da senior: “Sicuramente le direi di andare ancora di più per la sua strada, seguire il suo istinto e lavorare molto e duramente per raggiungere i traguardi che si prefigge”. Smessi i panni della giocatrice, Chicca è rimasta nel mondo della pallacanestro con un nuovo ruolo. Quello della commentatrice, “una avventura nuova e affascinante, che sono felice di fare. Avere avuto l’occasione con Sky ed Eurosport nel corso di questa estate mi ha resa orgogliosa, ora mi stimola molto la possibilità di commentare la pallacanestro maschile”.

arrivata dopo la vittoria del campionato di A2 con Faenza, la sua città natale. La sceneggiatura ideale per la perfetta uscita di scena dal campo di gioco. A confermarlo è proprio Simona, che sostiene come “finire la mia carriera riportando la squadra della mia città dove le compete è stato qualcosa di bellissimo. Avevo già deciso che sarebbe stato il mio ultimo anno, nonostante la società mi avesse lasciato carta bianca sul mio futuro. Aggiungo che mi sarebbe davvero spiaciuto terminare il mio percorso senza potermi godere il calore dei tifosi, per cui essere arrivate a giocare il turno decisivo dei playoff mi ha regalato davvero il finale perfetto”.

Le scarpe appese al chiodo al momento giusto, dopo

vent’anni al massimo livello in cui Ballardini è stata un punto di riferimento per tutte le sue compagne di squadra. Alla base della sua decisione anche la volontà di essere ricordata come una giocatrice importante per la squadra, capace di incidere sulle partite e nel corso della settimana, in allenamento. Con un ruolo che si è evoluto nel corso degli anni, soprattutto nella parte finale della carriera, in cui la giocatrice numero 8 di Faenza è stata “protagonista in modo diverso rispetto al passato. Ho accettato e sono stata davvero felice di ritagliarmi un ruolo nuovo, in cui non avevo più la necessità di essere la migliore realizzatrice della mia squadra”. Da grande leader, infatti, ha sapientemente guidato la crescita del sodalizio faentino, che negli ulti-


SIMONA BALLARDINI FAENTINA, CLASSE ’81, ANCHE PER SIMO UNA CARRIERA AD ALTISSIMI LIVELLI: 1 SCUDETTO, 2 COPPE ITALIA, 2 COPPE RONCHETTI, UN ARGENTO ED UN ORO AI GIOCHI DEL MEDITERRANEO CON LA MAGLIA DELLA NAZIONALE.

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primo piano

mi anni si è imposto come una delle più belle realtà dell’intero campionato di Serie A2. Dopo avere sfiorato più volte la promozione nella massima serie, e dopo l’interruzione della stagione 2019/20 a causa del Covid-19, l’E-Work Faenza ha nuovamente rilanciato le proprie ambizioni coronando un percorso di diversi anni con il risultato più bello. Reso possibile dalla crescita della squadra, aspetto che ha reso davvero felice Simona “perché sono stata un riferimento per le giovani, che hanno fatto progressi importanti. Sono stata accanto a loro sia quando

c’era da complimentarmi sia quando serviva correggerle. Vedere le mie compagne crescere è davvero per me motivo di grande orgoglio, non potevo desiderare di meglio per gli ultimi anni della mia avventura da giocatrice”.

Ora per Ballardini un nuovo ruolo, quello di Team Manager della squadra: un modo per potere essere nuovamente a contatto con le sue ex compagne nell’avventura in Serie A1 che scatterà a inizio ottobre con il ritorno dell’Opening Day, a Moncalieri. Una scelta quasi na-


FAENZA IN A1 A 40 ANNI SIMONA BALLARDINI HA TRASCINATO LA SUA FAENZA IN A1 E ORA, APPESE LE SCARPE AL CHIODO, NE È TEAM MANAGER.

turale per lei, che per arrivare a essere una delle giocatrici più importanti e iconiche dell’ultimo ventennio ha dovuto compiere notevoli sacrifici privandosi “di alcune cose nel corso della vita per potere fare ciò che più ho amato. Ne sono sempre stata consapevole e lo ho accettato, perché nei miei sogni c’è sempre stato quello di fare della pallacanestro il mio lavoro”.

