LE TRUPPE ITALIANE IN ALBANIA (1914-20 E 1939)

Page 1

STATO MAGGIORE DELL ' ESERCITO UfFICIO STORICO

LE TRUPPE ITALIANE IN \ ALBANIA

(A nni 1914 - 20 e 1939)

ROMA 1978

La pl'esente monogmfia è .ilata compilata dal Gen. B. ( aus.) Mario Mot1tanari. Schi?:zi topografici del Serg. Fernando Battista

PR ESENTAZI O NE

La presenza in Albania tlJ Unit c ì dell'Esercito italiano nel

1914- 1920 e nel '939· voluta dai GotJerni dell'epoca più per considerazioni di ordine pofitico che per esigenze di carattere militare, è stata oggetto di relativamente poche pt-tbblicazioni, non tutte peraltro di carattere scietJtifico

Con la presente monografia rigorosamente basata su documenti di archiào - l'Ufficio Storico dello Stato M aggiore dell'E.cercito intende fornire rm utile contributo per una più approfondita e più meditata t'alutazione di quegli et,enti .

IL C>\1'0 DELL'UFFICIO STORICO

CAPITOLO PRIMO

LA QUESTIONE ALBANESE

1. Origini della questione albanese.

I territori degli Srati balcanici non sono, geograficamente parlando, definiti in modo netto. Anche il criterio etnico non è sufficiente a fornire un ' indicazione accettabile: il dominio turco si sovrappose a suo tempo alle precedenti invasioni di Slavi e di Bulga ri , che già avevano respinto Greci ed Illirici sulle coste dello Jonio e dell'Egeo e nel complesso montuoso dell'Albania, ed ebbe evidente interesse a mescolare le razze. La zona nella quale popolazioni diveL·se si confusero in modo quasi inestricabile fu la Macedonia . E la Macedonia diventò il costante pomo della discordia fra Serbi, Bulgari e Greci, discordirt tanto più aspra in quanto ai rancori della coabitazione si aggiungevano i motivi religiosi, che in Balcania sono sempre stati fortemente legati a quelli politici: cristiani contro maomettani, ortodossi contro scismatici e cattolici. Come se tutto ciò non bastasse, occorre tener ben presenti tre tendenze di sviluppo nei giovani Stati nazionali sorti nell'ottocento: l'espansione territoriale, lo sbocco al mare ed il fascino di Bisanzio. Tutti sognavano in «grande». I Bulgari sognavano la grande Bulgaria daJ Danubio all'Egeo e dal mar Nero a1 Pindo con Costantinopoli, cioè la grossa fetta centro -orientale della penisola attribuitale dal rrartato di Santo Stefano (1877 ). I Serbi volevano la grandc Serbia degli Slavi del sud, dal Danubio a Salonicco e dall'Adriatico all'Egeo. I Greci, poi, si ritenevano i legittimi eredi di Atene e di Bisanzio: quindi la grru1de Grecia andava da Valona a Costantinopoli e non solo comprendeva il rriangolo meridionale della penisola, ma altresì tutte le coste dell'Anatolia attorno all'Egeo e, ovviamente, le isole egee. La Macedonia faceva parte di tutte queste nspirazioni ed in essa si compendiava buona parte della questione d'oriente, il problema diplomatico per eccellenza dalla metà del sesolo scorso alla I guerra mondiale. Un aspetto supplementare era la questione albanese (schizzo l ).

L'albanese appare un popolo sempre sottomesso a dominazione straniera: dopo i Romani e l'Impero d'Oriente obbedì con alterne vicende ora ai Normanni ·ed ora ai Serbi, ora ai Veneziani ·ed ora ai Turchi. L'epopea di Giorgio Castriota Skanderbeg fu uno sprazzo di vivida luce, che interruppe solo per breve tempo il ciclo uniforme della tradizionale sottomissione. Tuttavia un. esame più attento della storia dimostra che il dominio straniero non ebbe efficacia di assimilazione nel popolo, il quale conservò una propria impronta perché la signoria esterna non pervenne a consolidarsi oltre alla zona litoranea. La fierezza degli abitanti dell'acrocoro montano obbligò assai presto i conquistatori a limitarsi alla semplice custodia delle vie che dalla costa adriatica, tra Valona e Durazzo, mettono capo all'Egeo, per Elbasan e Monastir. Storicamente, la supremazia straniera non si estese dunque all'intera Albania, che rimase, in massima parte, come una regione isolata nell'ordine politico e nell'ordine sociale. In particolare, poi, il dominio ottomano ebbe molti riguardi per gli Albanesi. Se per le altre genti balcaniche esso rappresentò oppressione e repressione, per gli Albanesi in fondo costituì la fonte di speciali favori - cosa di cui, almeno gli elementi più qualificati, si avvalsero ampiamente -e perfino di vaste autonomie locali. Entro l'Impero della mezzaluna l'Albania non era né grande né ricca, tuttavia il suo popolo, d alla nazionalità relativamente uniforme ma permanentemente suddiviso da discordie intestine, strinse una specie di patto di solidarietà con il Sultano: ostile agli Slavi, si man tenne a lungo fedele alla Sublime Porta purché essa non pretendesse dì imporgli doveri o vincoli particolari .

Carattere, costumi, linguaggio, credenze, culto fiero dell'indipendenza, si presentavano come prerogative della stirpe albanese, immutate e prolungate attraverso secoli ed attraverso dominazioni. Nondimeno, il consolidarsi di nazionalità spiccate e fo rtemen te assimilatrici - l'una in potenza etnografica, la serba, l'altra in influenza incivilitrice, l'ellenica - non poteva rimanere del tutto scevro di conseguenze rispetto allo sviluppo politico e sociale della p rovincia, soggetta al Turco più per dominio formale che e ffettivo. Così, a nord l'orbita serba poté attrarre in qualche misura a sé le genti montanare dei Gheghi, comprendenti essenzialmente le tribù dei Malissorinome generico attribuito ai gruppi etnici delle montagne, in parte stanziati anche nel Montenegro -, dei Mirditi e dei Dibrani; come a sud del fiume Skumbi o Skumbini l'orbita ellenica, con più efficacia e sicurezza di metodo, poté assicurarsi la supremazia sopra talune genti dei T oschi che si stendevano a mezzogiorno giungendo sino al

8 Le
truppe italiam• in Albania (z914-20 e 1939)
i l
l r i, i \ ì f ! l i l lA BALCANIA DOPO Il CONGRESSO 01 BERliNO (1878) IMPERO AUSTRO UNGARICO \ "''\ l MPER O RUSSO "· '\ _/ '\ \ '\ '\ ) i / BANATO f'·..r·-.....__. .J \.... . / ) / ' / ' R o M A N l A .;:!! \.../0\.. ...........,___ l \._ '-1.. 0 BUCAR EST BOS N·1A ,.j S E R B l A 7 __.- .. · ,_ <. ·. _ / · "': NOV"l'-- \ OPLEVNA • ' / . \BAZAR . G A R \ A ( MON\fNEGÌUi . 7 \.... / 0 B \l L . /"'" ·-. --) . r- ;:.t ·\..r.! soF I A ·fi\JMW AOR lalla B. (_ "\.... . / . ..A \ :x> l M p . f v-. \ ·6AORI ANOPOL\ " " "} ERO OT TO MA N QJ \ • :x> , \ GI AN IIlA ., \ (\ \ . - cd \ \ \ ,) V Rodi Schizzo n . 1. . v ) Cre t a {lmp.ott .

golfo ambracico. derivò divergenza di interessi c tra i due poli di attrazione rimase l'Albania centrale. Essa corrisponde aJ una specie di regione neutra tra le due principali stirpi albanesi, alla zona più accessibile e nel contempo più debole dell ' intero paese, ad una piazza d'armi ben protetta marginalmente da una cintura di ostacoli natura l·i, mercé la quale si padroneggiano le comunicazioni verso l ' esterno. Il Castriota fondò la sua opera politica e guerriera proprio appoggiato a questa area centrale. delimitata dalle posizioni di Kruja , di Elbasan e di Berat, dalla quale tenne a soggezione l ' alta Albania , la Musakia, la Acroceraunia, Tepeleni ed Argirocastro. Senza il possesso dell'Albania centrale non è possibile consistenza di ordinamenti politici efficaci nei loro effetti civili; ma semplice frazionamento feudale, divergenza di scopi c di sforzi, lotte locali.

L'Italia non si era mai molto interessata all'Albania, se non in ragione dell'antagonismo che nutriva nei confronti dell'Austria- Ungheria. Ma bisogna farsi un'idea dell'Albania dei primi del secolo: una regione montagnosa in gran parte, individuata nei suoi rnpporti esterni solo da una breve striscia litoranea , ben diversa, sotto questo riguardo, dalle rimane nti della penisola, percorse in ogni senso dalle emigrazioni e daJl'incivilimento umano. Questo carattere di « segregazione » tracciato dalla natura è stato confermato dalla storia che, pur nel variare delle vicende. non riuscì mai a caratterizzare alcunché oltre la fascia costiera. Ragioni geografiche e storiche privano dunque l'Albania di obiettivi territoriali interni di qualche rilievo, scopo ad operazioni militari. I veri, possibili obiettivi sono fuori dal trapezio albanese appoggiato con le spalle (la base) all ' Adriatico, e per l'appunto in corrispondenza di tale base, da Valana a Durazzo, si apre con un certo respiro un'arca di facilitazione che giunge sino ad Elbasan, nodo delle po\ ere co municazioni dell 'Albania mediana e centro di figura del vasto trapezio. Le comunicazioni sono sempre state, infatti, il tallone di Achille di una terra già di per sé sfortunata. Si riducevano a parecchi sentieri ed a poche carrarecce limitate, per di più, a brevi tratti di percorso, assai impropriamente designate come rotabili. In effetti, si trattava di larghe mulattiere idonee a consentire il passaggio ai carri trainati da buoi, ma non ad un traffico ordinario. La manutenzione aveva carattere unicamente regional e e dipendeva dalle autorità locali. Il loro tracciato era capriccioso , il profilo a scalea , il fondo ineguale, roccioso , le curve assai sentite, esposte a frane lungo il percorso nei terreni alluvionali. I ponti erano in genere precari: quelli in muratura ad una arcata, del tipo romano; quelli in legname difficilmente

IO Le trupp e ita ltan e 111 Albania ( 1914 • 2 0 e 193 9)

r iattabili per mancanza di mareriale nelle immediate adiacenze Sui principali corsi d'acqua csiste,•a qualche possibilità di traghetto, ma irregolarmente. Le comunicazioni l ungo le zone alJuvionali litoranee erano soggette alle inondazioni, perciò esistevano due linee distinte di viabilità , e cioè la litoranea estiva, durante la stagione secca, e quella invernale, più interna, durante la stagione piovosa dell'equinozio. I tratti di strada selciata erano rappresentati da vestigia sconnesse delle antiche vie romane che si raccordavano , da Valona e Durazzo , alla via Eguatia, in direzione di Elbasan; c da brevi tratti di carrarecce ottomane (caldermas) specialmente in uso lungo le wne paludose, a piano diseguale di grosse lastre di pietra.

Sotto il profilo politico- amministrativo l'Albania era divis2 in vilayet o provincie, con a capo un valì o governatore; il vilayet si suddivideva in sangiaccati o circoli, con a capo un mutcsari/; il sangiaccato, a sua vo lta , si ripartiva in distretti o kazas ai quali era preposto u n kaimakan. Le tribù ghcg he però si sottraevano a questa gerarchia: esse godevano di una speciale autonomia di carattere feudale; divise in bande armate o bajraks erano esenti dal servizio militare nell'esercito regolare ottomano. I vilayet compresi per intero nel territorio albanese erano quelli di Scutari e di Gianina: il primo abbracciava i sangiaccati di Scutari e di Durazzo; il secondo quelli di Berat, Argirocastro, Gianina e Prevcsa. Poi c'erano i vilayet di Kossovo (I pek e Prizren) e di Monastir (Dibra e Elbasan) che comprendevano anche amp ie aree della Macedonia. Le truppe regolari turche di stanza in Albania appartenevano tutte all'Ordu di Salonkco (II I corpo di armata). Fu per l'appunto nei vilayet di Monastir prima e di Salonicco poi che all'inizio del secolo XX scoppiò, aspra e sanguinosa , la crisi macedone. Nel 1903 i moti rivoltosi ispirati ed organizzati da società segrete bulgare contro il dominio ottomano e l'influenza greca assunsero una tale violenza da indurre le principali Potenze ad interessarsi della crisi ; interessamento chiaramente voluto dai rivoltosi, che aprì nuove speranze alle popolazioni soggette a Costantinopoli. Evidentemente, agli Stati balcanici non sfuggiva che solo l 'intervento di alcune Potenze es tere poteva costringere la Sublime Porta alle riforme richieste, sl da porre fine alle esplosioni di fanatismo musu l mano ed alle azioni terroristiche delle bande di comitagi. Fra le varie soluzioni prospettate da autorevoli correnti politiche e noti organi di stampa c ' era anche quella di un 'azione congiunta di Russia, Austria-Ungheria ed Italia. «Né sono mancate autorevoli riviste - scriveva il Comando del Corpo di Stato Maggiore in un promemoria per il Capo di S.M. -a sostenere, con apparenza

La questione albanese Il

ingenua, la proposta di un intervento armato della Russia, dell'Austria e dell'Italia. Queste Potenze dovrebbero occupare temporaneamente, cioè sino a quando la tranquillità non fosse ristabilita ed alle cose degli Stati balcanici non fosse dato un assetto tale da offrire garanzia di ordine e di pace, le provincie insorte . La Russia dovrebbe occupare i Dardanelli e la regione attigua, l'Austria le provincie situate fra la frontiera e Salonìcco, e l'Italia avrebbe l'Albania. Ognuno sa ormai quale sia il significato di una occupazione temporanea. La Bosnia- Erzegovina e, più recentemente ancora, la Manciuria offrono evidente esempio. Quale migliore avviamento di questo all'attuazione del panslavismo e del pangermanismo ? >>.

Di tali avvenimenti lo Stato Maggiore italiano era costantemente e bene informato dai propri addetti militari a Costantinopoli, Belgrado e Sofia. Ma, né in sede politica, né in sede militare affiorò con una certa concretezza l'ipotesi di una spedizione in Albania. A fine febbraio del 1907 l'allora colonnello Porro, poi sottocapo di Stato Maggiore del gen. Cadorna durante l-a I guerra mondi·ale, aveva compilato un appunto per uso di ufficio, nel quale ben appariva con quanta cautela venisse considerato un event uale problema operativo riguardante l'Albania:

OPERAZIONI IN ALBANIA - EPIRO

« Zona delle operazioni: il rerreno che si considera è racchiuso fra il Montenegro al nord, la Macedonia ad est, la Grecia al sud, la costa adriatica, dalle foci della Bojana al golfo di Arta , all'ovest.

«Comprende la regione geografica A1bania-Epiro e corrisponde ai due vilayet di Scutari e di Joannina (]annina) ed alla metà occidentale di quello di Monastir.

«Scopo delle operazioni: può essere limitato all'occupazione della zona littoranea; ma è assai probabile che, conseguita questa, si estenda l'occupazione a tutto o parte del territorio interno.

«Occupazione della zona littoranea. Durazzo e Valona sono per la loro importanza geografica, specialmente terrestre per Durazzo (comunicazioni con la Macedonia) e marittima per Valona (porra dell'Adriatico), i due punti principali della costa.

« L'occupazione limitata a questi soli due ptmti non darebbe però né la completa padronanza della zona littoranea, né permetterebbe di sfruttare tutta la già limitata capacità logistica della rete stradale per procedere aJJ'occupazione dell'interno. Occorre quindi utilizzare anche altri punti adatti per sbarchi :

l) Golfo del Drin. La località migliore è San Giovanni di Medua: ottima carrareccia-mulattiera per Scmari ( 8 ore) , buona mulattiera per Tirana -Elbasan; condizioni nautiche della baia mediocri; spiaggia utile 2 km .; costa malarica fino alle alture di Aless io . Lo sbarco a San Giovanni può

I 2 Le truppe italiane in Alban ia ( 19 1 4 - 20 e 1939)

essere sussidiato, con mare calmo, da altro nell'aperta rada di San Nicolò, a 4 ore da Scutari per buona mulattiera e con possibilità, in buone condizioni di vento, di marea e di stato della corrente, di usufruire della navigazione della Bojana .

2) Durazzo Pumo di partenza dalla costa della migliore linea di penetrazione nell'Albania per la valle dello Skumbi e l'altopiano di Ohrida; carrareccia-mulattiera per Elbasan; condizioni nautiche della baia mediocri ; spiaggia utile 3 km. nelle adiacenze della città.

3) Valona. Ottima baia per stazione della flotta e grosso sbarco. Punto di considerevole importanza marittima a sole 60 miglia dalla costa italiana. Non ha dirette comunicazioni coll'interno; carrarecda -mulattiera-rotabile per Joannina.

4) Canale di Corfù. La baia di Santi Quaranta offre un ottimo punto per grosso sbarco, salvo che con forti venti di ovest; rotabile per Joannina. Lo sbarco può essere sussidiato da altri minori nelle baie di Butrinto, Sagiada e Gomenica, completamente riparate dai venti Da questi punti si raggiunge la rotabile Santi Qua ranta-Joannina per mulattiere non facili e di lungo sviluppo

5 ) P enisola di Prevesa. Il golfo di Arta non è , per fondo, accessibile a grosse navi; l'ingresso è ino.ltre d ifeso da opere turche e greche st1lle rispettive sponde, tutte di mediocre valore Lo sbarco dovrebbe effettuarsi a nord di Prevesa nella baia di Gomaros, aperta ai venti specialmente di ovest e sud ovest. Da Prevesa ad Joannina strada rotabile .

« Lo sbarco su t utti i punti accennati darebbe luogo ad un soverchio sparpagliamento di forze Conviene perciò ridursi ai tre centrali maggton per la Jo ro posizione, le buone condizioni che complessivamente offrono allo sbarco ed i rapporti coll'interno.

« Cosl circoscritta l'operazione dello sbarco, la presa di possesso della zona littoranea non può presentare gravi difficoltà di riuscita per la vicinanza della costa italiana, la mancanza di difese fisse, la difficoltà di far affluire daJl'interno truppe della difesa con artiglierie e la possibilità per le truppe sbarcate di stabilirsi solidamente sulle posizioni costituite dalle alture costiere, donde possono irradiare la propria azione per quel tratto d i paese che è necessario occupare per ass.icurare il possesso deUa cost a

<< Il corpo d'armata d 'operazione potrà dividersi in tre nuclei, uno per ogni punto di sbarco. Tutti i nuclei dovranno essere dotati anche di artiglieria da montagna e mezzi di someggio per l'occupazione di qualche punto interno, poiché all'i nfuori della rotabile Santi Quaranta - Joannina tutte le altre strade, dopo breve tratto dalla costa da carrareccie si mutano in mulattiere . « Obbiettivi interni. Gli obbiet tivi interni sono Prizren al nord ; Joannina al sud; l'altopiano di Ohrida al centro.

l) Priz rend è il punto più importante dell'Albania settentrionale, dal quale si può operare verso Mitrovitza (altopiano di Kossovopolje) e verso Uskub (linea Salonicco-Mitrovitza ) Da Kukes a nord di Priz rend si può anche concorrere, risalendo h1 \'alle del Drin nero (sentiero difficile), all 'occupazione dell'altipiano di Ohrida. La linea di operazione su Prizrend è rappresentata dalla carrareccia-mulattiera rimontante la valle del Drin: da San Giovanni di Medua a Prizrend circa 38 ore; primo importante obiettivo Scutari, a 8 ore da San Giovanni ed a 4 ore da San Nicolò

La questione a!bane..-e 13

2) Joannina è il centro principale dell'Ep iro. dal quale può concor· rere all"occupazione dell'altipiano di Ohrida per la rotabile di Hani Kalibaki. La linea di opera/ione è costituita dalla rotabile Santi Quaranta·Joannina, ore 24 circa.

3 ì Altipiano di Ohrida, :.mna di passaggio delle più direi te comunicazioni fra Adriatico c Macedonia e verso la quale convergono tutte le comunicazioni dell'Albania. Le operazioni direrte dalla costa su di esso possono valersi della linea di operazione rappresentata d:tlle quat tro mulattiere: Durazzo-Elbasan-O hrida (ore 36); Valona-Berat-Ko t ica (ore 33); Valona-Tepeleni-KJisura-Erseke (ore 31); Santi Quaranta-Delvinaki-Hani Kalibaki-Erseke (ore 31 ) collegate dalla mularticra Elbasan-Ren\t-Kiisura-Delvinaki lungo la si trovano i primi importanti obbietrivi.

<< Dei tre obbienivi su accennati, quello dell'altipiano di Ohrida è il principale, gli altri due possono valere a compl etare l'occupazione del paese e ad assicurare la base costiera ed i fianchi delle colonne operanti verso il centrale.

« Il raggiungimento dei due ohbiettivi laterali potrà essere notevolmente facilitato dalla cooperazione del Montenegro al nord e della Grecia al sud. Delle aspirazioni di questi Stati, rispettivamente all'Albania settentrionale e all'Epiro, dovrà ad ogni modo essere tenuto conto nella condotta delle operazioni. .

«Effettuato pertanto lo sbarco nei quattro punti indicati di San Giovanni . Durazzo, Valona e Santi Quaranta (l) e preso possesso della zona costiera, l'avanzata potrebbe aver luogo col nucleo settentrionale su Scutari (ore 8), con i due cent rali sulla frome Elbasan (ore 18 }-Berat (ore l4l-Klisura (ore 19), col nucleo meridionale su Joannina (ore 2-t). Affermatisi in queste località, il miglior modo di procede re sembra possa essere quello di far avanzare l.e colonne dei due nuclei centrali stùla fronte Ohrida-Korica, mantenendo i due nuclei laterali a protezione dei fianchi c delle spalle, a Sclltari e Joannina. Occupato l'altipiano di Ohrida, il nucleo settentrionale potrebbe avanzare su Prizrend qualora occorresse completare a nord l'occupazione del paese (schizzo 2).

« La zona di operazione presenta nel suo complesso i caratteri delta regione montana aspra e ditficile: poche strade, in massima parte mulattiere e sentieri difficili; frequenti gole, facilmente e con poche t ruppe difendibili; mancanza di spazi per accampamenti; fondi di valle e conche paludose o invase dalle acque straripanti; penuria di sorgenti e mancanza di ogni genere di risorse, salvo il bestiame minuto. Le truppe incontreranno nella loro marcia nell'interno gravi difficoltà tattiche e logistiche; sarà perciò necessario che esse sh1no organizzate in modo da poter far guerra di montagna e che di ess<! fa..:ciano parte reparti specia lmente atei a tal genere di è inoltre necessario che i scr\'h:i siano organizzati in modo di poter far affluire salmerie dalla costa alle colonne operanti, che an1nzano nell'interno della zona

(l) Il promemoria del come Porro, presenta a questo riguardo, più che u n;t incoerenza, una manca ta correzione in d ipenden7.a della preceo:dcnte scelta dei tre punti di sbarco centrali (vis ibilmente modificata rispetto alla prima stesura che si limitava ad escludere Prevesa). Si sottolinea che l'appunto, del sono omesse, per brevità, le numerose posrillo: in margine, era semplicemente un documento interno e probabilmente solo per uso pt:rsonale ( Nota Uff. S!orico dello S.M.E.).

L(' truppt iuiian(' 111 Albania ( r914 .:w e 1 939) -----------·- ----------
oP RIIRENO \ ""' \\ l MPERO OTTOMANO \"'--' '\ " ASl lA --=-- /- "\ SAG JAOA -==-=_ ==- -\ \ --=-__._ - _--- ... . i + • : Ot - " GOMU OS + Scala appros . 1:1.500.000=- P'IlYlSl + ..__ GRECIA Schizzo n. 2.
IPOTESI OPERATIVA DEL CONTE PORRO (1903)

t6 Le truppe italiane in Albania (1914 · 20 <' 1939)

montana. L'esperienza dell'occupazione della Bosnia·Erzcgovi na per parte dell' Austria può dare utili nonne per le predisposizioni organiche, per i provve<limenti logistici e per la co ndotta tattica ».

In verità, gli eventi balcanici rapidamente si volsero a compl eto beneficio dell'Austria - Ungheria: Francia ed 1nghilter.ra in pratica si limitarono agli aspetti umanitari, anzi assa.i poco umanitari, delle feroci lotte in corso; la Germania si compiacque di assicurare il proprio appoggio politico all'Austria- Ungheria e la Russia dovette cedere , almeno per il momento, l'iniziativa alla dupl ice monarchia perché in estremo oriente si profilava lo scontro col Giappone. Quindi , in definitiv a , l'Austria assunse il tono ed il piglio della maggiore Pot<.:nza disposta a mettere ordine e pace nella turbolenta penisola. Visto però che alle prime raccomandazioni aus triache la Turchia opponeva di non essere in condizioni di applicare alcuna innovazione per timore di suscitare rivolte locali, Austria e Russia vennero ad un accordo segreto (Mi.irzsteg, 1903) - che poi sottoposero all'approvazione delle altre Potenze - in base al quale la Sublime Porta fu perentoriamente invitata ad introdurre riforme nella Vecchia Serbia e soprattutto in Macedonia e ad accettare che il controllo sull'applicazione di tali riforme fosse affidato ad un corpo di gendarmeria internazionale. La Porta dovette accettare, tuttavia ottenne che la gendarmeria non avesse alcuna autorità in territorio albanese. A capo della gendarmeria fu posto un generale italiano (gen. De Giorgis), però l'Italia si rese ben conto che l'intesa di Miirzsteg, realizzatasi a sua insaputa, l'aveva messa in non cale sul tappeto politico balcanico e per giunta lasciava sospettare una spartizione della penisola in zone di influenza dalle quali essa appariva esclusa. Perciò protestò con il governo di Vienna e, dopo un lento lavorio diplomatico , riuscì a stabilire ad Abbazia ( 1904 ) un accordo bilaterale , secondo il q u ale, ove gli eventi politici avessero condotto allo sfasciamento dell'impero ottomano, nessuno dci due Stati avrebbe avuto •la preminenza, sotto qualsiasi aspetto, in Albania: ques ta diventava intangibile per entrambi. La decisione di Abbazia rimase valida sino all'entrata in guerra dell'Italia nel 1915.

L'istituzione di una gendarmeria internazionale dette, è vero, buoni risultati iniziali , ma eviden temente null'a lt ro poteva essere se non un palliativo di fronte all'inefficienza del governo di Costantinopoli, alla violenza degli scontri fra le nazionalità , alle sanguinose repressioni turche. Nessuna meravigli a, dunque , se il continuo ed umiliante intervento straniero aggiuntasi alle condizioni di disfacimento interno dello Stato condusse nel luglio del 1908 alla

-------'-'

rivoluzione dei Giovani Turchi, che nel breve vol gere di pochi giorni riuscì a conquistare pacificamente, salvo sporadici fatti di sangue. tutte le classi sociali e perfino la corte. Il governo dei Giovani Turchi accese invero moltissime speranze . Non soltanto le popolazioni dell'impero - che avevano accolto con delirante entusiasmo i primi provvedimenti strappati al sultano, quali la costituzione dell'anno 1876 e la convocazione del parlamento per il successivo l dicembre - pensavano che finalmente iniziava una nuova era di civilrà, ma anche le Potenze considerarono con spiccata simpatia il grande evento. Disgraziatamente il compito che il partiro dei Giovani Turchi si era assunto era immane, data la situazione dell' impero e l'arretratezza di ampia parte del paese. Cercando di eliminare le discordie religiose, il nuovo governo si sforzò di mettere sullo stesso piano musulmani ed «infedeli», andando, cosl, contro la tradizione e la coscienza musulmane; il risultato fu la controrivoluzione - fallita e conclusasi con l'avvento al trono di Maometto V in sostituzione di Abdul Hamid II - dei « Veri Maomettani », in gran parte preti, studenti e soldati della guarnigione di Costantinopoli, fra i quali molti albanesi già facenti parte della guardia del Sultano. Cercando, poi, di conferire ordine politico ed amministrativo alla macchina dello Stato, il Governo, si impegnò a distruggere il vecchio regime ed i privilegi che ne costituivano i puntelli, senonché fra tali privilegi c'erano anche quelli albanesi. In Albania esistevano solo tre « risorse »: forni re la guardia personale del Sultano, ottenere un incarico statale e frui re, di fatto se non di principio , dell 'esenzj.one dalle tasse. Mancate queste risorse, esplose la miseria e con essa l'insurrezione.

D al 1909 al 1912 la rivolta in Albania settentrionale fu allo stadio endemico: interrotta dal gelido inverno, riesplodeva in primavera. All'inizio, contingenti di truppe regolari cercarono di riportare l'ordine con azioni locali, ma ben presto furono costretti a rifugiarsi in poche città, rimanendovi perfino bloccati, talché nel 1911 il governo turco dovette im bastire una vera e propria campagna di guerra con un corpo d'esercito di 16.000 uomini, anche perché i ribelli god evano, com'era da attendersi, di larghe simpatie oltre frontiera, e precisamente da parte montenegrina e serba. H problema albanese superò in quegli anni la portata dì quello macedone. Non si trattava soltanto di un importuno focolaio di ribellione, che poteva, all'occorrenza, venir circoscritto e lasciato estinguere da sé; il peggio si era che all'estero gli emigrati al b anesi costituirono comitati particolarmente attivi.

U1 qucsttone al banese ll
2. - Albania

Se quelli in America si agitavano con aspirazioni più sentimentali che concrete, i gruppi rifugiatisi a Vienna, Cetinje, Sofia, Belgrado e Roma avevano dai governi ospiri un appoggio direttamente proporzionato alla politica di potenza da questi svolta in Albania. Il Montencgro era il vicino più vicino di tutti; aveva molte e serie difficoltà finanziarie; il suo interesse sullo scutarino sapeva assai pÌLJ di rivendicazione che di aspirazione territoriale. Tuttavia, indubbiamente si trovava in una situazione politica poco facile. Già in precedenza aveva dovuto ospitare centinaia di rifugiati con conseguente grave onere economico, e alla vigilia della ribellione dei Malissori ben comprese come la situazione sarebbe eccessivamente peggiorata per il nuovo prevedibile esodo dai territori limitrofi. D'altro canto, c'erano i rapporti con le Potenze, con la Turchia e, soprattutto, con la Scrbia. Ai rappresentanti delle prime a Cetinje era stato consegnato, proprio nell'imminenza della rivolta, un memorandum , in cui in sostanza il Montenegro cercava di giustificare la propria posizione allegando ragioni di ospitalità tradizionale e di fratellanza con gli esuli oppressi e chiedeva l'aiuto degli Stati più forti, ma senza specificare che cosa si attendesse. La Turchia accusava senza molte perifrasi - e senza molti torti - il governo montenegrino non soltanto di aiutare i profughi, il che era il meno, ma essenzialmente di fornire armi, munizioni e vettovaglie ai ribelli, vale a dire, in definitiva, di alimentare l'insurrezione. Con la Serbia i rapporti erano molto più delicati. Alle iniziali proposte di re Nicola di approfittare delle circostanze per occupare, ciascuno per sua parte, taluni territori oltre confine (da definire di comune accordo), Belgrado aveva attribuito un malizioso secondo fine: quello di gettarla in un'avventura in cui avrebbe tutto da perdere, a causa della sua debolezza ed impreparazione militare, e nulla da guadagnare; mentre il Montenegro, nulla avendo, nulla avrebbe avuto da perdere. Conseguentemente, la Scrbia rifiutò di partecipare ad iniziative atte a turbare lo status quo. Fra l'altro, non ignorava il modo di pensare di Cetinje : « la nazione serba, nel senso emico della parol a, non può avere due capi, due fari, per essere guidata verso un porto sicuro dopo così lungo e procelloso viaggio di più secoli. Ed è nelle montagne del Montenegro che fu conservata - dopo Kossovo - la fiaccola dell'ideale della nazione serba. Non è la Serbia imbelle, ma .H Montcnegro glorioso e combattivo il depositario della grande idea nazionale, il faro che deve illuminare tale idea, il braccio che deve sostenerla ». Inutile aggiungere che a Belgrado si pensava in modo diametralmente op-

Le truppe italiane in Albania ( 1914-20 e Ii)J9)

posto. Stando così le cose, il .Montenegro, che si sapeva povero e si sentiva solo, dovette piano piano rinunciare alle sue velleità e preoccuparsi, invece, di non essere trascinato in compromettenti incidenti di frontiera con le truppe turche che tendevano ad evirare lo sconfinamen to dei Malissori.

La rivolta iniziò il 24 marzo 1911 con l'attacco improvviso ai posti di guardia lungo la frontiera albanese a nord del lago di Scutari e si concre tò con la riunione di 4 .000 insorti nel giro di pochissimi giorni, ai quali si aggiunsero rapidamente altre tribù mon[anare per un rotaie di circa 8.000 combattenti (schizzo 3). I MaJissori si affrettarono a far conoscere i motivi del•la loro lotta e le aspirazioni: non avrebbero deposto le armi fino a quando l'Albania etnica non fosse riunita in un solo vilayet, chiedevano l'amnistia per rutt i loro e per gli esuli, intendevano che gli Albanesi in tempo di pace non prestassero servizio militare fuori dal territorio patrio. Per due mesi le truppe turche, logorandosi in una spossante controguerriglia, non fecero che aprire e perdere le poche vie di comunicazioni dell'Albania settentrionale, specialmente verso Podgorica, che per i ribelli rappresentava l'unico canale di rifornimento . Il 15 maggio fu dichiarato lo stato d'assedio in tutto il vilayet di Scu tari dal nuovo Comandante turco, e le operazioni ottomane r-ipresero, e questa volta con maggior organ:icità ed incisivi tà . In tre settimane i Malissori furono quasi completamente accerchiati e ridotti all'ilnpotenza. A questo punto intervennero le grandi P otenze - la Russia a favore del Montenegro e l'Austria a favore degli Albanesi -e la parola passò ai politici.

Una serie di contatti fra il governo di Costantinopoli ed i capi ribelli, restii ad accettare promesse senza una garanzia internazionale, a Podgorica, con la mediazione del Montenegro e della Santa Sede, ma soprattutto per le pressioni dell'Austria, della Russia e dell'Italia, portò infine ad un acco rdo firmato il 3 agosto 1911 fra i Malissori ed .il governo tur co, che cominciava ad essere preoccupato per le ripercussioni che la situazione albanese poteva avere all'interno del paese Si trattava, come avvertirono subito i nostri addetti militari, sempre molto attenti ed informati, semplicemente di una tregua Per tutw l'inverno 1911 -1912, durante la guerra italo - turca, mentre emissari austriaci cercavano di convincere gli esponenti dell'Albania settentrionale a chiedere l'intervento protettore dell'Austria, fra i vari focolai fumiganti maturò un fatto nuovo: gli Albanesi, e non soltanto i Gheghi ma anche i Toschi, cominciarono ad avvertire una coscienza nazionale come mai era

La questione albane.<e
/ ..· /. R E G N O O E L MO N T E x / NEGRO / / / j; /_ " ,tJ"/ i k l E M E Il ••• • + (.,tf('/ / \ : ·- / - · C- • ; -. 1' 1 • , '····t G R u D l RA81All : : . . l : : ·-••••••OIWOSI f l / / ? j \ ./ H O T l / 1 // ' ' ' •' ,/ ---------------------., / l ·/ '' \ + \ / --·-· ·- / \ .· "" ' Y .- /' •, ,. .,· l M p [ ,, ., ""'"' 1 R O O T 1 O M A k O , / \ ,' l ' ' . ' l • • l l, j \, ,/ S K R E L l s A l T r··--.. HGIIT / \ / • '•, / \ / \ ' / \ l ) = -- auc• , , '\. - ASTRATI '{. - -· / / ì ,/// C H A l A Scala appros. 1: 200.000 Schizzo n . 3.
LE POPOLAZIONI ED Il TERRITORIO DELLA RIVOlTA DEl MALISSORI (1909 -11)

accaduto in passato, anche se è doveroso sottolineare come lo stimolo a siffatto stato d'animo fosse dato dai sentimenti antiturchi. La nuova ribellione ebbe ben diverse dimensioni rispetto alle precedenti. Non soltanto le truppe regolari ottomane furono costrette a chiudersi in Scurari, ma nulla più poterono contro una guerriglia instancabile ed una sohlevazione che aveva guadagnato anche Dmazzo. Gli ammutinamenti del giugno 1912 nei reparti turchi dettero il colpo di grazia alle già esigue possibilità di domare gli insorti. Nel luglio, Pristina, nel Kossovo, fu occupata dagli Albanesi in mezzo alle acclamazioni della popolazione, mentre nella Albania centrale le autorità abbandonavano il loro posto ed il movimento si estendeva v erso s ud. Inutili le proteste del nuovo governo di costituire il vilayet della grande Albania comprendente anche i sangiaccati di Uskub e di Monastir; i rivoltosi, non fidandosi più delle promesse, tendevano a realizzare un sogno piuttosto confus o in cui una cosa sola era certa : non intendevano cedere le armi prima di rea l izzare l'autonomia desiderata. Fra i continui sussulti insurrezionali e gli inevitabili nuovi attriti fra i capi del nord e quelli del sud si giunse al 28 novembre 1912 - nel pieno della prima guerra balcanica - quando il Congresso nazionale riunitosi a Valona dichiarò l'indipendenza dell 'Albania

2. Il T r attato d i Londra e il Consiglio deg li Ambasciatori.

La guerra italo - turca aveva messo in aperta evidenza anche il decadimento militare dell'Impero ottomano Era, finalmente, l'occasione desiderata da anni . Fino ad allora il problema macedone aveva sempre costituito remora contro un accordo fra Slavi e Greci, ma qu esta volta troppo chiara appariva la possibilità di fare a pezzi il dominio turco europeo . I quattro Stati balcanici, dunque, si accordarono più o meno segretamente ( 1 ), ed il l o ottobre 1912 proda· marono tutti insieme ia mobilitazione e, quasi contemporaneamente alla firma della pace fra Italia e Turchia, dichiararono guerra alla

( l ) Nel luglio 1912, il Capo di Stato Maggiore dell'esercito bulgaro, gen Tltcheff, attraverso l'addetto militare italiano, ten. col. Ì\·1errone, t-omunicò al tvlinistr.o d'Italia a Sofia che « con novantanove probabilità su cento i paesi balcanici avrebbero fra pochi mesi mosso gaerra alla Turchia-». La comunicazione, naturalmente, era interessata perché i Bulgari desideravano conoscere quanto ancora sarebbe durato il conflitto italo-turco (A De Bosdari, Delle guerre balcanicbe, della grande guerra e di alcuni fatti precedenti ad essa, pag. 52 ).

La questione ,1/banese 21

Le truppe italiane m Albania ( 191.1- 20 e 1939)

Sublime Porta. Fra gli alleati erano intercorsi comatti sulla spartizione territoriale della Macedonia ma, sia perché non pensavano ad una rapida vittoria, sia perché ognuno preferiva celare parte delle aspirazioni col segreto proposito di realizzarle cogliendo qualunque occasione favorevole, anche a danno altrui, le ostilità cominciarono senza che fossero definiti i rispettivi «compensi ». Anzi, a dire il vero, fu proprio per questo che poterono avere inizio. Se la Macedonia rappresentava la preda più ambita, l'Albania non era affatto trascurata. Il Montenegro, infatti, aprl la guerra occupando S. Giovanni di Medua ed Alessio c non facendo alcun mistero delle sue ambizioni su Scutar-i {principale scopo della sua guerra); la Serbia proclamò che il porto di Durazzo le era indispensabile e , senza molti indugi, da Monastir penetrò nell'Albania centrale dirigendosi verso la costa.

Immediatamente, l'Austria - Ungheria intervenne seccamente contro i due Stati, ma soprattutto contro la Serbia, alla quale non poteva in alcun modo consentire di affacciarsi sull'Adriatico minacciando (con una possibile alleanza con l'I tali a) la potenza navale austriaca, e, approfittando della proclamazione d'indipendenza dell'Albania, ne sostenne la validità, appoggiata dall'Italia per l'accordo di Abbazia.

Nel frattempo la Turchia, in piena anarchia per le agitazioni nazionaliste musulmane capeggiate dai Giovani Turchi, fino dai primi di novembre aveva chiesto l'intervento delle grandi Potenze. Di fronte all'ingarbugliarsi della situazione - i Bulgari il 31 ottobre, dopo tredici giorni di combattimenti, avevano battuto i Turchi a Kirk Kilisse ed a Lule Burgas e minacciavano Costantinopoli; repar· ti greci e bulgari erano entrati insieme a Salonicco ed immediatamente erano cominciati gli incidenti fra di 'loro; la Romania stava agitandosi per riprendersi la Dobrugia che a suo rempo era stata costretta a cedere alla Bulgaria - su proposta inglese si riunl a Londra una conferenza permanente degli ambasciatori con lo scopo di regolare i molteplici aspetti dello spinosissimo problema balcanico secondo gli interessi generali europei. Quasi contemporaneamente, la Bulgaria, rendendosi conto che ,Ja conquista di Costantinopoli avrebbe dissanguata il suo valoroso esercito mentre i suoi aUeati scavano facendo man bassa con poca spesa di tutte le provincie ottomane, e che le Potenze non avrebbero mai consentito che la questione degli Stretti (e quindi di Costantinopoli) venisse turbata da nuove prospettive, accolse le proposte della Porta, subito imitata da Serbia e Grecia. Il 3 gennaio 191.3 , concluso l'armistizio, fu deciso dai dele-

22

gati dei cinque Stati di riunirsi a Londra per una « Conferenza della pace >>

Nel gennaio del 1913, perciò, funzionavano a Londra due consessi internazionali distinti: il Gran Consiglio degli ambasci-atori (Austria - Ungheria , F rancia, Germania, Inghilterra, Italia e Russia) (l) e la Conferenza della pace (Turchia, Serbia, Montenegro, Bulgaria, Romania e Grecia). Il primo seguiva i lavori della conferenza affinché le conclusioni che in essa venivano accettate non fossero in contrasto con gli interessi di tutti, pur salvaguardando quelli del1e parti jn causa. In effetti, non si trattava tanto di egoismi o di speculazioni sul vinto, quanto della reale necessità di evitare che decisioni o provvedimenti incauti avessero ripercussioni assai più pericolose ad un livello molto pitl elevato. Inoltre gli ambasciatori potevano esercitare pressioni intese a superare punti morti. Senonché, dopo una settimana di lavori, una nuova rivoluzione dei Giovani Turchi guidata da Enver pascià prese il potere a Costantinopoli e la guerra ricominciò (3 febbraio). Nello stato di marasma in cui si trovava il paese, la resistenza ottomana si era dovuta limitare alla Tracia . L'Albania, o meglio gli Albanesi, allo scoppio della guerra e per tutta la durata delle operazioni, si erano schierati con il governo del Sultano, del quale, tutto sommato, erano disposti a riconoscere l'alta autorità, ma quando la 'Turchia si sfasciò sotto l'urto delle armate bulgare, si trovarono soli e pensarono giunto il momento del dis ta cco. Diciamo subito che la dichiarazione di indipendenza proclamata a Valona il 28 novembre 1912 aveva lasciato piuttosto indifferenti i vicini, che poco curarono di mascherare i loro desiderata. Anzi, se in un primo tempo si erano mossi Serbi e Montenegrini, alla ripresa delle ostilità si mossero anche i Greci, che occuparono Santi Quaranta e Gianina. Dopo ulteriori prese di posizione, discussioni, sos te, scontri armati, il 30 maggio i delegati dei bel.ligeranti alla conferenza della pace firmarono il Trattato di Londra, che pose fine alla prima guerra balcanica Naturalmente tutti firmarono protestando.

Secondo il Trattato , il Sultano cedette agli alleati turti i territori europei dell'Impero « à l'ouest d'une ligne tirée d'Enos sur la mer Egée à .Midia sur la mer Noire, à l'exception de l'Albanie » (art

2) e, unitamente agli alleati, rimetteva a Germania, Austria, Francia, Gran Bretagna, Italia e Russia << le soin de régler la délimitation des ft ·ontières et toutes autres questions concemant l' Albanie ». Stando alla lettera, si poteva anche pensare che l'Albania fosse, sì, conside-

(.1 l Il Consiglio degli ambasciatOri funzionò da l lì dicembre 1912 al 15 luglio 1914.

La questione
albanese

rata come un territorio a se stante, ma non necessariamente tolto alla sovranità de.l Sultano. Comunque la Turchia non la rivendicò mai e le grandi Potenze la considerarono come indipendente. Passata la questione alla diretta compe tenza del Gran Consiglio degli ambasciatori, il 29 luglio 1913 ( nel frattempo e ra scoppiata e terminata la seconda guerra balcanica, che però non aveva roccaro l ' Albania) fu deciso che l'Albania diventasse un principato autonomo, sovrano ed ereditario, sotto la protezione delle sei Potenze che ne avrebbero designato il Pri ncipe (art. l); che ogni legame dl dipendenza fra Turchia ed Albania fosse sciolto (art. 2 ); che l'Albania venisse neutralizzata, sottO la protezione delle prederre sei Potenze ( art . 3 ); che una commissione internazionale composta dai delegati delle Potenze e da un rappresentante deH'Albania dovesse provvedere al controllo dell'amministrazione del paese (art. 4) e, entro sei mesi, presentasse un progetto dl organizzazione particolareggiata del nuovo Stato ( arr. 6 ); ed infine che l'ordine nell'interno venisse garantitO da un corpo di gendarme ria internazionale ( am. 8 e 9 ). Però sull'argomento <<confini>> le cose andarono tutt ' altro che semplicemente. Si era formata tacitamente una specie di temporane a suddivisione dei compiti fra Austria ed Italia . La prima pensava essenzialmente a sottrarre Scutari e Durazzo alle aspirazioni slave, la seconda si preoccupava di impedire l'ellenizzazione dell'Albania meridionale e della regione di Korça. Giova anche sottolineare che l'Austria aveva idee molto chiare sull'avvenimento politico dell'Albania settentrionale ( pro domo sua ovviamente), mentre la nostra linea di condotta non andava oltre l'osservanza del Trattato

Ad Atene, governo ed opinione pubblica, già ostilissimi all'Itaiia a causa delle isole del Dodecanneso ( l ), men che meno potevano digerire la nostra opposizione alle aspirazioni nazionaliste sull'Epiro. La febbre giunse a tal punto che il Ministro degli Esteri , marchese di San Giuliano, ebbe a dichiarare all'incaricato d ' affari greco a Roma che l' Italia era disposta a giungere anche alla gu erra piuttosto che cedere tutta la sponda albanese del canale di Corfù. Il 15 agosto gli ambasciatori presero le prime decisioni per il confine fra Albania e Grecia. Le «prime», perché la loro indeterminatezza provocò più guai che chiarimenti. Nell'Albania meridionale cominciò allora ad assumere consistenza un movimento clandestino - fino ad un certo punto - dì resistenza armata, formalmente ignorato da Venìzelos, destinato ad essere per diversi anni causa prima dei disordini

( l) I giornali greci definivano iJ gcn. Ameglio come un tiranno peggiore dei Turchi (De Bosdari, op. citala, pag. 75 e seg)

Le truppe 1ta!tan e i n A l bania ( I 9 I.f - 20 e 1939)

antiitaliani. Finalmente, dopo passi diplomatici ufficiali ed ufficiosi, a Firenze (17 dicembre 1913) vennero definite le frontiere dell'Albania. Se il Trattato di Berlino era stato generoso con Serbia, Montenegro e Grecia, le decisioni di Firenze venivano ulteriormente incontro alle aspirazioni serbe che non conseguivano Durazzo ma ottenevano Prizren, Ipek, Djakovo e Prilep, ed a queHe greche, che non erano accontentate sino all'allineamento fiumi Semeni - Devoli però vedevano la loro frontiera, una volta all'altezza di Arta e poi portata al fiume Kalamas, spostata ancor più a nord sino a comprendere la Ciamuria (schizzo 4 ).

A dare un'idea della buona grazia con la quale in Grecia vennero accolte le decisioni del Consiglio degli ambasciatori, converrà ricordare che il governatore dell'Epiro, Zographos, inviò (febbraio 1914 ), a nome del « Consiglio panepirota », una circolare alle legazioni delle grandi Potenze in cui annunciava che il popolo epirota (ben s'intende quello che viveva nel territorio da Arta al Semeni- Devoli) avrebbe proclamato la propria indipendenza e difeso con le armi i propri diritti. E, come se non bastasse, mentre il governo greco cercava attraverso le vie diplomatiche di rivedere il protocollo di Firenze, Zographos, date le dimissioni da governatore dell'Epiro, si rivestì dei poteri affidatigli da un convegno di Epiroti in Atene e proclamò l'autonomia dell'Epiro . Di fronte al deciso interven to del ministro De Bosdari, « V enizelos ( ... ) si pose in una rabbia indicibile e mi disse che la politica dell'I t alia l 'ave va messo, davanti all' opinione pubblica, in una situazione che non si potez1a più sostenere » ( 1), però mandò ordini per la graduale evacuazione delle truppe greche dai territori albanesi, ed alla Camera biasimò pubblicamente la rivolta epirota. Il 29 aprile tutta l'Albania meridionale era praticamente sgomberata dalle forze regolari elleniche . Rimasero sul posto, fluttuanti, bande di armati - chiamate dai Greci « Legioni sacre>> e nelle quali erano passati numerosi ufficiali dell'esercito ellenicoche correvano il paese distruggendo e depredando, specialmente le comuni t à musulmane.

Nel contempo, sempre nell'ambito delle decisioni prese dalla conferenza degli ambascia t ori, la Commissione in ternazionale costituita a Valona per il controllo dell ' amministrazione civile e delle finanze dell'Albania approvò il l O aprile lo Statuto del nuovo principato assegnato a Guglielmo di Wied, con capitale a Durazzo. In pratica, a parte il riconoscimento degli altri Stati balcanici, i veri pi-

La questione albanese 2)
' ·
(l) Dc Bosdari, op citata, 96.
lA BAlCANIA DOPO lE GUERRE BAlCANICHE (1913) \ IMPERO AUSTROUNGARICO "' \ / \ \ ) ·""-"' ·· - .-..../ / BELGRADO · \ ( · ..Jò'- . ....._ R O M A N l A '"""- O BUCAREST . . ...., . IMPERO R U S S O ) / / ./ S E R B l A( ._. · - · ......__ ./ "\. . .........._ ("". '--. ., ./ B U L G A R l A .1'· Ì./ \ §bflA ( / l> \ , .- '-·\ DURAZZO } ,_l .r-. l> ( > · --- · ì \ r : yr;:lONICCO \ / oGIANINA E C l A q] \\ I M·PE RO OTTO MA NO Sch i zzo n 4 Cr eta

lastri portanti dell'indipendenza albanese erano Austria- Ungheria ed Italia, entrambe tanto interessate a mantenere la tranquillità in quel settore da premunirsi reciprocamente e nei confronti dì terzi, fin dall'anno precedente, con un accordo bilaterale firmato a Roma, il cui art. l precisava:

« Les Haures Parties contractantes sont d'accord que le ferme rétablis· sement du calme en Albanie et d ' une tendence régulière à ttne vie pacifique doivent étre la base principale du système politique de leurs entente ami· cale>>.

Lo ·scoppio della prima guerra mondiale sconvolgeva anche la Balcania ed .il recentissimo principato ebbe vita molto breve. Guglielmo di Wied era sbarcato a Durazzo nel marzo 1914 animato dalle miglioti intenzioni; purtroppo non aveva i requisiti necessari per un incarico del genere e, d'altronde, le condizioni interne dello Stato erano veramente precarie: non soltanto nel sud si agitavano le oonde irregolari greco- epirote, ma un po' dappertutto, con l'arrivo della primavera, erano riprese le soli te rivolte locali Per rimettere ordine, egli cominciò ad emanare una legge sul servizio mi>litare obbligatorio : dopo poco pi ù di un mese migliaia di armati minacciavano Durazzo ed il Principe, che, lì per lì, non trovò di meglio che rifugiarsi su una nave da guerra italiana alla fonda nel porto . I primi di agosto, il Governo era in pratica asserragliato in Durazzo; gli ufficiali olandesi della gendarmeria rientravano in patria; il contingente internazionale di st•anza a Scutari si riduceva a Francesi ed Italiani; la Commissione internazionale di controllo era esautorata e nell'Albania meridionale straripavano le bande epirote Segnalava il console d'Italia

a Gianina :

«Numerosi volontari provenienti dalla Grecia e dalle isole arrivano a Janina e proseguono per alto Epiro. Si calcola ne siano partiti in questi giorni circa 2.000, la maggior parte dei quali sembra costituita da soldati regolari. ( ) Se circostanze obbligheranno effettivamente il Principe di Wied a dimettersi si avranno allora forse nuovi avvenimenti in Epiro col probabile movimento di avanzata degli Epiroti al nord e eventuale proclamazione annessione alla Grecia dei territori contestati. ( ... ).

« ( . ) E' da notare che in questi circoli bene informati si ha appunto la persuasione che se la situazione internazionale che verrà creandosi in seguito agli avvenimenti eutopei sarà tale da permetter!o , la Grecia ufficiale o per essa le truppe epi rote si avanzeranno fino allo Skumbi. ( ... ) Questa epoca potrebbe anche coincidere col momento in cui l'Italia fosse trascinata a prendere parte al conflitto europeo a fianco delle sue alleate e non potesse più disporre della flotta. ( ) » O).

(l) Ministero Affari Esteri, I documen/.i diplomatici itali(/ni , V serie, vol. I, n. 141.

La questìone
albanese

Se da più parti, in quel lungo periodo, furono riperuramente compiute incursioni ed occupazioni, con le conseguenze tipiche di queste circostanze, non vi è dubbio che la fonte delle maggiori preoccupazioni fu il me:tzogiorno d'Albania, ove il nazionalismo greco era strettamente legato alle !otre religiose, il che esasperava i contrasti. Gli invasori tutti, sebbene in misura diversa, imperversarono nelle regioni invase , ma in special modo si distinsero sanguinosamente le numerose bande irregola ri greche che letteralmente infierirono col ferro e col fuoco nei confronti delle disgraziate popolazioni non ellenofone e non ellenofile dei distretti confinari. Ne conseguì una fuga disperata verso Valona di circa 25.000 profughi, che rapidamente precipitarono la città ed i dintorni nella miseria e nelle epidemie. Il 13 agosto H ministro Aliotti telegrafava da Durazzo, sulla scorta di notizie pervenutegli da fonte attendibile , che i profughi erano alla fame ed alla disperazione, al punto da non escludere possibili tumulti e violenze per procurarsi cibo; che i Greci stavano eseguendo lavori di fortificazione campale ai confini dell'Epiro autonomo, io modo da poter opporsi al ritorno degli Albanesi; che Korça era in mano greca ed il suo distretto saccheggiato ed in fiamme. Ed aggiungeva che

« ( ) Ormai il Governo non vi paga più alcun funzionario o soldato. Tutte le risorse del Principe si concentrano nel chiamare truppe e trovar fondi per prolungare guanto possibile la sua precaria esistenza personale nella capitale » (l).

Ma c'era di peggio: anche uomini di rilievo del mondo politico albanese erano attirati nel gioco di Atene. Il 20 agosto il console d'Italia a Gianina comunicava:

«Da fonte sicurissima apprendo che Mehemet bey Konitsa recentemente nominato ministro di Albania in Atene ha fatto sapere ai Musulmani di Argirocastro essere opportuno per la salvezza città Argirocastro, Delvino, Premeti e delle rispettivt: popolazioni musulmane richiedere al Governo greco rioccupazione territOri da parte truppe regolari greche. Eglì ha consigliato invio Atene di una deputazione di quatt ro o cinque capi musulman i di Argirocast ro per rivolgere personalmente tale domanda a Venizelos e si è ri· servaco indicare momento opportuno invio tale deputazione esprimendo pur intenzione recarsi egli stesso fra qualche giorno ad Argirocastro , Delvino, Koritza.

« Ho consigliato i Musulmani a temporeggiare per non compromettere la · loro siruazione facend o il gioco del Governo greco che invocherebbe la loro domanda come giustificazione per occupazione. ( ) mi pare quindi che

Le truppe m A!ba!ua (H; L!- :!O t' f(J39)
(l) Minisrero Affari Esteri, op. citata, V serie, vol. I, n. 238.

questa circostanza giustifichi supposizione da me fatta nel rapporto 212 circa accordo fra Epiroti e nazionalis t i di Durazzo ( ... ).

«Un ufficiale delle truppe autonome epirote ha dichiarato che tra breve due divisioni esercito greco (probabilmente l'ottava e la nona di stanza in Epiro) occuperanno la zona contesnua ( )>> (1).

A fine mese si concludeva la tormentata avventura del Principe di Wied . Di fronte ad una situazione insostenibile, nell'impossibilità di pagare le scarse truppe d i cui disponeva, davanti alla sfiduci a e d alla irritazione che ormai i diplomatici stranieri non cercavano più di nascondere, il 3 se ttembre, alle 8, egli si imbarcava su di una nave italiana per Venezia , e due giorni dopo due mila armati entravano in Durazzo, condotti dal Muftì di Tirana, ed issavano la bandiera turca sul palazzo del Principe, dichia rando di voler per il momento reggere il paese in attesa di scegliere la più idonea forma di governo. L'incaricato d i .affari scriveva al di San Giuliano (7 se tte mbre) cercan d o di riassumere la situazione de1l'Albania centrosettentrionale :

« Dal primo comano con la massa degli insorti testé entrata in cttta e dalle conversazioni tenute così dai capi come dai gregari, scaturiscono alcune impressioni che credo i nteressa n te riferire all'E. V ..

«Risulta ora sempre più chiaramente che il movimento ha tratto le sue origini: l) dal forre attaccamento della g r ande massa della popolazione alla religione ed alla tradizione islami.ca nonché all'uso della lingua turca che ne è esponente; 2) completa di un vero movimento nazionale albanese, politicamente inteso; 3) dalla tendenza, già a lungo repressa, di farla _finita coi bey, riccbi, potenti e sopraffattori. E siccome questi, per interesse o per opportunismo avevano fatta causa comune col P rincipe, l'odio cont r o i bey si r iversò con t ro il Principe che veniva accusato di appogg iare esclusivamente su di essi il nuovo governo.

<< Si tratta dunque di un movimento complesso , religioso e sociale, e gli errori commessi dal Principe, chiamando a sua d i fesa le popolazioni cattoliche del nord ed usando metodi di violenta, sembrano essere stati calcolati a bella posta per esasperare nei ribelli queste cendenze di rivendicazione religiosa e democratica.

« Sulla base di questa rivolta sincera delle masse e per mezzo di alcuni capi più venali o di agitatori abilmente camuffati da apostoli mussulmani, lavorarono atrivamente le p r opagande serbo-momenegrina e greca, ciascuna per i propri fini. I capi del movimento non lo nascondono e si dichiarano apertamente riconoscenti, soprattutto per gli aiuti loro prestati da parte serba e montenegrina ( ).

<< Meno attiva o per lo tneno più indiretta sembra essere finora la propaganda giovane turca Ma la vittoria della insurrezione offre ora una troppo buona occasione alla Turchia perché essa possa mancare di approfittarne. E ne approfitterà certamente, come vari sintomi fanno già ritenere, intensifi-

La questione albanese ·-----··---------
(l) Ministero Affari Esteri, op. citala, V ser:e, vol. I, n. 365.

Le truppe italiane in Albania (I914-20 e 1939)

cando nel paese la propaganda in favore di un principe mussulmano e favorendo le mene austriache contro la Serbia.

<< Per quanto riguarda Essad (l) risulta accer tato che la sua cacciata da Durazzo valse a riacquisrargli nel suo amico feudo di Tirana le simpatie ed aderenze che aveva perdute, tanto che mentre le case di rutti i bey di Tirana, nemici di Essad, vennero bruciate , i beni confiscati e le famiglie arrestate, la casa e i beni di Essad furono rispettati

«Questa popolazione, malgrado il suo odio contro i bcy, sente sempre il bisogno di essere diretta da un capo e riconosce tuttora, nella sua maggio· ranza, in Essad il suo capo naturale, capace di farsi obbedire e temere, se non amare

«Volendo, dal nostro punto di vista, -fare un bilancio sommario di questi ultimi avvenimenti, bisogna riconoscere che esso si chiude in nostro favore. Da Durazzo e da Valona furono cacciati via come per incanto turri i nazionalisti italofobi; tutti i pseudo volontari austro -tedeschi; tutti i bey amici dell'Austria e da essa pagati; mentre il Principe che, per debolezza, per incapacità, per la sua stessa nazionalità, aveva mancato al suo impegno di tenere nel debito conto la nostra influenza, ha dovuto abbandonare il paese odiato e disprezzato da molti, compianto da pochi, rimpianto da nessuno «E' certo d'altra parte che ci minaccia il pericolo di una forte preponderanza giovane turca, la quale, soprattutto in questo momento, l'Austria potrebbe facilmente volgere ad esclusivo in teresse della sua influenza( )» ( 2 ).

Maggior concretezza acquistò la situazione al rientro di Essad pascià in Durazzo. Questi, sostenuto da numerosi partigiani che gli avevano preparato la strada , il potere ( 4 ottobre) come «Presidente del Governo di Albaniil e Comandante jn capo», dichiarando di voler governare a titolo provvisorio sino a che il popolo o le Potenze non avessero scelto un nuovo sovrano, e, per non inimicarsi la corrente preva'Ìente fra i musulmani, si mostrava favorevole all ' eventuale candidatura del principe Buraneddi.n, figlio di Abdul Hamid II, contando però sui sicuri intralci che tale soluzione avrebbe trovato Nel tempo stesso avvicinava il nostro ministro Allori, il quale comunicava a Roma ( 6 ottobre):

« Essad oggi è venuto a spiegarmi confidenzialmente come, secondo il suo parere, qualunque eventuale azione italiana in Albania dovrebbe aver luogo contemporaneamente a Durazzo e Valona . Egli mi ha detto che il fanatismo dei Gheghi è troppo fomentato dai recenti avvenimenti e che occorrerebbe

(li Essad pascià Toptarù era un ricchissimo ed influente norabile albanese. Am· bizioso, asrmo, violento tenace Generale dell'Esercito turco, aveva combattuto neiJ.e guerre balcaniche, difendendo accanitamente Scutari contro i Montenegrini. Ac· colse Guglielmo di Wied al s uo arrivo, trasmettendogli i poreri e ponendosi ai suoi ordini. Fu nominato Ministro della Guerra ma la sua condotta ambigua provocò il suo arresto, anche per istigazione di rivali. Rimesso in libertà per intervento italiano, fu espulso dal principatO. Riparato in Italia, tornò in Albania alla caduta del Principe di Wied

( 2) Ministero Affar i Esteri, op. citata , V serie , vol. I , n. 608.

per calmarli una dimostrazione di forza abbasranza imponente soprattutro a Durazzo, salvo ritirarla poco dopo di aver impressionato una popolazione che si sottomette sempre innanzi al fatto compiuto ed alla persuasione di aver truppe troppo potenti da fronteggiare. Secondo lui, ove uno sbarco avvenisse soltanto a Valona, i Gheghi potrebbero essere, malgrado autorità dei capi, trascinati attaccare truppe da sbarco se queste non fossero numerose.

«Da tutto ciò si intende che Essad ha fretta consolidare la sua situazione sapendo bene che le cose non possono durare a lungo come sono, e che Serbia e Grecia oppure Italia debbono ? in Albania.

« Per non essere spinto verso combinazione serbo-greca egli scongiura Italia venire prendere ciò che le spetta e le conviene di prendere a tutela sua politica adriatica. Giova .. ? .. rammentare che possesso di Valona senza regioni che ne fortifichino le spalle sarebbe un peso ed un pericolo per l'Italia. Tal il pensiero di Essad che insiste nella sua affermazione secondo cui dopo presa di possesso di Durazzo si. potrà non solo ridurre a piccolissimo ? nostro presidio ma anche radunare da J 5 a 20 mila combattenti a nostra completa disposizione; egli stesso ne prenderebbe il comando . ( ...) » (1) .

Nel frattempo, a Scutari si era formato un governo locale costituito da notabili cristiani e musulmani; i Mirditi si consideravano indipendenti sotto il loro principe Bib Doba; i Malissori seguivano anch'essi le loro leggi patriarcali in assoluta autonomia. Per completare il quadro, a Valona continuava a funzionare una Commissione municipale tollerata dagli insorti del sud, e quasi tutta

1'Albania meridionale era in mano al « Governo dell'Epiro au tonomo » retto da nazionalisti greci e sostenuto sottobanco dalla Grecia, la quale però non perdeva occasione per prendere ufficialmente le distanze, per non essere coinvolta in complicazioni internazionali. Questa era 11' Albania sul finire del 1914 .

Probabilmente, se le cose non vi avessero preso una piega così drammatica l'Italia non sarebbe stata stimolata a muoversi in quella direzione. Il 3 ottobre, di San Giuliano scriveva all'ambasciatore Imperi:ali ( 2) :

«La situazione in Albania si fa ogni giorno più minacciosa . Le truppe del governo autonomo epirota hanno occupato Berar e si sono spinte a Fieri, a dodici chilometri a nord di Valona che rimane in tal modo circondata ( . )

Il R. Console a Valona ci na informato che rutti i Gheghi che occupavano la città sono partiti )asciandola cosl senza protezione ( ...). Gli affidamenti datici dal Governo greco che gli Epiroti non attaccheranno Valona sono subordinati alla riserva che gli Epiroti non siano attaccati dag li insorti mussulmani ( . .}.

«Dal complesso di questa situazione risulta che Valona è sotto la minaccia imminente di disordini locali, che mettono in pericolo le colonie estere

La questione albanese 31
(1) Minis tero Affari Esteri , op. citata, V. serie, vol. I. n. 902. ( 2) Ibide m, n. 8ì3 .

Le truppe italiane in Albania (I 914- 20 e 1939)

e i Consolati, nonché di una occupazione delle truppe o bande epirore. All'una o all'altra eventualità non può restare indifferente il Governo italiano. Un fatw compiuto degli Epiroti a Valona costituirebbe un irreparabile danno agli interessi vitali dell'Italia nell' Adriatico, essendo prevedibile che un giorno o l'altro il Governo di Atene dichiari. l'annessione dei territori occupati dal cosiddetto Governo auwnomo ( ... ).

<< In tale stato di cose parrebbe forse preferibile di eseguire un fatto compiuto italiano a Valona qualora lo esigessero gravi avvenimenti locali . Non si tratterebbe di effettuare una vera e propria presa di possesso, ma di invio di navi con sbarco eventuale di distaccamen t i di marinai a titolo provvisorio per impedi re l'occupazione epirota e per ristabilire quando ne fosse il caso l'ordine pubblico e proteggere gli stranieri. Il governo proclamerebbe che, quale unica Potenza neutrale firmataria delle deliberazioni di Londra, ag isce per mantenere il rispetto delle deliberazioni stesse ( ... } ''·

La risposta di Imperi alì fu chiara (l):

« Grey fattomi testé chiamare mi ha dichiarato che Potenze Triplice Intesa preso nora dei motivi nostm eventuale occupazione Valona e delle condizioni in <.:ui essa avrebbe luogo non vi ravvisano alcuna obiezione ( ...) ».

D'altro canto l'ambasciatore a Vienna, Avarna, precisava (2):

« ( ... ) Pe r ciò che riguarda Valona, l'Austria-Ungheria non avrebbe mai permesso di occuparla prima che scoppiasse la guerra. Ma allo stato di cose attuali non credo che vi si opporrebbe e la vedrebbe anzi con piacere, nella speranza forse di trascinarci contro i suoi nemici ( ... ) ».

Preparato così il terreno 1n campo diplomatico, l'Italia mandò prima una missione sanitaria (26 ottobre) nella città e subito dopo (30 ottobre) occupò l'isolotto di Saseno con una compagnia di marina I nfine, il 27 dicembre 1914, occupò Valona.

Gli avvenimenti albanesi, pur nella bufera scatenata, non potevano essere né trascurati né ignorati dagli Alleati a causa delle loro ripercussioni politiche . D a un lato una situazione di totale dissesto ; da un altro l'intendimento rus so di favorire i due Sta ti s•lavi, Serbia e Montenegro, e quello francese di sostenere la Grecia. I primi passi lungo la strada che condusse al Patto di Londra vanno rinvenuti nella lettera che il di San Giuliano, dopo aver parlato della questione con il Presidente del Consiglio e con il Re, mandò all'ambasciatore Imperiali, l' 11 agosto 1914, lettera le cui istruzioni av-

(

l) Affar: Esteri, op. citata, V serie, vol. I, n. 896.

(2) Ib!dem, n. 887.

3· Il Patto di Lo ndra.

venivano l'ambasciatore di compiere un sondaggio presso il Ministro degli Esteri 'inglese, Grey, a titolo personale o, tutt'al ph\ come pensiero del di San Giuliano, sulle condizioni aHe quali l'Italia poteva considerare ]a propria partecipazione alla guerra a fianco dell'Intesa. Fra le varie clausole figuravano le seguenti (l):

« 3. In caso di vi ttoria finale l ' Italia avrà il Trentino sino ai displuvio principale alpino e Trieste;

« 4. Ottenendo questo l'l t alia non si opporrà a che l'Albania, se Fran· da , Russia ed Inghilterra l o desiderano, venga divisa fra Grecia e Serbia, purché le sue coste da Capo Stylos alla foce della Bojana vengano neutralizzate e Va lona con una proporzionata regione venga non soltanto neutralizzata ma anche dichiarata autonoma ed internazionale a condizioni analoghe a quelle adottate per Tangeri e con partecipazione di tutte le Potenze adriatiche, tra cui l'Italia, alla sua amministrazione ( ) ».

Il di San Giuliano precisava inoltre che l'offerta deHa Dalmazia accennata dal ministro russo Samsonoff tramite l'ambasciatore a Pietroburgo, Carlotti, non lo seduceva molto. La mossa fu un errore diplomatico, perché la risposta di Grey, positiva, del 24 agosto, significava che le tre Potenze dell'Intesa avevarlv accolta la proposta italiana di spartire l'Albania e , conseguentemente, assai difficitle sarebbe stato per Roma modificare il proprio atteggiamento. Il di San Giuliano si rese conto del passo falso, soprattutto perché da parte russa era stata presa subito la palla al balzo per favorire la Serbia ed il Montenegro. Poiché non si poteva «dall'incubo della minaccia austriaca passare all'incubo della minaccia slava », di San Giuliano consultò i d ue ambasciatori <± Bordeaux, Tittoni, ed a Pietroburgo, Carlotti, sulla modifica del10 schema di accordo che intendeva inoltrare a Londra (2):

« ( ) L'Italia non si opporrà alla sparuz10ne dell'Albania fra Montenegro, Serb.ia e Grecia, previa neutralizzazione di quelle coste. Però Valona in piena sovranità all'Italia In caso di difficoltà insormontabili, che non mi paiono prevedibili, internazionalizzazione di Valona con guarnigione italiana. Tale espediente non sarebbe però scevro di pericoli ( ... ) ».

La morte del marchese di San Giuliano impedì di spedire il progetto, ma la mossa in campo internazionale era fatta ed il barone Sonnino, nuovo Ministro degli Esteri, non poté ignorare che l'Italia aveva scelto la politica della spartizione dell'Albania, rifiutando anche l'offerta russa di uno Stato albanese musulmano (nell'Albania centrale) sotto protettorato di una grande Potenza « che poteva es-

(l) Ministero Affari Es teri, op citata , V serie. vol. I, n. 201. ( 2) Ibidem, n. 803.

La questione albanese 3 3
3· - Alban ia

sere anche l'Italia». I n altre parole, sulla proposta della spartizione non si poteva tornare indietro, t anto più che l'Intesa ormai la considerava come argomento di negoziato con Serbia e Grecia. R i maneva l'appiglio di cercare di sfruttare 1a propensione russa, tuttora valida, a costituire uno staterello musulmano, e Sonnino non se lo lasciò scappare L e ragioni che lo inducevano a giocare la carta di un piccolo srato neutrale nell'Albania centrale erano di vario ordine: generale, per un senso di dovere morale di tutela verso le popolazioni musulmane albanesi, evit·ando il continuo confl.itto con gli elementi cattolici ed ortodossi, come accadeva a nord e a s ud; militare, per avere uno stato cuscinetto fra i l nostro possesso di Valona e la Serbia oppure impedire che Valona diventasse un enclave in territorio greco; economico, per continuare quei rapporti che già esistevano e legavano gli Albanesi aH'Italia .

Senza scendere nel particolare delle continue trattative, si ritiene molto importante sottolineare un passo, in certo senso improvviso, fatto da Sonnino allorché, i n cambio della rinuncia alla penisola di Sabbioncello a favore d ell.a Serbra, chiese la rappresentanza diplomatica del futuro piccolo stato musulmano In questa richiesta entrava un elemento nuovo col quale veniva affrontato il problema albanese: il vero e proprio protettorato (basato anche sulla utilizzazione di Essad pasdà) . Giustamente è stato osservato che «dò che Sonnino era riuscito a salvare dell'Albania del 19 13 era solo una porzione, anche se cospicua, ma nell'atto in cuì la salvava, accettava, automaticamente, le ampie mutilazioni previste a favore della Serbia, del Montenegro e della Grecia . Occorre però aggiungere che se le aveva accettate non vi si era rassegnato » (l) .

Il Pat to di Londra (24 aprile 1915 ) delineò una soluzione delio spinoso problema più abbozza ta nelle sue linee generali che precisa; probabilmente anche allo scopo di avere, nella futura conferenza della pace vittor10sa, un margine di manovra per la soluzione che a tempo debito fosse apparsa più opportuna. Tuttavia è indubbio che se non stabiliva il principio della spartizione dell'Albania del 1913 poco ci mancava, invero, visto che in sostanza dava forma concreta a tale indirizzo . Dell'Albania veniva tra ttato agli articoli 5 , 6 e 7 ed era convenuto che:

- sarebbe stato neutralizzato il litorale da sud di Ragusa sino alla Vojussa, assegnando a Serbia e Montenegro, nel basso Adriatico, tutta la costa da capo P lanca sino al fiume Dri n ( cioè sino a

34 Le truppe italiane i n <1ibanùz (1914-20 e 1 939)
( l) P. Pastorelli, L'Albania n ella politica estera italia11a 1914-1920 , pag. 34.

S. Giovanni di Medua), mentre «il porto di Durazzo resterà attribuito allo Stato indipendente mussulmano d'Albania » (art. 5);

- l'Italia avrebbe ricevuto «la piena sovranità su Valona, l'isola di Saseno e un territorio sufficientemente esteso per assicurare la difesa di questi punti (dalla Vojussa a nord e ad est, approssimativamente fìno alla frontiera settentrionale del distretto di Bimara a sud)» {art. 6);

- se l'Italia avesse ricevuto il Tremino e l'Istria, la Da'lmazia e le isole dell'Adriatico e Valona conformemente a quanto previsto agli artt . 4, 5 e 6 « e se la parte centrale dell'Albania è riservata per la cos tituzione di un piccolo Staro autonomo neutralizzato, l'Italia non si opporrà al possibile desiderio della Francia, dell'Inghilterra e della Russia di ripartire i dipartimenti settentrionali e meridionali dell'Albania fra il Monrenegro, la Serbia e la Grecia. La costa, a partire dalla frontiera meridionale del possesso italiano di V alona (vedi art 6) fino al capo Stylos, sarà neutralizzata. L 'Italia sarà incaricata di rappresentare lo Stato d'Albania nelle sue relazioni con l'estero. l'Italia accetta, d'altra parte, di lasciare in ogni caso ad est dell'Albania un territorio sufficiente per assicurare l'esistenza di una frontiera comune alla Grecia ed aUa Serbia ad ovest del lago d'Ohrida >> (art 7).

Questi gli impegni presi. Vedremo in seguito come gli avvenimenti abbiano influito sulla loro realizzazione.

La questione albanese 35

CAPITOLO SECONDO

IL CORPO SPECIALE ITALIANO IN ALBANIA

Una spedizione in Albania era già stata presa in considerazione dal Governo italiano sin dal 1911 per fare da contraltare all'occupazione della Bosnia- Erzegovina da parte dell'Austria- Ungheria. Lo Stato Maggiore dell'Esercito, interessato allo studio, aveva previsto il possibile invio di un corpo di spedizione su due divisioni e supporti vari, per complessivi 38.000 uomini e 60 bocche da fuoco, agli ordini del gen. Cadorna. La cosa poi non ebbe seguito a causa dell'insorgere delle guerre balcaniche e per le trattative diplomatiche che ne conseguirono. Nel settembre del 1914, però, considerando gli avvenimenti in corso in Albania, il Governo italiano, presieduto dall'an. Salandra, venne nella determinazione di occupare Valona con un reggimento di fanteria ed una batteria da montagna, per impedire che cadesse in mani altrui. Il nuovo Capo di S. M., generale Cadorna, replicava il 27 settembre al Ministro della Guerra che (l ):

- premessa per una spedizione del genere eta l'assoluta garanzia di un'accoglienza più che favorevole da parte della popolazione di Valona;

- secondo punto fermo era la sicurezza di non essere trascinati in scontri armati da parte di bande di insorti o pseudo - nazionaliste.

In altri termini, la spedizione eta possibile solo come affermazione dì presenza in un ambiente favorevole e pacificato. In caso differente, tanto valeva inviare l'intero corpo d'armata previsto a suo tempo, tenendo altresl presente che quasi sicuramente lo si sarebbe dovuto alimentare e rinforzare nel tempo con personale, mezzi e materiali. Tale evenienza avrebbe certamente provocato ripercussioni negative sulla mobilitazione generale nell'ipotesi di un inter-

1. Lo sbarco a Valona. (l) L. Cado rna , Altre pagi•1e sulla grande gu errcJ, pag 104

,·ento nella guerra appena iniziata. Il gen. Cadorna era profondamente convinto che l'invischiarsi in una vicenda del genere avrebbe comportato un impegno sempre maggiore di forze e di spesa e la conclusione finale , con un'ahissima probabilità , sarebbe stata o del ripo Libia , dove dopo un 'espansione rapida c facile sino a 900 chilometri dalla costa si era verificata una crisi violenta destinata a ridurre il nostro possesso a Tripoli e ad Homs , oppure del tipo Bosnia, dove l 'Austria, in ben altri rapporti geografici ma in un ambien te umano e naturale assai vicino a que1lo albanese, av ev a dovuto mobilitare 260.000 uomini. Conseguentemente suggerì, volendo proprio fare attO di presenza a Valona, di occupare con un reparto d:;; sba rco l'isol<mo di Saseno che controllava la baia di Valona. Tale sua opposizione esprimeva ancor più nettamente ,jn successive lettere, segnalando il pericolo che l'impresa potesse impegnarci in Albania assai più a fondo di quanto al momento si potesse credere ( 14 onobre) e persistendo «tenacemente a dichiararmi contrario all'attuazione, ora, di tale impresa» (22 ottobre). Il 30 ottobre. mentre il Governo si dimetteva , una compagnia da sbarco della Marina occupava Saseno. Però l'on. Sonnino , nuovo Ministro degli Esteri, tornò alla carica presso il gen. Cadorna, il quale rinnovò le su e obiezioni in una lettera del l O novembre che chiudeva nel modo seg uente (l ) :

« ( ... ) In tutti i casi, tengo a far rilevare tutto i l rischio - che può essere esiziale - insito nella progettata spedizione a Valona. ed a ripetere perciò, sotto il punto di vbta militare, il mio contrario avviso all'effettuazione di essa».

Il governo di Salandra non ritenne giustificate né preoccupazioni né previsioni ed il 29 dicembre inviava a Valona il lOo reggimento bersaglieri con una batteria someggiata ed un nucleo dei servizi principali ( 2 ). Unica cautela accettata erano stati i limiti della zona di occupazione, piuttosro ristretti per evitare possibili scontri con bande locali ad eccessiva distanza dalla città.

Alla fine dell'estate 1915, poco dopo l'entrata in guerra dell 'Italia, la situazione della Serbi a cominciava a profi'larsi seria: la Bulgaria stava per scendere in campo a fianco degli J mperi Centrali con conseguenze drammatiche per il piccolo regno di Pietro I. Nei Balcani si potevano gioca re ancora tre carte: indurre la Romania ad entrare in guerra p er neutralizza re in extremis le velleità bulgare;

(l) L. Cadorna, op. citala, pag. 106.

(2 ) Il distaccamento fu posto :1gli ordini del Comando del corpo d'armata di Bari. Per i servizi fu organizzata una base logistica a Taranto.

Il corpo speciale italiano in Albania 37 - - -

Le truppe italiane in Albania ( 1914 -20 e 1939)

aiutare militartnente la Serbia ; convincere .Ja Grecia - ove forre era il dissidio fra re Costantino, favorevole ad Austria e Germania, e Venize]os, favorevole invece alla Intesa - ad uscire dall'incertezza per allinearsi contro gli Imperi Centrali. In tutti i casi si trattava, secondo il suggerimento di Venizelos, di inviare in Macedonia un contingente di circa 150.000 uomini . L ' Intesa accolse la richiesta, ma incompleramente e di mala voglia, ed il 5 ottobl'e 1915 la 156' divisione fran cese e la 10 • divisione inglese sbarcavano a Salonicco, primo nucleo dell'Armée d'Orìent, nucleo assai striminzito, in verità, perché mal ridotto dall'impresa dei Dardanelli da cui era reduce. Il ministro Sonnino, pur avendo fatto ogni riserva alla partecipazione italiana, non era alieno dal fornire un contingente di 20-25.000 uomini, eventualmente da recuperare dalla frontiera austriaca, ben valutando il peso delle motivazioni di carattere politico, quali l'aiuto alla Serbia e l'opportunità di non sottrarsi ad un impegno al quale aveva sollecitato Francia ed Inghilterra, cui - tra l'altro - avevamo chiesto aiuto finanziario . Chi era nettamente contrario, invece, era il Ministro della Guerra, geri. Zupelli, proprio con gli argomenti che in precedenza il gen Cadorna aveva usato contro l'intervento in Albania: forti gli oneri militare ed economico ed altissimo il rischio di essere presi in un fatale ingranaggio di continue richieste di rinforzi Per converso, il gen Cadorna, in qu esto caso, era di avviso diametralmente opposto perché dall'Albania) regione povera, priva dì strade, alpestre, atta alla guerriglia, con la quale poche forze ne m iche potevano paralizzarne molte delle nostre, non si esercitava nessun influsso sulla guerra europea; perciò le forze colà inviate erano perdute ai fini generali della guerra ed ai fini particolari del nostro teatro di guerra in I talìa. Invece le forze inviate in Macedonia erano bensì sottratte al nostro teatro di guerra, ma dovevano richiamare sopra di loro almeno altrettante forze nemiche, e concorrevano al raggiungimento di alti scopi politici e militari ( l ). In tale ordine di idee, egli si palesava propenso aU'ìnvio a Salonìcco di una grossa divisione su tre brigate (di cui una da to gliere dalla Libia) e supporti vari per complessivi 30.000 uomini (2). Questo concetto di impiego delle forze del gen. Cadorna rimarrà costante: tutto a favore dello sforzo principale, nulla o quasi per quello secondario; l'Mbania era isolata a causa della sua mor.fologia, quindi qualunque impegno diverso da una pii.t o meno simbolica presenza , vi era sterile; la Macedonia, praticamente alle spalle dello schiera-

(l) L.
(2)
Cadoma, op. citata , pag. 110.
F. 697 data 26 se ttembre 1915.

mento austr iaco, consentiva uno sforzo concorrente e di alleggerimento rispetto agli avvenimenti sulla nostra fronte, perciò una spedizione in quel settore non rappresentava dispersione di sforzi. E per la predetta caratteristica dell'isolamento topografico e della mancanza di strade, il gen. Cadorna rifiuterà decisamente anche l'ipotesi di un diretto aiuto alla Serbia attraverso l'Albania. Intanto la situazione evolveva: fra 1'8 ed il 10 ottobre inizi.ava l'attacco concentrico di Austriaci , Tedeschi e Bulgari alla Serbia. Il 9 ottobre il col. de Gondrecomt, capo della missione militare francese, chiese esplicitamente al gen. Cadorna la misura del nostro intervento nei Balcani , menrre analogo passo veniva compiuto dall'ambasciatore francese a Sonnino. La questione veniva sottoposta alla attenzione di Salandra, ma la risposta era negativa sia per le nostre condizioni generali, sia per la prevista nostra offensiva sulla fronte giulia. Cadorna non lasciò cadere la cosa senza puntualizzazione:

« ( ... ) Siccome però ragioni giustificanti estensione concorso nostre ttllp· pe spedizione militare Salonicco hanno essenzialmente caratrere militare e loro ispirazione indubbiamente s&rà attribuita Comando in Capo reputo doveroso confermare quanto reiteraramen re ho rappresentato Governo. Attuali condizioni, profondamente da quelle di un paio di mesi fa, consentirebbero eventuale nostro concorso spedizione oltremare nella misura di 30.000 uomini citca, senza per nulla d i minui re energica nostra azione offensiva sul fronte austriaco da iniziarsi prossimamente >> (l).