Esattamente come Chicca Macchi, con cui è stata avversaria di tante sfide emozionanti che hanno segnato la storia recente della pallacanestro femminile ita-

liana. E che, come lei, ha saputo dire basta nel momento giusto. Ponendo fine a una carriera che ha emozionato e appassionato migliaia di ragazze che hanno trovato nelle due giocatrici dei modelli di riferimento per leadership, talento e carisma. Perché Macchi e Ballardini hanno saputo scrivere davvero un pezzo di storia del nostro basket. E anche ora, con ruoli diversi, potranno continuare a vivere da protagoniste lo sport che più hanno amato. Con la consapevolezza di essere davvero personaggi iconici per tutti gli appassionati.

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EUROLEAGUE PASS SCHIO FESTEGGIA L’ACCESSO ALL’EUROLEGA DOPO AVER REGOLATO CON PERSONALITÀ VALENCIA E BOURGES SUL SUO CAMPO.


ORIZZONTI

EUROPA ARRIVIAMO! GIOCARE IN EUROPA NON È SOLO MOTIVO DI ORGOGLIO, MA OFFRE LA POSSIBILITÀ

DI COMPETERE AD UN LIVELLO SUPERIORE E CRESCERE. QUEST’ANNO AVREMO BEN 4 SQUADRE ITALIANE NELLE COPPE, ERA DA ANNI CHE NON NE AVEVAMO COSÌ TANTE: VI RACCONTIAMO COSA CI ASPETTA IN EUROPA

DI EDUARDO LUBRANO

L’

estate della pallacanestro femminile non è andata bene.

La Nazionale maggiore agli Europei e la Nazionale Under 19 ai Mondiali non hanno brillato, sia pure con motivazioni ed attenuanti molto diverse. L’autunno invece si apre con buone notizie: 4 squadre italiane parteciperanno alle due Coppe europee più importanti. Umana Reyer Venezia e Famila Beretta Schio giocheranno l’Euroleague, Virtus Segafredo Bologna e Dinamo Sassari la Eurocup. La Molisana Campobasso purtroppo viene eliminata nelle qualificazioni da Lugo, ma comunque questa presenza massiccia in Europa è un evento che non accadeva da anni, almeno 20.

Gli ultimi successi in queste competizioni, ahinoi risalgono

a tempi lontani: in Euroleague parliamo del 1995, fu la Pool Comense a portarsi a casa il trofeo. Nella Eurocup, ex Coppa Ronchetti, fu Schio a trionfare nel 2008 ma almeno la Reyer ha fatto due finali recenti nel 2018 e nel 2021, entrambe perse, l’ultima in par-

ticolare all’ultimo secondo nel vero senso della parola con un’azione che grida ancora vendetta.

Erano – gli anni ’80 e ’90 – quelli in cui dominavamo tanto a

livello di partecipazione quanto di successi o di secondi posti con Cesena, Vicenza, Priolo, Parma, Milano, Como per non dire della prima vittoria in assoluto della Coppa Campioni, del Geas nel 1978. Oggi ci riproviamo pur sapendo che la concorrenza è aumentata ed è fortissima. E c’è anche un po’ di amarcord perché la Team Manager della formazione spagnola di Lugo, recentissima avversaria di Campobasso, è una certa…Catarina Pollini, che da vent’anni si è trasferita lì. “Siamo curiosi di affrontare l’Eurocup perché per la nostra società - dice la zarina a Pink Basket – è la prima volta dunque non sappiamo quasi nulla di come ci comporteremo in questo contesto così diverso dal campionato. Abbiamo un allenatore molto esperto a livello europeo ed una squadra che è un misto di gioventù ed esperienza. Molto nuova, abbiamo cambiato


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metà squadra ed anche questo è qualcosa che ci mette curiosità”.

Pollini però di Coppe europee è una esperta, a dir poco: ha vin-

to 7 volte la Coppa Campioni/Eurolega, 1 volta proprio la Ronchetti. “Ma è molto diverso. Oggi c’è una fisicità maggiore e più distribuita su tante ragazze, maggiore velocità media nel gioco. Noi lavoriamo molto sui fondamentali e sulla rapidità nell’esecuzione del gioco. Qui è tutto molto diverso perché molte squadre femminili sono parte dello stesso club maschile, i che rende tutto più facile, le giovani giocano un po’ di più

in media e questo le fa crescere. E c’è molto interesse. Per dire: prima del Covid a Valencia c’erano circa 6 mila persone a seguire la squadra femminile”. Occasione troppo ghiotta per chiedere a Cata se Zandalasini è la nuova Pollini. La sua risposta è come lei, da leggenda, umile ma consapevole: “Me lo auguro. Per lei e per il basket italiano, vorrebbe dire che abbiamo trovato un’altra giocatrice fortissima”. Detto che a Lugo gioca da quest’anno uno dei nostri prospetti migliori, Alessandra Orsili (“è brava e si allena molto bene” dice di lei Pollini) ecco che il panorama della Eurocup si presenta per le nostre squadre


LA DINAMO SASSARI OTTIENE IL PASS PER LA SUA PRIMA EUROCUP: MAGGIE LUCAS SUBITO IN MOSTRA CON 66 PT IN DUE PARTITE

impegnativo, iniziando dal primo impegno della Virtus Bologna che il 14 ottobre in casa se la vedrà con le spagnole del Loritek Gernika e poi con le francesi del Flammes e del Rochee Vendee, con le quali formano il Gruppo H. Le spagnole di Gernika sono al numero 24 del ranking Fiba in Europa, ma soprattutto hanno maggiore esperienza delle bolognesi, fatto salvo che nella formazione felsinea ci sono atlete che le coppe le hanno praticate con frequenza come Zandalasini, Cinili, e qualche straniera. Ed il coach Lino Lardo con la Nazionale in estate ha avuto un primo assaggio della pallacanestro femminile in Europa.

Campobasso non passa il turno di qualificazione, ma nella

città Molisana l’arrivo di Lugo per la prima partita di spareggio è stata una festa. Mimmo Sabatelli, coach della Magnolia: “È stato un orgoglio immenso. Siamo contenti e consapevoli, nonostante l’eliminazione questa è stata un’occasione di crescita. Anche per me che sono una persona che si mette sempre in discussione e che cerca di “rubare” il più possibile con gli occhi. Abbiamo cambiato un po’ la squadra quest’anno, lasciando andare le senior e puntando forte sulle giovani che rappresentano il futuro e prendendo le straniere che volevamo e potevamo. Abbiamo affron-

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ORIZZONTI tato l’Europa con leggerezza, come giusto che fosse, ma dobbiamo fare ancora tanto lavoro. Come giocheremo? Tanta difesa e tanta corsa”. Tanta difesa e tanta corsa che però hanno messo in campo nella gara di ritorno soprattutto le spagnole di Lugo, mettendo subito un divario importante tra loro e le molisane (all’andata era finita 65 a 64 per Campobasso) senza che queste ultime riuscissero mai a ridurlo. Finisce 66 a 55 e passa il turno Lugo, per completare il Gruppo I con Valencia (detentrice del titolo) e le due formazioni belghe di Kangoeroes e Namur.

Prima volta anche per Sassari, dove l’Eurocup viene vista

come un riconoscimento al lavoro fatto in questi anni dalla società, dall’anno scorso anche nel femminile. Dice coach Antonello Restivo: “L’entusiasmo è pari a quello dell’anno scorso ma allora non si sapeva bene cosa fosse la Dinamo femminile. Oggi c’è consapevolezza e l’Europa per noi è motivo di festa e serenità, sappiamo che il nostro percorso è appena iniziato. Ci aspettiamo di tutto da questa Coppa: ritmo (ma lo vogliamo imporre anche noi), motivazioni (ma quelle le abbiamo che noi); difese a