Se Sonnino era contrario all ' impresa di Salonicco, non era altrettanto sfavorevole nei confronti di un nostro concorso in Balcania attraverso l'Albania, in modo da assicurare le spalle alla Serbia, ostacolare una possibile avanzata greca verso Berat (e vedremo come questo argomento tornerà presto a galla) e vincolare maggiormente Essad pasdà, posto che costui si era offerto di combattere al nostro fianco con 50.000 armati. Il gen . Cadorna replicava subito:

« Mentre rimango favorevole spedizione a Salonicco o altri punti dell'Egeo esprimo mio parere recisamente contrario ad una spedizione attraverso l'Albania, già notificato verbalmente al Presidente del Consiglio Salandra che meco concordava.

«Albania presenta terreno difficilissimo e catene montane difficoltose, da superarsi senza strade. Non credo possibile creare in breve tempo strade carrozzabili traverso alte e scoscese montagne argillose che comunque non resisterebbero ad un traino prolungato Anche quando esistessero e fossero solide quelle su·ade sarebbero insufficienti per una forte spedizione continuamente esposta alle insidie alle spalle e sui fianchi. Popolazione albanese è infida ma guerriera e maestra nella guerriglia. Perciò Ja spedizione presenta w1 permanente pericolo di disastro che, anche se parziale, obbligherebbe, per

Il corpo speciale italiano in Albania 39
(l) Tele 807 dara 16 ortobre 1915.

L<' truppe ttaliant' in A l bania ( 1914·20 e 1939)

tutela prestigio, ad altre spedizioni in pura pe-rdita, delle quali è impossibile prevedere l'e ntità ( . ). J n conclusione io sconsiglio decisamente tale spedizione.

«Se gli Alleati persistessero ad ingolfarsi in simile ginepr11io co m·errebbe lasciare che corressero l'an·emura a loro r ischio e pericolo. Quanto a Valona dev e bastarci la protezione del golfo cd ho sempre sconsigliato a\'venturarci oltre, per quanto Barone Aliotti abbia incautamente cercaco o cerchi di attirarmi.

<(Torno a consigliare il concorso per ora di 25 o 30 mila uomini da te· nere costantemo::nte a numero e da sbarcare Salonicco od altro punto di sbarco dell 'Egeo per operare d'accordo con alleati da quella parte» (1 ).

Indubbiamente 1l gen. Cadorna era coerente con le proprie convinzioni e difficilmente demordeva, ma altrettanto certamente l'onorevole Sonnino gli era da pari. Infatti il 21 tornò sulla questione di Valona con una lunga lettera ( 2 ), nella quale, premesso di riconoscere i pericoli connessi con le operazioni in Albania, esponeva le ragioni politiche che inducevano ad un'occupazione parziale e temporanea, a titolo di pegno, in vista di due nuovi pericoli: la chiara intenzione dei Greci di spingersi su Valona e Berat e gli altrettanto palesi preparativi francesi per invadere il Korçano, allo scopo di aprire una seconda via di comunicazione per Monastir. Il gen. Cadorna si limitò a rispondere che, prescindendo dall'opportunità politica, campo nel quale era competente il Governo, confermava « parere recisamente contrario, espresso nel mio telegramma precedente (3 ), certo come sono che in tale caso spedizione militare si r;solverebb.-: in disastro » ( 4 ). Tutt'al più riteneva possibile concorrere con la Francia ad un'operazione che sì limitasse ad assicurare un retroterra a V alona contro la Grecia o •l'occupazione dì un centro importante come Tirana o Elbasan, beninteso semplicemente con un limitato contingente di sola fanteria. li l o novembre il ten. col. Girard, capo della missione militare francese presso i l Comando Supremo, consegnò al gen Cadorna una nota con la quale il gen. ]offre chiedeva il suo intervento presso il Governo italiano per realizzare il concorso di rilevanti forze del nostro esercito nella penisola balcanica ed agire di concetto con le truppe anglo - francesi sbarcate a Salonicco. L'intervento italiano era veduto nel modo seguente :

- azione in Albania per coprire le comunicazioni dell'armata serba ;

- azione a Salonicco in accordo con le forze anglo - francesi;

(l) Tele 8)5 data 20 ottobre 1915.

(2) Tclc T. Gab. 1-277/21 ottobre 19.15 - allegato l.

(3) Predetto tele 835 datato 20 ottobre l

(4) Tele 849 data 23 ottobre 19>15.

corpo speciale italiano in Albania

miglioramento c protezione delle basi di rifornimento in Adriatico e delle relative vie di accesso.

Il gen. Cadorna rispose che la questione dell'evenruale intervento i taliano in Balcania era di esclusiva competenza de.! Governo e perciò l'avrebbe sottoposta all'esame del Presiden te del Consiglio; che, qualora il Governo avesse creduto di decidere la partecipazione di truppe italiane e l'aves!>e interpellato in proposito, non avrebbe saputo consigliare una cooperazione attraverso l'Albania per ragioni militari già ripetutamente espresse al Governo: che, infine, la eventuale nostra compartecipazione sarebbe, sempre dal punto di visra militare, potuta invece avvenire mcdjanre un contingente da sbarcare a Salonicco. Naturalmente il gen. Cadorna informò subito della questione Salandra (l) specificando che « circa l'entità del nostro contingente esso potrebbe essere, nelle attuali condizioni, di una divisione ( quindicimila uomini all'incirca), o costituire la quale dovrebbe concorrere una brigata di fanteria (sei battaglioni) da prelevarsi dalla Tripolitania. Il contingente potrebbe essere grpdatamente elevato, durante l'inverno, fino a raggiungere la costituzione e la forza di un corpo d'armata da mantenersi costantemente a numero » .

Pochi giorni dopo, nell'invia re a Salandra copia del «Rapporto relativo ad un piano d'azione comune degli Alleati in Oriente », portatogli il 4 novembre dal gen . Gouraud da parte del gen. Joffre, insisteva sulla convenienza del nostro concorso nella spedizione alleata a Salonicco , sul cui fronte erano ancora possibili la guerr-a di movimento e la manovra, a differenza d i quant o si srava verificando sul fronte francese, c proseguiva :

« ( ) Quanto alla misura del concorso delle nostre truppe in Orieme, tutto calcolato io stimo che esso potrebbe giungere fino ad un corpo d·armata su tre di\'isioni, sussidiaro da una conveniente aliquota di truppe da montagna, in tot:Jle 60.000 uomini circa ( ). Soggiungo che qualora il Go· verno c redesse di aderire alle proposte della Francia, il nosrro intervento dovrebbe essere subordinato oltreché al debito çoncorso finanziario, anche alla condizione che Inglesi e Francesi ci forniscano ampiamente dei materiali che posseggono a dovizia, c cioè m irragliatrici, lanciabombc, munizioni, e provvedano essi stessi esclusivao cnre a fornite la spedizione di artiglierie di medio e grosso calibro occorrenti, delle quali noi scarseggiamo».

Ma in due successivi colloqui n Rom a (13 e 14 novembre 1915) il gen. Cadorna trovava ii Preside.:1te del Consiglio ed i Ministri degli Esteri, della G uerra e del Tesoro concordemente contrari all'impresa

(l) F. 917 data l novembre 1915. La lettera fu re<:apitata a mano dall'allora cap!tano s.S.M Ugo Cavallc:ro.

l!

[,e truppe italiane in Albania (1914-20 e 1939)

di Macedonia e fermissimi invece nel reputare necessario l'ampliamento della testa di sbarco in Albania, anche perché su pressante richiesta del Governo serbo l'Intesa aveva stabilito di organizzare una base di rifornimenti attraverso i porti a1banesi. Dopo un lungo dibattito, fu dunque deciso il congruo rinforzo delle truppe già in loco e la rinuncia all'invio di unità a Salonicco. Il Corpo speciale italiano d'Albania, come fu chiamato, fu posto agli ordini del gen. Bertotti, che aveva notevole conoscenza dell'Albania per esservi stato ripetutamenre fra il 1895 ed il 1905 per ricognizioni generali e parziali. Esso era costituito da:

- Comando brigata «Savona» (rnagg. gen. Guerrini), con il 15" ed il 16° fanteria;

- Comando brigata « Verona)) (magg. gen . Roversi), con l'8Y e 1'86° fanteria; posizione;

47" e 48° reggimento milizia territoriale; uno squadrone cavalleggeri; tre batterie da montagna, due da çarnpagna e sette da reparti del genio; unità dei servizi; oltre, beninteso, ai reparti sbarcati in precedenza. Per quanto ha tratto agli aspetti politici della spedizione, il gen. Bertotti, accompagnato dal ten . col. s.S.M. Egidi e dal maggiore Castaldi, si recò il 25 novembre dal ministro Sonnino per ricevere istruzioni, alla presenza del ministro della Guerra, Zupelli. Secondo il rapporto che il gen. Bertotti inoltrò il giorno seguente al Comando Supremo, Sonnino gli disse, fra l'altro, che

« ( ... ) scopo della spedizione era essenzialmente quello di presidiare quella parte dell'Albania che a noi conviene non sia occupata da altri (limi· tata dallo Scumbi e dalla linea provvisoria di delimitazione concordata con la Grecia dal mare alla Vojussa e rimontando questa a monte di Tepeleni )

(l) e di arrivare sul posto in modo che nessun ahro vi giungesse prima di noi: in linea sussidiaria lo scopo è di porgere ai Serbi quegli aiuti materiali che fosse possibile dar loro.

« Precisava infine in questi tre punti l'opera del Corpo di spedizione:

a ) presidiare Valona, Durazzo e l'hinterland necessario alla loro difesa cercando di tenere in collegamento continuo, via terra, i due centri;

b) provvedere per quanto fosse possibile al rifornimento dei Serbi, ben inteso senza inviare truppe nell'interno;

( l) Durante i colloqui di Roma, Sonnino aveva sostenuto , ma se"za esito per l'opposizione di Cadorna , l'idea di occupare con 21 bartaglioP.i il tri an gol o Va lona-

c) provvedere allo sgombero dei prigionieri austriaci dei quali i Serbi si volessero disfare e c he sembra siano riuniti in alcuni paesi dell ' Albania meri dionale.

« Soggiungeva anche c he secondo il variare delle circostanze di fatco avrebbe dovuto anche cambiare l'opera del Corpo di spedizione ( ... ) >>.

Il gen. Bertotti dichiarò di prendere atto della conversazione come direttiva di base per l 'incarico d1e gli era stato affidato, ma che solo sul postO sarebbe stato in possesso degli elementi necessari per le decisioni da prendere «attenendosi essenzialmente ai criteri delle operazioni militari>>.

Dal canto suo, ed in relazione al.le decisioni del Consiglio dei Ministri circa i compiti del Corpo di spedizione (l), il gen. Cadorna si affrettò ad inviare al suo comandante le direttive per l'impresa (2), con le quali prescriveva:

- la dislocazione della divisione : il Comando e due brigate (di cui una territoriale) a Valona, la terza brigata a Durazzo;

- lo scopo da conseguire : assicurare e garantire all'Italia il possesso di Valona e di Durazzo. Era perciò da escl ude rsi in modo assoluto ogn i e qualsiasi altra occupazione stabile nell' interno, pur essendo consentite puntate di piccole colonne mobili a breve raggio per rag ioni di vigilanza e di controllo del paese. Veniva ribad i to, altresì, di non lasciarsi attrarre a nessun costo in azioni oltrepassanti gli stretti limiti segnati dalla necessità di sicmezza delle località occupate.

Senonché il decreto luogotenenzi-ale de l 1° dicembre ( 3) precisava che il comandante del corpo speciale dipendeva esclusivamente e totalmente dal Minis tro della Guerra. Il provvedi mento doveva essere origine di dolorose conseguenze, ad ogni modo il gen. Cadorna ritirò subito l e proprie dire t tive - che poi sostanzialmente furono confermate dal gen . Zupelli - chiedendo di esser e t enu t o al corrente degli avvenimenti di natura milita re e precisando al ministro:

« ( ...) Mi interessa però ricordare che quali che siano direttive di V.E. occorrerà siano in relazione forza attuale corpo spedizione concretata in Consiglio dei Ministri per non sottrarre altri reparri all'esercito operante}> ( 4 )

{l) Cfr lenera perso nale del gen Cadorna al presidente Sab:1dra data 17 novembre 191 5 - allegato 2

(2) F. 1035 data 20 novembre 1915.

(3) Allegato 3. Da rilevare che il gcn . Ber rotti era investitO anche dell'autorità politÌC'& nei territOri in cui agivano le forze italiane La legazio:Je di Durazzo ebbe dispos izioni per tenere stretto contatto col comandante delle truppe.

( 4) Tele 1148 data 5 dicembre 19 ì5 .

Il corpo Jpt>cialt' italiano in Albania 4)

Il gen. Bertotti assunse, dunque, il comando di tutte le forze di terra e di mare sbarcate. I servizi d'intendenza del corpo dislocati nelle Puglie (per il momento solo a Taranto), cui fu preposto il ten. col. s.S.M. Bollati, rimasero alle dipendenze del Ministero per i rifornimenti di qualsiasi natura, mentre avrebbero trattare direttamente con l'Intendenza Generale e con la Marina per quanto atteneva a i trasporti ferroviari e marittimi.

Il corpo speciale imbarcò a Taranto il 2 dicembre. Il giorno seguente il primo convoglio arrivava a Valona perdendo un piroscafo, silurato da un sommergibile austriaco proprio all'entrata nella baia. Appena sbarcato il gen . Bertotti si trovò a dover r isolvere due problemi. Il primo era quello della organizzazione difensiva della base di Valona, che risolse conferendo un limitato respiro alla testa di sbarco e dì videndo il territorio in tre settori: il I, dalla foce della Vojussa sino alla confluenza con la Sushica, fu affidato al 10 ° bersaglieri; il II settore , dalla confluenza Vojussa- Sushica a Dorza, fu affidato all'85 o fanteria; il III settore, da Dorza al mare, passando per m .Kuzesi, Smoktina, m.Kìore, all '86 • fanteria. Il secondo problema era quello di Durazzo . Durant e la sosta a Taranto per l'approntamento della spedizione il Comandante in capo dell'Armata navale aveva r appresentato che il previsto trasporto via mare di truppe a Durazzo presentava molti pericoli, data l'insicurezza della navigazione nel basso Adriatico . Di conseguenza il gen. Bertetti prese la decisione di mandare la brigata Savona (meno il 16" fanteria, non an cora disponibile), al comando del gen . Guerrini, a Durazzo via terra. Di ciò dette comunicazione al Ministero della Guerra ed al Comando Supremo, chiedendo d'urgenza un equipaggio da ponte. Bisogna convenire che l'iniziativa del gen . Bertotti non era poi tanto avventata . Convintosi dell'opportunità di rinunciare al trasporto vi.a mare, ·sapendo di dover inviare una brigata a Durazzo, conoscendo di persona l'ambiente in cui si trovava, reputò normale assumere la responsabilità della decisione del trasferimento per via ordinaria, ritenendo che ta:le operazione presentasse, è vero, un notevole disagio, ma, sotto l'aspetto della sicurezza, non offrisse motivi di particolare dubbio. Perciò il 4 dicembre (l), dopo aver preso le .predisposizioni riten u te necessarie - contatti con alcuni conventi di preti ortodo!".si dislocati lungo la strada, costituzione di

(l) Lo stesso giorno il Ministro di Serbia a Roma interveniva presso Sonnino di mandare sollecitamente truppe a Durazzo, magari un solo reggi· mento, per rassicurare le popolazioni e fermare l'agitazione sobillata da agenti stro·bulgari.

44 Le
truppe italiane in Albania ( 1914-20 e 1939)

una base secondaria a Fieri, preavvisi a capi locali per acquisto di derrate, assoldamento di gruppi albanesi ( l ) - la colonna fu avviata sul lungo e disag..::volc cammino verso Durazzo, dove entrò il 19 dicembre.

Se agli occhi d el gen. Berrotti la marcia v1a ter1·a non aveva presentato molti rischi ed anzi, tutto sommato, aveva consentito di conoscere bene quell'itinerario anche- ai fini dell'eventuale ripiegamento, a quelli del gen. Cadorna apparve sotto una luce completamente differente. Costui. fermo nel considerare la spedizione in Albania come elemento di diversione non utile, aveva raccomandato al Consiglio dei ministri - e la raccomandazione era stata raccolta - di evitare assolutamente qualunque penetrazione verso l'interno, foriera di impegni di truppe a sostegno di unità spinte fuori delle due basi ed inopinatamente attaccate da bande irregolari e conseguente causa di indebolimen to dei predetti presidi. O rbene, avven en do in ter ritorio aperto e prima ancora che la base di Durazzo fosse o rg anizzata, la marcia da Valona a Durazzo era, a suo avviso, ragguagliabile ad una penetrazione v erso l'interno e perciò costituiva imperdom·bile imprudenza. Naturalmente il gen. Cadorna lamentò l'accaduto con il ministro Zupelli - informando però subito il Presidente del Consiglio - in una lettera ( 2) nella quale, premesso che, pur riconoscendo la dipendenza del corpo speciale dal Ministero della Guerra, non riteneva di potersi -disinteressare dell'andamento delle operazioni militari per le possibi.Ji ripercussioni sullo scacchiere italiano, ricordava come nel Consiglio dei ministri nel quale era stata decisa la spedizione fosse stato accettato il criterio di escludere ogni avventura verso l'interno . Stando così le cose, esprimeva la sua preoccupazione:

« ( ) Debbo perciò rilevare che se le comunicazioni fra l'halia e Durazzo dovessero , come ora avviene per le insidie marittime, passare forzatamente per Valona, e da Valona arrivare a Durazzo per la via di terra. la necessità - che a me pare evidente - di protegger-e il percorso da eventuali minacce che p ossono provenire dall'interno del territorio albanese, richiederà un impiego di truppe che può anche diventare notevolmente superiore alla forza fissata per il corpo speciale, oppu re condurrà acl un rilevance e pericoloso indebolimento dei presidi di Durazzo e di VaJona c, almeno nelle conseguenze, equivarrà ad un 'opcraziÒne nell'interno.

(l) Capo ufficio informazioni del corpo speciale era il magg. Castoldi, che era stato molto tempo in Albania prima della guerra e, conseguentcmcnre. ave\'a buona conoscenza dell"ambiente e di mo lte personalità Da capitano era stato anche con· sigliere di gabineno del principe di Wied.

(2) F. 1152 data 6 dicembre 1915 - allegaro 4.

Il corpo speCiale italiano in Albania 45 -

Le truppe italiane in Albcmia ( J9J4- 20 e 1939)

«Saranno in linea retta 100 km di ca t ri\ issima strada da percorrere e da proteggere (con tre fiumi da attraversare), in gran parte non proteggibile dal mare, esposta ad offese sul fianco orientale . E parlando di offese, voglio accennare non solo alla possibi lità di atti ostili da parte degli Albanesi, ma specialmente all'azione che può, da un momento all'altro esercitare ]a Bulgaria che, con le proprie truppe, si avvicina minacciosamente ai confini albanesi premendo sui resti dell'esercito serbo in ritirata ( ... ) ». ed insisteva nella viva raccomandazione che la spedizione non si trasformasse in un pericoloso sperpero di forze. Il gen. Zupellì avvertì l'assHlante timore del Capo di Stato Maggiore dell'Esercito ed evidentemente lo condivise perché il giorno successivo telegrafò al gen. Bertotti:

<< { ) rilevasi tendenza espansione ad operazioni larga scala che non sono negli intendimenti del Governo. E' opportuno ricordare modo ben chiaro che, giusta intendimenti Governo, è primo compito essenziale di codesto corpo assicurare saldamente possesso Valona; in secondo luogo occupare Durazzo pe.r motivi e finalità prevalentemente politici. Detta occupazione, pertanto, dovrà farsi modo da evitare sorprese o situazione difficilmente sostenibili con forza ivi disraccara, ossia dovrà effettuarsi previe concrete notizie sulle complesse condizioni di ambiente che stiano ad escludere eventualità gravi conseguenze cui non fosse poi possibile provvedere in tempo con mezzi adeguati. Comunque sono da evitare in modo assoluto altri nostri interventi all'interno Albania ( ) » (l).

A sostegno della diffidenza del gen. Cadorna nelle implicazioni della spedizione valga la questione Berat, sorta a distanza di appena una settimana dalla direttiva ministeriale che parlava di « evitare in modo assoluto altri nostri interventi nell'interno Albania».

Il 15 dicembre, infatti, il ministro Z upelli scriveva al gen. Cadorna:

«E' pervenuto a questo Ministero - trasmesso dal Ministero degli Esteri - l'unito promemoria, nel quale si prospetta la eventualità della occupazione di Berat da parte della Grecia.

«Tenuto conto della ristrettezza del tempo si è telegrafato al tenente generale Bertotti, invitandolo a fare i relativi studi locali, a fornire gli elementi di fatto circa le condizioni attual i della viabilità fra Valona e Berat, e circa l'emità delle forze occorrenti per il caso si dovesse addivenire alla occupazione di Berat stessa. Frattanto mi tornerà gradito di conoscere l'illuminato giudizio di V. E. dal punto di vista militare, ammesso che ragioni politiche imprescindibili fossero per consigliare l'occupazione od imporla( ... )» (2).

(l) Tele 72142 data 7 dicembre 1915 - allegato 5. Da notare cbe soltanto adesso il gen. Benoui riceve le direttive dal Ministero della Guerra in sostiruzione di quelle del gen. Cadorna, da questi annullate.

(2) F. 7901 data 15 dicembre 1920.

Il promemoria del Ministero degli Esteri, fondato su nou:r.te di varia provenienza fornite da Durazzo, poneva in evidenza l'in· tenzione inequivocabile - dati i precedenti delle bande epirote di Zografos - della Grecia di proseguire nel sisrema del fatto com· piuto anche per Berat e la Musakia, ritenendo che con ogni proba· bilità la pace nei Balcani sarebbe stata realizzata a base di fatti com· piuti, nessuna Potenza avendo voglia di fare una nuova guerra per obbligare un qualunque Stato ad evacuare i terdtori arbitra· riamente occupati. Ora, se Valona fosse diventata un'enclave in territorio greco avrebbe perduro ogni valore. Ne derivava l'inre· resse italiano di prevenire Atene occupando subito Berat. Naturalmente il Comando Supremo doveva pronunciarsi sul lato tecni· co · militare, e principalmente sulla possibilità di tenere Berat con· tro un eventuale attacco ellenico. La risposta fu in linea con quanto sempre sostenuto: l'occupazione sicura di Bcrat e la difesa sicura della sua linea di comunicazione comportavano forze che il Corpo di spedizione non aveva e che non era possibile inviargli; di correre il rischio e mandare poche truppe non era assolutamente il caso, anche perché fatalmente ai primi segni premonitori di disastro si sarebbe stati costretti ad inviare quanto era sotto mano sotto l'assiHo dell'urgenza e quindi con carenza di organizzazione; la Grecia poteva e doveva essere tenuta tranquilla con minacce esplicite di rappresaglie (l). Nel fmttempo, il gen. Bertotti, a sua volta interpellato dal Ministro, si dichiarava favorevole all'iniziativa su Berat, ma chiedeva un altro di fanteria, un battaglione alpini, una batteria someggiata e due compagnie del genio. Cadorna non perse l'occasione:

« Ho letto telegramma generale Bertotti et come facilmente prevedevo siamo già al principio delle richieste di truppe di cui nessuno può misurare il termine stop confermo quindi più che mai conclusioni mia lettera numero 1212 ieri sera spedita a V . E. et che le giungerà stamani» (2).

La parola passò allora al Presidente del Consiglio, Salandra, che comunicò le decisioni del Governo al Capo di Stato Maggiore in ql1esti termini:

« li della Guerra mi ha comunicato una nota di V. E. in data 16 corrente nella quale si da parere contrario alla occupazione di Berat stop aderendo alle considerazioni di V. E. ed anche perché la situazione è mutata abbiamo rinunciato al proposito di occupare Berat stOp ma è risoluzione ir-

{l) F. 1212 d ara 16 dicembre 1915 · allegato 6. (2) Tele 1216 data 17 dicembre 1915.

l l Il corpo ùa liano in . J l ban ia -l ì -

Le truppe italiane in Albania { 1914 - 20 e H)]'}) - ---

revocabile di Governo che sia mantenuto in qualunque ipott:si il possesso di Valona swp difatti lo abbandono di Valona darebbe un colpo fatale al nostro prestigio \' erso i nemici et \'erso gli alleati ed anche all ' interno stop ciò premesso et per parare ad ogni e\ entualità riteniamo indispensabile avere ancora una brigata pronta, non da spedirsi subito a Valona ma da pronta in luogo d'imbarco donde possa rapidamente raggiungcre Valona se questa fosse minacciata stop prego perciò vivamentc V. E. di volere aderire alle proposte che a tale fine le rivolgerà S. E. il Ministro della Guerra » (l).

Però il successivo telegranuna del ministro Z upelli diceva qualcosa di più, di aver, cioè, telegrafato al gen Bertotti il 18 perché « raccolga dove e come meglio ritenga opportuno colonna Guer· rini e limiti essenziale proprio compito rafforzare e tenere modo assoluto nostro possesso V alona, visto che situazione serba ed albanese ha tolto il suo valore iniziale all'obbiettivo di Durazzo » (2). Il commento del gen. Cadorna fu di soddisfazione per l'abbandono dell'idea di occupare Berat e di rammarico per la rinunzia a Durazzo: « duolmi soltanto che rinunzia obiettivo marcia colonna Guerrini avvenga così tardi et sotto pressione. avvenimenti da apparire menomazione nostro prestigio » (3 ). Ma proprio il 18 la colonna Guerrini era aJle porte di Durazzo e, ovviamente , non fu più il caso di parlare di tornare indietro. A Chusa delle incertezze e dei contrasti affiorati le vicende della spedi7ione non erano tali da entusiasmare alcuno. Meno di tutti il gen. Cadorna, il quale ritenne opportuno scrivere una lettera a Salandra , riepilogando gli eventi, punto per punto, e concludendo:

« ( ) Io non h0 inteso con questa mia lettera di far constatare che le mie previsioni si sono punroppo avve rar e - perché nulla è più lontano dal.l'animo mio - ma ho desiderato riassumere gli avvenimenti per concludere che se non esiste unità di condoua e chiara visione dei fini da raggitmgerc e dei mezzi adeguati a tali fini, si corre inev i tabilmente incontro a gravi pericoli: e se l'una cosa e l'altra mancheranno a chi si è assunta la direzione esclusiva delle operazioni. giungeremo facilmente alle stesse rovinose conscgtienze lamentate per l'Eritrea nel 1896 e per la Tripolitania pochi mesi or sono.

« Io sarei ben lieto di sbagliarmi, ma temo che, nei riguardi della spedizione d'Albania , abbia fa! to finora difetto un chiaro concetto dirertivo militare; e di quanto dico è prova il fatto che si reputò che coi 18 battaglioni sbarcati a Valona si potesse avventurare la colonna Guerrini su Durazzo per la pericolosa via eli terra, mentre -a pochi giorni di distanza - non si re-

Il) Tele s.n. data 18 dicembre 1915.

12 J Tele 75735 data 18 dicembre 1915.

(.3) Tele 122ì data 18 dicembre 1915 · allegato 7.

putano sufficienti le forze stesse per assicurare la sola occupazione di Valona » (l).

Questo fu l'inizio dell'avventura albanese.

2. L'occupazione di Durazzo.

Intanto l'offensiva aust ro-tedesco-bulgara dava i suoi risultati: le scarse truppe dell'Armée d'Orient ripiegavano a protezione di Salonicco e si accingevano a sistemarsi a difesa sulle posizioni che dovevano lasciare solo nel 1918; l'esercito greco mobilitava tranquillamente in un clima di aperta ostilità nei conf ron ti dell'Intesa; l'esercito serbo era in piena dissoluzione e, trascinandosi dietro migliaia di profughi civili, marciava attraverso le Alpi albanesi, sperando di giungere ai porti dell'Adriatico dove l'Italia stava predisponendo rifornimenti ingenti.

Il Comando Supremo austro-ungarico, infat ti, in un primo tempo, a fine novembre 1915, aveva divisato di limitarsi ad impadronirsi del Lovcen - la montagna che divide C-attaro da Cetinje -, successivamente però aveva modificato tale i ntenzione decidendo di invadere il Monter.egro e di scendere nell'Albania settentrionale. Il gen . Conrad dispose perciò, il 20 dicembre, che la 3' armata del gen. von Koevess, ai cui ordim passarono anche le truppe della Bosnia- Erzegovina- Dalmazia del gen. von Sarkotic, attuasse il disegno operativo con un'offensiva concentrica s·ferrata con tre gruppi di comando: il primo, costituito dalle truppe della B.E .D., ad ovest; il secondo, dalla 62' divisione, a nord; H terzo, dall'VIII corpo d'armata, ad est (schizzo 5) . Lo schieramento delle forze fu completato soltanto fra il 4 ed il 6 gennaio 1916 a causa delle gravi difficoltà opposte dalle carenti comunicazioni stradali Quando la 3" armata a.u iniziò l'offensiva si palesò subito l'impossibilità di una resistenza seria da parte montenegrina: il 10 gennaio erano occupati .il Lovcen e Berane, le due posizioni più importanti ad occidente e ad oriente, i] 13 Cetinje Qua e là esistevano, è vero, notevoli punti di resistenza favoriti dall'asprezza dell'ambiente montano, tuttavia la richiesta di armistizio avanzata da re Nicola fu inevitabile. Essendo stata respinta dal Comando Supremo a.u. che

l1 corpo ..-peciale italiano in Alba11ia 49
4· -Albania
{l) F. 1235 data 19 dicembre 19•15 - allegato 8 .
BOSNIA
1S t IR[BIMJ! e
ERZEGOVINA
a, ; Hu.,i hrrilori l Scala appr. 1:1. 500.000 \ e TI RANA OU RA llO ) l AtRANI A Schiz zo n. 5. SERBIA
LA SITUAZIONE IN MONTENEGRO E ALBANIA al 1 gennaio 1916

Il corpo sprcialr italiano in Albanttl

esigeva la resa incondizionata (l), dopo varie esitazioni il Governo monrenegrino accettò la resa, che venne stabilita per il 25 gennaio ( 2 ). Alla fine del mese la 3" armata a.u. aveva davanti a sé, aperte, le vie che adducevano alla costa settentrionale d'Albania, dove erano tuttora in attesa di sgombero gli avanzi dell'esercito serbo. La ritirata dei Serbi verso i porti albanesi era iniziata a fine novembre lungo le uniche vie di scampo rimaste: da Prizren e, attraverso il Montenegro, da Ipek e Djakovo. Si trattava di una fiumana di soldati e di profughi con re Pietro ed il Principe Alessandro, che , rotto il contatto con gli Austriaci, aveva dovuto farsi strada anche fra le popolazioni albanesi del nord -est, tradizionalmente ostilissime ai Serbi . In quelle regioni numerose bande armate, sotto il comando di ufficiali austriaci pratici del territorio, tallonavano le truppe serb e dirigendosi anch'esse verso la costa per partecipare alla lotta finale . Invero, assai più che di ritirata militare ·si poteva parlare di angoscioso esodo. Il 31 dicembre, sotto il temporaneo e fragile scudo montenegrino, fra S. Giovanni di Medua e Durazzo erano rJccolti circa 140.000 uomini, con 55.000 fucili, 179 mitragliatrici e 81 pezzi, oltre a 35.000 cavalli e 10.000 capi di bestiame (3 ) . Unico elemento serbo ancora fronteggiante il nemico lungo la direzione di avanzata più pericolosa era il gruppo Krajna, ad esr di Elbasan, contro la 2 " brigata bulgara.

Incont ro ai Serbi si era mossa, come si è visto, la colonna Guerrini, composta dal 15° fanteria e da un gruppo di artiglieria da montagna. Partita da Valona il 4 dicembre e regolando 11 movimento con l'ausilio della bussola, la colonna procedette stentatamente attraverso un territorio incolto, fangvso e malarico. Essendosi nel periodo delle piogge, che di solito va daH'ottobre all'aprile, la percorribilità scompariva quasi del tutto Superfici estese erano inondate dall'acqua che vi ristagnava, altrove il suolo si stemperava in modo tale da rendere impossibile l'imp1anto di un accampamento, in molti tratti la strada adclirittura scompariva . Il 12, a Feras, ebbe luogo l'incontro con un primo scaglione di ufficiali austro - un-

(l) Secondo le proposte del gen. Conrad, la Serbi a doveva essere divisa fra Bulgaria ed Austria-Ungheria, la quale avrebbe dovuto annettersi anche il Montenegro e l'Albania settentrionale sino al Mathi. Alla Bulgaria sarebbe andata anche l'Albania centrale con Durazzo. mentre la Grecia avrebbe avuto l'Albania meridionale con Valona. Per contro, il Ministero degli Esteri a.u. preferiva conservare il r.tontenegro come staro cuscineuo, mentre a Berlino si caldeggiava addirittura un suo ingrandimento a spese della Sérbia.

(2 ) Re Nicola, trasferitosi a Brindisi il 20 gennaio. su una torpediniera italiana, rifiutò di riconoscere la resa. anche se il suo esercito ormai non esisteva più.

(3) Rel;uione ufficiale serba.

Le truppe ùaliant' in Albania ( 191-1-20 e 1939)

gat1c1 prigionieri {circa 650 ), quasi tutti scalzi, con i piedi tu mefatti, coperti a stento dai resti sudici e logori di quella che una volta era stata un'uniforme. Il 14, sotto la pioggia, giunse una prima colonna di 6.000 prigionieri: il quadro della fame, della miseria , delle malattie. Da tre mesi marciavano ininterrottamente. Premesso che i reparti di scorta non stavano molto meglio, i prigionieri offrivano uno spcttawlo pauroso: seminudi, in preda al tifo ed al colera, affamati, trascinantisi a gruppetti piLl che marcianti, disseminavano lungo il cammino morti e moribondi. L'immediata erogazione di viveri non poté che alleggerire in minima parte le sofferenze di quei disgraziati , che, nell'attesa di poter superare il Semeni, sui due soli lenti e mdlsicuri barconi disponibili. attendevano in tremende condizioni in •ma zona diventata un immenso pantano. Solo 800 ufficiali e 22.000 solda ti austriaci - sui 70.000 originari - poterono essere salvati e sgomberati, con .navi italiane, sull'Asinata. Dopo qualche giorno giunsero 10.000 reclute serbe, quasi tutte sui diciassette- diciotto anni (l), in condizioni molto simili allo scaglione precedente. Basti dire che altrettanti erano caduti di inedia e di epidemie lungo il cammino e che degli arrivati quasi un terzo non fu sgomberato perché morto dopo l'arrivo od il ricovero nel grande ospedale italiano impiantato a Fieri. La marcia delle nostre truppe oltre il Semeni, già di per sé difficile e penosa, diventava angosciante per l'incontro con le e migliaia di infelici che si dirigevano verso sud lasciando dietro di sé una traccia dolorosa . << I cadaveri disseminati lungo la rotta per noi avevano la fum:rone dei paracarri che orlano le grandi rotabili,· ci servivano cioè di guida e di direzione; eravamo sicuri di non shaf!,liare strada », commentò un comandante di battaglione del 15° fanteria (2). Il 19 dicembre la colonna Guerrini raggiunse Durazzo, quasi contemporaneamente ai primi reparti serbi.

Il 5 ge nnaio 1916 fra Alessio e S. Giovanni di Medua erano concentrati circa 50.000 Serbi con 10.000 quadrupedi; fra Tirana e Durazzo, 90 .000 uomini con 27.000 quadrupedi e 18 cannoni da 7 5. In un primo tempo gli Alleati avevano divisato di ricostituire l'esercito serbo in Albania, ma le condizioni generali Jei soldati e la presenza austriaca e bulgara sulle frontiere settentrionali ed orientali consigliò di accogliere le vi ve istanze del Governo ser-

( 1) Si tmttava di giovani arruolati con la leva in massa. ma che anc0ra non avevano servito nelle unità Non vestivano l'uniforme ma tutti erano armati di fucile. In origine 1•20.000, 34.000 di essi erano stati inquadmri in re?arri fra Nish c Pristina, da dove ernno oattiti in 27.000 per l'Albania

( 2) S. Nicotra, La crociata di Duraz::o. pag. 50.

52

bo e di trasferire tutti a Codù. In questa prospettiva, l'orientamento iniziale italiano - essenzialmente su proposta del Comando in capo dell ' Armata navale - era stato di raccogliere l'intero esercito serbo oltre naturalmente a prigionieri e profughi, a Valona al duplice scopo di evitare un intasamento a Durazzo, con danno per la realizzazione difensiva contro l'imminente arrivo delle truppe austriache, e di concentrare tutti i provvedimenti a favore delle colonne in ritirata in unica zona, da cui sgomberare sull'isola di Corfù . Di conseguenza , fu organizzato un campo di concentramento per 100.000 u. a Feras, presso la foce della Vojussa, ed un campo sosta ad Arta, pochi chilometri a nord di Valona. Fra lo Skumbi e la Vojussa erano stati approntati rapidamente depositi viveri per i primi immediati soccorsi. Il Comando Supremo serbo, a Scutari, sperava invece di poter effettuare l'imbarco a S. Giovanni di Medua e Durazzo, ed a lungo insistette per questa soluzione, ma gli Alleati. vista la drammatica situazione militare in Montenegro, decisero di accogliere solo in parte la richiesta e di avvalersi dei porti di Durazzo e di Valona. Non apparve attuabile la proposta della missione francese, intesa ad evitare un eccessivo affollamento anche a Valona, di avviare i Serbi da Kavaja a Berat e poi, per Tepeleni, a Santi Quaranta, donde sarebbero stati sgomberati a Corfù . Un così lungo percorso non poteva essere affrontato dai Serbi a causa della penose condizioni in cui versavano. Fra il 20 gennaio e la fine di febbraio furono evacuati complessivamente 260.895 militari e civili, 10 .153 quadrupedi e 68 pezzi oltre a 23.000 prigionieri « La cifra pressoché insignificante di perdite subite in quell'operazione è il migliore attestato per il Comando della flotta italiana » (l).

Il 3 gennaio aveva avuto luogo una seduta a palazzo Braschi, a Roma, alla qua'le avevano partecipato alcuni ministri ed il Capo di Stato Maggiore. In questa sede il Presidente del Consiglio, Salandra, osservò che in caso eli minaccia nemica Durazzo doveva essere abbandonata, sia che importanti forze avversarie vi si dirigessero, sia che il pericolo si profilasse per Valo na. In entrambe le eventualità era evidente la convenienza di riunire tutto il corpo di spedizione. Na tu ralmente, il gen . Cadorna si associò, tuttavia precisò che nel secondo caso sarebbe stato necessario trasportare a V alana anche i due reggimenti approntati a Taranto per decisione di Salandra . L'on. Sonnino, allora, osservò che « non si doveva riti-

(l) Archivio di guerra di Vienna, L'ultima guerra dell'Austria-Ungheria 19141918, {Relazione ufficiale austriaca), vol. IV, pag. 58.

Il corpo speciale italian o in Albania 53

rare troppo presto il d;staccamento di Durazzo, ma solo quando si prevedesse di non potervisi sostenere » (l). Concetto, questoin sé e per sé corretto - che fu ripreso, come vedremo, da'i Ministro della Guerra e dal gen. Bertotti e portò ad amare conseguenze. Una rigidità del principio, costituente vera e propria spada di Damocle, in una que!'tione di difficiìissima decisione, inevitabilmente condizionerà la scelta del comandante responsabile: fra il troppo presto ed il troppo tardi quasi sempre egli sarà indotto a preferire il troppo tardi. Quanto meno non potrà essere accusato di <..'Odardia di fronte al nemico. Giustamente commentò il gen. Cadoma che quando la posizione da tenere è molto pericolosa, com'era Durazzo, perché priva di solide linee di difesa, con scarse forze a disposizione, con il mare ·alle spalle senza la possibilità di poter contare su un pronto e rapido imbarco delle truppe, non bisogna lasciare la scelta del momento al comandante. « O non si deve occupare quella posizione o se ne deve ordi11are in tempo debito lo sgombero, cioè quando la minaccia nemica non è molto prossima». A seguito della riunione e degli avvenimehti balcanici, sempre più preoccupanti per il pericolo incombente su Scutarì, il ministro Zupelli telegrafò al gen. Benotti di affrettare per quanto possibile l'evacuazione dei Serbi e di adottare tutti i provvedimenti intesi a mettere Valona in condizioni di resistere ad ogni eventuale attacco: << \1alona deve essere saldame11te tenuta, ad ogni costo, ed in qualunque eventualità» . Quanto >a Durazzo , occupata per motivi e finalità prevalentemente politici, fra cui principali l'assistenza e lo sgombero dell'esercito serbo e l 'appoggio da dare all'autorità di Essad pascià, e per la quale occupazione era stata sottolineata la ne..-cessità di evitarvi una situazione difficilmente sostenibile per le limitate forze ivi dislocate, ribadiva che detta necessità permaneva ed a maggior ragione. « A Durazzo quindi si dovrà rimanere, ma solo fino a quando, di fronte a previste serie minacce, non venga compromesso tempestivo et sicuro ripiegamento da compiere, almeno per via di mare, all'infuori grave prersione nemica et come atto volontario, spiegabile con cessazione ragioni che determinarono invio distaccamento colà» (2) . Qu-anto ad Essad pascià, evidentemente, il sostegno italiano poteva essergli garantito subordinatamente ai nostri interessi.

Ma la questione del Montenegro diventava sempre più scottante . Il 17 gennaio , alla Camera ungherese veniva annunciata la

(l) L. Cadoma, op. citata, pag. 142.

(2) Tele .390.3 data 15 gennaio 1916.

54 Ll, tmppe italiane in Albama (19!4- 20 e 1939) ::..._:.____

richiesta di pace presentata dal Governo monrencgrino, mentre sulla stampa estera (specie francese) apparivano molte accuse all'Italia per avere abbandonato alla sua sorte 11 Montenegro, accuse ingiuste ma non per questo meno toccanti la sensibilità deJI'opinione pubblica.

Il 18 Salandra convocava nnovame!1te il gen. Cadorna a Roma per un riesame a fondo della situazione in Albania. Il Capo di Stato Maggiore confermò la sua presenza alla Conferenza di ministri indetta per il 22, sempre a palazzo Braschi, e chiese che della sedura venisse redatto un verbale. Poi tornò, una volta di più, sull'argomento Durazzo rinnovando il parere « che non si debba frapporre indugio sgombero Durazzo affrettandolo prima che vi si ma1ti/esti pressione nemica et si debbano concentrare forze in V alon a » (l) . L'intento di fissare inequivÒcabilmente ed ufficialmente le responsabrlità era chiaro. 11 Presidente del Consiglio rispose dichiarandosi dolente di non poter aderire alla richiesta perché « per costante consuetudine è escluso qualsiasi processo verbale delle conferenze fra uomini di govemo nelle quali deve regnare massima libertà et non si ammettono segretari» (2).

Alla riunione del 22, presieduta da Salandra, erano presenti i Ministri degli Esteri (Sonnino), della Guerra (Zupelli ), del Tesoro (Carcano) e della Marina (Corsi). Sonnino sostenne esplicitamente la necessità non solo di tenere Durazzo ma altresì di rafforzarne le difese spingendosi verso l'interno . Il geo. Cadorna contestò il proposito, rib attendo fra l'altro che l'impresa - come da lui previsto aveva già assorbito &oche troppe forze, infatti dagli iniziali tre battaglioni si era arrivati a 27, cioè un corpo d'armata; che Durazzo , ultimata la ritirata dei Serbi, perdeva ogni valore; che se essa fosse stata attaccata direttamente ed improvvisamente sarebbero emerse gravi difficoltà sia per l'alimentazione della difesa sia per I'evacuazione; che la sola difesa valida di V alona richiedeva il concentramento in quell'area di tutte le nostre possibilità; che i pegni territoriali sono privi di valore se non accompagnati dalla vittoria; che l'azione politica doveva essete subordinata alle possibilità militari perché sono queste che danno modo di attuare i fini politici (evidentemente ove non possano essere portare al livello dell'obiettivo politico); che, infine, «se la mia persona fosse d'ostacolo all'attuazione degli intendimenti del Govemo non c'era che da sostituirmi; e, quanto a me, non ci tenevo affatto a conservare

(l l Tele 1366 data 19 gennaio 1916.

(2) Tele s.n. data 20 gennaio 1916 allegatO 9.

Il corpo sr e cmle italta!IO in Albania 55 --------------

la pesante carica che mi era stata affidata » (l). Al rermine della burrascosa riunione il Capo di Stato Maggiore rientrò ad Udine. Le decisioni le ricevette per telegrafo il 26 gennaio:

« Il Consiglio delibera che sia fornita clalrEscrriro operaore la forza di un'altra divisione coi servizi accessori occorrenti per h1 difesa di Valona il CllÌ possesso si deve cou ogni sforzo mantenere» (2).

Il gen. Cadorna rispose con una lunga lettera nella quale: riconosceva la necessità di conservare Valona, tuttavia, poiché per difenderla accorrevano tre divisioni, sottolineava l'assoluta convenienza di fare affluire nella testa di sbarco anche le truppe di Durazzo «che devono essere rìtirate in tempo, prima che si manifesti la pressione nemica, per evitare uno scacco » dalle ripercussioni non va1utabili; affermava categoricamente la impossibilità di difendere Durazzo se non impegnandovi al tre tre divisioni ed ingenti rifornimenti;

- ammoniva che « non potendosi proporzionare i mezzi al fine, s'impone di proporzionare il fine ai mezzi , non dovendosi dimenticare che, in qualunque impresa, il disegno politico rimane per forza di cose subordinato alla possibilità militare di tradurlo in atto »;

- ricordava l'amarissima e recente esperienza della T ripolitania, affinché le esperienze del passato non andassero perdute;

segnalava la non facile situazione dell'esercito operante che rendeva l'invio della divisione in Albania pesante provvedimento;

- attaccava il Ministro della Guerra per non essere intervenuto nella animata discussione a palazzo Braschi, per la « deplorevole trascuranza » nella organizzazione dei complementi, e per 1 ritardi e le ingiustificate resistenze opposte alle proposte del Comando Supremo (3 ).

La question e di Durazzo era molto delicata. Essendosi ammalato il gen. Guerrìni, fu designato a sostituirlo il gen. Ferrere, il quale giunse a Valona il l o febbraio latore Ji direttive specifiche da parre del ministero della guerra. Il gen. Bertotti ebbe una lunga conversazione con lui il giorno stesso dell'arrivo e lo mise a conoscenza della situazione di Durazzo. Gli disse che le misure difen-

{l ) L. Cadorn:1 , op. canta, pag. 149.

(2) Tele s n. data 26 p.cnnaio 1916 - allegato 10.

(3) Lettera data 28 gennaio 1916 - allegato 1 1.

56 Le truppe iralimu in Albania ( J 9 1..J- 20 e '93CJ ) ---------------

sive non erano state colà spinte con la conveniente energia e gli consigliò l'occupazione del nodo di Mali Barzes a scopo di minaccia sul fianco del nemico, sia nell'eventualità della marcia di questo dalla valle dell'Ishml verso Durazzo, sia in quella che gli Austriaci risalissero l'Ishmi per portarsi a Tirana. Poi gli spiegò che, in caso di ritirata, era preferibile seguire la via. di terra in quanto esistevano gravi difficoltà per operazioni di imbarco in presenza del nemico mentre, per contro, era possibile spingere da Valona, senza alcun timore, truppe sino al Semeni per agevolare una ritirata lungo il litorale e, anzi, un battaglione era tuttora di presidio a Fieri . Motivo per cui sarebbe stato bene che raggiungesse la sua brigata percorrendo proprio quell'itinerario, in modo da conoscerlo a fondo e rendersi conto che le difficoltà da superare non erano poi tanto esagerate come si poteva pensare a Roma (l) Poiché però il Ministro della Guerra intendeva che il gen. Perrero raggiungesse la sua destinazione il più presro possibile, il giorno seguente egli si imbarcò su una nave ed in giornata scese a D urazzo Le forze ivi disponibili erano: 15° e 16° fanterb 159° btg. milizia territoriale, un plotone cavalleggeri , dodici pezzi da 70, quattordici da 87-B, quattro da 120-B, un plorone ge{tio delJa milizia territoriale. Le direttive inviare dal ministro Zupelli erano state concordate con Salandra e Sonnino e, p emesso che 1\)ccupazione della città era dovuta essenzialmente a motivi oolitici, quali il rifornimento e lo sgombero dell 'esercito serbo e I'appoggio all'autonomia albanese, e che era necessario evitarvi una situazione difficilmente sostenibile con le forze laggiù dislocate, precisavano (2):

« l. Considerate le finalità e probabilità di cui sopra, predisporre, nel modo più accurato e riservato, per un ordinato sgombro ed eventualmente effettuarlo o per via terra o per via mare come e quando [a situazione lo consiglierà;

« 2. Evitare pet la difesa di richiedere la collaborazione dei Serbi e dei Monrenegrini, a meno che la situazione del momento spontaneamente la comporti con efficacia e con possibilità di resistenza coordinata;

« 3 Aiutare invece Essad pascià, con consigli e con mezzi , senza però impegnare truppe nostre lontano dalla costa; incitarlo ad organizzare con la sua gente la guerriglia ed aiutarlo validamente in tale opera. Mantenerlo ligio a noi inducendolo, se oçcorrerà, ad abbandonare Durazzo, seguendoci ed impedendo ad ogni modo che passi all'avversario (3);

{ l J Kelazione nffidale del gen. trasmessa dal. C..omando XVI corpo d·armata con f. 9 R .P. 21 marzo 1916. Cfr anche E. Bertot t i, La nostra spe· dizione in Albar:ia (191 5-1916), pag 70

(2) F. 10:>2 30 gennaio . allegato 12.

(3) pascià, poi, andrà in Macedonia e con le sue bande si porterà nel Korçano operando attivamente a nostro danno.

ll corpo speciale italiano in Albania 57

« 4. Rendersi conto con ogni mezzo della reale entità delle minacce nemiche ( ) affine di evitare che l'abbandono di Durazzo non risulti realmente e pienamente giustificato dalle circostanze;

« 5. Circa le modalità dell'eventuale sgombro delle nostre forze a Durazzo, il Comando del corpo speciale ( ) è lasciato libero di scegliere tra la via di terra e quella di mare tenuto conto delle circostanze del momento ( ... ), bilanciando strettamente vantaggi e svantaggi di questa e quella linea, e prendendo in tempo, per quanto interessa l'eventuale sgombro via mare, i necessari accordi con il Comando dell'Armata navale, a tale scopo già preavvisato;

« 6. Nell'eventualità che si imponga un sollecito sgombro via mare, il Comandante del distaccamento di Durazzo è autorizzato a comunicare direttamente con il Comando dell'A rmata navale».

Tali istruzioni erano pertinenti e rispondevano alla situazione generale, tanto pitt che erano dirette al gen. Bertotti, che doveva mutarle in ordini. Si noti che il para. 5 affidava espressamente al Comando del corpo speciale la decisione delia ritirata, posto che la scelta delle modalità (e quindi dell' del ripiegamento era lasciata alla sua responsabilità . Solo in un caso il Comandante della brigata Savona poteva agire direttamente: in quello previsto dal para 6, e cioè « nell'eventualità che si imponga un sollecito sgombero via mare » , in altri termini ove gli eventi precipitassero sl da bruciare i tempi della pianificazione E', peraltro, da rilevare che proprio a causa della prevaienza delle finalità politiche era discutibile che la valutazione del quando la situazione consigliasse il ritiro del distaccamento venisse lasciata al Comandante del corpo di spedizione, e, principalmente, si può osservare che de1le due finalità il conseguimento dell'una era commisurabile con esattezza (l'evacuazione dei Serbi) ma quello dell ' altra {l'appoggio all'autonomia albanese) come poteva essere apprezzato dal gen. Bertotti o, peggio ancora, dal gen . Perrero? E se questo secondo scopo doveva intendersi limitato alle cute nei confronti di Essad pascià (para 3) tanto valeva regolare l'abbandono di Durazzo sul termine dello sgombero dei Serbi.

Comunque, il 4 febbraio il gen . Be.rtotti confermava per iscritto al Perrero le istruzioni e le considerazioni fatte nel corso del colloquio del giorno l e. chiedeva « le proposte che le circostanze saranno per consiglim·e affinché la decisione di abbandonare Durazzo sia determinata solo dalle ragioni indicate nel n. 4 delle accluse istruzioni del Governo, e sia presa da questo Comando, lasciando beninteso a V.S. la necessal'ia libertà d'azione circa la scel -

Le
truppt italiane in Albania (1914·20 e 1939)

ta della via da seguire » ( l ). In sostanza , a prescindere dal fatto che l'ordine come tale appare piuttosto invùluto, fissava due punti:

- la decisione di sgombero doveva essere presa dal Comando di Valona, però jJ gen. doveva indicare il momento più opportuno (eccezion fatta - è da ritenere - per il caso di cui al para. 6 delle note direttive);

- il gen. Ferrero aveva 1ibertà d'azione circa la scelta e le modalità del

Il primo punto verrà clamorosamente alla ribalta fra qualche giorno. dimostrando, se non altro. come sia difficile, all'atto pra· tico, conciliare l'autonomia decisionale cvncessa ad un inferiore per un determinato e specifico incar ico con l'opportunità del controllo data l'importanza della questione sul tappeto. Il secondo punto sarà immediatamente messo alla prova, giacché, avendo il gen . Fetrero comunicato di preferire p er la ritirata la via di mare, il gen. Berrotti « impressionato dal vedere scartato a priori qualsiasi progetto di ritirata via terra » ( 2 ) - cui evidentemente teneva molto - ne chiese spiegazione al gen. Ferrero, che allora mandò un piano an· che per quell'ipotesi, ma ridotto a « poche disposizioni di carattere generale e non ponderate» ( 2).

3 · L o sgombero di Durazzo .

Nel frattempo, in Albania settentrionale gli Austriaci si erano mossi (schizzo 6). Il Comando Supremo a.u., tenuto al corrente dall'osservazione aerea dell'addensamento delle forze serbe attorno a D urazzo e del defluire deUe loro colonne verso sud ripreso il 22 gennaio, aveva invitato il Comando della .3' armata a puntare su Durazzo. Venne all'uopo costituita la 63,.. divisione (gen. Sorskh) con ]a 2 10a e 21P brigata landsturm, la 20a bdgata 1st. da mon · tagna, la 14a brigata da montagna e le bande albanesi. Queste ultime avevano il compito di agire per Kruja, Tirana e Kavaja avvol· gendo da est e da sud Durazzo. 1'8 febbraio Kruja era occupata, il 9 Tirana, 1'11 aveva luogo il contatto sull'Arzen fra la 211 a bri· gata 1st. e la brigata Savona, mentre truppe bulgare entrate in Al· bania si dirigevano verso Elbasan. Il 13 il blocco di Durazzo era completato (schizzo 7 ) - anche se Kavaja fu occupata il 16 -e ( 1) F. 1187 data 4 febbraio 1916. Cfr. anche E. Bertotti , op. citata, pag. 74.

1/ corpo speciale italiano in Albania 59
(2} E. Bertotti, op. citata, pag. 76.
LA
Truppe B.E.O . AUSTRIA - UNGHERIA 3· Armata austro-ungarica ++-y. 1- ')( y. ......· '?>. : -1. -1.-,( 14 "'>< .lt.-. O NOVI PAlH IAUI { M ONTEi;EGR O ...... "1( "RAGUSA VIli c. A. t PRIST I NA IPEK t O + PO OGORICAI' l( ..,+- t. _.,..,.. O : JC 57 IAU) \' C II Nit+ 'ILllf,Jt'J(. \ q \ . - -·· -t PRIZ REN SAVONA DURAZl O 0 SKOPLH r Armata bulgara Sca la app r. 1:2.500.000 Sch i zzo n. 6.
CONQUISTA AUSTRIACA DEL MONTENEGRO E DELL' ALBANIA SETT. ( genn.- marzo 1916 )

Lege nda: Linea tenuta dagli Au striaci il 10 - 2- 1916

---- Elementi avanzati e com i tagi Albanesi

DURAZZO
1916
Scala
appr. 1:200.00 0 Schizzo n 7.

Le truppe italiane in Albania ( r914- 20 e 1939)

subito cominciò il bombardamento delle nostre posizioni; pos1z10ni invero tutt'altro che robuste, trattandosi di un perimetro di circa 3.5 chilometri malamente organizzato a difesa e senza valide riserve mobili II tutto mentre l'ambiente albanese manifestava apertamente le sue simpatie nei confronti degli Austriaci e la sua ostilità verso Essad pasdà , il qua:Je, dopo essersi dichiarato in grado di armare 50.000 seguaci, ora ammetteva di non poter contare che su 200 o .300 fedeli.

Il console italiano a Durazzo, Piacentini, fece un quadro sufficientemente dettagliato del momento al Ministero degli Esteri, significando infine :

« Questa la situazione Generale Perrero che la conosce considera però ancora non pregiudicata resistenza militare, sue truppe animate elevato spiriro combattivo. Tuttavia ritengo dopo ciò, e Generale Perrero conviene meco in massima, che per ragioni suddette e specialmente in vista dell'avanzata bulgara oltre Elbasan, necessità imbarcare nostre truppe non potrà più essere che questione di tempo >> ( l).

La risposta di Sonnino, che l'l console · Piacentini mostrò al gen. Ferrero, fu molto cauta e comunque tale da non facilitare certo la decisione a chi di dovere:

«Dal telegramma di V.S. mi sembra di rilevare una tendenza ad una partenza da Durazzo con prevalente preoccupazione che essa risulti spontanea e prestabilita. Pur riconoscendo che in proposito ogni altra considerazione deve cedere alle ragioni militari e che non conviene impegnarsi a fondo per Durazzo, debbo osservare a V.S. per sua norma che dal punto di vista politico, sia per le ripercussioni dell'avvenimento in Italia sia per la nostra futura posizione in Albania, occorre non precipitare lo sgombro e non dare la impressione che noi abbandoniamo Durazzo senza tentare di opporre seria resistenza anche fin dove questa appaia possibile senza compromettere la salvezza dell'intero presidio» (2 )

Il gen Cadorna intervenne di nuovo col ministro Zupelli, rilevando che << situazione Durazzo est dzvenuta assai compromessa et potrà divenire irrimediabile qualora non provvedasi senza indugio ritiro presidio» (3 ) In effetti, tenuto conto che il 9 era ultimato l'imbarco dei Serbi e che il gen . Ferrero era bloccato senza possibilità né di spinQ:ere informatori a dista nza né di resistere in posto, il permanere a Durazzo da tale data dtventava sempre meno giustificabrle.

(l) E. Bertorti, op. citata , pag. 73.

(2) Tele 17 data 13 febbraio 1916.

(3) Tele 1498 data 14 febbraio •1916.

La sera del 14 il Duca degli Abruzzi, comandante m capo dell 'Armata Navale, comunicò al gen. Perrero:

«Dovendo ritirare via di mare truppe, quadrupedi, impedimenta. non ritengo in questa stagione e con i mezzi a disposizione ( l possa compiersi subordinatamcnrc volontà nemico colla celerità accennata. Per responsabilità che spetta all'Arma ta esito operazione, ritengo conveniente, se deciso in mas· sima sgombro Durazzo, non indugiare ad incominciare ritiro materiali, qua· drupedi, truppe>>.

Il gen. Ferrero, allora, ritenendo di interpretare correttamenre le direttive del Governo, e sulla base de.lle notizie sul nemico, del nessun affidamento possibile su Essad pascià - che anzi chiedeva l'imbarco per sé e per i pochi suoi fidi - e, soprattmto, di quanto prospettatogli dal D uca degli Abruzzi, decise l'abbandono volontario della. città, preferendolo ad un rischioso ripiegamento sotto l'incalzare dell'avversario, e chiese a Taranto di inviare le navi per il car-ico. Scnonché, la comunicazione in tal senso (l) che egli inviò al Governo , al Comando Supremo ed al comandante del corpo speciale provocò una dura replica da pane di quest'ultimo, il quale:

- contestò l'esistenza di una reale minaccia austriaca o bulgara: « V.S. da documenti inviati ebbe conferma avere di fronte una brigata con pochi ribellz che si sbanderebbero di fronte energica azione»;

- rilevò scarsa efficienza nelle misure prese dal gen. Ferrero: « situazione quindi dovuta unica1t1ente mancata vigilanza et preparazione può essere migliorata contegno più fermo »;

- ritenne allarmistica la situazione prospettata: « non è quindi escluso che possa essere arrestata e respinta minaccia austriaca»;

- accusò il gen . Ferrere di anteporre la preoccupazione di eventuali perdire a q uella di assolvere bene il compito affidatogli: «codesta brigata ha compito ben definito istruzioni inviate Ministero et non deve troppo preoccuparsi rientrare qui integra, ma assolvere bene suo compito»;

- mise in guardia dall'imbarcarsi appena arrivate le navi chieste a T ara n to e ricordò le sanzioni penali a carico del comandante di una fortezza che non mette in opera tutro per la sua difesa : « Stabilita così infondatezza minaceta bulgara et forza austriaca attaccante V.S. non deve ritenere che invio eventuale mezzi tra-

Il corpo .<(lt-Ciale italiano in .4/banÙI
(l) Tele 104
14
data
febbr aio !916.

sporto per parte Marina significhi autorizzazione sgombero, poiché per esso provvedono numero quattro et sei citate istruzioni et per analogia numero 60 regolamento servizio in guerra riflettente comando fortezze » (l).

Contemporaneamente il gen. Bertoni aveva scritto al Comando in capo dell'Armata navale ricordando che occorreva evitare che l'abbandono di Durazzo << non risultasse pienamente e realmente giustificato dalla forza delle circostanze » ed aggiungendo che « poiché a mio avviso miglior giudice delle circostanze deve essere gen. Perrero , ho autorizzato d ecidere et comt111icare in tempo ad ammiraglio Cutinelli et a me sue decisioni » ( 2 ). Indubbiamente il gen. Bertotti intendeva evitare l'adozione dr decisioni intempestive (e per lui non giustificate) pur ritenendo di lasciare al Ferrera piena libertà di azione. Ma altrettanto sicuramente non si rese conto del grave errore psicologico che commetteva, soprattu tto con la frase finale della lettera.

Il geo. Ferrere spiegò subito al suo superiore diretto che il telegramma 104 era stato compilato in dipendenza della comunicazione ricevuta da Taranto e « quindi se notizie Ministero e codesto Comando risultano più sicure mio desiderio attenermi servizio in in guerra » ( 3 ). Tuttavia chiedeva rinforzi per poter tenere un contegno aggressivo oltre le linee. Il gen. B0.rtotti replicò di non avere da aggiungere istruzion\, segnalando, pér converso, la possibilità di utilizzare efficacemente una b-anda di mille uomini di Essad, che da Berat rientrova a Durazzo {4 ). Naturalmente dopo il dispaccio 1558 il gen. Ferrere aveva deciso di rimanere e poiché il mattino del 16 erano entrati nella rada di Durano sedici piroscafi, oltre a due navi ospedale, per il trasporto delle truppe, mentre la squadra incrociava al largo, dette il contrordine e le navi tornarono scariche indietro non potendo sostare in quel porto.

Il 20 venne a mnturazione il prob1ema di Essad pascià, che era diventato davvero un personaggio imbarazzante: non lo si voleva inviare a V aJona per le noie che certamente avrebbe provocato; restava dunque il suo imbarco per l'Italia ed a questo riguardo il Ministero della Guerra, d'accordo con quello degli Esteri, prospettò al Comando del corpo speciale la convenienza di farlo partire da

( l) Tele 1558 data 14 febbraio 1916.

(2) Tele 1556 data 14 febbraio 1916.

(3) Tele 105 da t a 15 febbraio 19.16

(4) Cf1·. tele L6ì9 dara lì febbraio 1916 indirizz(ltO dal gen. Benotti al Ministero de lla G uerra.

Le truppe ita !J,w e m Albania ( 1 ') 1-1 · 20 e 19 3 9 )

Durazzo poco pnma del nostro sgombero. Poi il gen. Z upelli soggiunse:

« ( ) Come occupazione Durazzo fu essenzialmen te determinata da esigenze sgombro serbi e appoggio Governo Essad , così, nostra partenza sarebbe opportunamente spiegata da ultimato compito pet serbi e per allontanamento Essad e suo Governo. Comunque lasciasi Vossignoria dare Generale Ferrero quelle ulteriori istruzioni che crederà opporwne visto atteggiamento così mu· tevole di Essad e de.lla situazione ambiente ( ... ) >> (l).

Con questo discors•, si può dire che spariva ogni remora governativa e che il gen . Bertotti ormai riceveva carta bianca.

Le cose 'in breve precipitarono . Una nuova calamità colpl il presidio italiano: una grave forma di gastroenterite che in pochissimo tempo obbligò ad evacuare 800 soldati, sostituiti il 19 dal I/86° fanteria, spedito in tutta fretta da Valona, via mare. Ed ora veniva la volta degli Austriaci. Già da alcuni giorni il Comando del XIX corpo d'armata a u premeva affinché la 6.3' divisione entrasse in Durazzo: pensava che il nostro esiguo presidio fosse in attesa di imbarco, perciò voleva almeno disturbare la partenza . Il gen. Sorsich , invece, visti i movimenti delle navi nel porto e considerato l'atteggiamento della brigata Savona, ritenne che questa intendesse difendere a lungo le posizioni, anche se con forze chiaramente insufficienti. Inoltre , le truppe austriaçhe provavano anch'esse i disagi imposti da un territorio çosì sfavor evole per le operazioni, così privo di strade. L'attesa di rifornimenti e di rinforzi procrastinò, dunque, sino al 23 l'inizio dell'attacco. Nei suoi incitamenti alle proprie unità il generale Sorskh dipingeva la situazione italiana come est remamente disperata e spiegava che con una vittoria anche le attuali sofferenze in Albania sarebbero giunte presumibilmente al loro termùte (2).

Il dispositivo ita'liano si appoggiava all'Arzen sino all'altezza di Kar , poi formava una testa di ponte imperniata sulle colline di Bazar Sjak e Terzije, quindi tornava al mare, leggermeme a sud dell'allineamento Pieska- Vargaj- Sasso Bianco (sc hizzo 8) A nord, dalla foce dell' Arzen a Suksi, era schierato il I / 15° fanteria meno una compagnia; la testa di pente era affidata al 16° fanteria con due battaglioni; e il settore meridionale, reno dal comando del 15° fanteria, era tenuto dal II e III /15° e da una compagnia del I /15° fan· teria R:iserv-a di brigata : il II/16° fanteri a, dislocato a Dzevotaj, ed il I/86° ad Arapaj Lo schieramento austriaco comprendeva un'al i-

(l) Tele ·16246 data 20 febbraio 1916.

{2) Archivio della Guerra di Vienna, L'ultima guerra d ell'Austria- Ungheria 1914 -1 918, vol. IV, pag. 57.

Il
corpo speciale ùaliano i11 Albania
5· - Albania
lA
23 - 26 febbraio 1916 - --- - 1st n:8lKramme.
DIFESA DI DURAZZO
1st o CAfAJ
8.
Schizzo n.

quota della 21 o· brigata landsturm agli ordini del ten. col. Jurisevic sul basso Arzen; il distaccamento Krammer (quattro btg. e due batterie) e tJa 21 P brigata lst. al centro, a cavallo della strada TiranaDurazzo; infine, all'ala sinistra, la 20" brigata lsr. da montagna, il distaccamento Zloch (due battaglioni) e la banda albanese del capitano Haessler.

La preparazione di artiglieria iniziò alle 6 con un tiro ben diretto sui nostri trinceramenti. Alle 7,30 le fanterie dovevano avanzare concentricamente. Sul basso Arzen bastò poco per consentire all'ostacolo fluviale di vanifi<:are l'attacco austriaco, ma a sud, nel tratto fra Pieska e Sasso Bianco, gli sviluppi dell'azione si profilarono ben pre5to in senso sfavorevole p-er i difensori. Sferrato all'alba e favorito dalla nebbia, l'attacco nemico era riuscito ad avvicinarsi sino a poche decine di metri dalle nostre linee., per cui l 'urto a Vargaj fu violentissimo ed in poche ore il TI/15° fanteria fu praticamente annientato. L'intervento del l/86') riuscì soltanto a trattenere fino alle 14 la pressione auw·iaca. Il ced1mento dell'ala destra compromise anche la resistenza accanita della testa di ponte di Bazar Sjak, perciò il 16° fameria, a scaglioni di compagnia. si portò sulla sinistra delI'Arzen incendiando il ponte stradale ed interrompendo così il combattimento. Lo sforzo J:irincipale ausrriaco venne nuovamente sferrato da sud contro le posizioni di Rastbul e di Sinavlas. AU ' imbrunire il gen. Ferrera richiese al Comando de'll 'Arm nta navale, dando notizia al Comando d i V alona {l), i piroscafi e le navi da guerra per la protezione dell'imbarco. Nella notte decise un ulteriore arretramento della difesa nella lingua di terra da Pala a Durazzo, al riparo dello sragno, incendiando anche il pont<:" di Durazzo sull'emissario della laguna. Era giunt0 il momento in cui fu chiaro a tutti che il nostro distaccamento era letteralmente c.-:-n le spalle al mare. Il ministro Zupelli, appena ricevutO il dispaccio del gen. Ferrera, discusse brevemente la cosa con Salandra e poi, alle 23, telegrafò: « Vista situazione Governo intende che Dr<razzo venga sollecitamente sgomberata appena giunte navi » ( 2 ).

Il giorno seguente gli Austriaci cercarono a lungo un guado attraverso la laguna servendosi di nuotatori e di gruppi eli bufali; cercarono anche di forzare il ponre .:H Durazzo ma il fuoco di due incrociatori e quattro nostri caccia torpediniere contro tutta la piana dalla città al Sasso Bianco li disc;uase. Constatata dunque l'inutilità

( l) Il gen. Bertotti, a vo lra , telegrafò a Taranto « confermando ricbiesta .: pregando aderire>> {op. citata, pag. 85).

(2) Tele 17476 data 23 febbraio 1916.

Il corpo .<peciale italiano 111 Albania 67 -

Le truppe italiane in Albania ( 1914- 20 e ICJ39)

di tali tentativi, aprirono il fuoco con artiglierie di medio calibro schierate sui rilievi di Rastbul contro il porto, causa...11do una grave confusione nei lavori che lvi si svolgevano in condizioni già difficili a ca usa del mare tempestoso. Allora furono sospese le operazioni di imbarco sui primi tre piroscafi arrivati nel pomeriggio del 24 per costruire con i sacchi di farina aporontati suUa spiaggia per il carico un improvvisato riparo che limitasse i danni. Nella notte sul 25 la pressione continua su Pala costrinse il II/15° a ripiegare. All'alba la difesa era ridotta al venez-illno di Portes, che sbarrava l'istmo, ed alla città . Per tutto H 25 la situazione rimase immutata, grazie anche all'apporto delle artiglierie delle nostre navi mentre affluivano altri piroscafi. Verso le 7 del 26 febbraio cominciò l'imbarco del grosso delle forze: 6.000 uomini validi . Erano già stati imbarcati 1.300 fe riti e malati nonché Ia colonia italiana ed il btg. M .T. Segnalava alle 8,50 il gen. Perrero:

«Operazione imbarco ritardata da condizioni mare et afflue nza lenta piroscafi oltre che da necessità di costruire nuovi pontili a ridosso Durazzo, essendo ponrile attuale battuto tiro nemico. Attua lmente avviata , sperasi completare in giornata o prime ore notte, sacrificando tutti quadrupedi intraspottabili e parte materiale artiglieria » (l).

L'abbandono di Durazzo, tardivo e precipitoso, generò inevitabilmente l'impressione di una sconfitta it:-tliana - e come tale, infatti, fu presentata dalla stampa austriaca - cosicché negli Albanesi il nostro prestigio, al primo scontro bellico, subì un colpo non lieve . Negli ultimi giotn! il gen . Cadoina aveva morso il freno . Il 23 si era rivolto al gen. Brusati, Primo Aiutante di campo del Re, affinché informasse personalmente Vittorio Emanuele III sul serio ed imminente pericolo (2), ma il 25 - quando le operazioni di imbarco a Durazzo erano iniziate - ebbe modo di leggere il rapporto trasmesso al Ministero della Guerra dal gen . Bertotti sul colloquio avuto una sett imana prima con l'amm . Millo, recatosi a Valona a seguito del messaggio del 14 con il quale il D uca degli Abruzzi faceva pressioni per affrettare l'evacuazione di Durazzo a causa delle condizioni del mare . Il giudizio del gen. Cadorna fu severo e si chiuse con una frase tagliente:

« ( ) Consegue che, a mio giudizio, di qualsiasi insuccesso che si producesse a Durazzo, la principale responsabi lirà non potrebbe risalire che alla S.V. » ( 3 ).

'l) Tele 238 data 26 febbraio 1926.

(2) Lettera s.n. data 23 febbraio .19 16 - allegato 13.

(3) F. 1579 data 25 febbraio 1916 - atlegato 14

68

Alle 18 veniva abbandonata Porres ed alle 21 l'imbarco era completatO. Verso le 23,30 un razzo diede il segnale della partenza del convoglio mentre la ciuà era in fiamme. Per dare un'idea delle Jifficoltà di orientarsi in quel genere di lotta, converrà rilevare che nella notte reparti austriaci che cèrcavano di entrare in città vennero a combattere fra di loro e per gi.unta furono bombardati dall'aviazione a.u. Solo verso l'alba la situazione si chiarì.

Le nostre perdite ammontarono a 840 uomini dell'esercito e 5 della marina: Repani

I 5° fanreria 16° fanteria

l / 86° fanteria t5'P btg. M.T.

Gli Aus-triaci denunciarono 7 3 morti (di cui 4 ufficia li e compresi 10 Albanesi), circa 300 feriti e 50 dispersi.

In fatto di materiali abbandonammo: i quattro cannoni da 120 ( distrutti), due da 76 antiaerei della Marina (distrutti), i quattordici pezzi da 87 -B (di cui otto distrutti e sei abbandonati senza otturatori) e l O.000 v ecch i fucili appartenenti a Essad pascià. Fu distrutto quasi tutto il munizionamento e la stazione rad.iotelegrafica. Furono altresì abbattuti circa 900 quadrupedi. Molti viveri furono lasciati ]m posto.

Nello stesso ordine di idee si espresse più tardi anche la Commissione parlamentare d'inchiesta per le spese di guerra nella « Relazione generale sull 'imp resa d'Albania» (2):

(l) Fra i dispersi furono inclusi anche i feriti non Fa'1.Ipcrati ed i morti non >\CCC rtati.

t 2) Camera dei Deputati. Ani parlamentari, XXVT le gislatura, Documenti, 6 feb braio 192.3.

Il corpo specia l e italiano in Albania --------
Artiglieria Genio TOTALI \luni _J __ Feriti _ T orale Uff. l T,. ' Ulf. i T.. l Uff. T,. Uff l To - 9-· - ; - :- 20 l 2 l 4 15 5 40 3 3 12 94 2 l l 142 7 19 20 706 l .3 l 184 lO l l 3 16 19 25 815

Le truppe ita1ia71e in Albania ( 1914- 20 e 1939)'_:_

« Il gen. Ferrero aveva dovuto rinunziare al proposto sgombro in seguito ad un [degramma del geo. Benotti che, facendo persino menzione delle sanzioni penali a carico del comandante di una fortezza che non fa di tutto per difenderla, fu interpretato come l'ordine di resistere ad ogni costo. Per modo che, quando tre giorni dopo, l'autorizzazione di abbandonare Durazzo fu data, lo sgombro avvenne sotto il tiro delle artiglierie austriache, con mare tempestoso e cagionò perdite enormi di viveri , di munizioni e di quadrupedi. Lo storico di questi avvenimemi non potrà non riconoscere che nnto ciò avvenne per deficienza dei comandi superiori, e perché si vollero raggiungere finalirà politiche di carattere internazionale con l'uso di mezzi sproporzionati» .

Il gen. Bertotti re<>pinse, nell'opera citata, tali critiche ma, in effetti, il messaggio - quanto meno nella sua forma - può ritenersi all'origine di quella che gli Austri?ci naturalmente vantarono come vittoria. Egli, ad ogni modo, trasmettendo al Comando Supremo la relazione del gen. Perrero sugli avvenimenti di Durazzo (l), la accompagnò con osservazioni critiche piuttosto dure per il comandante della brigata Savona , al quale attribuì errori tattici nella scelta ed occupazione di determinate posizioni (le alture di Mali Barzes soprattutto); il preconcetto di una prossima ritirata via mare, per cui << non è stata impressa alla difesa quell'energica risolutezza che era necessaria » { 2); la responsabilità della perdita di molro matedale e dei quadrupedi, che non furono imbarcati il 14 rimandando indietro scarico il convoglio spedito dal Duca degli Abruzzi; la colpa dl aver costruito un solo pontile (in venti giorni dall'invio del piano di imbarco) e per di più scoperto al fuoco di un nemico proveniente da est e da sud- est; il non adeguato impiego delle art igJierie.

In realtà il gen. Perrero era stato incaricato di svolgere una missione difficile, con mezzi inadeguati, ereditando una situazione non lieta ed in un momento in cui, per il rapido precipitare degli eventi, mancava il tempo di orientarsi come necessario. Ma l'elemento principale di giudizio sull'operato del gen. Ferrero sembra indubbiamente doversi ricercare nel telegramma 1558 del 14 febbraio del gen. Bertotti ed in quello n. 17 del 13 febbraio del Ministero degli Esteri. Un ripiegamemo per via di terra, se ancora possibile, si sarebbe ridotto, nel migliore dei casi, ad un inutile sforzo logistico. L'imbarco a Durazzo, se ritardato oltre quei giorni, sì sarebbe compiuto in condizioni oltremodo difficili, con sicure perdite di mare-

(-1) F. 2486 data 3 marzo 1916, ripetutO nella relazione ufficiale citata. Cfr. anche E. Berrotri, op. citata, pagg. 86-87 e 97-99.

(2) Il gen. Cadorna annotò di suo pugno: <<era necessaria se si voleva dijen · dersi ad ogni costo. Ma si doveva, anzi. ripiegare in tempo».

_____

rial.i ed uom1m e con la minaccia dal mare . Il rimanere a Durazzo con quelle forze non aveva senso operativamente . Di fronte a siffatto dilemma ed alla mancanza di una direttiva chiara e netta, non ha mol t o valore l ' esame dei particolar! dell'azione svolta dal gen . Perrero a Durazzo n el breve periodo deHa sua permanenza. L ' unico appunto che obiettivamente gli si può muovere è di non aver avuto l ' iniziativa di sgombera re il 14, allorché le navi da trasporto giunsero nella rada di Durazzo, i l O.000 fucili di Essad pascià, i vecchi cannoni e tutti i quadrupedi non indispensabil i. Circa l'abbandono del materiale e dei quadrupedi al momento dell'imbarco, il 26, occorre anche tener presentì sia le cattive condizioni d el mare, sia la minaccia austriaca che poteva manifestarsi di minuto in minuto, e che, se anche non si verificò in t utta la sua pienezza ma solo con tiri di artiglie ria sul pon ti le , d e ve pure essere tenuta in conto nel giudizio complessivo .

La Relazione austriaca commentò: «Non è da stupirsi che gl i ambienti romani, consci della loro responsabilità, abbiano cercato di mas cherare quell ' insuccesso di carattere essenzialmente politico colla frase « gloriosa evacuazione » di Durazzo. Fu grave errore soprattutto il « voler ottenere s copi di importanza internazionale con mezzi insufficienti » e ritardare il reimbarco, dopo che era divenuta evidente l'impossibilità di ottenere un successo con i m ezzi impiegati, ed era invece ancora possibile impedire uno scacco » ( l).

Ma gli avvenimenti d i Durazzo ebbero aspre e forti ripercussioni a Roma . Il gen . Cadorna scrisse a Salandra una violentissima let te ra contro il Ministro della Guerra arcusandolo di insufficienza, di scarsa collaborazione e di scadimento di prestigio, e ponendo imp!.ic i tamente un aut-aut: o Cadorna o ZupeHi ( 2) . J.l Presidente dd Consiglio rispose con f ermezza di essere rimasto penosamente impre ssionato sui recentissimi eventi, ma di no n essere disposto ad entrare in di scussione per invito o suggerimento di chicchessia , anche altissima autorità mil i tare o civile , sulla proposta al Re di nomina o revoca dei suoi ministri . Ciò senza voler entrare menomamente nel merito delle considerazioni esposte dal gen. Cadorna. Comunque « di questa mia nota come della nota di V. E. a cui rispondo ho reputato doveroso rimettere copia a S .M. il Re » (3 ) . Cadorna repl icò tra e ndo necessariamente le conseguenz e del passo fatto:

(1 ) Relazione aus triaca, vo l. I V, pag. 62.

(2) F 1590 da[a 27 febbraio 1916 · allegato 15

(3) F 849 R R. data 29 fe bbr aio 1916 allegato 16.

Il corp o sp eciale italiano ir1 Albaniu 71

Le truppe italiane in Albania ( 1914- 20 e '939) ·· --

« ( ) poiché dal contesto della lettera sopracitata mi persuado che V.E. non ha alcuna intenzione di prendere in considerazione quanto esposi, ho l'onore di rassegnare dimissioni da Capo di Stato Maggiore dell'Esercito, pregando V.E. di at tenermene da S.M. il Re l'accoglimemo, Mn intendendo io in alcun modo di rimanere in una posizione che non potrei conservare, e ciò dico con profondo convincimento, senza danno della cosa pubblica alla quale unicamente io miro» (l).

Le sue dimissioni furono res::>inte.