Ed ecco l’Eurolega nella quale Schio si è guadagnata il di-

ritto di entrare nel Gruppo B dopo aver battuto Valencia (che ha alzato l’ultima Eurocup contro Venezia pochi mesi fa) e Bourges nel gironcino di qualificazione, mentre l’Umana Reyer Venezia è inserita nel gruppo A, senza spareggi, essendo la squadra Campione d’Italia. Quale dei due gironi è più forte? Difficile da dire, certo che il fatto che ai quarti di finale passino le prime quattro di ogni girone, restringe le possibilità per tutte tranne che per le imprendibili, ma le partite bisogna giocarle. Venezia se la vedrà con le vincitrici delle ultime tre edizioni: le russe di Ekaterinburg, che hanno ancora un roster stellare (tra cui Britney Griner, Emma Meesseman, Allie Quigleye, Brieanna Stewart) e sono le favorite per la vittoria finale. Gli altri top teams del girone sono Salamanca, finalista nel 2021 (Shante Evans, Maria Fosoula, Karlie Anne Samuelson) e ZVVZUSK Praga (Alyssa Thomas, Teja Oblak, Barbara Balintova). L’esordio potrebbe essere abbordabile, in casa il 6 ottobre alle 19.30 contro le qualificate ungheresi del KSC Szekszard (Cyesha Goree, Sara Krnjic). Altre avversarie delle venete saranno il BLMA di Montpellier (Diandra Tchathouang, Olivia Epuopa), l’MBA

GLI ULTIMI SUCCESSI IN EUROPA A LIVELLO DI CLUB RISALGONO AL 1995 PER L’ EUROLEGA (POOL COMENSE) E AL 2008 PER L’EUROCUP (FAMILA SCHIO). NEL 2018 E 2021 LA REYER HA GIOCATO DUE FINALI DI EUROCUP, PERDENDOLE. zona, cambi sui pick&roll, solo per dirne alcune. La Coppa è un motivo di crescita anche per il nostro campionato.” E dopo il doppio risultato positivo con le lussemburghesi del Gregenwald che ha portato al passaggio del turno (85 a 67 a Sassari e 61-61 in trasferta) la felicità per l’impresa nell’isola ed in società è esplosa ancora più fragorosa. Sempre coach Restivo: “Siamo molto contenti perchè avevamo affrontato la sfida di andata lavorando duro per passare il turno: ce l’abbiamo fatta e siamo felicissimi. Devo ringraziare le ragazze e la società che ci ha dato l’enorme possibilità di scrivere una pagina di storia. La Sardegna non ha mai avuto prima d’ora una squadra femminile che gareggiasse in Europa, per questo il risultato raggiunto è ancora più importante: sono contento perchè questa squadra, ancora senza due giocatrici, ha dimostrato di essere compatta, avere grinta, voglia di lavorare sodo e combattere”. Il gruppo nel quale la Dinamo è stata inserita è il G insieme a Tenerife, Friburgo e Bourges (sconfitta da Schio nel girone preliminare di Eurolega), non il più morbido che si potesse desiderare, ma a questo livello sono tutte forti.

Mosca e le lituane del TT Riga. Insomma tutte squadre da prendere con moltissime molle.

Il Gruppo di Schio vede in pole position il Fenerbahce (che ha per-

so Zandalasini ma in estate ha firmato Amanda Zahui e Bria Hartley, e avrà ancora nel roster la macchina da canestri Iagupova) e le russe della Dinamo Kursk (che ha firmato la “veneziana” Natasha Howard,) seconda e terza nel ranking europeo. Il Famila debutterà in casa il 7 ottobre alle 20.30 contro una squadra più abbordabile: le francesi del Basket Landes di Mont de Marsan, dell’intramontabile Celine Dumerc. Ci sono poi le ungheresi del Sopron, reduci dalla F4 2021 (Jeleena Broks, Gabby Williams), le spagnole di Girona (Frida Elebrink, Julia Reisingerova, Laia Palau) e le turche del Galatasaray (Riquna Williams, Anete Steinberga). Chiude la pattuglia delle 8 partecipanti a questo gruppo la formazione polacca dell’Arka Gdynia (Ana-Marija Begic), che non sarà una delle favorite ma che è lontanissima da raggiungere, perchè proprio al nord della Polonia, affacciata sul Mar Baltico. La quinta e la sesta di ogni girone scendono di diritto ai quarti di Eurocup.


ESPERIENZA NONOSTANTE LA SCONFITTA, PER CAMPOBASSO GIOCARE LE QUALIFICAZIONI È STATA UNA FESTA. IN FOTO LA 20ENNE NEO-ACQUISTO FLORENCIA CHAGAS IN AZIONE CONTRO LUGO.

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NUNZIA SERRADIMIGNI (SASSARI 1960) HA VINTO DUE COPPE RONCHETTI, LA SECONDA IN MAGLIA GEMEAZ NEL 1991


storie

Romanzo sardo

NUNZIA SERRADIMIGNI È LA PRIMA SARDA AD AVER PARTECIPATO ALLE OLIMPIADI, QUELLE DI MOSCA NEL 1980. PER LEI UNA LUNGHISSIMA CARRIERA IN A1 E DUE COPPE RONCHETTI VINTE, UN AMORE FOLLE PER LA PALLACANESTRO E IL LEGAME STRETTISSIMO CON LA SORELLA ROBERTA, SCOMPARSA IN UN INCIDENTE STRADALE

Di Laura Fois

«N

e ho combinate tante, soprattutto duran-

te i dieci anni a Roma, ma i casini più grandi li ho fatti con mia sorella». Con Nunzia Serradimigni si ride tanto, ci si emoziona e si impara a non perdere mai il gusto della vita. Oggi splendida sessantenne, ieri tra le più forti cestiste sarde con una lunga carriera in serie A1 (16 anni) e un palmares di rispetto (2 Coppe Ronchetti, 1 Olimpiade disputata).

C’è un prima e un dopo nella sua vita, legato inevitabil-

mente alla perdita della sorella Roberta, strappata troppo presto ai suoi affetti per via di un incidente stradale nell’estate del 1996, poco più che trentenne, nella sua Sardegna. Un talento purissimo, convocata in Nazionale a 16 anni e insignita del Premio Reverberi, alla quale è intitolato il Palazzetto dello Sport di Sassari e una via, sempre a Sassari, nel quartiere dove tuttora vive Nunzia. Proprio lì vicino c’è un campetto all’aperto dove le due sorelle hanno

mosso i primi passi nel mondo della pallacanestro. Nunzia, quattro anni più grande, proveniente da una famiglia di sportivi, capisce subito che vuole fortemente giocare a basket. «Non volevo arrivare, ho sempre avuto il piacere di allenarmi e di farlo bene. Ho davvero sempre e solo vissuto per il basket, fin da piccola. Quando giocavo in serie B nazionale nel Sant’Orsola Sassari, a 13 anni, andavo a dormire alle otto di sera se il giorno dopo avevo la partita. A 12 anni mi alzavo alle sei del mattino per andare a correre». Così Nunzia si fa notare presto, tra serie B (la categoria superiore era direttamente la serie A1) e varie finali nazionali giovanili. La nota l’Algida Roma e a 16 anni, nel 1976, Nunzia sbarca nella capitale. «Ero così ignara del mondo e così piccola che chiamavo mamma e papà chiedendo loro se potessi andar fuori a mangiare la pizza! Il mio primo anno fu drammatico, soprattutto quando ho dovuto decidere tra restare a Roma e tornare in Sardegna. Avevo nostalgia di casa ma rendevo tanto in campo. Ho


storie

INSEPARABILI NUNZIA E LA SORELLA ROBERTA, GIOCATRICE DAL TALENTO PURISSIMO, MANCATA NEL 1996 A CAUSA DI UN INCIDENTE STRADALE.

iniziato quasi subito a giocare 40 minuti in serie A1. Con me c’erano Phil Melillo (ex cestista e allenatore statunitense) e Mavi Fara, mia compagna di squadra che poi ha sposato Phil. Via via è stato tutto più semplice, e divertente!». Roberta la raggiunge quattordicenne nella stessa squadra, qualche anno più tardi. «Vivevamo in sei nello stesso appartamento, eravamo tutte compagne di squadra e io, poco più che maggiorenne, ero la più grande. Passavamo le notti in giro per Roma, il tempo

di rientrare a casa, cambiarci e andare in palestra». Nel 1980 è vice campione d’Italia perdendo di un punto lo spareggio per lo scudetto a Pesaro, contro la Fiat Torino. «Ho pianto tantissimo», ricorda ancora con rammarico, perché le sconfitte continuano a bruciare se lo sport è nel sangue e circola anche quando si smette di calcare il parquet. Il primo trofeo in bacheca arriva nel 1984: è la Coppa Ronchetti che vince a Budapest con la Bata Roma contro la squadra di casa. Per la prima volta una squadra italiana


vince la seconda competizione internazionale europea, dopo la Coppa dei Campioni. Ma prima ancora Nunzia gioca due campionati Europei Juniores, in Bulgaria e in Sicilia, ma soprattutto nel 1980 fa parte del team della Nazionale che partecipa alle Olimpiadi di Mosca, quelle del boicottaggio americano per l’invasione sovietica dell’Afghanistan. «Per questo, non avevamo potuto partecipare alla sfilata», ricorda Nunzia.