Come aveva preannunciato nella sua lettera 849 del 29 febbraio, Salandra trasmise subito a Cadorna copia del decreto deliberato, su sua proposta, dal Consiglio dei Ministri e sottoposto alla firma del Re il 28 . Con esso si restaurava nelle mani del Capo di Stato Maggiore l'unità di comando dell'esercito intero, estendendola anche alle forze operanti in Albania. Però si sottolineava, con intenzione, che:

le direttive politiche della guerra restavano riservate al Governo;

in fatto di problemi militari .aventi attinenza con la politica internazionale era« necessario procedere d'intesa col Governo »;

- il Governo riteneva che il possesso di Valona costituisse un interesse nazionale di primo ordine e quindi occorreva « prepararne la difesa con tutti i mezzi disponibili anche contro eventuali ingenti forze nemiche» ( 2 )

Il gen. Cadorna segnò ricevuta della lettera e si dichiarò convintissimo che le dire ttive politiche della guerra restassero riservate al Governo, tuttavia ritenne di dover tappresentare « un'altra necessità coesistente, quella che le direttive politiche siano tali da potersi tradurre militarmente in atto e perciò il fine sia proporzionato ai mezzi», specificando che Durazzo docet . Per Valona, mise in evidenza la probabile necessità di chiedere al Governo altri mezzi indi spensabili per non indebolire lo schìeramento alla f r ontiera austriaca e compromettere il territorio nazionale in caso di massiccia offensiva nemica, tipo Verdun (.3 )

Anche il ministro Zupelli partecipò al Comando Supremo le modifiche apportate dal recente decreto reale alle att r ibuzioni del Comandante del co rpo speciale in Albania:

«Compiuto lo sgombero dei Serbi e dei Montenegrini e scomparsa, con la partenza di Essad pascià, qualsiasi rappresentanza in Durazzo di un go-

( l) Tele 1603 data 1° marzo 1916 . allegato 17.

( 2) F 850 R.R. data 29 febbraio 1916 - allegato 18.

(.3) F . 1609 del 2 marzo 1916 . allegato 19 .

vcrno da noi riconosciutO, è vcnuro a determinarsi io Albania un sostanziale mutamento, per il quale l'azione nosrra , pur sempre alle nore finalità e direttive di inJol:.: poli tica, ha orma i, ed avrà, nelle sue manifesta· zioni, un carattere decisamente c prevalentemente { ) », perciò il Governo aveva riconosciuto la convenien za di sostituire il decreto Iuogotenenziale del l 0 dicembre 1915 con altro più rispondente (l). Cadorna rispose brevememe - e seccamente - deplorando lo scacco di Durazzo e precisando:

« Debbo dire infine che sono molto che la direzione delle operazioni militari in Albania venga a me rimessa quando le cose sono così compromesse>> ( 2 )

II 6 marzo il gen. ZupeJii, resosi conto dello stato di tensione raggiunto, volle di propria iniziativa abbandonare l 'inca rico. In Senato, poi, espose i motivi che }'avevano indotto a tale passo: prima di tutto perché aveva chiesto, fin dal principio della guer ra, di prendere parte attiva , come ir redento, alla guerra di liberazione del suo luogo natio; in secondo luogo perché non credeva utile esistessero divergenze fra Comando Supremo e Ministero, mentre l'Esercito era davanti al nemico. Al dicastero d ella Guerra subentrò il generale Morrone.

l Il corpo italiano in Albania 7 3 -------
Il)
f2)
F. 2181 data l mano 1916 · allegato 20.
F. 1612 da ta 2 mar;o 1916 · allegare 21.

CAPITOLO TERZO

L'OCCUPAZIONE ITALIANA DELL'ALBANIA MERIDIONALE

r. Il campo trincerato di Valona.

Dopo l'episodio di Durazzo da ambo le parti vi fu un riotdinamento delle forze. Gli Austdnci lasciarono in Albania soltanto il XIX corpo d'armata (gen. Trollmann), dovendo trasferire il resto dell'armata sul fronre italiano, con un compito essenzialmente difensivo, almeno per il momento: proteggere l'Albania settentrionale, tenendo ì reparti più avanzati alla linea dello Skumbi ed affidando alle bande albanesi del capitano von Ghilardi il controllo del territorio fra Skumbi e Vojussa - per evitare un'ulteriore espansione dell'avanzata bulgara, giunta a Berat - e la presa di contatto con gli Italiani, raccoltisi a Valona (schizzo 9 ).

Il XIX corpo d ' armata era costituito Jalla 63' divisione (con la 21 o• brigata 1andsturm ad Alessio e la 211" brigata lst . a Kruja) e la 47" divisione (con la 14' brigara da montagna fra Tirana ed Elbasan e la 20• brigata 1st. da montagna a Durazzo) ed aveva assunto una notevole profondità di dislocazione per le enormi difficoltà dei rifornimenti durante la stagione delle piogge, che rendeva proibitivo il superamento dei corsi d'acqua . Se le truppe si fossero addensate verso la Vojussa, i loro rifornimenti in viveri e foraggi sarebbeto stati consumati dalle stesse colonne di salmerie incaricate dei trasponi.

I movimenti fatti, però, ingannarono il Comando del corpo speciale italiano, che telegrafò il l (• marzo al Comando Supremo ed al Ministero segnalando l'avanzata dì due corpi d'armata austriaci verso Valana, preceduti da un nugolo di bande albanesi, e di truppe bulgare da Elbasan .

D a parte .italiana si pose subito il problema di quante forze destinare in Albania sulla base dell'assoluta intenzione del Governo di tenere Valona . Sull'argomento vi fu un nutrito scambio di lettere fra Comando Supremo, i .Ministeri della Guerra e della Marina ed il Presidente del Consiglio . Il punto di vis ta del gen. Cadorna era

che la materiale indisponibilità di artiglieria pesante e relativo munizionamento rendeva insolubile il problema di garantire il territorio nazionale da un'offensiva tipo Verdun - quale era da attendersi a breve scadenza sul nostro fronte, specie se i Francesi non avessero retro (l) - e contemporaneamente difendere ad oltranza Valona da un attacco a fondo. Perciò era orientato a considerare - nel predetto caso - la linea della Vojussa, estesa circa 130 chilometri, come inizio di un'azione di contrasto e logoramento effettuata da forze mobili ripieganti sino alla linea della Sushica Questa, sugli 80 chilometri di sviluppo ma sulla trentina nel tratto più pericoloso, doveva essere subito sistemata a difesa (2 ). Tuttavia Cadorna, il quale nella riunione del 22 gennaio a Roma aveva affermato che « se io mi es ponessi a far·mi battere in I talia per aver mandato in Albania mezzi necessari alla difesa del Paese, mi renderei meritevole di fucilazione », quando fu sollecitato dal Ministro della Marina a garantire pienamente la difesa del fronte terrestre di Valona, essendo « neces· sità suprema della nostra Armata che, a qualunque costo, sia mante· nuto il possesso di quella località >> (3), ri s po::>e:

«Impossibile inviare Valona altri mezzi senza compromettere d ifesa frontiera terrestre Paese. Qualora Valona abbia importanza marittima pro· spettata da V.E.. provveda R . Marina numero necessario batterie medio cn· libro da postare sul contrafforte ad orieme baia, dove, secondo mie direttive, devesi concentrare difesa principale. Se R. Marina non è in grado di provvedere, urge disporre sgombro totale truppe. pe.!: evitare disastro sotto pressione nemica, come accadde Durazzo. Prego comunicare presente tele· gramma a S.E presidente Consiglio in relazione mia lertera sull'argomento numero 1609 ieri direttagli Prego favorirmi urgente risposta sua dee!· sione >> ( 4).

Poi volle esporre diffusamente a Salandra la crmca situazione delle nostre bocche da fuoco pesanti, sanabile solo col concorso della Marina, ed avvertì che, se era vero che le truppe austriache fossero già in marcia su Valona, probabilmente non vi sarebbe neanche stato il tempo di farvi giungere le artiglierie necessarie Comunque, era opportuno prendere in considerazione anche l'eventualità dell'abbandono di V alona piuttosto di ripetere la recente infelice esperienza (5). SaJandra desiderò rendersi ben conto della questione interpellando anche il Ministro della Marina, poi replicò dichiarando che l'ipotesi dello

(.1) In efieni, due mesi dopo l'offensiva a.u. nel Tremino ebbe, ali'inizio, successi detemùnati anche dalla nostra inferiori tà in artiglierie pesanti.

(2) F. 1609 data 2 marzo 1916 citato allegato 19.

(3) F. }.187 clara 2 marzo 1916.

{4) F. 1620 data 3 matzo 1916.

(5) F. 1623 data 4 marzo 1916 · allegato 22.

L'occupazione italiana dell'Alba ma meridionale 75

lA SITUAZIONE IN AlBANIA

a fine luglio 1916

i c a la a pp r 1: 1. 500.000
MONTENEGRO
Sc hizzo n. 9
GREC IA
e PRIZREN SER BIA

sgombero di Valona era assolutamente da escludersi « in conformità del concorde pensiero del Governo che portai a conoscenza di V S >> e soggiunse:

« ( ) fra il Governo e V.E. non si è ancora giunti ad una completa un iformit à di ved ute circa le di rettive ed i mezzi delle operazioni militar i in Albania, tuttav ia è indispensabile raggiunge re tale uniformità di vedute alla quale soltanto può seguire una azione efficace e concorde quale richiede l'interesse del Paese . Confido che una conferenza fra V.E. e i membr i del Governo più direttamente interessati e competenri possa menare a tale accordo meglio e più rapida mente che non lo scambio di lettere e dì telegrammi ( ... ) » (l) .

La riunione ebbe luogo a Roma pochi giorni dopo ed il Ministro de.lla Marina offrì tre batterie da 152 e due da 120 , tutto quello che poteva dare. Nel frattempo sfumava il pericolo austriaco.

Fra i primi provvedimenti presi dal gen. C adorna circa l'Albania vi furono le nuove direttive al gen. Bertotti (2):

- solo compito del corpo speciale italiano: assicurare il possesso di Valona;

- linea di difesa principale: sul contrafforte immediatamente ad est della baia, col concorso delle navi da guerra;

- linea di difesa avanzata: quella della Vojussa, da tenere ad opera di forze mobi li finché possibile, senza pregiudizio per il loro ripiegamento sulla linea principale;

- operazioni nell'interno: facoltà di azione di colonne mobili a distanza non eccessiva, per creare oltre la linea avanzata u na zona di sicurezza; esclusa qualunque occupazione stabile di località dell'interno.

Quindi fu definito l'aumento delle forze, portandol.e al livello di corpo d'armata ed affidandole al gen. Settimio Piacentini, la cui nomina fu sottolineata con un comunicato stampa, anche per rendere pubblica l'intenzione di garantire i l possesso di Valona (3) Il corpo speciale italiano risultò così composto:

a Comandante: tenente generale Piacentini; Capo di S.-M.: col. s . SM. Guglielmotti;

Comandante dell' artig lieria: magg. gen. Novelli; Comandante del genio: magg. Giuliano; Intendente : ten. col. s . SM. Bolla ti ;

C italiana
77
dell'Albania meridio11alt:
Tele s.n da ta 5 marzo 19-16 allegato 23 (2) Allegaro 24. (3) F . 1646 data 6 marzo 1916 · allegato 25.

Le truppe italiane in Albania (1914- 20 e 1939)

b. .38• divisione (magg . gen. Bandini) : brigata Savona (magg . gen . F e rrere) : 15° e 16(' fanteria; brigata Puglie (magg . gen . Quaglia) : 71° e 72 (' fanteria; l 0 raggr . misto artiglieria;

2 2• compagnia M .T . zappa tori; unità dei servizi;

c. 4 .3" divisione ( magg. gen Farisoglio) : brigata Marche (magg. ge n. Amadei) : 55l' e 56° fanteria; brigata Arno (col. Bassin e): 21.3° e 2 14° fameroia; 2° e }0 raggr . misto artiglieria; 39• compagrùa zappatori; unità dei servizi;

d. 44• divisione ( ten. gen. Benotti) : brigata Verona (magg. gen . Roversi) : 85° e 86° fanteria; brigata Tanaro {magg . gen. Rizza): 20.3° e 204° fanteria; 4° raggr. misto artiglieria;

41• compagnia zappa tori; unità dei servizi; ·

e. Unità alle dire tte dipendenze:

10° bersaglieri;

.38°, 4r e 48" rgt. M .T .; rgt . cavalleggeri Lodi; squadrone sardo;

5 v raggr . misto ar t iglieria; 75" gruppo d'assedio; sette com pagnie genio delle vane specialità ; u· squadrigJia aviazione;

f. Servizi d'intendenza:

- sei ospedaletti da campo (50 letti)_; due ospedali da campo (l 00 e 150 letti); un magazzino avanzato materiale sanitario; una sezione sussistenza; magazzi no avanzato viveri; magazzino avanzato vestiario ed equipaggiamento; alcune sezioni panettieri; un parco buoi ;

un magazzino ava nzato artiglieria; magazzino avanzato genio; parco genio; reparto automobilistico.

Il l 3 marzo il corpo speciale assunse la denominazione di XVI corpo d'armata. In totale disponeva di:

12 reggimenti fanteria di linea;

l reggimento bersaglieri;

3 reggimenti fanteria M.T.;

l reggimento cavalleria;

26 batterie someggiate;

11 batterie da 7 5;

10 batterie da da 87-B;

l batteria da 120;

8 batterie da 120-B;

3 batterie da 149.

Più tardi affluirono, nel giro di due mesi, i reggimenti cavalleggeri di Catania e di Palermo, ed il 15° e 36" rgt. M.T.

Il terzo punto consisteva nell'organizzazione difensiva di Vatona, già tratteggiata nelle direttive citate, ma al cui riguardo il gen. Cadorna si mostrò incline a modifiche dopo aver ricevuto una dettagliata memoria che il gen. Bertotti inviò immediatamente a mezzo del ten. col. Mola, suo capo di stato maggiore, colla quale insisteva sull'opportunità di non gravita re con la difesa ad oltranza sul contrafforte ad oriente di Valona, perché in certo modo controllato dalle colline della Malacastra, e di non dare agli Albanesi la sensazione di un nuovo ripiegamento. Perciò Cadorna invitò il gcn. Piacentini a formarsi, sul posto, un concetto esatto delle possibilità difensive e poi di indicare al Comando Supremo quali erano le posizioni che, a suo avviso. dovevano essere tenute ad ogni costo se attaccati da forze superiori, nonché quante forze accorrevano per garantirne il possesso contro i soli Austriaci o contro Austriaci e Bulgari contemporaneamente. Lo studio su quello che prese il nome di « campo trincerato di Valona » - è bene parlarne, in ragione delle critiche che poi saranno rivo l te alla sistemazione nel 1920 esaminava le due possibili linee principali di difesa (schizzo 10):

a. LINEA DELLA VOJUSSA (l).

Si tranava di una linea che disegnava un arco convesso ad est, avente come centro la baia di Valona. Comprende va una zona di pianura paludosa lungo la Vojussa, dalla foce alle colline di Trevlazeri,

L'occupa-;;ionf' aaluma dell'Albania meridionale 79
(l) Il corso della Vojuss:1 sino a Dorza- Maia Lops - m. Kundrcvica- SmoktinaBrara j - m. Kjore - passo Logora.

IL CAMPO TRINCERATO DI VAlONA (1916)

e la sua rete strada le militare

lE GENOA A--- - A B B
l i KEA DI CO MU I JI M{N IO IUH LA VOJUSSA) '' SUSH i tA l Schi zzo n. 10.

poi le colline di Trevlazeri sino alla confluenza della Sushica, quindi le colline di Treblova- Goristi, poi il gruppo montuoso del KuzesiG riba (sui 2000 m), infine le montagne che separano l'alta valle Sushica dalla testata del vallone di Dukati e questo dal mare. L'alta Sushica comunica con l'alto Dukati per l'angusto passo di Shingjerkit (m 1124), l'alto Dukati comunica con la costa per l'ampio passo del Logora (m 1050). Fra i due valichi si eleva la piramide del Kjore (m 2018), vero e proprio occhio aperto sulla baia di Valona. In linea d'aria lo sviluppo si aggira sui 100 km (1.30 sul terreno). Tuttavia

è da tener presente che a nord il tratto di pianura malarica lungo la bassa Vojussa ha davanti l'ostacolo del corso d'acqua, largo oltre 150 metri ed inguadabile anche in periodo di magra, talché questo tratto poteva essere sorvegliato da semplici distaccamenti. Inoltre, a sud, dal Kuzes.i al Kjore, il terreno ha i caratteri dell'alta montagna, è per gran parte impervio ed è accessibile solo in alcuni punti ben definiti (alta Sushica ed alto Dukati) , cosicché non esigeva una difesa continua. I n definitiva, tolti il tratto piano della bassa Vojussa, di oltre dieci chilometri, e quello montano dal Kuzesi al Kjore, di circa 40 chilometri, la fronte da tenere con una difesa continua si riduceva ad una cinquantina di chilometri: da Mifoli al Kuzesi.

b. LINEA DELLA SUSHICA (l)

Si trattava della corda dell'arco rappresentato dalla linea precedente, e pertanto aveva in comune con questa le due estremità e la relativa poss.ibilità di trovarvi efficace concorso nell'azione delle navi da guerra. Il suo sviluppo Jineare si aggirava sui 60 chilometri, di cui oltre 10 corrispondevano alla piana palustre della bassa Vojussa ed oltre 20 alla zona montuosa dal Maja Sturos al Kjore; cosicché Ja fronte da tenere con difesa continua si riduceva a meno di una trentina di chilometri : da Mifoli al Maja Sturos. Nel suo tratto centrale questa Jinea era quasi tangente all'arco costiero della baia , perciò in corrispondenza di V alo na la profondità della difesa risultava assai scarsa. Da rilevare, ancora, che la Sushica non costituisce ostacolo dì rilievo essendo tutta guadabile durante il periodo di magra.

Fra le due linee, confrontate indipendentemente dalle forze richieste per guarnirle, la più va ntaggiosa era indubbiamente quella della Vojussa, che presentava notevoli caratteristiche positive:

L'occupazione italiana defi'Aibania meridionale
( I) Bassa Vojussa f. Sushica sino a Brataj · m. Kjore passo Logora. 6. -Albania

profondità sufficienre in ogni punto per pro[eggere Valana ed il suo scalo dai tiri di artiglierie di medio calibro;

- dominio tattico sulle zone esterne ove il nemico poteva predisporre un attacco (la più importante di queste era la conca di Busmaci, quasi di fronte alla confluenza della Sushica con la Vojussa, a sud-ovest delìa Malakasrra);

- presenza di un ostacolo notevole, perché, se la media Vojussa era guadabile in tempo di magra, i suoi guadi erano però individuati e quindi c'era la possibilità di difenderli;

- possibilità della manovra radiale nell'interno del campo a causa della percorribilità del terreno collinoso da Mifoli al Kuzesi.

Ove però si fosse preso in considerazione il dato delle forze e, soprattutto, assumendo come quantità non variabile le truppe che costituivano il XVI corpo d'armata (tre divisioni di fanteria, un reggimento betsaglieri, un reggimento di cavalleria, 49 batterie leggere e 18 di medio calibro) bisognava concludere che esse non erano sufficienti a tenere la linea della Vojussa. Quando, dunque, il gen. Piacentini formulò il desiderio di rinforzi per difendersi sulla Vojussa, il gen. Cadorna gli telegrafò da Londra chiarendo che di invio di rinforzi non era neanche il caso di parlare, a meno, ovviamente, di un attacco poderoso da parte austriaca, e che, poiché con le disponibilità in loco non era possibile assicurare la resistenza ad oltranza in corrispondenza di tale corso d'acqua né garantire un ordinato ripiegamento nella eventualità di uno sfondamento della linea, s'imponeva la rapida sistemazione difensiva delle posizioni arretrate. « Circostanze diranno poi se su linea arretrata dovrà farsi resistenza oltranza o limitarsi a proteggere sgombro poiché ritengo che tenuto conto caratteristica guerra odierna linea arretrata nonostante difetti rilevati da V.E. sia suscettibile difesa oltranza » (l). Poi incaricò il Sottocapo di S.M ., gen . Porro, di rec arsi in Albania per esaminare e sceg1ìere sul posto una posizione difensiva la cui estensione fosse << in logico rapporto con le forze e coi mezzi colà disponibili», avendo cura di stabilire con inequivocabile precisione i dati del problema, anzi il dato fondamentale : l'organizzazione difensiva doveva basarsi sulle forze in posto, senza pensare ad eventuali futuri incrementi . E, per non lasciare alcun dubbio sul suo modo di vedere le cose, concluse avvertendo il gen . Porro di « voler comunicare al Comandante del XV I Corpo la mia determinazione di non consentire ad alcun au-

82 Le
l'ruppe italiane in Albania (1914-20 e 1939)
(l) F. 1900 data 28 marzo 1916.

1rzento della .forza attualmente a Valona , salvo per quegli elementi accessori di cui risultasse la necessità; e che su quc:sta base Egli dovrà orientare tutte Le disposizioni per la di.fesa di V afona >> (l).

Il gen. Porro giunse a Valona il 6 aprile, vi si tra t tenne qualche giorno esaminando con cma i vari aspetti delle alternative e definì, infine, i criteri per l 'organizzazione difensiva del ca mpo trincerato:

- organizzare la linea della Vojussa come linea di combattimento, allo scopo di trattenere il nemico quanto pitt a lungo possibile e battere le zone defi late dove l'avversario poreva raccogliere truppe e mezzi per l'attacco. La gra\'Ìtazione della difesa doveva essere realizzata in corrispondenza del tratto più debole della retrostante linea della Sushica: la zona della media val Sushica. Nel contempo occorreva prendere tutte le predisposizioni idonee ad assicurare - in caso di necessità - il tempestivo ripiegamento delle unità di fanteria e soprattutto delle artiglierie, e cioè aprire strade, costruite ponti sulla Sushicn, approntare i mezzi di trasporto;

- organizzare la linea della Sushica come linea di resistenza, limitando la difesa continua al tratto Mifoli - Maja Sruros - Krionero; occupando con sempl1ci elementi di sorveglianza i trinceramenti già cos truiti sulla bassa Vojussa ed il settore montano fra Maja Sturos c l'alto Dukati; sbarrando i due passi di Shingjerkit e del Logora; assicurando il concorso delle navi da guerra ai due estremi della linea di resistenza, sia verso la foce della Vojussa sia verso il vallone di Dukati.

Nel corso del 1916 le difese del campo trincerato acquistarono una sensibile robustezza. Si può parlare di due sistemi distinti (schizzo 10):

a. La posizione di combattimento, avanzata, era suddivisa in rre linee:

la prima, delle piccole e grandi guardie, su due o più ordini di trinceramenti ad immediata vicinanza della Vojussa, dalla foce sino all'altezza di Lopsi, sulle pendid dello sperone di Maja Lops. Le trincee erano per uomini in piedi , per un terzo circa con blindamento di campagna e in calcestruzzo; tutte comunicanti fra loro a mezzo di camminamenti coperti, collegati alla linea retrostante. Il reticolato era continuo quasi ovunque e completato da abbattute, bocche di lupo, lacci giapponesi;

L occu pa.;iont• lfalwna dci!Albanm maidtonùle -
\l)
F. 1900 da t a 28 marzo 191 6.

la seconda linea, o dei rincalzi, anch'essa su due o più ordini di trincee con caratteristiche simili alle precedenti, era si tuata a raddoppio di quella avanzata, a costa:

- la terza linea, o dei caposaldi, sì trovava sulle dorsali. I principali caposaldi erano quelli di Trevlazeri, Armani, Karbonara. Regepai, Kuzesi, Tartarit. Maja Lops.

In sostanza, la posizione di combattimento sui fronti nord e nord-est era completa anche sotto il profilo dello schieramento delle batterie e tale da consentire perfino una resistenza ad oltranza. Cosa che provocò ulteriori imperiose precisazioni da parte di Cadorna , il quale non intendeva che venisse alterato, sia pure involontariamente, il suo concetto di considerare la linea della Vojussa, nei confronti di un attacco austriaco in forze, come posizione avanzata destinata solo ad assicurare il tempestivo ripiega men to di truppe e mezzi sulla linea principale di difesa. Per tale motivo, anzi. criticò lo sviluppo assunto dai lavori di fortificazione giudicandolo esagerato . Sul fronte meridionale, invece, gli apprestamenti cambiavano data la natura rotta ed aspra del terreno. :.!on si avevano. perciò , sempre tre linee , ma la sistemazione variava secondo i casi. Era ben guarnito con opere chiuse ed aperte il caposaldo di Kundr evica, che costituiva iJ fianco sud, di t·accordo fra Maia Lops e m. Tartarit. Dalle pendici occidentali di m. Tartari t a sud-ovtst di Bratai era stato realizzato, anch'esso su tre linee , lo sbarramento a protezione della valle Sushica e del valico di Shingjerkit , coperto da un reticolatO profondo da cinque a otto metri. Poi seguiva il gruppo di opere a difesa del passo Logora, che andava da m. Kjore al mare.

b. La posizione di resistenza, o della Sushìca, si a ll acciava a quella di combattimento ai caposaldi di Trevlazeri a nord e del valico Shingjerkit a sud . Nel trattO orientale ( da Trevlazeri a .Maja Sturos, all'altezza di Krionero ), il più delicato perché a ridosso di Valona, la sistemazione era costituita da:

- una serie di trinceramenti, protetti da un reticolato profondo dieci metri, ai piedi delle alture degradanti sulla riva sinistra della Sushica, per battere il nemico, che superate le posizioni dominanti la Vojussa scendesse ad attaccare direttamente V alo n a;

- una linea difensiva principale sull'alto, includendovi turte le artiglierie non indispensabili sulla p osizione di combattimento e predisponendovi postazioni ed accessi per quelle schierate inizialmente in avanti;

Le rruppe llalia n C' 111 .1 / buniu ( f(JT-/ - 2 0 e I<JJY )

L'occupazione italiana dell'Albania meridionale

una ulteriore serie di trinceramenti in contropendenza, sui rovesci dei rilievi, collegati a nord con uno sbarramento all'altezza di Panaja, nella stretta fra la laguna e le pendici di Trevlazeri, ed a sud con la posizione di Krionero.

I lavori furono veramente notevoli. Basti pensare che furono cosrruiti oltre 500 chilometri di strade con relative opere d'arte, per consentire i collegamenti interni di truppe e di rifornimenti nell'ambito del campo, ove prima esisteva solo la rotabile Valona- Mifoli. Pe.r condndere, per il campo trincerato di Valona, apprestato principalmente contro il nemico austriaco, la fronte settentrionale era considerata, a buon titolo, la principale. Quella meridionale era meno pericolosa sia per le provenienze sia per la tobustezza intrinseca delle posizioni, ed era assai più facile da difendere. Ancora: il campo trincerato era stato studiato per un complesso di forze pari a tre divisioni e per una condotta di combattimento che, come Cadorna non si stancava di ripetere, prevedeva la difesa ad oltranza solo sulla posizione di resistenza. Tutto questo dovrà essere ricotdato allorché si prenderanno in esame gli avvenimenti del 1920 .

Da parte austriaca la situazione non era molto migliorata anche dopo la sospensione dell'attività operativa, perché la realizzazione di un'efficiente linea di rifornimenti e sgomberi urtava contro difficoltà fortissime. Soltanto nella seconda metà di aprile 1916 fu possibile portare verso Elbasan il grosso della 14" brigata di montagna, mentre reparti esploranti a Bera t ed a Fieri assicuravano il collegamento con le bande albanesi tuttora sulla Vojossa. Di conseguenza, il Comando austro-ungarico si ·preoccupò essenzialmente dell'organizzazione dei territori occupati. Il 29 aprile fu annunciata nell'Albania centro -setten tr ionale la Besa, la pace generale . Contemporaneamente la popolazione maschile fu invita ta ad arruolarsi in reparti volontari quale premessa alla costituzione di una milizia nazionale, basata sulla leva obbligatoria. Il criterio di considerare l'Albania non come territorio nemico occupato bensì come regione amica liberata indusse a lasciare l'amministrazione e la giustizia locali in mano a personale ed organi albanesi, sotto la sorveglianza di elementi austriaci, ben preparati allo specifico compito. II Comando del XIX corpo di armata a .u. sopperì inoltre alla incombente carestia evitando di gravare sulle popolazioni e, per contro, facendo arrivare derrate dall'Impero, nonostante le precarie condizioni di alimentazione colà esistenti. Fu provveduto altresl all'in troduzione della carta moneta austriaca, che però incontrò qualche difficoltà iniziale. In complesso gli Austriaci fecero bene e, pur badando principalmente ai propri

italiane in Afba11Ìa ( J9I4- 20 c '939)

interessi, lasciarono un 'impronta che nel nord dell'Albania durò parecchio tempo, grazie anche alla politica di penetrazione artiva ed intelligente che da molri anni essi conducevano fra le popolazioni albanesi. Nei territori ora occupati l'Austria si trovava dunque in una posizione di tutto vantaggio rispetto a noi e per più motivi. Prima di turto il nord ed il centro dell'Albania non avevano popolazioni di stirpe e lingua differenti, in attrito fra di loro; nel centro poi esisteva una spiccata indifferenza per i problemi politici. In secondo luogo, il clero delle tribù cattoliche dei Malissori, tribù fra le più combattive, era nettamente filoaustriaco: non per nulla l'educazione dei preti cattolici era fatta di solito in Austria, e l'Austria si era sempre dimostrata sollecita per le difficoltà economiche di questo clero. In terzo luogo, per i musulmani, cioè per la grande maggioranza delle genti dell'Albania occupata, l'Austria era l'alleata dell'Impero ottomano e quindi dell'Islam. Infine, per tutti gli Albanesi l' Austria era la nemica accanita della Serbia, che aveva strappato ampi territori etnicamente albanesi, mentre l'Italia era alleata proprio della Serbia.

Volendo dunque puntare sull'elemento locale, il Comando a .u. prepose un comandante albanese alle bande in sostituzione del capitano von Ghilardi. Ma il personaggio, Ahmed bey Mathi, non seppe imporsi come il suo predecessore, talché in breve ammutinamenti e tradimenti indussero gli Austriaci a sciogliere alcuni reparti e ad infliggere severe condanne. Naturalmente fu giocoforza spingere allora la 14• brigata da montagna sino alla Vojussa, fermo restando il principio che in caso di offensiva italiana essa avrebbe dovuto ripiegare sullo Skumbi , dove la difesa austriaca si sarebbe irrigidita. A fine maggio, dunque, il XIX corpo d'armata non era più in grado di assolvere i l compito originariamente previsto per le forze austro -ungariche nei Balcani, vale a dire proteggere il fianco dei tedesco- bulgari operanti con obiettivo Salonicco. La situazione era avvertita spiacevolmente sia al Comando Supremo a.u. sia a quello tedesco. Per giunta il gen. Conrad era disposto ad una campagna in Albania soltanto se tutto il nord sino al ·Mathi fosse stato inglobato nell'Impero, e contando sul concorso greco e bulgaro, cui avrebbe lasciato in premio rispettivamente Valona e Durazzo. Anche nella Duplice Monarchia il contrasto fra Comando Supremo e Ministero degli Esteri era netto: il primo, sapendo che l'Impero stava battendosi per l'esistenza, affermava di non poter sciupare energie in uno scacchiere secondario per uno scopo secondario (la costituzione di un'Albania indipendente); il secondo accarezzava l'idea di un'Albania auto-

86

noma ed etnicamente compatta, bene inreso sotto il controllo austriaco. Perciò il Ministro degli Esteri, Burian, non avendo alcuna intenzione di far concessioni di rerrirori albanesi, a parte una fascia meridionale con esclusione di Valona, non si lasciò indurre a promesse allettanti. A questo atteggiamento fu dovuto il disinteressamento che la Bulgaria finl per mostrare per le operazioni in Albania e, poi, il ritiro delle forze bulgare da tale settore, avvenuto in aprile. Da aJlora r imase un vuoto di un centinaio di chilometri dal gomito della Vojussa sino al lago di Ohrida, espos ro a qualunque offesa italiana.

Ma il gen. Cadorna aveva ben altre preoccupazioni . l preparativi austriaci nel Tremino erano chiaro indizio di una imminente offensiva ed il pensiero di avere 48 battaglioni immobilizzati a Valona, di fronte ad un avversario che, ora Io si era compreso, aveva rinunciato alla ripresa di operazioni in forze, era inaccettabile. Pertanto il 26 aprile decise il rimpatrio della 44• divisione (gen. Bertotti), costituita dalle brigate Puglie e Verona, inviando in compenso tre battaglioni territor iali per continuare i lavori ed un altro reggimento di cavalleria per effettuare incursioni oltre la Vojussa. Al rimarco del ministro Morrone rispose subito che a Valona rimanevano ancora 39 battaglioni, più che sufficienti per le dimostrazioni offensive verso l'interno chieste dai Francesi e specificando, a buon conto: <<lvii riservo, naturalmente, di inviare o di ritirare altre truppe dall'Albania, secondoché le esigenze di quel teatro di guerra o di questo saramzo per consigliarlo >) ( 1 ) Il provvedimento suscitò qualche dubbio anche in Salandra che telegrafò al Comando Supremo chiedendo, pur senza voler entrare nel merito delle ragioni militari che avevano condotto a tale decisione, se non fosse il caso di soprassedere in vista delie notizie pervenute da Arene, che accennavano alla presenza di unirà austriache a Berat e ad eventuali, e non improbabili, intese fra gli Austriaci ed i Greci dislocati nell'Albania meridionale (o Epiro settentrionale), nella zona di influenza loro riconosciuta (2). Il gen . Cadorna ripeté i motivi che già aveva illustrato al gen. Morrone e colse l'occasione per evidenziare il contegno decisamente ostile nei nostri riguardi tenuto dalle autorità greche in Epiro e ad Atene (3 ).

Il 15 maggio gli Austriaci attaccavano dal Trentino, come previsto. In relazione agli sviluppi dell'azione, Cadorna decise di concentrare m tempo nella pianura vicentina, a portata degli sbocchi vallivi, una

(l) F. 207.3 dma 5 maggio 1916.

{2) Tele data 2 maggio 1916.

(.3) Lerrera clara 7 maggio 19 16 · allegato 26.

L'occupazione italiana dell'Albania meridionale

cumara pronta a b:utere e ricacciare l'avversario eventualmente sboccato in piano. Per la costituzione di tale armata (la 5" ) il 23 maggio fu disposto il rimpatrio della 43' divisione (gcn. Farisoglio) con le brigate Marche ed Arno, cosicché il 22 giugno il Comando XVI corpo d'armata, ridotto a ll a sola 38" divisione ed ai numerosi supporti, prendeva la denominazione di <<Comando delle Truppe d'occupazione d'Albania>>. Ne assumeva le funzioni di comandante il gen. Bandini, comandante della 38 " divisione, in quanto il 17 giugno anche il gen. Piacentini aveva lasciato l'Albania perché destinato proprio al comando della 5' armata.

In definitiva a metà 1916, in Albania , da ambo le parti vi era interesse a mantenere la stasi opera t iva, aslrazion fatta per qualche scaramucda. Se per gli Italiani i lavori per il campo trincerato erano il pensiero primo, per gli Austriaci si trattava di trovare un assettO che consentisse di riportare in efficienza le unità. E' vero che la 14" brigata da montagna aveva occupato la riva destra della Vojussa per una cinquantina di chilometri, dalla foce a Drizani , in corrispondenza dell'ultima grande an s a del fiume, con elementi s ulle alture deHa Malakasrra, ma la sua capacità offensiva si era sensibilmente ridotta . Il caldo afoso e snervante e la malaria cominciavano ad incidere sugli effettivi, tanto che la brigata aveva già perduto 700 uomini . Inoltre le bande albanesi rappresentavano un aiuto più che dubbio: frequenti le diserzioni, numerosi i rifiuti al giuramento. Dalle parecchie migliaia di armati la loro forza era scesa adesso a soli 2300 uomini. Dopo quanto si è detto può apparire strano l 'insuccesso austriaco nei confronti di queste formazioni, e gli stessi Austriaci cercarono di individuare le ragioni di tale comportamento. L ' unico motivo che finirono per accettare fu l'insofferenza innata al servizio regolare e continuo. Disponibili pe r un tempo determinato e per una determinata missione, al termine di essa gli Albanesi tornavano a casa loro. Anche noi constateremo a nostre spese questa mentalità . Del resto gli arruolamenti nel nord non procedevano affatto nel modo sperato ed i sei battaglioni dì istruzione organizzati nell'Albania settentriona le raggiungevano appena jJ 50% della forza p reventivata. Per giunta, a tergo , il Montenegro dava segni di irrequietezza ed i sintomi di tentativi insurrezionali contribuivano a 1·afforzare il Comando del XIX corpo d'armata nella convinzione che non era possibile prendere iniziative offe nsi ve , ed anzi lo inducevano a resistere alle pressioni del Comando Supre mo a.u. e del fm. Mackensen , Comandante del gruppo di e serciti tedesco - bulgaro ne i Balcani, che avrebbero voluto una moss a su Valona, sia pure a scopo dimostrativo, per

Le trupp e Jtll l mne m A l ban ia ( 191 4 2 0 < ' 193 <; )

L'occupazione italiana dell'Albania meridionale

togliere agli Italiani qualsiasi velleità di spingersi sino a Korça per congiungersi con i Serbi. Questi, riordinatisi a Corflt in un tempo eccezionalmente breve, avevano potuto riprendere il loro posto al fianco degli Alleati in Grecia inviando all'Armée d )Orient tre piccole armate (per complessivi 1.50.000 uomini), una delle quali, la 3", si stendeva sino ai grandi laghi albanesi.

2. L'estensione dell'occupazione.

A questo punto occorre parlare brevemente degli avvenimenti greci per l'importanza dei riflessi che essi avevano nei rapporti fra Atene e gli Alleati. La Grecia, pur avendo mobilitato nel settembre del 1915, aveva poi assunto una posizione di neutralità formalmente benevola verso l'Intesa e da tale atteggiamento non manifestava alcuna intenzione di discostarsi , per quanto vivo fosse il desiderio di Londra e di Parigi di averla dalla loro parte. Il fatto era che, opponendosi recisamente la Russia a qualunque promessa di compensi territoriali, giacché essa stessa aspirava a raggiungere Costantinopoli, veniva a mancare il movente decisivo per entrare in guerra. E c'era di peggio. Si era generato in Grecia un pericoloso antagonismo interno. Da un lato re Costantino XII, tedescofilo per ragioni familiari e per educazione, era favorevole agli Imperi Centrali e trovava seguito in larghi strati della pubblica opinione, specialmente nell'esercito. Dall' altro Venizelos, il quale , non potendo v.incere l'ostilità del Re e schierare il Paese con gli Alleati, si era dimesso da Presidente del Consiglio il 6 aprile 19 1 5 costituendo un partito d'opposizione che raccoglieva le forze più vive e più sane. Però occorre precisare che l'opinione pubblica era in maggioranza contraria a Venizelos. Infatti Costantino, pur desiderandolo, non sarebbe mai entrato in campo con gli Imperi Centrali -a meno della certezza della loro vittoria - riconoscendosi troppo vulnerabile. Si accontentava di aiutarli con una neutralità che apriva loro i porti e favoriva lo spionaggio. Perciò egli significava la pace, mentre Venizelos rappresentava la guerra sicura e la conseguente probabili1à di fare la fine della Serbia e dell'Albania. Per ]e masse , dunque, non esistevano dubbi sulla convenienza a restare neutrali e guadagnare con il commercio. Per giunta i Greci non avevano alcun desiderio di allearsi con gli Italiani, contro i q uali fortemente si dolevano per il Dodecanneso e per l'Epiro settentrionale.

Stando così le cose, il Governo si barcamenava nella neutralità ma con simpatie appena velate verso gli Imperi Centrali. Ln reazione dell' I ntesa si era già palesata nell'aurunno del 1915. quando per recare sollie\·o all'esercito serbo fu stabiìito di aprire il fronte macedonc. ln tale circostanza, visto il poco tranquillizzante contegno ellenico. Gran Bretagna, Francia e Russia ( 1) con un blocco commerciale i mposero la cessione del porto di Salonicco ed il consenso a condurre le operazioni dalla Macedonia. Naturalmente la misura coercitiva non aveva conci liato molte simpatie agli Alleati, tanto pitl che non esitarono a sbarcare truppe anche a Corfù per raccoglicrvi i resti serbi. Di queste truppe faceva parte un reparto di carabinieri italiani ed il fatto diede subito spunto a manifestazioni antiitaliane, panico]armente violente a causa delle non mai celare mire annessionistiche di Atene sull'Albania meridionale, che essa chiamava Epiro settentrionale e dove già aveva fatto entrate truppe regolari approfittando di un accordo politico con l'Italia che indicava una delimitazione delle rispettive Z01Ze di influenza {schizzo 11 ). Il 18 marzo, addirittura, la Camera greca votò arbirrariameme l' ann essione del1'Epiro settentrionale. Il Governo italiano non era propenso ad usare la maniera forte, cui i franco-inglesi avevano già fatto ricorso e che avrebbero ripreso ancor più energicamente, anzi scrisse al gen. Cadoma Ji invitare l'addetto militare ad Atene, col. Mombelli - il quale aveva suggerito di dichiarare al Governo ellenico che il nostro limite di giurisdizione era quello rappresentato dalla linea raggiunta o che sarebbe stata raggiunta in fmuro dai nostri avamposti - ad uniformare la sua condotta al criterio ispirato da Sonnino di evitare un inasprimento dei rapporti con i Greci (2). Il gen. Cadorna rispose a Salandra che avrebbe dato istruzioni in merito al col. Mombelli, rilevando però:

« ( ) quanto grande l>i.t che il Governo ellenico fomenta contro di noi c quanto scarso sia il prestigio del nostro Paese in Grecia , dO\'C - alla Camera dei Deputati - è stato leno fra gli applausi un Yiolento discorso contro il nostro esercito e contro il nostro Sovrano( ... )»;

e soggiungendo che:

<• ( ••• )del resto che con la Grecia gio\'i fagire risolutamente è dimostrato

(l) Tuui i rapporti con la Gre<.:ia erano tenuti da tre GO\·erni non tanto perché magna pars dell'Intesa, quanto in ragione dd fatto che dette Potenze enmo state dichiam lc pro tc mici dd Regno di Grecia con In Convenzione di Londra del 1832.

(2) L.!tt::ra del Presidente Salandra al gen. Cad(ltna in data 7 maggio 1916.

truppe ittlltane 111 Albania (1CJI.J·.20 e 1939 )

lA ZONA DI INFlUENZA GRECA NEll 'ALBANIA MERIDIONAlE

lEGENOA :

limit e dt ll i ZDAi d• Greu in Al hni i concor dih :r3 1 Go r e-r ni ililiano

e t rec• ul 19 15

Schizzo n . 11 .

Scala appros . 1 : 2. 000 .000

1
o TIR AHA o ELBASAH
oOIBU ... · .. -1 .j. .. ... "" t .. t '> • SERBIA
GRECIA

tmppe 1taliane in Albama (1914 · 20 e H)39)

dal conregno dei nos tri Alleati ; è di ieri la informazione che i Francesi stanno per occupare Korirza {. .. ) >>(l) .

In effetti, gli Alleati avevano messo il blocco a tutte le coste della penisola ellenica, ordinando la smobilitazione dell'esercito, ingiunzione che provocò tumulti ad Atene ed attacchi con tro le legazioni francese ed inglese. L'Intesa allora rincarò la dose: decise di compiere una dimostrazione navale al P ireo e di sbarcarvi un contingente dì truppe provenienti da Salonicco. Ma quando i repani erano già imbarcati (20 giugno) venne il contrordine provocato dalle dimissioni del ministro Skouloudis e dalla accettazione da parte del Re della nota presentata dagli Alleati che chiedevano il ritiro all'interno di tutte le forze greche dislocate nel teatro di guerra, comprese quelle dell.' Albania meridionale e reiteravano l'ingiunzione di smobilitare. In base a questo ultimatum l'Italia fu invitata a far evacuare dall'Albania tutte le forze greche, regolari o irregolari che fossero, mentre i Francesi si sarebbero occupati del Korçano. Tuttavia, per quanto in apparenza il nuovo Gabinetto ·sembrasse disposto a soddisfare le richieste, all'atto pratico esso si limitò a guadagnare tempo.

L'idea di un'offensiva in Macedonia pe.r fissare il grosso dell'esercito bulgaro e consentire alla Romania di unirsi all' I ntesa prendeva lentamente piede. Il 25 giugno il gen. Sarrail, comandante in capo dell' Armée d'Orient, veniva invitato dal Comando Supremo francese -a studiare una azione contro i Bulgari, con l'obiettivo minimo di impedir loro di agire su altri fronti. L'offensiva doveva, ove ritenuta possibile, essere condotta con le sole unità francesi e serbe, in guanto il Governo britannico aveva detto chiaro e tondo che la messa a punto delle divjsioni inglesi non sarebbe ultimata che a fine settembre e che ·il completamento delle artiglierie pesanti addirittura non era previsto prima di novembre, perciò dette divisioni potevano essere impiegate solo per la difesa di Salonicco. Sarrail rispose che, dato lo scopo da consegui re, si rendeva necessario attaccare sulla più ampia fronte possibile, vale a dire da Monastir a Todorovo, esercitando lo sforzo principale sulla destra del Vardar, mentre i Serbi avrebbero premuto in direzione di Monastir (schizzo 12). Al disegno di Sarrail, Joffre replicò «facendo immediatamente una serie di osservazioni tipo Scuola di Guerra» (2), ma la questione

(2) F . 2098 G . data 7 maggio 1916 - al legato 2i

(l ) Geo Sarrail, Mo11 com mandeme nt en Orient, pag } 16.

Le
·.· ,•
l l '. "'.. :·.....------\ · .......--- ·/\ l •"----O!l K!YA l\ (AU ) \_ ./'\_ /' \ e PI /Bib l \ ___ / '\ i } ( LA SITUAZ ION E NEl BALCANI a fine luglio 1916 E \ .......___ --.., \. ' . ' \ \. \ """" ' "' \ l r:' / ..,_ \ - 0/III (DUA r--4.r, \ \ '; { -' "" l. 'i' l J • . c:-· / • - / l 'K , " SlRU MICl \ . '-_...---. . ...__. . ' """"'''-;· l l ' - \ , . .. . .. "' , , Il <A •""" ' ' • " "' " G ,-io "" .-- l OSK NI A . \ v ·.,'·--,_ l '":'A '--, r i \ . • Epiro ! umoCASIRO l '-/ ·'""' . . l · "-- OnenL_J · ORFANO (BU ) / e )•'----4L:J(GR) ; · 'L___jSEI .. . . . . .. \ \ /"' ' " """ (_ .(:jlsn \.; . 3 L.Jw•J '( ."'--....... \ \· \ ( \ - \. ):__ \ __ Schi zzo n. 12 ..,,:..t.ilio)llll

venne sempre più acquistando consisrenz<I. sì da prevedere l'intervento, pur se limitato, anche delle truppe inglesi ed un concorso da parte delle forze italiane di Valona. Questa idea, caldeggiata dal Comando Supremo serbo che si era rivolto al nostro Ministero degli Esteri, era stata acccltata senza obiezioni sostanzia li dal gen. Cadoma, che il 14 agosto si rivolgeva al gen. Bandini dicendogli che nell'imminenza dell'offensiva alleata da Salonicco occorreva concretare l'apporto che poteva essere fornito dalJ'Albania. Evidentemente il progetto originario del gen. Piacentini, che orientava la nosrra azione verso Fieri per impegnare gli Austriaci, aveva perduto validità a causa della mutata situazione politico-militare:

« ( ... ) Ritengo invece dirt:zione operativa verso sud est assai più redditizia, sia perché essa consente una più intima e Jiretta cooperazione coll'estrema sinistra truppe Generale:: Sarrail sia perché est possibile per questa v ia tendere all'lnrercenazione comunicazioni fra Grcci;l e 1m peri Centrali attraverso l'Alto Epiro Stop Al quale proposito informo S.V. dl aver interessato Ministro Esteri perché con concordata azione diplomatica Alleati si ottenga sgombero dei Greci da Alto Epiro il che molto faciliterebbe nostre opera.::ioni ma qualunque possa essere risultato di tali trattative dc::sidero cono:>cere da V.S che est in grado di \'alutare completamente situazione, quale raggio potrebbe avere nostra azione verso sud esr nonché le concrete modalità secondo le quali azione stessa dovrebbe essere condott:l Stop Ricordo in ogni modo che occorre opera n: » (l).

Il gen. Bandi n i indkò la sua preferenza per un'azione intesa ad occupare Tepeleni c Klisura, in modo da interrompere le principali comunicazioni fra Grecia ed Austriaci (schizzo 13 ). Da Klisura, poi, era possibile controHare con pattuglie o distaccamenti di cavalleria la viabilità minore nella valle dell'Osum. Nelle condizioni del momento non conveniva allargare maggiormente il raggio per non incidere troppo sull'efficienza del campo trincerato, tenuro conto anche della prevista azione su Porto Palermo e per garantire i rifornimenti alle truppe impegnate nell'operaz ione. Al riguardo, chiese un urgente rinforzo di automezzi leggeri e di salmerie, dichiarandosi pronto, in caso affermativo, ad iniziare il movimento per il 26 agosto.

Il 20 agosto, tre giorni dopo l'accordo firmato fra Intesa e Romania, il gen. Sarrail, nell'illustrare ai generali alleati il disegno operativo fondato sul concetto dell'offensiva sulla sinistra del fronte macedone e della difensiva sulla destra, precisava fr a l'altro che:

94 Le truppt' italuwc in .Jibania (191.;-20 l' 1939) ::........:... _____;...;
(l) Tele 825 data 28 settembre 1916.
LA SITUAZIONE IN a . AlBANIA fJne marzo 1916 MONHNEGRO 16e: li mi ti zona inf luenza : a b---··· a fra Aust ria e Bulgar" fra Ita l ia e Grecia l a a l SERBIA GRECIA Schizzo n. 13.

all ' estrema sinistra dello schieramento alleato il corpo italiano di Valona (a quanto risu lra va da un dispaccio pervenuto dal Comando Supremo francese) doveva iniziare un'azione verso est, che presumibilmente avrebbe avuto, come primo effetto, di alleggerire lo sforzo esercitato dai Bulgari contro i Serbi;

- Essad pascià sarebbe sbarcaro a Salonicco con un migliaio di Albanesi, che sarebbero stati interposti fra gli Italiani di Valona e la sinistra dei Serbi. Nel frattempo un distaccamento serbo di volontari di poco più di 2.000 armati avrebbe operato sul fianco serbo.

Ora, a prescindere dal fatto che da parte italiana si era assai decisi a non utilizzare l'opera di Essad pascià in Albania, dove aveva lasciato profondi ed insanabili rancor i - non solo, ma si era convinti che « per la buona riuscita della nostra azione in Albania est necessario che Essad non vi metta piede né ora né mai anche dopo la pace» (l) -, evidentemente i Francesi sopravvalutavano l'entità delle forze di Valona. Comunque il 23 agosto Himara e Porto Palenno erano occupati ed il 30 lo era Tepeleni , senza molta resistenza dal lato dei presidi greci che si ritirarono in buon ordine.

A fine agosto la situazione in Grecia cominciò a precipitare. I ministri di Francia e di Inghilterra ad Atene suggerivano di intervenire per la formazione di un governo amico, ma soprattutto per eliminare una volta per sempre la piaga dello spionaggio a favore degli Imperi Centrali, che era attivissimo e che si giovava dell'aperto consenso degli ambienti di Corte e dello Stato Maggiore. Il 2 settembre, dopo mo'lte esitazioni (era stata dibattuta anche l'opportunità dl sbarcare truppe alleare ad Atene), gli Alleati mandarono una squadra anglo-f rancese a Salamina ed esigettero il controllo delle poste e del telegrafo, l'espulsione di agenti dello spionaggio nemico e la pnnizione di numerosi sudditi greci riconosciuti colpevoli di attività spionistica. Il Governo di A(en.e accettò tutto ma ovviamente il ministero cadde.

Già da qualche tempo Venizelos era tentato di forzare la mano al Governo, ma ]a prospettiva di una possibile guerra civile lo tratteneva. I suoi seguacj, invece, ruppero gli indugi ed il 30 agosto assunsero il controllo di Salonicco - sotto il benevolo sguardo del gen. Sarrail - come Lega della Difesa Nazionale . Si trattava, è bene specificarlo, di un movimento di ampie simpatie venizeliste ma di natura principalmente militare, la cui origine risiedeva nell'indignazione suscitata dall'occupazione bulgara della riva sinistra della

96 !.e truppe italiane in Albania (1914 · 2u c 1939) ______.:.__________.:.__:______:_::....:....:____
(l) Comunicazione del gen. Porro al ge n. Cadorna data 13 luglio 1916.

Coccupazioru: ttaliana dell'Albania maùlton ttlt•

Struma con la complicità o, per lo meno, l'indifferenza della Corte e del Governo. La Lega iniziò subito a reclutare volontari ma, con tutto il favore degli Alleati, la sua vita era piuttosto stentata. Acquistò carattere meno precario quando Venizelos , che era riuscito a costituire alla Canea un governo della Difesa Nazionale (.30 settembre 1916 ). si trasferì a Salonicco ( 9 ottobre) dando veste politica al moto rivoluzionario. Naturalmente il governo provvisorio, pur essendo incoraggiato apertamente e praticamente riconosciuto di fatto, non lo poté essere ufficialmente. Da notare che accordare un riconoscimento formale non entusiasmava molto i Governi dell'Intesa, gli uni per ragioni dinastiche, gh altri perché ostili al disegno della Grande Grecia, che dallo Skumbi in Albania andava sino a Smirne in Turchia, ed al suo ardcnrc sostenitore. A buon conto, Venizelos, la cui autorità per quanto non proprio solida si estendeva sulla Macedonia greca, su Creta c su numerose isole dell'arcipelago, dichiarò guerra alla Bulgaria per aver attaccato la Serbia, alleata della Grecia, ed invaso il territorio ellenico ed alla Germania per aver istigato ed aiutato la Bulgaria e per la guerra sottomarina contro il commercio mar ittimo greco.

Come si è detto, sul piano pratico gli Alleati furono pronti all'aiuto e perfino inviarono agenti diplomatici e consiglieri militari. L'unica che si astenne fu l'Italia, il che provocò qualche attrito con Francesi e Inglesi, ma principalmente inacerbì i ven izelisti contro di noi. Il primo problema per Venizelos fu quello di portare in linea combattenti greci: il 22 settembre era pronto il primo battaglione, il 14 novembre il primo reggimento e ne'l giro di un anno sia pure con molte fatiche -- fu costituito il cosiddetto co rpo d'armata della Difesa nazionale. Intanto re Costantino aveva fatto qualche approccio presso l'Intesa, dichiarandosi disponibile per un colloquio sulla eventuale collaborazione greca. A parte i numerosi « distinguo», chiedeva l'Albania meridionale sino allo Skumbi (meno Valana, che riconosceva all'ltaha), il Dodecanneso e la Tracia bulgara. Si trattava, però, di manovre politiche che mal mascheravano un atteggiamenro ostile, reso dalla concentrazione di forze elleniche in Tessaglia. Allora l'Intesa orJinò al gen. So'\n-ail di costituire dal confine albanese (grosso modo all'altezza di Leskovik) all'Egeo (a sud di Ekaterini) una zona neutra profonda sette od otto chilometri, occupata dalle truppe allea te e sotto amministrazione militare, con il concorso di esponenti locali di fiducia. In tal modo, con la separazione materiale della Macedonia dalla Tessaglia e dall'Epiro, erano assicurate sia la tranquillità delìe Ietrovie dell'Armée d'Orient

7· - Albania

sia la divisione fra venizelisti e realisti. La lunga crisi greca, che doveva vedere gravi incidenti ed acuti momenti di tensione fra Atene ed i Governi di Parigi e di Londra, era destinata a concludersi solo nell'agosto d ell'anno seguente, con l'abdicazione di re Costantino e la formazione del governo Venizelos (28 agosto 1917 ).

Gli eventi greci, ovviamente, avevano aperto nuove prospettive in Albania, o meglio avevano fatta maturare una situazione già delineatasi favorevole. Infatti Sonnino si premurò di specificare al gen. Cadorna rhe:

« ( ) per quanto riguarda l1freriori noscre occupazioni nell'Epiro settentrionale che le varie Conti giudic:mo fa\'Orevolrneme anche in relazione alle mosse di Essad, nulla osra per pane R. Governo che per l'eventuale attua· zione se ne rimetre al Comando Supremo. Gradirò che V .E. mi faccia conoscere la sua in proposito» (l).

Ma il gen. Cadorna, prima di prendere le decisioni richieste, rite nne opportuno riv o lgere una lunga lette r a al ministro Sonnino:

- chiedendo anzirutto di «conoscere con precisione quali debbono essere, secondo gli intendimenti del Governo, gli scopi, il carattere ed i limiti delle occupazioni in parola »;

- riconoscendo che il momento non poteva essere più invitante, « ma io debbo preoccuparmi delle conseguenze immediate e lontane che l'occupazione può avere nei riguardi dell'assorbimento delle forze di cui disponiamo, perché evidentemente le forze presenti a Valona sono insufficienti ai p,·ogetti ed occorrerà quindi trarne dall'Italia».

- proponendo che la brigata a malincuore concessa per rinfo r zare la .3 5• divisione in Macedonia, ed i l cui invio poi non era stato autorizzato dal Governo, fosse mandata a Valona «per le nuove occupazioni che siano ritenute necessarie ai fini politici »;

- avvertendo che non solo la b rigata in questione era il massimo che si poteva distogliere dal teatro di guerra italiano « ma anche che le progettate occupazioni in Epiro debbono avere carat· !ere transitorio escludendo cioè l'impegno di assicurarne e mantenerne il possesso in circostanze diverse da quelle presenti>>;

- precisando che ove la situazione albanese divenisse, per ipotesi, grave a causa della minaccia austriaca o bulgara o di insurre·

y8 l.(' truppe ual!ane ìn Albama ( 1?1.1- 20 (' '9?9) _...:....:._
f l) Tele Gab. 1399 data 21 swembre 1916

zioni locali « non sarebbe dubbia la necessità di abbandonare senz'altro le occupazioni fatte, restringendo la difesa alla piazza di Vatona, sulle linee apprestate »;

- concludendo che non appena avesse conosciuto il pensiero del Governo « interpellero il Comandante del corpo di occupazione di Valona per sentire se, con le forze di cui dispone, rinforzato dalla brigata da inviare d alt' l t alia, vi sia la possibilità militare di attuare, in via temporanea, le occupazioni che il Governo indicherà» (1).

La risposta di Sonnino non si fece attendere. Con essa il ministro replicò punto per punto, premettendo di non essere in condizioni fin da quel momento di:

« ( ì determinare con precisione quali possono essere gti intendimenti definitivi nostri al dell'Epiro settentrionale, cioè di quella frazione deli'Epiro che forma\'a parte dell'Albania nel 1913, onde allo stato attuale delle cose il carattere da dare ad una occupazione non può essere oggi che provvisorio, salvo poi a regolarsi secondo le circostanze ».

ed indicando gli scopi da conseguire con l'estensione dell'occupazione: impedire o ridurre il contrabbando, conservare i nostri diritti sulla regione, prevenire mosse di Essad pascià, facilitare l'opera delle autori tà locaH favorevoli all'influenza italiana, organizzare bande albanesi ai nostri ordini, avere pegni in caso di pace (2).

Il gen . Cadorna allora telegrafò al gen. Bandini, chiarendogli i motivi per i quali il Governo non sarebbe stato contrario al possesso transitorio di località dell 'Albania meridionale e domandando se e quali località avrebbe potuto occu pare con le truppe disponibili, fermo restando che in caso di minaccia su Valona tutti i distaccamenti avrebbero ripiegato nel campo trincerato. Il gen. Bandini si mostrò disponibile per l'operazione, indicando i centri abitati di Santi Quaranta, D eJvino ed Argirocastro, oltre a Kl isura, già decisa, e reputando sufficiente l'impiego di un reggimento di fanteria con due batterie someggiate l n linea di massima si dichiarava pronto per la pri ma decade di ottobre, ma chiedeva un reggimento territoriale e sollecitava il richiestO da tempo e non ancora giunto rinforzo di autocarri leggeri e di salmetie. Poneva, inoltre, in risalto che molte difficoltà logistiche del momento sarebbero state superate con l'acquisì:àione di Santi Quaranta e dalla strada Santi Quaranta-Del(l) F. 2ìì5 d.ara 22 senembr<! 1916 - allegato 28. ( 2 ) Tele Gab. 14}8/81 data 2.J settembre 1916.

Coccupa;;Ìonc italiana dell'Albania meridionale 99

100 Le truppe italiane in Albania (HJI4-20 e I'JJ9)

vino-Argirocastro. L'unica eccezione fatta riguardava l'eventuale ripiegamento nel campo trincerato: « ritengo doveroso notare che in caso ritiro nostre truppe abbandonare popolazione specialmente musulmana alle vendette greche apporterebbe colpo irrimediabile loro fiducia e nostto prestigio >> (l).

Il gen. C1dorna non trascurò tale obiezione di natura politica e ritenne doveroso prospettada al 1V1inìstro degli Esteri. Nel leggere il dispaccio trasmesso a Sonnino non si può fare a meno dal rilevare con quanta rude precisione Cadorna poneva i termini del quesito, affinché in futuro nessuna contestazione fondata su errate interpretazioni od omissioni potesse essere sollevata:

« ( ) Ho in<erpellatO generale Bandini il quale dichiara essere in grado effetware occupazione Argirocastro er Santi Quaranta facendo assegnamento sopra sole sue forze et su limitato aumento mezz i logisrici che sono in grado accordare stop Generale Bandini fa però norare che qualora avvenimenti aves· sero a rendere necessario ritiro nostre truppe da località occupate abbandono popolazioni specialmente mussulmane alle vendette greche porterebbe colpo irrimediabile loro fiducia in noi et nostro prestigio stop Quanto sopra recomi a dovere di riferire all'E.V. prima di dare ordini definitivi al generale Bandini poiché non potrei autorizzare progettate occupazioni senza avere preventiva certezza che nessuna considerazione ordine politico po t rà intervenire mutarne carattere assoluta provvisorietà et menomare libertà Consiglio Supremo riti· rare corrispondenti presidi qualora situazione mili tare lo consigliasse stop V.E ha già mcco largamente consentito in questo concerto col suo telegramma 1430/81 del 24 corrente stop Pregherei però volermi telegrafare se V.E. conferma senza restrizioni tale consenso anche dopo considerazioni esposte da generale Bandini e ciò per averne norma nello autorizzare o meno prederto gene· rale a procedere occupazioni onde tra ttasi » ( 2).

La conferma di Sonnino Iasciò in sospeso - per ragioni di politica generale - solo la questione della destinazione della nuova brigata da mandare nei Balcani: se in Macedonia o in Albania . Il 2 ottobre reparti del 204° fanteria occupavano Argirocastro, mentre il giorno seguente un battaglione dello stesso reggimento sbarcava a Santi Quaranta e, costituita una testa di sbarco, proseguiva stl Delv.ino.

L'atteggiamento greco di fronte alla mossa ita'liana fu prudente. Nell'Albania meridionale i reparti ellenici si ritirarono senza offrire resistenza , ma a sud del confine di Londra l'indirizzo cambiava : la 9• divisione, dislocata nella zona di Janina, si stava raccogliendo ed al suo comandante veniva attribuita una fortissima ostilità nei nostri

(l) Tele 83 R P da t a 26 senembre 1916. {2) Tele 825 data 28 settemb re 1916. i i l

L'occupu :;i onc italiana d eirAlhania merid 1onale 101

confronti. Non c 'erano stati incidenti, a parte qualche colpo di fucile oltre frontiera , tuttavia il pericolo di uno scontro

In questa situazione il gen. Cadorna, dopo aver sollecitato un energico intervento da parte del Ministero degli Esteri presso le Potenze dell'Intesa per ottenere dal Governo di Atene il ritiro dei reparti concentrati presso il confine epirota, ritenne conveniente dare ordini precisi sull'atteggiamento da osservare per degnamente salvaguardare in ogni eventualità il prestigio delle nostre armi:

- tenere nelle località occupate prossime al confine e a sudest dell'allineamento Santi Quaranta- Delvino- Arg irocastro - Premeti solo distaccamenti di cavalleria, idonei, proprio per le loro caratteristiche di mobilità , a non conferire all'occupazione un carattere definitivo e ne l contempo a segnalare tempestivamente la presenza di minacciosi raggruppamenti di .forze regolari o di bande;

- Hmitare le occupazioni stabili con fanteria alle località di Santi Quaranta, Delvino, Argirocastro e Preme ti;

- tenere a fondamento della linea di condotta il principio che piuttosto di esporsi ad uno scacco era meglio ripiegare dinanzi a forze superiori, proclamando ovunque - natu ra lmente solo nell'imminenza del ritiro delle truppe - la temporaneità della nostra presenza .

Alla fine di ottobre la dislocazione delle unità italiane era la seguente: il 203° fanteria occupava Tepeleni, Klisura c Premeti ed aveva spinto mezza compagnia sino a Leskovik; il 204° fanteria occupava Argirocastro, Giorgucat, Delvino e Santi Quaranta. Mentre si lavorava per raggiungere Tepeleni con una rotabile partente da Valona, si prendevano le misure di sicurezza per garantire il transito sulla strada Santi Quaranta - Argirocastro ed agevolare in tal modo i movimenti in tutta la regione da noi conrrollata.

L'Alto Epiro era stato delimitato a sud-ovest dal mare, dal Rio di Borsi ( SE di Porto Palermo) alla baia di Ftelia, sul confine greco; a nord-ovest, grosso modo, dalla li nea Borsi- Paleocasrro- f. Drinos sino alla confluenza con la Vojussa; a nord est e ad est dal corso della Vojussa sino al ponte di Melissoperra. Come si vede il campo trinceratO di Valona, pur rimanendo entro le posizioni che lo difendevano, aveva acquistato una fascia di respiro a sud e ad est con l'Himara, il Kurvelesh e Tepeleni. L'organizzazione provvisoria dei nuovi territOri era già entrata in funzione con ottimi risultati. La provincia venne suddivisa in tre circondari : di Argirocastro, di Premeti e di Delvino . A capo di questi due ultimi era stato posto un sottopre-

fetto, mentre ad Argirocastro eta stata costituita un prefettura, cui faceva capo tutta l'amministrazione civile, sotto l'alta direzione del Segretaria w per gli affari civili di V alo na. Nelle sedi circondariali, furono istituiti una pretura, un ospedale civile ed un ufficio postale e telegrafico. Le scuole vennero affidate alla direzione di insegnanti italiani. Ogni disposizione in materia di -amministrazioni comunali e di tasse doveva rispettare, per guanto possibile, le consuetudini locali.

L'Il dicembre 1916 il Comando Supremo inviava in Albania il gen. Ferrero ad assumere il comando delle truppe di occupazione, con precise istruzioni di considerare il possesso di Valona come scopo primo della nostra presenza colà e la linea della Sushica come posizione di resistenza Il gen. Bandini doveva rientrare in Italia, ma proprio all'uscita della baia di Valona periva miseramente, con il suo Capo di stato maggiore, col. Coda Zabetta, nel naufragio della nave « Regina Margherita », che nella notte tempestosa aveva urtato contro una mina.

Nel 1917 un avvenimento scosse le popolazioni albanesi, soprattutto quelle del centro e del meridione: il proclama di Argirocastro. Evento che rappresentò un punto di riferimento di innegabile importanza e che ebbe ripercuss ioni politiche di notevole valore, per le interpretazioni opposte che ad esso furono dare fra gli Alleati e nella stessa Italia In pratica, si può dire che forse gli unìci che lo presero come una disinteressa t a proclamazione dell' indipendenza albanese furono gli Albanesi.

Le origini della vicenda risalgono agli ultimi mesi del 1916. Durante l'espansione italiana sino al confine greco, dal mare alla Vojussa, nella provincia orientale di Korça Si ver:ificavano importanti avvenimenti. Korça presentava un interesse particolare sia sotto il proHlo militare sia sotto quello politico. A parte le lotte continue fra Albanesi e Greci per la supremazia locale, l'avvicinarsi della guerra aveva provocato il nascere di un cenrro di spionaggio e di contrabbando di guerra molto attivo, essendo la città alla congiungenza delle strade che uniscono Albania, Serbia e Grecia e, più particolarmente, essendo il più comodo canale per la corrispondenza fra la Corte di Atene e gli Imperi Centrali. Già il 22 giugno 1916 era stata rag-

102 Le truppe italiane in Albania ( 1914 · 20 e 1939)
Il proclama di Argirocastro.

giunta da rre squadroni di cavalleria francese (l), ma dopo una settimana il gen. Sarrail aveva dovuto richiamarli per la difficoltà di rifornimento. Poi vi si erano spinti elementi serbi, ma senza influire sulla vita locale. Infine Venizelos, che non nascondeva affatto le sue mire annessionistiche, vi spedì un suo rappresentante come prefetto. Ci voile poco perché i Francesi si accorgessero di guanto l'amministrazione della città tenuta dal prefetto venizelista fosse apertamente sgradita dalla popolazione. Perciò decisero di passare ad un regime locale controllato dall'autorità militare di occupazione. Il gen. infatti, nutriva serle preoccupazioni per il fianco dell'estrema ala sinistra dello schieramento alleato, ove si trovava un piccolo contingente di truppe di fronte al quale Austriaci e Bulgari potevano con facilità, ove lo avessero voluto, realizzare una sufficiente superiorità di forze. L'iniziale appoggiarsi all'elemento greco che da oltre due anni governava la regione era stato naturale, tanto più che nella zona la lingua greca era parlata comunemente e che oltre metà degli abitanti era di religione ortodossa Però la mossa si rivelò un errore giacché né ragioni d i lingua né motivi di religione potevano indurre i Korçani ad accettare il dominio ellenico e, men che meno, l'annessione alla Grecia. Tutto ciò provocava una irrequietezza latente ed uno scontento visibile che contrastavano con la calma esistente nei terdtori sotto giurisdizione austriaca. Aggiungasi la presenza delle bande armate Nel Korçano agivano quattro bande di notevole consistenza : due per parte. Quelle che operavano agli ordini degJ,i Austriaci erano albanesi e, approfittando della regione montuosa e delle redini lunghe lasciate loro dal Comando del XIX corpo d'armata a u., conducevano la guerra secondo interessi particolari. Quelle filoalleate erano sostanzialmente greche ed oltre che agire contro le altre si battevano anche, e più volentier-i, fra di loro, essendo composte una da venizeli&ti e l'altra da realisti. E' evidente che da tale quadro discendeva un grosso problema, quello di conferire un minimo di tranquillità al settore.

A metà novembre, il gen. Sarrail decise dunque di cambiare sistema, cominciando con l'esonerare dall ' incarico tutti i funzionari greci (realisti o venizelisti che fossero) e con lo sciogliere le bande greche, e con queste direttive inviò sul posto il col. Descoins - che,

( 1) Per la verità il Ministero degli Est:::ri aveva scgn:1laro al Comando Supremo J'insisrenza con la quale la Legazione di Francia ad Arene cercava di indurci a prolungare le nostre occupazioni fino a Leskovik e Kotça. Cadorna rispose « escluden · do senz'altro Koritza , la cui occupaziMu: sconsigliano situazione presente e disponibilità nostr!' forze» (dr. tele 909 C.M.. data 14 ottobre 1916 del gen. Cadorna a ge:1. Ferrero )

L'occupazione italiana dell'Albania meridionale

avendo comandato prima della guerra la brigata di cavalleria greca, ben conosceva l'ambiente - con un distaccamento compostO da due compagnie di fanteria francesi, un battaglione indocinese, due squadroni di cavalleria ed una sezione da 65 (schizzo 14). Il col. Descoins appena giunto tradusse subito in pratica gli ordini, ottenendo un primo risultato inatteso: la banda albanese più forte, comandata da Temistocle Germenj, si offrì spontaneamente di collaborare con i Francesi e di ottenere la benevola neutralità dell'altra, di Salih Butka, qualora la Franda avesse proclamatO e sostenuto l'indipendenza del Kazà di Korça (l). Anche su questo punto l'intesa con gli esponenti locali fu molto rapida, per la convergenza degli :interessi della popolazione e della Francia. Quest'ultima, infatti, conseguiva due obiettivi: creava di Korça, città già di spicc:o in Albania per il suo livello culturale e di vita, il centro del nazionalismo albanese, il che poteva farle guadagnare forti simpatie , e sj trovava in mano una carta importante da giocare in un avvenire più o meno prossimo per convincere la Grecia a scendere in campo con l'Intesa.

Il lO dicembre 1916 il col. Descoins fiimò con quattordici rappresentanti del Kazà jJ seguente protocollo:

<< l. In conformirà del desiderio del popolo albanese espresso dai suoi. delegati, il Kazà di Koritza, con le sue dipendenze di Bilishti, Kolonja, Opari e Gora, è costituito i.n provincia autonom a amministrata da funzionari albanesi. sottO la protezione dell'autorità militare fra ncese».

2. L'amministrazione del Kazà è affidata ad un Consiglio di 14 membri, per metà cristiani e per metà mussulmani. Questo Consiglio è incaricato: 1<> di prendere tutte le misure per la buona amministrazione del Kazà di Koritza e delle sue dipendenze; 2° di controllare il funzionamento di tutti i servizi pubblici .

3. Il Consiglio proporrà all'approvazione dell"auto rità militare francese i nomi di coloro che saranno incaricati della direzione dei servizi pubblici. La nomina di questi funzionari sarà fatta dall'autorità militare francese.

4. Sarà costituito. sotto .l'autorità di un Prefetto di polizia, un corpo di gendarmeria po.lizia incaricato di manrenere l'ordine pubblico.

5. Sarà altresì crearo un corpo di «gendarmeria mobile albanese» incaricato di garantire l'indipendenza del territorio e la libertà dei suoi abitanti.

6. A questo stesso fine potranno essere del pari costituiti corpi regolari

(l) In effetti le bande conti nuarono ad operare sotto !e varie bandiere e quella di Salih Butka si batté fino all'ultimo con gli Austriaci. Ad esse fra poco si aggiun· geranno le unità regolari organizzate dagli Italiani, spesso impropriamente chiamate bande. Le milizie aibanesi furono previste nel dicembre 1916 sul mcdello dci comitagi bulgari. All'inizio dell"estate 1917 era pronta la ,p coorte (battaglione), su tre vessilli ( compagnie) ed una squadra mitraglieri.

104 Le truppe italiane in Albania ( 1914-20 e
1939)
t8 • SA N ( p,. ) (/' O ! IE RI LI GEHO• <:::) BAN Ol GRECHl ,-- ,' SAl/O [ AlBAHES I RlPUII 1111 A"' X' xx • h Q t ---- )4 ....... . : ';> - -:. ••••. ' . _ ... . ,.. ...... ... )!( .4 1 23 lfv_1st . . • jf)·:_. oflORINA ••\'l> r -: · )if -1- / 7 '\..__ "><vr- O \ l( ..,. t- f--1" " t ° KOat • • -. . . '2r ' v Schizzo n . 14. { l HSIORIA ofj J LA SITUAZIONE IN ALBANIA il l gennaio 1917

di volontari il cui effettivo dipenderà dalle circostanze e dalle disponibilità fj nanziaric

7. Qualora siano chiamate ad intervenire , le forze di polizia, la gendarmeria mobile e le truppe volontarie saranno poste sotto l'alto comando dell'Uf. ficii1le francese comandante il settore di Koritza.

8. La lingua ufficiale sarà l'albanese .

9. La bandiera del Kazà di Koritza sarà la bandiera tradizionale di Skan · derbeg con cravatta rricolore dai colori francesi »

Così nacque la << Repubblica di Korça ». Nelle scuole gli insegnanti greci furono tutti sostituiti da albanesi; i funzionari reclutati fra cittadini albanesi; j magistrati di preferenza fra coloro che avevano frequentato l'università negli Stati europei pilt evoluti. II sistema monetario adottato fu quello francese con emissione di nuova carta - moneta.

La mossa francese non poteva essere più abile e forse lo stesso Sarrail non immaginava di provocare tanta eco nel resto dell'Albania . L'autonomia amministrativa, sia pure sotto controllo militare, addirittura offerta più che concessa a Korça era ·cosa formalmente diversa da guanto realizzato da Austriaci e da Italiani, ed inevitabilmente i confronti non tardarono a generare tensioni nei territor-i d el cenrro- nord ed anche nella provincia di Valona . Tensioni, si badi bene , limitate alla esigua minoranza politicamente più avanzata, ma tale minoranza poteva suscitare movimenti nelle masse. Il Governo di Vienna si rese subito conto delle conseguenze della politica francese e corse ai ripari facendo divulgare un proclama dal Comandante del XIX corpo d'armata, col quale si affermava che l'Austria si era sempre battuta per l'integrità dell'Albania e che solo necessità belliche avevano condotto le truppe austriache in terra albanese per inseguire il comune nemico (i Serbi). Poi si assicurava essere desiderìo della Duplice Monarchia dare al Paese un'amministr8zione ordì · nata, nel pieno rispetto delle tradizioni, della lingua, del diritto e delle consuetudini del popolo, intesa a garantire la sicurezza, l'onore e la proprietà delle persone ed a promuovere il futuro prospero sviluppo della nazione. Tale amministrazione avrebbe educato il popolo albanese in modo da consentirgli, appena possibile, di godere del diritto di autogoverno. Il proclama era sostanzialmente fondato su promesse, ma una di queste, quella conclusiva, era molto espl ici ta:

<< Quando saranno state create le condizioni preliminari per l'autonomia del Paese, l'Austria - Ungheria procederà senza indugio alla creazione albanese ed anche in futuro non priverà il Paese della sua attuale protezione 1>. In altri termini: Vienna pro-

106 Le
truppe italiane in Albania (t')14-:2o e IC)J9)

metteva l'indipendenza a tutta l 'Albania sotto la protezione austriaca (l). Questo avrebbe potuto far segnare un punto a favore dell' Austria, giacché i Francesi a Korça non erano stati in grado di poter promettere tantO, ma non sembra che il proclama abbia suscitato molti entusiasmi fra gli Albanesi. Comunque, allo stato dei fatti, nei territOri sotto dominazione austro - ungarica non si riscontrarono motiv i dì particolare preoccupazione . Giova ricordare, al riguardo, le cure di buona ed efficiente amministrazione avute dal Governo austriaco . Tutta l'Albania occupata era stata suddivisa in sette Kazà, con il centro amministrativo a Scutari. Si trattava di una specie di Sangi accato sotto controllo diretto dell'autOrità militare. Ma ciò che meri ta ril ievo è il no tevole nume ro di funzionari al banesi origi n ari del s u d posti a capo d i pre fetture e sottoprefetture e di importanti servizi; ne derivava, perciò, che inevitabi lmente essi avendo parenti, am ici e conoscenti nell'Albania occupata dagli Italiani, esercitavano una spiccata influenza sulle popolazioni mussulmane delle provincie di VaJona e di Argirocastro, inducendole ad una attenta cautela nei nos tr i 11lguardi in vis ta di un possi b ile camb iamento d i regime. U n rappo rt o del commissario civile , Faz i, in A rgirocastro riporta una consid e razio ne t ipica : «Se i saggi, dicono i mussulmani di qui, sono quasi tutti dall'altra parte, manteniamoci in prudente riserbo nell'esplicazione spontanea dell'opera nostra» (2)

A di re il vero, nel 191 7, anche a Valona non esistevano molti problemi con la po p olazione, che vede va d i buon occhio le nostre truppe, s pecialmente dopo la liberazione dell'Albania meridionale

(l) Nella Convenzione di Kreuznach (17- 18 maggio 19'17) sugli scopi di guerra della Quadruplice, verrà chiar ito:

« 1. Da parte dell'Austria -Ungheria si reclama l'assoluta integrità della Mona rchia. Si chiedo no inoltre il Lovéen, ret(ifiche di frontiera di carattere milita re in Serbia ( ...), la creazione di una piccola Nuova Serbia senza porti, il riprisi.ino del Monte· negro e dell'Albania del nord con Pristina e Prizren se possibile; questi tre Srari dipendenti militarmente, politicamente ed economicamente dall'Austria- Ungheria.

Si rappresenta come grosso sacrificio dell'Austria- Ungheria la eve n tuale creazione di una Nuova Serbia dipendente dall'Austria, con un accesso all'Adriatico. L ' Austria, se le circostanze lo consentiranno, terrà conro dei desideri della Bulgaria in Serbia, specialmente sulla Morava sur>eriore ( }.

Si attribuisce una ce rt a importanza al fatto che la situ:lzione che si creerà in B:::lcania prometta di essere duratura; per tl!le mor i\'o conviene che i piccoii Stati spariscano e che l'Austria - Ungheria e la Bulgaria siano soddisfatte.

La Germania auspica la creazio ne di una grande Nuova Serbia (Serbia occidentale, Momenegro) e un'Albania settentrionale strett:llnenr.c legate all'Austria- Ungheria c sono la sua dipendenza nùlitare, politka ed economica.

L'Italia deve essere allontanata da Va!ona. E' il caso di cercare di unire l'Albania meridionale alla Grecia ( ) ».

(2) Cfr. Colonna di Cesarò, L'ItaZ:a nell' Albm1ia meridior;e/e. Note e documenti (1817-1918), pag. 199 .

L'occupazione italiana dell'Albania meridionale 107

/"e truppe italiane in Albania (15)14-20 e 193 9 )

dall'oppressione greca (schizzo 15). l problemi erano sorti a Roma, dove il passo francese era stato raccolto in tutto il suo significato. tanto più che a Corfù, sede del Governo serbo, l'atteggiamento della Francia, possibile antagonista dell'Italia in Albania, era reso evidente da attriti e prese di posizione. Migliorando l'organizzazione già avviata, il1 " marzo 1917 fu istituito a Valona un organo centrale amministrativo sotro ·il controllo del Comando delle truppe d'occupazione, ed organi periferici autonomi furono creati nei centri abitati di un certo livello. Inoltre fu issata la bandiera albanese a fianco di quella ital:iana, ma senza dar molto risalto al provvedimento. Questo fu tutto per il momento (l). D'altronde l'i ntenzione italiana era di muoversi senza strafare, ritenendo di aver già manifestato .il proprio pensiero con l'affermazione fatta da Sonnino alla Camera il l o dicembre 1915: «( ... )l'Albania{ .. . ) rappresenta ora, come in passato , un interesse di primo ordine per noi} in quanto la sua sorte è intimamente legata all'assetto dell'Adriatico. Ha importanza gt·andissima per fitalia il mantenimento deWindipendenza albanese, la cui spiccata e antica nazionalità fu invano} per scopi interessati} discussa e negata ». Chi si agirava era il gen. Ferrere, il quale, essendo sul posto, maggiormente avvertiva l'opportunità di dire una parola esplicita agli Albanesi e, parlandone col gen . Cadorna, proponeva e caldeggiava un'aperta proclamazione del favore con cui l'Italia vedeva l'indipendenza albanese (2). La questione fu sottoposta alle decis ioni di Sonnino. Questi si rese sicuramente conto che la proposta era sostenuta da motivi militari, che inducevano a non espotTe il nostro scarno presidio alle difficoltà derivanti da agitazioni locali; da motivi politici generali che spingevano a trovare un contraltare ad Austria e Francia; da motivi politici locali che consiglìavano di acquitJtare un forte seguito nelle popolazioni meridionali per arginare la espansione dell'influenza francese verso Santi Quaranta. Takhé egli superò nettamente la linea di condotta che due mesi prima aveva indicato al gen. Perrero, tramite il ministro Morrone ed il Comando Supremo, linea di condotta che si riassumeva in guesti punti:

- le sorti dell'Albania intera dovranno essere decise dalle

Potenze alleate, meno per Valona col suo retroterra che ci spetta di diritto, e che, fra l'altro, è questione adriatica e non albanese;

- l'Alto Epiro, occupato dai Greci, in ragione di un accordo con il Governo di Ven.izelos nel 1915, e da noi per ragioni di (.1 ) Cfr. lettera del min. Scialoja al min. Morrone data 30 apr ile 1917 . allegare

41
29 !2 ) F. 140 data 10 maggio 1917. ··
B •. l Schizzo n 15
• . ' ' 'l • ' '• ' -
LA DISLOCAZIONE SOMMARIA DELLE TRUPPE ITALIANE il 1 gennaio 1917
A

carattere militare, segua·a ovviamente le sorti dell'Albania; tuttavia, allo scopo di pareggiare con la Francia e l'Inghilterra 11 conto dei fatti compiuti e dei pegni, connessi con l'Armata d'Oriente, potremmo estendere ancora verso est l'hinterland d.i Valona;

- «mi sembra opportuna l'azione politica proseguita dal gen. Ferrera in Albania col favorire le affermazioni nazionali albanesi. Naturalmente nello svolgimento di questa direttiva dovrà tenersi conto dell'opportunità di non sollevare questioni aspre e difficili col Governo ellenico » ( 1 ).

Prendendo ora decisamente posizione, rispose al ministro Morrone:

<< ( ••• ) Ritengo opporruna una proclamazione ufficiale ripetuta ed espli· cita dell'indipendenza dello Stato albanese sotto la protezione e l'amicizia dell'Italia» (2).

lasciando al gen. Ferrera di stabilire il momento più .indicato per l'atto formale . Così, il 3 giugno davanti alle rovine del castello veneziano di Argirocastro, e di fronte a un'assemblea di notabili e di popolo, il gen. Ferrera lesse il seguente proclama, salutato da ventun colpi di cannone:

« A tutte le popolazioni albanesi.

« Oggi, 3 giugno 1917, fausta ricorrenza delle libertà statutarìe italiane, noi, Ten. Gen. Giacimo Ferrero, Comandante jl corpo italiano di occupazione dell'Albania. per ordine del Governo del Re d'Italia, Vittorio Emanuele III, proclamiamo solennemente l'unità e l'indipendenza di tutta l'Albania sotto l'egida e protezione del Regno d'Italia.

« Per questo atto, Albanesi, avrete libere istituzioni, milizie, tribunali, scuole, rette da cittadini albanesi, potrete amministrare le vostre proprietà, il frutto del vostro lavoro a beneficio vostro e per il beneficio sempre maggiore del Paese .

« Albanesi! Ovunque siate, o già liberi nelle vostre terre o esuli nel mondo, o ancora soggetti a dominazioni straniere, larghe di promesse, ma di fatto violente e predatrici; voi, che di antichissima e nobile stirpe avete memorie e tradizioni secolari che si ricongiungono alle civiltà romana e veneziana; voi, che sapete la comunanza degli interessi italo-albanesi sul mare che ci separa e ad un tempo ci congiunge, unitevi tutti quanti siete uomini di buona volontà e di fede nei destini della vostra patria diletta; tutti accorrete all'ombra dei vessilli italiani e albanesi per giurare fede perenne a quanto viene oggi proclamato in nome del Governo italiano per un'Albania indipendente con l'amicizia e la protezione dell'Italia ».

Certamente il proclama italiano andava oltre quello aus triaco , che parlava solo di autonomia e lasciava prevedere una soluzione

110 Le truppe italiane in Albania (1914·20
1939)
e
{l) F. 3 Gab. dala 20 marzo 1917 - allegato 30. ( 2) Tele 53 data 25 maggio 1917.

tipo quella della Bosnia- Erzegovina, e di quello francese, che non si sbilanciava né su1la durata della protezione militare né sul futuro del Paese. In Italia esso sus<'itò polemiche nell'ambito del Governo, anche perché non era stato sottoposto preventiva del Consiglio dei Ministri. All'estero le reazioni vennero da parecchie parti: dalla Serbia, dalla Grecia e dalle altre firmatarie del Patto di Londra, Francia e Gran Bretagna, che pensarono subito -alla aspirazione italiana ad un protettorato. La Serbia, il cui Presidente del Consiglio, Pasic, già aveva toccato l'argomento qualche mese prima con il ministro Sforza a Corfù, facendo comprendere senza molte perifrasi che avrebbe gradiro un accordo diretto con noi per sostenerci redprocamente ai fini della di un'Albania riconosciuta non vitale al momento opportuno, si irrigidì palesemente. Saputo questo, Sonnino si affrettò a dare a Sforza gli elementi per una spiegazione esauriente:

« La situazione militare dell'Intesa in Macedonia, secondo le ultime decisioni che hanno dovuto tener conto della scarsità dd tonnellaggio per rifornire l'Armata d'Oriente. tènde ad indebolirsi . Gli Inglesi hanno ritirato o stanno per ritirare talune loro unità, ed è stata prospettata l'eventualità di ridursi al campo trincerato di Salonicco. In queste condizioni. il nostro Comando ha dovuto preoccuparsi della situazione militare che sarebbe derivata al nostro corpo di occupnione in Albania. costretto a contare sulle proprie sole forze, nel caso molto probabile di un'avanzata del nemico. In questo senso si è proceduto a talunc occupazioni che migliorano la nostra linea strategica, mentre corrispondono ai vivi desideri delle popolazioni a noi chiaramente espressi

«Per mettere poi in pieno valore le nostre forze intorno a Valona, era necessario accaparrarci la simpatia delle popolazioni locali, per non averle ostili in caso di un'offensiva nemica contro di noi, mentre potrebbe esserci molto utile io tale eventualità la loro simpatia ed un loro concorso forse anche militare

« Al proclama ed alla sua forma ci autorizzava la situazione speciale riconosciuta all 'Italia in Albania dai patti intervenuti con gli Alleati; e ad un ateo del genere noi dovevamo politicamente affrerrarci per non sembrare di restar tagliati fuori, si:1 per gli atti compiuti dai Francesi a Koritza, sia per ribattere il proclama lanciato dagli Austriaci, nel quale non si parlava di indipendenza né di integrità ma di amministrazione austriaca capace di portare rimedi ai passati mali c di preparare una futura amministrazione albanese quale istradamento all'autonomia sotto la protezione austriaca.

« Nel nostro proclama ci siamo astenuti dal determinare i confini della futura Albania, lasciando questo compito al trattato generale con cui terminerà la presente guerra >> l 1).

L'occupaztonc
dat'Albùnia
11 1
italiana
mendtonalf'
(l) Tele 867 Gab. data 5 giugno 1917. Cfr. Pastorelli, op. cit., pag. 52 e seg.

Poi. però , fece dire a Pasic che la prolcsta formale che sembrava intenzionato a fare era « assolutamente fuori luogo, perché non risulta che esso abbia protestato per il proclama austriaco del gennaio scorso » (l). Alla Gre<.:ia Sonnino rispose in sintesi con le stesse spiegazioni, ponendo cura di chiarire che il principale punto in discussione, quello dei confini albanesi, sarebbe stato risolto sul piano diplomatico a fine guerra. Con la Gran Bretagna e la Francia il discorso era più complesso perché esse non potevano non rilevare la scarsa compatibilità del proclama del gen. Ferrera con gli art. 5, 6 e 7 del Patto di Londra . Per il momento la prima si limitò a definire il gesro una grave scortesia per la mancata preliminare consultazione con gli Alleati, e la seconda tacque. Comunque Sonnino sentì tutta la necessità di fornire una spiegazione atta a calmare le acque ed il 20 giugno alla Camera fece la seguente dichiarazione:

« Il recente proclama del Comando delle nostre truppe in Albania ha pubblicamente confermatO lo speciale interessamento del Governo italiano alle soni di quella valorosa regione, che sono intimamente connesse, non meno del diretto c sicuro nostro possesso di Valona e dd suo territorio, con l'assetto generale dell'Adriatico, questione vitale per l'Ttlllia. Propugnacno l'indipen· denza dell'A lbania, in conformità dei principi generali che informano le nostre allean2e ( ... ).

«L'Italia non ha nei riguardi dell'Albania alrre mire che la difesa contro ogni prevedibilc: ingerenza o insidia di terze Potenze, garantendole essa la piena disposizione di se stessa all'interno e patrocinandone le legittime ra· gioni c gli interessi nel consesso delle Nazioni. Spetterà poi alle Potenze riunite pel trattato della pace generale il compito di det erminare i precisi confini dello Stato albanese di fronte a quelli vicini. Durante la guerra, pc:r necessità di cose, ogni Go\•erno locale dovrà dipendere dal Comando militare, pur ispi randosi questo al maggior rispetto delle usanze e degli interessi esistenti; conclusa la pace, gli albanesi stessi statuiranno liberamente i propri ordina· menti interni, così politici come amministrativi, economici e civili» ( 2).

Sta di fatto che il passo compiuto doveva esserci rinfacciato piì1 tardi e dagli Alleati e dagli Albanesi.

L'espansione dell'occupazione italiana e francese e la conseguente ricerca di una materiale presa di contattO indussero ambo le parti a rivolgere l'attenzione al problema stradale. Fino dal novembre 1916 era stata considerata la convenienza di realizzare il collegamento Santi Quaranta · Korça - Florina - Salonicco a titolo di seconda via di alimentazione per le armate alleate d'oriente, naturalmente con un congruo potenziamento del porro di Santi Quaranta. Una conferen-

1 12 Le truppe italiane m Albania ( rcp4 · 20 e 1939) ----------
l l Tele 902 Gab. dara 9 giugno 19lì. 2 ) S. Sonnino. D i scorsi parfammta ri , \'OI. Ili , 565 e 566.

za tenuta a Roma il 5-7 gennaio 1917 esaminò a fondo l'argomento e stabilll'apertura di tale linea dì comunicazione con un onere ripartito fra Italia e Francia: l'Italia avrebbe pt:ovveduto sino a Melissopetra, o megl:io sino a Perati, e la Francia avrebbe pensato al tratto Perati- Korça (schizzo 16). Circa il personale ed i mezzi, noi avremmo forniti alcuni ingegneri civili e 2000 lavoratori, mentre i Francesi avrebbero dato due compagnie del genio ed altri specialisti, oltre ad un centinaio di autocarri e materiale ternico . A capo della missione tecnico- militare francese fu designato l'addetto militare francese a Roma, col. François, il quale avrebbe agli:o sotto l'alta direzione del gen. Ferrera sinché si fosse trovato ad operare in territorio controllato dagli Ita'lianì . I dettagli per la parte di lavoro comuneinizialmente, finché non fosse stata conseguita una sufficiente sicurezza sul tratto Prati - Korça , la missione François avrebbe lavorato sul tratto Perati - Kl isura - dovevano essere co ncordati fra il gen. Ferrera ed il coL François, nonché col gen. Sarrail .

La prima decisione riguardò il tronco rotabile da utilizzare fra Giorgucat e Mdissopetra. Era infatti possibile seguire l'itinerario Giorgucat - Arinista- Delvinaki - Hani Kalibaki - Melissopetra sconfinante in territorio greco oppure la variante Giorgucat - Tepeleni - Klisura - Preme ti - Melissopetra pÌLl lunga ma tutta in territorio occupato da truppe italiane. Rit enendo probabili contrasti di carattere politico a proposito dell'utilizzazione del primo percorso, il col. François propose di riattare il secondo, cosa che fu subito accettata da noi, anche perché in tal guisa si sarebbero migliorate le comunicazioni nell'ambito della zona italiana. Tuttavia fu sentito il Minis-tero degli Esteri per sondare le possibili reazioni greche e la risposta di Sonnino fu ampiamente tranquillizzante perché l'autorizzazione, sia pure genericamente, era già stata accordata in precedenza ed inoltre - anzi soprattutto - perché entro il 4 febbraio le truppe greche di copertura in quel settore dovevano sgomberare per effetto dell'ennesimo ultimatum rivolto dalle Potenze aHa Grecia il 9 gennaio . Addirittura, specificava Sonnino, dopo il 4 febbraio si sarebbe potuto occupare quel triangolo epirota Arinista - Kaiibaki - .Melissopetra, giacché in sede di ultimatum Atene era stata preavvisata sulla probabilità di nuove occupazioni d el suo territorio Fu allora sc-elta questa alternativa, in quanto apparve ben p resto chiaro che le condizioni complessive del tratto Argirocastro - Tepeleni - Perati non avrebbero consentito la costwzione di una strada camionabile, se non con una complessa e laboriosa sistemazione di argini e canali, richiedente truppe e mezzi veramente ingenti. E ciò, beninteso, dopo aver rico-

L'occupazione italiana dell'Albania meridionale 1 13
8 - Albania
/ + ( + 'r 8J·e DHR I OA " -- ' --:::, ,- -. . SCH l l 10000 00 Schizzo n . 16.
LA ROTABILE SANTI QUARANTA - KORCA

struito ponti di tale solidità da sfidare l'impeto vorticoso delia Vojussa e del Drinos nel periodo invernale. Ma Ja sicurezza del collegamento fra Santi Quaranta e Kotça esigeva anche una vera e propria operazione di polizia lungo tutto il percorso, con incontro ad Erseke.

Fra il 15 ed il 18 febbraio tutt'a la fascia a ridosso del m. Grammos fu occupata. I Francesi impiegarono un raggruppamento di forze fornito dalla 76' divisione, noi una colonna costituita da due batraglioni del 203° fanteria, quattro squadroni ed una baneria. Il limite di giurisdizione fu stabilito a nord di Erseke. A fine giugno ]a strada era aper ta al transito delle autocolonne militari, sotto la sorveglianza di presidi fissi e di pattugliamento a cavallo e su automezzo.

La stasi operativa rendeva intanto possibile l'alacre prosecuzione dei lavori nel campo trincerato; lavori che avevano subito vari ritardi per la partenza delle divisioni 43• e 44', per il ritardato invio di unità di Milizia Territoriale e per il ma:ltempo persistente. Qui si rende opportuna una breve parentesi. Soprattutto dal momento in cui la nostra occupazione fu affidata al XVI C.A ., cioè da quando essa si ampliò, in parallelo alle atti vità militari vere e proprie ebbero inizio numerose iniziative di natura amministrativa ed economica a favore delle popolazioni. Un'impresa veramente ragguardevole, sia sotto .il profilo organizzativo (la regione era stata suddivisa nelle prefetture di Valona e di Argirocastro e nel circondario di Himara), sia sotto quello dei lavori pubblici. Senza scendere troppo in particolari, basti citare i tre acquedotti di Valona, di Argirocastro e di Tepeleni; i lavori portuali di V:alona; la rete rotabile da Valona a Fieri, a Santi Quaranta, a Kakavja; la strada da Santi Quaranta ad Erseke e da Tepeleni a KJisura e Premeti; l'edilizia pubblica e privata; l'assistenza medico- ospedaliera, ecc.

Ma ora due problemi vennero alla ribalta: la malaria e la difesa di Valona. La malaria era apparsa nell'·estate 1916 sia nella forma recidiva a carico di vecchi malarici esistenti nei reparti e non in precedenza sottoposti mai ad una cura sia in quella primitiva. I primi casi si verificarono all'inizio di giugno fra le unità stanziate nella piana della bassa Vojussa, poi l'epidemia si estese raggiungendo la massima -intensità in luglio. La media mensile dei rimpatriati fu di 1500, con un massimo di 2400 in settembre. Il secondo problema era ancora quello di Valona . Il gen. Ferrera, tornato in Albania con precise direttive di Cadorna, come si è visto, in seguito ai nuovi impegni prospettò i suoi dubbi sulla possibilità di rapido recupero delle forze e, ad ogni modo, sulle concrete possibilità di difendere Valona se, dopo la vittoria in Romania, gli Imperi Centrali

L'occupazione italiana dell'Albania metìdimzale Il)

avessero voluto riprendere un'offensiva, e decisa. in Albania- Macedonia. Il gen. Cadorna, riconsiderata la questione, reiterò i concetti sempre espressi ma, comprendendo bene come nell'ipotesi accennaw le cose sarebbero volte al peggio, si indirizzò ripetutamenre al Presidente del Consiglio, Boselli, per mettcrlo al corrente della situazione. L'8 aprile scrisse ancora:

«Come è noto ali'E.V. è mttora insolma la yuestionc della difesa di Va!ona intorno alla quale ho diffusamente riferiro a V.E. colle mie due lerrere n. 1924 G ..\1. e 1950 G .M. in data 12 e 20 marzo u.s. (1). E poiché un problema di tanta imporranza non può ulteriormente essere lasciato iJ1 sospcso, ritengo doveroso tornare sulr;lrgomemo e all'E.\'. i termini estremi della que5rione acciò il Governo ne tragga norma per ogni eventualità futura:

l 0 - per teneri:! ad ogni costo Valona, come il Govc:rno mi ha ordi· nato, contro un attacco nemico in fo1.te occorre rinforzare la difesa con truppe e artiglicrie che 11011 possono essere sottratte fin d'ora dal teatro principale italiano senza grave danno per le prossime operazioni;

2° - se, a causa di intensificata azione di sommergibili la nnvigazionc del basso Adriatico così precaria, come il Capo di Stato Maggiore della :\larina prevede. da ostacolare il tempestivo arri\'O dei rinforzi. la Jella Piazza di Valona, affidata alle sole forze attualmente ivi esistenti, diverrebbe assai problematica.

<< E perranto, se queste ultime condizioni dovessero verificarsi, io di· chiaro di non poter assumere l'impegno di tenere ad ogni costo Valona; e quella piazza, dopo essersi strenuamente difesa e Jopo aver esauriw la propria capacità di resistenza, dovrebbe cedere Ji fronrc al nemico come tutte le piazze forti assediate da forze superiori e non soccorribili ,, (2).

Boselli, posto di fronte a siffatta pumualizzazione, chiese ragguagli c pareri al ministro Morrone ed al Capo di Stato Maggiore della Marina, Thaon di Rcvel, e volle avere un calcolo approssimativo del fabbisogno di uomini e di armi « indispensabili per assicurare una solida difesa della piazza anzidetta e, per conseguenza. quali spedizioni di uomini e di materiali dovrebbero essere effettuate fin d'ora» (3).

La risposta di Cadorna fu sconsolante:

« ( ) per assicur:1re una salda difesa della piaz:t.a di Valona. nell'ipotesi che il nemico J'artacchi a fondo occor rerebbe rinfo;tare l'attuale corpo d'occupazione d'Albania con almeno due divisioni completi:! più un centinaio di boe· che da fuoco pesanti. 11 trasporto di questi clementi complessi\'amente , secondo un calcolo sommario. una ottantina di piroscafi della media portata di 1500·2000 tonnellate.

( l) Rispetti\·amen te alleg. 31 e 32.

t2) F 21+3 data 8 aprile 1917.

(3) F 900 RR. data 10 aprile 191ì.

JI6

«Debbo inoltre conlermare a V. E. che nessun parziale invio dci suddetti dementi potrebbe t:sscr fatto sin d'ora: e mi richiamo con ciò alle conclusioni del mio precedente fogìio 21-13 c.lell'8 corrente» ( l ).

Il Ministro della Guerra trasse le conclusioni:

- quanto prospettato dal Comando Supremo purtroppo nspandeva alla realtà dei fatti;

- la linea della Vojussa era da considerarsi indifendibilc per la mancanza delle forze necessarie;

- la linea della Sushica era, quindi, la sola sulla quale occorreva irrigidire la difesa, però anch'essa esigeva un rinforzo (almeno una divisione organica e ventiquattro pezzi di medio calibro), perché le forze in posto erano appena sufficienti a dare una battuta d'arresto al nemico;

- anche il rinforzo minimo di una divisione non poteva essere inviato, tenuto como che si trattava di fronteggiare un artacco « cbe potrebbe ancbe 11011 verificarsi » {schizzo 17 ).

« { ) Ne consegue che - terminava i l gen. Morrone - se non si vuolè abbandonare V afona alla sua sorte. occorre che la Marina studi i possibili modi t: mezzi per garantire il più possibile il trasporto di truppe e nella quantità necessaria nl momento opportuno, e cioè in quatunque momento il Comando Supremo lo ritenga necessario>> ( 2).

In definitiva, a parre i provvedimenti che la Marina pose allo s tudi o, fu deciso di inviare quel poco che era possibile al momento: tre battaglioni della Guardia di Finanza, due squadroni di cavalleria montata ed una compagnia mitraglieri Il fortissimo numero di unità di supporto esistenti in Albania ind usse nel contempo a riordinare le forze. A partire dal 16 maggio si ricostituì, dunque, il XVI corpo d'armata, il cui comando fu affidato inrerinalmente, al gen. Ferrera, su:

- 38• divisione: brigara Savona (magg. gen . De Bono) e XX brigata M.T. (magg. gen. Bruschi );

brigata Tanaro (magg. geo. Brussi);

XIX brigata M.T. (magg. gen. Roversi);

l 0" be rsaglieri;

cavalleggeri di Catania ( 22 ");

cavalleggeri di Lodi (15(');

- cavalleggeri di Pal ermo ( 30'') ;

(l) F. 2169 Jata 14 aprile 191ì.

(2) F. 4253 G. data 18 aprile 1917- allegato 33.

L'occupazione italmna dell'A lb,wia meridionale l I 7
Durazzo el irana --) le fieri LA SITUAZIONE IN AlBANIA il 1 maggio 1917 • Ara iroc astro • Oehino \s Quaranta Schizzo n. 1J. Per at i • Me lissopetra . \,)O e1Y ina kt . • Kalibakt • Kastoria

squadrone sardo; quartro raggruppamenti misti di artiglieria; un raggruppamento artigl:ieria d'assedio: VIII gruppo squadriglie aviazione; unità del genio; unità dei servizi. Nel frattempo, dal Ministero degli Esteri era giunta una nuova apertura sull'espansione verso sud. Si trattava della Ciamuria, in cui già da un paio di mesi agenti venizelisti facevano un'attiva propaganda per il governo provvisorio di Salonicco. Il 26 maggio elementi frances:i e venizelisti avevano occupato l'isola di Santa Maura. Il giorno dopo a Prevesa, in un comizio popolare, era stato chiesto il regime di Venizelos. In questi frangenti il ministro Sforza da Corfù rappresentò a Sonnino:

« ( ) E ' forse quest'ultimo momento utile per noi per decidere senza il menomo pericolo opposizione sia greca sia francese occupazione della costa della Ciamuria fino a Pargo o almeno fino al Murto estremo limite terraferma del canale di Cor-fù ( ... ) >> (l).

E sottolineò il vantaggio di tale mossa cautelativa nei confronti di mire altrui Sonnino, che prima si era sempte opposto a suggerimenti di questo genere, di fronte al fatto compiuto dello sbarco francese a Santa Maura, con intenzioni molto probabili di proseguire per la valle del Viros su Janina, di fronte all'avvertimento del Ministro d'Italia ad Atene, al quale nel corso di un col:loq uio il Presidente del Consiglio ellenico aveva « apertamente espresso il desiderio che l'Italia occupi Janina prima dei franco- venizelisti » (2), lasciò cadere ogni obiezione e dichiarò al Comando Supremo di essere favorevole dal punto di vista politico ad estendere la nostra occupazione a sud del Kalamas e nelle regioni cutzo-valacche di Zagori e del Pindo (3) . Il gen. Cadoma ritenne l'operazione priva di difficoltà sia per la manifesta benevola disposizione delle popolazioni nei nostri riguardi, sia per la nessuna o quasi opposizione incontrata nell'espansion e precedente e ch iese il parere del gen . Ferrero, :il qu-ale assentì aggiornando una programmata azione di alleggerimento verso Berat, alla guale stava preparandosi .

(l) Sforza a Sonnino. tele Gab. 59 data 28 maggio 1917.

(2) Cfr. tele J079 S .I. data 4 maggio 1.917 dell'addetto militare ad Atene, gen. Mombelli , al Comando Supremo

(3) Tele 766/53 data 26 maggio 1917.

L'occupazione italiana dell'Albania meridionale 119

L'iniziativa si concretò rapidamente e. su decisione degli Al leati, i primi di giugno le nostre truppe procedettero all'occupazione della Ciamuria, del versante occidentale del Pindo e di Zagoria. La operazione avvenne pacificamente, ma, per quanto la provvisorietà dd provvedimento fosse scont-ata, i funzionari governativi furono allontanati e sostituiti da organi locali. Un commissario generale per gli affari civili fu preposto a tutto il territorio a sud del confine stabilito dal Patto di Londra, con a Janina. L 'occupaz ione italo francese durò appena quattro mesi circa: la abdicazione di re Costantino e la cosuituzione del nuovo governo di Venizelos avvenutn a fine agosto indussero gli Alleati a disporre per il ritorno alla normalità. Il 23 settembre Janina era sgomberata, mentre i Francesi lasciavano Ana e l'Acarnania, e così di pari passo tutta la regione fu restituita all'autorità ellenica, eccezion fatta per il triangolo Arinista - Kalibaki - Melissopetra entro il quale passava la nota rotabile Santi Quaranta - Ko rça. Per essa era intervenuto un accordo in virtù del quale noi avremmo mantenuto l'occupazione militare, ma l'an1min istrazione civile sarebbe sta ta affidata ad un commissario greco nominato da Venizelos d'intesa con noi.

Il gcn. Perrero già in maggio aveva p roposto di effettuare uno sforzo per conquistare Berat, allo scopo di migliorare radicalmente le condizioni di sicurezza dell'Albania meridionale - ed in tale ciTcostanza, da Berat, egli avrebbe voluto lanciare il proclama, che poi lesse ad Argirocastro - ma le condizioni del momento e specialmente la questione della Ciamuria fecero accantonare il disegno. In luglio e poi in agosto ripropose al Comando Supremo l'azione: mentre l'attacco principale, partendo da Dorza- Tepeleni, avrebbe puntato direttamente su Berat con undici battaglioni c cinquantadue pezzi, fiancheggiato sulla destra da bande albanesi combattenti ai nostri ordini, a sinisrra un 'azione sussidiaria di tre battaglioni avrebbe cercato di guadagnare Fieri con sei squadroni di cavalleria, che avrebbero agito passando lungo il cordone litoraneo della laguna di Soli, ed un battaglione che sarebbe sbarcato un poco a sud della foce del Semeni . Il gen. Cadorna non era né entusiasta né persuaso di questa operazione, ma di fronte alle insistenze del comandante del corpo d'·armata si limitò a dire che, non essendo in possesso degli elementi necessari per poter decidere serenamente, lasciava a lui la decisione

<(avvertendo unicamente che l'impresa non dovrà essere tentata se non si abbia forte probabilità di buon successo stop al riguardo osservo che circa diciassette battaglion i di cui V.E. dispone non con-

1 20 L<: truppe 11aliane in Albania ( 1 l) l 4 • 2 0 e 1939 )

feriscono decisa superiorità sui dodici dei nemico» ( l ). L 'azione fu ancora rinviat<l e sostituita da semplici atti tattici loca:li che ci portarono a Cerovoda.

Bisogna pur dire che non si t rattava solo di idee velleitarie del geo . Ferr<::ro. Il geo. Sarrail aveva molri morivi di preoccupazione per la propria estrema sinistra. In effetti, fra le testate del D evoliSkumbi e quella dell'Osum ( a nord di Erseke ) solo pochi el emen ti nostri di sicurezza ed un'esigua linea di sorveglianza francese ad ovest di Korça proteggevano la rotabile troppo da vicino ed in modo assai relativo (schizzo 18 ). I solchi della Tomorica e del Devoli presentavano buone condizioni p er due dire zioni di attacco partenti rispettivamente da Berat e da El basan, località raggiunte dal nord da rotabili e da decauvil!es. Il terreno decisame nte aspro e le comunicazioni malagevoli per l'assenza di rotabili ; la forza del XIX corpo d'armata a .u che presumibi lmcnte poteva consentire una disponibilità di solo tre - quattro battag lioni e, successivamente, un massimo di altri sette - otto cedmi eventualmente dalla vicina 11 · armata tedesca; la incipiente stagione autunnale: tutto rendeva improbabile un'azione in grande stile contro l'ala sinistra di Sarrail. Rimanev a possibile l'ipotesi di un oolpo di mano sul tratto di strada ovc la nostra pt'Otezione era più debole, però il nemico né avrebbe potuto ripromettersi grandi risultati né sperare di rimanere a lungo sul posto. In sostanza , a conti fatti, non sembrava il caso di impegnarsi in avventure di dubbio esito e no n necessarie. T1 30 settembre il geo. Ferrero ebbe un colloquio con il gen. Sarrail e Premetl, nel corso del quale escluse nettamente la ventilata soluzione di impiegare in Albania truppe greche e forze di Essad pascià, chiedendo invece che la 3Y divisione italiana venisse spostata dalla Macedonia a Korça. Essad pascià, giunto a Salonicco nell'agosto 1916, si era dato fin dall' inizio parecchio da fa re per ottenere una parte di protagonista. Non aveva molto seguito: circa cinque o seicento uomini, però il Governo francese gli avev a messo al fianco un min1stro plenipotenziario, M. de Fonrenay , disponendo che il gen. Sarrail lo trattasse con gli onori dovuti ad un comandante d'armata. Ovviamente questi riguardi non potevano non allarmare il Governo i taliano, il quale

{l) Tele 42ì2 G.M data 6 settembre 1917. Il XIX corpo a.u. del gen. Trollmann era articolato in:

- 47• divisione Cgen Weiss- Tihany): H• brigata da montagna e 211• brigata ungherese;

- gruppo gen. von Gerhauser: 20• brigata mont. rinforzata e gruppo volontari albanesi;

- settore cos tiero: gen. von Eckardr;

- piazzn di Scutari : gen. vo n Ro lberitz .

L'occupa:uonc itnfJana dell'Albania 12 l ----------------
x lS:AU)x 62(GE) x \ , \ \ \ B a.nd. e O PROHT! Il DI KO Il 15 agosto CA Schizzo n. 18. l lSXOV U o l'"' "'?1+ · --,, /_/ :t: NA

L'occupazione italiana dell'A /bania meridionale

nell'agosto 1917, in seguito a nodzie riferite dal nostro ministro ad Atene, aveva ritenuto opportuno mettere le mani avanti telegrafando all'ambasciata a Parigi di accertare gli ·intendimenti francesi su Korça:

« ( ... ) se noi siamo disposti a non sollevare per ora la questione della Repubblica di Koritza e della occupazione f rancese di essa, non potremmo restare indifferenti a che i Francesi vi inscdiassero i Greci. Korltza fa parte dell'Albania q uale è stata delimitata a Firenze e quale è stata im plicitamente di nuovo riconosci uta nello spiritO delle decisioni della recente Conferenza di Parigi ( ) l'invio a Koritza di Essad non potrebbe, dato i[ contegno assunto da questi, non apparire che come un atto diretto contro di no i » (l l.

Il piccolo contingente albanese era stato messo in linea nella zona di Pogradec a metà settembre 1917 , per essere impiegato nella valle dello Skumbi.

La questione dello spostamento della 35' divisione italiana all'ala sinistra del dispositivo alleato in Macedonia stava molto a cuore al nostro Comando Supremo. Si sarebbero così rjun.ite tutte le forz e italiane in Balcania sotto unico comando italiano in un ben defini to scacchiere del teatro delle operazioni balcanico e si sarebbe notevolmente semplificato il rifornimento della predetta divisione , utilizzando la strada Santi Quaranta-Korça, anche se questa p resentava talune remore di perco r ribilità - specie di ·inverno - non facilmente eliminabili. Il Governo francese, a dire il vero, il 19 settembre invitò il gen. Sarrail a studiare tale possibil>ità, col vincolo che la dislocazione della 35' divisione non superasse, ad occidente, il.Jago di Prespa. Ma il geo . Sarrail fu di parere contrario e lo disse al gen . Ferrero:

« ( ... ) j'ai nertement conclu en lui disant que Italiens ne pauva.iem aller à ma gauche quand je pouvais maintenir cette gauche avec cles élements d'étapes, quaod les Italiens m'éra.ient nécessaires sur mon front, quand certe gauche était le seui point où éventuellement je pouvais manoeuvrer et faire quelque chose, manoeuvre que je puis seui poursulvre avec !es Français qui écourant mes ordres sont roujours préts à faire face à tomes les nécessités, et ne sont pas hypnotisés par des buts politigues d'après guerre. Il a, je crois, compris » ( 2 ).

ll fatto era che motiv:i militari e politici inducevano i Francesi ad opporsi al provvedimento . Portare la 35' divisione ad ovest del lago di Prespa significava togliere buone truppe da un tratto di fronte delicato senza adeguata sostituzione e , per contro, schierare queste

(l) Cfr. tele 1106 data 19 agosro l 9lì di Sonnino a Cadorna.

(2) Sarrail. op. citata, pag. 276: tele 6927 dara 2 ottobre 1917 al Minisrero de lh Guerra.

l l

truppe in un settore tenuto da unità di cui una pane era di valore infer·iore. Inoltre, consentire alle sole unità italiane l 'occupazione della regione di Korça equivaleva a dare all'Italia piena ed intera libertà d'azione in Albania , col rischio di provocare la suscetribilirà del Governo serbo, di quello greco e di Essad. Il problema si trascinerà ancora a lungo, un po' trascurato a causa dei gravi. avvenimenti sul fronte italiano cd in Russia.

Le dolorose vicende dell'autunno 1917 ebbero poca ripercussione in Albania. Vi furono ripetuti tentativi locali SU'Ila bassa Vojussa, in corrispondenza deJ ponte di Ciflik Idrisit (Feras), ad opera di uni tà d ella 14• brigata da montagna a.u. , e nella valle dell 'Osum da parre di bande , ma senza conseguenze. Anche un'iniziativa del Governo greco di richiamare dal congedo albanesi del sud cadde subito di fronte alle nostre energiche in sede diplomatica.

r 24 Le truppe tt,zfume itJ Albania ( 1914-20 r· 1939) ----

CAPITOLO QCARTO

L'ULTIMO ANNO DI GUERRA

I. La conquista di Berat.

I primi di gennaio 1918 il col. Vitale, nuovo addetto militare ad Atene, segnalava che da Parigi, dove si manifestava un certo al· larme per la possibilità di un'offensiva ausu·iaca in Albania - vi erano giunti rinforzi provcn ienti dal fronte russo, per effetto dell'armistizio di Brest Litowsk -, erano state fatte premure affinché la Grecia procedesse alla mobilitazione della 9e div-isione di Janina ( l ). La divisione doveva, nelle intenzioni francesi, cooperare con il XVI corpo d'armata italiano nell'eventualità del temuto attacco nemico per impedire che questo potesse giungere alla frontiera epirota, il che avrebbe potuto avere pericolose ripercussioni in Grecia. In realtà la missione francese in posto calcolò che detta divisione non potesse essere approntata prima di quattro mesi ( 2 ), ma il valore politico della mossa era tale da meritare un intervento da parte nostra. Il gen. Diaz, chiamato alla carica di Capo di Stato Maggiore dell'Esercito 1'8 novembre 1917, si rivolse dunque al Ministro della Guerra, gen. Alfier-i, rilevando come la eventuale cooperazione di truppe greche con le nostre unità d'Albania era da considerare in senso non favorevole a noi, e soggiungendo:

« ( ) Anche per ciò, ed in attesa dello svolgimento che tale questione potrà avere, riterrei opportuno che si addivenisse al più presto alla sistema· zione definitiva della nostra fronte, spostando la 35' divisione in modo che qualunque successiva conclusione circa truppe greche o altro, si trovi per quanto riguarda sistemazione ital i ana di fronte ad un btto compiuto d inesorabilmente deciso» (3 ).

La voce veniva raccolta anche dal gen. Ferrera, con la precisazione che la 9" divisione greca sarebbe stata destinata al fronte

(l) Stato Maggiore Esercito Francese. Servizio Storico, Les Années fra111;aises dans /a grande guerre (Relazione ufficia le francese) wmo VI Il, vol. II, p::tg. '5';)4.

(2) Fu mobilitata il 15 febbraio, ma non richiamati sino a ll a scconJa metà di mar7o.

(3) F. 7360 data 9 gennaio 1918.

126 Le truppe italtanc in Albania (1914- 20 e 1939) - - ---

di Ktisura, settore indubbiamente debole, per il quale g1a m dicembre si era ipotizzata l'eventualità dell'impiego di unità elleniche a sosregn o della linea. Il quadro deve essere completato dalla recrudescenza della propaganda ellenica contro l'occupazione italiana nell'Albania meridionale , mentre gli Austriaci facevano addirittura spargere la diceria che l'Italia preparava il ritorno del principe di Wied. Voci di nostre crudeltà furono persino portate aHa Camera di Atene e sottolineate a Korça, dove Essad pascià attizzava il fuoco per mezzo di suoi emissari. Peggi.o ancora, improvvisamente veniva data divulgazione del Patto di Londra. cosa che provocò fra gli Albanesi stupore ed ostilità contro di noi, a causa dello stridente contrasto con il proclama di Argirocastro.

E proprio a Korça la situazione stava m odificandosi rapidamente. Poco dopo la conquista di Pogradec, T<:mistocle Germenj, il capobanda che era passato dalla parte francese e che era stato nominato prefetto di polizia della città, veniva arrestato sotto l'imputazione di intesa con il nemico e fucilato ( 12 novembre 1917) ed il suo 1ncarico era stato affidato ad un ufficiale francese. Il l O dicembre la Repubblica di Korça veniva abolita e sostituita col « Kazà autonomo di Korça », di colore ancora albanese ma con larghe concessioni, da parte francese, alla libertà di propaganda panellenica, compresa la riaperrura delle scuole greche chiuse l'anno precedente per ragioni di tranquillità pubblica e per le quali i notabili avevano espresso pa rerc contrario . Il 16 febbraio 1918 anche il Kazà veniva soppresso, il protocollo del l O dicembre 191 6 abroga w ed i l t erritorio posto i n regime di occupazione militare. L'ordinanza emanata dal gen. Salle, comandante del raggruppamento del Maliq, ed intesa a « far regnare la concordia nel Paese , dare nuovo impulso all'amministrazione e far partecipare le popolazioni in mimra più larga ai benefici dell'appoggio dell ' Autorità militare francese >>, si esprimeva in sette articoli:

« JO. li Protocollo del l O dicembre 1916 è abrogato.

« 2°. L'Amministraziom: del territorio attualmente occupato dal Kazà di Koritza è affidata alla Autorità militare francese , rappresentata dal Comandante dd Raggruppamento del Maliq.

<• 3° . Il Comandante dd Raggruppamento del l\laliq è incaricatO:

a. di ordinare tutte le misure d 'amminisml?ione, di finanza e di polizia;

b. di nominare i funzionari;

c. di controllare i serv iz i pubblici.

« 4 r' . Egli è assistito da un Consiglio Consultivo di l 2 membri notabili, metà cristiani e metà mussulmani. nominati da lui. al quale egli può chiedere pareri sulle decisioni da prendere per la buona amministrazione del Paese.

«5°. L'esecuzione delle decisioni del Comandante del territorio è assit.:unua da un ufficiale che porta il titolo di Amministratore delegato, e che- ha la direzione dell'insieme dei servizi. I funzionari di ogni grado, che sono reclutati fra la popolazione del Paese, sono sotto la sua diretta autorità.

« 6°. La giustizia ,·iene secondo le consu etudini locali da giudici indigeni, nominati dal Comandame del territorio.

<< r. Una gendarmeria di polizia, sotto gli ordini dell'AmministratOre delegato, è incaricata di mantenere l'ordine e la sicureZ7:l del Paese».

Gli edifici pubblici dovevano esporre la bandiera francese, le poste albanesi erano sostituire con poste francesi, la «gendarmeria mobile albanese » s.i trasformava in un corpo di volontari al servizio francese. In complesso, il nuovo ordinamento non innovava molto nell'andamento pratico delle cose, ma mentre prima la Francia nei momenti difficili era stata quasi obbligata a riconoscere il carattere albanese della regione, ora, pur non disconoscendolo, faceva mostra di non volersi più occupare degli aspetti politici e delle competizioni di parte. Assumeva, in alrre parole, il ruolo di semplice amministratrice per necessità di vita ai fini delle operazioni militari, e di spettatrice neutrale per il resto.

Il 6 marzo il gen. Fcrrcro si recò a Korça per conferire col generale Guillaumat, successore del geo. Sarrail nel comando delle Armare Alleate d'Oriente {A.A.O.) . Il gen. Guillaumat era giunto ::.t Salonicco il 22 dicembre con direttive ben precise:

« l. Le armate alleate d 'oriente, poste sotto il comando del gen. Guillaumat. assumeranno come retrovie non soltanto Salonicco ma l'intera Grecia;

« 2. Compito delle armate alleate è anzitutto interdire al nemico la con· quisra della Grecia. A tale scopo, esse debbono in primo luogo conservare l'in· tcgrità del territOrio conquistato, dal mare ai laghi albanesi, collegandosi, per quanto possibile, con le truppe italiane della regione di Valona. Poscia, ove fossero costrette a cedere terreno, ]e forze alleate dovranno continuare a sbarrare al nemico gli accessi alla Grecia, specialmente ad est del Pindo, conser· vando, quanto più a lungo possibile, il possesso del campo trincerato di Saloniceo e combinando la loro azione con le forze italiane.; d'Albania;

« 3.

« 4. In previsione dell'entrata in campo dell 'esercito greco. il generale comandante in capo dO\·rà:

- determinare il ruolo assegnato a questa armata , prima nella difensiva e poi nell'offensi\'a;

- definire il :.uo sctrorc d'impiego;

L'ultimo anno di guerra 127

« 5. E ' egualmeme suo compito, per mezzo dì misure cautelative prese d'inres:1 co l gcn. Ferrero o con il Governo greco, assicurare la protezione:: della base navale di Corfù, il cui possesso garantisc"' le noscte comunicazioni attra\'erso l'Adriatico».

Nel colloquio con il gen. Perrero, il gcn. Guillaumat assicurò la propria buona \'olontà ed il proprio clisinteresse politico, ma ravvisò per ragioni logistiche e di situazione miUta1·e sulla fronrc macedone la impossibilità di spostare la 35• divisione. Nell'escludere anche qualsiasi eventualità di contrasto fra la politica francese e gli interessi italiani in Albania, chiese notizie su presunti nostri accordi con Venizelos circa un concordato impiego della 9' divisione ellenica in territorio albanese. Ferrero oppose recisa smentita, significando che la comparsa di truppe greche in AHY<mia meridionale, dopo le rovine c gli eccidi perpetrati nel 1914 avrebbero suscitato ovunque la rivolta delle popolazioni, alle nostre spalle. In seguito alla conversazione il gen. Guillaumat impartì disposizioni al gen. Hcnrys, comandante dell'Armée /rançaise d'Orient (A.F.O.) per la costituzione di una riserva mobile, composta da un btg. chasseurs, dagli spahis marocchini, da un gruppo da montagna, elementi del tabor albanese ed eventualmente un reggimento del .3° gruppo di divisioni. Questa riserva, dislocata con il grosso a Korça, aveva il doppio compito di assicurare il collegamento con il XVI corpo d'armata italiano e di garantire la sinistra dell'Armée française d'Orient. Era previsto anche qualche cosa di più: nel caso di una violenta offensiva austriaca su Valona, la riserva mobile poteva esercitare uno sforzo sul fianco dell'avversario lungo la valle del Devoli, oppure verso sudovest sul tergo austriaco, in concomitanza con un'azione frontale difensiva della 9" divisione greca. L'impiego di quest'ultima veniva perciò ridotto all'ipotesi che il campo trincerato di Valona fosse «caduto o investito tanto strettamente da consentire un movimento di sufficiente ampiez::.a verso l'E piro » (l). Dal canto suo il Consiglio Supremo di guerra - organo interalleato costituito su decisione presa alla Conferenza di Rap allo (5-7 novembre 1917 )accantonò definitivamente la questione della 35" divisione, giacc hé i vantaggi che potevano derivare dal suo spostamento non sembravano sufficienti « per giustificare una decisione da partecipare al Generale comandante in capo delle armate alleate d'oriente, il quale deve restare sempre libero in fatto di schieramento delle truppe ai suoi ordini sul fronte a lui assegnato» (2).

(l) Relazione ufficiale francese, tomo VIII, vol. li, pag. 597.

(2) Ibidem, pag. 599.

128 Le rruppe 1talmne in Albania ( l<)l.l· 20 e 1939)

Il mese successivo , il gen. Bordeau, incaricato della riorganizzazione dell'esercitO greco del quale era stato nomina[o maggior generale. si recò a Valona tentando di fare accogliere la proposta di una cooperazione con la divisione greca, ma onenuto ancora un preciso diniego terminò raccomandando, anche da pane di Venizelos, una più palese cordialità di rapporti nell'interesse di tutti.

La primavera vide profilarsi nuovamente la minaccia austriaca con la ripresa di piccoli scontri locali e col rafforzamento delle posizioni nemiche sulla Malakastra.

Gli Austriaci avevano mutato l'ordinamento delle forze. Il XIX corpo d'armata (gen. Koennen-Horak) adesso aveva in linea la 47" divisione a.u. ed il l/XIX Gruppenkommando, unità al livello di divisione, composta dalla 20• brigata da montagna e da reparti vari. Entrambe le grandi unità disponevano di diversi battaglioni e bande albanesi . Ad oriente era schierata la 11• Armata tedesca (schizzo 19). Fino da gennaio si era manifestata l'intenzione di. preparare e sviluppare un piano offensivo metodico contro Valona. Senonché la situazione logistica si era fatta difficile per l'insulfìcienza dei riforn imenti e la carenza di mezzi di trasporto. Perciò l'esecuzione del disegno fu rimandata all'autunno, iniziandone tutta\ria i preparativi in primavera, cosa che fece attribuire al Comando austriaco intenzioni offensive a scadenza molto più ravvicinata.

Da parte alleata i contatt i fra Valona e Salonicco si fecero frequenti e condussero ad accordi per un'avanzata ne l settore dell'alto Osum, al duplke scopo di ridurre un pronunciato saliente avversario, formatosi per effetto della conquista di Pogradec, e di occupare posizioni che avrebbero notevolmente facilitato un'azione lungo il Devoli sul fianco dello sforzo che gli Austriaci minacciavano su Valana. Al riguardo il gen. Perrero giudicava che le forze nemiche poste a sbarramento delle valli della Tomorica e del Devoli non fossero tali da ostacolare fortemente l'operazione progettata, se questa fosse stata effettuata di sorp r esa ed in contemporaneità di sforzi. Il 3 maggio il col. E xpert -Bczançon, capo di S.M. dell'Armée française d'Orient, si recò il Valona c definì con Io Stato Maggiore del XVI corpo d'aTmata le linee generali dell'azione: gli Traliani avrebbero agito sulla destra dell'Osum ed i Francesi si sarebbero impadroniti dell'Ostrovica (schizzo 20). I combattimenti durarono tre giorni, dal 15 al 18 maggio, trovarono qualche difficoltà ma si conclusero ributtando il nemico oltre il vallone di Cerovoda sulle falde del Tomori ed occupando l ' Ostrovica. Il risultato fu la riduzione della fronte di una quarantina di chilometri. Ormai la strada Santi Quaranta-Korça

L'ult imo anno di guerra 12 9
9· • Albani:l
16 Schizzo n. 19. lA SITUAZIONE IN ALBANIA 15 marzo 1918 \ \ 1r ARMATA TEDESCA RUGA \ OK a iO A - -.Q ' >-1- :_ :;; -' \ J "c.._ _.:-- _:: è'poworc _ lORCI • 0 \ BlliSHll fRANCESE D' ORIENTE f KA SIO RIA ol lHO YI K

era al sicuro. Una seconda operazione, rutta da parte francese, venne compiuta il mese successivo, 10 - 14 giugno, sul Kamia, region e particolannente aspra, e si risolse anch'essa con un ulteriore migliora· mento della situazione tattica.

Nel contempo, però, il gcn. Henrys proponeva al gen. Perrero di studiare insieme un'avan:.r.ara fino allo Skumbi. Il gen. Perrero, che già aveva questo proposito, rinnovò subito al Cùmando Supremo le sue proposte nei confronti dell'obiettivo Fieri - Berat. I morivi che adduceva a sostegno di esse erano tre: adeguare lo schieramento sulla sinistra , giacché la linea della Vojussa risulrava ormai troppo arretrata rispetto al rimanente del fronte; cacciare gli Austriaci dalla Malakastra, posizione fortissima e magnifico osservatorio da cui era possibile addirittura comare le navi che entravano ed uscivano dal porto di Valona; evitare che un'ulteriore spinta francese verso Elbasan aprisse le strade deH'Adriarico ai Greci, ma specialmente ai Serbi. Attendendo il consenso superiore, il gen. Perrero aderì intanto al proposi t o francese di occupare il Giafa Devris sul Tomori, via di accesso alla valle della Tomorica. Il gen. Diaz non fu molto convinto, tanto da rispondere precisando che l'unico compito militare della nostra occupazione in Albania era il manrenimemo del possesso di Valona; che «né per ora né per un tempo di du rata imprevedibile mi sarà possibile inviare costà qualsiasi rinforzo di truppe aut mezzi » (il 15 giugno era cominciata la battaglia del Piave) ; che poteva autor.izzare la cooperazio ne con i Francesi ne i limi ti indicati e con le sole forze disponibili (l).

Ottenuto sia pure con due fermi vincoli il nulla osta per l'azione principale, il gen. Perrero dichiarò al gen. Henrys di esser pronto per la fine del mese. Il disegno operativo dell'A .P .O. prevedeva: in un primo tempo occupazione del m. Bofnia (questione francese ) e del Ciafa Devris (questione italiana); in un secondo tempo raggiungimento della destra del Devoti, a Gramshi (francese) e della linea f. Semeni- Berat - confluenza Tomorica con Devoli (italiana); in un terzo tempo raggiungimento dello Skumbi. Anche il gen. Pranchet d'Espèrey, che 1'8 giugno aveva sostituito i l gen. Guillaumat quale comandante delle Armate Alleate d' Oriente, aveva chiesto il placet a Parigi. Nessuna difficoltà esisteva per il primo tempo del progetto, Ciafa Devris- Bofnia, ma molte ve n'erano per gli sviluppi successivi. Il col. Dosse, Sottocapo di S.M. dell'A.F.O., tornato da Valona ove il 21 si era recato a discutere il p iano ed a prendere accordi con { Il Tele 16733 data 17 t-tiugno 1918.

L'ulTimo
anno di guerm l3l - - - --

AZIONE DEll ' OSTROVICA

\ \
l X V l C . A. lt.a!i,.ne> Schizzo
20. 0 MOSKOPO
(15-18 maggio 1918)
n

il Comando del XVI corpo italiano, riferì che il gen. Ferrero era prontissimo a collaborare pex la parte iniziale, ma per il prosieguo delle operazioni aveva formulato « riserve estremamente nette riguardo il nostro eventuale futuro ingresso in Elbasan >> (1). Ora, il gen. Franchct d'Espèrey reputava possibile che si verificasse l'op· portunità di un'avanzata su Elbasan e su Dibra- Kalkendelen (Tetovo). Però p<:r rendere attuabile questa manovra «bisognerebbe che ad un certo momento le tmppe operanti in questa regione potessero essere rifornite via Duraz::.o ed Elbasan ». Perciò il 27 chiese al Governo francese «fino a che punto dovesse tispettare, all'occorrenza, le esigen::.e italiane in Albania». Clemenceau fu molto esplicito e rispose ( 9 luglio) di conformarsi in Albania « all'atteggiamento di prudenza » già in precedenza raccomandaro e di << non porre ostacoli all 'iniziativa italiana nei territori albanesi occupati dal nemico » .

D'altronde considerava un'offensiva su EJbasan e Dibra- Kalkendelen « eccentrica, ad obiettivo lontano la cui esecuzione si presentava delicata ed i risultati aleatori» (l). A-nche Parigi, come Roma, autorizzava in Albania solo operazioni ad obiettivi limitati. Intanto il gen. Ferrere aveva dato un preavviso ai comandanti dipendenti per l'operazione. Egli intendeva impegnare essenzialmenre col fuoco di artiglieria tutta la parte centrale del fronte e procedere all'attacco per le ali: su Ciafa Giava- Berat sulla destra, e su Fieri sulla sinistra, gravitando con le forze ad oriente. In relazione al preavviso, anche il dispositivo logìstico venne predisposto per l'avanzata. Dopo di che il gen. Ferrere scrisse al Comando Supremo di aver preso accordi con il gen. Henrys per Ciafa Devris e di pronto all ' azione su Berat e Fieri nello spirito delle direttive ricevute (2). L'affermazione di agire nell'ordine di idee di Diaz era piutrosto azzardata, infatt i questi replicò immediatament<.::

« ( ) Per quanto riguarda operazione su Berat et Fieri faccio che tale operazione non est stata da me autorizzata et non rientra nelle dirct· tive fissate con i miei tele 16488 et 16733 direttive che pienamente confermo stop .Ma anche ?Cr quanto riguarda entro limiti da me acconsentiti sono tuttora in atcesa ricevere assicurazione che eventuali operazioni avanzate siano compiute d mantenute senza richiedere nuove forze né nuoYi mezzi stop Gradirò ricevere esplicita comunicazione su qucsro pumo prima che V.E. intraprenda qualsiasi operazione >> ( 3 ).

Il geo. Ferrero rispose assicurando che non gli occorrevano rinforzi di alcun genere per occupare la Malakastra ed il nodo di Ciafa

(l) i{elaziom: ufficial e mmo VIII, , •ol. JIT, pag. 73.

(2) Tde +:31 data 26 giugno 1918.

{3) Tele 18133 data 29 giugno 1918.

L"ulrimo anno di guerra 133

Glava, giacché la siruazione si presentava molto favorevole. Spiegava inoltre che, poiché l'occupazione dei suddetti passi avrebb e provocato con ogni probabilità la ritirata austriaca a nord del Semeni, intendeva spingere qualche colonna leggera a Fieri cd a Berat, che praticamente sarebbero state occupate senza lotta. Ad operazione ultimata avrebbe lasciato oltre Vojussa la brigata Tanaro a Ciafa Giava, qualche distaccamento sulla Malakastra, qualche squadrone sul Se meni e bande e milizie albanes i a Berat (l}. Allora Diaz acconsentì « entro i limi/ i che mi sono stati indicati » ( 2 ). Era il 2 luglio e la battaglia del Piave stava spengendosi con la nostra vittoria. Dopo ulteriori ripetuti accordi con il gen. Henrys ed il superamemo di talune difficoltà, l'attacco fu stabilito per il 6 luglio su Ciafa Devris c per il giorno successivo per Fieri- Berat.

11 quadro di battaglia del XVI corpo d\u·mata a fine giugno era il seguente:

Comandante del corpo d'armata: ten. gen. Ferrero; Capo di Stato Maggiore: col. La Racinc; Comandante dell'aniglieria: magg. gen. Bondi;

- Comandante del genio: col. Giuliano;

38" divisione (magg. gen. Nigra): brigata Savona (magg. gen. Oneto): 15° e 16o fanteria; brigata Verona (brig. gen. Pavia): 85" e 86° fanteria (3); 23" brigata di marcia (4) (magg. gen. Barbiani): 67 ° e 68° fanteria di marcia; 22 o cavalleggeri di Catania; l o e 2 • raggruppamento artiglieria misto; 40° raggruppamento artiglieria d'assedio; unità varie di supporto e servizi; Settore Himara (col. Arista): . 38° fanter ia M.T.; Settore sud (magg. gen. Albertazzi): . l oo bersaglieri; Comando XlX brigata M.T. (magg. gen. Roversi) e reparti dd 36a e 38° rgt. M.T.;

(l) Tele 447 data .30 giugno 1918.

( 2 ) Tele 18615 data 2 luglio 1918.

{.3 l La XX brigata M .T.. dopo un «ringiovanimento., d i quadri e di truppa, il 22 maggio si era trasformata in brigata Verona.

( -1) Giunta il 13 aprile 1918.

1 3 4 Le truf'p<' italiane 111 Albania ( 1914-20 (' T<)J9}

L'ultimo anno di guerra

Truppe Albania meridionale (magg. gen. Rossi): brigata Tanaro (brig. gen. Cerrina): 20Y e 204" fanteria;

I brigata M.T. (magg. geo. Dalmasso) con u·nità varie; 30o cavalleggeri di PaJ.ermo ; 101 o rgt. di marcia; cinque battaglioni Guardia di Finanza;

1• legione albanese;

3° e 4 • raggruppamento artiglieria misto; unità varie di supporto e

L'operazione su Fieri · Bera t inizia il 7 luglio (schizzo 21 ).

Sulla sinistra la colonna del gen . Nigra, con le brigate Verona e Savona, che già nella notte precedente aveva passato la Vojussa, si schiera e raggiunge inosservata ti piede delle col1ine della Malakastra davanti ai trinceramenti austriaci. Alle 4 l'artiglieria e due mo· nitori inglesi dal mare aprono il fuoco sugli obiewivi. Tre quarti d'ora dopo le fanterie lasciano la base di partenza e muovono all'assalto su un fronte di sei chilometri, fra Poiani e Levani, all'estremità occidentale delle colline . Il combattimento s·i impegna subito viv.issimo con il concorso aereo e navale, ma la cavalleria - II gruppo cavalleggeri di Palermo, quattro squadroni cavalleggeri di Catania e lo squadrone sardo - con ampio movimento avvolgente supera sulla sinistra le posizioni nemiche e giunge di sorpresa sul campo di aviazione di Fieri, catturandovi cinque aerei (uno dei quali sta atterrando) e rendendoli inu tilizzabili ed abbattendone uno in volo. Poi in parte prosegue al galoppo verso il Semeni per impadronirsi del ponte di Metali, dove però è respi11ta da i ntenso fuoco di artigiieria e di mitragliatrici; in parte irrompe nell'abitato di Fieri attaccandone i difensori e desistendo solo dopo lotta accanita. A sera le posizioni di Poiani cadono , mentre la cavalleria, non sostenuta , deve ripiegare portando seco numerosi prigionieri. Il giorno seguente tutto il tratto di fronte sul m. Likovun è occupato, ma Fieri è conquistata e superata solo il 9 luglio. Il nemico si ritira oltre il Semeni, facendo s:ùtare 11 ponte di Metali.

Al centro la colonna Rossi, con il grosso della brigata Tanaro, un gruppo di cavalleggeri di Pal.ermo ed uno di Lucca, passata la Vojussa e raggiunta nella notte sul 7 la base di partenza GlavaVocopola (una venti n a di chilometri a nord di T epeleni), con il 10° bersaglieri in secondo scaglione, attacca verso le 4 -le posizioni di Ciafa Glava e Paraboar. L'8 .luglio queste alture cadono ed il nemico

OUll/ZO lA SITUAZIONE IN AlBANIA il 15 giugno 1918 1/19 J .><. 19(AU})<. S ..;> ')( , 5&Slh o 'Ì- : OKRIOA - _- _) :....: ""'\ Aibej 0 LESkOVIk \ F(RAII \ , 1 l """ " \ ) O(lY \. \ O 0 Uli8Hf - \ Sch i zzo n. 21 . USIORIA O

arretra lasciando prigionieri ed abbandonando materiali: ormai la porta per Berat è apertél. Superando il contrasto opposto da formazioni di retroguardia, verso sera il gen. Rossi entra 1n Berat, sede del Comando della 47• divisione a.u. SuHa destra opera il gen. Treboldi con una colonna mista: due battaglioni di Guardia di Finanza, una compagnia mitraglieri eJ una di zappatori, due batterie, la legione della milizia albanese ed alcune bande albanesi, ed infine con il [/ 204° fanteria in riserva. Ha iniziato l'azione alle ore zero del 6 luglio, passando il Cerovoda e ben presto urtando contro forti resistenze alla spalla occidentale del Ciafa Devris. Il concorso francese previsto da Ciafa Bccir non ha luogo perché il distaccamento incaricaro di ciò è stato violentemente contrattaccato e respinto. La lotta dura tenace nella nebbia e sotto Ia pioggia ed alfine 1'8 il Ciafa Devris è occupato.

Il 1O .luglio la temperatura quasi tropicale e le fatiche di quattro giorni di combattimenti inducono ad arrestarsi sulla linea Semeni- Berat - Ciafa Devris. Perdite nostre: ufficiali, 20 morti e 20 feriti; sonufficiali e truppa, 114 morti e 572 feriti; albanesi, 26 morti, 7 3 feriti e l4 dispersi. Catturati 1.500 prigionieri e molto materiale bellico. Nei giorni successivi il gen. Treboldi si spinge lungo l'aspro Tomori facendo altri prigionieri e raggiungendo la confluenza della Tomorica con il Devoli. I Francesi, dal canto loro, si erano fermati a Gramshi (schizzo 22). In sostanza, le operazioni sino al 13 luglio avevano condotto praticamente al termine della seconda fase del disegno operativo del gen. Franchet d'Espèrey, il quale, considerato il successo riportato dal XVI corpo italiano, ritenne possibile passare all'ultima fase: l'avanzata sino allo Skumbi. Non potendo esercitare uno sforzo cospicuo su Elbasan per le difficoltà che sarebbero derivate dall'allungamento eccessivo delle linee di rifornimento, era propenso ad agire lungo i contrafforti che dal Gora Top scendono verso Elbasan, il Mali PolisiL ed il Mali Sparir, in modo da raggiungere la fronte Ohrida- ponte di Hadji Bekjar (est di Elbasan), ove sarebbe srato preso il collegamento con le forze italiane. Di conseguenza inviò a Valona un ufficiale in aereo, latore di una lettera personale per il Comandante del XVI corpo.

Il gen. Fe r rero stava p r ocedendo ad un riordinamento delle sue truppe, attestate al Semen i sino alla confluenza con l'Osum, poi alle alture di Cuhava- Polovin, poi a Ciafa Darz. Ciafa Darz doveva perciò restare posto di estrema destra ed ivi fu fermato il gen. Treboldi, col compito di tenere collegamento a vista con i Francesi, cosa di cui fu data comunicazione al gen. Henrys. Il 12 chiese al

L'ultimo anno di guerra 1 37 ----------------
\_'"\ ( " QUARA Nt A Il TEATRO D'O PERA ZIONI BALCANICO nel luglio 1918 \ \. "') l -.. ' l \ \ \)' ,,. 1<:' 1:3 '" , \ D . \\ 110 GE) - IL y \(' / \ ', l j oKA LIBAk t Schizzo n . 22. UGBJ ' ', '-l \ .. ) SAl OHte'P " -\ c ;zr: r .5 a. 1 • "'/ ·(.f)'" " ......... .:, ', ' \___ ì ,/'...__,L / \ Co_/fo d,· -_ o,;-j3n0= .""" ·,ìScala appr. 1:1.000 000

Comando Supremo un alrro reggimento di cavalleria ed una squadriglia di autoblindo nonché l'autorizzazione a [rasformare Ja 23" brigata di marcia in brigata dell'esercito permanente e rappresentò:

« ( ) situazione attuale ripieghi acrohatici per sfrurtarc al massi simo mezzi logistici allu:Jlmente a mia disposizione nel nu ovo esteso teatro, dove non esistono che nmlattiere ( ... ) » (l).

Lo stesso giorno scrisse che la situazione si presentava eccezionalmente favorevole per la prosecuzione delle operazioni verso nord « ma per questo mi accorrerebbero, come est noto codesto Comando, altri me:::zi ». Considerata la situazione generale.. dunque, aveva disposto affinché sulla linea raggiunta rimanessero i reggimenti di cavalleria (a sinistra) e gli albanesi del gen. Trcboldi (a destra). Le brigate dovevano raccogliersi p1ù indietro, grosso modo sulle posizioni iniziali, lasciando però ciascuna due battaglioni sulla Malakastra e sulle sue propaggini orientali: era, in tal modo, un dispositivo di sei battaglioni schieraro dalla strada per Fieri a quella per Berat. Quando, il 14 luglio, ricevette la proposta del generale Franchet d ' Espèrey dì proseguire l'azione per ricacciare gli Austriaci oltre lo Skumbi col concorso francese, dovette rispondere:

« ( ... ) debbo con mio grande rincrescimento dichiarare come l'impresa non sia possibile dati i mezzi di cui dispongo: non tanto per le forze, che pure sono limitate rispetto alla fronte ed all'operazione; ma essenzialmente perché mi mancano i logistici dei quali ho sfruttato l'estrema elasticità giu nger e al Semeni.

«( i dovendo rivo lgere ogni disponibilità del Paese ad affrontare sulla fronte italica una situazione tuttora grave, il Comando Supremo mi autorizzò all'operazione testé compiuta a sola condizione di non esigere per questo un qualsiasi concorso né presente, né in prossimo a\'\lenire ( ) » t2).

Promise tuttavia di riferire al Comando Supremo, anche senza molte speranze di rinforzi, ed assicurò che avrebbe tenuto oltre Semeni un'occupazione avanzata sulla dorsale del monastero di Ardenica ed avrebbe spinto le bande a'lbanesi sull'nlto Devoli ad occupare Gostima. Inoltre prese atto del riconoscimento oirca l'appartenenza di Elbasan alla zona di influenza italiana. Poi informò il Comando Supremo, concludendo che qualora la situazione generale avesse giustificato il passaggio dal programma min-imo - realizzato ad abundantiam - di mig liorate le condizioni di difesa del campo trincerato, ad altro più vasto, avrebbe avuto assoluto bisogno dì al -

(l) Tele .3906ì d ara l2 lu!llio 1918

(2) F. 482 data 1-1 luglio 1918 - ;t]legaro .3-1

L'ultimo anno di gua·r11 1 39

meno un'altra divis ione provvista di tale do\'izia di supporto logi· stico da consentire di passare dalla dipendenza logisrica di Valona ad altra imperniata su Durazzo:

« ( ... ) qualunque :,ioao che pervenisse soltanto a progresso intermedio esigerebbe mezzi logistici identici, allungando l:l linea di operazione con disagio delle trupp.:, pNlandoci ad una situazione tattica meno fa\·orevole per le ragioni topografiche già dette e per il fatto della maggiore resistenza che il nemico acquisterebbe neiravvicinamenco alle sue basi ( ... ) » (l). Comunque, per soddisfare - come si è dettO - in parte il desiderio espresso dagli alleati, ordinò la prosecuzione dello sforzo da parte del gen. Treboldi lungo il contrafforte del Mali Siloves, a nord di Ciafa Darz. Il provvedimento nelle sue conseguenze ebbe ripercussioni spiacevoli sia nei confronti del Comando Supremo sia tn quelli del Comando A.A.O.

Il gen. Diaz ,j nfarti t·ibadì che la situazione sul Piave era tale da esigere tutto lo sforzo che il Paese poteva dare e

« ( ) di ciò prego V .E. volersi bene rendere conco. tanto più che tali difficoltà furono in tempo segnalate come quelle da tener ben presenti nel programma da S\"olgersi in Albania stop Rinno\'O tale raccomandazione come base assoluta di ogni suo progetto ( ... ) Voglia V.E. considerare in rutto il loro valore la diversità di importanza dci vari teatri di guerra onde contenere le operazioni nei limiti dd realizzabile et considerare altresì i vantaggi rispetto a mezzi et forze che derivano dal notevole accorciamento della sua fronte (. ) » ( 2 ),

e promise di inviare un reggimento di cavalleria « sole truppe eli cui posso disporre » (3). Poi, dopo qualche giorno, riferendosi alle proposte fatte dal gen . Franchet d'Espèrey, ritenne opportuno evitare equi voci:

- gli obiettivi stabiliti per il recente sforzo dovevano essere considerati conseguiti ed ogni ulteriore progresso a nord del Semeni esulava dal nostro compito militare in Albania e quindi dalle forze, proporzionate appunto a tale compito;

- la sistemazione difensiva doveva prevedere: sul Semeni una semplice linea di osservazione; sulle posizioni MalakastraGiava - Paraboar · Ciafa Devris un a linea di dHesa avanza ta; il campo trincerato di Valona costituiva il ridotto per la difesa ad oltranza (4).

( l) F. 485 15 luglio 1918.

(2) Tele 20399 O.G. data 19 luglio 1918.

(3) Si trattava del reggimento cavalleggeri Umberto l, che il 26 luglio.

!4) F. 20692 ùat11 24 lul!Jio 19-18.

Senonché turte queste che in fondo concot-davano perfettamente con la linea di condotta adottata dal gen_ Ferrera e comunicata al gen. Franche t d 'Espèrey, si trovarono superate dagli avvenimenti. L'azione sul Siloves incontrava resistenze impreviste c, mentre i Francesi, avuta notizia di spostamenti di truppe bulgare sul loro fronte, chiaro segno quanto meno di un irrigidimento della difesa, furono d'avviso di sospendere l'azione , il gen. Ferrero non volle tirarsi indietro c, rivolgendosi al geo. de Lobit, comandante del 3° gruppo di divisioni, sottolineava che l 'operazione era stata iniziata su richiesta del geo. IIenrys allo scopo di raggiungere Gostima, sulle pendici settentrionali del Siloves, e tagliare la ritirata agli Austriaci barruri in Val Tomorica. Soggiungeva inoltre:

<< ( .) Data situazione attuale ritengo necessario spinge da a fondo per liberare dal nemico zona a sud dell'arco del Devoti, donde esso porrebbe esercitare continua minaccia contro nostre ali stop pertanto miei ordini a gen. Treboldi sono di continuare energicamente operazione intrupresa fino a raggiungere suddetto scopo stop conro su vostro concorso » ( l).

Di fronte alla segnalazione di difficoltà del terreno, del caldo eccessivo e della resistenza opposta dagli Austriaci, rinnovò «l'ordine categorico imprimere massimo impulso operazioni saliente Devoli sgomberando/o senza ritardo da truppe nemiche». Evidentemente cercava con uno sforzo energico di chiudere la questione, che cominciava a profilarsi più pesante di quanto previsto. Anche sul basso Semeni vi erano scontri: i reparti a nord del corso d'acqua erano aHe prese col nemico al convento di Ardenica. E il risultato della lotta era che truppe retrostanci venivano in tutta fretta avviate verso l'avanti per risolvere b partita. Il 24 il gen. Perrero scriveva al gen. Franchet d'Espèrey riconfermando l'impossibilità di ulteriori sforzi tendenti a raggiungere lo Skumbi e chiedendo uno scambio di idee per il caso che prima o poi si verificassero le auspicate circostanze favorevoli per la ripresa delle operazioni (2).

Purtroppo, malgrado la lotta tenace, non soltanto non si conseguivano risulrati apprezzabili ma il nemico si era ripreso. L'offensiva italiana aveva daro uno scossone tale alla fronte austriaca da

(l) Ferrero a de Lobit. !dc: 39769 data 21 luglio 1918. (2l F. 495 data 24 luglio lql8 - allegato 35

L'ultimo anno d1 guerra L{l
2 L a cont roffensiva austriaca

impensierire il Comando Supremo a.u. Esso temeva sbarchi a Durazzo ed Alessio; dubitava di poter arrestare la spinta sulle posizioni collinose a nord del Semeni e sul Mali Spatit; la flotta non usciva da Canaro temendo uno scontro in condizioni di inferiorità; le truppe erano depresse. Il l O luglio l' I mperatore decise di sostituire il gen. Koennen- Horak, ammalato, con il gen. Pflanzer- Balrin. Questi arrivò in aereo il 13 a Tirana e si rese subito conto delle cause tattiche che avevano condotto alla ritirata: schieramento a cordone, mancata costituzione di riserve, una certa rilassatezza tipica dei fronti statici. Immediatamente, con i primi ordini modifi cò tali inconvenienti e preparò il primo contrattacco, che ebbe luogo il 24 fra Ardenica e Kuci e che condusse alla formazione di una testa di ponte a sud del Semeni. Per cinque giorni infuriarono in quel settore i combattimenti forse più accaniti di tutta la campagna di Albania (l), ma il 29 il gen. Ferrera riconobbe insostenibile il possesso del saliente di Kuci e comunicò al gen. Henrys che per la pressione nemica, nonostante il lungo contrasto e le rilevanti perdi te, non poteva mantenere più a lungo le alture del salien te e che il conseguente ripiegamento su Berat lo costringeva ad arrestare l 'ala destra su Ciafa Darz (schizzo 23 ), con l'estrema destra a Krpica in val Tomorica (2). Ma il gen. Pflanzer- Baltin, avuto notizie degli intendimenti italiani e ricevuti notevoli rinforz i, cercò di sfruttare la situazione vantaggiosa al centro con la tattica di infiltrazione. Il 31 il gen. Perrero telegrafò ancora al gen. Henrys:

« Avanzata nemica in forze contro mio centro a\\'olgendo per valli risa· lenti verso Giava mi costringe ripiegare questa notte stessa su Malakasua stop pertanto con dolore debbo altresì ripiegare la mia estrema destra fino a Kapinova Glumaka stop non restamì altra via di uscita» (3).

Contemporaneamente segnalò gli avvenimenti al Comando Supremo, ammettendo che - ove non avesse potuto reggere facendo perno su Fieri, ed a coprire Berat appoggiandosi. a m. Sinja ed a Ciafa Darz - era orientato a rompere il contatto e ritirarsi per disporsi a difesa sulla Malakastra- Ciafa Giava. Avrebbe tenutO, se e finché possibile, anche Ciafa Darz. Qualora fosse stato costretto ad abbandonare anche quelle posizioni avrebbe avvertito in tempo il Comando 3 o gruppo di di vision .i francesi (4).

(l l Cfr. Relazione u fficiale austriaca, vol. VI I.

(-2) T 40468 data 29 luglio 1918.

(3 J Tele S.I. 502 dara 31 luglio l 918.

{4 ) F. 20692 data 31 luglio 1918.

142 Lt' truppe rtaliane in Albania (I<.Jf4 · :w e 1934l
lA SITUAZIONE IN
HAN lA il 30 luglio 1918 l ( l o IC S l OYII \ " 0 Dilt Ul l O '---._ Sch i zzo n. 23.
Al

I Francesi avevano anch'essi le loro preoccupazioni. Non sapevano dei rinforzi arrivati al XIX corpo austriaco, ma conoscevano il porenziamento della destra bulgara. Il geo. Franchet d'Espèrey invitò dunque il gcn. Henrys a non lasciarsi trascinare verso Elbasan, perché rischiava di esporsi ad un grosso contrattacco. Il comandante dcll'A.F.O. dispose che il gen. de Lobit desse una pausa alle sue operazioni, per lasciare riposare le truppe ed organizzare le linee di comunicazione, e stabilisse una difesa in profondità sulle posizioni raggiunte Era evidente il disaccordo di vedute con il Comando del l'VI corpo italiano. Se questo si lamentò del mancatO concorso su cui contava per l'azione del gen. Trcboldi, l'A.F.O. fu colro quasi di sorpresa dalla notizia del ripiegamemo sino a Ciafa Darz. Al riguardo è da tener presente che in un simile ambiente naturale, ove non esistev<l una linea continua di posizioni bensì una serie di capisaldi più o meno largamente inter vallati, il rapido movimento retrogrado di un reparto poteva provocare una pericolosa soluzione di conlinuità nella difesa di un tratto di fronte, tanto più grave poi se in corrispondenza di un limite di settore. Ciò spiega la comunicazione fatta da Clemencea u, tramite ad d etto militare, al Comando Supremo italiano circa «la situazione delicata nella quale il ripiegamento delle truppe italiane d'Albania ha posto ùzopinatamente l'ala sinistra francese » (l).

D al canto suo, i l gen. Diaz er a intervenuto piurtosro seccamente indirizzando al geo. Fenero un telegramma d.i biasjmo :

«Sono qui pervenuti i telegrammi di V.E 504 et 505 R.P stop Rilevo Ja essi con vero rammarico che azione diretta da V.E. ha assumo proporzioni non assolutamente consone alle precise direttive fissate da questo Comando stop Ho chiaramente confermato a V.E. prima et durante che nessun rinforzo avrei potuto inviare a V.E. et tale condizione avevo posto esplicitamente et ripetutamente prima di :uuorizzare operazione medesima stop Pongo ora ca· tegorico quesilO a V.E. se può con forze attuali ridursi et mantenersi nei precisi limiti più volte tracciati da questO Comando et cioè occupazione Malakasrra- Ciafa Giava con semplice osservazione a nord stop Confermo che forze in patria sono molto inadeguate ai compiti da assolvt:re et non consentono sottrazioni» (2).

(l) Cfr. Relazione ufficiale francese. torno VIII, vol. llL Sulla questione ,·i fu uno scambio di fra Valona c Salonicco che chiuse il breve contrasto. Vds. f. 40929 data 4 agosto del gen Perrero - allegato 36. Inoltre, nel rispondere al Comando Supremo che gli domandava chiarimenti, fer. rero replicò dimostrando di aver avvisato il Comandante A.F.O. con !litta la ccmpesti\•ità concessagli dagli av,·enimenti.

(2) Tele 12531 G M. data 3 agosro 1918.

Le truppe itahant' m Albania ( I9' ·f · 2 0 t' 1939)

Poi aveva fatto conoscere al Governo francese, sempre tramite addetto militare, cbe il gen. Ferrera non aveva ricevuto l'ordine di portarsi così avanti come aveva fatto e che. in caso di controffensiva austriaca, doveva arretrare sulle posizioni Malakastra - Cìafa GiavaCiafa Devris, qui srabilendo il conratto con 'l'A.F.O., e precisato altresì che il XVI corpo d 'armata doveva addirittura retrocedere sino a Valona se fortemente incalzato e che non era assolutamente possibile inviargli rinforzi (1). Mentre gli Alleati tendevano a considerare il XVI corpo come l'ala sinistra delle Armare alleate in Balcania, Diaz, come prima Cadorna, intendeva attenersi al compito inizialmente deciso come principale. Ciò almeno sinché la situazione generale non fosse mutata in modo decisivo.

Tuttavia per effetto delle gravi perdite subite da entrambe le parti - il XIX corpo austriaco aveva perduto circa 6.000 uomini ed il 1.'VI corpo italiano quasi un terzo de gli effettivi., anche e soprattutto per la malaria -- era subentrata una stasi pur se ravvivata da continui scontri locali sui rilievi del Sinja e del Siloves, taiché la linea rimase ancora al Semeni - Berat- Ciafa Darz. In questo quadro il gen. Fer rera manifestò il proposito di conservare Berat. Il generale Diaz volle parlare della cosa con i membri del Governo rinteressati, i quali tutti si dichiararono concordi con il Comando Supremo nell'attribuire agli obiettivi di Berat e di Fieri un valore del tutto secondario in rapporto agli eventi del fronte principale, così da subordinare la di loro even tuale conservazione aHa necessità di non distogliere dall 'Italia truppe, delle quali v'era assoluto bisogno in vista di prevedibili avvenimenti che soli potevano risolvere la guerra. Per tale motivo invitò Ferrera ad attenersi alle direttive ripetutamente inviategli, considerando la linea Malakastra- Ciafa Glava come difesa -avanzata del campo trincerato di Valona e tenendo solo se possibile il terreno antistante con bande e cavalleria. Aggiunse che sarebbe stato grave errore attendere 1'aumento delle forze avversarie per effettuare un movimento retrogrado che sarebbe stato certamente ostacolato. La linea Malakastra- Ciafa Giava, più corta di una trentina di chilometri rispetto alla Vojussa, permetteva una certa economia di forze e quindi la costituzione di un'adeguata riserva, e vi doveva essere esercitata una difesa avanzata fi-nché possibile. Gli diss e anche che avrebbe avvertito il Comando A.A.O. della necessità nella quale il XVI corpo si trovava di evitare di tenere una linea troppo onerosa per le sue disponibilità e di impegnarsi in

L'ultimo anno di g uerra ------------------
1o. - Albania
(l) F. 942 /A data 9 Cfr. Relnione ufficiale fra 11cese, tomo VlTI, vol. UT, allegato 634.

operazioni che non potevano essere alimentate, mentre il suo compito era di difendere Valona. Concluse severamente:

«Voglia pertanto V.E. conformarsi alle istruzioni s tabilite così recisamente da questo Comando e che d'accordo con Governo confermo ancora, onde evit:tre possibili complicazioni qualora il nemico si addensasse. tenendo presente bene che ogni richiesra di forze alla madre Patria rappresenta in questo momento decisivo per noi una soluzione molto grave e t<lle da porsi solo quando V .E. non ne possa fare assolutamente a meno per la difesa del campo trincerato di Valona» (1).

Il gen. Ferrero si rendeva conto delle circostanze, ma ritenne di poter insistere perché non gli sembrava conveniente ripiegare le truppe finché i lavori che stava accelerando sulle posizioni retrostanri della Malakastra non fossero a buon punto. Ed anche perché una ritirata non appariva giust-ificat-a dallo stato di (atto. Tuttavia assicurò che avrebbe dato corso al movimento retrogrado ai primi sintomi di addensamento di truppe austriache (2). E il giorno seguente comunicò al gen. Franchet d'Espèrey la risposta definitiva ricevuta dal Comando Supremo , in relazione alla quale egli avrebbe cercato di mantenere la linea attuale davanti a Berat e Ciafa Darz finché non fosse intervenuta una seria minaccia nemica e finché consentitogli dai mezzi di trasporto disponibili ai fini dei rifornimenti Lo avvisò che ove non gli fosse stato più possibile rimanere sulle posizioni 'in causa senza compromettere il mandato imperativo commessogli dal Comando Supremo, avrebbe sgomberato Fieri, Berat e Ciafa D arz ripiegando sulla destra deli'Osum, con l'estrema destra non oltre Ciafa Glumaka. Nel dichiararsi dolente di tale comunicazione si riservò di segnalare tempestivamenre l'eventuale ripicgamento accennato (3) .

Il mantenimento di Berat però era considerato molto imp<rrtante da Clemenceau, il quale, informato della questione, scrisse ad Orlando facendogli notare che una decisione del genere avrebbe avuto come effetto di obbligare il Comandante dell' A.F.O. a rinforzate la propria sinistra a spese dei preparativi per la dlvisata offensiva generale . Nel pregare Orlando di intervenire per far modificare le direttive impartite dal Comando Supremo al gen. Perrero, prospettava addirittura l'eventual-ità che Berat potesse passare in mano francese:

{ Il Tele personale per ge n. Fcrrero data 10 ago::.ro 1918.

f2J Tele 517 data 12 agosto 1918.

{3) Tele S.I. 518 dma 12 agosto 1918.

t 46 Le truppe ituliant' 111 Albania ( 1914- 20 e HJ39)

«l ... ) J'ajoute qu ' il i t indispensable, pour érayer solidcment la gauche française. de lui faire tenir le massif momagneux du J\lali Siloves, ce qui entrainerait ipso facto l'occupation de Bérat par troupcs françaises. Il semble donc plus avantageux, pour écarter certe évenrualiré, que les troupes italienncs continuent à couvrir la région de Bérar ( ) » (l).

Inoltre si rivolse al Capo di Stato Maggiore Imperiale britannico affinché compisse analogo passo presso il gen. Diaz, per evitare quello che da un lato poteva esse re considerato uno scacco per gli Alleati e dall'altro la perdita del raggiunto miglioramento del fronte albanese Evidentemente il problema era visto dalle parti interessate da punti di vista differenti, ma è innegabile la continuità di pensiero del Comando Supremo italiano nel reputare l'Albania scacchiere -assolutamente secondario e non tale da poter influire, neanche indirettamente, sulla battaglia al fronte italiano . Diaz non modificò il suo convincimento e confermò a Ferrera le dir ettive precedentiper l'ennesima volta - sottolineando che non era possibile prevedere quando sarebbe stata risolta la crisi degli effettivi, comunque certamente non in breve tempo. Perciò lo invitava ad informare la sua condotta alla linea che aveva tracciato d'accordo con il Governo (2). Nel frattempo, fin dal 18 agosto il gen. Pflanzer- Baltin aveva deciso di sferrare l'offensiva, sfondando la linea del Semeni all'altezza di Jagodina e poi dilagando verso est e verso ovest, in modo da conseguire H successo con avvolgimenti anziché con attacchi frontali. Il 22 agosto cominciò l'azione con grande violenza contro lo schermo difensivo italiano ed il giorno seguente il gen. Perrero era costretto ad avvisare Franchet d'Espèrey ed Henrys che le notevoli perdite subite e l'impossibi li tà di contenere l 'urto austriaco, esercitato su tutto il fronte con forze rilevanti e sostenuto da numerosa artiglieria, era costretto a sgo mberare Ber-at ed a ripiegare con la destra a Ciafa Glumaka ( 3). Il 2 4 la sinistra italiana piegava su Fieri. Il 25 Berat veniva abbandonata, mentre l'A.F.O. prendeva per parte propria le misure del caso.

Il 28 le truppe austriache si ar res tavano per aver raggiunto, a loro volta, l'estremo limite dell'avanzata concessa dal. braccio logistico, dalle perdite e dalla resistenza del difensore. La linea tenuta dal XVI corpo italiano era la seguente: pendici settentrionali delia Malakastra - posizioni a nord di Ciafa Glava - Paraboar - Gjeres. A

{l) Relazione ufficiale francese, romo V III \'OL Ili. allcgaro 678 (f. 11.153BS/3 data 16 agosto 1918).