È tutt’oggi l’unica cestista sarda ad aver mai preso parte

ai Giochi, e condivide questo traguardo, curiosamente, con un altro sassarese, Marco Spissu - che

competitive, e infine altre due stagioni a Milano. E proprio nelle file della Gemeaz Milano, allenata da Marco Rota, vince nella stagione 1990/91 la sua seconda Coppa Ronchetti. Tra le compagne di squadra c’è Cinzia Zanotti, amica fraterna, oggi allenatrice della Geas Milano. Gli aneddoti si moltiplicano quando Nunzia si lascia andare ai ricordi, come quell’anno a Milano dove la incaricano di vestire la squadra e lei va dritta dritta a svaligiare il negozio di abbigliamento Max Mara. O di quando a Bari, per paura dell’aereo, viaggiava con un taxi privato di lusso messo a disposizione dalla società, esaurendo la bolletta del telefono col quale faceva lunghe chiacchierate con

Per allenare i giovani di oggi ci vuole molta passione, ma anche tanto studio. Bisogna sapersi relazionare con loro. La sfida più grande: quella di farli innamorare di questo sport, tenendo conto che hanno mille altre distrazioni. ha giocato proprio quest’anno le Olimpiadi di Tokyo - tra l’altro suo allievo e col quale conserva un bel rapporto di amicizia. «Marco è l’unico a cui avrei permesso di togliermi lo scettro di unica cestista sarda alle Olimpiadi!», commenta col suo solito piglio ironico. Sulle Olimpiadi, «lo ammetto spesso: non mi ero resa conto realmente dell’importanza di ciò che stavo vivendo. Ero molto attratta dall’atmosfera del Villaggio Olimpico, ero affascinata da Pietro Mennea e Sara Simeoni che avevano vinto l’oro. Andavamo a vedere tutte le partite della Nazionale maschile di basket, dovunque mi girassi c’era un campione di qualche sport. Era il paese dei balocchi, per questo dico una cosa che è un pensiero che condividono in molti: le Olimpiadi si dovrebbero fare a 40 anni, non a 20!». Il piazzamento finale fu il 6° posto, ma la grande fatica era stata fatta precedentemente al Preolimpico in Bulgaria. «Avevano partecipato 35 nazioni, di queste ne passavano solo 5. Per questo, la vera impresa è stata quella. Abbiamo passato tanto tempo in Bulgaria, che a quel tempo era almeno 40 anni indietro rispetto a noi. È stato molto faticoso, tanto che siamo arrivate alle Olimpiadi col fiato corto».

la mamma. Nel mezzo, allenamenti, partite, trasferte, incontri e vacanze con la sorella Roberta, a cui era legata da «un amore folle, perché era come una figlia e mi sentivo responsabile per lei».

Con la Nazionale Nunzia annovera 28 presenze e 108 punti.

poggiano a palestre comunali e scolastiche. Da un anno e mezzo, per complicanze burocratiche che stanno mettendo in difficoltà tantissime associazioni sportive in tutta Italia, non riesce ancora a entrare nel campo su cui storicamente ha formato centinaia di giovani leve, e dove ha trasmesso per anni tutta la sua esperienza e competenza. Anzi, qualcosa di più: tutta la sua vita.