(2) Tele 244ì2 del 22 agosr.o 1918.

(3 l Tele 424.31 data 2.3 agosto 1918.

L'ultimo anno dj guerra

Gjeres (nord-est di Ciafa Glumab) era fissato il contatto con il 3° gruppo di divisioni francesi, che aveva occupato jl retrostante Ciafa Devris (schizzo 24 ).

Il XIX corpo d'armata a.u. assumeva la denominazione di Distaccamento d'armata Albania, anche se constava di due sole divisioni - la 47" su due brigate e la 81• (giiì l/XIX Gruppenkommando) anch'essa su due brigate - ed una brigata autonoma landsrurm, oltre alle truppe nel settore costiero albanese. Stavano per arrivare quattro battaglioni deli'Orient Korps con alcune batterie da campagna ed il gen . Pflanzer - Baltin attendeva ancora la 9• div·isione di cavalleria promessagli. Con questi rinforzi si riprometteva di sferrare l'offensiva decisiva su Valona verso l:a fine di settembre o l 'inizio di ottobre. Non fece in tempo.

La situazione italiana appariva più preoccupante da lontano che da vicino . Parigi e Salonicco erano seriamente inquiete (l). Il Governo francese, colpito sfavorevolmente dalla notizia dell'abbandono di Berat, -aveva incaricato i'l proprio ambasciatore a Roma di premere sul Governo italiano , e quindi sul Comando Supremo, affinché il gen. Perrero fosse « invitato a non cedere il terreno conquistato che in caso di assoluta necessità ( ... ) ed a mantenere il collegamento con la sinistra francese >>. Il gen. Franchet d'Espèrey, pur non giudicando indispensabile lo spostamento di riserve deli'A.A.O. verso il fronte albanese, insistette perché rinforzi italiani ponessero il geo. Perrero in condizioni di difendersi bene sulle posizioni della Malakastra. A dire il vero, la sua preoccupazione non era tanto per Valona, che non reputava veramente minacciata, quanto per il possibile verificarsi di una situazione tale dn influire negativamente sulla grande offensiva che stava progettando in Macedonia. Perciò invitò il gen. Henrys ·a predisporre la sua divisione di viserva per un eventuale intervenro sul fianco sinistro austriaco e considerò per qualche giorno perfino l'ipotesi deU'impiego della 9• divisione greca di Janina, che doveva essere trasportata via mare da Preveza a Salonicco. Ma il fronte albanese si era già stabilizzato e la situazione gradatamente migliorava, anche se durante il mese di settembre i ricoverati in ospedale per malaria salirono dai 13.000 alla ci fra enorme di 19.000. Pur senza drammatizzare il gen . Perrero si trovava in difficoltà .

Particolarmente sensibile era la carenza di informazioni dirette sul nemico che gli stava di fronte. La sua aviazione era praticamente ridotta a zero per avarie di vario tipo al materiale c per la malaria

r 48 Le truPfr italian<' in Albania ( t914 - 20 e 1939)
(oi) Cfr. Rdazione uffici ale francese, tomo VIli. vol. III. pag. 129 c seg.
lEGl MD l lA SITUAZIONE IN AlBANIA 2 fine agosto 1918 190 L IUHA LI K[l Al l9 lU GliO \ PHiol!l l f A . F O. o!RSlKE / \ c;,.UG IIOCAS I RO PE U Il - "-\ MHI SSOPEIR l OElV IMO ) o \... '- )>OHVI NA II - li HlA Al 2& AGOS!O Sch izzo n. 24. US TORIA O

che aveva colpito gli equipaggi. Le notizie ricevute da altre fonti erano contraddittorie. Non poteva escludere la ripresa dell'offensiva avversaria date le voci relative all'afflusso di nuove unità, ed in questa ipotesi intendeva tenere il più a lungo possibile la Malakastra, che però comportava Ja pericolosa presenza alle spalle deloht Vojussa , fìume dai limitati punti di passaggio a mezzo equipaggi da pome che dovevano essere ritirati in caso di piena. Tutto sommato, pensava di poter guadagnare ancora tempo e di poterlo mettere a profitto, pur sentendosi in serio statO di in fatto di materiale di artiglieria, vecchio e logoro.

Il Comando Supremo , vedendo superata la prova del Piave, stava comunque correndo ai ripari. Il 31 agosto era sbarcata la brigata Puglie (71° e n • fanteria) (l), ed il gen. Franchet d'Espèrey , nel dare notizia delle misure cautelative ordinate all'A.F.O., modi apprezzare significato del rinforzo. Il 6 settembre H generale Badoglio, Sottocapo di Stato Maggiore dell'Esercito, comunicava che era stato disposto l'imbarco della 13" divisione (brigate Barletta e Palermo) e di quattro batterie da 149, già radunate a Brindisi. Si e ra giunti ad una concezione difensiva che, per qua nto su bordinatamente al compito principale della conservazione di Valana, considerava rilevante il collegamento con l ' A.F.O. Perciò, mentre il settore occidentale (dal mare al Ciafa Glava) doveva garantire Valona , quello orientale aveva essenzialmente funzione di saldatura con l'ala sinistra del 3° gruppo di divisioni francesi e. di conseguenza, le forze ivi schier are << in caso di difesa manovrata ( ... )avranno linee di movimento eccen tr;cbe rispetto a Valona » (2).

D'altronde, l'importanza di tenere ]e posizioni di Ciafa Giava era evidente anche ai fìni di evitare l'investimento da est e da sud est del campo trincerato. Per inciso, l 'offerta d isponibilità di una divisione francese nel nostro setrore aveva provocato un rimarco da parte del gen. Diaz, il quale aveva rilevato << non senza meraviglia » come il gen. Ferrera avesse indicato e confermato IGisura come località di concentramento, pur sapendo che ciò avrebbe comportato da parte nostra un onere insostenibile, motivo per cui era necessario che la G.U . in questione rimanesse sulla destra dell'Osum , in modo da poter essere alimentata da Korça anziché da Santi Quaran ta (.3). Ad ogni modo, l'afflusso ùi nuove unità e di complementi poneva il XVI corpo su basi assai più salde e perciò il concorso francese non

(l) Con l'ordine specifico di non impiegarla fuori del campo trincerato di Yal ona.

(2 ) Diaz a Perrero tele 1328 data 9 settembre 1918.

0) Diaz a Ferrero. tdc 13448 dara 15 settembre 19>18

150 Le truppe in Albania ( 1914·20 1939)

ebbe più motivo di essere. Alla data del 25 settembre il quadro di battaglia era il seguente:

u

• divisione (magg. gen. Baronis):

brigata Palermo (magg. gen. De Negri): 67° e 68 o fanteria;

brigata Barletta (magg. gen. Carbone ) : 13r e 138" fanteria;

.36' divisione ( ten. gen. Chionetti):

brigata Tanaro (brig. gen. Cerrina): 203° c 204" fanteria; brigata Puglie (brig. gen. Taruffi): 71" e fanteria;

38' divisione ( magg. gen. Nigra):

. brigata Savona (brig. gen. Oneto): 15° e 16 ° fanteria; brigata Verona (col. Vanzetti): 8Y e 86" fanteria;

IX brigata di cavalleria (magg. gen. La nfranco): reggimento cavaJleggeri di Catania; reggimento cavalleggeri di Palerm o; reggimento cavalleggeri Umberto l;

II gruppo squadroni cavalleggeri di Lucca;

IV gruppo squadroni appiedato cavalleggeri Lodi;

19° squadrone sardo;

XXIII brigata di marcia (magg. gen. Badiani): 67', e 68 fanteria di marcia;

- Truppe suppletive di corpo d'armata: 10" bersaglieri;

101 o fanteria di marcia; unità diverse.

Intan t o giunge va a Valona una lettera del comandante delle Armate alleate di O riente, il quale, ricevuta l' 11 settembre l'autorizzazione del Consiglio Supremo di Guerra interalleato all'offensiva balcanica, aveva iniziato l'attacco il 14. Il gen. Franchet d'Espèrey, premesso di aver separato la l P armata tedesca da quella bulgara ed impartito gli ordini per l'avanzata della l n armata serba e dell"A.F.O., con la sinistra in avanti, invitava il gen. Perrero a cooperare procedendo subito verso lo Skumbi o, quanto meno, ad intensificare l'atrività su tutta la fronte del XVI corpo per impc-

L'ultimo anno di guerm ------------------------
3· L ' occ upa zione dell'Albania sett entrio nale.

dire spostamenti di truppe austriache contro rarmata francese di oriente (l). Il gen . Ferreto informò il Comando Supremo che per mancanza di mezzi di trasporto era costretto ad artenerst alla seconda alternativa. Poi soggiLJnse:

« ( ) Qualora Comando Supremo reputi utile mio risoluto concorso per giovarmi situazione.: favorevole potrei procedere fra due o tre settimane riso· lutamente stop Azione svolgerebbesi in primo tempo per le ali stop Da Poiani su Lushnja et Skumbi con una divisione stop Da Giava et Bargllgliasi su Elbasan con altra divisione srop Divisione ultima ìn appoggio ala destra fino Skumbi smp Occorrcrebbcro seguenti mezzi stop Ouocemo camions Fiat 15 rer che ad ultimata potrebbero essere in buona parte restituiti stop Salmeria di 20.000 quadrupedi srop Insieme a quesri mezzi dovr.::bbero intensificarsi trasporti dotazioni rifornimenti et materiale rafforzamento stop Operazione una volta iniziatn dovrebbe svolgersi fino raggiungimento nuova base marittima Durazzo con adeguato concorso a..:ione da mare nell'ultima fase( ... ) Durante prima fase nostra operazione armata francese dovrebbe puntare con forze adeguare da Pogradec et Struga verso ponte Hadji Bekjar stop Dila2ione inizio opera2ione servirebbe altresì attendere migliori condizioni temperatura er .ristabilimento condizioni sanitarie ora preoccupanti ( ) » (2).

Meno di una settimana dopo il gen. Henrys, da Monastir, avvisava il gen. Perrero che le sue truppe avevano occupare Struga e procedevano su Lin ed Elbasan. In effetti egli aveva ricevuto ordine di «iniziare il più presto possibile un'operazione avente per scopo di mettere fuori causa l'armata austriaca d'Albania» (3) e, più precisamente:

« { ) l'operazione comprenderà ùue azioni di$ rime: una effcrtuata dalla flotta italiana contro la base di Dura2zo: l'altra condotta da unità dell'A.F.O ., \·erosimilmente senza l'appoggio del corpo d'armata del gen. Ferrera.

« In ogni caso, l'operazione da svolgere deve rendere a tagliare le comunicazioni dd XIX corpo d'armata austriaco per impedirgli la ritirata verso nord e portare alla sua resa o, quanto meno, al suo investimento in Durazzo ( ... ) » ( 4 ).

La notizia era troppo importante perché non suscitasse allarme. Il gen. Perrero scrisse dunque im m ediatamente al Comando Supremo ed al .Ministero degli Esteri che il nemico sembrava opporre debole resistenza e che esisteva il pericolo che 1 Francesi, avanzando con Serbi e genti di Essad pascià, si spingessero ad ovest di Elbasan tagliandoci la strada e pregiudicando la situazione po-

(l) Relazione uffi ciale francese, tomo VIII, vol. III, ali. 1093 (f. 5167/3 data 22 s<:ttembrc 1918).

(2) Tele 59ì R.P. data 24 setrembre 1918.

(3) Relazione ufficiale francese. tomo VIII. vol. Ili, aU. 1254 (f. 5272/3 data 30 sertembrc 1918!.

(4) Ibidem. ali. 12.55 (f. 527ì/3 data 30 settembre 1918 ).

Le !ruppe ilaluwe m Albania ( 1914 20 e 1939) - - -

li tica italiana in Albania (l). Lo sresso giorno Franchet d 'Espèrey si rivolgeva all'ambasciatore di Francia a Roma, dandogli notizia dell'avvenuto armistizio con la Bulgaria e, nel contempo, prega ndolo di informare il Governo italiano che:

<< ( ) le géneral Ferrero me f.usant connaitre qu il ne peut se porter en avant. camme je ne peux pas laisser des forces autricbiennes importautes Stlr mon flanc gaucbe. je serai obligé d'envisager des opérations très prochaines en Albanie » (2).

Nel pomeriggio, appena ricevuto il messaggio, l'ambasciatore si recò da Sonnino e rappresentò che se il XVI corpo italiano non poreva avanzare verso lo Skumbi e Durazzo, come lo chiedevano Foch e Franchet d'Espèrey, quest'ultimo, per la propria sicurezza sarebbe stato costretto ad agire contro gli Austriaci, in Albania. Immediatamente Sonnino ù1 tervcnne col Presidente del Consiglio e con il gcn. Diaz, al quale scrisse:

{< Per mio como, come ho telegrafaro al Presidente del Consiglio. ritengo una gravissima ianura nostra inazione in Alban1a, la quale inazione può irreparabilmente pregiudicare o annullare sacrifici da noi fatti durante anni di guerra » ( 3).

La situazione appariva in tutta ev.idenza ed urgenza anche al geo . Perrero, cui il nostro ufficiale di collegamento con l'A.A.O., ten. Villari, aveva telegrafato che Franchec d'Espèrey desiderava conoscere:

« ( ) quale azione offensiva codestO Comando imenda svolgere Albania in vista conclusione armistizio con la Bulgaria stop Egli aggiunge che qualora V.E. non ritenga poter attaccare forze austriache egli sarà costretto inviare truppe in Albania via Elbasan ·Durazzo, non potendo proseguire verso nord senza assicurare fianco sinistro ( ... ) » ( 4).

E dava anche un'altra notizia che meritava considerazione: le truppe di Essad pasdà (un battaglione ) disertavano, approfittando del vuoto creatosi fra Austriaci e Bulgari, e si dirigevano verso Elbasan · Tirana. Ferrero decise, allora, di avanzare con parte delle sue forze ( 36a divisione e brigata cavalleria) su Lushnja e Berat · Elbasan, e chiese al Comando Supremo l'autorizzazione a concordare con la Marina il trasporto via mare di truppe a Durazzo o

(l) Tele 45697 data 30 settembre 1918.

(2) Rdazionc ufficiale francese, tomo VIII, vol. III all. 1252 (tele data 30 set· rembre 1918).

(3) Tele 22897/1421/22 data l ottobre 1918.

(4) Tele 2.598 S.I. data 30 settembre 1918.

L'ullrmo anno di gut'rra 1 53

Capo Laghi (grosso modo a metà strada fra lo Skumbi e Durazzo ). ed a chiedere all'A F.O. il suo possibile concorso in automezzi. Anche Sonnino sollecitaya Ferrero: « ( ) Non ho bi sogno di far rilevare a V E. le conseguenze delt'occupaziOile eli territori albanesi da parte di elementi dell'esercito d'oriente. oggi france si et dornani greci et serbi » {l). Il comandante del XVI corpo, che sapeva dell'offensiva alleara in Balcania e dell'inizio del ripiegamcnto austriaco, ma che vedeva davanti a sé mancanza di S'trade pe.r automezzi ed intorno a sé deficienza di salmerie per superare profonde f.ascic montagnose alternantisi a piane .impraticabili per il maltempo, non poté che ribattere di aver già da fine settembre chiesto rinforzi logistici e « con truppe et mezzi ,/i cui dispongo /cirÒ quanto potrò , ma pur con mio vivo dolore mi sarà forse impossibile impedire che francesi, essadici et serbi arrivino prima di noi ad Elbasan et forse anche a Durazzo» (2).

Ma ormai tutto era in mo\'imento . Lo stesso giorno il gen. Badoglio ordinava all' I ntendenza Generale di spedire immediatamente in Albania duecento automezzi, oltre ai centocinquanta già riuniti a Taranto in accoglimento delle precedenti richieste, cosa che superaYa l'intenzione di chiedere -aiuto all'A.F .O.; inoltre il gen. Diaz approvava lo sbarco a Durazzo o Capo Laghi, sbarco al quale, già d'iniziat1va, aveva ·interessato lo Stato Maggiore della Marina . Il 2 ottobre, il gen. Perrero dette il via all'avanzata. Il dispositivo adottato era il seguente: la 9.. brigata cavalleria doveva procedere su tutto il fronte Lushnja - Elbasan, gravitando verso la costa; la 38a divisione, a sinistra, lungo la direttrice Kavaja- Durazzo; la 13• divisione, al centro, doveva muovere su Kuci - Lushnja- Durazzo/Tirana; la 36", sulla destra, doveva puntare su Elbasan e poi dirigersi verso i rilievi ad oriente di Tirana (presso Kraba) In rise rva il 10° bersaglieri e tre ba t taglioni di Guardie di finanza. La progressione doveva essere cadenzata in quatrro tempi , agevolata da uno sbarco di truppe a Durazzo e dalla successiva costituzione di una base logistica in quella località, da rifornirsi via mare. Due erano i problemi da risolvere: arrivare per primi ad Elbasan ed effettuare lo sbarco di almeno una brigata a Durazzo. Entrambi si mostrarono di soluzione molto laboriosa . Dando inizio all'azione della 36" d i visione su Be rat e Ciafa Darz, il gen. Ferrera aveva chiesto al gen. Franche t d'Espèrey di cooperare spingendo tre o quattro battaglioni verso il ponte di Ha-

( l) Tele 22082 da ta 1 ottobre 19t18.

(2 ) Tele 608 data l o ttob re 1918

154 truppe italian e 111 A l bania ( 1914 · 20 e '939 ) -----

dji Bekjar , posto che contava di essere in vista di Elbasan verso il 6. Franchet d'Espèrcy, i cui ordini prevedevano un'azione a fondo in Albania (schizzo 25), d isse al gen. Henrys di rispondere che il limite di Hadji Bekjar adesso non a\'eva più motivo di esistere:

« Considerate dunque le operazioni in Albania ispirandovi solo alle considerazioni militari. Scopo esclusivo è di infliggere possibilmente una disfatta agli Austriaci » (l). Ormai si trattava. infatti, dell'ultimo avversario: dopo l'armistizio con la Bulgaria, il 2 ottobre anche 1'11' armata tedesco-bulgara aveva capitolato. Il gen. Henrys rispose dunque:

« l. Ho ordinato al generale comandante .3n gruppo di divisioni di spingere immediatamente divisione in direzione di Elbasan quanto più lontano glielo consentiranno i suoi mezzi di rifornimento ( ).

« 2. Appena saranno sufficienti, a meno che Voi non mi abbiate supera t o, marcia su Elbasan - Tirana sarà ripresa più rapidamente possibile allo scopo di tagliare comunicazioni 19° corpo et :1ccercbiarlo fra vostre er mie truppe per cos1ringerlo alla resa.

« 3. Un distaccamento serbo sarà domani Dibra per marciare su Tirana et cercare sollevare paese sul tergo austriaci et tagliare loro comunicazioni.

«

4. Nelle circostanze attuali impossibile limitare mia azione a Tladji Bekjar come era stato deciso per aderire \'Ostro desiderio et quando era sufficiente proteggere ad O\'est prevista marcia mie truppe verso nord. Si tratta oggi di distruggere qualsiasi costo J 9° corpo d'armata austriaco che costituirebbe minaccia per armate alleate che nvanzano ogni giorno a grandi passi in Serbia ( ) (2).

Ma i cavalleggeri, seguui dai battaglioni di avanguardia, si erano lanciati senza più pensare -a collegamenti laterali e presi solo dal pensiero di avanzare quanto più rapidamente possibile, e lo stesso Henrvs , avvisato che il 4 orrobre la cavalleria era entrata in Lushnja .e che la 36• divisione sta\'a rapidamente dal Siloves, commentava con il Comando A.A.O . : « ( ... ) in queste condizioni !>operazione da Lin per Elbasan su Durazzo mi sembra perdere importanza» e proponeva, una volta preso contatto con il XVI corpo italiano ad Elbasan, di lasciare sulla sua sinistra solo elementi leggel'i , recuperando cosl la sua 57" divisione (3) . Il gen. Franchet d'Espèrey aderì subito: «Propo ste approvate», rispose (4), poi, saputo che il Devoli era stato superato a sud di Gostima, soggiunse che la presenza di distaccamenti francesi in valle Devoli

(l\ Relazione ufficiale francese, tomo VIII, \'ol. III , ali 129ì (tele 5316/3 clara 2 ottobre 1918).

(2) lbid.:m, ali. 1320 (tele 4039 /3 data 3 ottobn: 1918).

(3) lbido:m, ali. 1358 ( te le 40ì4/3 data 5 ottobre 1918).

t4) Ibidem, al i. 1361 (tele 53.56/3 claut 6 ottobre 1918).

L'ultimo m1110 di gurrra 1 55
Dl SPOSl Tl VO EO l NTENOl MENTl DEl Ct e A.A.O . SU l FRONTE SERBO
.
0 P008011CA 0 NOY I UZH O IIIIIIOY ICA O SE) 0 PJISJIU I<IIICl o Schizzo n. 25 KALKUOHU o o US ICII8 FA) 0 UUS JI R oflOl i U
(ord. 534613 data 5 ott
1918 )

non gl i sembrava piLl necessaria (l). L '8 ottobre, però, il gen. Henrys chiede\·a a Salonicco come comportarsi nel caso in cui i Fran· cesi fossero entrar i in EJbasan per primi: se gli I raliani non volevano continuare su Tirana, era oriemalo a proseguire per proprio conto, in caso contrario si sarebbe ritirato. Non vi fLl motivo di dubbio: alle 14,30 dell'8, due ore prima dei Francesi, Ja brigata Tanaro emra\·a in Elbasan ed iJ gen. Perrero comunicava al Comando A.F.O. che intendeva proseguire su Tirana e Durazzo. Nel frattempo il Consiglio Supremo di Guerra interalleato aveva disposto che le forze .francesi e di altre nazionaHtà arrestassero la loro eventuale marcia su Elbasan - Durazzo ed Alessio e Scutari, dichiarando che « questi territori sono sotto tutti i rapporti riservati alta avanzata delle truppe italiane d'Albania». In relazione a questa decisione, il 10 ottobre il gen. Franchet d'Espèrey emanò nuove direttive, nelle quali sul fronte albanese erano previsti semplice· mente elementi francesi, serbi e greci agli ordini del Comandante dell'A.F.O. (schizzo 26).

Per la prosecuzione verso il nord si rendeva necessario un rimaneggiamento del. dispositivo italiano. Il gen. Ferrero decise di ridurre radicalmente le unità in prima schiera, considerati il maltempo e la stagione avanzata nella quale prima o poi le piogge e l'impraticabilità del terreno sarebbero state le condizion i normali, ed altresì data la penuria estrema di automezzi e quadrupedi:

- la brigata Palermo ( 13" divisione), con salmeric raccolte in tutto il corpo d'armata, doveva puntare su Kavaja- Durazzo;

- la brigata Barletta, con il resto delle truppe e dei servizi della 13a divisione, doveva raggiungere anch'essa Durazzo o per via mare (possibilmente) o per via terra, come meglio avrebbe potuto;

- la brigata Tanaro (36" divisione), con le salmerie della intera divisione, doveva puntare su Tirana- Durazzo.

Tutti gli altri repani sarebbero stati impiegati per il ripristino od il miglioramento delle comunicazioni per via ordinaria o per decauville.

Come st e accennato, era intenzione del Comando Supremo e del gen. Perrero di occupare Durazzo con uno sbarco dal mare. La prima richiesta fatta al Comando Superiore Navale d'Albania concerneva una intera divisione su 14 .500 u., 2.000 quadrupedi,

l L'ultimo anno di guerra 1 57
(l
Relazione
,·ol. Jll , oli. 1.390 ltdc 5385/ 3 data ì
)
l
ufficiale francese. t omo VJII.
ottobre 1918
0 11 IROYJCA -'\) 20[) oPRISIINA CllllRO · oPOOGORICA 1 O C[TJHJI ,.f \ : \:::..:.- '\ i),.., 11 U / 1 l 1 1 0Y b1 MIOU A 10 v E) R ) \ \ o MONAS II R
26.
RETTIFICA Al DISPOSITIVO SUl FRONTf SERBO (ord . 5425 / 3 del Cte A.A.O . dat a lO ott.1918)
Schizzo n .

100 automezzi e 32 pezzi, nonché 2.500 tOnnellate di mtlteriale (10 giornate di viveri e munizioni). Difficoltà di ordine vario prospettate da detto Comando Navale indussero poi a rinunciare alla spedizione ed a limitare il trasporto via mare a rifornimenti ed a piccole unità, dopo che una colonna di cavalleria con otto squadroni di Catania, Umberto 1 , Palermo, Lucca e sardo, seguita da un battaglione deH'86° fanteria. aveva occupato Durazzo ( 14 ottobre). Nel contempo anche la Tanaro era entrata in Tinma (15 ottobre), superando resistenze di retroguardie (schizzo 27). Il 27, all'alba, era raggiunta Ale ss io. il 28 S. Giovanni di Medua, il 3 l Scutari. (città vecchia). Da Scutari un esiguo distaccamento dl cavalleria italiana, con più ufficiali che soldati, si dirigeva su Antivad, Dulcigno e Virpazar, seguito da presso da unhà di fanteria (schizzo 28 ).

Mentre l'avanzata verso l'Albania settenltìonale proseguiva con un'avanguardia sempre più stremata, il Comando Supremo era venuto nella determinazione dl costituire in Albania un Comando Superiore delle Forze Italiane nei Balcani, in grado di regolare la azione di. tutte le truppe dislocate nella penisola ed eventualmente assumerne il comando diretto. I morivi del provvedimento erano parecchi: l'aumento delle truppe in Albania, lo sviluppo e l'impronta assunta dalle operazioni mditari, la necessità di alleggerire il comandante delle unità operanti dalle mansioni -inerenti H possesso dei territori occupati - per i quali Sonnino si preoccupava di evitare qualunque arto che potesse dare alla nostra occupazione carattere coloniale -e l'organizzazione dei servizi di seconda linea. Perciò in data l novembre l'ordinamento delle nostre forze in Balcania era il seguente (schizzo 29):

a Comando Superiore Forze Italiane in Balcania , a Valona:

- Comandante: ten. gen . Piacentinl;

- Capo di S.M.: brig gen. Barbarich;

b. Truppe d'Albania:

(l) XVI corpo d'armata (ten. gen. Ferrera) a Durazzo:

13' divisione ( magg. gen. Baronis ): brigate Palermo e Barletta;

36a divisione ( ten. gen. Chionetri): brigate Tanaro

e Savona;

38" divisione (magg. gen. Nigra): brigate Verona

c Puglie;

Cultimo tJrmo di gut>770 1 59
' lA SITUAZIONE
META
r1 0 PD OGO Rlt A l a.. y .. OJugu (.
A
OTTOBRE 1918
Schizzo n 27.

l ' OCCUPAZIONE DEL TERRITORIO ALBANESE E MONTENEGRINO

ottobre - novembre 1918

t

Schizzo n 28

11. - A lbania
oNOVl BA!A l oXORCl oKALkA HGfllH 0 USXU8

DISlOCAZIONE TRUPPE IN AlBANIA

novembre
Sch i zzo n. 29.
nel
1918

suppo rti vari e servizi di corpo d'armata. Il XVI corpo era dislocato nella cosidetta « .zona avanzata », a nord dello Skumbi. Unica sua unità fuori zona era la 38• divisione;

( 2) Zona di Valona ( magg. gen. Cecchi) a D rashovica: XIX brigata M.T.;

(3) Zona Argirocastro- Berat (magg . gen. Rossi) ad Argirocastro: I brigata M.T.;

( 4) Zona Himara ( col. Arista): tre battaglioni M.T. Le tre Zone erano suddivisioni della cosidetta (< zona arretrata » ed avevano carattere essenzialmente territoriale;

(5) Truppe alle dirette dipendenze del CQmando Superiore:

9• brigar-a cavalleria;

-- 23• brigata di marcia; l 0 ° bersaglieri;

101 ° reggimento di marcia;

16° reparto mitraglieri;

8° gru ppo a:eroplani; supporti di artiglieria oe gemo; servizi d'Intendenza;

c. Tr upp e di Macedonia (1) : 35" divisione (magg. gen. Mombelli) su:

brigata Sicilia (magg gen. Gattuccio): 61° e 62° fanteda;

brigata Cagliari (magg. geo .Freri): 6.3° e 64" fanteria;

brigara Ivrea (magg. geo. Beltramo): 161° e 162° fanteria; supporti vari; unità dei servizi;

d. Truppe di Corfù (magg . gen. Marro): una brigata M.T. ed unità varie.

Con tale ordinamemQ si giungeva all'armistizio del 4 novembre .

(l) Alle dipendenze d'impiego del Comandante A.A.O.

L'ultimo anno di gut'rra -----------------

4· Dopo l'armistizio.

All'atto dell'armistizio, tutto sommato, l'opinione pubbiica albanese ·era in gran parte favorevole all'Italia: da un lato grazie al proclama di Argirocastro che aveva promesso l'unità e l'indipen· denza del Paese, dall'altro perché l'Italia era ritenuta SLJHicientemente forre per consentire il raggiungimemo di tale obiettivo e per proteggerlo, in seguito , dalle mire dei vicini. Del pari favorevoli erano le colonie albanesi all'estero, fra cui quella americana che dopo un momento di spiccata antipatia -e se ne sono viste trae· ce evidenti nelle missioni sanitarie inviate in Albania - aveva mutato atteggiamento, probabilmente per le notizie divulgate negli Stati Uniti da Albanesi del sud, testimoni della nostra opera a vantaggio di quelle popolazioni. Il momento pareva propizio anche per la rea'lizzazione delle speranze albanesi, ed uno dei principali esponenti dell'Albania meridionale, Mufid bey Libohovo, scrisse il 22 ottobre una memoria al gen. Ferrero, nella quale lo pregava di sottoporre all'apprezzamento del Governo l'opportunità di consentire, con tutt a la discrezione voluta dalla situazione internazionale, la costituzione di un governo albanese provvisorio. Tale governo avrebbe consentito agli Albanesi eli presentarsi all'Europa ed all'Ame· rica come una Nazione in grado di essere indipendente; avrebbe lottato contro le mire dei Greci e dei Serbi; avrebbe coordinato e fuso gli sforzi, non tutti compatibi'li con gli interessi nazionali, delle personalità e delle comunità albanesi all'estero. La memoria fu inoltrata alla Consuha e Sonnino, che era ancora in dubbio se dovesse permettere la formazione di un governo del genere, invitò a Roma Mufid bey, il dott. Turtulis (che stava in Svizzera), Turkhan pascià e Mehmet bey Konica, membri del primo governo albanese indi pendente del 1913. In particolare il p rimo, interpellato in meritO a Valona, scrisse:

« ( ) L'essenziale nella questione di Valonn è la sa lvaguardia del prin· cipio dell'integrità rcrriroriale dell'Albania. Un'occupazione militare per tutto il tempo che l'Italia giudicherà necessario di taluni punti strategici nel distre tto di Valona e la creazione di una base navale nel golfo omonimo dovrebbero essere accettate e considerate come la più efficace cd immutabile garanzia per l'esistenza e la sicurezza di un'Albania indipendente. Bisogna soltanto pro:edere in modo da evitare che gli Stati limitrofi chiedano sotto l'una o l'altra forma analoghe garanzie; garanzie che, a causa dell a contiguità territoriale, finirebbero per rn:sformarsi in pure annessioni ed in minaccia comro l'esistenza dell 'Albania ( )>> (1).

( I ) Da un memoriale r.:datto da Mufid bev Libohovo, aUcgato al notiziario 678 datato 25 marzo 1921 dell'Ufficio Informazioni dello S.M R.E.

164 !.e rmrre Italiane 111 Albania (I9f-1·20 e J?n).....;______

Dei convenuti a Roma, Turkhan pascià per il momento rimase in Italia, Turtulis tornò in Svizzera, Mufid bey e Mehmet Konica rientrarono in Albania con il consenso di Sonnino a crearvi un governo provvisorio. Il programma dì Sonnino si delineava adesso con chiarezza: occupare tutta l'Albania del 1913 il più rapidamente possibile per evitare di essere preceduti dai Serbi; costituire subito un governo provvisorio con sede a Scmari, in modo da evidenziare il <'aratrere albanese della città, dopo una prima riunione -ad Argirocastro, allo scopo di indicare la correlazione col proclama del gen . Ferrera; far notificare dal governo albanese H suo insediamento a tutte le Potenze; inviargii immediatamente un rappresentante pleniporenziario italiano. La soluzione degli aspetti militari veniva ravvis-ata nella sol-a vigilanza da parte italiana dei confini t·erritoria.J.i, naturalmente in attesa della costituzione di milizie nazionali e, soprattutto, delle decisioni ultime della Conferenza della Pace . Per Valona il discorso era diverso e piuttosto sfumato: Sonnino pensava non più alla « piena sovranità » del Patto di Londra, né al « diretto e sicuro possesso » del commento ufficiale alla Camera in merito al proclama di Argirocascro, bensì ad una « preminenza militare » non meglio definita, ma che evidentemente non doveva, a suo avviso, intaccare la sovranità albanese (l) . Se il programma era sempl ice nella formulazione , sul piano pratico er-a assai più arduo d a compiere Il ostacolo fu Scutari.

Secondo accordi intercorsi fra i Governi interessati, il possesso ddla città doveva essere garantito da un presidio misto anglofranco - italiano e l'elemento serbo, sia pure come componente del contingente francese, escluso. Forte di tali direttive, comunicategli dal gen. Diaz ( 2 ), il gen. P.iacentini orientò opportunamente il gen. Perrero, cosicché quando Serbi ed Italiani si trovarono di fronte ·non vi furono incertezze . Il .31 ottobre il col. Saibanti, comandante del 68° fanteria, penetrava in Scutari vecchia con un battaglione ed una batteria, dopo aver sloggiato da'l Tarabosb la retroguardia austriaca . Il giorno innanzi un reggimento jugoslavo proveniente da Ipek era entrato nella città nuova, a nord del fiume Drinassa, ed il suo comandante, ten. col. Ristic, che si proclamò solo comandante in loco per diritto di conquista, affermò al gen . Ferrera - sopraggiunto di lì a poco - di aver ricevuto ordini tassativi di occupare Scutari in nome della Serbia, insediandovi un governo politico e mmtare. Ferrera replicò di non riconoscere l'au-

L'ultimo anno di guerra
( l) C. Galli, Diarii e lettere (Tdpoli 1911 · Trieste 1918) , pag 3,13 e seg. ( 2) Tele 14536 G.M . data .28 otrobre 19;18.

italiane in Albania ( '9'-1 - 20 1939)

torità serba non solo in Scutari ma nemmeno nei territOri che Je Potenze alleate avevano riconosciuto come albanesi. Prontamente informato, Sonnino telegrafò a Parigi affinché si provocasse l'intervento del geo. Franche t d'Espl:rey, in relazione agli accordi presi. Infatti il 4 novembre, su ordine del proprio Comando Supremo. il reggimento jugoslavo lasciò Scutari. Il presidio aHeato, 11gli ordini del col. francese D e Fourtou, fu composto dal XXXV battagHone bersaglieri, uno squadrone cavalleggeri di Catania ed una compagnia genio per l'Itaua; dal 58" battaglione chassettrs, uno squadrone chasseurs d' A.friqtte ed una compagnia genio, per la Francia; un solo battaglione per la Gran Bretagna . La decisione era stata assunta dal Consiglio Supremo di Parigi, ma non intendeva affatro anticipare l'eventuale distacco di Scutari dall'Albania o l'intenzione di darle un'amministrazione differente da quella delle altre città albanesi. Si trattava piuttosto di una misura temporanea, dovuta a ragioni militari e di ordine pubblico, che si rlaHaccìava al provvedimento preso nel 1913 e poi superato dagli eventi bellici. A dire il vero, Sonnino intendeva invece dare « alla attuale situazione fisimtomia indipendente dal regime internazionale del 1913, togliendo carattere di ripristino dell ' antico » (l), cioè il regime militare doveva lasciare ogni attribuzione politica ed amministrativa ad esponenti ed organi locali. Ad ogni modo il nostro Ministro degli Esteri stava muovendosi con molta cautela perché un sondaggio compiuto attraverso l'ambasciatore britannico a Roma, Rodd , gli aveva fatto capire che la Gran Bretagna non avrebbe tollerato iniziative ufficiali per l 'Albania finché la Conferenza della Pace non avesse preso le decisioni del caso. Perciò il 14 novembre aveva scritto al gen. Diaz escludendo la nomina di autorità col titolo di prefetto o sottoprefctto nei t erritori albanesi non costituenti retro terra di V alona:

« { ) Si dovranno invt:ce prepone alle amministrazioni funzionari militari o anche civili, ma con solo titolo di commissari o equivalente senza dare impressione amministrazione esplicitamente italiana, perché ciò sarebbe contrario Co nven zione Londra ( ) » ( 2 ).

Ed il 20 precisava ancora che riteneva opportuno differenziare il regime di Valona da quello del rimanente territOrio , al cui proposito - eccezion fatta per Scutari - considerava « preferibile lasciare immutate locali amministrazioni ora esistenti co11 sem p!ice

(l) Sonnino a Piaccnrini, 1cle 65 data 31 gennaio 1919.

{2) Tele 13 data 14 novem bre 1918.

166

commissario italiano » (l). Rinunciando alla costituzione del governo provvisorio, Sonnino ripiegò sulla possibilità di istituire un Consiglio Nazionale Albanese, assemblea consultiva incclricata di esprimere i desiderata alla Conferenza della Pace tramite suoi rappresentanti ed a buon conto i primi di dkembre inviò il ten. col. Lodi con il compito di << risiedere presso i'l Consiglio Nazionale Albanese per serv ire di riservato e non ufficiale nei rapporti di tale organo con le autorità italiane in Albania e nel regno e per mantenere la sua attività entro i limiti convenienti» ( 2 ). Fu dunque con sorpresa ed allarme che giunse la notizia da Scutari del gesto di autorità, compiuto il 24 novembre unilateralmente dal col. De Fourtou, col quale il governo della città era stato affidato a nuovi personaggi filofrancesi. Le conseguenze furono impreviste: il cambiamento di amministrazione provocò infatti estremo malcontento nella popolazione, i cui notabili, fra i quali l'arcivescovo Sereggi ed il principe Bid Doba, si riunirono e palesarono al comandante del presidio italiano di aver intenzione di gettare le basi di un governo provvisorio dell'Albania con Scutari capitale e, passando dall'idea al concreto, dopo brevi cons ultazioni, indissero per il 9 dicembre ad Alessio un'assemblea dei delegati dell'Albania settentrionale e centrale, allo scopo di nominare un governo provvisorio residente a Scutari. Naturalmente, dati i precedenti, il col. De Fourtou nel dar notizia al gen. Piacen{ini mise in evidenza che correva voce che la iniziativa fosse stata promossa dal Governo italiano.

Ora, la creazione di un Co11siglio nazionale o di un'Assemblea nazionale, quale Sonnino era disposto ad agevolare, era un conto, la costituzione di un governo era cosa ben diversa. Sonnino prese, dunque, posizione ed a complemento ddla netta smentita fatta dal gen. Piacentini, scrisse agli ambasciatori a Londra , Parigi e W-ashington di informare i Governi presso i quali erano accreditati: anzitutto che al gen. Piacentini erano state dare istruzioni per impedire la riunione ed in secondo luogo di far conoscere i retroscena, accusando il col. De Fou·rtou di essere venuto meno al principio di non ingerirsi negli affari interni albanesi fino alle decisioni della Conferenza, principio al quale, per converso, le auto rità militari italiane si stavano scrupolosamente attenendo. Ne derivava che le conseguenze eventuali, per gravi che potessero essere, dovevano essere addebirate al provvedimento adottatO arbitrariamente dal De

(l) Tde 1437 dam 20 novembre 1918.

(2) .Ministero Affari Esteri. op. et/ala, V l vo l. I, n. 269.

L't4ltimo anno di guerra 167 - --- - ---

Fourtou (l). Se in un primo momento si era tcmmo che l 'iniziativa fosse spontanea e fomentata da nostri avversari, nel qual caso la riunione doveva essere impedita anche ricorrendo alla forza (2), ad un successivo esame apparve chiaro trattarsi di un moto provocato dall'episodio predetto, perciò le direttive per Piaccntini intesero evitare che il movimento -iniziato tumu·ltuosamente per ragioni locali assumesse un aspetto particolarista o separ:ltista pregiudizievole per la causa albanese nonché sfuggisse al nosuo controllo:

« ( ) V .S. vorrà informare colonnello Lodi perché agendo con la mas· sima e prudenza suggerisca a notabili albanesi che sono con lui di adoprarsi d'urgenza per mutare il carattere di questa spontanea manifestazione attraendola e confondendola nella iniziativa di Durazzo. Per tale modo, creazione Consiglio Nazionale Albanese apparirà come opera mo derazione menrre per colpa colonnello De Fourtou movimento minacciava risolversi in senso contrario alle direttive tracciate dalle Grandi Potenze( )» (3).

La riunione di Alessio, alla quale parteciparono un centinaio di delegati sotto la presidenza di Bid Doba, ebbe ovviamente luogo in un'atmosfera piuttosto eccitata. In seguito ai consigli di moderazione del ten. col. Lodi - ed all'avviso che non sarebbe stato possibile tollerare alcuna forma di manifestazione contro nostri alleati - le conclusioni riguardarono l'affermazione che Scutari, prima città dell'Albania settentrionale e baluardo di frontiera, faceva parte integrante dell'Albania e che il regime speciale alleato riguardava la sola città e non il Circondario, motivo per cui in Scurari dovevano funzionare in piena libertà tutti gli uffici della prefettura per il territorio di giurisdizione. Mufid bey e Mehmet Konica, appoggiatissimi dal movimento indipendentista, avevano mostrato di accettare la matcia 1ndietro di Sonnino e di accontentarsi di formare un Consiglio nnionale; ma in ·realtà erano determinati a proseguire nei loro sforzi costituendo un vero governo provvisorio, anche a dispetto della presenza italiana - pur comprendendo bene che l'unico appoggio politico poceva venire solo dall 'Italia - nella speranza che nel giro di cinque o sei mesi la Conferenza della Pace avrebbe risolto la questione albanese. Pertanto l'Assemblea Nazionale di Durazzo, riunitasi il 25 dicembre con i delegati di tutte le provincie, meno Valona c guelle sotto controllo serbo e francese, non esit() a procedere alla costituzione di un governo provvisorio, presit:!duto da Turkhan pascià c del quale

{1) l\finis1ero Affari Esteri. op. citata, VI serie, \·ol. T. n. 492.

(2) Sonnino a Piaccnrini, [ele 1599 da[a 7 dicembre 1918.

(J) Sonnino a Piacentini. tele 1607 data 8 dicembre 1918

168 Le truppe italiane in Albanm ( 191.4- ::w e '9J<j)

una parte dei membri doveva formare la delegazione da inviare a Parigi. L'avvenimento, segnalato subito dal gen. Piacentini a Sonnino con richiesta d1 istruzioni, provocò necessariamente una puntualizzazione da parte del nostro Ministro degli Esteri:

<< In attesa di conoscere come si sia svolta la di scussione dell'Assemblea dci notabili ;llbanesi, c come sia gi1.mta alla costituzione di un Governo prO\'· ,·isorio, contrariamente alle nostre pre,·isioni, La prego di voler notificare sen· za ritardo all'Assemblea stessa che il R. GO\·erno la previene che il definitivo assetto politico dell 'Albania formerà oggetto delle deliberazioni del congresso della pace e che ho fiducia che l'Assemblea nulla vorrà fare che possa pregiudicare le deliberazioJlÌ stesse.

« Ciò premesso, e rise rvandomi di prendere in esame i rapporti di fatto e di diritto fra le aurorirà militari occupanti ed il nuovo o rgano costituilO { ) Ella vorrà pure far conoscere all'Assemblea che il R. Governo le riconosce fin d'ora il diritto di rendersi l'inrerprt:tc delle aspirazioni nazionali.

« La comunicazione di cui sopra dovrà essere fatta in forma tale da non urtare la dei notabili riuniti a Durazzo. Accortamente si dO\·rà far loro comprendere che la costiruzione del Governo provvisorio, che giunge senza prep11rozione alcuna e con l'a ppnrenza di un colpo di tesm , non manche· rà di suscitare sospetti e fors'anche opposizione da parte delle Potenze» ( 1).

Dopo di che, Sonnino provvide ad impartire istruzioni agli ambasciatori italìani a Londr a ed a Parigi, affinché informassero gli Alleati. Dal canto loro i membri del Governo provvisorio, vemiti a conoscenza della sorpresa e del malumore del nostro Ministro degli Esteri , decisero d i inviare due loro rappresentanti a Roma per fornire le spiegazioni del caso. Dissero di non poter cambiare, evi· dentemente, le decisioni dell'Assemblea , però tennero a dichiarare di essere decisi a non creare in alcun modo imbarazzi al Governo italiano ed al Comando di Valona. E che il Governo provvisorio fosse 'a noi favorevole appare chiaramente dal programma redatto il 24 gennaio 1919. Esso infatti, pur senza fare concessioni terri· toriali di alcun genere a chicchessia, si proponeva di chiedere l'intervento italiano per riordinare o meglio per organizzare tutto l'apparato amministrativo, finanziario, giudiziario, la gendarmeria e la milizia.

Nel suo pensiero per i confini del 1913, il Ministro degli Esteri era riuscito a puntare i piedi, oltre che per Scutari, anche per il mezzogiorno dell'Albania. Qui i punti deboli erano due: il distretto di Korça ed il triangolo epirora. Il primo era tuttora occupato dai Francesi, assai poco propensi a ritirarsi per lasciare il campo agli italiani e, per contro, dispostissimj a cedere il posto ai Greci. Il trian·

L'ultimo ttnno di guerra 1 69 - ------·-- - - ·--
( l) Sonnino a tele 1746 data 29 dice mbre 1918.

gola epirota. Arinista - Kalibaki- MelissopeLra, era stato occupato nel 1917 e non più lasciato. Sin dalla firma dell'armistizio lo Stato !VIaggiare greco aveva fatto passi sul piano diplomatico affinché il Governo italiano consentisse lo sgombero della zona, essendo cessata la necessità militare che ne aveva consigliato l'occupazione. Su esplicito quesito postogli da Sonnino, il gen. Piacentini aveva espresso l'opportunità che ]'occupazione nostra persistesse «quale garanzia indispensabile sviluppo comunicazioni fra Santi Quaranta. Florina e Salonicco. T aie libertà e simrezza verrebbero evidentemente menomate qualora triangolo suddetto passasse sotto controllo politico et militare ellenico » (l). Sonnino accertò volentieri il parere negativo e rispose al ministro italiano ad Atene, Avezzana, in modo da allargare il quadro:

<< Occupazione ttilmgolo epirota deve essere mantenuta per considera;doni militari c cioè per conservare sicurezza collegamenti , sicurezza rifornimenti tanto militari che civili rra truppe italiane e popolazioni albanesi situate regioni che non hanno altra comunicazione stradale che quella che passa per triangolo albanese e la via Santi Quaranta· Korça, la quale per quanto nella maggior parte del tragitto si trovi a nord del co nfine di firenze è in pnrrc situata nel territorio attribuito alla Grecia>> (2).

Ed anzi confermò le direttive date dal gen. Badoglio al gen. Piacent·ini di prevedere l'occupazione di Korça, nell'ipotesi attendibile della partenza delle tr uppe francesi, ed il rinforzo dell'occupazione del triangolo cpirota (3). Poco dopo l'ambasciatore di Francia a Roma rappresentò che la 9 3 divisione greca doveva rientrare da Florina a Janina, sua sede normale e chiese che l 'unità potesse fruire della rotabile Korça · Leskovik, altrimenti avrebbe dovuto imbarcarsi a Salonicco per Preveza. Il Sottosegretar io agli Esteri, Borsarelli, replicò subito che il transito della divisione avrebbe ri· chiesto molto tempo c che, mentre a Parigi la Grecia avrebbe rimesso in discussione la questione dell'Albania meridiona:le , le sue truppe si sarebbero trovate su buona parte dei territori contesra ti, compresa Korça che i Francesi potevano sgomberare rapidamente e che quindi sarebbe automaticamente passata in mani greche. Comunque volle sentire anche il parere del comandante d elle Truppe d'Albania (4) . Il gen. Piacentini condivise l'obiezione e sottolineò che, in ogni caso, consentendo il transito delle trupp e elleniche per il territorio in oggetto, il fatto sarebbe Stato sicuramente

{l) Tele 134 op. data 12 novembre 1918.

t 2) Mini5tcro Affari J:srcri, op. citato, VI serie. vol. I, n. 236.

(3 ) Ibidem, n. 666.

(4) Ibidem, n. 851.

1 70 Le tntppt italiane in Albania (I? r.;- 20 e 1939)

sfruttato dalla stampa greca per far credere che la Grecia era ormai rientrata in possesso del triangolo. Di conseguenza espresse parere decisamente sfavorevole (l) e la cosa cadde. La questione doveva essere risolta dall'accordo Tirtoni- Venizclos nell'ottobre seguente.

Un altro spinoso problema era rappresentato da Essad pascià, il quale i primi di novembre 1918 era giunto a Salonicco, proveniente dalla FTancia con sosra a Corfù, con la presumibile intenzione di tornare in Albania per recarsi nella regione di Tirana e sollevare il popolo a proprio favore. Sonnino si limitò ad avvisare il Governo di Londra che aveva dato ordine di « impedire con tut!t

; mezzi a Essad pascià penetrare territorio Albania occupato da R.. truppe» (2). Ordine che era stato pienamente compreso dal d estinatario e che ai comandanti di presidio era giunto in termini inequivocabili : « ( ... ) ordino che, ove egli si presenti, sia immediatamente arrestato stop aucorizzo, in caso di sua resistenza, di farlo passare per le armi stop gen. Ferrera ». Essad, in realtà, pur disponendo di qualche carta buona non aveva molre possibilità. Giocava a suo favore lo stato di disorganizzazione e di incertezza in cui si trovava il governo dci territori sgomberati dagli Austriaci, disordine che si riduceva lentamente ma per il momento permaneva sensibile, in quanto -alla fona pubblica austriaca non erano subentrati che pochi uomini improvvisati e mal guidati. La ritirata delle truppe di -Pfla n zer-Baltin in mezzo ad incendi e distruzioni non aveva avuto un contraccolpo solo nelle popolazioni che, dopo qualche giorno di disorientamento c di panico, si dettero al furto ed alle rapine approfittando anche di armi e munizioni abbandonate, bensì pure fila le autorità civili, talune delle quali erano semplicemente fuggite lasciando i loro uffici nell'abbandono. L'arrivo dei Serbi a Tirana e l'approssimarsi dei Francesi ad Elbassan avevano suscitato le più disparate ipotesi ed anche dopo l'istallazione dei nostri presidi le voci, interessate o meno, non erano cessate, chiedendosi gli Albanesi quali altri avvenimenti dovevano verificarsi giacché esistevano .incertezze sulla stabilità dell'appoggio ·ital iano. La stessa persistente presenza di Serbi su tutto l 'arco nord orientale bagnato dal Drin e del Drin nero, e dei Francesi a Korça al1mentava un senso di dubbio che tornava a vantaggio della propaganda essadista. La nostra occupazione a nord della Vojussa si sviluppava essenzialmente lungo una fascia costiera che solo nella parte meridionale (l) Tele

l
Cultimo anno di guerra l j" l
3ì4 data 14 gennaio 1919 (2) Ministero Affari Est.:ri. op. citata, VI serie. vol. I , n. 12.

Le truppe italiane in Albania ( r 914- 20 e 1950)

aveva un'ampiezza di una sessantina di chilometri, raggiungendo Berat ed Elbasan. In sostanza, quasi una metà dell 'Albania della convenzione di Londra restava esclusa dalla nostra occupazione. I cen tri di Obrida , Dibra, Prizren , Di akova costituivano per l Serbi orrime basi per le regioni albanesi limitrofe che da essi d1pcndevano. La presenza serba in territorio albanese non era argomento sul quale si poteva sorvolare. P er inciso, in una lette ra dell '8 agosto 1919, Ti troni scriveva a Nitti toccando i vari aspetti della qLJestione, e si espri mev a al riguardo in questi termini:

<<L' occupazione serba di territori compresi nei confini del 1913 è inconveniente grave d e rivato d;llla len tezz a ddlc nostre truppe al momento della ritirata austriaca. Il Comando d i Valona, sebbe ne sollecitato , non seppe valersi della facoltà ottenuta in otrobre a Versaillcs di riservare alle sole truppe italiane l'occupazione dell'intera Albania meno Scmari. Creatosi il fatto compiuto, si è cercato di rimediar vi con pratiche diplomatiche il Governo francese ma, finora , senza ril>ultato. Recentemente sono riuscito ad interessare il Governo inglese it quale ha fatto passi presso la Delegazione serba in Parigi nel senso da noi desid erato ( ... l » (l).

Ora, tale modo eli prospettare il fatto appare quanto meno discut·ibile. Affermare che il Comando Superiore di Valona, sebbene sollecitato, non avesse saputo sfru ttare la si tuazione equivale a sostenere che avrehbe potuto, vale a dire che alla marcata insufficienza di me-LZi di trasporto si può efficacemente supplire con la buona volontà . Il che , in logistica , è tutto da dimostrare. Essad, dunque, trovava il suo punto di appogg io naturale, Dibrano-alto Mathi , libero ed a sua completa disposizione (come nel 1914, quando proprio di là giunse a Durazzo con cinquemila armati) . Perciò l'attiva presenza in vasti territori di armati di Essad , rientrati a g ruppi dalle linee francesi, lasciava campo ai fautori del pascià di conquistare aderen t i senza alcun contrasto di idee e con la minaccia di rappresaglia nei confronti degl·i avversari. Però Essad aveva -contro di sé i na zionalisti e tutta quella parte d'Albania che ben conosceva le sue ambizioni ed i suoi compromessi con la Serbia. Oltre a ciò v'erano i suoi nemici personali per interesse o p er motivi di vendetta (2l. Per giu nta , anche presso i Francesi, che pure avevano manifestato per lui qualche consideraz ione, era piut·tosto esau torato dopo la diserzione del suo battaglione di volontari. In

(l) Riport:ltO da P. Pastore Ili , o p. cita la, par,. l 4ì.

(2\ Uno dei più potenti e pericolosi sn·ersari di Essad , in quanto nazionalista e nemi co personale e proprio perché anche lui del .\!athi , t:ra Ahn1cd bey Ma rhi o Zogolli, che su l finire del 19 18 .:ra a Vicnna.

I; 2
- -
-
:t ;: • -'·

definitiva il personaggio poteva nvere un suo ruolo, almeno nell'Albania centrale, specialmente se appoggiato da Potenze estere. Come si è accennato, per ic mutate esigenze di occupazione le nostre truppe si stavano sparpagliando in un territorio p.iù vasro delle loro possibilità di controllo. Alcune unità erano andate in Dalmazia e perciò erano passate sotto altre dipendenze, il Comando della 38" divisione era partito il 4 gennaio 1919 per la Tripolitania, l a brigata Barletta aveva acquisito carattere autonomo data la sua dislocazione a Cattaro. Perciò il Comando Superiore Forze Italiane nei Balcani provvide ad un riordinamento del XVI corpo d'armata, in base al concetto di avere una divisione organica, convenientemente modificata, sia al nord sia al sud dello Skurnbi , ed ovviamente annuJlando la distinzione fra zona avanzata e zona arretrata. Si ebbe dunque dal marzo 1919:

36• divisione (magg. gen. Ga rruccio) a sud, con: brigata Puglie; brigata Verona; due raggruppamenti misti artiglieria; unità varie di supporto e dei servizi;

13• divisione (magg. gcn. Raimondo ) a no rd , con: brigata Tanaro; brigata Palermo; un raggruppamento ar tiglieria da campagna ed uno misto; unità varie di supporto e servizi.

Poco dopo la 35' divisione in Macedonia rornava ad essere del tutto indipendente da Valona, per cui d al l o aprile il Comando Superiore assunse la denominazione di Comando Truppe Albania. Il riassetto dei reparti era senza dubbio opportuno, ma non fu sufficienre a fronteggiare una situazione di crescente disagio che durante il 1919 venne a svilupparsi per un insieme di cause, qual i congedamenti, rimpatri, ricoveri in ospedale, sparpagliamento delle unità per ragioni di vita e di presidio. La riduzione della forza prc· sente neUe unità non era compensata dall'arrivo di nuove truppe, quali il VI raggruppamento alpini ( magg. gen. Freri ), su due gruppi a livello reggimentale - il II con i btg. Saluzzo, Dronero ed Intra ed il XIV con i btg. Borgo S. Dalmazzo, Fenestrelle e Feltresbarcato in agosto ed assegnato alla 13a divisione e la brigata Udine (magg. gen . .Maggi), giunta in novembre ed anch 'essa assegnata alla 13a divisione, in sostituzione delle brigate Palermo e Tanaro che rimpatriavano. A fine maggio era arrivata anche la brigata Trapani

L'ulrimo anno di g uerra 17 3

(magg . gen. Buelli), entrata a far parte della 36·' divisione ma per pochi mesi, in quanto era tornata in l tali a i primi di settembre. A monte della situazione stava l'incertezza sulla sistemazione definitiva riservata all'Albania e sul preciso inJirizzo cui doveva ispirata l'azione dell'autotità militare ivi residente. Anche i l congedamento della classe 1895 era in discussione, nel settembre, sapendo quali ripercussioni avrebbe avuto su livello di forza dei reparti.

« ( ) debbo far presente aii'E.V. - scrive,·a il gcn. t\lbricci, Minisrro della Guerra , al Presidente del Consiglio - come non sia probabile un risultato così so!leciw, quale occorrerebbe per effettuare, emro brevissimo tempo, quelle notevoli riduzioni delle truppe metropolitane che è indispensabile per affrettare il congedamento della classe 1895 e che, perciò, confermo, non può t!Ssere subordinato alle direttive che conseguiranno dalla nostra situazione poJicico-m ilitare, come ho più innanzi accennato. Senza il che i[ ritiro delle truppe d'Albania, al quale accenna V.E. nella sua 10ì93 del 3 c.m. non sarebbe cffetw;tbile » (l}.

174 Le truppe lfalume m Albania (I9I-1·20
c t<J]Y}
( l)
12982
F.
data 6 settembre 1919.

CAPITOLO QUINTO

IL DOPOGUERRA

1. La situazione poliùco- militare nel 1919.

Al termine della guerra, la questione albanese si trascmo per qualche anno, considerata quasi sempre in un più ampio contesto. Inizialmente fu portata davanti al Consiglio Supremo della Conferenza (l), composto dai rappresentanti delle quattro grandi Potenze (Stati Uniti, Gran Bretagna, Francia ed Italia); poi affidata alla Commissione per gli affari greci ed albanes-i; quindi fu esaminata nel quadro della questione adriatica; inhne, dalla primavera del 1920, acquistò fisionomia nettamente distinta da quella di Fiume. Esula dagli scopi della presente trattazione la disamina dei negozia•ti svoltisi in proposito nel 1919 e nel 1920, tanto più che in altra sede è stata recentemente affrontata in modo organico ed esauriente ( 2 ); tuttavia, al fine di collocare in luce adeguata gli avvenimenti militari in Albani·a in quel periodo, si reputa utile tratteggiare l'andamento della linea politica italiana dal binomio Orlando - Sonnino a quello Nitrì - Tittoni e poi Nitti - Scialoja.

Il 18 gennaio 1919 si apl'Ì la Conferenza della Pace. La delegazione albanese, guidata da Turkhan pascià, presentò subito al Consiglio Supremo un memoriale col quale, premesso di considerarsi rappresentante di uno Stato indipendente per effetto dell a Conferenza di ·Londra del 19 13, precisava le proprie rivendicazioni - probabilmente più a titolo di affermazione di principio che come reali e concrete richieste - e specificava che la frontiera

(l) Organo supremo deliberativo della Conferenza della Pace fu il Consiglio dei Dieci, costituito dal Primo Minimo e dal Ministro degli Esteri di ogni grand.: Potenza: Stati Uniti. Gran Bretagna, Francia, Italia c Giappone. Per rendere più spc· diti i lavori, Wilson invitò Lklyd Georgc, Clemenceau ed Orlando a conversaz ioni dirette, dando così luogo al Consiglio dei Quattro , sciolto nel 1919 (i l 28 giugno) al ritiro della delegazione italiana da Vcrsailles. Fu sostituito dal Comiglio dei Capi delle Delegazioni. I tre successivi Consigli citati furono conosciuti come Consiglio Supremo della Conferenza dellu Pace. ll 22 gennaio 1920 questo fu aboliw. Suben· trò il 26 gennaio la Con/erenw degli amb11sciatori, tenuta a Parigi.

(2 1 Cfr. P. Pastorelli, op. citata.

albanese doveva comprendere tutti i rerritori albanesi incorporati a suo tempo nel Montenegro, nella Serbia e nella Grecia, vale a dire:

- a nord: Virpazar e Podgorica;

- ad est: il Kossovo sino a Pristina, parte del distretto di Uskub (Skoplje), Gosrivar e Dibra;

- a sud: tutto I'Epiro sino al golfo di Arta.

Per amore di precisione il memoriale aggiungeva: <<Tutti i territori situati ad oveJt di questa frontiera costituisc ono l'Albania etnica e storica ( ). Noi non chiediamo nulla che non sia albanese ( ... ). Noi chiediamo di rientrare in pon·esso dei territori albanesi che ci sono stati strappati dal Trattato di Bedù10 e dalla Conferenza di Londra ( ... ) ».

Il documento, unitamente alle rivendicazioni presentate dalle delegazioni montenegrina, serba ·e greca, fu affidato alla Commissione per gli affari greci ed albanesi. Comunque le posizioni delle grandi Potenze si delinearono subito: Francia e Gran Bretagna erano per l 'applicazione dell'art. 7 del Patto di Londra, cioè seguivano la politica della spartizione dell'Albania; gli Stati Unici, prima molto incerti, finirono per adegua rsi sostanzialmente a tale indirizzo, meno per Korça che essi riconoscevano albanese; l'Italia - o meglio Sonnino personalmente - era invece indine a sostenere !'-indipendenza albanese nelle frontiere del 1913, con argomento Valona in sospeso . Formalmente, dunque, erano gli altri Alleati più « a posto », e tanto improntavano la loro azione al rispetto del Patto - mostrandosi correttamente disposti a riconoscere V alona in dominio diretto e l'Albania centrale musulmana in mandato - in quanto così facendo soddisfacevano le ambizioni scrbe e greche e avevano un elemento di più per non attribuire Fiume all'Italia Le trattative portarono ad un irrigidimento delle parti, poi ad una flessione nell'atteggiamento i taliano, infine ad un rinvio della soluzione nell'ambito dell'intero problema adriatico. Però due fatti erano subentrati : la presa di posizione della delegazione albanese, che in una nota r infacciò alla Conferenza di usare l'Albania come merce di scambio per appianare controversie fra altri Stati concludendo con una frase estremamente significativa: « il popolo albanese non potrà riconoscere stipuluzioni che contrastino con l a sua integrità territoriale e la sua ùtdipendenza ed ancor meno vi si sottometterà», e l'indebolimento della posizione italiana per effetto del noto ritiro dei nostri delegati dalla Conferenza.

II 23 giugno dello stesso anno il governo 1\:itti, con Tittoni agli Esteri, sostituì il Orlando. Il nuovo ministro degli

1;6 Le: truppe ital iane i n Albania ( 191-1 20 e 1939 )

Esteri, al quale fu affidato anche l'incarico di presiedere la delegazione jraliana a Vcrsailles, appena giunto a Parigi ricevette un memorandum anglo-francese nel quale veniva duramente contestata la vaDdità dcU'intero Patto di Londra a causa di violazioni attribuite all'Italia, deprecata la spedizione italiana in Asia minore, rivolto l'invito ad un nuovo riesame globale della situazione per trovare una soluzione eh\! Cosse compatibile con gli interessi di tutti. Però se J'Iralia non avesse ritirato le sue truppe dall'Anatolia avrebbe perduto ogni diritto ed appoggio. A parte la sgradevole sorpresa per il durissimo documento - tanto che sul momento Titroni pensò di abbandonare una seconda volta, e definitivamente, la Conferenza - diventò chiaro che la ripresa dei negoziati implicava un contatto con la Grecia, dietro la quale era la Gran Bretagna. Ciò posto, la linea di condotta decisa da Ti troni si basò su due punti fermi: primo, accordo con la Grecia, con ampie concessioni fra cui il Dodecanneso c l'Albania meridionale c ricevcndone in compenso sostegno per il protettorato sull'Albania; secondo, proposta di un compromesso per l'Adriatico consistente nella rinunzia alla Dalmazia contro il protettorato sull'Albania. Di conseguenza, lo spirito con cui fu affrontata la questione a'lbanese divenne quello del dominio diretto, più o meno velato, in netto contrasto con la visione precedente. Era l'abbandono della politica indipendentistica. Ed era un grave errore di sottovalutazione della coscienza politica acquisita dagli Albanesi negli ultimi tre anni.

Il 23 luglio Tittoni e Venizelos firmarono un documento segreto secondo il quale, in particolare:

- l'Italia si impegnava a sostenere le rivendicazioni greche circa l'a1messione dell'Albania meridionale (Epiro del nord) sino all'allineamento Himara- Tepeleni- Klisura -lago di Prespa con Korça alla Grecia (art. 2);

- la Grecia, oltre a cedere in affitto all'Italia per 50 anni una parte del porto di Santi Quaranta, si impegnava ad appoggiare davanti alla Conferenza 11 mandato sullo Stato albanese, la sovranità su Valona ed il territorio reputato dall'Italia necessario alla sua difesa (art . 3 ).

L'infelice accordo - infelice sotto molteplici aspetti - non appena trapelato, sia pur vagamente, in Albania provocò una violenta irritazione nei nostri confronti. Si può bene affermare che esso fu la scintilla dalla quale doveva divampare l'incendio dell'insurrezione contro la presenza italiana, a qualsiasi titolo, nell'anno seguente.

!l
dopoguerra
12. - Albania

Nel giro eli otto mesi, dal novembre 1918 al luglio 1919, l'atteggiamento dei maggiori esponenti delle varie comunità albanesi verso di noi era cambiato notevolmente. Non erano soltanto le notizie amareggiate provenienti da Parigi la causa del mutamento. Come sempre accade, l'occupazione militare pesava ed urtava e suscitava uno spirito di insofferenza crescente. Si aggiunga una certa divergenza di opinioni fra il gen. Piacentini, il comm. Castoldi, esperto della delegazione italiana alla Conferenza della Pace , ed il ren. col. Lodi , fiduciario del Ministero degli Esteri presso il Governo di Durazzo. Mentre gli ultimi due, più a contarto con i personaggi politici e con i maggiorenti albanesi avevano percepito il guastarsi della situazione (della quale conoscevano i retroscena) e l'ostilità montante, :il Comandante delle truppe tendeva a sopravalutare gli effetti dell'opera svolta dai nostri soldati nel mezzogiorno del Paese. Ora, il gen. Piacentini vedeva e sapeva quanto era apprezzato quello che aveva fatto il suo predecessore, il geo. Ferrere, però, almeno per il momento, non comprese che tutto passava in seconda linea per chi voleva l'indipendenza. A parte ciò, poiché gli aspetti politico-amministrativi non erano nettamente separati da queHi militari, diventava fatale il verificarsi eli errori di tratto e di psicologia nell'una o nell'altra sfera di attività. La mancanza di chiarezza in questa sede, però, trovava la sua origine più in alto. Già Sonnino non aveva potuto riconoscere formalmente il Governo provvisorio - che ancora le altre Potenze ignoravano volutamente -e questo, sul piano loc-ale, aveva impedito di semplificare le cose. Inoltre, col nuovo Governo si verificò un contrasto di vedute anche fra i tre uomini politici interessati, per l'incarico, al problema albanese. Nitti, per la verità, vedeva solo gli aspetti negativi della nostra presenza in Balcania: quelli economici. Tittoni, ministro degli Esteri, considerava l'Albania soltanto per le possibilità che attraverso eli essa esistevano per un accordo intetnazionale suJI.a questione adriatica. Sforza , 'SOttosegretario agli Esteri, si preoccupava invece della situazione interna albanese - in seguito, come vedremo, il suo atteggiamento cambierà e eli molto- e, ricevuto un orientamento piuttosto sommario e vago, decise di convocare a Roma due ministri del Governo provvisorio di Durazzo, Mufid bey Libohova e Fejzi AJizoti, entrambi filoitaliani, ma anche, c specialmente, ferm i nel difendere gli interessi della propria terra. Il 20 agosto fu s<,ttoscritto un accordo transitorio, in attesa cioè delle deliberazioni della Conferenza della Pace, sulla cui base la cosa pubblica in Albania doveva essere retta da tre organi:

178 Ll' trupp<' italiani' in Albania ( 19 14-20 e 1939) _______::_.:....

- ìl Governo provvisorio albanese, con giurisdizione su tutto il territorio occuparo Italiani (meno il campo trincerato di Valona) con poteri esecutivi e giudiziari;

- .il Comando Truppe Albania, con poteri totali nel solo campo trincerato di Valona, delimitato dalla Vojussa sino a Tepeleni e poi, attraverso il Kurvelesh, da una linea che raggiungeva il mare a Himara;

un Alto Commissario civile italiano presso il Governo provvoisorio, dipendente dal Ministero degli Esteri, come consigliere (ma in realtà come controllore).

Inoltre, era prevista la costituzione di una gendarmeria albanese alle dipendenze del Governo provvisorio e di una milizia albanese agli ordini del Comando Tmppe Albania. Turto questo, più o meno, tendeva a realizzare un certo assetto politico locale. Ma altri due punti rivestivano particolare valore e dovevano trovare soluzione: Argirocastro e Valona. Per la prima, i delegati albanesi avevano chiesto l'amministrazione diretta con un prefetto italiano (il Lodi), in modo da essere più tranquilli di fronte alle agitazioni greche; per la seconda un prefetto albanese, quale rappresentante del Governo provvisorio, coadiuvato da un rappresentante dell'Alto Commissario italiano. Di fronte, poi, al diniego nostro, si accontentarono della semplice registrazione del loro desiderio, con la qual cosa ponevano una riserva da utilizzare 1n futuro. I due diplomatici albanesi avevano avuto, in effetti, notizia di un accordo Thtoni-Venizelos, ma non sapevano che l'Italia si era impegnata a favorire la Grecia per la sovranità sulle provincie di Argirocastro e di Korça. Anche se avevano sospetti, vedendo accettare dai colleghi itaLiani il documento si tranquillizzarono. L'approvazione del Governo di Roma, necessaria a rendere operante l'accordo, naturalmente non venne e l'equivoco durò sinché il 27 ,settembre Tittoni non pronunciò alla dei Deputati un discorso in cui, dopo aver riepilogato i termini delle trattative quali erano venute a svilupparsi fra le grandi Potenze, specificò che il controllo sull'Albania serviva da compenSQ alla cessione della Dalmazia alla Jugoslavia e del porto di Fiume alla Lega delle Nazioni. Era così sciolto ogni dubbio su Valona, sul mandato italiano e sugli impegni presi per le frontiere greco-albanesi. La forma usata ed il dare come scontato il « baratto » a spese dell'Albania ferirono a fondo la sensibilità nazionale albanese ed inasprirono il risentimento verso l'Italia. Difficilmente, anche volendolo, sarebbe stato possibile conseguire un risultato così negativo come invece ottenne il discorso

Il dopoguerra t ì9

di Tittoni, a degno corredo della mancata appro\'azione e ad ine\'Ìtabile conseguenza dell'accordo con Venizelos. Jn Albania gli ele menti tuttora favorevoli all'Italia videro il chiaro fallimento della loro politica e la caduta del loro personale prestigio; si creò una corrente eli opposizione, decisamente indipendentista, che basò il proprio programma sulla convinzione che gli Albanesi dovevano soprattutto contare su stessi, imponendo il loro diritto alla piena indipendenza alle Grandi Potenze; la plù o meno larvata insofferenza nei confronti dell ' Itali-a divenne pitl spiccata e si accompagnò ad una aperta diffidenza e sfiducia. Lo sdegno massimo si rifletté in una noLa che la delegazione albanese a Parigi presentò il 9 ottobre alla Conferenza, in cui si dichinrava cbc il popolo albanese non imendeva riconoscere all'Italia il possesso di Valona; non accettava la cessione dell'Albania meridionale alla Grecia; non si riteneva vincolaoo allit realizzazione della linea ferroviaria Valona-Alene (concordata fra Tittoni e Venizelos ); ed infine «noi/ si sarebbe mai sottomesso all'umiliazione di un mandato co;z il qr{ale si proponeva di togliergli la sovranità e l'indipendenza già riconosciute nel 1913 ». Anche se le Potenze dertero visibilmente poco ascolto a questa voce, il nuovo capo della delegazione albanese, mons. Bumçi, si sforzò ancora di trovare una soluzione conciliante che evitasse di portare la vertenza fuori dal campo diplomatico . Purtroppo urtò contro il compromesso avanzato da Nitti, sempre poco aggiornato sulla evoluzione dei sentimenti albanesi verso di noi o non molto curante di quello che poteva accadere. Si pensi che proprio in quel periodo gli Albanesi assistevano allo sgombero del triangolo epirora da parte delle nostre truppe ed al conseguente arrivo di quelle elleniche. Infatti, ,in relazione all'accordo, ,il 28 ottobre Tittoni telegrafava da Parigi al Ministero della Guerra:

«Essendo venuta meno necessità difesa mil i tare che nel 1917 rese saria occupazione triangolo fuori confini albanesi di Londr:1 e posto ? in territorio greco ed in pari tempo essendosi determinata una diversa situazione politica con Governo greco, è necessario disporre lo sgombero del triangolo la cui occupazione non può oggi essere se mai giustificata che da motivi non essenziali, che renderebbe vani gli sforzi per una cordialità di rapponi con la Grecia stop

«Prego pertanro V. E. perché Comando Albania prenda l'iniziativa necessaria con generale greco Orfanidis per rispettive ? stop Poiché contemporaneamente R. Legazione Atene si assicurerà che a nostre truppe siano garantiti passaggi sulla stmda Santi Quaranta - Coritza sarà possibile rifornimento dci presidi di Liaskoviki e Perati nonché vigilanza regione Coritza, motivi che costituivano principali obiezioni indicatcmi da Comando Supremo con sua nota lO ottobre n . 3422 stop

180 Le truppe itaha!Je in Albania (1914·20 <' [(}39)

«Comando Supremo obiettava nnche che o meno strada Santi Quaranta - CoritZil dovrà subordinarsi sistemazione Albanitt meridionale ma la questione non può essere presa in esame essendo già stata decisa a Londra nel 1913 né ritenendosi oggi possibile migliorare rali decisioni a fa\'Ore Albania <...) stop «Converrà che Comando Valona nell'attuare sgombero si adopri con ogni suo mezzo per evitare che neUa popolazione albanese possa sorgere il ti· more che esso prduda ad occupazione greca dei territOri albanesi di Argiro castro e Coritza stop Su queste due provincie nessuna decisione potrà essere presa che daUa Conferenza della Pace ( ... ) » (l).

11 13 novembre si incontravano a Doliana il gen. Riveri, Ispettore della souozona di i\.rgirocastro, ed il gen. Orfanidis, comandante de1l'8• divisione greca, c firmavano la convenzione per lo sgombero del triangolo da pane italiana.

Lo spirito del1e popolazioni dell'Albania meridionale stava radicalmente mutando. La celebrazione dell'anniversario della proclamazione dell'indipendenza fatta il 28 noyembre a Valona mostrò senza ombra di dubbio che lo stato d'animo nei confronti degli Italiani non era certo di gratitudine. Le voci, continuamente ripetute dalla stampa italiana, che Valona sarebbe stata stabilmente occupata dall'Jtalia avevano risvegliato il nazionalismo albanese sia in Valona sia nei distretti di Tepeleni e del Kurvelesh. A tenere acceso e far trasmodare in eccessi verbali siffatto nazionalismo concorrevano potentemente i sobillamenti del Governo provvisorio, quelli provenienti dall 'America, dalla Svizzera, da Parigi e da Scutari. Tutto ciò produceva un'ostilità latente, astiosa, specialmente contro il Comando militare italiano, accusato di essere l'ostacolo maggiore all'integrità ed all'indipendenza dell'Albania. Conseguentemente, per timore dei più scalmanati - come sempre avvienela massa della popolazione, già così espansiva con noi, si mostrava fredda e riservata. Nella provincia di Argirocastro le cose apparivano differenti a causa della Grecia. La popolazione della provincia era per metà musulmana e per metà ortodossa. L'elemento musulmano aveva interpretato l'accordo italo-greco, di cui però nessuno conosceva il contenuto, nel senso che l'intera zona sarebbe stata data alla Grecia. Notizie continue provenienti da Parigi e da Roma confermavano tale interpretazione. I bey, che guidavano lo elemento musulmano, erano innegabilmente costernati e mantenevano un'agitazione \'ivissima nelle masse popolari con c.ontinue riunioni, col fornire armi e munizioni e col registrati gli uomini delle bande che dovevano insorgere contro i Greci non appena questi

Il dopoguerra T 8 T
(l)
Tele 1462 dara 28 ottobre 1919 .

avessero messo piede sul suolo albanese. Tal une di queste bande - decisamente bande di briganti - erano già costituite ed csct· citavano la loro azione contro i connazionali ortodossi, accusandoli di connivenza con i Greci. I bey soffiavano suJ fuoco ma chiedevano agli Italiani di restare per g uardare la frontiera e di non abbandonarli come avevamo fatto nella Ciamuria nel 1917. L'elemenro ortodosso, pacifico, laborioso, meno ricco di quello musulmano, ovviamente avrebbe visto di buon occhio l'arrivo dei Greci, ma soprattutto chiedeva la presenza italiana paventando il predominio musulmano. Anche il Governo provvisorio premeva, e attraverso la delegazione a Parigi e direttamente a Roma, per il passaggio della provincia di Argirocastro sotto la propria giurisdizione. A P <lrigi la delegazione albanese era divisa, com'era da attendersi, in più gruppi: taluni, fra i quali emergevano Turkhan pascià e mon· signor Bumçi, erano di tendenze italofile: altri, quali il gruppo proveniente da Costantinopoli e ispirato dai Giovani Turchi, il dottor Turtulis, Midhat Frashcri (giunto dalla Svizzera) e Medbi bey Fra sheri, erano apertamente italofobi; Mehmet Konica oscillava fra le due tendenze. Naturalmente però su certi obiettivi esisteva piena concordanza. Così, la delegazione informò che non esisteva motivo per cui la provincia di Argirocastro non passasse all'amministrazione governativa. Contemporaneamente Mufid bey si era recato a Roma proponendo un prefetto italiano ed un maggiore dei Carabinieri a capo della gendarmeria. L'll dicembre 1919 alfine il gen . Piacentini, su decisione del Governo italiano, concordava con Mufid bey le modalità dell'atto, sulla base di un modus vivendi pochi giorni prima inviato al col. Vincenzi, Alto Commissario presso il Governo provvisorio, inteso a pacificare gli animi, a tranquillizzare gli ortodossi, ad impedire il predominio musulmano, senza intaccare in nulla l'unità e la sovranità dello Stato albanese. Da rilevare che ratto accluso al verbale di passaggio delle consegne amministrative di Argirocasrro sottoscritto il 21 Jicembre fra il conte Capialbi, Segretario per gli Affari Civili d'Albania, per il Comando Truppe, c Mufid bey Libohovo, per il Governo provvisorio , fa esplicito ripetuto riferimento all'« accordo stipulato il 20 agosto 1919 a Roma fra i rappresentanti del Regio l\.Iinistero degli Affari Esteri e quelli del Governo Provvisorio Albanese >> (non approvato a suo tempo dal Governo italiano). Non si può certo sostenere che esistesse molta chiarezza nei rapporti ha Roma e Durazzo.

l n conclusione, la sintazi.onc dell'Albania meridionale non era lieta. Il nazionalismo era essenzialmente antiellenico e, di consc-

182 Le truppe italiane in Albania ( /(.J/4- 20 e 1939)

guenzn, era stato indotto inizialmente a vedere in not 1 suoi alleati naturali. I nostri errori indussero gli Albanesi a rendersi conto che non potevano contare sul no5tro appoggio: di qui il rancore, alimentato per giunta dai riflessi di un movimento panislamico, che scuoteva tutto il mondo musulmano. In ques to quadro, gli errori e gli abusi inevitabilmente commessi dalle nostre autorità militari ed amministrative in posto, anche se in generale di scarso rilievo, non soltanto non erano perdonati ma il loro peso veniva esasperato dall'azione della propaganda a noi wntraria in terreno fertile.

« Specialmente le voci di ogni genere che circolano intorno alle intenzioni dell ' Italia, c che non si sa se c fino a che punto possano essere smentite, tengono in grand<.: orgasmo queste popolazioni. Un cenno sia pure fugace intorno a tali intenzioni toglierebbe quesro Comando e gli organi che ne dipendono da una situazione abbastanza penosa » ( l l.

Il fallimento della politica adriatica di Tirroni nei rapporti con gli Alleati (in particolar modo con gli Stati Uniti) condusse alle dimissioni del Ministro, che il 25 novembre passò la mano a Scialoja, ma iJ1 pratica direttameme a Nitti, il quale da allora seguì le trattative in prima per sona. Nel suo primo periodo Nitti aveva piuttosto trascurato l'Albania ed il suo interesse era puramente negativo : « liqttidare presto la questione dei confini dell'Albania e ritirare il nostro corpo di spedizione riducendo/o al minimo, altrimenti la voragine .finanziaria non sarà più colmabile » fu l'indirizzo che diede a Scialoja in missione a Londra per ricevere e discutere il memorandum anglo- franco- americano dell'8 dicembre. Nonostante tale convinzione, che per estensione lo induceva a considerare anche il mandato sull'Albania indipendente come onere economico e per di più gravoso, Nitti, tutto sommato, si dimostrò disponibile ad accettare la parte del memorandum riferentesi all'Albania, con due eccezioni però. I1 documento, che rifletteva l'intesa raggiunta fra gli alleati, diceva:

« ( ) 5. L'Italia riceverà dalla Società delle Nazioni mandato di amministrare lo Stato indipendente de ll ' Albania ( ). Al nord cd all'est le frontiere saranno per il momento quelle che sono srate fissate dalla C.onferenza di Londra nel 1913. La frontiera meridionale resta oggetto di trattative. Tuttavia, per non ritardare un accordo generale con negoziati a tale scopo, potrà essere adottata la seguente soluzione provvisoria: la Grecia occuperà... (2).

(ll Piacentini a .\lin. Esteri, .\Iin . Guerra e Comando Supremo. f. '7799 Op. Risen·atissimo clara 16 nowrnbre 1919.

(2J I n sostanza, si tratta\'a delle provincie d i Argirocasrro e dì Korça, con unn riserva per un a zo na che doveva essere oggetto di ulreriori ttarradve fra le tre Porenze alleare, a nome dell 'Albania, e la Grecia.

Il dopoguerra I 83

« 6. La città di Va lona, con l'hinterland streLtamcnte alla difesa ed ;ll suo sviluppo economico. sarà attribuita atl 'Iralia in pie na sovranità >>.

In allegato erano indicate le clausole che avrebbero dovuto regolare il mandato affidato all'Italia. In linea di principio era dunque confermato il concetto dell'indipendenza e dell'unità albanesi, salvo il mandato e le cessioni territoriali, a proposito delle quali erano previste alcune rettifiche ai confini settentrionale ed orientale fav ore della Jugoslavia.

La controproposta italiana (3 gennaio 1920) si limitò a respingere queste ultime rettifiche e ad apportare qualche variante allo schema di mandato. Tuttavia , a questo punto occorre dire che assai più grave, ed anzi nodo cruciale eli tutto il problema adriatico , era la questione di Fiume, tanto importante per l ' Italia che Nitti ebbe a dichiarare a Clemenceau c Lloyd George, durante i successivi negoziati con i rappresentanti ju goslavi (12 gennaio), che

« se Fiume fosse stata attribuita all'It alia, egli era pronto a discutere una revisione dei confini settentrionali dell'Albania, a condizione ch e l'Italia avesse rice vut o il mandato sull'Al bania cent rale». Il dissidio fra i delegati serbo e croato, ciascuno diversamente interessato , portò al diniego jugoslavo per Fiume - ma accettando come dovuto tutto lo Scutarino e, in più, chiedendo le rettifiche ai confini orientali albanesi -, diniego confermato da Belgrado e che fece sfumare qualunque possibilità di accordo , perché di lì a poco l'Albania si sarebbe sollevata, rendendo inutile parlare, sia pur teoricamente, di spartizione.

Al termine del 1919 la situazione generale in Albania non era delle migliori cd anche a Roma esistevano preoccupazioni. A fine ottobre il gen. Albricci scrivendo a Tittoni, e riconoscendo che le condizioni delle nostre truppe in Albania lasciavano a desiderare sotto molti aspetti, sottolineava che tale stato di fatto era la naturale conseguenza del contrasto esistente fra le varie esigenze, tutte egualmente importanti , alle quali doveva essere subordinata la nostra occupa:done mililare, oltre naturalmente alle ragioni climatiche, ai disagi ed all'ambiente di insicurezza in cui vivevano i reparti. Ad esempio , uno dei punti più importanti, come quello della sistemazione degli alloggiamenti, era troppo strettamente collegato con l a definitiva soluzione del problema albanese, perché - senza conoscere esattamente i limiti entro i qual i sarebbe stata contenuta la nostra occupazione - si potesse dare un vasto incremento alla costruzione di costosi baraccamenti anche per i distaccamenti in

184 L- rru ppt' unltnnt' m Albania ( l <J14· 20 e ' 939) ----------------

zone la cui assegnazione poteva essere contestata. Ma anche la precisa definizione deJla nostra presenza in Albania non avrebbe probabilmente consentito di realizz are il necessario assetto di stabilità con la desiderata soiiedtudìne e facilità, essendo note le difficoltà di carattere interno che inconrrava il gen. Piacentini, la cuj opera non era certo agevolata dal Governo provvisorio albanese, il quale all'attO pratico si dimostrava pitl propenso a creare imbarazzi alla autorità militare italiana che a concorrere con essa per superare i non semplici problemi di carattere politico- militare.

<< ( •.• ) Pertanto - concludeva Albricci - memrc torno a rappresentare all'E. V. la necessità che la questione albanese poss:t essere risoluta al più presto reputo opportuno osservare che qualunque possa essere in definitiva l'assetto che verrà stabilito per l'Albania. il mandato che il nostro Paese si assumerà sulla regione. sotto qualunque forma, importerà se mpre un rilevante onere finanziario e - alm(;no per un periodo di tempo non brc\·e - l'impiego di forze militari relativame nte ingenti » ( l )

Ma un quadro assai più completo risulta dalla relazione che il gen. Piacentini .inviò ai Ministeri degli Esteri e della Guerra ed al Comando Supremo (2 ) In essa, dopo aver tratteggiato le caratteristiche della nostra occupazione e della situazione polìtica a nord e a sud dello Skumbi, Piacentini sintetizzava i principali aspetti della questione albanese , quale gravava sulle nostre braccia:

- distaccamenti italiani in Montenegro e lo ro difficoltà net confronti dei JugoslaYi; regime di Scutari e contrasti col Comandante francese; scarsa stabilità del Governo provvisorio; problemi relativi alla milizia ed alla gendarmeria albanesi: nostra situazione militare e forze occorrenti in Albania ; limiti del campo trincerato di Valona.

In particolare, si soffermava sulla possibile soluzione da dare al problema della forza, sulla base di tre ipotesi:

a. occupazione di tutta !''Albania compresa nei confini di Londra: erano reputate necessarie e sufficienti due divisioni, la 1.3 a rinforzata dalla preannunciata brigata Udine, per la zona a nord dello Skumbi cd i presidi in Montenegro, c la 36a con in più il 10° bersaglieri, per la zona a sud dello Skumbi ed il campo trincerato di V alona. Condizioni per tale livello di forza: una accorta e chiara

Il dopoguerra t 8 5 - - ---- - - - - - - - - - ----- -
(l) Albricci a Tittoni . L l7·2.34 data 27 ottobre 1919 . 12 l F. 9688 Op. data 11 no,:embrc 19 19 allegato 37

dl6 Le rruppe italtane 111 Albanta (r914-20 e 1939)

politica da parte del Governo italiano ed ampie dotazioni di organi dei servizi (specialmente nel campo dei trasporti) e di unità trasmissioni;

b. occupazione ridotta alla fttSCLa cos tiera: pote\·a bastare una divisione su tre brigate, una per tutta la costa e due per il campo trincerato. Condizione vincolativa: la div.isione doveva avere l'apparato logistico di un corpo d'operazioni oltremare;

c. occupazione ru/otta al campo trmcerato di V alona: era necessaria una divisione con i servizi di un corpo di spedizione. La relazione chiudeva con il parere che << tale questione dovrebbe essere definita al più pre.1·to, poiché il protrar/a in queste condizioni non può che aumentare il danno cbe a noi proviene». Il gen. Albricci convenne pienamente sulle considerazioni esposte a proposito della nostra situazione e delJe difficoltà in cui versavano i reparti, sulle quali assicurò di aver richiamato l'attenzione del Ministro degli Esteri, ma dovette ammettere che l'adozione di uno dei tre progetti di occupazione nulitarc prospettati, rispondente a tre diverse concezioni di quello che sarebbe potuto essere il nostro definitivo mandate sull'Albania, « è1 naturalme1zte, troppo subordinata alla soluzioue del problema albanese, perché sia possibile, fin d'ora, dare inizio all'attuazione di u1to di essi».

In merito a Valona ed al suo retroterra t! bene però soffermarsi un momento. Subito dopo l ' armistizio ed in vista delle discussioni alla Conferenza della Pace sulla delimitazione della zona di Valona da assegnare all'Italia, il gen. Diaz si era premurato di fornire al Ministero degli Esteri clementi in proposito (l). Prendendo spunto dall'art. 6 del Patto di Londra: « L'Italia otterrà in pieno dominio Valona, l 'isola di Saseno ed un territorio di estensione sufficiente ad assicurare il territorio contro pericoli di natura militare, approssimativamente fra il f. Voju ssa al nord ed all'est, ed al distretto di H i mara a sud », rilevava la contraddizione esistente fra lo scopo da raggiungere (assicurare il territorio contro pericoli di natura militare) ed approssimativo limite (Vojussa- Bimara). Dopo talune considerazioni di carattere tattico - topografico , concludeva indicando come area minima, che per sicurezza militare avrebbe dovuto costituire l'hinterland di Va1ona, quella delimitata dal f. Semeni (dalla foce aU'Osum) - testa di ponte di Ardcnica

- q. 900 (Gorica ) - Ciafa Darz - m. Tomori - Mali Kiarista - t. Lo-

;. >f .. "
(l) F. 15795 Jata 1 dicembre 1918 - allegato 38.

mnica- Paleocastro - Mali Lucis - Pikernion (schizzo 30 ). Ovviamente la linea di difesa sarebbe stata più arretrata ed appoggia ta a posizioni naturalmenw f orti. Tra il perimetro e la linea difensiva sarebbe esistita una fascia d; copertura sufficiente ad impedire al nemico di effettuare colpi di mano o attacchi di sorpresa. La determinazione dei limiti in questione sfumò sempre di più nelle trattative diplomatiche, anche perché- contraddizioni a parte- a nessun alleato interessava molto allargare ìl retrorerra di V alona per far piacere all' Italia, né questa aveva molte carte da g iocare. La memoria sulla questione adriatica presentata ufficialmente il 6 agosto 1919 all'apposito Comirato della Conferenza da Sci aloja così recitava:

<' ( ) In quanto all'assegnazione di Vatona all'Italia, la Delegazione ita· tiana ritiene che questa sia fuori di ogni contestazione; essa ''uole rutta\' Ìa ricordare come il possesso di quesro porto, col retroterra necessario pe r la sua difesa sia indispensabile per garantire la libertà dell'Adriatico {... ). Il retroterra indispensabile per la sicurezza di Valona è indicato nello schizzo allegato 4 (linea verde). Esso è limitaw renuto como che l'essere lo Stato albanese posto sotto il rnandmo dell'lmlia, costituisce già una parziale garanzia}> (l).

La linea verde corrispondeva più o meno al margine del campo trincerato.

Due giorni dopo Tittoni, in una lettera mandata a Nitti dopo l'accordo con Venizelos, accennando a Valona, scri veva :

<< ( ) Circa Valona ritengo dO\•ersi mantenere nostro dominio sul campo trincerato con limite al fiume Vojussa, fino al TcpeJcn, e ai monti del Curve lesh . Ciò non impedisce che a tale territorio sia conservata pretta fisionomia albanese, ma nel momento attuale, c fino a quando non sia decisa c chiarita la situazione, conviene a nosrra garanzia di non dare limiti maggiormenre ri· stretti alla zona militare ( ) » ( 2 )

Ma nei suoi colloqui con il Sottosegretario di Stato americano, Polk, e gli altri capi delegazione accettò la fo rmul a, piuttosto vaga e suscettibile perciò di diverse interptetazioni, di una << sovranità italiana sulla città con tanto retroterra quanto è strettc1mente necessario alla sua vita economica 11d allu sua sicurezza», tanto che la controfferta di \'Xlilson parlò Ji « piccolissimo retroterra, sufficiente solo per i bisogni economici assoluti dell4 città e la sua sicurezza». Ad ogni modo, interessando fermare sul piano diplomatico prima il concettO e poi la definizione concreta della delimitazione - ev i-

(l) Riporrato Alatri , op. citata , pag. 503 e

(2) Lettera data 8 agosto 1919 riportata da Pnstorelli, up. citata, pag 146 e segg

Il dopoguerra - -- - - - - - - ----
\ IL RETROTERRA DI VALONA chiesto dal Comando Supremo ,ii , , .:::, - Pl RIMliRU OAl COMANDO SUPREMO _- lV! - - LI NE A 01 Olfl SA Scala apprass . 1: 400.000 ' -fl 4 ( \ !UOl S l \ (' . l .f òtlltt J (' -· J'r' -----...:::::, \ \ P PUlR 't!l l .;,_ .J • (.:.J \ Schizzo n. 30. \ -.l

dentcmente era dato per scontato che l'Albania non potesse essere un contraddittore valido per la soluzione che le sarebbe stata imposta - si giunse fino ,,Il'aprile del 1920 senza che un chiaro indirizzo fosse fornito al Comando di Valona, talché questo quando si troverà con le spalle al muro agirà di testa sua.

2. L'Assemblea di Lushnja e la crisi.

Alla fine del 1919 la maggioranza dell'Assemblea di Durazzo si era convinta che nessun'altra possibilità rimaneva sul piano politico. Favorevoli all'Italia - entro certi limiti - rimanevano pochi esponenti ormai, fra cui Mufid bey Libohovo, ai quali era stato detto che l 'accordo Tittoni- Veni zelos non avrebbe avuto esecuzione (l) e che vantavano come solo per l'intesa dell'agosto Argirocastro era tornata all'amministrazione albanese. Come si è detto, il più attivo panito d'opposizione era que1lo nazionalistico, che si agitava contro l'Italia. In particolare era ostile il gruppo di Argirocastro, tanto da inviare, dopo un comizio tenuto il 19 dicembre (due gio rni prima del passaggio della provincia al Governo albanese) due mozioni contro il citato accordo Tittonl- Venizelos, rispettivamente al « Presidente della Conrerenza della Pace >> ed ai Presidenti del Senato e della Camera ·italiani (2). Però i nazionalisti si agitavano anche contro il Go verno di Durazzo, di cui ponevano in discussione la linea politica ed i cui membri reputavano non idonei a realizzare un programma di indipendenza. Il l o gennaio 1920 alcuni esponenti di questo partito promossero la convocazione di una nuova assemblea nazionale a Lushnja, pe.r protesta contro il Governo provvisorio e senza suo permesso . I lavori cominciarono effettivamente il 28 gennaio e in tre giorni condussero ai seguenti risultati:

- approvazione della decadenza del Governo provvisorio di Durazzo e della sua delegazione a Parigi (che però venne subito riconfermata con il preciso compito di difendere i confini naturali e l'indipendenza incondizionata della patria albanese);

- approvazione dello statuto provvisorio da dare al Paese;

- nomina dell'Alto Consiglio di Reggenza (quattro membri), del Senato (trentasette membri) e del nuovo Governo (sei

(l) Memori:tle di i\lufid bey Libohovo citato.

(2) Piacentini a \lin. Esteri e Guerr:t e Comando Supremo, tele 10528 del 22 dicembre 1919 e f. 10565 del 25 dicembre 1919.

Il dopoguerr.l 1 89

membri). Primo ministro divenne Suleiman bey Delvino, agli Esteri fu designato .Mehmet bey Konica ed agli Interni fu preposto Ahmed bey Mathi, più noto come Ahmed Zogolli c poi come re Zog I;

- scelta di Tirana come capitale provvisoria deJlo Stato.

L'Assemblea di Lushnja (28 gennaio- l febbraio ) ebbe un'impor tanza che, almeno inizialmente, sfuggì al Comando Truppe Albania ed ancor più a Roma. Prima di tutto, il sostegno popolare era effettivo e molto ampio; in secondo luogo, il governo che essa aveva nominato era significativamente rappresentativo di tutte le componenti religiose ed emiche del Paese; in ten:o luogo, in analogia all'indirizzo dato alla delegazione a Parigi, il nuo\'O governo doveva iniziare la sua opera realizzando il co ntrollo di tutto il territorio nazionale e facendo cessare il regime di occupazione. Bisogna riconoscere che, nonostante la perentorictà dei termini con la quale si erano espressi i congressisti, l'Italia non venne presa di petto. Forse per prudenza, forse per mantenere sino al limite possibile buoni rapporti con lo Stato vicino dal quale era possibile sperare una concreta collaborazione. Il Presidente dell'Assemblea si fece premura, infatti, di comunicare subito al Comando Truppe Albania le decisioni prese, aggiungendo che tutti i delegati erano animati da un sincero proposito di conservare l'amicizia italiana. Il gen. Piacentini, dal canto suo, avuta notizia dell'imminenza della convocazione di Lushnja si preoccupò essenzialmente che l'ordine pubblico non fosse turbato e che la riunione non rivestisse carattere di ostilità verso l'Italia; poi, ricevuta la notifica della decadenza del Governo pro vvisorio, inte rvenne in modo da consentire al nostro Ministero degli Esteri libertà di decisione: dichiarò all'Assemblea di non poter riconoscere ufficialmente la sua autorità e la invitò a sciogliere la riunione, in quanto essa poteva ingenerare turbamento nell'ordine pubblico, del quale l'Autorità militare italiana era divenuta responsabile per effetto dell'esautorazione del Governo provvisorio di D urazzo; però l'inviato, giunto a Lushnja, fece in modo di comunicare l'invito a sospendere i lavori quando questi erano praticamente ultimati. Il l 0 febbraio i delegati ritornarono alle rispettive provincie avendo preso tutte le decisioni p iù importanti. Il 6 febbraio, Ahmed Zogolli annunciava ufficialmente, con una circolare a tutte le prefetture ed ai municipi, il cambiamento di regime. Il 10 il nuovo Governo ent rava in Tirana e pochi giorni dopo gli ultimi esponenti del vecchio governo consegnavano archivi c tesoro.

190 L,· truppe lfalzanc m Albania ( 1914-20 e HJ39)

Nessun dubbio sull'abilità politica dei nuovi dirigenti. Benché sicuri del consenso popolare, con l'adesione immediata di larga parte della gendarmeria e della milizia albanese, erano riusciti ad insediarsi pacificamente senza opposizione alcuna da parte dei politici di Durazzo , senza che nulla turbasse la vita pubblica e potesse provocare l'intervento del Comando di Valona, con un conseguente scontro fra truppe italiane e unità albanesi. Anche con il Comando Truppe Albania seppero destreggiarsi bene, in modo da evitare allarmi. Il 3 marzo due ministri conferirono a Valona con il geo. Piacentini esordendo con ampie dichiarazioni di amicizia e di ammirazione per l'Italia, di rispetto per l'occupazione militare che auspicavano continuasse, di speranza nell'appoggio italiano. Espressero il desiderio di riallacciare subito relazioni cordiali con il Governo di Roma ed il Comando di Valona, pronti a dare tutti i chiarimenti utili a dissipare prevenzioni e malintesi. Affermarono poi di avere il solo proposito di seguire l'indirizzo indicato dal Congresso di Lushnja ed infine, alle osservazioni mosse dal loro interlocutore, risposero minimizzando e smussando tutti i possibili angoli. Il gen. Piacentini riferì a Roma dettagliatamente e chiuse il suo telegramma cosl:

« Est mia convinzione che Govern o Tirana oggi rimasto solo irr Albania desidera nostro appoggio anche più dd Governo di Durazzo et che noi potremo riguadagnare in breve più di quanto si est perduto purché si adotti verso Albanesi una linea condotta meno dubbia et incerta di quella seguita finora /,/ si proceda con idee chiare et ferme intorno a quello che vogliamo /,/ s1 abbandoni l'idea di smembrare l'Albania ( ) » (l).

La sua convinzione era troppo ottimista. Nell'ambito del Governo di Tirana si delinearono subito due correnti: gli esponenti delle regioni settentrionali intendevano cominciare la liberazione del territorio nazionale dal nord, mentre quelli delle zone merjdionali caldeggiavano il programma inverso. Furono le circostanze stesse a stabilire la priorità. La prima prova di for:::a fu originata dalla decisione francese di ritirarsi dall'amministrazione internazionale di Scutari. Il gen. De Fourtou, il quale già più volte aveva provocato attriti con le nostre autorità, evitò di trasferire i poteri al comandante italiano che doveva succedergli per ragioni di grado , tentando di agevolare cosl il passaggio del controllo della città al Governo jugoslavo. Invece fu colto di contropiede dalla decisione unanime dei notabili cittadini di procla-

Il dopoguerra · - -______:__:;____
(l)
Tele 1458 d ata 4 ma rro 1920 - all egato 39.

mare la loro piena obbedienza al nazionale Ji Tirana, che per sua parte si affrettò ad inviare sul posto il ministro Zogoll.i. La mossa ebbe ripercussioni a Belgrado, ovc si sperava di poter offrire aiuto a Tirana contro gli Italiani per ottenere il rilascio di Valona. Visto che le cose si erano messe in altro modo, Ja Jugoslavia cercò c.Ji riesumare un vecchio personaggio, Essad pascià, con la promessa di appoggiare la sua candidatura al trono dell'Albania centrale musulmana, tuttora valida .ipotesi nelle trattative parigine. E il movimento essadista -- appoggiato da quello, più generale, islamlco ispirato da Costantinopoli, nonché da personaggi del precedente regime messi in disparte e desiderosi di rivincita ben presto si profilerà come minaccia molto seria.

L 'evolversi della situazione politica albanese era seguito attentamente dal gen. Piacentini che ne informava con periodica regolarità (l) sia il Ministew della Guerra sia quello degli Esteri. Nella relazione del 3 3prile egli poneva in risalto come l'agitazione nazionalista, propagatasi ed intensificatasi in tutto il paese, rappresentava ormai non più l'atteggiamento di taluni notabili albanesi, bensì l'indirizzo prevalente del Governo di Tirana. I riferiment i all'unità territoriale entro i confini del 19 i 3 erano generali in tutte le classi sociali, così come frequentissimi erano gli accenni espliciti alla «liberazione>> della provincia di Valona. Al riguardo appariva valido motivo di propaganda il passaggio dell'amministrazione di Scutari all'autorità nazionale, che dimostrava al popolo come a Tirana si lavorasse per eliminare ogni ingerenza straniera. Ma dove le cose si mettevano male era nell'Albania meridionale, ove il terrorismo politico contro i funzionari locali devoti all'Italia stava allontanando da noi molti amki ed inducendo a passare fra gli avvetsari quelli incerti:

«Intanto i capi della gendarmeria, a cui principalmenLC sono da attti· buire i sistemi terroristid inscenati nell'Albania meridionale, continuano in· disturbati nella loro opera nazionalista, scalzando il nostro prestigio. Tale opera fa sì che la nostra situazione p<.!ggiori giorno per giorno, tanto più che si S\'Olge fra popolazioni aifatto ignoranti ed impulsive.

« ln cotali condizioni i nostri presidi dell'Albania meridionale si rrovano a dover essere spettatori passivi di tutto ciò che fanno i gendarmi albanesi, anche in odio all'Italia, senza poter in alcun modo intervenire; sono ridotti nella penosa condizione di non sentirsi più sicuri in un territorio che hanno riscattato dall'ignavia c dal giogo straniero col proprio la voro e col proprio sangue.

(ll Vcdansi gli :tUeg;ni da n. 40 :1 n. 48 , riferiti agli ultimi mesi della nostra permanenza in Albania.

192 Le truppe aa lia1u· rn Albania (r9q-2o c ' 939) - -- - - ---4-· - ---

ll dopoguem1

<< La politica ambigua da noi fino ad ora seguita nell'Albania meridionale ci è materialmente e più ancora moralmente ed ha portato a turbare profondamente questa popolazione che fino a qualche mese fa ci considerava quali liberatori e salvatori.

« Considerando pertanto la situazionc complessiva d e ll'Albania e tenendo como inoltre che con l'imminente ripresa dell<t sragione malarica, i nostri Presidi, già esigui, subiranno rapidamente un ulteriore fortissimo as sottigliamento. dato che molti dei militari sono già stati in passato colpiti da malaria , questo Comando ad evitare conseguenze funeste non vede che le seguenti due soluzioni da applicarsi immediatamente:

- o rinforzare le truppe con una brigata per modo che si possa imporre la nostra volontà agli Albanesi;

- o riconoscere decisamente ed apertamente il Governo di Tirana e la integrità dell'Albania , se nza attendere più oltre, perché l'attesa e l'indecisione ci hanno già creato la più pericolosa delle situazioni.

« 11 nuovo Governo vede forzatamente, c forse suo malgrado, la necessità della nostra amicizia e la chiede; ma poiché essa tarda a manifestarsi, la reputa dubbia e V<l sempre più orientandosi verso una politica anti·italiana per avere l'appoggio degli elemen ti più spinti, ma più fattivi, dai quali è già oggi dominato ed a cui finirà domani per essere completamente assorbito » (l).

Alla relazione era allegato un interessante rapporto circa un colloquio fra il ministro Ahmed bey Zogolli ed il gen . Freri, comandante del 6" rgpt. alpini e del presidio di Tirana, colloquio che lo Zogolli desiderava venisse portato a conoscenza del Governo italiano perché rifletteva il pensiero albanese su due questioni in particolare: Argirocastro e VaJona. Sul primo si chiedeva che le truppe italiane non abbandonassero la regione, come correva voce, perché assai ben viste e garanzia di sicurezza contro le bande locali di armati; e, comunq ue, nella eventualità di un tale provvedimento, si raccomandava di dare un preavviso di una decina di giorni in modo da poter inviare in posto alcune migliaia di gendarmi. Sulla questione di Valona, Ahmed Zogolli pregava

« il Governo iraliano di fare di propria iniziativa un gesto magnanimo di alta importanza politica e morale passando al Gove rn o albanese la gestione amministrativa della provincia di Valona (. ). Quando la questione albanese sarà risolta essi [gli Albanesi) avranno bisogno di organizzatori militari, civili, politici, amministrativi c non potranno chiederli che all'Itali<l poiché saranno questioni che si risolveranno fra lo Stato italiano e quello albanese. Faccia dunque presto l'Italia questo atto di sapiente politica ( ... ) ».

Facendo un seguito più ufficiale questa conversazione, poco dopo il Governo albanese decise di rivolgersi all'Italia chiedendone l 'a iuto - essenzialmente contro le menc essndiste -e propo-

-
(ll
C.T.A.
F. 2155 Op. Jara 3 aprile 1920 del
· all egato -H.

nendo un compromesso per Valona, vale a dire che le Autorità civili e politiche (compresa la gendarmeria) delle provincie di Valona c di Argirocastro passassero alle sue dirette dipendenze, mentre alle truppe italiane era com:csso il consenso governativo a rimanere in questi territori, dove anzi la loro presenza era desideratelo Come si vede, siamo in fondo nell'ambilo dell'idea di Sonnino di una « preminenza militare » locale senza pregiudizi per la sonanità nazionale.

A Valona si aveva adesso un quadro abbastanza completo dei vari aspetti del problema albanese ed era possibile formulare su di esso un apprezzamento sostanzialmente corretto. .Mantenendo fer mi i principi di non guastare - almeno finché possibile - i buoni rapporti con le autorità locali e di evitare decisioni di iniziativa che potessero compromettere future decisioni del Governo italiano, il gen. Piacenrini richiamò - su richiesta di Tirana - gli ufficiali italiani in servizio presso 1a gendarmeria e di talune unità di milizia passate agli ordini governativi e propose al Ministero della Guerra di far ripiegare i presidi minori dell'interno (schizzo 31 ). Come infatti aveva più volte rappresentato, la situazione della forza era allarmante e se le autorità albanesi erano tuttora ben disposte, nel popolo i segni di ostilità aumentavano a vista d'occhio. Scopo del ripiegamento programmato delle truppe verso la costa era anche quello di agevolare il passaggio di tutto il territorio da noi controllato alla giurisdizione totale albanese, e\'Ìtando un vuoto di potere in talune zone di cui avrebbe potuto approfittare il movimento cssadista. Senonché, a questo punto, le incertezze della politica del ministero Nitti impressero agli avvenimenti un'altra fatale accelerata verso la guerra di V alona. Nitti inizialmente accettò di buon grado Ie proposte dello Stato Maggiore dell'Esercizio, giacché collimavano con il suo pensiero fisso di ridurre gli effettivi e smobilitare le forze di campagna (a prescindere dalle necessità locali); ma, di fronte alla resistenza di Scialoja a riconoscere ufficialmente il Governo albanese senza alcun guadagno politico, fece marcia indietro. Il conte Sforza, dal camo suo, suggerì di inviare sul posto una persona competente e di fiducia con ampi poteri decisionali. Tale suggerimento fu accolto nella riunione del Comitato di guerra del 6 aprile; di conseguenza, fu deciso l'invio di un Alto Commissario, il commenda tor Castoldi, col compito di assumere la direzione e la trattazione di tutti gli affari politici albanesi e tener e , solo, i rapporti col Governo di Tirana. Unica limitazione alla sua azione era il campo trincerato di Valona, che doveva rimanere sotto l'esclusiva responsabilità del gen. Piacentini.

194 Le- truppe illllitmc rn Albania (1914-20
c 1939)
l l J il '
An1iwari 11 i jl l'OCCUPAZIONE ITALIANA IN AlBANIA al l aprile 1920 Schizzo n. 31
goslavia Gre eia
Ju

Lo scopo della nostra pennançnza era ormai solo politico, il compito assegnato alle truppe (possesso dei principali punti della costa) militare. Ancora una volta l'entità delle forze non era adeguata al compito e quesro non era proporzionato allo scopo.

La missione Castoldi non poteva nascere sotto peggiori auspici .

Il fatto di mantene re Valona sotto amministrazione militare, con l'evidente intenzione di bcilitare l'eventuale annessione italiana, infirmava alla base la possibilità di colloquio con Tirana; la disperata povertà numerica dei nostri reparti, che nessuna rispondenza aveva più con l'ordinamento del corpo di spedizione, impediva una qualsiasi politica di forza; la reticenza tlfficiale di fronte ai governanti albanesi ed una benevola neutral ità verso gli essadisti (l) erano in contrasto netto con la linea di condotta che il gen. Piacentini aveva ben compreso essere l'unica possibile; in ultimo, sul piano perso· na le, era quanto meno grave errore di psicologia e di senso pra t ico l'affidare al Castaldi mansioni che lo ponevano al di sopra del tenente generale Piacentini (2). Anche il momento non poteva essere più infelice : in quei giorni si era sviluppato un movimento insurreziona le essadista rivolto contro il governo e specialmente contro il ministro Zogolli. Il Castaldi, dunque, sbarcò a Valona il 10 aprile e in un colloquio col gen. Piacentini seppe o meg lio, ebbe confer ma, in quanto la notizia era giunta a Roma prima ancora d ella sua partenza che il Governo di Tirana aveva chiesto al Comando Truppe di Albania il citato passaggio di Valona sotto la propria amministrazione. Da notare che la tichiesta albanese, p ur non essendo redatta sotto forma di ultimatum, si concludeva con l'avvertimento che in caso di risposta negativa il Governo albanese « si riservava libertà di azione».

Dopo aver stabilito con il comandante delle Truppe che l'ormai deciso ripiegamento avrebbe avuto inizio solo dopo la presa di contatto con gli esponenti governa tivi, il Castaldi p roseguì per Durazzo, il cui prefetto, da buon essadista, gli fornì un quadro piut· tosto interessato della rivolta te té scoppiata. Per ben illustrare l'atteggiamento dci protagonis t i sarà utile sottoli neare che i r ivol-

(l l Cfr. P. Pasrorelli, op. citata, pag. 334 e seg.

(2) Il CastOldi. già capo ufficio informazioni dd corpo speciale italiano, ricopriva quell'incarico quando il gcn. Piacentini venm:, nel marzo 15H6 , a prendere il comando delle truppe: d'Albania, diventate XVI corpo d'armata. Ebbe qualche contras to col nuovo Comandante sul modo di esplicare il sen·izio c dopo pochi mesi. in occasione della desriruzione di Osman Effendi, fu nominato prcfcuo di Valona e poi Commissario italiano. Infine. fu chiamatO, come esperto, alla ddegazione italiana alla Conferenza de lla Pace e lasciò il servizio Ja tcn. colonnello per c:ntrare in diplomazia. Questo era il primo incarico.

Le tntppe Jtaliallt' in Albania (H) l 4 • 20 e 1939)
1 1: 1 i

tosi protesta vano che la loro iniziativa nulla aveva di inquietante per le truppe italiane, essendo diretta unicamente contro Tirana. Nel segnalare gli eventi ai Ministeri della Guerra c degli Esteri, il gen. Piacentini terminava con queste parole:

« ( ... ) In conclusione, in due zone ben distinte Mathi e Kruja est scoppiat:J rivolta contro Governo Tirana il quale per ora si mostra impotente a domarla stop Avendo detta rivolta carattere evidentemente essadista est necessario conoscere linea di condotta che dovranno tenere nostre truppe verso Essad pascià et suoi seguaci qualora si verificasse ipotesi non impossibile che detto pascià compaia imprO\'\'Ìsamente in Albania >> (l}.

Nel contempo giunsero a Durazzo notizie dalla capitale circa la presenza di alcune centinaia di essadisti intenzionati a rovesciare il Governo e sull'opposizione di quel presidio italiano al loro ingresso in città, sulla base delle disposizioni ricevute dal gen. Piacentini. Il diverso orientamento mentale dei due nostri esponenti in Albania, l'Alto Commissario ed il Comandante delle truppe, ostile al governo di Tirana e favorevole ad Essad pascià (2) ìl primo, evidentemente in relazione a direttive specifiche o generiche, e del tuttO opposto i l secondo, sia p(!r l'atteggiamento ormai da tempo assunto ufficialmente dall'Italia nei confronti del discusso personaggio, sia per una più chiara valutazione dello stato di fatto, creò subito il primo incidente. 11 Castoldi, infatti, telegrafò a Roma recrimin ando per gli ordini del Comandante d'Albania e chiedendone la revoca:

«Nuovi avvenirnenri grav i dimostrano crescend o veloce azione essaclista stop nei pressi di Tirana sta Osman bey con 400 armati circa e chiede se in città gli Italiani rimarranno neutrali stop go\·emo et senato ritenendosi malsicu ri contano chiedere nostro concorso per trasferirsi altrove stop ove mi rivolgano tale domanda conto invitarli rih1giarsi Durazzo in attesa avvenimenti che per ora non sono chiari e consigliano prudenza stop colonnello Lodi mi riferisce che situazione ha dato luogo adozione provvedimenti secondo istruzioni scritte da gen. Piaccntini che prescrivono nostre tm ppe donanno contrastare azione essadista e serba ( ... ) » (3) .

Poi , con altro messaggio, precisò che il movimento essadista stava prendendo maggior piede talché era da prevedersi che in bre-

(l) Tele 2390 op. datato 12 aprile 1920. Fin dal 7 aprile, però, il geo. Piacenti n i aveva comunicato a Roma di avet ordinato alle di salvaguardare l'ordine pubblico e jare opposizione rollanto ad avanzata serba ed a mene palesemente t?ssadiste ( tele 2258 op. l senza ricevere commen10 di sorta.

(2) Essad pascià in quel periodo si trovava nella capitale francese in attesa che l'azione dei suoi uomini di fiducia in Albania provocasse la situazione più idonea per il suo ritorno. Egli conta\'3, non del tutto a torto , sulle favorevoli disposizioni italiane, dati i contatti ristabiliti con la nostra delegazione rutrora a Parigi.

( .3) Tele 675 datato 12 aprile 1920.

Il dopoguerra 1 97

ve avrebbe cercato uno sforzo nsolutivo per abbattere gli avversari, con esito favorevole, « salvo circostanze imprevedibilz o nostro intervento, che non stimo conve11ga nelle attuali condizwni ». E' chiaro che secondo l'Alto Commissario la partita si profilava come facile vittoria per gli essadisti: soluzione da vedere con favore. Ma il 14 aprile si presentarono a Durazzo due ministri albanesi ed invece di sollecitare un aiuto per fuggire da Ti rana chies<.:ro formalmente l'inten·ento italiano contro l'agitazione essadista, non esitando a dù·e che la nostra pretesa neutralità in pratica si traduceva in un coperto appoggio ai rivoltosi; rinnovarono, poi, la richiesta di estendere l'amministrazione governativa su Valona pur concedendo agli Italiani l'uso della base marittima. La risposta del nostro rappresentante fu sostanzialmente negativa. Per le implicazioni che ciò comportava egli allora fu invitato nella capitale per esporre davanti al Primo ministro, Suleiman Delvino, il pensiero ufficiale deli'Jtalia su tutta la questione. A Tirana, il Cas taldi ripeté quanto già ave\·a detto - parlando da una posizione di forza assolutamente inesistente - e tolse ogni residua speranza o illusione agli Albanesi, i quali dovettero rendersi conto come Roma intendesse ottenere la piena sovranità su Valona, fosse consenziente alle cessioni territoriali a favore dei Greci e dei Jugoslavi e preferisse H governo essadista a quello in atto (l).

Intanto il gen. Piacentini aveva preso posizione nei confronti dell'Alto Commissario rivolgendosi al J'vli nistero della Guerra. Prima di tutto mise in rilievo che gli organi di informazione erano costhuiti quasi esdusjvamente dai ptesidi italiani e dalla rete di stazioni dei Reali Carabinieri coprente quasi tutto il t erri torio albanese; cioè, in definitiva, da elementi dipendenti dal Comando Truppe Albania, e giustamente perché esso era l'unico responsabile della sicurezza d ei reparti. Per converso, l'Alto Commissario non disponeva che delle informazioni di carattere politico passategli dallo stesso Comando Truppe o dai pochissimi suoi informatori. Poi, nel riferire sulla confusa situazione verificatasi nell'Albania centrale, specificò che fino a quel momento non erano avvenuti conflitti fra Albanesi grazie alla presenza delle nostre truppe ed al deciso contegno dei comandami di presidio. Di frame, infine, al-

( l ) Da rilevare che alla Conferenza di San Remo per Fiume e la questione 3driatica ( 19-27 aprile 1920) Nirri e Scialoja si pn:senrarono con un progctro, sostan?.ialmentc accettato da Gran Bretagna e Francia . che per quanro concerneva l'Albania si limitava a contemplare. a favore dell 'Italia, il mandato Stato albanese (senza accenn.tre a frontiere ) (art. 35) e la sovranità su Valona con adeguato retrorerra <.: Saseno (ari . .36).

198 Le truppe italiane in AibiJnÌa ( U) 14 - 20 e 1939)

J"inrervenro deJ ministro Bonorni che, informato dal degJi Esteri sul disaccordo fra i due rapprescutanti italiani, politico e militare, cercava di puntualizzare le comJ.>etenze:

« f ) l\. Ienrre prego V. E . volermi dare panec.ipazi one accordi gencnc1 presi negli scorsi giorni con Alto Commissario nel caso particolare cui <1C· cenna ripo rtat o rdeg ramma , trasferimento cioè G o verno Tirana a Durazzo, desidero conoscere quale spe ciale comunicazione sia intervenuta con Alto Commissa rio swp ln ogni modo rammento V. L \'Olcr re golare su a nzi o ne in base diretti\·e d a te con teh:gramma 5928 / 33 del 19 marzo passato et 7206/ B d e l 7 corrente conforme deliberata Comitato Guerra et intesa lasci are escl ush amente ad Alto Commissario trattazi o ne o gni question.: politica stop(. )» O),

replicò:

« Questo Comando ignora intenz ione Governo et Senato Tirana volersi trasferire Durazzo stOp Esso est sorpreso intendasi aderire anzi invitare Go•:erno Tirana trasferirsi colà senza prima interpellare truppe cui azione potrebbe essere coinvolta in tale avvenimento stop secondo stop Nessun accordo generico aut specifico est stato preso con Alto Commissario non ave ndo egli nessuna istruzione da comunicare a questo Comando da parte Regio Governo contrariamente quanto annunziava telegramma 7206 del 7 corn:nte di Ministero stop soltanto Alto Commissario si riservò parlare con Governo Tirana prima di addivenire ripiegamemo truppe verso costa stop risulta che ha telegrafato Ministero Esteri ma nulla più si est saputo in propositO fino ad oggi per cui ripiegamcnto generale non est ancora stato iniziato srop ter zo stop in un telegramma a u • divisione, questo Comando, wute presenti direttive mai modificate fin dal principio armistizio che dovevasi considerare Essad pascià come nemico italiani. usò espressione che nostra opera do veva essere contraria a mene essadiste stop Ciò esr noto ad Al to Commissario stop ( ). Deve però ora far presente che Alto Commissario sta a Durazzo et ha agenti in pochissime località Albania, me ntre truppe stanno in quasi tuuc le localitiì più importanti stop Fregasi far conoscere come devono contenersi quando autorità locali et popolazioni si rivolgono urgentemente ad esse et quando debbono pro\'Vcdere d'urgenza mantenimento ordine pubblico stop ( ... ) > ) ( 2) .

Naturalmente all'ultimo interrogativo non vi fu risposta, né poteva esserci stante l'incertezza governativa sul da farsi. Ma il punto cruciale era un altro: i l ripiega mento dei presidi d eU 'interno. Il gen. Piaccntini vedeva con angoscia ridursi il margine di sicurezza per i propri uomini. Fin dal 18 febbraio aveva diramato le direttive generali per il caso della ritirata sulla costa. Con esse aveva stabilito centri di raccolta, al riparo di Jinee di resistenza. e

Il 1 9 9 - - - --- - -. - - - - - - - - -
( l
F.
/.33
S..\L (2 ) F
op. d ora
aprile 1920
)
7914
d uta 18 :1prik 1920 de l Minisrero G uerra. Dh·.
258ì
19

Le truppe italiane in Albania ( 19r4- 20 e 1939)

basi di rifornimento per le due sottozone (Bojana - Fani e MathiSkumbi) a nord del f. Skumbi, e per le due (Berat- Valona- Himara e Argirocastro) a sud del fiume, nelle ipotesi di popolazione favorevo.le od ostile. Per i presidi del Montenegro e di Scutari c'era tuttora da sciogliere una riserva di ordine politico. Il 14 aprile, poi, aveva impartito altre direttive generali riguardanti il rimpatrio in Italia, prevedendo una successione di tempi con un ordine di priorità di imbarco, e stabilendo per ogni turno i Comandi responsabili delle truppe ancora a terra. Secondo tale ordine, sarebbero rimasti a Valona soltanto la brigata Udine (ivi trasportata dal nord), un gruppo di artiglieria da montagna ed alcuni servizi divisionali e territoriali. Comunque, il gen. Piacentini non poteva acce ttare di subire passivamente il deteriorarsi di una situaz ione locale già molto grave mentre in ambito politico si traccheggiava senza una chiara visione di quella che era l'Albania del 1920 e nell'attesa di una vittoria essadista. Il 17 aprile, dando notizia ai Ministeri degli Esteri e della Guerra ed allo Stato Maggiore Regio Esercito di incidenti provocati dai gendarmi albanesi a Zagran (Malakastra), precisava di aver provveduto al ritiro di piccoli presidi dell'interno ed aggiungeva:

«Nel comunicare presente telegramma ad Alto Commissario lo si prevenga che questo Comando non può tardare più oltre emanare ordine ripiegamento generale motivo sicurezza truppe» ( 1).

Infine ruppe gli indugi e il 24 aprile telegrafò all'Alto Commissario dicendo che se non avesse ricevuto ordini entro tre giorni avrebbe dato il via all'operazione Su pressione del ministro Bonomi, intervenne allora Nitti, disponendo che il ripiegamento delle truppe avvenisse senza ulteriore ritardo e rimanendo naturalmente in sospeso le questioni del Momenegro e di Scutari.

A questo punto, il Castoldi si rese conto che ]a stabilità del Governo di Tirana era più della carta essadista e che le cose stavano precipitando, perciò, d'iniziativa prese contatto con il Primo ministro albanese. Occorre riconoscere un 'estrema sincerità e buona volontà a Delvino, il quale ancora una volta toccò il problema della presenza militare italiana a Valona, dell'accordo Tittoni - Venizelos e del recente consenso italiano alla cessione di Scutari alla Jugoslavia . Tutto ciò, disse Delvino, non può essere accettato dal Governo perché perderebbe di credibilità davanti al popolo. Poiché, invece, era reale il desiderio di molti di avere un'Italia

200
(l ) F . 2557 op data 17 aprile 1920.

amica, perché non cercare un amichevole componimento della vertenza? Altrimenti sarebbe stato ine\'itabile per l 'A lbania il desiderare un'imesa con i vidni balcanici. Castoldi, in un lungo telegramma del 26 aprile al conte Sforza, riferì il colloquio e propose con giusto realismo l'abbandono della linea di condotta politica sino ad allora seguita, suggerendo di riesaminarc tutta la questione ::mche sotto il punto di vista di Tirana, ed infine concludendo: « Qualot·a semplice unione amministrativa Vtrlona a restante Albania accontentasse Albanesi, pare a me che interessi politici e militari sarebbero difesi, ma che interessi economici farebbero trovare corpo ad ogni accusa C01Jtro di noi e condurrebbero ad aperto dissidio dal quale possono trarre motivo avversari per causare anche conflitto. I n tale condizione diverrebbe arduo esercizio mandato ed occupazione V atona diverrebbe sacrificio che occorre prevedere». Contemporaneamente il gen. Piacentini , che già da tempo aveva disposto concentramenti parziali di piccoli presidi, ordinava ai comandanti della 133 e 3 6• divisione di iniziare sotto la data del l, maggio l'integrale ripiegamento delle truppe sulla costa, secondo le direttive già impartite. Quindi si rivolgeva all' AJro Commissario per un'altra questione che stava diventando scottante: le milizie nazionali albanesi. Tale corpo era stato costituito durame la guerra con uWciali italiani ed aveva anche partecipato alle operazioni belliche. Dopo l 'armistizio entrarono nei quadri di dette milizie uffic iali subalterni albanesi che avevano frequentato .le scuole militari italiane. Imenzione del Governo era di formare un saldo nucleo attorno al quale si potesse poi creare l'esercito nazionale albanese; tuttavia il progetto organico approntato rimase inattuato non avendo il placet ministeriale. Ora, durame iJ corso del 1919 il problema della milizia era andato radicalmente cambiando per effetto del probabile smembramento dcii' Albania. Se lo scopo era quello di poter dare all'Albania del 1913 un nucleo di forze per gara ntire le frontiere contro Jugoslavi e Greci, dopo un accordo del genere di quali frontiere s i trattava? Venizelos aveva proclamato che la Grecia doveva arrivare ai piedi del passo del Logora, dove comincia l'hinterland di Falona; la Jugoslavia pretendeva il nord-est.

« ( ) Così che - scriveva il gen. Piacenti ni - voler costituire oggi un nucleo di milizie nazionali con quel misero avanzo di Alb.mia che resterà fra Vojussa e Mathi sembrerebbe quasi una crudele ironia dopo il trattamento brutale fattole dalla Conferenza di Parigi. Non si saprebbe nemmeno in quale territorio reclutare dette milizie. Inoltre tutto era staro predisposto a Dclvino ed Argirocastro, ove si trovano i resti della milizia formata durante

Il dopoguerra 201

la guerra (l ) , tutta roba che dovrebbe essere trasferita a Durazzo e Tirana, cosa praticamente non at t uabile anche data la s t agione e le difficoltà materi<lli. L'unica cosa è dare impulso alla gendarmeria per il manten i mento dell 'ordine interno» (2).

Per questi motivi l'arruolamento venne sterilendosi piano piano. Senonché dai primi di aprile 1920 la propaganda nazionalista nell'Albania meridionale cominciò a dare frutti inattesi: moltissimi giovani della regione di Argirocastro (Delvino era la sede del Comando della Legione) si presentarono come volontari , rappresentando sia un pesante aggravio finanziario sia un motivo di ulteriore preoccupazione. Non era infatti da escludere che parecchi si arruolassero per venire armati ed equipaggiati e poi disertare con l 'armamento ad un cenno dei capi nazionalisti, il che avvenne . Si trattava di saggiare i l Governo di Tirana - previo naturalmente benestare di Roma - affinché esso stesso proponesse il passaggio della milizia alle sue proprie dipendenze, ovviamente con i soli quadri albanesi e con tutti gli oneri relativi. Poiché nessuna risposta venne in merito, il 9 maggio il gen. Piacentini si rivolse àl 11inistero della Guerra proponendo di sciogliere le fo rmazioni in causa, dando un compenso pari a sei mesi di paga ai soldati ed offrendo ai 24 ufficiali albanesi di prestare sen;izio presso nostri reparti a Scutari ovvero nella divisione di Bari. Anche questa proposta cadde nei vuoto, talché il problema si risolse da sé: co n il passaggio in massa delle milizie agli ordini della gendarmeria albanese entro la fine dello stesso mese di maggio. E' doveroso, tuttavia, dare atto a queste milizie di aver conservato fino all'ultimo un contegno di sciplinato e leale (3) .

Il l O maggio si poteva considerare concluso il npregamento alla costa. Si aveva così la seguente dis.locazione delle unità (schizzo 32):

a Comando Truppe Albania e unità direttamente dipendenti: Valona;

(-1) La legione era su due coorti (battaglioni), ciascuna su tre vessilli (compagn ie) per un totale di 45 ufficiali e .565 gregari (effettivi al 10 novembre 1919).

(2) F. 582 op. RR. data 28 gennaio 1920.

(3) Cfr f. 3500 data 30 maggio 19-20 del C.T.A.

202 l"e truppe italiane i,"J Albania (1914 - 20 e 1939 } ----- --·-·-----···--------··-----·----·- -· ··---· -··--····-···--
3· L'insurrezione alba nese.
' 13[ l J· .. t ! ..,{ .. , ç

lA SITUAZIONE IN AlBANIA NEl 1920

dopo il ripiega mento sulla costa ( 10 maggio)

t \
Schizzo n. 32.

Le truppe italiane in Albania {1914 20 e 1939)

b. lY divisione (magg. gen. Raimondo):

-Comando divisione: Durazzo;

-Comando brigata Udine (magg. gen . .Maggi): S. Giovanni di Medua;

- Comando 95" fanteria e I battaglione: Scutari;

-II e III/9Y fant eria: S. Giovanni di Medua- Alessio;

-Comando 96° fanteria: S. Giovanuì di Medua;

- I e II/96° fan t eria: Antivari;

- III/96"" fanteria: fra Scutari ed Alessio;

-l e II battaglione di manovra : S. Giovanni di Medua;

- Comando 6° raggruppamento alpin i (magg. gen. Freri): Durazzo;

- II gruppo alpini (btg . Dronero, Saluzzo e lntra): Durazzo;

-X IV gruppo alpini (btg. Feltre, Fenestrelle e Borgo S. Dalmazzo): S. Giovanni di Medua · Alessio;

-Comando 3° raggruppamento misto artiglie ria: Durazzo;

-X LI gruppo da montagna: Durazzo;

- L gruppo da montagna: Durazzo;

- l" sqd. cavalleggeri di Palermo: S. Giovanni di Medua;

-XX brg. genio: Durazzo· S. Giovanni di Medua;

-unità dei servizi: Durazzo · S. Gio vann i di Medua;

c. 36• divisione (magg. gen. Pugliese):

-Comando divisione: Valona;

-Comando brigata Puglie (brig. gen . Rossi): Santi Quaranta;

-Comando 71° fanteria e III btg.: Santi Quaranta;

- I/71° fan te ria : Tepeleni;

-

II/7 1" fanteria: Delvino;

- 72° fanteria : Valona;

-Comando brigata Verona (magg . gen. De Luca) : Valona;

- 8Y' fanteria: Valona;

- 86° fanteria: Vaiona;

- 10° reggimento bersaglieri : Himara ·Santi Quaranta;

- 4" raggruppamento misto artiglieria: Valona;

- 30a co mpagn ia zappa tori : Vnlona;

- 15.5• compagnia telegrafisti : Santi Quaranta;

- unità dei servizi: Valona- Santi Quaranta;

204
t· l

d. F legione milizie albanesi: Delvino- Argirocastro. Insieme con il ritiro dei presidi dall'interno erano state completate le misure per il rimpatrio. Al riguardo, però, occorreva che i Ministri della Guerra e degli Esteri. risolvessero alcuni aspetti particolari:

- presidi del Montenegro: si trattava di più di due battaglioni, dislocati nella zona di Antivari, da alimentare direttamente dall ' Italia, ove le truppe d'Albania fossero rimpatriate;

- presidio di Scutari: un battaglione del 95° fanteria, che aveva acquistato un certo carattere interalleato, e per il quale si poneva un problema analogo al precedente ma più grave, giacché bisognava lasciare una base a S. Giovanni di Medua oppure predisporre i rifornimenti da Antivari attraverso il lago di Scutari;

- residenza dell'Alte Commissario: evidentemente non era pensabile che, partite le truppe, l'Alto Commissario rimanesse da solo a Durazzo. Quindi occorreva o farlo risiedere a Valona (con la perdita di ogni contatto con il Governo di Tirana) oppure costituire un piccolo presidio ad hoc a Durazzo (poco economico e poco sicuro);

- campo trincerato di Valona : era previsto fosse affidato alla brigata Udine rinforzata, ma poiché questa doveva lasciare, almeno in un primo tempo, tre battaglioni in Montenegro ed a Scutari, bisognava provvedere a darle una nuova fisionomia attingendo a tutto quello che si t rovava a Valona.

Tutto ciò ven i va rappresentato il 9 maggio dal geo . Piacentini e sottoposto alle decisioni superiori, con un'importante raccomandazione finale :

«Riassumendo: le questioni oonnesse col nostro ritiro dall'Albania ( ... ) troverebbero facile soluzione se in Albania restasse una congrua forza di truppe . Questo Comando già dal novembre 1919 espresse l'opinione che OC· corresse una divisione con tutti i servizi di un corpo di spedizione d'oltremare qualora l'occupazione fosse ridotta al solo campo trincerato di Valona.

« La questione rimase allora insoluta, ma questo Comando non ritiene che sia oggi cambiata, mentre si è molto complicata. Eppertanro esso, oggi che vede le cose più da vic ino ed in tutti i loro particolari. reputa che fino ad assestamento completo delle questioni balcaniche non sarebbe conveniente, a meno di continui stenti e sac rifici, che potrebbero condurre a gravi conseguenze, di lascia re in Albania meno della forza di una divisione in efficienza » (l).

l! dopoguet·ra
( l) F. 3036 op. data 9 maggio 1920.

Come vedremo, per un insieme di amari av\·enimenri in ItaliJ le truppe d'Albania dovranno sopportare co;zlinui stenti e sacri/h.i che condurranno a gravi conseguenze. La decisione di rinunciare all'occupazione dell'Albania era incYitabi le ed anche politicamente giusta: non avevamo mai, in fondo, mirato al controllo materiale di rutta l'Albania; la dissoluzione Jell'i\usrria- Ungheria ;1VeV<l cambiato molte nella valutazione del blocco dell'Adriatico; le spese di occupazione per il nostro bilancio erano insostenibili; la incidenza nociya della rnalaria era diventata assai piì:1 grave della guerra. Purtroppo alla decisione non scgul la necessaria fermezza e razionalità di provvedimenti, nel doppio intento di far uscire dignitosamente l'Italia da un vicolo cieco e di non ab bandonare i soldati mandati sull'altra sponda. Il doppio intento fu raggiunto esattamente nella versione negativa. Per ii momento Bonoml rispose di dar corso a l primo tempo del rimpatrio.

Il concentramento sulla costa si era svolro complessivamente in ordine, anche se la carenza dei mezzi d1 trasporto aveva consentito di portare via soltanto le armi, le munizioni, i viveri, il materiale automobilistico e poco altro di valore, abbandonando quanto non metteva conto di recuperare, ma senza distruggerlo sia per !asciarlo alle poverissime popolazioni sia per non dare al movimento un carattere di ritirata di fronte al nemico. Tuttavia aveva presentato aspetti differenti secondo le zone. Nell'Albania centro- meridionale la partenza delle truppe fu vista quasi ovunque con aperto rammarico c se in qualche caso ''Ì fu indifferenza, mai si giunse ad atti apertamente ribelli - nonostante l'ostilità della gendarmeriacome invece si verificò in qualche località del nord. Anche questi, però, erano probabilmente da attribuire più a singoli episodi di brigantaggio che ad azioni di natura politica. L'attrito politico stava invece per esplodere nel meridione per effetto della rottura dei rapporti fra il Governo di Tirana cd il Castoldi.

Le proposte inoltrate dal nostro Alto Commissario al Ministero degli Esteri non erano state ricevute di buon grado, essenzialmente a causa della presa di posizione di Sforza sull'argomento (l), per cui le istruzioni che questi inviò in data 28 aprile - su approvazione di Nitti - ingiungevano di guadagnare tempo sino a ripiegamento delle truppe ultimato. « Prenderemo più tardi norma degli aovenimenti interni albunesi ed internazionali per precisare le dichiarazioni da farsi>> Le premesse a tale conclusione erano che il Go-

(li Cfr. l'acuta analisi in P. PasLOrelli, op citala, pag .344 e seg.

200 Le rruppe Jfalianr in Albania ( 19r..;- 20 e 1939)
. l

vcrno di Tirana si trovava « sern:,: autoril,ì e p,tà gravemente scosso», il che non era del tutto esatto, e che (< \ · • .tona, ci rcondata da sufficiente hinterland» potesse es:-ere « stildameuté: e senza impacci nelle nostre mani», il che non rispondeva alle reali possibilità. Naturalmente Castaldi si ac<.:inse ad aspettare e non prese piì:t contatto con b capitale. In compenso, fu 1! Primo ministro, Delvino. ad assumere l'iniziativa: il 2 maggio infatti - quando il ripiegamento era iniziato - gli inviò una nota verbale nella quale rifiutava di considerarlo Alto Commissario civile italiano, autorità dall 'accordo del 20 19l9 (fra l'altro non appro\·ato dal Governo italiano, come si è visto), accordo che il Governo di Thana considerava illegale c nullo perché lesivo della sovranità albanese. La mossa complicava la situazione ma non di molto, a causa di un'ennesima rivolta contro Tirana, turtavia nel giro di un paio di settimane, approfittando abilmente d i un insieme di circostanze, in gran parte fortuite, il Governo albanese , da una posizione quanto meno insicura, riuscl a trovarsi saldamente al potere sia di fronte al mov imento essadista ed a quello pilt recente di Kruja, che era perfino arrivato ad ingiungere al Governo di dimetters i , sia di fronte all'Italia.

Prima di tuuo Deh·ino era riuscito a venire ad un'intesa col partito di Essad pascià, cosicché le bande armate che minacciavano la capitale si erano sciolte mentre tre inviati governativi partivano alla volta di Parigi per un colloquio con Essad. In secondo luogo, il ripiegamento degli Italiani venne presentato sempre più apertamente come un traguardo vo luto dal Governo c rafforzò il dilagante nazionalismo. In terzo luogo av\·cnne lo sgombero, proprio quasi contemporaneamente al movimento italiano, dei Francesi dal Kazà di Ko.rça. Questa poreva essete una svolta cruciale per l'Albania, stante il pericolo che Greci e Jugoslavi subentrassero nelle zone abbandonate. Ma la Gran Bretagna , soprattutto, e la Francia premertero su Atene e Belgrado affinché rimanessero in attesa delle decisioni della Conferenza della Pace. Ciò rese possibile il cosiddetto Protocollo d i Kapistica, accordo locale firmato da Albanesi e Greci il J5 maggio, w base al quale il Korçano tornava all'Albania c le parti promettevano, in sostanza, di astenersi da atti di ostilirà rimettendosi alle future delibera..::ioni delle Grandi Potenze . A questo punto, a parte Scutari che però era da considerarsi sotto l'egida internazionale, ed i presiJi di Durazzo e ài S Giovanni di Medua notoriamente in fase di sgombero, i'Albania poteva dirsi unita e libera da stranieri trannl! Valona. Dulcis in fundo per gl i Albanesi ,

Il
dopogw:rra
l • '

il 12 maggio era caduto il terzo ministero Nitti e l'Italia era turbata da agitazioni sociali.

Il gen. Piacenrini si trO\'Ò, dunque, a fronteggiare una crisi che, pur paventata e prevista, si ingigantì oltre misura. Ormai. senza più nemmeno un'esatta conoscenza degli eventi per effettù dell'abbandono del paese e quindi ridotto a fonti di informazione: più o meno attendibili ma quasi sempre esagerate, non potendo.>i più fidare della milizia, egli <:CI;CÒ di rafforzarsi quanto meglio poteva in Valona. Già in aprile aveva modificato con un ordine amministrativo la circoscrizione dl Valona, raggiungendo Tepeleni ed inglobando il Kurvelesh {l), con l 'evidente proposito di utilizzante le posizioni più forti come difesa marginale del campo trincer a to e con l 'aggiunta di una piccola zona di sicurezza ad est ed a sud-est (schizzo 33 ). Sorto il profilo strettamente tattico fu un errore ampliare l'area da difendere o semplicemente da occupare, per il maggior onere della difesa e la minore possibilità di controllo e di aiuto nei confronti dei centri perimetrali. A parte il decadimento delle opere di fortificazione non più curate da mesi ed oggetto di saccheggio da parte di bande e di contadini, la iinea della Vojussabenché più forte - era già stara considerara indifendibile a suo tempo per l'ent ità delle forze occorrenti. E' pur vero che adesso non c'era da prevedere un attacco wbusto da parte di truppe regolari, ma proprio per questo ed avendo compagnie di una ventina di uomini si poteva rinunciare ad un territorio in cui i pochi capisaldi occupati da scarni presidi si perdevano nel vuoto e le molte stazioni di carabinieri (parte dei quali albanesi ) erano destinate a soccombere in un batter d'occhio senza alternative . Di fronte, infatti, alle ampie possibilità di infiltrazione degli insorti attraverso le larghe maglie della difesa , di accerchiamento e di isolamento dei nuclei di difensori in questa o quella posizione, non stupisce il successo albanese iniziale. Tanto valeva ridursi subito ad una difesa ancor più ra ccorciata della linea Sushica , così come studiato nel 1917 e come applicato - dietro pressione degli avvenimenti - in seguito . Anche sul piano politico è dubbia la bontà d el provvedimento E' pur vero che in fondo si trattava di voler tenere un pegno sulle cui dimensioni c'era da contrattare, non essendo stata presa

(l) Fin dal maggio 1916 il gen. Piacentini a\·eva rappresentato al Comando Su· premo che la delimitazione della zona di influenza greca lasciava al nemico, che avesse passaro la Vojussa a Tepeleni , la possibilità di raggiungere indisturbaro le regioni Griba e Maja Lops , dalle quali era possibi le dominare il sud est di M Tarrarit, c la regione d<d Mali Cikes, da cui veniva controllaw il fronte me ridionale del campo trince rato.

2ù8 Le truppe 111 Albania ( 1')14 - .zo t' 1939)
' . ; : .l l ., 1 i 'l •'l . l j

Principale linea di resisten za

linea avanza ta di resi stenz a

Ampliamento circoscr izion e di V

Scala appros . 1:1.500.000 Schizzo n

Il campo trincerato
@ B(RAI ------------ -- ---==:::-- _..:_ - :: ::_ ALDN Sa s eno -=----=--=-::. ---- -==----- ------ -------- - -----------\ - --- -- --__ __ Ki mara ... -
di Valona (1920)
-=-----
-_
--... .... .
.
14. - Albania
33.

decisione alcuna sulla delimitazione del retroterra di Valona, tuttavia durante la guerra la zona ora inglobata nella difesa era stata tolta dalla provincia di Valona c passata a quella di Argirocastro (per bilanciarvi la preponderanza ortodossa) e questo passo indietro. compiuto unilateralmcnre, originò proteste - non manifestamente infondate - di carattere giurisdizionale d<1 parte albanese. Inoltre, sotto il profilo psicologico, un conto era « perdere » la posizione tale o la quota talahra, ed un contO «perdere>> Tepeleni. Ad ogni modo, bisogna anche tener ben presente che il Comandante delle Truppe d'Albania non solo stava cercando di risolvere un problema operativo di cui non possedeva turd gli elementi, ma che era soggetto all'attesa di decisioni politiche p res<.: da lontano e senza chiara percezione dei fatti in corso.

Ricevute insistenti notizie sin dal 14 maggio che i gendarmi di Argirocastro avevano in animo di com p iere una irruzione su Tepeleni e sul campo trincerato, a buon conto il gen. Piacentini ordinò alla 13 3 divisione di far passare da Valona il piroscafo in partenza da Durazzo per l'Italia con due btg. alpin i (complessivamente 400 uomini). Il 17 i due battaglioni furono fatti sbarcare in attesa degli eventi, visto che la minaccia su Tepeleni si era concretata con la comparsa di circa 600 armati guidati dal comandante della gendarmeria di Argirocastro. Malgrado l'affiusso di numerosi rinforzi, che in un paio di giorni raddoppiarono tale cifra, l'atteso attacco a Tepeleni mancò. Probabilmente influirono l'applicazione di rigide clausole sullo stato d'assedio subito decretato e la notizia dello sbarco degli alpini. Le forze combattenti di cui disponeva il gen. Piacentini nell'Albania meridionale erano le seguenti:

- Campo trincerato di Valona: 85°, 86° e 72° fanteria {per complessivi 800 uomini) con 34 sezioni mitragliatrici ed una batteria da montagna su quattro pezzi;

- Santi Quaranta- Porto Palermo- Himara: 10° bersaglieri e /1° fanteria (per complessivi 700 uomini) con 16 sezioni mitragliatrici ed una batteria da montagna;

- Tepel.en i : 2 00 uomini fra fanti, artiglieri, carabinieri e ser,-izi con 4 sezioni mitragliatrici c due pezzi da montagna. Nel forn ire questi dati al Ministero della Gllerra, il gen. Piacentini aggiungeva:

« ( ) Astraendo da odierna situazione cr previsioni riferite con telegramma n. 3289 Op. in data 19 la richiesta di una Brigata in efficienza esr basata su considerazioni seguenti stop truppe brigate Pugfie et V erona

2!0 Le
truppe italiane in Albania ( 1914-20 t' I9J?)
.. ·'-l l t i. , t l .. .. j

et 10" bers.1glieri ouimc ogni aspetro sono però esaurite et non raggiu ngono in tOtale che l. 500 combaucnri srop mo lti sono ma la rici et sta per iniziarsi nuovo periodo rn<'l la r ico questo comando restituirebbe tutte tali truppe per avere unica Brigata in efficienza stop esso si accomcncerebbe anche di sola Brigata \1 e1'0na Yersando i n essa truppe rimanenti meno bersaglieri ma accorrerebbero sempre 3.500 complementi stop sesto per il momento non può fa re assegnamento su Brigata Udine perché impegnata presidi Monrenegro et Scu tari er pcrché non si ritiene possa subito sguaxnirsi completamente Durazzo stop » ( l ).

La risposta del minist ro Bonomi fu deludente (« impossrbilità invio Albania Brigata fanteria aut 3500 complementi richiesti)>) e burocratica ( « Reputo che prov vedmzenti di cui sopra - si trattava del semplice rimaneggiamento delle forze in loco - valgano a mettere V. E. in condizioni potere fronteggiare situazione da V. E. stessa prospettatami ») ma dava una speranza di soluzione pol itica:

« .. .Info rmo infine V.E. che ho interessato Ministero Affari Esteri affinché inviti Alto Commissario fare pressione su governo albanese onde Ot· tenere che gendarmi ribelli siano indo tti desist ere insano tentativo contro Te· pcleni o al t r e località campo trincerato Valona » (2).

Purtroppo su una politica c'era poco da fare affidamento. Il Governo di Tirana, considerando inopportuno ed incauto esporsi in prima persona, agevolò la costituzione di un Comitato di difesa nazi.onale, composto da esponenti della provincia di Valona (3), al quale affidò la funzione di braccio armato albanese contro la presenza italiana. Il 20 maggio il Conùtato si fece vivo con un proclama di incitan1ento alla insurrezione, tanto diffuso nella zona che riuscì: a riumre nel b reve volgere di una settimana alcune migliaia di armati. sorretti vivacemente, adesso, dall'opinione pubblica. Visto il successo dell'iniziativa, il Comitato redasse il 28 maggio un ultimatum per il gen. Pìacentini. Prima, però, che il documento fosse inviato, il Presidente della delegazione albanese alla Conferenza della Pace, mons. Bumçi, fece un estremo tentativo personalmente a Sforza, a Roma. Si trattò di un passo inutile: Sforza rispose evasivamente, ma in modo sufficientemente dùaro da far comprendere al suo interlocutore che l'Italia non intende\·a lasciare V alona e che per i confini albanesi essa avrebbe pensato anzitutto ai p1opri inLeressi. Il 3 giugno fu nllora presentato al Comando Truppe Albania l' ultimaturn (4), mentre tre o quattro (l)

{4)

Il dopogue1Ta 2 r t -__ , __ _________
Telegramma 3290 Op. datato 20 maggio 1920.
2 ) Telegramma 9955t33 D.S.M . 3• Sez. datato 22 maggio 1920.
l Fra cui l'ex prde uo. Osman Effendi.
(
13
Ultimatum
· allegato 49.

mila uomini si raccoglievano in Val Sushi<:a ed in Val Vojussa, a nord -est di Tepeleni.

Il gcn. Piacentini si era ben reso conto che il Governo albanese non aveva alcuna intenzione di nella questione di Tepcleni e «quel cbe è più, eccita gendarmi e na:::ionahsti dell'Al bania meridionale contro di noi sia per f'avtJenione agli Italiani. sia per quel senso di tunore cbe nutre nei riguardi della gendarmeria da cui dipenclc la sua esisten:::.a » (1), ma si manteneva calmo e dava corso al secondo tempo del rimpatrio, ordinato il 26 maggio dal nuovo ministro della Guerra. Rodinò, e, una decina di giorni dopo, anche al trasporto delle truppe del Monrenegro, appartenenti alla brigata Udine, in V alona (schizzo 34 ).

Il comm. Casto!di. che aveva formulato a Ti• an a inutili rimostranze, era praticamente esautorato e per giunta poco informato su quanto accadeva a Valona. TI 1° giugno si rivolgeva al Piacemini con evidente preoccupazione:

« In via del tutto personale chied<• a V. E. di volermi concedere che esprima mio parere circa convenienza costà cercare \"ie moderare persuasive presso capi dei centri rurali ç rimediare perniciose influen7e estere stop azione italiana nella questione di Valona assume fisionomia speciale che rende ne cessario evitare atti di rigore dar .luogo a più palese opposizione della popolazione ( ) » (2}.

Ma l'interessato poteva rispondere subito trattarsi di esagerazioni e voci tendenziose, posto che nessun atto ostile era stato effettuato contro Je nostre truppe, non si aveva sintomi della presenza di malinrenzionati provenienti dall'esterno e nessuna repressione era stata adottata su alcuno. La stasi veniva, appunto, rott a il 3 giugno:

« 1... ) A seguito minacce \·erbali ( ... )sono giunte minacce scritte di un sedicente comitato di difesa in cui dopo solito preambolo di imperialismo italiano. mancanza di parola. asservimento di Valona etc. si dà tempo a questo Comando fino alle ore 19 di questa sera per e cedere la città ad una :unminisrrazione albanese stop naturalmente non verrà dara risposta( )» (3).

In realtà l'ultimatum non era poi tanto rozzo e le accuse rÌ\'Olte al Governo italiano esphcite c centrate: « it popolo albanese ( ... ) ritiene che la spartizione dell'Albania è opera dell ' Italia». Da rilevare che l 'ingiunzione riguardilva « il pdssaggio dell'amministrazione

(l) Tele n. 3380 Op. datato 2.3 maggio 1920.

( 2) Tele n. 1>80 dataro 1° giugno 1920.

0) Tele n. 3596 datato 4 giugno 1920.

212 truppc- italiane m Albania (Ji;JT4·20 1939) - --- - - - - -- ----- - -
' ' ·
VI R PAllR
SITUAZIONE IN AlBANIA dal l maggio al 6 giugno 1920 TERR I TOR I O OCCU PAI O I l 1 MAGG IO DAL 10 MAGG IO OCCUPAH DOPO GIUG NO JU G OSLA VIA GR E CI A Schizzo n. 34 .
lA

di V atona, T epelenz e Chimara, paesi questi che dovranno essere rimessi al più presto al Gov·erno na zionale di Tirana ». La partenza delle truppe italiane non figurant - almeno apertamente - nella richiesta. Evidentemente , il Comando Truppe Albania non poteva accettare l'ultimatum, tuttavia il valore pol itico di esso non doveva essere trascurato né sottOvalutato.

Il 5 aveva luogo il previsto attacco, costituito d:t un seguico ininterrotto di azioni in varie località, perimetrali e non, comro reparti italiani di scarsa consistenza e poi contro le difese della città di Valona. L'interruzione delle comunicazioni telegrafiche e telefoniche rendevH più acuto il senso di incertezza nei Comandi ed a Roma. Occorre dire che fu necessario qualche giorno per {ormarsi un esatto quadro delle proporzioni dell'offensiva albanese c delle perdite subite. Purtroppo le condizioni di isolamento e di limitata forza dei numerosi, troppo numerosi, distaccamenti condusse a resistenze sporadiche e ad u na elevatissima percentuale di prigionieri. Solo a Giormi (97 uomini e 10 mtr.) ed a quota 115 (85 uomini con 14 mtr. e 2 pezzi), in Val Sushica, i combattimenti furono accaniti per la maggiore consistenza della difesa ed il migliore inquadramento. I morti, quasi tutti a q. 115, furono 3-t, di cui dieci ufficiali, compreso il col. Gotti comandante del 72° fanteria. I prigionieri salirono, in due o tre giorni, ad oltre 800. Dati questi che - specie se raffrontati con i successivi scontri a Valona, ove la difesa era bene organizzata - inducono ad evidenziare l'errore di aver lasciato eccessivamente disperse le già limitate truppe disponibili, specialmente ovc si tenga conto del logoramento fisico e nervoso cui da mesi esse erano sottoposte. Purtroppo la sommossa venne inizialmente sottovalutata nella sua portata militare:

«L'azione dei ribelli, qualunque essa sia ed in qualunque numero si facc.ia non appare estremamente pericolosa - scrisse il 4 giugno il gen. Piacentini al gen. Pugliese, comandante della 36"' divisione ( l ) - perché si tratta di una massa amorfa senza cnpi e senzn ordine e mancante di qualsiasi organizzazione di servizi. Da questo punto di vista può darsi che quamo più numerosa essa sarà tanto maggiormente disordinata ( ...).

<<Di fronte a cosiffatto avversario il quale, oltre al numero non ha al t ri vantaggi su di noi che la sua mobilità, ci conviene conservare immmate le nostre posizioni c quivi difendersi ( ... ) ».

In guesta prospettiva, alguanto ottimistica, spiccavano tre righe di acuta percezione sui possibili sviluppi:

( l i F. 3595 dararo 4 giugno

214 Le 1mppe itcllione
1914-20
·--- --
m Albamo (
e J(j39)
1 .

« ( ) Cosa essenzialissima è di non fare onenere il più piccolo successo all'avversario, poiché questo lo imbaldanzirebbe di tamo in quanto deprimerebbe noi ed allora meglio varrehbe ridursi nani a Valona ( ... ) ».

Per obiettività, bisogna nconoscere che se in rema di valutazione la soggettività ha un suo peso inevitabile, il citato apprezzamento - esattissimo - induce a dichiarare errore tattico non giustificabile la persisten za nello sp:wpagliamento delle forze.

Di fronte alle prime notizie: piccoli presidi catturati, silenzio sulla sorte di Tepeleni e di Dasciai in val Vojussa , gruppi di centinaia di armati alle porte di Valona, popolazione locale pronta a sollevarsi, il Governo italiano si allarmò c decise l'invio della brigata Piacenza e di un raggruppamento di assalto di stanza a Trieste, oltre alla 15" squadriglia autoblindo, mentre il gen. Piacentini accelerava il ripiegamento su Valona di tutto ciò che poteva recuperare, compreso il 10° bersaglieri (ridotto a 250 uomini) dislocato a Himara, Porto Palermo e Santi Quaranta. Il 9 g iunse la brigata Piacenza (col. brig. TelJini) con il llP e 1121) fanteria, pari a 1.500 uomini, e la situazione migliorò notevolmente. La sera stessa il Comitato di difesa nazionale presentò una nuova richiesta di sgombero della città (l), ormai circondata da circa 5-6.000 ri voitosi. Alle 4 del 10 giugno si pronund.ò l'attacco contro tutta la cinta difensiva. L 'azione, svolta con intento diversivo a nord, ebbe particolare violenza a sud e ad est, specialmente contro il sobborgo di Kanina, il cui C'astello era difeso da un centinaio di operai spontaneamente offertisi di partecipare alla difesa . Dopo quattro ore di lotta il tentativo fu respinto, specialmente dopo un vigoroso contrattacco alla baionetta condotto dai due battaglio ni alpini, le cui recriminazioni all'inopinato sbarco a Valona - in verità molro umane posto che erano destinati al rimpatrio ed al congedamento successivo - avevano generato un « caso >>, presto ridotto alle dimensioni di episodio non rilevante. In concomitanza con lo sforzo esterno, ebbe luogo una sollevazione interna partente dal quartiere musulmano. L'intervento di un centinaio di carabinieri e di un reparto di formazione costituito da militari carcerati in attesa di giudizio, che, anch'essi, avevano domandato di riprendere le armi c di combattere, fu sufficiente a soffocare il moto insurrezionale. Naturalmente, la situazione anche se tuttota sostenibile era ben lungi dall'essere risolta. Era impossibile non vedere il senti-

11 doroguerm 215
(lì Ulrimutum, allegato 50.

memo di odio nutrito ormai verso gli ltaliani nelle zone insorte. A parre lo sforzo militare, «un vero miglioramento dello spirito pubblico albanese - commentò il gen. Piacentini ( 1) - non si avrà che quando saremo a convincere questo popolo con fatti e non con le parole soltanto, a cui più 11o;z credono, che noi vogliamo veramente l'integrità dell'Albania» Fra Je misure reprcssive assunte a Valona c'era l'internamento a Saseno di alcu ne ce ntinaia di musulmani e l'incendio delle case di due fra i ca pi più noti degli insorti ; misure che bastarono ad evitare n ripete rsi di pericolose fiammate di guerriglia urbana.

4 · L'accordo di Tirana .

A D urazzo, intanto, n on appena ricevuta notizia d ei primi moti, il Castaldi aveva compreso di trovarsi di frome ad eventi non facilmen te controllabili. Nella sua analisi, la responsabilità maggiore dei fatti risa]iva al comportamento delle truppe in genere e del loro Comandante in particolare. In tal senso informò il Ministero degli Esteri , p recisando :

« ( ) Siamo in presenza di una crisi maturata da tcmpo, divenuta gra · datamente più p ericolosa mentre nulla mai \·enne fatto di quanto si poteva per prevenirla. Il gen. Piacentini faceva co nto unicamente sulle t ruppe. Un lunghissimo periodo di debolezza ha reso il comando di Valona da molto tempo inadatto alle delicate funzioni che gli incombevano di fronte a1la questione albanese e specialmente a quella di Valona. La p<.:rmanenza del gen Piacentini ha impedito un'efficace azione sopra il Governo e la popolazio ne per allontanare la c risi. mentre veniva segnalata da varie fonti la manchevo· lezza della sua azione ( ... ) » ( 2 ).

E, di rincalzo, soggiunse:

<< ( ••• l senza farsi ormai soverchio affidamento sul risultato immediato del provvedimento, n on rimane altro che la sostituzione urgentissima del gen. Piacentini conforme alle proposte di questo Commissariato. Aggiungo che ritengo aswlutamente necessario dare istruzioni al nuovo comandante che comportino un mio intervo..:nro diretto a Valona e la facoltà di stabilire con il Governo albanese eventuali premesse per la futura s istemazione di Valona che acconrenrinu le popolazioni>> (3).

(U F. 3877 Op. Ris. datato l3 giugno 1920 al Ministero della Guerra

(21 Tele n. 2999 data 9 giugno 1920.

(.3) Telt: n. 3000 data 10 giugno 1920.

216 Le truppe italiallC
--- ----
in Albanit.l (ltjl4·20 e '93'))
.,

A pane la generJClta delle accuse, attribuire al gen. Piacentini il potere di prevenire la crisi è sin troppo palesemente ingiusto (l). Comunque, se da un lato il riversare ogni addebito sul Comandante delle Truppe poteva apparire comodo, dall'altro non era pensabile né rilasci<tre car ta bianca al Castoldi né mettere in discussione le sorti di Va1onn, in un momento in c.:ui, rorbidi o no, in Italia si sapeva che le nostre truppe erano impegnate molto seriamente. Da qui la replica di Scialoja:

« Non vedo come durante la lotta tra il nostro presidio e gli insorti potremmo ammettere una qualsiasi discussione sul regime di Valona fra noi e il governo provvisorio. Ciò che importa ora t: il ristabilimento della situazione e l'esemplare punizione dei ribelli. Ella ben conosce le idee del Governo circa Valona: essere cioè qu esta base navale nostro essenziale imercsse adriatico, cui pertanto deve subordinarsi la nostra politica albanese e non viceversa » ( 2 ).

Praticamente con questa puntualizzazione terminava la sua opera il governo Nitti, opera che per certo non può essere definita felice e che lasciò al suo successore un problema diventato addirittura in candescente. U mm1stero Giolitti, con Sforza agli Affari Esteri, si insediò il 15 giugno e, per prima cosa, affrontò la questione albanese.

« Assumendo il governo - scrisse Giolitti - io trovai una situazione gravissima sotto t u tti i rapporti. Nella politica estera ( ...) trovai apertu una guerr a in Albania, dove morivano oltre cento soldati al giorno di febbre malarica, e Valona mi nacciata e stretta d'assedio, perché lo sgombero e la ritirata dai terrirori dell'interno, in se una buona decisione, era stata condotta con troppo manifesta fretta e con conseguente disordine ( ... ) » (3 ). E precisò:

«Per quanto concerneva l 'Albania io ero venuto immediatamente ad una decisione radicale, e l'avevo comunicata ai miei colleghi, dandon e le ragioni che avevano ottenuta la loro piena approvazione

A mio parere la questione dell'Albania e eli Valona era profonda-

(l) sulla base delle opirùoni del Castoldi. tal uno ha affermato che l'insurrezione albanese fu pro,·ocara dal malgoverno dc:-i Comandi militari, i quali si erruJo alienati le simpatie delle popohl7ioni cd avevano rifiutato, quando era possibile, una ragione\·ole soluzione amministrativa per Valona. Pur ammettendo gli er· rori effettivamente compimi da ll'autodtiì militare, siffatta tesi non appare accerta· bile per il suo semplìcismo, e i documenti citati o allegati dovrebbero essere sufficienti a fornire un quadro assai più obiettivo e completo degli avvenimenti. D' altronde. anche autori albanesi contemporanei - decisanJt:nte :mendibili - non sono af. fattO allineaci sulle posizioni del giudizio sopra rifcriro. Cfr., ad esempio, H1stoire de l'Albanie, sotto la direzione di S. Pollo c A. Puto, Roanne 1974.

(2) Tele n. 493 datatO 12 giugno 1920.

(3) G. Giolitti, Memorie dl!lla mia vifu, vol. II. pag. 567.

' Il dopoguerra 2I7

mente murata per noi dopo la caduta dell'impero degli Asburgo ( ... ).

Nelle nuove condizioni sortite dalla guerra europea, l'interesse nostro era pure che l'Albania fosse autonoma, e che nessuno potesse insediarsi nelle sue coste e nei suoi porti; sicuri che l ' Albania per proprio conto non avrebbe mai avuto una flotta che potesse essere una minaccia alle nostre coste ed alla nostra libertà di traffico in questO mare» (1). Per Valona, invece, nelle sue «Memorie» Giolitti anticipa alquanto i tempi, giacché la dedsionc di abbandonarb e di limitare la nostra occupazione all'isola di Saseno in realtà non fu compresa nella solz.zionc: radicale, ma si venne formando trattative durante e, a dire il vero, facendo buon viso a cattivo gioco. Il 27 giugno, infatti, parlando alla Camera, Giolitti affermò:

« Valona è un punto strategico, che, se fosse occupato da una Potenza non amica dell'Italia. costituirebbe per noi un grave pericolo. Ora l'Albania, com'è costituita oggi, è nell'impossibilità di difendere Valona contro qualsiasi Potenza, che abbia una qualsiasi forza navale ( ). Perciò non possiamo oggi abbandonare Valona senza avere la sicurezza che non l'Albania la occupi, ma qualche altra Potenza, che potrebbe servirsene ai danni nostri e che cenamente non l'abbandonerebbe più. In questo momenro, adunque, occupando Valona, noi garru1tiamo l'Albania da un'occupazione permanente di Valona da parre di altre Potenze. Aggiungo che quando ci sarà un'Albania solidamente costiruita ( ) allora probabilmente chi sarà al Governo in quel potrà fare l'accordo complt:to con l'Albania, anche sulla questione di v,,_ lona » (2).

A Valona c'era calma. Respinto anche l'attacco del 10, erano arrivati i due battaglioni del 96° fanteria provenienti dal Montenegro, poi il giorno 15 era giunto il reggimento d'assalto da Trieste (3) e la 15" squadriglia autoblindo da Monfalcone. L'afflusso di talj unità aveva consl.!ntito una sortita, effettuata all'alba del 19, allo scopo di:

-affermare la nostra superiontà sugli insorti, ce rcandoli laddove segnalati per indebolirli sempre di più ed infligger loro perdite quanto più forti possibile;

-rastrellare tutta la zona compresa fra il parallelo di Drasciovizza e quello di Trev!ase, sgomberandola dagli individui e da{

O) G. Giolini, op. cztata, pag. 569-570.

(2) Atti parlamentari, Camera dei Deputati, XXV legislatura. Dis,·rmi011i, pag. 2549.