Una carriera a cui ha rinunciato troppo presto per un problema all’occhio. Eppure non è stata l’esperienza in maglia azzurra la sua soddisfazione più grande, quanto «i 16 anni in serie A1. Questo è, più di ogni altra cosa, il mio orgoglio più grande». Dopo dieci anni a Roma, trascorre tre anni ad Avellino, due a Bari, facendo sempre parte di squadre

Appese le scarpe al chiodo, dopo un momento di pausa

seguito all’incidente di Roberta, inizia ad allenare a Sassari i bambini della scuola di San Giuseppe. Dopo poco fonda una società, Sportissimo, che inizialmente copre tutte le categorie del giovanile, poi si occupa esclusivamente del minibasket. Nel mentre diventa allenatrice nazionale, ricopre l’incarico di capo delegazione dell’Under 15 maschile al Torneo dell’Amicizia 2015 e dell’Under 14 femminile alle edizioni 2016 e 2017 del Trofeo Bam. Ha preso parte come allenatrice anche al raduno della nazionale Under 16 qualche anno più tardi. Ancora oggi dispensa consigli e fa appassionare al basket ragazzi e ragazze. «Per allenare i giovani di oggi ci vuole molta passione e serietà, ma anche tanto studio. Bisogna sapersi relazionare con loro. La sfida più grande è quella di farli innamorare di questo sport, tenendo conto che hanno mille altre distrazioni».

Il Covid ha tagliato le gambe a società come la sua che si ap-

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MA DEVO PROPRIO SMETTERE? DI ALICE BUFFONI - Centro Studi e Formazione in Psicologia dello Sport La carriera delle agoniste inizia da molto giovani e si conclude intorno ai 30-35 anni, l’età media in cui in Italia si inizia a vedere avviata la propria carriera lavorativa. Quello delle sportive è un percorso anomalo, eccezionale in tutti i sensi, tra gare, trasferte, raduni, che non concede pause e lascia poco spazio a ciò che non fa parte della routine da atleta. Se la vita in campo regala gratificazioni e grandi opportunità, il fine carriera rappresenta la fase più critica e delicata della vita agonistica: è l’inizio di un’esistenza nuova, tutta da inventare e non sempre questo passaggio è un processo semplice, automatico o destinato al successo. Dopo anni di adrenalina non è facile adattarsi al brusco cambiamento di vita. Ne abbiamo parlato con Stefania Ortensi, psicologa dello sport. Come ci si reinventa una seconda vita? Gli agonisti, con esperienze anche di medio livello, sviluppano capacità e attitudini che, riversate nella carriera professionale o nello studio, si rivelano valide e preziose. Capacità di gestire lo stress, di prendere decisioni, di lavorare in team e per obiettivi, sono solo alcune delle skills che gli ex sportivi possono trasferire nella nuova vita professionale. Sono qualità sempre più apprezzate dal mondo aziendale che infatti le cerca nei propri collaboratori. Nella tua esperienza, quali sono le maggiori paure che subentrano a fine carriera? L’atleta si trova spesso davanti ad un bivio che mette in discussione la propria identità personale. Se non sono più un atleta, chi sono? Che cosa so fare fuori dal campo? L’addio ad una vita fatta di intensi ritmi di allenamento, gare, trasferte, impegno e sacrifici, forti emozioni, riconoscimenti e popolarità, può lasciare un grande vuoto; l’atleta può sentirsi annullata, privata della propria identità. Talvolta può rappresentare un vero e proprio lutto da elaborare, con un elevatissimo di rischio di depressione. In questo caso un supporto psicologico può essere un prezioso alleato per una rilettura positiva dei vissuti emotivi. Come si impara ad accettare i primi cedimenti del corpo, il fatto di non essere più 100% performanti? Sarà importante costruire una nuova immagine di sé, crearsi una nuova identità non centrata esclusivamente sulle prestazioni sportive. Riscoprire il proprio corpo e metterlo alla prova in situazioni lontane dall’agonismo. Che consigli dai a un’atleta per vivere al meglio il passaggio di fine carriera senza strascichi psicologici? 1 Accettare il Cambiamento. È difficile, ma in questo caso accettare di mettersi in gioco, uscire dalla propria “zona di comfort” è fondamentale. Può spaventare o creare insicurezza, ma solo così si può innescare un cambiamento che porta a scoprire nuove prospettive ed opportunità. 2 Darsi tempo. Fare in modo che questo passaggio avvenga in modo graduale. Il cambiamento, infatti, non è un evento, ma un processo, che si ottiene per piccoli passi. 3 Ultimo, ma fondamentale, adottare un approccio positivo che farà la differenza, esattamente come nello sport: ritrovarsi in una veste nuova può essere destabilizzante, ma può anche costituire una nuova sfida. E chi ha fatto sport agonistico ricorda bene la scossa di adrenalina che ne deriva!

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