(3) Gli avvenimenti albanesi avevano aspra risonanza in Italia. Alle dimostrazioni di piazz:1, che rro,·avano eco in Parlamento e sulla stampa, si aggiunsero episodi di insubordinazione. Uno di quesli avvenne appunto a Trk-ste, ove il lO giugno furono promosse agirv:ioni comro la partenza del reggimento di assalto. Vi fu qualche vittima, ma il reggimento si imbarcò il 12 senza ulteriori incidenti.

218 L- tntppe italiane in Albania ( 1914 · 20 e 1939) :.......;.______
,l

bestiame tro\•ati m modo da togliere punri di appoggio a1 nostri avversari.

L'operazione ebbe un iniziale facile successo ma poi si arrestò in parte per taluni errori di esecuzione, in parte per la difficoltà di mettere con le spalle al muro un nemico mobile e sfuggente. In definitiva , essa contribuì ad alleggerire la pressione ma , per converso, confermò l'impossibilità di rompere il sostanziale blocco terrestre della città. Lo stesso giorno, il ministro Bonomi chiedeva, a nome del Governo, «che debba essere ripristinato il nostro prestigio militare mediante U!Za vigorosa azione militare tendente ad imporre la cessclzione delle ostilità e la resa dei prigionieri» (1), ma , in verità , era chiedere troppo alle truppe d'Albania.

Il 20 giugno il gen. Piacentini illustrava particolareggiatamente la situazione al Ministero della Guerra (2):

a. Cinta difensiva di Valona: la linea di resistenza attorno alla città aveva un perimetro di venti chilometri e non appariva riducibile, essendo già tutt'altro che felice in rapporto alle colline esterne;

b. Truppe occorrenti per la difesa: 3.600 u. per la difesa statica (la linea richiedeva un'occupazione permanente con 1.800 u. ); 3.200 u. per operazioni esterne e per difesa mobile; 1.500 u. per i servizi. In totale 6.800 combattent>i pitt 1.500 a tergo. Per tenere a livello questa forza era stimato necessario un rifornimento di mille uomini ogni quindici giorni, a causa della malaria già ripresa e che sarebbe andata intensificandosi fino al settembre-ottobre. Era calcolato che nel pieno della stagione malarica la percentuale dei colpiti saliva al 60-65%, di cui metà con la febbre in atto;

c. Tmppe richieste . La disponibilità ammontav·a a circa 3.000 u., oltre ai 1.700 u. del rgpt. d'assalto non adatti per la difesa statica (vds. specchio pagina seguente). Dedottone un quarto per indisponibilità dovuta a cause varie, quali malattie, servizi, ecc., rimanevano per il presidio della cinta 2.250 u. circa contro i 3.600 u. reputati occorrenti, con un fabbisogno, dunque, di 1.350 combattenti. Di questi , 700 dovevano essere possibilmente alpini per portare i tre battaglioni su una forza di circa 300 (!) uomini ciascuno. Venivano poi richiesti 350 artiglieri , di cui 50 da for-

(1) F 11756/ 33 D.S.).l. datato l9 giugno 1920.

(2) F. 4052 Op. datato 20 giugno 1920.

Il 219

TRUPPE DI S P0:-.1IBILI PIAZZA DI VALO:-IA

220 Lt> u·upp(' italiane in Albania ( I')I.J- 20 e 1939)
ALLA DATA DEL 20 GIUGNO 1920 95'' rgt. fanteria 96° rgr. fanteria 111° rgt. fanteria 112° rgt. fanteria .313 ° rgt. fanteria Brg. brigaw Verona Btg . brigata Puglie l 0° rgt. bersaglieri Rgt. d'assalto Btg. alp. Saluzzo Btg. alp. Dronero Brg. alp. fnrra Due cp. mtr. 15 !\ sqd. autoblindo ·H0 gr.a. montagna 5o<' gr.a montagna 54° gr.a. montagna Totali Fo r LJ Uff. 13 12 30 9 36 15 l i llpp;l 28-1 421 523 451 126 215 210 15 196 61 1.700 6 112 8 134 5 145 5 32 3 40 4 100 6 64 3 65 262 4.818 Ar mo :'\o te Mtr. 6 Su un brg. 12 Su due b tg. 18 Su tre btg. 18 Su tre btg. 6 Su un btg. 6 6 6 Su un btg. 16 Su quattro btg. 12 12 12 12 Su 4 autoblindo. 8 Su due batterie. 6 Su due batterie. 4 Slt una battt:ria. 1-12 l 18

rczza, con L5 ufficiali compreso un colonnello, cui affidare il comando e l 'i mpiego dell'artiglieria. Ai 18 pezzi disponibili erano jnfatti da aggiungere tre batterie da 70, una da 149 C ed una di bombarde, in corso di costitu zio ne con materiale disponibile nei magazzini. Per le truppe mobili, poi, era auspicabile un incremento di un migliaio di alpini con Lm gruppo di artiglieria su quattro batterie da montagna. Infine. un cospkuo rinforzo di personale e mezzi per i servizi. fra cui venti medici e cento autocarri con relativi conduttori.

E concludeva:

« Con tutto quanto sopra richiesto è garantito ad ogni cosro il possesso di Valon<l. Circa la \•igorosa azione militare tendente ad imporre la cessazione delle ostilità e la resa dei p rigionieri , questo Comando deve richiamarsi alla sua lettera n. 3877 Op. Ris. del i3 çorr. mese c ripetere con essa che non dobbiamo farci illusioni.

« Dato il genere del paese. dato il genere del nemico e data sopratrutro la campagna ostile con cui da molti in Europa ed in America si cerca di scalzare ed abbattere la posi?:ione dell'l tali a nei Balcani, il pensare di poterla sostenere e consolidare soltanto con le armi t: pericoloso. oltre che molto dispendioso.

« Pur senza voler invadere un campo che non è suo, questo Comando si permette di ricordare il proprio pensiero, affermato già nel promemoria n. 2000 R/mo del l3 luglio 1939, consegnato ai Ministeri e nel f. 756 R. del 4 febbraio 1920 din:rto pure agli stessi - Esteri e Guerra - (pensiero nel qua le i recenti av\·enimcnti lo hanno pienamente confermato 1 secondo cui noi non potremo conservare c migliorare la nostra posizione sulla orientale adriatica se non agiremo in pieno accordo col popolo albanese>>.

Le prime direttive inviate dal nuovo ministro degli Esteri all' Alto Commissario, ricalcano dunque il precedente indirizzo con una sensibile attenuazione dovuta ad una maggiore considerazione per il Governo albanese (anche perché il 12 giugno Essad pascià era stato assassinato a Parigi ) ed all'abbandono dell'idea del mandato:

- ribadito che il pieno possesso di Valona era considerato indispensabile ed indiscutibile per l'Italia, « siamo disposti maggiore rispetto libertà amministrativa popolazione Valona »;

- netta <..'Ontrarietà -del Governo italiano a qualsiasi forma di protettorato o di mandélto sull'Albania. << Può mni considerare con favore riconosciment o piena indipendenza albanese » (l).

l/ dopogunra 221
( l) Tele n. 5.38 da Lato 19 giugno 1920.

Con questi punti fermi. comunicati a Castoldi « per sua norma di condotta e di linguaggio». a Roma si riteneva di aver assunto un atteggiamentO eslrcmamentc conciliante, anzi generoso . n che è sufficiente per rendersi conto dell'incomprensione tuttora esistente circa la realtà albanese e della contraddizione fra il caldeggiare la piena indipendenza dell'Albania ed il voler tenere Valona. D 'altra parte, fra i nostri rappresentanti 1n Albania si era verificato un nuovo scontro. Mentre il gen. Piacentini sosteneva apertamente che il Governo di Tirana stava dietro i rivoltosi - sia perché questi parlavano sempre a nome di. detto Governo, sia per la presenza determinante della gendarmeri-a fra le loro fi'le, sia per l'ausilio che le bande dovevano pur ricevere da qualcuno per permanere in armi attorno a Valona - il Castoldi, pur prestando poca fede alle smentite di Tirana, non riteneva di ave re in mano solidi elementi di accusa per una decis-a azione diplomat:ica. Ad ogni modo, il 22 giugno, l'Alto Commissario informò il Comando Truppe che nuovi rilevanti gruppi armati albanesi raccolti nelle regioni di e di Elbasan erano in procinto di scendere verso sud per dar man forte aoll' insurrezione. Il gen. Piacentini sollecitò il Ministero della Guerra per i rinforzi, poi ringraziò l'Alto Commissario per le informazioni e, con molta tranquillità, aggiunse:

<< Credo sa!'ebbe bene avvertire Governo Tirana che appena questo Comando avrà certezza della esistenza et marcia di tali rinfoni esso farà bomba rdare dagli aeroplani le località di Fieri. Lushnja e Berat » (l).

A dire il vero l 'idea fu apprezzata dal gen. Badoglio, Capo di Stato Maggiore dell'Esercito, che si affrettò a confermare a centini la disponibilità di 6 Caproni e 8 SVA della base di Brindisi, vi aggiunse due dirigibili e chiese se era necessario un maggior numero di apparecchi, ricordando che era possibile costruire nuovi hangars in Valona per aumentare la ricettività in loco (2). Chi, invece, allibì di fronte ad una simile prospettiva fu il Castoldi, il quale, dopo aver cercaro di dissuadere il gen. Piacentini dal suo proposito, si rivolse direttamente al Ministero degli Esteri, che, a sua volta, chiese l'immediato intervento di Bonomi (3 ). Non

( 1) Tele n. -109/ Op. dala w 22 giugno 1920.

12) F. 3132 Op. da1ato 25 giugno 1920.

( 3) II Bonomi relegrafb :'tl gen Piaccntini: «Ministero Es1eri seg uito comunicazioni (illeggibilcl relegrammi scambiati fra V.E. e Casroldi manifesra serie apprensioni per ripercussione et conseguenza che potrebbe avere in tutta Albania e\·emuale bombardamento Fieri, Lushnja, Berat stop Benché V.E. dopo mio td<!grnmma 12359 in data 28 corr avrà cer tamente soprasseduto manifestati inte ndimenti rurra. \·ia sarò gralo se vorrà compiacersi darne » (tele n. D.S M. datato 29-6-20). Ovviamente la cosa si chiuse così.

222 1..-t• truppe itn/,,me in Albania ( f'JT4- 20 e 19?1;)

solo, ma espresse al Piacenrini il suo vivo disappLIIHO per j provvedimenti di messi in atto a Valona, dopo la rivolta del quartiere musulmano ddl' 11 giugno:

«f ) Non condivido idee di codesw Comando e s uo modo di giudicare sitl.lnzione ( ... ). Ritengo urgente provvedere r itorno alla quiete c non gjà cercare soddisfazione militare forse con danno ceno senza gloria. Questi concetti ho esposto a Regio Governo. proponendo le vie della moderazione e della demenza ( ). Appena ricevuto risposta da Regio Governo informerò V. E di quanto sarò per decidere ( ) » (l l.

Il gen. Piacenrini rispose:

« Ringrazio del telegramma 1700 cui rispondo stop Sembrami mio pensiero sia stato frainreso stop Non ho possibilità in questo momentO di fare rettificht: ed entrare in discussioni che nulla risolverebbero stop Questo Comando in questa ora deve soltanto decidere et agire assumendo naturalmente intera responsabilità proprie a7.ioni stop Continuerò dare informazioni et comunicare mie idet non per discuterle ma per necessario affiatamento et per notizia di quanto qui accade srop Gradirò per contro ricevere informazioni che possano interessare nostre truppe stop» (2).

Poi inviò una accurata relazione al Ministero della Guerra sull'intera vicenda (3 ).

Comunque anche al Parlamento italiano le cose non procedevano affatto nel migliore dei modi. Posto di fronte all'intenzione deiJo Stato Maggiore di inviare a Valona i rinforzi richiesti (era stata dispost·a la partenza della brigata Como da Triesre) ed all'impennata dei socialisti e della Confederazione Generale del Lavoro conrro la partenza di altri soldaci per l'Albani-a (impennata sostenuta con gli incresciosi fatti di Ancona) (4}, il Governo decise di soprassedere all'invio di truppe. ln cambio mandò un nuovo plenipotenziario, il barone AHotti.

(l) Tde n. 1700 datatO 22 giugn<>. unto indecifrabile c pervenuto a mano il 25 . allegato 51.

{2) Tele n. 4158 Op. datato 26 giugno 1920.

(3 l r. n. 4164 Op. datato 27 giugno 1920 - allegato 52.

(4) Sparsasi la not izia che 1'11° bersaglieri, Ji guarnigione ad Ancona, dovev:1 essere inviato in Albania per rinforzare le nostre truppe, elementi esterni sobillarono una sedizione fra i reparti del reggimento allo scopo di provocare un mm·imento insurrezionale. «In quella occasione - scrisse Giolitti - io percepii in tuffa la gra IJttà le cor1dizioni tftd paese, in quanto non si poterono trasportare con la ferrovia le truppe e i carabinieri necessari a domare la rivolta ed a ristabilire la disciplina e l'imperio della leggt·; e per l'urge11za della situazione dovemmo provt·edere a! trasporto dr'ile truppe a mez::o dt camiom. Chl' un tale stato di cose fosse in buo11a parte e//é'tiO di inerzia e troppa paura da parte del precedentt: govemo, che nulla aveva fatto per impedire che si formasse , o per alte prime manifestazioni , fu poi mostrato dal /allo che per rimettere 1111 po' di disciplina fra i ferrovieri, non fu necessario ricorrer!! a me::.;:i eccezio11ali ( ) >> (Giolini. op. ntatJ, pag. 568).

Il dopoguerra - -- ----- .:>
· '

La decisione governativa giunse a Valona attraverso i giornali, che ripeterono le dichiarazioni farre da Nitti alla Camera, e l'Intendenza di Taranto. che comunicò esserle pervenuto un ordine del Ministero della Guerra di sospendere qualsinsi partenza di volontari o regoLari, e fu confermata dall' Aliotti. Evidentemente il gen. Piacentini non poteva che giudicare le cose dal proprio punto di vista - anche perché era il più interessato - e telegrafò al ministro Bonomi rappresentando il danno che siffatte dichiarazioni avevano arrecato alle truppe. Anzitutto gli Albanesi avevano acquistatO nuovo slancio ritenendo di poter presto raggiungere un soverchiante vantaggio. In secondo luogo i soldati « vedendosi aut credendosi abbandonati da! Governo centrale rispondono meno be· ne ai loro compiti». Per giunta dei rinforzi prima promessi era arrivato ben poco, per cui le bocche da fuoco tolte da·i magazzini c l'imesse in efficienza giacevano inutHizzate per mancanza di artiglieri; la panificazione era in sofferenza per carenza di panettieri ed il ricorso alla galletta aveva quas,i esaurito le scorte; il servizio telegrafico e telefonico era del pari in crisi.

« ( ... 1 Questo Comando non crede di aggiunge re altro. ma est facile comprendere come il suo statO d 'animo non sia quale dovrebbe c.:ssere, renuro anche conto delle menzogn<:: et delle insinuazioni che hanno impetTersato nella stampa et che non hanno trovato risposta aut smentita dficace in chi solo aveva il dirirto di (l).

Bonomi rispose subito:

« Mi rendo conto stato d'animo in cui trovansi truppe per situazione paese che non consente pc.:r ora invio chiesti rinforzi stop Confido Ella vorrà comLmque fare opera tenere saldo morale truppe portando loro a conoscenza che la presentazione di ,·olontari per Albania es t promessa ( et} che caso pericolo la nazione non abbandonerà suoi figli stop Posso assicurare che nel Parlamento nessuno ha mos'IO accusa contegno truppa et azione Comando srop Presunt:l intervista Casro ldi comparsa in giornale Bari non est vera stop i\1inistcro Affari Esteri l'ha fermamente smentita stop Confido che capi et gregari continueranno con generosa abnegazione a mantenere il loro posto c a ben meritare dalla Patria che li segue con amorosa» (2).

Ma, dopo tre giorni, dovette prosegu'ire su altro tono:

« Condizioni interne Paese non consentono prelevamcnto truppe per Albania stop Tentativi invio rinforzi provocherebbero sciopero generale et dimosrrazioni popolari con gra,·e nocumeoro stessa compagine eserciro italiano che occorre non menerc.: dura prova stop Posso manclarle soltanto ma-

224 Le truppe italiant' 111 Albania ( '9'4 · JO t:' HJ39)..:....;______
( Il Tele -1280 data 2 luglio 1920. (2 ) Tele 12696/.33 dala .3 luglio 1920. .t l l ) # . ' \ r

tcriali ufficiali c reparti di volontari et pro\·vedere solh:ciLO recupero uomini licenza srop Confido che con questi pochi mezzi et conlando suirabnegazione dciJc truppe Ella possa tenere posizioni attuali finché Barone Aliotti riuscirà iniziare trattative et CJ1.Jindi Jererminare tregua d'armi stop Ma poiché est prudente tutte k ipotesi pregola considerare peggiore ipotesi cioè fallimento trattative et propO$Ìti nemico rinforzato pro:ndcrc Valona stop Per tale previsione occorre che Ella studi possibilità di ripiegare sue forze et imbarcarle tenendo occupate le penisole et isola Saseno :.top Riferisca di urgenza et segnali quante navi imbarco et marina da guerra occorrono eventuale operazione che \·oglio sperare possa essere risparmiata » (l ).

Intanto l' Aliotti, sbarcaro a Valona il 30 giugno, era stato subito ragguagliato da Piacentini sulla situazione politico-militare con un promemoria in cui venivano riepilogati gli avvenimenti degli ultimi due mesi (2). Il diplomatico non poteva obiettivamente riproporsi grandi risultati. A prescindere dallo scarso credito che gli derivava dall'essere stato nel 19 14 ministro di Gt1glielmo di \Xfied e di essere ora inviato del conte le cui 1dec erano ben note, dovette combattere contro il consapevole irrigidimento di Delvino e di Zogolli nel nulla voler cedere di territorio, tranne eventualmente Saseno: essi conoscevano troppo bene le difficoltà interne italiane e la precarietà in cui versava il presidio di Valona, dato il rilievo che ad esse la stampa italiana aveva conferito cd i particolari messi in luce. In un col'loquio con Corrado Zoli, Suleyman Delvi no disse con pungente « Noi ce l'abbiamo col GoV'Crno italiano, che ha fatto sinora una politica stolta ed ostile all'Aiban1a, senza voler riconoscere 11 superiore interesse comune di una salda e duratura amicizia fra i due Paesi. Ma non abbiamo alcu n rancore contro il popolo italiano. Sappiamo bene che il popolo italiano ci ama, che esso non vuole combatterci e non permetterà che il Governo di Roma ci combatta, com'esso ha pur recentemente e luminosamente dimostrato coi fatti di Bari, di Ancona e di Brindisi. .. » (3) Aliotti si rese conto che nelle condizioni in cui ci trovavamo non era né pratico né po11tico respingere le « proposte » albanesi sull ' accordo provvisorio approntato (schizzo 35). Il progetto di protocollo ( 4) sostanzialmente si imperniava su due articoli:

« I. Il Distretto di Valona cd il suo litorale saranno evacuati dalle truppe iraliane, sah·o l'isola di Sascno ( ).

11 1 Tele 1281.5/.33 data 6 luglio 1920.

(2) F. 4258 Op. ris. data 1° luglio 1920 allegato 5.3

(3) C. Zoli, Il moto rh·olu::iorrario albanese, in «Politica " • \ ' OI. V, fase. III, p:tg. 317.

( 4) Testo completo in allegaw 54.

Il dopogu('rra 22) -- -
I'). - A lban ia
l ' INSURREZIONE 0El1920 J U GO S LAVIA G R E C l A PRESID IO 01 YAL ONA ESTE NSIO NE DELL' I NSURREZIO NE IN GIU GNO UL HRIOR[ ONE IN lUGliO Schizzo n. 35

« li. Tutte: le concerne nti le (urure am ichevoli relazioni fm l'Italia c saranno e risolte da una Delegazione italiana cd una Delegazione albanese. in modo da dare garanzia e soddisfazione ai legittimi interessi Jdri talia e deii'Albani;l >>.

A Roma il progetro fu accettato, ma con la controproposta di talune modifiche formali (atte a salvare la faccia) ed una sostanziale (ma più come richiesta che come p re resa): la facoltà di tenere piccoli posrì di vigilanza costiera ncl.la zona nord della penisola che da occidente cinge la baia di Valona. Questo provocò un nuovo protrarsi delle trattative con assai scarso vantaggio psicologico e concreto, finché il 23 luglio Sforza, d 'accordo con Giolitti, telegrafò -ad Aliotti di « ( ... ) considerare utilità eli procrastinare una decisione, tanto più che generale Pi.acentini afferma che può resistere e visto anche arrivo Valona entro dieci giorni mille uomini da Rodi » (l). Infatti, in seguito alla riduzione in corso delle nostre truppe a Rodi ed in Anatolia, era stato deciso di sbarcare a Valona un migliaio di uomini resisi disponibili.

« ( ... ) E' probabile - scrisse in propositO Bonomi a Piacenrini - che possa verifi carsi fra detri clementi, già desrinari al rimpatrio, un senso di spia cevole delusione allorché apprenderanno la loro destinazione in Albania; sono però sicuro che sotto la sperimentata direzione di V.E. la sgradevole impressione sarà vinta rapidamente ( ) » {2).

Alle 3 circa del 23 luglio iniziava un nuovo \riolentissimo attacco alle pos,i:doni di Valona ad opera di 4.000 insorti (schizzo 36 ). Lo sforzo fu portato su tutto l'intero sviluppo di venti chilometri del perimetro difensivo, che in talun'i punti fu perfino superato, ma l'insucceso fu totale e le perdite albanesi mo lto gravi. Alle 11, dopo otto ore, di combattimento ed un terzo impetuoso contrattacco portato dal IX e XX reparto d'assalto e dagli alpini del Dronero e dell'Inrra, gli assalitori battevano in ritirata. << Nostre truppe hanno tutte fatto splendidamente loro dovere (. . .). Nostra situazione migliorata immensamente » scrisse subito il geo. Piacentini al Ministero deJ.la Guerra ed al barone Aliotti. Se non si fu in grado di ricavare akun frutt o dalla vittoria per assoluta mancanza di riserve, le notizie che g iunsero nei giorni seguenti alle nostre linee indicarono ampiamente la portata del sanguinoso scacco subito dagli insorti Fu chiaro, molto chiaro che ,Ja forza delle armi non poteva rappresentare per il Governo di Tirana la carta vincente.

(!) Tele 138 Cab. da ta 23 luglio 1920.

(2) Tele 13811 da[a 22 luglio - allegato 55. 11 3 agosto il numero degli uomini era sceso a circa 650, infine la cosa sfumò per il wpra\>yenuto accordo.

li dopoguerra -2 .,_ -,
------___ -_ - -----cala ap1Jr. 1: 250.000 LA DIFESA DI VALONA il 23 luglio 1920 j ( A Ha i S1u.-ol (l '""' " O LJAPARDA LEGENDA : Cinta difensiva Schizzo n. 36 f f .l l

Sforza, allora, cercò di riprendere i negoztan con un altro inviato, il conte Manzoni, il quale, avvalendosi di una nuova carca - la denunzia dell'accordo Tittoni- Venizelos, doveva cercare eli ottenere una tregua di fatto in cambio di un de6so appoggio italiano all'indipendenza albanese. Se, poi, non fosse apparso possibile tale risultato, egli era autorizzato a concludere le tratt-ative interrotte dieci giorni prima: cioè il progetto di protocollo preliminare con le modifiche formali in precedem:a accennate. Il nuovo plenipotenziario, a ventiquattr'ore dallo sbarco a Durazzo, ebbe nitida l'atmosfera locale e la assoluta posizione di forza del Governo di Tirana, al quale - informato com'era sulle condizioni delle truppe di Va,lona - bastav•a aspettare che attacchi :ripetuti e soprattutto la malaria riducessero a poca cosa la capacità difensiva del nostro presidio: <<Complesso prim e informazioni ed impressioni raccolte indicherebbero nostra situazione assai meno favorevole di quanto io potevo giudicate dall'lttllia » (1), telegrafò a Roma con una chiarezza pari alla correttezza formale e chiese senz'altro di concludere una buona volta la penosa vertenza. Il 2 agosto venne firmato a Tirana il seguente Protocollo:

<< Essendo cessare le ragioni per le quali l'Italia aveva durante la guerra inviato delle truppe in Albania ed essendo sorti incidenti che hanno disturbaco il già iniziato rimpatrio di queste truppe, tra il Nob. Gaetano dei Conti Manzoni, Ministro PJenipotenziario di S.M. il Re d'Italia, incaricato di sistemare i rapporti fra l'Italia e l'Albania , e S.E. Suleiman bey Delvino. Presidente del Consiglio dci :...1inistri del Governo Provvisorio albanese,

« Entrambi deb itamente autorizzati dai rispetti\·i Governi ( ) è stato convenuto quanto segue :

''I. Tutte le questioni concernenti le future amichevoli relazioni fra l'Italia e l'Albania saranno esaminate e risolte da una Delegazione italiana e da una Delegazione albanese in modo da dare garanzia e soddisfazione ai legittimi interessi dell ' lralia c dell ' Albania.

«II. II Governo italiano per dare prova dei suoi sentimenti di rispetto della sovranità albanese su Valona e della integrità ter ritoriale dell'Albania, farà rimpatriare le truppe italiane attualmente dislocate in Valona e suo litorale e nel resto dell ' Albania, eccezion fatta per l'isola di Saseno. li termine della evacuazione del litorale di V11lona verrà fissato in una lettera che il Plenipotenziario italiano scri\·erà al Preside nre del Governo albanese (2 ). Le modalità saranno stabilite da apposita Commissione mista italo-albanese.

« Il I. Nel frattempo le forze albanesi saranno trasferite oltre il fiume Sushica e il territorio fra Ja Sushic-a ed il mare considerato zona neutra

(l) Tele n 290/156 Gab. datato 27 luglio 1920.

( 2) 11 fissatu dall'ftalia per il rimpatrio fu di un mese.

li doro g uerra 22 9 - - - - - - ------ --- - - - - -

dutMiC il periodo di rimpatrio. Tuttavi a il Governo alb,mese mandare suoi funzionari ad l'amministrazione della città c della provincia Ji Valona. accompagnati da sufficicnre reparto di gendarmeria, dopo trascorsi quindici giorni dall'initio d el rimpatrio delle tmppe italiane. I posti di gendarmeria necessari aJ mantenimento dell'ordine nella zon.1 neutm saranno in\'Ìa ti dalle :\utorità albanesi.

« IV., V. , VI., VH

« Vlii. Il tesro di gue:;to Protocollo preliminare non pubblicare né comunicato a stramcn salvo accordo fra le parti . Tutta\'ia qualora la questi one aìh:mese portata alla della Conferenza della Pace prima della condusionl: del Protocollo definitivo le parti contraenti potranno usare in sede di Conferenza del presente atto >> l l )

A partire dal 3 agosto, entro trenta giorni le truppe italiane dovevano portare a termine lo sgombero completo di Valona e del litorale albanese. Rimaneva in posto, -ancora per poco, il solo distaccamemo di Scutari.

Il 7 agosto il conte Sforza annunciava alla Camera: « Abbiamo ritirato le nostre truppe mantenendo il nostro potere sull'isola di Saseno che domina e neutralizza Valona (. .. ). Siamo partiti da Valona dopo un brillante combattimento che mostrò agli Albanesi che mai ci avrebbero fatti ritornare di là ».

Pet: gli Albanesi, il Protocollo di Tirana rappres'entò la vittoria degli uomini di Lushnja, la prova dell 'esistenza di un sentimento nazionale, la definitiva affermazione della riacquistata indipendenza. Per l'Italia costituì l'inevitabile conclusione di una successione di errori, parte dei quali dovuta a superficialità e, soprattutto , ad una scarsa conoscenza , non esente da colpa, del problema particolare.

230 Lr lrufpe itall.me 111 A.lbania ( tt;T.J • :zo c I IJ3 9)
( l ) Pt:r il tt:slO completo ,·ds allegato 56

CAPITOLO SESTO

L' ITALIA E L'ALBANIA DAL 1920 AL 1939

1. Un'amara conclusione.

Un primo ciclo - per così dire - dei rapporti fra Italia ed Albania si chiuse sostanzial mente lasciando un ricordo piuttosto amaro della nostra permanenza in una terra il cui popolo, alla innata diffidenza tipica della geme contadina e montanara univa quella speoifica - impostagli dall'esperienza - contro tutti gli Stati che di esso si erano «interessati». Avendo accennato a nostri errori, sembra opportuno ripetete una relazione che, sul finire della presenza italiana sul suolo albanese, il nostro Alto Commissario, Castoldi, indirizzò al ministro Sdaloja:

« Al momento della sconfitta bulgara, susseguita da quella austriaca, i politicanti a•lbancsi si trovarono sorpresi dagli avvenimenti ed in preda a sentimenti vari, ma la popolazione si volse verso di noi come in aspettazione e col desiderio di ingraziarsi il nuovo occupante. Le persone che notoriamente avevano parteggiato per l'Austria seguirono ·il nemico nella sua ritirata e di là si sparsero poi per l'estero. Intanto venivano iniziati i lavori della Conferenza collo studio deJ.le richieste territoriali greche e trapelavano Je notizie del favore che Venizelos trovava a Parigi; veniva permesso di recarsi in Italia a molte persone infide che poi agevolmente ottenevano di rientrare in Albania; mcne serbe e greche trovavano buon campo alla loro denigrazione contro di noi; sorgevano a Scumri ed a Koritza incidenti e questioni che 'la gente del luogo seguiva attentamente e commentava a proprio modo; ed infine non mancarono errori delJc nostre autorità in Albania, sì che a poco a poco l'aspettativa degli albanesi si mutò in freddezza e riserbo ostile. mentre il prestigio italiano si sgretolava di giorno in giorno.

« Checché si voglia dire degli austriaci, essi avevano in Albania da una parte curato essenzialmente quanto serviva ai loro scopi di guerra, senza disperdere energie e denaro a profitto del Paese, ma dall'altra avevano saputo tenere con mano ferma un regime di rigore al quale gli al b anesi si adattarono docili e timorosi.

«Finita la guerra, che re ndeva desiderabil e l'Albania per i minori pet·icoJj che vi correvano le truppe, nacque nei militari !'>insofferenza dei disagi c delle malattie locali. Gli uf ficiali fecero del loro meglio per ouenere il rimpar11io e così vennero a rarefarsi gli organi dj comando; la truppa divenne svogliata e di samorata. I sanitari, già in numero insufficiente, divennero ancora più rari. L'occupazione estesa, la malaria. i congedi riducevano al minimo i reparti, così che i distaccamenti all'interno divenivano stremin:r.iti. Uomini e quadrupedi pe rivano di malattie e questi ultimi talvolta anche per mancanza di nutrimento. Il materiale mal curato e mal guardato deperiva e scompariva. Esempio tipico la bella d ecauville lasciata dagli austriaci in perfetto statO di servizio e che a mano a mano venne a ridursi nelle condizioni attuali, completamente scomparsa per taluni percorsi e per altri interrotta in certi tratti e danneggiata. Per tal modo venivano compromessi i servizi di vettovagliamento ed ancora più si aggravava tale danno per le condizioni dei quadrupedi, ammalati e mal curati. Sebbene gravoso, il servizio era [durante la g uerra] compensato dal minor pericolo, mentre ora ·richiedeva fatiche tanto più gravi, dove i percorsi sono malsicuri, lunghi e difficili e la cura del somicro non agevole. I distaccamenti lontani ebbero a soffrire per penuria di tutto, sicché in breve incominciarono lamentele ed alienazioni di corredo o di quanto altro fosse ndle mani del soldato, comprese le armi. Mal vestiti, mal nutriti c mal contenti, essi davano spettacolo di debolezza e non di forza e contribuirono ad 1ngenerare nelle popolazioni disistima ed insofferenza del nostro dominio. Le propagande contrarie all'Italia presero sopravvento deciso. Si ebbero attacchi contro i nuclei italiani lontani od in marcia ed assassinii di militari isolati ( .. . ).

« L'organizzazione amrninistrariva del tempo dell'occupazione austriaca non venne sostituita da altra c più tardi la costituz1one del Governo provvisorio suscitava negli alti Comandi risentimento di menomato potere e dava luogo ad alwi contrasti, nei quali si esautoravano le autorità locali e quelle italiane. Nessuna direttiva uniforme venne ad indirizzare i vari organi civilì e militari che agirono dunque a seconda del criterio e delle volontà individuali. La frugalità ed economia furono in questo periodo sconosciute. Intanto si aggravava la situazione in paese dove sparivano le ultime tracce di autorità sia dei Comand1 sia del Governo a.lbanese, e risorgevano, con nuova fisionomia, le vecchie cause di agitazione fon-

., , , - .> - Le tru{'{' f' ua lume 111 A l ban1ù ( ' 9 '-1 - 2 0 e ' YJCJ) - -
., i

date su antiche rivalità ed inimicizie. Uo mini noti per avere sempre renuta condotta ostile all'I taHa rialzavano il capo ed osavano apertamente manifestare i loro sentimenti attraverso attacchi contro le pe rsone ugie alla politica italiana, e, facendo fascio delle colpe del Governo albanese e degli errori dei Comandi , me navano u n a v iolenta campagna che conduceva alla riunione di Liusna, dove il primo veniva rovesciato cd i secondi indirettamente colpiti. Il nuov o regime instaurato in mano q uasi totalmente ad avversari della politica italiana e se ne ebbero subito le prove nelle designazioni alle varie cariche ed alla Delegazione presso il Congresso della Pace. Gli stessi viaggi per Parigi si fecero non pitt attraverso l'Italia ma passando per la Serbia. Il sentimento di avvers1ione alJ'Italia corse rapidamente tutta l'Albania, dando luogo qua e là ad incidenti taluno dei quali assai grave ( .. . ).

<< In tali circostanze il R_ Governo inviava il sottoscritto in Albania ad assum e re la cavica di Alto Commissario e con speciale missione di provvedere al ritiro alla costa delle nostre truppe, citiro deliberato in Comitato di Guerra il giorno 6 aprile 1920 ( .. ) » (1 ) .

Queste osservazioni del Castoldi rispondevano sostanzialmente alla realtà delle cose. Il contrasto fra l ' amministrazione aus t riaca e quella italiana, per lo meno laddove fu possibile H paragone, non fu né lieve né apparente . L'opera delle nostre autorità politiche e militari dopo l'armistizio peccò principalmente nel campo della ps-icologia, e certo non è rimarco da poco; a parte, infatti, i riconoscimenti di circostanza, non venne posto a nostro merito neanche il molto di buono che avevamo compiuto in Albania meridionale. Lo stato d'an imo delle truppe risenrì delle incertezze go vernative, delle aspre polemiche e deHe vicende interne italiane e divenne indiscutibilmente basso, e la rilassatezza andò a diretto scapito del prestigio nostro rinforzando per contro il nazionalismo albanese. In particolare la questione del mora]e era preoccupante. Se si eccettuano poche località nelle quali l e condizioni materiali erano migliori, nel rimanente dei presidi gli inconvenienti ed i disagi erano indubbiamente sensibili ed aggravati dalla malaria che incideva sull a disponibilità di personale per il servizio e, peggio ancora, sulla possibilità di invio in licenza. Le difficoltà nel governo del personale erano acuite dalla presenza di numerosi elementi inviati dall' Italia a causa dei loro precedenti di cattiva condotta; fatto questo che ,

C !talid e l' A l b a nia d al 1 920 al 195 9 23 3 - --
(l) F 8- l-2 data 17 aprile 1920. riportato da G. Colonna di Ct:sarò, L'Italia nell' Al bania me rid ionale - No t e e d ocumenti ( 1917-1 9 ! 8), pag. 349 e scg

mentre contribuiva a diminuire il tono disciplinare dci rep.arti, faceva nascere nei militari e, ancor piì.t grave, nelle loro famiglie il convincimento che l'Albania fosse congiderata luogo di punizione. Anche il problema dei quadri, insufficienti numericamente, era forte e lo di.vemò ancor pii:t allorché il Minisrero della Guerra, il 19 aprile 1920, sospese definitivamente i tr asferimenti di ufficiali in Albania, facendo per giunta rientrare ai corpi coloro che erano g ià in attesa di imbarco a Bari o Brindisi.

Disagi, malaria, mancanza di 1iccnz,a, inquadramento deficitario, gravosità del servizio in reparti ridotti all'osso, mancato afflusso di rinforzi e di sostituzioni, tutto dò ingcnerava la dolorosa sensazione di essere abbandonati dal Governo, a questo indotti anche dalla lettura Jei giornali e delle lettere provenienti dahl' I talia. Naturalmente, il sinromo più appariscente di questo stato d'animo si aveva nel decadimento formale (saluto, proprietà dell'uniforme, cura della persona) e nel verificarsi di gravi mancanze disciplinari. Si eta diffuso un senso genera'le di stanchezza, quel malessere tipico le cui manifes tazioni hanno maggiore evidenza non già nei reparti sottoposti a condizioni di vita comparativamente più gravose, bensì, con apparente incongruenza, in quelli che meno risentono di tali condizioni.

Al termine della guerra fu decisa la nomina di una Commissione parlamentare d'inchiesta sulle spese di guerra. La relazione da questa presentata in merito alla spedizione d'A1bania (l) può ben fungere da sintesi efficace del nostro intervento sull'opposta spon<ia adriatica e taluni apprezzamenti su aspetti politico- mi11tari dell'impresa, già posti in evidenza nel corso della trattazione, sono profondamente significativi:

« La Commissione parlamentare d'inchiesta spese eli guerra ha preso in esame, per la parte di sua competenza, gli avvenimenti d'Albania ( ). Poiché l'indagine sulle spese ha lo scopo non solo di accertare le modalità di erogazione ddle spese stesse e gli eventuali recuperi, ma altresì di accertare le responsabilità inerenti. era indispensabile esaminare i procedimenti e gli effetti dell'azione di propaganda, dell'azione politica e diplomaTica, alle quali appunto la spesa era servita ( ).

<' Capitolo II - L'azione militare.

« { ) Soltanto dopo la sconfitta dell'Austria Ungheria nella battaglia di Vittorio Veneto, per vari motivi che più innanzi verranno esposti, sorse contro le nostre:: truppe in Albania un novello nemico. forse più temibile: il popolo albanese e più specialmente la pane musulmana di esso. Il sentimento della

, 1} R:po:-tara per intero in allegare 5i.

234 Le truppe italiane 111 Albama ( 1914 · 20 e 1939)

indipendenza nazionale fu agitato da pochi elementi colti, viventi per la maggior parre in Italia ed in AmNica; di tale sentimento si impadronirono i pochi dirigenti la politica albanese scontenti della nostra occupa..:ione, per sollevMe le masse fino allora acquiescenti; c le masse sottratte alla loro amica inerz ia, animate dalln vol0ntiì dei loro capi, presero apcrra posizione contro di noi.

« La propaganda si intensificò a poco a poco, c perfino gli i taio- albanesi sottoscrbsc.:ro nel maggio 1920 un appello diretto al Presidente degli Stati Uniti d'America invocando l'intervento di lui c protestando contro la politica dell'Italia. L'incendio in breve tempo ù.ivampò; gli albanesi si armarono comro le nostre truppe, le quali dall'interno della regione dovetrero restringersi nel campo trincerato di Valona. Qui\'i esse furono attaccate nel giugno 1920 da forze di gran lunga superiori; febbricitanti tutte a cagione della imperversante malaria, già decimate dalle epidemie, esse in un primo momento cedertero terreno; ma rinvigorite poi da un piccolo rinfor"zo soprag· giunto. ricostituirono Ja !oro l inea di difesa e respinsero hrillanrcmente gli assa litori.

« Ma la nostra situazione politica in Albania diventava ogni giorno pm difficile a cagione dell'odio dcg[i albanesi, sul quale, purtroppo, soffiavano vampe incitarrici alcuni elementi di diversa nazionalità; in delle condizioni politiche si addivenne a trattati\·e col Governo provvisorio albanese. Ed in data 2 agosto del 1920, il conte Manzoni, io rappresentanza dell'Italia, sti· pula\·a col Governo provvisorio albanese un accordo, chiamato comunemente Protocollo di Tirana, col quale in omaggio alla territoriale dell'Alba· nia, si stabiliva il rimpatrio di tutte le truppe italiane ( ).

<< Capitolo III - L'azione politica.

<< ( ) Ma ben presto le Autorità, che rappresentavano in Albania ll Go· vcmo italiano, compirono rarccchi errori ed imp r udenze. che volsero contro di noi l'animo degli albanesi. Slli quali poi agl potentemente una fortunata propaganda avversaria. mirante a svalutare l'opera nostra, mediante l'accusa di aver accettato il concetto della spartizione dell'Albania sebbene con un ano solenne. com 'è il Proclama di Argirocastro, noi avessimo garanti w l'indipendenza di quel popolo fierissimo (. ).

<< Capirolo VII - L'nrga1tizza;;;ione dei poteri.

«E' canone fondamentale di rurte le leggi militari, che in ogm 1mpresa bellica il Comandante in capo abbia il potere supremo di direzione e di vigilanza su tutti i reparti inferiori e su tutte le organizzazioni aggregate all'esercito operante E questo potere deve essere effettivo e diretto, pure essendo esercitare per il tramite degli organi minori aderenti al Comando Supremo c costituiti in un fascio c scrupolosamente gerarchico. Or bene, que· sto canone fondamentale non è stato osservato nella impresa militare albanese.

<< E difatti. dalle indagini compiute è risultato:

l) che il Potere! supremo di direzione c di vigilanza non fu sempre eHettivamente dato né esercitato;

2) che l'armonia fra i \'ari Comandi e fra i vari Uffici non sempre

3) che il principio della gerarchia fu quasi violato.

Cltafia
f'Albania dal T920 al IQJC) 2 35

« Quanto al primo punto, è da ricordare. fra !"altro, che il Corpo d'occupazione fu altcrnariv;tmeme alle dipendenze del Comandante Supremo dell'Esercito mobilitato c del Ministro della Guerra. Né l'uno né l'altro a\'evano la possibi lità di esercitare le funzioni di direzione e di vigilanza connesse con tale re;:spon$abilità.

«Quanto al secondo punto, è specialmente notc\•ole il fatto che, dando al maggiore Castoldi un ufficio di alta responsabilità politica, si doveva foraime nte creare un contrasto col comandante del Corpo di occupazione, che era un generale; ogn uno può immaginare quali dovettero essere e quindi furono le consl·guenzc di questa evideme incompatibilità.

« Quanto al terzo punto, la inosservanza di ogni principio gera rchi co si è verificata soprattutto negli uffici civili ( ).

« Tutta questa errata organizzazione dei poreri ha avuro una grande influenza sull'esito definiri,·o della impresa c sul costo di essa.

« Conclusione.

« La Commissione ritiene di aver compiuto tu tto il dovere suo esponendo al Parlamento i risultati delle sue indagini.

<< Uscirebbe dal suo campo il fare proposte o dare sugger imenti in ordine alla futura nostra aziom: politica, nei riguardi dell 'Albania, ed è perciò che nessun accenno è stato fatto all'Isola di Saseno, che per l'accordo di Tirana è rimasta all ' l t alia.

«Senza giudicare neppure qui l'opera dei vari Gabinetti, la Commissione non può non rilevare che il modo col quale gli avvenimenti si successero produsse qudte conseguenze politiche innanzi esposte, e quelle conseguenze finanziarie di cui ampiamente fin qui si è parlato, le quali ultime sono soltanto in m1n1ma parte attenuate dai recuperi che la Commissione ha compiuto e proposto»

Il 12 ottobre del 1920 il Governo albane se, attraverso la propria delegazione presso la Conferenza della Pace, presentò domanda di ammissione alla Società delle Nazioni, appoggiando la richiest·a col sottolineare che l'Albania era stata proclamata Stata indipendente dalla Conferenza degli ambasciato ri del 1913; che pur essendo rimasta neutrale aveva subito tutti gli orrori della gue rra; che Iralia e Jugoslavia avevano rinunciato ad ogni pretesa territoriale ed al-trettanto era da sperarsi da parte greca; che, di fatto, i rapporti intercorrenti con Italia, Jugoslavia e Grecia equivalevano ad un riconoscimento formale. Dopo qualche discussione di natura giuridica, la richiesta albanese fu accettata . L'ammissione era importante perché subito co nsentì. all'Albania di appellarsi al Consiglio della Lega per la definizione delle frontiere ancora in so-

236 Le truppe ttalmne m Albanta ( 1'114- :w e 1939)
2. I primi passi de lla Repu bblica albanese .

speso e per invocare l'evacuazione dei terrirori ancora occupati da Greci e Jugoslavi.

I rappresentanti dei tre Stati interessati presentarono memoriali illustrativi dei rispettivi punti di vista: ovviamente, quello albanese pretese il rispetto dei confini del 1913, mentre gli altri due sostennero che le decisioni assunte in tale sede erano da ritenersi ormai superate dagli eventi. Il dibattito fu accanito e reso più aspro da una nuova rivolta verificatasi nell'Albania del nordest: nell'agosto del 1921, i Mirditi si erano sollevati proclamandosi Stato indipendente e contestando al Governo di Tirana il titolo di rappresentante dell'Albania. L'aspetto più grave, però, era che la ribellione appariva organizzata a Belgrado; che il governo dei mirditi parlava da Prizren, in Serbia; che bande armate provenienti dalla Jugoslavia erano ent r ate in territorio albanese. In definitiva, il Consiglio della lega stabilì di avallare le conclusioni alle quali, in materia di confini, stava per giungere la contemporanea Conferenza degli ambasciatori, che fino dal giugno 1921 aveva messo all'ordine del giorno il problema. Le posizioni erano le seguenti:

- il Governo albanese, pur lamentando le mutilazioni apportate alla nazione albanese dal protocollo del 1913, insisteva per l'applicazione di questo accordo;

- il Governo ju goslavo chiedeva una correzione dei confini del 1913, essenzialmente in corrispondenza della zona di Prizren;

- il Governo italiano aveva rinunciato - come abbiamo visto - a Valona ed al mandato sull'Albania, però intendeva conservare Saseno e soprattutto mirava al riconoscimento dei suoi interessi strategici nel basso Adriatico, mediante la indipendenza dell'Albania nei confini del 1913. Naturalmente, in caso di cessioni tervitoria]i a Jugoslavia e Grecia, tul'to veniva rimesso sul tappeto;

- il Governo greco rivendicava l'Epiro settentrionale (cioè Korça ed Argirocastro ). « Solo la coscienza nazionale deve decidere - aveva replicaro agli Albanesi Venizelos i'l 3 febbraio 191 9 a Versailles -. Così, cristiani e maomettani abitano l'Albania e nzentte questi ultimi, durante il periodo della dominazione turca, hanno accettato il govemo turco, divenendo autentici turchi, i cristiani dell'Albania meridionale sono sempre rimtJSii attaccati alla Grecia}>.

Il 9 novembre 1921, il Consiglio degli ambasciatori, composto dai rappresentanti dell'Italia, della Francia. dell' Inghilterra e del Giappone, prese due dedsioni fondamentali. La prima riguar-

L'Italia
e l'Aiban1a dal (()2n al 1939

dava l'indipendenza dell'Albania ed i suoi confini territoriali, con qualche rettifica rispetto alle decisioni del 1913 a favore della Jugoslavia . La seconda concerneva la posjzione internazionale dell'Albania cd era formulata come segue:

«L' Impero britannico. la Francia. ritalia ed il Giappone.

«Riconoscendo che J'indipendenzo dell'Albania l'integrità e J'inviolabilità delle sue frontiere. quali sono state fissate dalle loro decisioni in data 9 novembre 1921, sono una di importanza imemazionale;

<<Riconoscendo che la violazione di dette frontiere o dell'indipendem:a dell'Albania. potrebbe costituire una minaccia per la sicurezza strategica dell'Italia;

«Convengono su quanto segue:

«I. Nel caso in cui l'Albania si trovasse nell'impossibilità di conservare la propria integrità territoriale, essa potrà indirizzare al Consiglio della Società delle Nazioni una richiesta di intervento estero.

«Il. l Governi dell'Impero britannico, della Francia, dell'Italia e del Giappone decidono. in tale evenienza. di dare istruzioni ai loro rappresentanti nel Consiglio della Società delle Nazioni, di raccomandare che il ripristino delle frontiere territoriali dell'Albania sia affidato all'Italia.

« lii. In caso di minaccia contro l'integrità o la indipendenza, sia territoriale sia economica, dell'Albania per effetto di una aggressione straniera o per qualunque altra causa, e nel caso in cui l'Albania non abbia fatto ricorso in un lasso di tempo ragionevole alla facoltà dj cui all'art. I, i Governi predetti porter:anno a conoscenza della situazione che si sarà verificata il Consiglio della Società delle Nazioni.

«Qualora un intervento fosse giudicato necessario dal Consiglio, i Governi predetti daranno ai loro rappresentanti le istruzioni di cui all'art. II.

«IV. Nel caso in cui il Consiglio della Società decidesse, a maggioranza, che un intervento da parte sua non fosse opportuno, i Governi predetti esamineranno nuovamente la questione, ispirandosi al principio contenuto nel preambolo di questa dichiarazione, e cioè che qualunque modifica delle frontiere dell'Albania costituisce un danno per la sicurezza strategica dell'Italia ».

In sostanza, si può ben ammettere il successo diplomatico ottenuto dalla delegazione albanese. E' pur vero che il principio delle nazionalità giocava a suo favore, ma è altresì da riconoscere che il Governo di Tirana, chiedendo prima L'ammissione alla Società delle Nazioni, e con ciò coinvolgendo i·l prestigio di quest'ultima nella soluzione del problema, e poi agendo con molta moderazione e calma davanti al Consiglio degli ambasciatori , aveva saputo affermarsi in un momento di crisi acuta. Non bisogna dimenticare che proprio durante le ultime battute deJ.la Conferenza, ripetuti appelli da Tirana e da Londra al Segretario Generale della Società delle Nazioni segnalavano che la continua av anzata delle forze jugoslave, a sostegno della aperta ribellione dei .Mirditi, a

sotrrarre tutta l'Albania settentrionale al governo legirrimo, e che la pace internazionale poteva rlsultarne turbata. Comunque, l'azione contemporanea, anche se distinta, della Società delle Nazioni c della Conferenza degli ambasciatori riuscì a creare le premesse per un iniziale assestamento dd nuovo Stato (schizzo 3ì ). E' però da sottolineare che ove l'Italia, sia pure attraverso momenti alquanto incerti. non avesse infine preso risolutamente partito a favore dell'Albania indipendente entro i confini del 1913, assai difficilmente questa sarebbe riuscita ad evitare perdite territoriali forse gravi a vantaggio dei vicini. Significative al riguardo le vicende della Commissione per la determinazione dei confini nei tratti non ancora definiti sul terreno, nel periodo 19221924. Occorre, infatti, ricordare che la Grecia, non appena ottenuta l'indipendenza, aveva cominciato ad accarezzare la grande idea di raccogliere in concreto l'eredità di Bisanzio, sostenuta in questa aspirazione dalle aperte simpatie di Francia ed I nghilterra da un lato e della Russia dall'altro, ovviamente per ra gioni completamente diverse. Su questa via era inevitabile l'urto con l'Italia, sia direttamente per il Dodecanneso ed i diritti rivendicati in Asia minore, sia indirettamente per l'Albania meridionale. La grande idea fu ridimensionata quando la Grecia, app rofitt ando del temporaneo ritiro dell'Italia dalla Conferenza della paoe (aprile · maggio 1919) a Versailles, sbarcò in Asia minore occupando Smirne ed altre località promesse all'Italia. Senonché l'impegno si manifestò troppo gravoso per le fragili forze greche e Kemal pascià ebbe buon gioco a ricacci'.lre in mare gli invasori.

Il problema albanese ebbe uno strascico peggiore e causò una ferita che non si rimarginò mai. La Conferenza degli ambasciatori aveva deciso di dare esecuzione solleci:ta alle del iberazioni prese il 9 novembre 1921 e comunicate ai governi jugoslavo e greco ed alla Società delle razioni. Dispose perciò l'istituzione di una Commissione interalleata per la delimitazione dei confini, presieduta dal gen. TeHini, con il compito di:

continuare i lavori del 1913 - 14 della precedente analoga Commissione per le fron tic re nord e nord· est, naturalmente tenendo conto delle modifiche stabilite;

- delimitare sul terreno i confini greco · albanesi sanzionati dal protocollo di Firenze del 17 febbraio 1913.

La Commissione si costituì il 18 gennaio 1922 ed iniziò subitO i lavori, nel corso dei quali il gen . Tellini fu assassinato il 2 7 agosto 1923 a Kakavia da una delle tante bande epirote istigate dai

L'Italia
e l'Albania rlal 1920 al 1939 239
UNGHERIA ( / . __./ /\ ) l BE lGRADD \ o JUGOSlAVIA ,....._ / :P \ ,.... ) G) :P t :z r- v-- · ( G R E C l Schizzo n . 37. \ U. R. S. S. \ ( ·:::,. /·, ) "\ . ....._ . '-.J '\. ROMANIA O BUCAREST / 0 SOF IA BUlGARIA T U R C H l A Creta
lA BAlCANI A DOPO lA r GUERRA MONDIAlE (1921)

L'/ralia t l'Albania dal 1920 al 1939

Greci.. La replica italiana fu immediata e portò ali'occupazione di Corfù. Naturalmente l'imervento delle maggiori Poten:tc obbligò il Governo Ji Roma a ritirarsi dall' isola. però il ricordo rimase bruciante. Per entrambi si trattò di un'umiliazione: la Grecia aveva dovuto subire senza possibilità dì reazione un 'offesa al proprio territOrio; 1\lussolini, nuovo Capo del Governo italiano, era stato costretto a fare marcia indietro in seguito al deciso atteggiamento di Gran Bretagna e Francia.

Il giovane Stato albanese si trovava rntanto di fronte a problemi immensi in tutti j campi, a partire dal tipo di regime. Dati i precedenti e le difficoltà non c'è da stupirsi dello scoppio di nuove discordie e rivaiità fra i diversi gruppi politici, la cui fisionomia non era facilmente definibile. Al governo di Suleyman Delvino subentrò nell'aprile 1921 <]uello presieduto da Vrioni, che però durò pochi mesi, seguito da una vera ridda di gabinetti, succedentisi l 'uno all'altro nel giro di poche settimane. In questa precaria situazione si fece largo l'uomo forte del momento. Fra i maggiori esponenti dell 'Albani·a settentrionale primeggiava, come si è visto, un notabile del Mathi, Ahmed bey Zogolli, il quale aveva chiaramente compreso la possibilità di approfittare del marasma politico ed economico esiscenci per impadronirsi del potere. Appoggiato dalla gendarmeria, nella quale aveva trasferito molti suoi seguaci, il 25 dicembre 1921 installò un nuovo governo, di cui volle far parte semplicemente come Minisrro dt!gli Interni, pur essendone in effetti il deus ex machina. Contro Zogolli si manifestò subito una forte opposizione che sfociò nel marzo del 1922 c poi nel gennaio del 1923 in tentativi di vera e propria insurrezione armata , tentativi destinati ad essere schiacciati in pochi giorni dalle forze governative. Dopo varie tumultuose vicende i delegati dell'opposizione si riunirono a Valona nella primavera del 1924 ed intimarono al Consiglio Supremo di Tirana di destituire .il nuovo governo Verlaçi. Fu il primo passo verso la guerra civile , che il 16 giugno portò mons. Fan Noli al potere mentre Zogolli fuggiva a Belgrado. Fan Noli ed il suo gmppo non seppero uscire dalla confusione e dalle indecisioni. Anche i tentativi di buoni r-apporti con i .Paesi vicini fallirono, al punto che l 'Albania si trovò in uno stato di pressoché totale 1solamenro diplomatico.

Il l O dicembre Zogolli rientrava in Albania con poche migliaia di armati fornirigli dalla comunità albanese del Kossovo, rovesciava il governo di mons. Fan Noli, che a sua volra riparava all'estero, e veniva subito eletto Presidente della repubblica.

16. - Albania ' l

3· L'assunzione al tro n o di Zog I.

Insediarosi al parere, Ahmed bey Zogolli emanò un proclama, favorevolmente commentato dalla popolazione, nel quale egli si impegna\'a a ripristinare al più presto normali condizionj di vita, a non ricorrere ad atti di violenza c di rappresaglia ed a garamire la indipendenza e l'integrità dello Stato. Preannunciò anche la prossima convocazione alle urne dei collegi politici. Senonché una serie eli provvedimenti, che contrnstavano 'in modo stridente con i propositi conciliativi enunciati inizialmente e che, all'opposto, presentavano tutti i caratteri di una vera e propria campagna di rappresaglia organizzata contro avversari politici, sortì l'effetto di cominciare ad alienare al Governo molte simpatie e consensi. Così, ad esempio, l'organizzazione giovanile dei Bakshiri che, schierandosi decisamente contro l'oppressione feudale - rappresentata da Ahmed bey Zogolli - aveva preso parte attiva alla rivoluzione del maggio- giugno dell'anno precedente, venne sciolta sotto il pretesto che svolgeva propaganda sovversiva; analoga sorte ebbero le associazioni femminili, politicamente compromesse durante il regime democratico nazionale di moos . Fan Noli. Altre misure ordinare contro numerosi sacerdoti cattolici della 1v1irdizia provocarono naturalmente un forte risentimento da parte di quelle popolazioni, particolarmente suscettibi·li di fronte ad ogni offesa arrecata ai loro sentimenti religiosi, sl da rendere necessario l'invio urgente di rinforzi di gendarmeria e di forti quantitativi di munizioni. E' tuttavia da precisare che a queste agitazioni non era estranea la propaganda svolta da rivali politici interni (alcuni dei quali addirittura alla macchia) e profughi. I nazionalisti rifugiatisi all'estero non sembravano assolutamente rassegnati a considerare la partita definitivamente perduta, come lo dimostrava la circostanza che mons. Fan Noli, dopo essersi trattenuto b-revemente a Roma, si era recato a Vienna dove aveva allacciare rapporti con la Federazione balcanica e con quella Legazione sovietica.

Lo scioglimento dell'esercito e la riorganizzazione della gendarmeria avevano offerto il destro ad Ahmed bey Zogolli per costituire un elemento di forza cui appoggiarsi. Si ero infatti liberato di tutti gli elementi, specialmente fra gli ufficiali, a lui non sicuramente devoti e per ricoprire le vacanze così create aveva arruolato Albanesi, preferibilmente cristiani, Montenegrini e Serbi, nonché aveva immesso nella gendarmeria - i cui organici erano stati più che raddoppiati- numerosi Russi già appartenenti all'esercito di \Xfrangel.

242 Le truppe italiane in .1./bania ( 1914-20 <' 1939)

A questO punto Zogolli doveva scegliere una Potenza alla quale appoggiarsi. non soltanto - e soprattutto - sotto l'aspetto Hnanziario ma anche sul piano politico. Non la Gran Bretagna e la francia, già sostenitrici della Grecia e della Jugoslavia e, tutto sommato, poco interessate all'Albania. Non la Jugoslavia, che pure aveva aiutato Zogolli in difficoltà - anche se n neo - Presidente si era sdcbitato cedendo al vicino il monastero di San Naum, una piccola località ad esr di Pogradec sul lago di Ohrida, in discussione fin dal 1913in quanto non in grado di fornire ausilio economico. Non la Grecia, certamente, a causa de.lla rivalità a malapena sopita sulla questione delle frontiere. Restava l'Italia, che già allora e da molti anni, nonostante la sanguinosa recente parentesi di cui proprio Zogolli poteva considerarsi uno dei principali responsabili, aveva tuttora un'importanza fondamentale per il commercio albanese .

Ahmed Zogolli si rivolse, dunque, all'halia per interesse ma con sincerità. In pratica, si trattava di costituire ex nova uno Stato in un paese piccolo, povero, trascur::no da secoli dalla dominazione ottoroana, privo di risorse, di strade, di porti, privo perfino di una moneta ufficiale. Ed inoltre costantemente in bilico fra una sommossa ed una rivoluzione a causa delle rivalità di lunga data che dividevano i bey, i principaH personaggi locaJ.i. Per conferire stabilità al suo governo Zogolli puntò sulla carta dell'autoritarismo e del nazionalismo, uniche leve a suo avviso da utilizzare con successo per tenere uniti gli Albanesi. La prima intesa con Roma fu raggiunta in merito alla creazione di un istituto di emissione, la Banca Nazionale d'Albania, anche per l'intervemo della Società delle Nazioni che. esaminata con favore l'iniziativa, affidò all'Italia il compito di realizzarla. Seguì un ingente prestito italiano per far fronte alle necessità primarie. Poi le trattative comincia·rono ad andare per le .lunghe. Il Governo italiano mirava a stipulare un accordo segreto polirico- militare che doveva precedere un pubblico patto d'amicizia, mentre Zogolli esitava ad impegnarsi troppo per ragioni di politica balcanica. Nell'autunno del 1925 il patto segreto f·u firmato, ma senza molta soddisfazione per entrambe le parti: Zogolli, a causa delle clausole favorevoli all'Italia; il Governo di Roma, perché un articolo stabiliva che in caso di guerra con altre Potenze l'Italia non avrebbe acconsentito a trattative di pace che non avessero considerato la sorte di tutte le popolazioni albanesi oltre frontiera, questione che - se trapelata - avrebbe certamente influenzato negativamente i rapporti con la Jugoslavia, già un po' turbati a causa sia del prestito .al.l'Albania, si·a delle dimostra-

L'Italia
- -
e l'Albania dal 1()20 al 1939 243

zioni nazionalistiche per la Dalmazia che avevano allora luogo in I ralia.

Nel frartempo le rrauative di natura economica procedevano :in diversi campi, talché il Ministero degli Esteri italiano giudicò opportuno regolare con un patro politico ufficiale, richiamantesi alle decisioni della Conferenza degli Ambasciatori del 1921, i rapporti fra i due Paesi. Il riferimento esplicito alle deliberazioni del 1921 era proprio quello che Zogolli cercava di evitare, allegando motivi di linearità di condotta e di prestigio personale, giacché a suo tempo, da giovane Presidente del Consiglio, si era opposto tenacemente all'accettazione albanese di quella formula. Dopo molte tergiversazioni ed attriti, dovuti in parte anche all'atteggiamento a noi sfavorevole tenuto a Tirana dalle Legazioni britannica, francese ed jugoslava, il 27 novembre 1926 veniva firmato un patto di amicizia e sicurezza della durata di cinque anni c rinnovabile, secondo H quale le Parti contraenti riconoscevano che qualsiasi perturbazione diretta contro lo stalus quo politico, giuridico e territoriale dell'Albania era contraria al reciproco interesse politico; si impegnavano a prestarsi muruo appoggio e collaborazione ed a non concludere con altre Potenze accordi politici o militari a pregiudizio dei rispettivi interessi; ed altres) si impegnavano a sottoporre ad una speciale procedura di conciliazione e di arbitrato le questioni che venissero a dividerle e non fossero state risolte mediante l'ordinaria pn1ssi diplomatica. Nel documento non era stalo inserito un riferimento alla dichiarazione del l921, tuttavia, ovviamente, questa manteneva ancora il suo valore. Il patto politico testé concluso suscitò l'immediata reazione della Jugoslavia, che si sentiva in certo modo tradita da Zogolli. Per l'ap· punto ispirandosi alla dichiarazione degli Ambasciatori del 1921. l 'Italia richiamò l'attenzione delle maggiori Potenze interessare sulle voci di disordini che elementi albanesi del Kossovo (prop rio del gruppo che aveva aiutato Zogolli a tornare a Tirana nel 1924!) sarebbero stati incaricati di provocare in Albania. Tale intervento italiano, unitamente ad altro per comporl'e un secondo incidente fra Ti.rana e Belgrado, aumentarono il prestigio dell'Italia in Albania e crearono le basi per un trattato di alleanza difensiva fra i due Paesi (22 novem bre 1927):

<< ( ••• ) si avrà un·amicizia sincera e perfetta fra i due popoli e fra i due Governi, nonché un'assistenza reciproca, nell'incesa che ciascuna delle Alte Pani sosterrà gli interessi ed i vant;tggi dell'altra con lo zelo che usa per so· stcnere i propri.

«Art. 2. Vi sarà un'allè!mza difensiva inalterabile fra l'Italia da una parte e l'Albania dall'allra per venri anni. la quale porrà essere denunciata m:l corso del diciottesimo o diciannovesimo anno (. l. Le due Alte Parri contraenti impiegheranno tutta la loro attenzione e tutti i loro mezzi per garantire la sicurezza dei loro Stati c per la difesa e salvaguardia rtciproca contro ogni artacco esterno.

«Art. 3. In conseguènza degli impegni assunti con gli tmicol i precedenti, le due Alte Parti contraenti agiranno d'accordo per il mantenimento della pace e della tranquillità, c nel caso che una delle Alte Parti sia minacciata da una guerra non pro\ ocma da essa, l'altra Pane impiegherà tutti i suoi meni più efficaci non solo per prevenire le ostilità ma anche per assicurare una giusta soddisfazione :1lla Pane minacciata.

« Arr. 4. Qualora ogni mezzo di conciliazione sia invano csauriro, ciascuna delle Alte Parri si impegna a seguire le soni dell'altra , mettendo a disposizione dell'alleata JUtte le risorse militari, finanziarit: c di ogni altra natura, atte a portare un contr.ibuto per superare il conflitto, sempre che tale contributo venga richiesto dalla Parre minacciata.

«Art. 5. Per lultC k: ipor.esi previsre nell'articolo quat tro, le due Alte Parti contraenti s'impegnano a non concludere o .iniziare trattative di pace. di armistizio o di tregua senza un comune accordo».

In tale quadro la collaborazione militare italiana assunse uno sviluppo sempre più vasto. Fin dal tardo 1925 erano stati immessi nel1'eserciro albanese i primi ufficiali italiani come istruttori delle poche unità di artiglieria, poi altri seguirono con funzioni di natura tecnica: impiand radiotelcgmfici, lavori stradali, di·rczione delle .riparazioni del materi ale d'armamento . Nell'aprile 192ì era stato assegnato alla R. Legazione a Ti rana un Addetto miliM:re nella persona del col. Pariani. L'accordo portò alla cosdtuzione di una vera e propria Missione militare, alla cui guida venne posto lo stesso Addetto militare. Ebbe così inizio la completa riorganizzazione dell'esercito albanese, che passò da un sistema fondato essenzialmente sulle bande armate ad una struttura moderna. Gli ufficiali italiani provvidero, in particolare, alla costituzione di uno Stato Maggiore e ne crearono i principali uffici (Operazioni, Addestramento, Ordinamento e Mobilitazione, Servizi); -all'organizza?.i.one dei servizi logistici, con speciale riguardo a quello sanitario, a quello d'amministrazione ed alla branca automobilistica; aUa creazione di un servizio informazioni. Nel contempo venivano costituite le unità. Dapprima i reggimentiposti al comando di ten. colonnelli italiani (l) - formati da tre battaglioni di fanteria, t re batterie ed una compagnia genio. Poi si passò alla creazione di due divisioni, i cui Capi di S. M. - in pratica i

L'Iwlia t' l'Albania dal 1920 al 1n9
(l) Uno dei quali il fururo generale Gambara.

veri comandanti - furono anch'essi italiani (l). Ma l'azione della Missione si csrese anche ai settori addestrarivo, culturale e fortificatorio. Dalla fondazione di scuole militari, a i primi passi di una istruzione premilitnre, alla compil azione di monografie geografiche c di lavori geodetici e topografici in vista della pubblicazione di una cartografia aggiornata, che servisse anche di base per l'impianto di un moderno catasto. Ed ancora, la pubblicazione del << Bollettino e Rivista militare albanese » e di un « Sommario di storia militare », prime opere del genere per migliorare il livello culturale dei Quadri.

La parte infrastrutturale concerneva un complesso di lavori relativi alle caserme, ai porti, alle strade, a zone fortificate. A tale proposito occorre citare l 'ideazione di un ridotto centrale appoggiatO alla linea Miloti- Librashd ove l'esercito albanese potesse arroccarsi, in caso di aggressione jugoslava, in attesa dello sbarco ir.aliano. Questo impegno comportò !'·impiego di alcune <"entinaia di militari italiani, in maggioranza ufficiali, che indossavano l'uniforme albanese oppure, se in servizio presso Ministeri od enti civili albanesi, l'abitO civile. Nel dicembre 19.30 la Missione italiana comprendeva 16.3 ufficiali, 42 sottufficiali e truppa e 2 impiegati civili. Al vertice di queste attività fu .il colonnello poi generale Alberto Pariani, Addetto militare e Capo della missione dal 1927 al 19.3 3, la cui opera veramente Jisinteressata volle essere sinceramente e totalmente « albanese». Anche per la Marina l'Italia fornì un ristretto numero di ufficiali, sottufficiali c specialisti, incaricati dell'inquadramento e dell'addesu·amento del personale albanese nelle tre basi di Durazzo, Valona e Santi Quaranta (2), nonché alcuni mezzi navali. La gendarmeria, invece, rimase in mani inglesi, almeno per alcuni anni. Intanto aveva avuto luogo la proclamazione del regno. Il l settembre 1928 Ahmcd Zogolli era salito al trono col nome di Zog I (3), re degli Albanesi. Indubbiamente, tutto poteva dare la impressione che la nuova monarchia fosse sorta con l'aiuto e sotto la protezione italiana, ma esistevano contrasti latenti che impedivano una conveniente chiarezza di rapporti. 11 punto chiave divent ò il patto di amicizia e di sicurezza contratto nel 1926 e con scadenza alla fine del 19 31, al cui rinnovo Zog era decisamente poco propenso, in parte ritenendo probabilmente che l'appena cencluso trattato di allem1za, basalo questo su un piano di assoluta parità giu-

!l) I ten col. Ricagno e Calzini.

(2 ) II primo comandante della marina alb,mese fu il cap. di con·ena Prclli.

(3) Zogolli deriva dal turco Zogoglu: figlio di Zog., perciò il Re sottolineava col nuovo nome il farro di .:ssere il capos1ipire della clinasria.

246 Le truppe ituliane i11 Albama ( '9'4 · 20 e I<)JCJ)

ridica, a\'esse superatO il patto e ne rendesse inutile il rinnovo; in parte per una sempre maggior diffidenza nei confronti dell'Italia. Zog, infatti, era osteggiato da moltissime personalità albanesi ed al rientro da un breve soggiorno in Austria per ragioni di salute, in seguiro ad una diagnosi allarmante di medici albanesi poi notevolmente ridimensionata a Vie.nna, e durante il quale fuorusciti albanesi del gntppo di Fan Noli avevano attentato alla sua vita, trovò clementi di preoccupazione. La nostra Legazione a Tirana non poteva trascurare la possibilità di turbamenti nel Paese a seguito della eventuale inabilità o morte del Re; perciò aveva preso contatto con esponenti ·locali a lui ostili. Dopo tutto, è vero che il regime di Zog stava assestandosi, ma è anche vero che una rivoluzione poteva porre l'Itaha in una situazione imbarazzante, fra l'insuccesso diplomatico e l'azione di forza. Da notare che il Re ·aveva forti inimicizie non soltanto nella classe dci bey , per vecchie rivalità, ma anche in un grosso gruppo di notabili i quali, già funzionari privilegiati dell'Impero Ottomano sotto Abdul Hamid, rientrati nella piccola Patria rivestivano incarichi di scarso prestigio e si trovavano addirittura messi da parte. E' questa la categoria di persone, in genere preparate e colte, che, senza fiducia in un avvenire solo albanese, per prima guardò all'ltalia con molte speranze.

In tale stato d'animo il Re -lasciò passare la scadenza del patto di amicizia e di sicurezza senza rinnovarlo. A Roma allora fu deciso il rimpatrio del gen. Pariani, capo della Missione militare, che fu sostituito dal col. Balocco. Questi, giunto a Tirana, trovò una situazione piuttosto delicata: il Ministro d'Italia in Albarùa deciso a trattare il governo con freddezza, le autorità albanesi decise a far pesare come atto offensivo il richiamo inopinato del gen. Pariani e ad irrigidirsi in uno spirito di intransigenza e di indipendenza verso l'Italia. Dal canto suo, ·il Re aveva convocato prima della presentazione del col. Balocco -a palazzo reale il ten. col. Tripiccione. che svolgeva le funzioni di Sottocapo di S.M. al Comando della Difesa Nazionale, e gli aveva dichiarato che si avvaleva della sua collaborazione perché non riteneva di potersi avvalere di quella dell'Addetto militare, che egli non riconosceva come Capo missione e che considerava troppo legato, per la sua posizione, alla Legazione italiana e quindi alla politica. Ben presto la tensione si aggravò. Il Governo appariva sempre più disposto a sacrificare la Missione militare, allarmato per una temuta intesa itala- jugoslava ai propri danni e sospettando il Ministro d'Italia di tramare contro il regime . Furono adottati nuovi provvedimenti di ripicca, fr:a cu·i

--------·-- ·-------
L'Italia e l'Albania dal 1920 al 1939

la sospensione di ogni incarico di comando -ai nostri istruttori militari, il rifiuto di scendere a terra ,agli equipaggi di una nostra squadra navale giunta a Durazzo, la chiusura improvvisa deHe numerose scuole cattoliche da noi sovvenzionate .

Quest'ultima misura sollevò contro Zog ·il risentimento dell'episcopato cattolico <albanese, che protestò apertamente e che da allora - insieme con la poco numerosa ma influente minoranza cattolica - fu un a·ltro deciso avversario . Ad evitare una crisi aperta in un momento delicato per le trattative internazionali 1n corso, il Governo di Roma intese chiudere con buona volontà il periodo di attrito. In effetti, una serie di nuovi accordi essenzialmente di natura t.'Conomica ristabilì un'atmosfera di formale distensione, ma Zog ormai, sempre più isolato, mantenev•a molte riserve nei confronti dell'appoggio italiano, mentre dal canto suo Roma vedeva chiaramente la diffusa ostilità che da troppi ambienti albanesi si levava contro 11 Re.

Nel 1937 il mi nistro degli Esteri, Ciano, giunse in v1s1ta a Tirana, una visita che si svolse nel migliore dei ·modi, che suscitò nella popolazione un entusiasmo apparso sincero e che mise le basi per un ponderoso programma di opere pubbliche, il quale -avrebbe da un lato offerto ampie possibiHtà di lavoro per parecchi anni agli Albanesi e dall'altro rafforzato il regime personale di Zog. In quegli anni, però, er-ano numerosi gli emissari di <alte personalità albanesi che si recavano continuamente a Roma per sotrolineare in tutt'i i modi le manchevole zze del Re e le tattiche ostruzionistiche da questi poste nel concretare provvedimenti di carattere doganale che ·interessavano particolarmente i commercianti albanesi. Era inoltre fortissimo il malumore contro il ministro dell'Istruzione, accusato di essere chiuso ad ogni risveglio culturale, e contro il comandante dell'esercito, gen. Aranitas, incolpato di favorire nella carriera gli elementi che un tempo facevano parte delle vecchie bande di Zog . Come sempre accade, era soprattutto la gioventù ad esprimere il piti accentuato malcontento. Le conseguenze di questo fermento ricadevano in buona misura anche sull'Italia, che appa:riva a tutti come il puntello del regime reale e che quanto meno non sembrava capace di imporre al suo protetto una linea di progresso aggiornata con i tempi. Il matrimonio di Zog con la contessina Geraldina Appony nel 1938 aggiunse nuovi elementi di disturbo: errori nel cerimoniale, gesti di freddezza, piccoli incidenti formali colpirono sgradevolmen te le personalità italiane presenti; l'episcopato cattol1co si era astenuto dall'intervenire alla cerimonia non riconoscendo valide

248 Le tmppe italiane in Albania ( 1914- 20 e 1939)

L'Italia e l'Albania dal 1920 al 1939

le nozze; i musulmani, dal canto loro, erano urtati dal fatto che la sposa ungherese fosse di religione differente dalla loro; molti Albanesi poi erano delusi da un matrimonio che poco poteva offrire politicamente ed economicamente.

A questo punto, ·il ministro Cìano cambiò decisamente rotta. Si era fatta l'idea che la Germania, attraverso l'ambiente austroungarico ora presente alla corte di Tirana, potesse - ed intendesse - soppiantare l'influenza italiana in Albania ed in questa convinzione espose, in un lungo rapporto a Mussolini, il suo pensiero sul futuro dell'Albania. Premesso che:

« ( ... ) un 'affermazione italiana, possibilmente di carattere definitivo e rotalirario, varrebbe a controbilanciare nei confronti de l mondo balcanico l'innegabile aumento di peso acquistaro colà dal Reich in seguito alla realizzazione deli'Anschluss ( )

aggiungeva che:

« ( ) Ja nostra opera, della cui singolare importanza bisogna sbarcare in terra albanese per rendersi conto appieno, dovrà trovare al momento opportuno il suo compimento attraverso l'annessione dell'Albania all'Italia. Molte ragioni e di ogni ordine determinano la necessità di un tale avvenimento( .. .)», e concludeva indicando tre linee d'azione: un allacciamento economico sempre più stretto sì da influenzare direttamente le decisioni politiche, soluzione che evidentemente non poteva essere considerata risolutiva; una spartizione del giovane regno in accordo con Jugoslavia e Grecia era invece definitiva e non sembrava presentare molte difficoltà; infine, un'annessione attraverso un'unione personale era anch'essa un'alternativa radicale sfmttabile in rel.azione al dissenso fra corre e popolo e realizzabile previo un provocato movimento di piazza.

E' chiaro che Zog ormai avvertiva !'-atmosfera di insicurezza che lo circondava, il personale antagonismo di Ciano, la ripresa delle trame da parte di una sempre più forte opposizione interna e dei fuorusciti. Per giunta l'orizzonte internazionale si copriva di nubi a causa del problema dei Sudeti sollevato dalla Germania . I n siffatte circostanze il Re cercò di mìgli.orare i rapporti con noi proponendo di elevare le rispettive legazioni al rango di ambasciata, suggerendo di studiare l'eventuale invio di truppe italiane in Albania per allontanare minacce esterne e palesandosi meglio disposto a talune concessioni minerarie dietro nostri impegni di opere di bonifica.

4 · L a crisi nei rapport i f r a Ita lia ed Albania.

Nel gennaio 1939 la situazione albanese appariva su di un piano inclinato. Clausole segrete del trattato italo - jugoslavo del 1937 e contatti, sia pur non approfonditi, fra Ciano e Stojadinovic avvaloravano la plausibilità di una sostituzione di Zog o di una spartizione dell'Albania; l'insofferenza dell'opposizione aveva guadagnato buona parte del popolo; i fuorusciti parlavano apertamente di un nuovo sovrano nella persona di un principe italiano. La caduta di Stojadinovic in certo modo modificò i termini del problema: era adesso difficile una conversazione con la Jugoslavia in merito all'Albania, quindi conveniva «accelerare i temp i » - come scrisse Ciano H 5 febbri\io nel suo diario - per non consentire al nuovo Governo jugoslavo di rafforzarsi politicamente. D'altro canto Zog, in un'udienza accordata n 15 febbraio al nostro ministro Jacomoni, si mostrò informato sulle inte11zioni di Ciano circ-a un'eventuale divisione dell'Albania ed espresse il desiderio di un chiarimento delle rispettive posizioni. Per oltre un mese vi fu una serie di colloqui e contatti ufficiosi che sembrò allentare la lensione, almeno per quanto riguardava la definizione di taluni p r oblemi economici in discussione, ma l'occupazione tedesca della Boemia agitò nuovamente le acque.

Il 21 marzo, il ministro Jacomoni comunicava a Roma (l):

« TI re mi è apparso soprattutto preso dall'amm irazione per quanto aveva compiuto la Germania c dall'idea che si avvicinasse per lui il momento di poter realizzare il suo sogno dell'occupazione del Kossovo jugoslavo.

« Ha detto che se Roma decidesse un'azione contro la Jugoslavia egli potrebbe, al momento in cui le nostre di\·isioni fossero pronte a sbarcare in Albania, iniziare subito un 'azione di bande che, a suo avviso, lo porterebbero in due giorni sino a Nish ( )

«Egli fa rà partire quanto prima per Roma il gcn. Seregi e spera che la sua possa giovare a costituire fra i due Paesi una situazione che, pur salvaguardando la sovranità e l'indipendenza dell'Albania, possa dare a noi piena soddisfazione>>.

Due giorni dopo, nuovo telegramma della Legazione al Ministero degli Esteri (l):

« Re Zog ha inviato stasera in legazione il presidente del Consiglio dei ministri, il ministro degli Esteri ed il suo primo aiutante di campo per infor· marmi che ( ) la Romania e la Jugoslavia starebbero prendendo misure per fronteggiare l'eventuale azione dell'Asse ( .. .).

250 Le trupp(' aalianr: in ,1/bania ( 1914 - :w e 1959)
'i
! l) F Jacomoni Lr politica dell'Itaii.J in Albania, pag. 99 e seg.

" Ne:! prospenare tale le dette p..:r::.onalità hanno dichiarato i n nome del re che l'Albania, in ossequio all'alleanza. si metteva a disposizione dell'Italia per qualsiasi C\'Cilicnza. Qualora si do\'essero prendere provvedimenti militari da pane alb,lnese, occorreva tener presente che essi avrebbero avuro scarsissima consistenza se non fossero validamcnre e immediatamente sostenuti da noi. l.c eventuali richieste di intervento di truppe irali:tnc sarebbero da parte del governo albanese, da richieste del materiale necessario ot:r l'esercito albanese.

<< Concordemente i tre autorevoli uomini politici hanno aggiunro che , ovc la simazione internazionale non sconsigliasse un inte rvento di truppe italiane in Albania, esso riuscirebbe in questo momento molto gradito a tutta la popolazione. ( .. . l».

E' difficile intuire quale fosse il pensiero di Zog sull'intervento militare italiano. Probabilmente, ritenendolo pressoché inevitabile, cercava di far buon viso a cattivo gioco sfruttando quello che poteva essere ancora considerato un concreto appoggio al proprio regime e sperando qualche guadagno territoriale a spese Jci vicini. La risposta di Roma venne sotto forma di una bozza di trattato di alleanza che praticamenre trasformava l'influenza italiana in Albania in qualche rosa di molto simile al mandato. Come se non bastasse - previ accordi diretti col Re - il Capo di stato maggiore delle forze armate albanesi sarebbe srato italiano e del pari in mani italiane sarebbero sta te la gendarmeria e la polizia e ... l'organizzazione fascista albanese. Jacomoni fu molto cauto nel trattare la rosa con Zog, anche se questi almeno ·in linea di massima apparve molto disponibile. AIJo.rché però fece vedere lo schema di patto al primo minis tro, Libohova, costui, per guanto sicuramente ben disposto verso noi, si mostrò contrarissimo ad un accordo formale di ral genere. Allora Jacomoni suggerl al Ministero degli Esteri di partire, invece, dal trattato di alleanza in vigore, allargandone le clausole sino a rendedo assai vicino alla bozza che si desiderava realizzare. Sta di fatto che essa suscitò obiezioni da parte del Re ed ancbe di personalità albanesi favorevoli all'Italia. Un direttO intervento di Mussolini, inteso a concludere comunque un accordo più Limitato, che pur non suonando aperta imposizione, per salvare il prestigio di Zog, contenesse l'autorizzazione allo sbarco di un nostro corpo di spedizione, non sortì molto effetto. Zog temporeggiava: da un l ato si mostrava incline a raggiungere un'intesa, dall'altro non inte rrompeva la mobilitazione dell'esercito da poco iniziata ed ispirava manifestazioni anti- italiane. Ma al punto in cui erano giunte le cose, le tergiversazioni erano più dannose che utili. Visto che l'orizzonte internazionale si era rischiarato, i timori di Mussolini di suscitare eventuali reazioni in-

L'Italia
- -
e l'Albania dal 1920 al /f}j9

controllabili si erano dileguati: la Germania aveva daro la sua approvazione all'intervento italiano in Albania in qualunque forma esso potesse estrinsecarsi, ravvisandovi un rafforzamento delle posizioni dell'Asse; l'Ingh ilterra aveva fatto capire. attraverso le dichiarazioni di Chamberlain ai Comuni, che la questione non la toccava; l'Ungheria si era accodata alla linea di condotta tedesca, anzi aveva manifestato la propria disponibilità -::\ tener buona la J ugosJavia; quest'ultima - anche se con la cadura di Stojadinovk era terminata la politica filofascista - non aveva alc una intenzione di sollevare un casus belli, acconlcntandosi sempl icemente cbe ]'Albania rimanesse Stato formalmente indipendente . Infine c'era la Grecia, ovviamente preoccupata per lo svolgersi degli eventi, ma ancor più preoccupata, nella ridda di notizie c di smentite delle ultime due serrimane, di non offrire essa stessa spunti di attrito, come appare dal significativo scambio di messaggi fra il vice console di Grecia ad Argirocastro, Chimarios, ed il ministro degli Esteri di Atene, Mavroudis (1), in data 4 aprile:

« Vi prego volermi dare istruzioni sul seguente punto. l Greci di questa città mi hanno chiesto quale atteggiamento debbono tenere nel caso probabile di manifestazioni antiiraliane da parte della popolazione di Argirocastro. Chimarios ».

«Vogliate raccomandare caldamente ai Greci ddla v0stra giurisdizione di assolutamente da qualsiasi manifestazione antiitaliana. Mavroudis »

Il 3 aprile il conte Ciano si recò in aereo a Tirana per prendere contatto sul posro con il ministro Jacomoni, mentre, crescendo le voci di minacce rivolte cont ro di noi - in pane vere, in parte esagerate ad arte - veniva disposto il rimpatrio degli Italiani. Così, il 5 aprile l'intera Missione militare si imbarcò nonostante le assicurazioni di sicurezza fornite da Zog. Ormai la situazione si era resa rigida. Mussolini chiedeva la pronta accettazione del trattato cosl come era stato rimaneggiato per eliminare menomazioni all'amor proprio nazionale albanese; Zog , dal canto suo, pur essendo disposto ad accettare le clausole militari, esitava temendo che l'art. 8 del trattato - che riconosceva la parità dei diritti politici e civili dei cittadini italiani ed albanesi in entrambi gli Stati - si rivelasse come un modo mascherato per sopraffare, nel giro di pochi anni con un robusto insediamento italiano in Albania, L'elemento locale e per giunta consentisse agli esuli a-lbanesi in Italia una ben nuova forza a detrimento del regime.

252 Le· truppe italiane in Albania ( 1914 - 20 <' 1939) ----
( l ) R. Ministero degli Esteri greco, L ·agresion de l'ltalie C01t1re la Grèce, Documents diplomatiques.

La sera del 5 aprile giunge\·a alla Legazione di Tirana il seguente telegramma di :\lussolini (l) :

«Recatevi dal Re per dirgli che non mi t; possibile dargli la proroga che mi chicde dopo tanti giorni di discussioni. Attendo sua risposta negativa aut positiva a Roma domani giovedl sci non oltre le ore dodici».

Nelle primissime ore del 6 aprile il Presidente del Consiglio ed il ministro degli Esteri consegnarono al nostro ministro Jacomoni il testo delle controproposte: queste praticamente riportavano tutta la questione in alto mare. Malgrado la scadenza stabilit-a per le ore 12, anche dopo tale termine esponenti poli rici e delegazioni della Camera e del Municipio cercarono un accordo {sempre però fondaro sulle controproposte presentate), ma evidentemente Je posizioni reciproche si erano radicalizzate. Nella serata del 6 da Roma perveniva la comunicazione che il dado era lratto ( 2 ):

«Convoglio giungerà a Duraz7o e negli altri porti stabiliti ore 4.30 (dico quanro e trenta) di domani venerdì 7 aprile. Sbarco avrà immediato inizio. Qualora Zog modificasse nel frattempo sue decisioni e accettasse nostre richieste faremmo opportune radiotelegrafiche al Comando del Corpo di Spedizione )>,

seguita qt1alcbe ora dopo da un messaggio personale di Mussolini per il Re (3 ) :

« Nello spirito dell'amicizia italo-albanese che Voi invocate e alla quale intendo rimanere fedele, comunico a Vostra Maestà che potete mandare a Durazzo il vostro plenipotenziario per trattare accordo militare col generale Guzzoni, comandante delle truppe italiane, da me autorizzato ad ascoltare il Vostro rappresemante c a riferirmi ».

Le ultime battute che segui rono facevano riferimento al desiderio del Governo albanese di giungere ad una convenzione esclusivamente militare con il Comandante del corpo di spedizione « concernant la collaboration des troupes italiennes avec les troupes albanaises en Albmtie ». Re Zog lasciò Tirana per riparare in Grecia nelle prime ore pomeridiane del ì. Le for:te italiane erano sbarcate in Albania all'alba.

(l) F. Jacomoni, op. citata, pag. 114.

(2) F. Jacomoni. op. citata, pJg. 119.

( 3) P. Jacomoni , op. citata, pag. 120 .

L'Italia e l'Aibaniu dal 1920
1939 25 3 ---------------------
al

CAPITOLO SETTIMO L'OCCUPAZIONE ITALIANA

x. L'operazione O.M.T.

Lo studio di un'eventuale spedizione italiana in Albania era stato già da tempo avviato nclJe sue linee generali dalJo Stato M-aggiore dell'Esercito, non tanto :in base a precise Jirettivc quanto nel quadro degli studi com1essi con le alternative politiche nei confronti degli Stati viciniori. Si trattava, com'è naturale in simili circostanze, semplicemente della messa a fuoco dei problemi da risolvere e delle fasi dell'operazione. Schematizzando, gli aspetti fondamentali della questione erano i seguenti:

- entità e tipo delle forze: il computo derivava dagli obiettivi che si intendeva ragghmgere in successione di tempo. Prima di tutto, costituzione di teste di sbarco nei principali porti e rapida occupazione di talunc località, nell'interno, di preminente importanza; da cui la necessità di un primo S<..'aglione leggero ma ben armato e veloce. Una seconda fase prevedeva l'occupazione di tutto il Paese e l'attestamento ai tratri pitl significativi delle frontiere con la Jugoslavia e la Grecia, perciò bisognava cakolare l ' invio di quattro-cinque divisioni organiche in più scaglioni;

- mobilitazione delle unità interessate: tenuto conto della struttura del nostro esercito, fondata su di un'intelaiatura di pace da colmare all'emergen:ta con richiami dal congedo, occorreva portare sul piede di guerra Comandi e reparti attingendo per gli ufHcial.i, i sortuffidali, i soldati, specializzati e non, a determinare classi fra quelle già collocate in congedo. Tratl!andosi, però, di una mobili t azione parziale e specifica era inevitabile i] ricorso al lento sistema della chiamata personale con la cartolina precetto individuale. C'era inoltre da completare le dotazioni di armi, materiali, munizioni, mezzi di trasporto, carburanti, notoriamente scarse per i vuoti causati dalle guerre di Etiopia e di Spagna e difficilmente reintegrabili con una certa sollecitudine.

Sia ben chiaro che mobilitare le unità richieste dalla spedizione in causa non costituiva affattO, di per sé, un grosso problema né gli impegni in corso in Spagna e nell'Impero erano tali da pesare eccessivamente. Le difficoltà sorsero quando e perché non fu concesso dal Governo il tempo sufficiente per un regolare svolgimento degli atti connessi con la messa a punto dello strumento operativo. Per questo motivo essenzialmente sarà preferito l'impiego di reparb di formazione, in modo da agevolare, nell'ambito di ogni reggimento, la costituzione del battaglione da inviaxe; ·il rovescio della medaglia sarà, purtroppo, la mancanza di amalgama fra Comandanti e reparti;

- trasporti marittimi : il reperimento del navigl-io competeva ·allo Stato Maggiore del1a Ma·rina e presentava anch'esso parecchie difficoltà si-a i.n fatto di numero di navi sia in fatto di possibilità di scarico nei porti albanesi. Non solo, ma lo stesso intendimento di caricare unità complete non appariva agevolmente conseguibile {l)

Il 13 marzo in una riunione presso Mussolini, ed alla presenza di Ciano e di Jacomoni, il gen. Pariani, sottosegretario alla Guerra e Capo di Stato Maggiore dell'Esercito, illustrò i lineamenti della operazione che sare bbe stata affidata al gen. Guzzoni. Per inciso , questi era completamente all'oscuro di quanto si stava preparando e conobbe l'incarico solo la sera del 31 marzo dall'allora cap. s. S. M. Gualano, -incontrato alla staZ'ione di Padova, mentre stava recandosi a Roma ad audiendum verbum (2). Come si è visto in precedenza, nei primi giorni di aprile gli eventi marciarono rapidamente verso la conclusione che Mussolini aveva ormai deciso. Nel frattempo il corpo di spedizione si raccoglieva nei porti di Brindisi, Taranto e Bari. Le circostanze che hanno presieduto all'approntamento ed al raduno delle truppe sono fortemente indicative della leggerezza con .J.a guale .in sede politica si prendevano iniziative militari .

L'intera spedizione era stata organizzata direttamente sotto l'egida del Ministero e dei tre Stati Maggiori di Forza Armata e risentiva pesantemente delle oscillazioni di decisione del Capo del governo. La costituzione dei raggruppamenti destinati ai vari obiettivi subì molte v-icissitudini e varianti per ripensamenti operativi, con gravi conseguenze nel campo della mobilitazione delle unità. Taluni reparti, ad esempio, non poterono essere impiegati perché

( l) Infarti non fu conseguito E, peggio ancora, non lo fu nemmeno durante la guerra di Grecia, cos titue ndo una deUe maggiori fomi di guai.

(2) C. Baudino, Una guerra assurda, pag. 78.

L'occupazione italiana 2 55

zs6 Le truppe italiane in Albania ( 1914-20 e I9J9)

troppo carenti i.n fatto di dotazioni organlche perciò, mancando il tempo per il loro completamento, l'ordine di mobilitazione venne annullato per essi e trasferito ad aJrri. Ad esempio . il Comandante del 9° bersaglieri alle 17 del 2 aprile ricevette ordine, per telefono, dal capo ufficio ordinamento dello S.M.R.E. di mobilitare immediatamente il comando di reggimemo e la compagnia comando reggimentale e partire alle 24 (entro sette ore) con il battaglione già mobilitato .

Il 3 aprile, il gen. Pariani, a conferma di precedenti orientamenti verbali, precisava per iscrittQ {l) Ie direttive per l'occupazione dell'Albania:

- asse<Jnando il compito: raggiungere con la massima rapidità i centri vitali di Tirana, Scutari, Argirocastro, Valona, zona Devoli, Santi Quaranta, estendendo - non appena possibilel'occupazione ad Elbasan, Korça, Kruja, Kukes e Peskopja;

- comunicando la composizione del corpo di spedizione e la sua articolazione; .

- definendo la successione e le modalità esecutive degH imbarchi e degli sbarchi, via mare e via aerea;

- indicando le località di concentramento (porti di Bari, Brindisi e Taranto ed aeroporto di Grottaglie) per l'imbarco dei vari complessi di forze , dei quali era prevista l'affluenza in loco entro la sera del 5 aprile;

Il corpo di spedizione el"d articolato su tre scaglioni per complessivi 22.000 uomini, 64 pezzi di artiglieria, 125 carri armati leggeri, 860 automezzi, 1.200 motociclette, 5.500 bicidette e 2.500 quadrupedi, e precisamente:

a. I scaglione (2):

- dodici battaglioni bersaglieri, di cui nove ciclisti, uno mot:ocidisti, uno misto ed uno autotrasportato;

due battaglioni granatieri (aviotrasportati);

un battaglione di fanteria;

due battaglioni carri (su 31 carri);

un gruppo squadroni carri veloci {63 carri);

bauaglione S. Marco;

( l ) F . n. 80 O ..M.T. ( = Ol tremare Tìrana) data 3 aprile 1939, allegaro 58.

(2} Il I scaglione fu il solo che operò. Gli altri raggiunsero ad occupazione avvenuta

l ' l

due battaglioni camicie nere; unità del genio radiorelegrafisti; unità dei servizi.

b. I I scaglione:

un battaglione di fanreria ed una batteria d'accompagnamento; due gruppi squadroni carri veloci; un batt-aglione mitraglieri; tre gruppi di artiglieria (100 /lì, 105/28 e 149/13 );

una compagnia ptesìdiaria;

una compagnia genio pontieri; una compagnia genio artieri; unità dei servizi.

c III scaglione:

- divisione Murge (meno il 4 r fanteria ed un gruppo da 100/17 già sbarcati con i precedenti scaglioni);

- un battaglione camicie nere.

Il supporto logistico doveva essere assicurato da una Intendenza ad hoc costituita a Bari e che doveva operare da:Ile Puglie, mentre una Delegazione d'Intendenza sarebbe sbarcata ad immediato seguito del primo scaglione per organizzare a Durazzo un nudeo di servizi di C.A. in Albania {l).

I mezzi navali per le -operazioni e per il trasporto erano i seguenti:

- 2 corazzate tipo « Cavour »;

{l) Le unirà dei Servizi erano le seguenti:

a . con il JO scaglione:

- una sezione sussistenza;

- una sezione sanità;

- un ospedale da campo;

- una aurosezione leggera;

- u na au:osezione mista;

- due autosezioni pesan ti ;

- quarrro autofficine;

b. con i] 2° scaglione: sei pesanti;

c. con il .30 scaglione:

-u n ospedale da campo;

- t re autosezioni leggere;

- quattro aurosezioni pesanti.

L'occupazione italiana
2 5ì
17. - A ibania

-

7 incrociatori. di cui -l pesanti e 3 leggl!ri;

16 cacciatorpediniere;

14 torpedinil!rc;

10 sommergibili;

nave « » per il trasporto dei carri armati;

nave « Quarnaro »;

5 motocisrernc;

l nave posamine;

3 MAS;

4 squadriglie da ricognizione marittima;

22 piroscafi.

Quelli aerei da una squadriglia da osservazione e collegamento (Bari), due stormi da bombardamento su 40-50 apparecchi (Foggia e Brindisi), tre stormi per aviotrasporto su 80-90 apparecchi (Grottaglie).

Se il Comandante delle truppe aveva sapmo soltanto la sera del 31 marzo di essere interessato ad uno sbarco in Albania, quale principale attore, gli altri protagonisti ignoravano ancora quasi tuttO. Infatti, ricevuto dallo S.M.R.E. l'ordine di operazione n. 80 O.M.T. 11 3 aprile, il gen. Guzzoni emanò il 4 aprile il proprio ordine di operazione n. 1 (1) e lo illustrò nella mattinata dello stesso giorno a tutti ·i Comandami destinatari, orientandoli sul piano e sulle modalità esecutive, chiarendo i concetti informatori dell'azione per realizzare alla meglio, in quelle poche ore , il minimo della indispensabile unità di indirizzo e di intenti per il buon esito della spedizione. Inoltre, prese accordi con i Comandi della Marina e dell'Aeronautka per stabilire l'appoggio navale nella fase iniziale dello sbarco ed in quella immediatamente successiva cd il concorso dell'aviazione, dapprima contro le principali formazioni albanesi della cu!Ì dislocazione si era a conoscenza e successivamente contro le eventuali forze nemiche ost·acolanti l'avanzata .

In merito alla presumibile resiste nza albanese, le informazioni l'iccvute a tutto il 4 aprile segnalavano che, mentre nel Paese procedeva la mobilitazione (in verità piuttosto confusamente), i presidi costieri, specie Valona e Durazzo, erano stati rafforzati; che il contegno dei Mirditi e dei Dibrani era ancora ·incerto c questo bloccava,

( l l Allegari 59 e 60.

almeno per il momento , le bande del i\Iathi, fedeli a Zog; infine, che era da prevedersi che la reazione maggiore sarebbe stata svolta con forti azioni d1 guerriglia, specialmente in corrispondenza delle comunicazioni cbe da Tirana, per Korça e per Klisura, adducono alb frontiera greca.

Il I scaglione (l) era anicolato su quattro colonne destinare a sbarcare rispettivamente e contemporaneamente a S. Giovanni di Medua, Durazzo, Valona e Santi Quarant'<l. La loro composizione en: in funzione dei compiti e degli obiertivi a ciascuna di esse assegnati. In sintesi:

a. Colonna di Durazzo. Agli ordini del geo. Giovanni Messe, costituiva il nucleo principale del corpo di spedizione ed aveva quale obiettivo Tirana. Era formata da:

un r eggimento bersaglieri (col. Sozzani) su comando 2° bersaglieri e tre battaglioni: II/2 \ XVII/2° e XI V /3 °;

un gruppo rarrico bersaglieri (col. Anderson) su due battaglioni: X/7" e XXVII/ 11 o;

un reggimento carri leggeri (coL D'Antoni) su comando reggimento carristi e due battaglioni: VIII e X;

una batter ia d'accompagnamento d a 65/17 del r granatieri;

una batteria da 20 del 14o artiglieria Murge.

Facevano pane deJla colonna anche :

un battaglione di fanteria ( I/4 r fanteria) destinato a rimanere a presidio di Durazzo;

un reggimento granatieri (col. Mannerinì) su comando Y granarieri e due btg , destinato a congiungersi col gr osso a Tirana, ove sarebbe statO aviotrasportato appena il possesso della città e le condizioni del campo di aviazione lo avessero consentito.

La colonna, imbarcata a Brindisi e Bari, doveva sbarcare a Durazzo e procedere soJledtamente su Tirana, occupandone sub itO il campo di aviazione. Riserva di ordini per il proseguimento della aziOne;

(l) La forla dello scaglione era pari a :

- 560 uff. c 10.-IDO son uH. e truppa dell'esercito :

- 2-1 uff. e 6-10 sotruff. e ma r inai del btg. S. ;\larco;

- 50 uff. e 1.450 sottuff. e militi dei btg. cc. nn., per un totale di 634 e 12.490 sottufficinli c truppa.

L'occupazione ilaliutlfl 25 9

b. Colonna di S. Giovanni di Medua. Al comando del col. Arturo Scattini, era composta da:

- un reggimento bersaglieri su comando 9" bersaglieri e tre battaglioni (VI/6°, III/8 , e XXVIII/9°);

- due compagnie del battaglione « S. Marco ».

Imbarcata a Brindisi, doveva sbarcare a S. Giovanni di Medua e procedere poi all'occupazione di Scutari e di Alessio, lasciando in questa località -il btg. motomitraglieri pronto a muovere verso sud;

c. Colonna di Valona. Al comando del col. Tullio Bernardi, era costi:h.1ita da:

- un reggimento bersaglieri su comando l 0 bers·aglieri e due battaglioni (I/1 o e XVI/10°) ;

- due battaglioni camicie nere (XL e LXXVI).

Imbarcata a Taranto, doveva sbarcare ed occupare Valona e successivamente proseguire verso la zona petrolifera di Devoli. Il gruppo btg. camicie nere doveva garantire, a tergo, 11 saldo possesso di Valona;

d Colonna di Santi Quaranta. Al comando del col. Mario Carasi, era formata da:

- un reggimento bersaglieri, su comando 12° bersaglieri e due battaglioni ciclisti (XX/3° e JLXIII/12°) ;

un gruppo squadroni carri veloci « S. Giorgio»;

- due compagnie del btg. « S Marco».

Imbarcata a Taranto, doveva sbarcare a Santi Quaranta e, }asciandovi un presidio, puntare direttamente su Delvino ed Argirocastro per occuparle.

Per quanto Comandi e reparti fossero giunti quasi tutti ai porti di Brindisi e Taranto nelle prime ore del giorno 6 e per guanto fosse stato iniziato il carico sulle navi dei materialì sin dal mattino, e per taluni piroscafi già effettuato per le 11 anche quello del personale, l'ordine esecutivo della parter.za non era ancora anivato da Roma. Alle 13 una comunicazione telefonica del capo di gabinetto del Ministero della Guerra preannunciò per le 18 il via alla spedizione.

260
Le truppe italiane in Albania ( 1914-20 e 1959)

Comunque nlle 11 erano già stati fatti partire i convogli destinati a Valona e Sanri Quaranta, in relazione alla \'elocità ridotta di alcuni piroscafi cd alla lunghezza del percorso: in caso di contrordine sarebbero stati arrestati in navigazione e dirottati su Gallipoli. Per i convogli, invece, di S. Giovanni di Mt.'<.lua e di Durazzo fu dato ordine alle 13 di completare il carico dci materiali e di procedere, senza attendere oltre, al carico del personale. Quando dunque giunse alle 17,30 l'ordine esecutivo, a Brindisi il caricamento era quasi completato per la maggior pnrte delle navi, alcune delle.: quati avevano già tolto gli ormeggi all'imboccatura del porto. I convogli lasciarono le acque di Brindisi alle 18,.30, mentre gli incrociarori partivano alle 5 del giorno dopo. Il gen. Guzzoni con pochi ufficiali era imbarcato sull'incrociatore « Fiume ».

Alle 2 del 7 aprile arrivava a bordo del « Fiume » il messaggio seguente:

«N. 87780 - l\Iinistro Affari Esteri per S.E. Guzzoni alt Se domani mat· tina un messaggero di Zog si presentasse al momento dello sbarco ascoltatelo e riferitemi telegraficamente alt Se invece nessuno chiederà di conferire voi eseguite lo sbarco frantumando qualsiasi resist!::n za alt Mussolini >>.

Le notizie sulla situazione albanese segnalare alla sera del 6 aprile fornivano il seguente quadro:

- l'esercito albanese si p.roponeva dì resistere sino all'arrivo dell'esercito jugoslavo - evidentemente più .ancora di una speranza si trattav a di uno stimolo psicologico per le truppe - e cioè almeno dieci giorni. Poi doveva ricacciare in mare gli invasori;

- la forza complessiva era stimata sui 45.000 uomini con 15 batterie, ai quali erano da aggiungere 4 .000 gendarmi con una batteria e 1.500 guardie confinarie;

- le difese locali ammontavano a 15 000 uomini: quattro presidi relativamente grossi (Tirana, 5.000 u. e 4 btr.; Valona, 2.200 u. e 2 btr.; Durazzo, 2.200 u. e .3 btr.; Kruja, 1.000 u. e Scutari 700 u. con l btr.) ed altri minori;

- la linea di azione era tale per modo dl dire, anche perché polarizzata sulla direttrice Durazzo- Tirana: occupare i punti particolarmente importanti tenendo una riserva alla mano. Era chiara l'intenzione di procrastinare finché possibile la caduta deHa capitale; a tale scopo erano sta t e previste quattro successive posizioni di resistenza, solo l'ultima delle quali appoggiata a posizioni naturalmente forti: catena del Dajti ed i rilievi a nord di Elbasan (schizzo 38).

L'occupazione
rtal111na

LA DIFESA ALBANESE NEL 1939

-----J ==---=/
Sca la 1: 500 000 Schizzo n 38.

2. Lo sbarco del Corpo di spedizione.

Alle 4 ,50 del ì le navi della seconda colonna davano alla fonda nella rada di Durazzo con un ritardo di circa mezz'ora sul previsto a causa della forte nebbia che aveva rallentato la na'v•igazione. Benché la completa illuminazione della città c dei servizi di segnalazione portuali facessero ritenere molro probabile la presenza dei parlamentari, fu subito iniziato lo scarico delle truppe nelle imbarcazioni acl evitare che, qualora i messaggeri fossero invece assenti, il già consistente ritardo diventasse notevole. Poiché nessuna notizia perveniva dal caccia «Lupo>>, cmraro in porto con altri due, alle 5,25 il gcn. Guzzoni diramò a tutti i convogli l'ordine di iniziare lo sbarco. I primi inconvenienti riguardarono lo scarico dei reparti, che non poté avere In successione prevista interferendo nella vapidità dell'operazione e costringendo ad utilizzare il fanteria per la costituzione della testa di sbarco. Infatti:

- il piroscafo « Pa1arino », sul quale era imbarcato il XVII btg. ciclisti, destinato all'occupazione di Durazzo, era in ritardo;

- il piroscafo « Toscana », destinato ad attl'accare con la prima mandata, non poteva entrare in porro avendo un pescaggio superiore ai fondali;

- la nave « Miraglia », sulla quale si trovavano i carri leggeri, non poteva attraccare subito perché in sua vece era entrato in porro il piroscafo « Aquitania », che faceva parte dell'ultima mandata. Non appena i marinai misero piede sulla banchina, violente raffiche di fucileria e di mitragliatrici li invesrirono . La reazione immediata dei caccia, specia1mente contro i fabbricati dove erano annidati i nuclei avversari, ed il subito intervento del X btg. bersaglieri costringevano i difensori di Durazzo a ripiegare. Alle 9 la città era occupata. Verso le 10 , mentre continuava lo scarico delle navi, arrivava l'Addetto militare italiano a Tirana , col. Gabrielli , con due delegati di Zog - che per sopravvenut'i contrattempi non avevano poturo rispettare l'appuntamen Lo previ sto - incaricati di negoziare un accordo militare concernente la collaborazione delle truppe italiane con quelle albanesi. Il gen. Guzzoni, nel fr attempo sceso a terra, rimase un po ' incerto ma ascoltò i plenipotenziari in quanto:

- il col. Gabrielli asseriva che la Legazione a Tirana aveva ricevuto istruzioni da Mussolini di cercare un componimento;

- se a questi parlamentari il Capo del governo attribuiva tanta importanza da sospendere lo sbarco, appariva logico che le

L'ocC!If'ùZtOIIe ìtalrana ·----

proposte presentate rivestissero tanta importanza anche se offerte cinque ore dopo.

Tutravia rifiutò di arrestarsi sulle posizioni raggiunte in attesa della conclusione dell'accordo e solo dopo le ·insistenze dell'Addetto militare ·accettò di sostare alla periferia di Durazzo fino alle 16 , purché le truppe albanesi si ritirassero olt-re il fiume Arzen. Naturalmente non consentì, invece, di fermare ai porti di sbarco le altre colonne - come chiesto dai delegati del re, che avevano appreso la novità solo allora - perché l'occupazione degli altri obiettivi avrebbe comunque creata una situazione a tutto nostro favore (e anche perché era tuttora privo di collegamento con i tre comandanti).

A parte l'attcnd]bilità del contatto con i due parlamentari, il gen . Guzzoni decise ili accettare la temporanea sospensione delle operazioni, e quindi il ritardo nell'attuazione del piano, anche perché si ·era reso ben conto di come .Je cose non procedessero affatto con la desiderata regolarità. Un solo battaglione era completo e pronto a muovere, gli altri stavano ancor>a riordinandosi e finendo di scaricare; nel porto regnava una notevole cohfusione per i movimenti convulsi ed affrettati resi necessari per l'improvvisa sensibile modifica alla pianificazione degli sbarchi ; la cambiata successione di attracco aveva determinato frazionamenti, disguidi ed :ingombro sulla banchina; il ritardo della << Miraglia », sulla quale si trovavano i carri, aveva fatto mancare l'i ntervento di questi mezzi che avrebbero dovuto facilitare l'avanzata, al punto che il loro scarico era comi'l1ciato solo verso le 13 (l) quando ormai le resistenze erano state superate. Inoltre, 11 col. Gabrielli informava che una forte formazione di 4-5.000 uomini al comando dello stesso re Zog era concentrata nella zona di Kavaja ed -accennava alla possibilità di un attacco sul fianco destro, non appena la colonna si fosse messa in movimento per Tirana , in modo da tagliare ogni comunicazione con Durazzo. A tale informazione, per la verità, il gen. Guzzoni oppose un cerro scetticismo.

Le condizioni dell'accordo proposto .furono trasmesse a Roma per le decisioni:

<< ( ) alt Lettera a firma ministro affari esteri Libohova consegnatami da colonnello Gabrielli presenta a me S.E. Rrok Gera ministro economia nazio nale ed r. colonnello S.E. Semith Koka incaricati negoziare con me le basi di un accordo militare concernente la coijaborazione dell e truppe italiane e delle ttuppe albanesi in Albania alt

( 1l La relazi one uffici:1le (f. 1000 del 15 maggio) indica «il! ore 9,30 ». ma è più attendibile la le ttera personale ( f. 265 del 12 aprile) de l gen. Guzzoni al gen. Pariani che, appunto. precisa « verso le ore 13 ».

264 Le truppe italiane in Albania ( 1914 • 20 c IQ]Q}
t l

<< Ho risposto che avrei sottoposto loro proposte al Duce che solo può decidere in materia ma che non potevo aderire alla loro richiesta di arrestare movimento nostre truppe sulle posizioni raggiunte colline a nord di Durazzo · Rasbulla- Sasso Bianco in quanto esse avrebbero dovuto raggiungere linea che offrisse maggiore s icurezza militare alt

« Per dar tempo reparti albanesi ricevere ordini accetta to sospendere movimemo sino alle ore 16 per raggiungere poi riva sinisrra Arzen - testa ponte Shijak fino ai tornanti della strada Tirana- q 62 sulla strada di Kavaja alt tale linea sarà raggiunta oggi ore 18 alt

<< Re Zog desidera che reparti italiani entrino in Tirana come amtcl et non come conquistatori et vorrebbe che presidio militare tisultasse desiderato da lui come da richiesta in data 7 aprile et della forza non superiore ad una divisione di fanteria alt Inoltre che predetta divisione italiana fosse agli ordini suoi alt

<< Re Zog consente che se accettato accordo domani 8 aprile forze non superiori ad una divisiOl1e si rechino a Tirana alt Parlamentari nulla sapevano delle altre co.lonne operanti al t Saputolo chiedono che esse si fermino nei porti di sbarco alt Sono di avviso che poiché i parlamentari presentarisi ad operazioni in corso colonne raggiungano rispettivamente Scutari , Fieri, Argirocastro » (l) .

I testi proposti dai plenipotenziari erano i seguenti:

<< ( ) Primo alr Tra Sua Maestiì Vittorio Emanuele III Re d'Italia Imperatore d'Etiopia e S M Zog l Re degli A lba nesi, allo scopo di assicurare una più pronta e proficua collaborazione tra i due paesi nel campo militare si conviene:

<< l. - S.M. il Re Imperatore di Etiopia e Re d'Italia metterà a disposizione di S.M. Zog I Re degli Albanesi, a richiesta di questi, una divisione di fanteria la cui costituzione sarà fissata d'accordo fra ]e due parti contraenti.

<< 2. - La predetta divisione italiana risiederà in A lbania e sarà agli ordini del Re degli Albanesi.

« Secondo alt A Sua Maestà Vittorio Emanuele III Re d'Italia Imperatore d'Etiopia a.lt In relazione a quanto stabilitO di comune accordo nella convenzione militare tra no i concordata il sette aprile 1939 preghiamo la Maestà Vostra voler destinare subito in Albania una divisione di fanteria italiana del Vostro Esercito alt».

In relazione a quanto riportato, il gen . Guzzoni chiese istruzioni, e precisamente;

- se poteva annunciare l'accettazione di massima da parte del Governo italiano dell'accordo militare in argomento. In tal caso, però, richiamava l'attenzione sulla dipendenza della divis ione da Zog;

- se doveva arrestare le altre colonne ai porti di sbarco, oppure farle arrivare sugli obiettivi stabiliti;

(l) Tele .33 da ta 7 apri le 19.39, ore 12,30.

t l l
L'occupaziOne italiana

se poteva, subordinatamente all'accettazione dell'accordo, nella giornata dell'8 oppure, preferibilmente, del 9 , trasferire truppe corrispondenti ad una divisione a Tirana. In questo caso chiedeva l'effettuazione dell'aviotrasporto del reggimento granatieri (l).

Il gen . Guzzoni non era evidentemente favorevole ad accettare le clausole dell'accordo, specialmente per quanto concerneva la dipendenza di unità italiane dal re Zog . Nelle trattative intercorse era stato convenuto che entro le 15 -i parlamentari si sarebbero ripresentati e che, in ogni caso, alle 16 le truppe italiane avrebbero ripreso l'avanzata ed occupata la linea deH'Arzen e la testa di ponl'e di Shijak. All'Ol'a fissata i plenipotenziari non s-i fecero vivi e cinque minuti prima delle 16 gli Albanesi facevano saltare il ponte di Shijak. La cosa non era molto grave, pur apparendo esclusa ogni possibilità di riattamento con i mezzi disponibili, perché veniva subito occupatO un secondo ponte più a valle. Comunqlle fu chiaro che l'abboccamento, la richiesta di sosta operativa, le false notizie circa la minaccia di un forte contrattacco da Kavaja avallate - ovviamente in buona fede - dal nostro Addetto militare, tutto era da considerare espediente per guadagnare tempo a favore delia fuga di Zog .

All'lmbnmire la testa di sbarco potev-a considerarsi sufficientemente consolidata, ma la colonna non era -in grado di continuare perché tuttora incompleta . Infatti, nel porto continuava -e continuerà per tutta la notte sia pur con le aumentate diffkoltà dovute alla scarsa illuminazione - lo sbarco degli automezzi , dei materiali e del carburante, reso laborioso dal fatto che alcuni piroscafi scaricavano a considerevole distanza dalla banchina mediante trasbordo su barche .

Nel frattempo, le operazioni d elle altre colonne non avevano incontrato intoppi di rilievo .

La colonna giunta a destinazione alle 5,30, in meno di un'ora eliminava le poche resistenze e si impadroniva di S . Giovanni di Medua. Quindi spingeva il XXVIII btg bersagheri su Alessio, superando ·le nuove resistenze opposte prima a pochi chilometri dalla cittadina e poi sulle alture della sinistra del Drin. Alle 14,30 occupava l'intero abitato di Alessio dove autorità e popolazione facevano atto di sottomissione. Da quel momento cessava ogni azione di fuoco da parte dell'avversario, che si ritirava verso la Mirdizia. Il col. Scattini poteva dunque proseguire con il III ed il VI btg. ciclisti verso Scutarì, arrestandosi all'imbrunire a circa metà strada.

266 Le truppe itaiiane in Albania ( 1914-20 e 1939)
( l)
34
Tele
data 7 aprile 1939, ore 13.

Maggiori ostacoli incontrava la colonna di Va.lona, che alle 6,.30 iniziava lo sbarco Le prime reazioni si manifestarono sul molo da parte della gendarmeria alb<1nese , presto stroncate da:l fuoco di un nostt•o caccia e dei bersaglieri. Questi, non appena sostituiti nella testa di sbarco dalle camicie nere, procedettero verso Fieri. Inta nto un battaglione albanese, proveniente da Elbasan su automezzi, non essendo giunto in tempo per contrastare la presa di terra della nostra colonna, si schierò sulle altllre di Bestrova, a circa 7 chilometri dalla città. Il combattimentO, iniziato verso le 14, si protrasse -per oltre tre ore, sia a -causa della buona sistemazione dei difensori sia per difficoltà nei collegamenti che resero poco ader en te e t empes tivo il fuoco .della -corazzata «Cavour». Sopraggiunta la sera, la colonna era .costretta a sostare, a stretto contatto col nemico.

A Santi Q uaranta, la già scarsa azione di cont rasto opposta dalla gendarmeria veniva prontamente travolta dalle compagnie del battaglione « S. Marco». All'imbrunire la colonna raggiungeva Delvino.

La sera del 7, dunque, la situazione era la seguente (schizzo 39 ):

- Comando del Corpo di spedizione a Durazzo;

- colonna Messe: aveva superato l'Arzen ed era a contatto con elementi nemici;

- colonna Scattini : aveva raggiunto Alessio e, verso nord, le zone di Gjadri e Barbu-lush;

- colonna Bernardi: teneva saldamente V alona ed era a contatto col nemico sulle -alture di l3esrrova;

- colonna Carasi : aveva raggiunto Delvino.

In serata il gen . Guzzoni emanò l'ordine di operazione n . 2, riguardante la sola colonna Messe, per la prosec uzione dell'avanzata su Tirana. All'alba, mentre li grosso passava l'Arzen, aerei da bombardamento - come richiesto sin dal giorno precedente - eseguivano azione di ·spezzonamento e bombardamento sulle posizioni del b ivio eli Vorra. Ma subito 1.a marcia della colonna subiva due contrattempi. Il primo •era presto risolto: nuclei armati albanesi che cercavano di ostacolare la progressione rapidamente messi in fuga. Il secondo era l'ennesimo incidente organizzativo : durante la nottata, per errore, dalla base di D urazzo erano stati inviati fusti di gasolio im'ece di benzina, cosicché ·la quasi t otalità dei mezzi ruotati ed i carri si trovarono nella impossibilità di proseguire e dovettero rimanere in attesa della sostituzione del carburante. Allora il geo. Guzzoni dispose personalmente che un battaglione ciclisti

C occupazione italiana ·----
OCCUPAZIONE ·\ OELL' ALBANIA ( • o /' \._././ "· OOKOL ) "•.; TRO POJ€. APRILE 1939 o • '--. 7 - 4 8·1. Se a t a 1:1.000.000 Schizzo n. 39.

si spingesse avanti senza perdere più tempo. Una mezz'ora dopo, una compagnia motociclisti ed un battaglione card, superavano i ciclisti e riprendevano la testa del movimento. Tuttavia, avendo ormai -chiara la situazione dell'avversario, il Comandante del corpo di spedizione decise di accelerare i rempi dell'occupazione della capitale. Alle 8,45 veniva lanciato su Tirana un nucleo meccanizzaro I reparti albanesi, prevalentemente della gendarmeria, scaglionati ed appostati lungo Ja strada fra ·la stretta di Vorra e Kashari, sorpresi da:Wirruenza del nucleo e dal sopraggiungere da nord di una compagnia morodclisti inviata , da Alessio, dal XXVI II btg. bers. su preciso ordine del gen. Guzzoni, non ebbero neppure il tempo di reagire con qualche intensità : quasi tutti gettarono le armi . Alle 9,30 il nucleo meccanizzato entrava in Tirana, seguito, dopo qu-aranta minuti, dall 'avanguardia. Quasi contemporaneamente atterravano all'aeroporto .i primi reparti granatieri.

A Tirana tutto era stato predisposto su orchestrazione del ministro Jacomoni: dai giorna1ì, alla stazione radio, alle manifestazioni popolari, ·alle fuma te all'aeroporto per segnalare la direzione del vento. E ra già pronto perfino il Governo provvisorio {l). L'atmosfera era strana . Da un lato 'la consapevole zza che la spedizione non avrebbe trovato ostacoli di sostanziale rilievo; dall ' al tro qualche motivo di tono allarmistico. L'impazienza era, comunqu e, l'elemento dominante a Rom a (2). La seguente successione oraria, al riguardo, è profondamente significativa:

- fra le 8 e le 8,30 (ora non precisata , tuttavia ptima delle 8,30, secondo quanto si desume dalle memorie de'l ministro Jacomoni) (3), arrivavano, uno dopo l'altro, in aereo, il gen . Ranza ed il gen . Valle: due generali di squadra, uno d ei quali sottosegretario di Stato e capo di Stato Maggiore dell'Aeronautica . Le truppe i ta-

(l) F Jacomoni, op citata, pag 128

(2) I numerosi inconvenienti del giorno 7, ed il ritardo che ne era conseguito , avevano innervosito Mussolini al punto da inviare addiriuura il gen. Valle a solle· citare (questi peraltro arrivò a cose fatte) II Diario di Ciano è eloquente in proposito Ci furono, comunque, degl i strascichi , t aato che il gen. Guzzoni - dopo aver riferito 1'8 aprile (f. 79 al Capo dd Governo e, per conoscenza, al gen Pariani)il 12 aprile r itenne opportuno scrivere nuovamente a Pariani:

« Mi sono aste nuto dall'inviarti nei giorni scorsi una documentazione particolareggia t a degli avvenimenti del giorno 7 a Durazzo per non disturbarti e perché ritenevo che la questione fosse ormai superata e chi2rita sotto ogni punto di visra.

«Avendo però appreso che il Colonnello Gabrielli è stato invitato a riferire al riguardo, sento il dovere di esporti con tutta serenità, ma con altrettanta comprovabile obiettività, l 'origine ed i successivi svi luppi di quella che a Roma è stata giud icata una "perdita di tempo" od un ingius t ificato tempo di arresto » ( f. 265 di prot. data 12 aprile).

(3) F. Jacomoni, op. citata , pag. 128

L'occupazio11e :ta!iana

liane più vicine non 3\'evano ancora raggiunto il bi\"io di Vorra (un 2 5 chilometri di pessima strada);

- alle 8,30 pet:vcniva a Jacomoni un telegramma da annunciante l'imminente arrivo, sempre in aereo, d i Ciano, ministro degli Esteri. A quell'ora le prime unità avevano ripreso il movimento, dopo il rifornimento di carburante;

- alle 8,50 il sottosegretario Pariani, pur non avendo ancora comunicazione della sicura disponib-ilità dell'aeroporto di Tir.ma, stimando la calma tornata nella capitale e ormai prossimo l'arrivo delle truppe, ordinava- verbalmente- che si attuasse senz'altro l'aviotrasporto del reggimento granatieri. Alle 9,05 partiva il primo scaglione, preceduto dall'aviazione da caccia;

- alle 9,30 Ja como ni (l) spediva il seguente telegramma:

« Grande adunara popolo piazza Skanderbeg accoglierà truppe a1 loro ingresso in città. Segretario Generale questo Ministero Interni telefona però pregando vivamente accelerare massimo possibile arrivo a Tirana primo contingente timore che elementi turbolenti ancora circolami città provochino nuovi disordini ».

Quasi nello stesso momento arrivava alla Legazione il nucleo meccanizzato (alle 9,38 secondo Jacomoni, alle 9,30 secondo la relazione del gen. Guzzoni);

- alle 10,10 arrivava ·l'avanguardia della colonna Messe;

--alle 10,30 circa arrivava in aereo Ciano

Ad ogni modo, per predisposte che fossero state le cose, << le accoglienze tributate alle nostre truppe dalle autorità civili di Tiran a e dal popolo sorprendo11o veramente - per la loro intensità - noi lutti» (2). Subito dopo l'entrata in Tirana, il col. D'Antoni approntò una colonna celere , co!>tituita dal XVIII btg. bers. mot , dal X btg. carri e dal XIV btg. bers. autotrasportato per proseguire su Elbasan La colonna, partita verso le 16, raggiungeva dopo poco più di due ore Qafa Krrabes, incontrandovi militari che, sorpresi, non opposero resistenza. Appartenevano alle truppe del principe Hjssein Dolshisti, nipote di Zog, da questi lasciato a proteggere la sua fuga. Abbandonare lungo la strada furono rinvenute due batterie someggiate al completo, armi portatili, cofani munizioni ed altro materiale. Avviari su Tirana gli sbandati, la colonna scendeva rapidamente nella valle dello Skumbi e, benché ostacolata dalla notte

2 jO ____ L:_ trupre irclluwe 111 (_H:;:_.; _ _
(l) F. Jacomoni, op. citalcJ, pag. 128. ( 2J Relazione del gen. Guuoni.

sopraggiungente, entra,·a alle 20,30 in Elbasan, anche qui accolta en tusias ricamente.

A nord, il col. Scattini, ripreso all'alba il movimento e superare ulteriori resistenze con il III ed il Vl btg. bersaglieri, veniva arrestato in corrispondenza della Drinassa da una forte d(fesa ben sistemata sul terreno. Tuttavia, dopo qualche ora di fuoco, il console d'Italia a Scutllri si presentava alle nostre linee comunicando che il nemico a\·eva deciso di ritirarsi e che la popolazione era pronta a ricevere festosamente le truppe iraliane. Alle 16,30 la colonna faceva il suo ingresso in Scutari.

A Valona, sul far del giorno, anche la colonna Bernardi attaccava decisamente le retroguardie albanesi rimaste in posto ed in un'ora aveva ragione di esse. Alle 18 entrava in Fieri. La colonna Carasi, dal canto suo, da Dclvino riprendeva l'avanzata su Argirocastro. Solo ostacdlo alla sua marcia erano le pessime condizioni delia strada. Il giorno seguente anche Argirocastro era occupata fra vive dimost razioni di simpatia da parte della popolazione.

Così, in tre giorni tutti gli obiettivi erano stati raggiunti. La sera del l O aprile la dislocazione delle truppe era quale indicata nello schizzo 40 e poco dopo l'occupazione si estendeva a rutta l'Albania, sulla base delle di retrive mandate il 9 aprile dal Ministero (l).

B 12 aprile, sempre su pressione di Mussolini, l'Assemblea Costituente si 'riunì e votò la seguente risoluzione:

« l) Il regime giit esistente in Albania è decaduto; la cosù tuzione, emanazione di questo regime è abrogata.

« 2) E' costituito un Governo nominato dall'Assemblea, investiw di pieni poteri.

« 3) L'Assemblea dichiara che il popolo albanese. mcmore e riconoscente dell'opera costruttiva data dall'Italia per lo sviluppo e la prosperità dell'Albania, decide di associare più intimamente la vita e i destini dell'Albania stabilendo con l'Italia vincoli di una sempre più stretta solidarietà.

«Accordi ispirati a questa solidarietà saranno stipulati fra l'Italia e l'Albania.

<< 4) L"Assemblea Nazionale Costi tuente, interprete.: della unanime vo· lontà di rinnovamento d el popolo albanese e quale pegno solenne per la sua realizzazione, decide di offrire. nella forma di Unione Personale, la corona di Albania a Sua MaestÌl Vittorio Emanuele III Re d'Italia c Imperatore d'Etiopia. per Sua Maestà e per i Suoi successori ».

Nel frattempo, lo Stato Maggiore pro\'vedeva al potenziamento del corpo di spedizione:

( l ) F.T. }18 data 9 .1prilc 1939 :-.llegato 61.

Cocrupa-:::;one itaiiana 2 ---··--·--
lA DISlOCAZIONE TRUPPE ITALIANE al 10 - 4- 1939
. Scutari JITJ
S:Giovanni (- l d1 Medua \ Aless io j G[>'<J(+) c8:J 47 l ) 1'/'iJi<.,Ja / ®JIRANA !'""' l . '-J Durazzo J Elbasan t!' ftl ( ugoli · 1 Fien 8 t • 114 Schizzo n. 40. Val:ma [I[J um era o Tepeleni ........ 111 Santi Quaranta \ . l Argirocastro '--. ( ' ì l. CORFU ("---GRECIA LE GENOA Bersaglieri Granatieri ICfil Camicie Nere
_-:.
I

-- il 15 aveva inizio a Bari l'·ìmbarco della divisione alpina

Julia, destinata a presidiare ]a zona di Scutari ;

il 18, a Brindisi. quello della divisione eli fanteria Lupi di Toscana , destinata a portarsi nella zona di Korça- Pogradec, e dell'Intendenza che dov eva im pìanrarsi a Tirana;

il 25 quello della divisione Venezia, destinata ad andare al confine nord - orientale; mentre la Murge si spostava da Valona alla zona dì Argirocastro- Premcti -Santi Quaranta e la divisione corazzata Centauro iniziava il suo concentramento ai porti di imbarco per trasferirsi a sua volta in Albania.

3· Considerazioni sull'operazione O.M.T.

Il gen. Guzzoni con lettere personali prima al Capo del Governo (l) e poi al gen. Pari ani (2) e più tardi con la relazione uffici-ale al Ministero della Guerra ( 3) mise in evidenza senza molte perifrasi i numerosi inconvenienti riscontrati, alcuni dei quaU già in precedenza accennati. Prima dì tutto occorre sottolineare che dal punto di vista strertamente operativo la spedizione si è dimostrata di assoluta facili tà, come d'alrra parre più o meno previsto, sia pure con le cautele del caso. L'aspetto più pericoloso di una resistenza, se mai, era legato alla eventualità di una guerriglia spossante, ma questa evenienza assai difficilmente poteva temersi sin dallo sbarco. Le perdite complessive nei tre giorni 7, 8 e 9 aprile ammontt.lrono a 93 uomini, e precisamente:

ufficiali: l morto e 9 feriti;

-- sottufficiali: l morro e 8 feriri ;

- truppe : 10 mort i e 64 feriti; di cui il 60% apparteneme alla Marina.

I principali rimarchi riguardano l'efficienza del corpo di spedizione e l'organizzazione dei trasporti via mare c via aerea:

a. Le truppe. Necessità contingenti imposero, o meglio consigliarono, una spiccata caratteristica di leggerezza nella costituzione del corpo di spedizione, tuttavia l ' applicazione del concetto in qu esto

(1} F. 79 dara 8 aprile 1939.

(2) F. 265 data 1-2 apri[e 1939.

(3) F. 1000 data 15 ma ggio 1939.

L' occupa:;;ione italiana 2 73 --------------------
r8. - Albania

caso fu spinta oltre il minimo di potenzialità e di efficienza richiesti: la mancanza di artiglieria nel primo scaglione si fece gravosamente sentire, perché costrinse a ricorrere - e per la sola fase sbarcDal fuoco delle navi da guerra, fra l'altro più difficilmente ottenibiJ.e con tempestività c po<;O agevole da dirigere per mancanza di idonei collegamenti. pari dicasi per la carenza di me'LZÌ per il passaggio dei corsi d'acqua, cui si sopperì fortunosamente e con perdita di tempo.

Ma, costituzione a parte, l'aspetro che maggiormente è apparso sotto una luce negativa è il grado di approntamento delle unità. «L'efficienza dei reparti in conseguenza della forte aliquota di richiamati, della mancata possibilità di allenarli e del loro insufficiente addestramento, si è dimostrata alquanto scarsa - scrisse il gen. Guzzoni - .Ad esempio, una sensibile percmtuale di bersaglieri del1901, 1902, 1903, 1904 affluiti ai reparti non sapeva usare la bicicletta o la motocicletta e non conosceva le nuove armi ( ... ) >>. Peggio ancora nel campo delle trasmissioni, il cui personale richiamato dimostrò una pratica insufficiente delle stazioni r .t. allora in dotazione a comandi e reparti. Da notare che l'imperizia di detto personale spinse ad un'esasperata richiesta di rinforzi già alla sera del primo giorno:

«N. 49 - Guerra Gabinetto - Informo che collegllmc:nti non hanno regolare funzionamento per limitata capacità personale et operatori stazioni lllt Occorrerebbe fare affluire al pii:1 presro nel porto eli Dw·azzo 12 sottufficiali capi radio telegrafisti operai specializzati pratici sta7.ionc R.F.O.S. et 2 radio monrarori et 4 sottufficiali pratici stazione R.4 ah generale Guzzoni ».

b. Collegamenti. Oltre il mancato addestramento dei richiamati, due deficienze organizzative hanno pesanti riflessi nella condotta delle operazioni:

- necessità di d ipendenza dai mezzi della Marina, sino a sbarco effettuato, per le comunicazioni radiotelegrafiche;

- ritardo nella distribuzione ed avviamento del materiale radiotelegrafico. Questo, infatti, che dDvcva assicurare il co:llegamento fra il comando del corpo e le singole colonne, è giunto ai porri di partenza soltanto poco prima dell'imbarco (da 6 a l ora), sì da rendere impossibile perfino il controllo del loro stato di funzionamento; operazione che non poté esser compiuta neanche in navigazione a causa del silenzio radio per tutte le stazioni non della Marina.

c. La fase sbarco. Che in circostanze del genere sorgano imprevisti è da ritenersi normale e proprio per questo occorre che la pia-

274 Le truppe ita lian e in Albania ( 1 9 14 2 0 e 1939) _ __;:_.:::_:_.:._______

nificazione relativa abbia una ce.Na elasticità, sì da assorbire senza molte difficoltà le ripercusslon:i di incidenti vari. Tuttavia, quanto emerso nel caso in esame sembra da ascriversi solo a frettolosità organizzativa e ad inesperienza.

Non si può accettare, ad esempio, una frammentarietà dei carichi ( 1), dovuta alla Iimitata capacità dei piroscafi, tale da frazionare i reparti su pitt navi con i] persona:le sepavato dai mezzi e distruggendo la unità organica finanche di compagnia>> . Non è giustificabile che una nave come la « M-iragha », unica ne!l suo genere perché la sola trasportante i carri armati - primi a dover essere scarica:t!iabbia potuto effettuare lo scarico solo parecchie ore più tardi del previsto non per un'avaria o per una causa bellica, ma perché il suo posto alla banchina era stato occupato da un caccia. Non è giustificabile che una nave come la « Toscana » sia dovuta rimanere al largo perché ·il suo pese-aggio era superiore ai fondali del porto di Durazzo. Non è giustificabile che per sbarcare i 30 autocarri di un battaglione autotrasportato l'« Aquitania » abbi·a impiegato circa 12 ore, frustrando ogni possibilità di impiego del reparto. Nulla invece da dire sull'aerotrasporto, tr·anne che, una volta atterrati, i battaglioni granatieri si sono trovati semiparalizzati per mancanza di mezzi di trasporto .

Sulla spedizione niente è stato taciuto e tutto è stato riferito. Purtroppo, la conoscenza di tutti gH errori ed inconvenienti sembra sia rimasta circoscritta alle ahe ·sfere politico-militari ( 2). Probabilmente, se avessero formato oggetto di -aperto e chiaro commento s·ino al livello almeno divisionale un concetto sarebbe stato completamente assimilato: 'Ìn una operazione di guerr-a effettuata d>iniziativ-a e senza alcuna impellente motivazione politica né militare non è lecito impiegare reparti insufficientemente preparati al compito. E' perfino superfluo domandarsi il grado di capacità offensiva di reparti celeri, e per questo ridotti all'essenzi·ale, in cui una «sensibile percentuale » di uomini non sapeva adoperare H me-Lzo celere (bicicletta o motocicletta) del quale erano dotati dieci battaglioni betsaglieri su dodici.

Come si vedrà- e peggio ancora- nell'anno seguente, il Capo del Govemo e Ministro deHa Guerra, deUa Marina e dell'Aeronaut·ica non capì che la mobHitazione delle unità non si esaurisce con la

(l) L'errore del r ifornimenro di gasolio invece di benzina è da imputare anche e soprattutto a questo fatto.

(2) Unica circolare diramata risulta il f 28430 del 9 aprile del Ministero della Guerra · Gabinetto (ali. 62).

L'occupazione italiana 2 75

276 Le truppe italiane in Albania ( 1914-20 e 1939)

vestizione e l'equipaggiamento dei richiamati, ma comprende - ed esige - anche una fase che si chiama di addestramento e di amalgama. In altri termini: ha bisogno di rempo.

Infine, a dimostrare con quali << redini corte >> sia stata guidata la spedizione, si ritiene significativo il diario storico << O.M.T. >>, tenuto dal Gabinetto del Ministero della Guerra dal 6 al 9 maggio (1).

Il maresciallo Badoglio, inviato in Albania per un giro di ispezione nella seconda metà del successivo giugno 19.3 9, al rientro presentò una dettagliata relazione a Musso lini (2). In essa, premesso che « l'instabilità della situazione politica intemazionale consiglia di affrontare e risolvere nel più breve tempo possibile » l numerosi problemi sollevati datl'-occupazione recentissima dell'Albania, sottolineava la necessità che l'acguisàione di qudle posizioni strategiche « vera porta di chiusura dell'Adriatico e porta di sbocco nei Balcani, sia verso Salonicco- Costantinopoli, sia verso Atene, sia infine verso il litorale dalmatico e il cuore della Jugoslavia» venisse potenziata adeguatamente in campo economico e militare in modo da rispondere « ad ogni eventuale evenienza >>.

Passando poi al rapporto specifico, H mar. Badoglio così si esprimeva:

«L'occupazione militare dell'Albania ha avuto luogo mediante lo sbarco contemporaneo in quattro punti della costa albanese, distanti fra loro, in media, 70 km, di uno scaglione di circa 22.000 uomini.

«Tutto è andato nel modo migliore , grazie all'avveduta preparazione poli tic a. Sarebbe , però, assai dannoso nascondere gli errori compiuti, per il solo fatto che essi non hanno avuto conseguenze apprezzabili : devono essere, bens1, studiati attentamente per trarne ammaestramenti per il futuro.

« Anzitutto, il primo scaglione del corpo di spedizione, forse per meglio mantenere il segreto, è stato organizzato affrettatamente e solo all'ultimo momento sono stati presi accordi diretti fra .le singole forze armate. Le truppe celeri ne hanno formato il grosso; esse, tratte un po' da tutti i reggimenti, non avevano una fis io nomia organica e, nello stesso tempo, con la loro partenza, hanno messo in crisi tutte le grandi unità celeri e motorizzate. Crisi ora risolta con il rientro, già disposto, di dette truppe. Ciò senza dire che, in un terreno come guelfo albanese, monmoso, privo di buone strade, le truppe celeri (specie i ciclisti) hanno finito col perdere la loro caratteristica di celerità, tanto più che gli automezzi erano ridotti al minimo per difficoltà di pronto scarico dai piroscafi

« Il reggimento granatieri, pure, era costituito con elementi tratti dai 3 reggimenti e in prevalenza con richiamati.

( l) Stralcio jn allegato 63.

(2) F. 4533/Segr. data 29 giugno :1939 . allegato 64 .

<< La dotazione di artiglieria era minima, se non addirittura nulla (la colonna di Durazzo aveva solo una batteria da 20; niente lè altre colonne) cosicché . di fronte alla pur modesta resistenza albanese, non poré farsi assegnamento che sulle artiglierie delle navi. Il tiro di qw:ste non poteva riuscire tempestivo ed efficace. dato che l'unico mezzo rapid{> di collegamento finiva per essere la motOcicletta, non essendo i radiotelegrafisti dell'Eserci to in grado di far bene funzionare le radio , per difetto di addestramento.

<< I richiamati non avevano un minimo Ji addestramento per un 'eventuale campagna di guerra: specie i più anziani non conosct·vano le armi, i mezzi di collegamento , i mezzi di t rasporto. E' occorso un periodo intenso di addestramento di 2 mesi per poterli, alfine, amalgamare con gli ahri. Bisogna aggiornare con più frequenza l'addestramento delle classi in congedo; in ogni caso mettere, però, in prima linea le truppe più giovani se si vuole ottenere rapidamente una decisione

<<L'inquadramento. per metà di ufficiali di <.'omplemenw. lasciava molto a desiderare.

« Il concetto di sbarcare in 4 punti della costa assai disranri fra loro, sparpagliando le forze disponibili. ha messo queste alla mercé di un'eventuale reazione in forze albanese. non prevedibile, forse, ma da non escludersi ; e ciò doveva consigliare la scelta di un solo punto per uno sbarco n massa Si sarebbe. forse , così e\ itato anche il piccolo spargimento di sangue di Durazzo (e il sangue dei soldati è prezioso) perché, manovrando successivamente a massa , si sarebbe frustrata ogni velleità di resistenza albanese.

«Le operazioni di requisi zione di piroscafi e, specie, quelle di imbarco e di sbarco hanno presentato non pochi gravi difetti: reparti destinati a sbarcan.: per primi, imbarcati sul piroscafo più lento; invio di piroscafi di pescaggio superiore ai fondali del porto di destinazione; piroscafi non adatti al carico di automezzi e consegue nte ritardo dello sbarco eli un btg. autotrasportato; frazionamento dei reparti nel carico; ritardo nello scarico dei carri armati perché occupata la banchina da altra unità

« Notevole. altresì. il gravissimo errore dell'invi o, dalla base di Durazzo, di fusti di gasolio invece di benzina, cosicché la quasi totalità dei mezzi motorizzati e meccanizzati rimase immobilizzata proprio nel momento in cui occorreva avanzare rapidamente.

« Data la scarsa e disorganizzata resistenza albanese. i lamentati inconvenienti non hanno avuto come conseguenza niente altro che disordine. ritardi, sperpero di materiali, disagio di truppe.

«Però, soprattutto gli tlfficiali di stato maggiore hanno bisogno di me· dimre su tali inconvenienti, per evitare assolutamente il ripcrersi di essi in eventuali contingenze avvenire .

« Le operazioni eli sbarco sono complesse: il dedicato a prepararle non è perduto e dà la ga ranzia di un successo pronto cd economico.

« S.E. Guzzoni mi ha consegnaro copia della relazione fatta al Ministero della Guerra La uni sco alla presente per il caso che V.E. non ne ab· bia avuta Yisione integrale •>.

Concludeva poi evidenzi ando la necessità di provvedere alla sistemazione delle truppe in Albania, considerate numericamente sufficienti sino a quando realizzata la organizzazione difensiva; di mi-

L'ocwpazione italiana

gliorare la rete stradale; ampliare le possibiJ.irà portuali di Durazzo e di Valona; approntare numerosi campi di avi·azìone; procedere a lavori di bonifica e di colonizzazione agricola; ed ammonendo:

<<- l'alta importanza strategica dell'Albania - che si accrescerà se la Jugoslavia dovesse dimosmu·si infida o addirittura ostile - impone di provvedere ad un immediato porenziamento del territorio. perché l'orizzonte internazionale è incerto e sarebbe inqualificabile errore farsi sorprendere da cven · tuali complicazioni non in grado di dominare la situazione e di sfruttarne a pieno i vantaggi:

<< -- la maggioranza della popolazione è con noi. sia pure man· in israto di attesa, più o meno diffidente, in riguardo dei vantaggi da ritrarre dal nuovo regime: ma non mancano correnti a noi contrarie, specie queUc intellettuali, da una intensa ed avveduta propaganda degli Stati ostili, i quali abilmente :.fruttano il fanatismo religioso, l'auaccamento al vecchio regime, ecc. Non sarebbe quindi da stupirsi si verificassero arti di terrorismo propri deila Balcania, in tempo di pace, o insurrezioni con atti di guerriglia al primo manifestarsi di complicazioni internazionali >>.

L'operazione O.M.T. non poteva fallire anche se emersero errori di organizzazione e di esecuzione, di cui gli esecutori ebbero minima responsabilità. D'altronde non poteva, obiettivamente, servire da cartina di tornasole perché con un approntamento meno raffazzonato gli elementi negativi non sarebbero esistiti. Era tuttavia sufficiente, quanto meno, per potersi opporre in epoca successiva ad imprese non adeguatamente preparate . Torna utile il ricordo dell'aspra insistenza di Cadorna sulle deficienze della impresa di Libia, sia pure in altro ambiente storico.

Le truppe italiane w Albania ( HJ14 • 20 e lfJ39)

ALLEGATI

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO, AL CAPO DI STATO MAGGIORE DELL'ESERCITO, C1\DORNA

T. Gab. 1277/21. Roma, 21 ottobre 1915, ore 21.

Ringrazio V.E. del suo telegramma n. 835. Riconosco i pericoli che deriverebbero ad una nostra spedizione in Albania dalla traversata deli'Adriarico sia pei convogli di truppe sia pei successivi rifornimenti.

}..la una qualche spedizione in Albania ci viene in certo modo oggi imposta da due fatti che vi t: ogni ragione per ritenere come imminenti: il primo (ed è il meno importante) dal proposito chiaramente dimostrato dai greci di rifarsi delle mancate speranze verso Oriente profittando degl'imbarazzi generali per invadere il rerritot·io albanese fino allo Sçumbi cioè tutto il territorio che açcerçhia Valona; il secondo fattO è la spedizione che i francesi annunziano chiaramente per bocca del Barrère, di voler preparare in tuna fretta per l'Albania allo scopo (più o meno serio o sincero) di avere una seconda via di rifornimenti di uomini, di armi e di risorse per la Serbia. Queste due prossime eventualità non erano note quando giorni addietro il Presidente del Consiglio parlava con V.E. di materia.

Andandoci i francesi non possiamo non andarci noi. 11 pubblico, il parlamento, non capirebbero né tollererebbero in tal caso una nostra astensione.

Occorre considerare che la politica italiana negli ultimi anni ha avuto come suo fulcro principale la q1.1Cstione dalla quale l'interesse nostro più essenziale è quello di el>cludcrc qua lunque altra potenza, interesse che solo intervenendo nella J'f tali a potrebbe tutelare. Una nostra temporanea occupazione in Albania potrebbe darci un pegno da far va lere anche in altri riguardi. Se invece non interveniamo altri potrà crearsi una simazione di fatto a rmto nostro danno e probabilmente senza nessuna possibilità di rimedio: sia che intervengano i francesi c vi si insediino, sia che vi si avanzino i greci contrastando vivaçemente i nostri interessi e sminuendo notevolmente, con l'occupazione dell'hinterland , i ,·antaggi che ci derivano dal possesso di Valona. Rimar· rcbbe così annullato non solo uno dei fini essenziali della nostra politica estera riguardante la nostra situazione nell'Adriatico e nei Balcani, ma se ne avrebbero ripercussioni indubbi e nella sitllazione interna in I talia. Una nostra astensione sig nificherebbe una definitiva rinuncia.

Per quanto riguarda la difficoltà della regione albanese, prospettata da V.E. desidero chiarire che la « in » oppure « attraverso» l'Albania potrebbe, nei nostri riguardi, avere tutte quelle limitazioni che fossero suggeri te dalle necessità militari e dalle circostanze: rendendo noi già una utilità indiscutibile alla Serbia colla semplice occupazione di taluni punti Tirana, Elbasan , ecc. anche senza impegnarci più a fondo.

Come accennavo nd mio telegramma n. 1260, questa nostra occupazione porrebbe garantire la da un assalto alle spalle che in questo momento potrebbe esserle esizialt", c le consenti rebbe il ritiro c quindi la disponibilità

Allegato n. 1

Le truppe italiane in Albania ( T9I4- 20 e 1939)

delle forze attualmente ivi dislocate, forze che vi vi si stabilirono e vi si mantengono senza difficoltà da vari mesi. Come è noto a V.E. esse hanno proceduto in gran parte al disarmo degli albanesi.

Un nostro concorso a Salonicco e nell'Egeo non potrebbe assumere una importanza decisiva contro i nemici comuni, e non uscirebbe ad ogni modo dal maggior quadro delle attività dei franco-inglesi, mentre J' Albania potrebbe fo.r· nirci un compito importame più indipendente da assolvete con gli innegabili benefici che da tale situazione ci deriverebbero.

Si è perciò che, pur rendendomi conto delle ragioni di indole militare che V E. ha voluto favorirmi nella sua alta competenza, io le dirigo, d'accordo col Presidente del Consiglio, questo telegramma per un nuovo esame che ella volesse condurre intorno ad un argomento che ritengo di capitale importanza pel nostro Paese.

Allegato n. 2

CO.t-.•lANOO SUPREMO R. ESERCITO

17 novembre 19.15

Roma

Eccellenza,

a seguito delle intese verba li già corse nei colloqui ch 'io ebbi negli scorsi giorni con V.E. e coi Ministri competenti, mi affretto a fissare le principali conclusioni che furono concretate nei detti colloqui, in ordine al nostro invio di truppe in Albania ed alle riduzioni da apportarsi al progetto di formazione delle nuove unità per la veniente primavera.

Circa la spedizione in Albania rimane stabilito che l'effettivo delle trup· pe lvi destinate sarà in totale di 18 battaglioni, di cui 1 2 dell'esercito attivo e 6 di milizia territoriale, intendendosi compresi, nei 12 battaglioni attivi, i tre battaglioni bersaglieri che già trovansi a Valona . Si aggiungeranno ai detti battaglioni le necessarie artiglierie, cui provvederà il Ministero della Guerra, e proporzionate aliquote di truppe tecniche e servizi , il tutto secondo il programma fissato dal predetto Ministero con suo foglio n. 6961 in data 15 corrente qui accluso in copia

Il corpo d'occupazione in Albania sarà pertanto costituito su una divi· sione di 3 brigate. Il Comando della divisione e 2 brigate (di <.'ui una di. M.T.) si dislocheranno a Valona, l'altra brigata dell'ese rcito permanente a Durazzo.

Rimane ferrno che una delle brigate sottratte per tal modo all'esercito mobilitato in Italia sarà sostituita da altra brigata, che, come da accordi presi personalmente con S.E. il generale Ameglio, verrà rimpatriata dalla T ri-

A S E. il Cav. Antonio Salandra Presidente del Consiglio dei .Ministri

polirania. Secondo il dt:sidcrio espresso dal predetto generale, il Governo ddla Tripolitania riceverà un rifornimento d'uomini in numero corrispondente agli effettivi della suddcrra brigata destinato ad accrescere la forza delle unità rimaste in Colonia.

Le truppe destinate in Albania non avranno altro st·opo che di assicurare il possesso dei punti di sbarco di Valona e di Duraao escludendo perciò ogn i c qualsiasi occupazione stabile all'interno; pur ammettendosi la possibilità di qualche punta eseguita entro breve raggio da piccole colonne mobili, allo scopo di creare intorno alla nostra linea avanzata quella zona di che si richiede nelle occupazioni del genere

Circa le unità di nuO\'a formazione, tenuto conto della situazione finanziaria e delle ragioni svolte in argomento da V.E. e dai competenti .Ministri. s'intende che rimane sospesa la costituzione di 24 Jei 47 reggimenti di fanteria di linea e di l reggimento granatieri; e così pure, sciogliendo la farra riserva il Comando Supremo rinuncia, sebbene con grande rincrescimento, alla formazione <.h:lle 27 batterie da campagna, che aveva progettato di costituire per la venicnrc primavera, e sulle quali aveva fatto non lieve assegnamento per le future operazioni.

Prego V.E. di gradire l'assicurazione della mia deferente e cordiale amicizia.

Cadoma

Allegato n. 3

DECRETO LUOGOTENENZIALE

Tomaso di Savoia, ecc. ecc.

Sulla proposta del Presidente del Consiglio dei Ministri e dei Ministri della Guerra, della Marina e degli Affari Esteri;

Abbiamo decretato e decretiamo:

Art. l .

Il Comandante del Corpo Speciale italiano in Albania, in ciò che non è contemplaro dal presente Decreto, ha le attribuzioni stabilite dal n . ..W del Regolamento sul servizio in guerra (Parte I · Sen·izio delle truppe, appro,·ato con R.D. del 10 marzo 1912).

Egli è investito dell'autorità politica sul territorio in cui si svolge l'azione delle forze armate al suo comando.

Per le operazioni nelle quali sia necessario coordinare l'azione navale con quella terrestre, egli prenderà opportuni accordi col Comando delle forze navali.

Allegati

An. 2.

11 Comamlante del Corpo speciale italiano in Albania avrà il Comando di tutte le forze di terra e Ji mare sbarcate. e l'alta direzione di tutti i servizi nel territOrio di j)ropria giurisdizione, qualunque SÌ<l l'amministrazione dello Stato cui essi appartengono.

Art. 3.

Il Comandante suddetto, nel predetto territorio ha le amibuzioni c le fa· co!tà detcrmin.ue per lo stato di guerra dal Codice Penale per l'Esercito e dalle leggi c regolamenti del R. Esercito.

An. 4.

Esso ha facoltà di delegare, in tutto o in parte. le proprie attribuzioni a1 comandami che da lui dipendono, nella misura richiesta dalle circost:Jn7.c.

Arr. 5.

Il Comandante del Corpo speciale italiano in Albania dipende. esdusi\·amente, dal Ministro della Guerra, dal quale riceve gli ordini, ed al quale riferisce per qualsiasi ramo di servizio generale o speciale.

Per gli affari d'ordine tecnico, amministrativo e contabile, i funzionari che non fanno parte dell'Amministrazione della gut!rra corrispondono col rispettivo Ministero per il tramite dd Comandante del Corpo Speciale; fatta eccezione per i Comandanti navali. i quali corrispondono direnamente col .Ministero della Marina, o con il Comando dell'Armata Navale.

i\rt. 6.

Il Ministro della Guerra riferisce e sottopone al Consiglio dei Ministri tutte le guistioni di ordine generale, ed uniforma alle deliberazioni del Consiglio medesimo la sua azione definitiva.

Egli comunica agli altri l\.linisrri, a ciascuno per la parre che lo riguarda, le richieste. proposte ed informa7ioni che gli pervengono dai Comandante del Corpo Speciale italiano in Albania, e trasmette ad esso le risposte, disposizioni ed istruzioni dei vari Ministri, per quanto da ciascuno di essi di.penJe.

Ordiniamo ccc.

Roma, addì, P Dicembre 1915

Salandra. Sonnino, Zupelli, Corsi

284 LI' truppt' itahant' m Albanù1 (191-J-20 e 1939)

N. 1.152 di protocollo G. Addì, 6 dicembre 1915

Riservatissima personale

Oggetto: Corpo speciale italiano in i\lbania.

A S.E. il Afinistro .fel!(l Guerra

Da una comunicazionè, in data 4 corrente. pervenutami dal Gen. Ber· rotti ho che, avendo il Comandante dell'armata navale ritenuto pc ricoloso inviare per mare a Durazzo le truppe che vi erano destinate, le truppe stesse vi vennero. da Valona, avv iare per la via di tetra.

Sebbene il Corpo speciale in Albania dipenda esclusivamente - secondo le disposizioni dell'art. 5 del D .L. l dicembre - dal .Ministero della guerraio ritengo di non potermi disinteressare dall'andamento delle operazioni militari in Albania per la ripercussione che avrebbero sul nostro teatro di guerra, qualora do\'essero condurre ad assorbire nuove ed ingenti forze.

In proposito ricordo come nel Consiglio dci i\.linistri, cui intervenni, fosse stato accolto il criterio da me raccomandato che la nostra spedizione dovesse escludl!tc qualtmque operazione nell'interno ddla regione, e ripeto quello che verbalmente esposi nell'occasione suddetta, che cioè il valore militare dell'Albania consiste, per noi, nel possesso della baia di Valona che, col porro di Brindisi, permette di dominare l'accesso all'Adriatico

Debbo perciò ri levar<.: che se le comunicazioni fra l'Italia e Dumzw doves· sero. come ora avviene per le insidie marittime, passare forzatamente per Valona. e da Valona arrivare a Durazzo per la via di terra, la necessità - che a me pare evidente - di proteggere il percor50 da eventuali minacce c he pos· sono provenire dall'in terno del territorio a lbanese, richiederà un impiego di truppe che può anche diventare notevolmente superiore alla forza fissata per il corpo speciale, oppure condurrà ad un rilevante e pericoloso indebolimenlo dei presidi di Durazzo e Ji Valona. c, almeno nelle conseguenze, equivarr?l ad un'operazione nell'interno.

Saranno in linea retta 100 km. di canivissima strada da percorrere e da proteggere (con tre fiumi da attraversare), in gran parte non proteggibile dal mare, esposta ad offese sul fianco orientale. E parlando di offese, voglio accen· nare non solo alla possibilità di atti osrili da parte degli Albanesi, ma specialmente all'azione che può. da un momento all'altro. esercitare la Bulgaria che. con le proprie truppe, si avvicina minacciosamente ai confini albanesi premendo sui resti de.ll'csercito serbo in ritirata.

Se affaccio tali difficoltà non è perché io possa menomamenrc dubitare che esse siano sfuggite alla competenza ed alla consider;tzione deii'E.V., ma è

All e gato n. 4
COMANDO SEGRCl'LRIA DEL CAPO Dl STATO MAGGIORE DELL'ESERCITO

z86 Le truppe ita/iant' in Albania ( 1914 • 20 e If)39)

per ribad ire il concetto, già messo in luce nel Consiglio dei Ministri, che la nostra azione militare in Albania non deve sottrarre altri riparti all'Esercito ope· rante per raggiungere scopi secondari quali son quelli che possono formare oggetto di operazioni in questa regione, in confronto coi risultati di ben maggiore importanza che si sarebbero raggiunti nella valle del Vardar qualora si fossero portate tempestivamente forze sufficienti.

La situazione ora creatasi in Serbia e nella valle del Vardar non esclude che gl'Imperi cencrali possano sottrarre parte delle forze e dei mezzi già diretti contro la Serbia per rivolgerli sulle fronti di guerra del continente - la nostra fronte compresa; ed io traggo da ciò argomento per insistere nella viva raccomandazione che la nostra spedizione non si trasformi in un pericoloso sperpero di forze.

11 Capo di Stato Maggiore

IL MINISTRO DELLA GUERRA, ZUPELLI, AL COMANDANTE DEL CORPO SPECIALE, BERTOTTI

Dai telegrammi inviati a V.S. dalla Regia Legazione di Durazzo, indipendentemente da eventuali colloqui personali d i V.S. con quel nostro Ministro, rilevasi tendenza espansione ed operazioni larga scala che non sono negli intendimenti del Governo. E' opportuno ricordare modo ben chiaro che, giusta intendimenti Governo, è primo compito essenziale di codesto Corpo assicurare saldamente possesso Valona; in secondo luogo occupare Durazzo per motivi e finalità prevalentemente politici. Detta occupazione pertanto dovrà farsi modo da evirare sorprese o situazioni difficilmente sostenibili con forza ivi distaccata, ossia dovrà effettuarsi previe concrete notizie sulle complesse condizioni di ambiente che stiano ad esdudere eventualità gravi conseguenze cui non fosse poi possibile provvedere in tempo con mezzi adeguati. ("_,o munque sono da evitare modo assoluto altri nostri interventi allo interno Albania. Interessa invece agevolare raccolta prigionieri austriaci fatti dai Serbi, e ciò per alleviare quel Governo, avviandoli appena possibile Italia previe misure profilattiche. Di tali prigionieri è importante avere in nostra custodia appena lo si possa il nucleo di ufficiali (circa seicen to) sgombrandolo al più presto in Italia con le maggiori precauzioni. Pregasi ricevuta telegrafica. - Ministro Zupelli

n.
dell'Esercito
Cadorna Allegato
5
N. 72142- RR- Rosso Roma, 7 dicembre 1915
l !.

COMANDO SUPREMO

UFF l C!O DEL CAPO DI STATO MAGGIORE DELL'ESERCITO

N. 1212 di protocollo G.

Risposta dispaccio n. 7901

Div. S.M. - Scz. P bis

Oggetto: Situazione a Berat

A S.E. il i'•finistro delta Guerra

16 dicembre 1915

Roma

Poiché l'E V. mi fa l'onore di richiedere il mio personale parere su una eventuale occupazione militare di Berat da patte nostra, io non posso che confermare quanto, a proposito della nostra azione in Albania, ho ripetutamente esposro per scritto, ed anche a voce nella riunione dei Ministri che ebbe luogo in occasione della mia ultima gita a Roma. Vale a dire che dal punto di vista militare, e nelle presenti contingenze, q1.1alunque operazione intesa alla occupazione militare di località nell'interno dell'Albania (come Durazzo, qualora con tale città debbasi comunicare per la via di terra, Elbasan, Tirana, Berat o qualsivoglia altra località) è da me ritenuta molto pericolosa perché:

l ) o viene inizia ta senz'altro con forze tali da assicurare il possesso delle località e delle linee di conmnicazione colle basi costiere, ed in tal caso ri · chiede un ingente corpo di spedizione di cui non possiamo disporre;

2) o viene eseguita con forze ridotte (quali son quelle finora inviate) ed allora corriamo l'alea di vederle sopraffatte o tagliare fuori dalle basi, ed in tal caso, alle prime minacce insorgenti, saremmo trascinati a mandare sue· cessivamente altre forze fino ad ingol.farci in una via irta di incognite e di pericoli.

Venendo al caso particolare di Berat, faccio rilevare che non è coll'inviarvi forze nostre che noi potremmo impedirne l'occupazione ai greci qualora questi intendessero effettivamente dì impadronirsene. Noi nelle presenti circostanze - a meno di impegnare truppe in tale quantità che in questo momento sarebbe follia il solo pensarvi - non potremmo assolutamente resistere ad un attacco greco, data la entità delle forze di cui la Grecia può disporre.

Ma anche senza il diretto intervento delle truppe regolari greche, la forza del distaccamento che dovesse occupare Berat dovrebbe essere assai rilevante, perché occorre fare conto delle bande epìrote ed albanesi che la Grecia - se non si sentirà altrimenti minacciata - non mancherebbe di costituire e di aiutare largamente, per quanto di nascosto, e di lanciare co.nt.ro di noi Per prevenire adunque e per soffocare ogni movimento di carattere insurrezionale occorrerebbe che il presidio di Berat fosse costituito con forze considerevoli (di cui ripeto, non possiamo disporre) e che fosse collegato colle basi costiere mediante l'occupazione di parecchi punti intermedi.

Allegati Allegato n. 6

Le truppe italiane in Albania ( '9'1 ' 20 e '939)

Credo invece che la Grecia possa essere mes$a nella impossibilità di nuocerei (sia apertamente sia di sottOmano favorendo una agitazione da parte delle bande) dichiarandole esplicitamente che nel caso in cui essa accennasse a varcare il confine che la separa dall'Albania o nel caso in cui suscitasse movimenti insurrezionali nella regione di Berat, noi le moveremmo senz'altro guerra. Una energica e sollecita rappresaglia da esercitarsi bombardando il Pireo e l'arsenale di Salamina ed occupando raluna delle isole principali, varrebbe a sconsigliare la Grecia dall'occupare Berat o dal farvi insorgere gli abitanti comro di noi, assai meglio che con l'invio in tale località di quelle limitate forze di cui può disporre il corpo di spedizione. Accennando alle isole greche, intendo alludere più che ad ogni altra a quella di Corfù che ci darebbe il possesso del relativo canale il quale, per consenso dei nostri ufficia li di marina, è più impor· tanre sotto il punto di vista marittimo del golfo di Valona.

Ciò premesso io non posso che esprimere parere reci.samente sfavorevole allo invio di nostre truppe a Berat, convinto come sono che costituirebbe il principio di un'avventura della quale nessuno può misurare le conseguenze. Di fronte a questo pericolo parmi che qualsiasi altra considerazione debba cadere, essendo evidente che qualsiasi compromissione del nostro prestigio debba tornar nociva anche alla nostra penetrazione economica, politica, d'influenza e di cultura nella penisola balcanica, la quale invece riuscirà facile dopo una guerra vittoriosa.

Il Capo di S M. dell'Esercito

Cadorna A ll e gato n 7

IL CAPO DI STATO .NL'\GGIORE, CADORNA

AL MINISTRO DELLA GUERRA, ZUPELLI

Udine, 18 dicembre 1915

1227 G. Seg. Cap. Rosso Risposta telegramma 75735 D.S.M. stop Mi compiaccio nell'interesse del Paese che Governo con decisioni relative Berat abbia aderito concetto da me ripetutamente sostenuto circa pericoli insiti occupazione località interne Albania duolmi soltanto che rinunzia obiettivo marcia colonna Guerrini avvenga così tardi et sono pressione avvenimenti da appa· rire menomazione nostro prestigio stop. In esito richiesta battaglioni da concentrare Taranto mi riservo telegrafare al più presto designazione riparti che saranno due reggimenti uno di E.P . uno M.T. entrambi su tre battaglioni stop Desidero però chiaramente precisare che battaglioni suddetti dovranno servire riserva per rafforzare et tenere modo assoluto nostro possesso Valona con esclusione quindi di loro impiego per qualsiasi operazione ed occupazione interno Albania stop Finché rimango a questo mio posto et finché condizioni guerra sulla nostra frontiera terrestre non mutano io non potrei assolutamente consentire che forze ora rìchieste poressero essere impiegate non al compito

Allegati

essenziale di assicurare possesso Vlllona ma per operazioni che io ritengo oltre modo pericolose et tali da richiamare fuori del teatro principale forze di cui nessuno può prevedere entità swp f-accio presente necessità sollecitare rimpa trio da Tripoli dei sei bauaglioni non appena R. Marina possa assicurare trasponi occorrendo rimettere al più presto battaglioni stessi in efficienza ricordando come tali battaglioni dovevano compensare presso esercito combattente una delle brigate componenti attuale corpo speciale Albania stop

Generale Cadorna Allegato n. 8

COMANDO SUPREMO

U1'Ftcro DEL CAPO o t STATO MAGGIORE DELL'EsERCITO

J\. 1235 di protocollo G. Addì, 19 dicembre 1915

Oggetto: Corpo speciale italiano in Albania.

A S.E. il Presidente del Consiglio dei i'vtinistri

A seguito del telegramma 1228 G. che ieri sera diressi all'E.V., mi onoro inviarLe, per sua conoscenza, copia dei telegrammi scambiati ieri stesso con S.E. il Ministro della guerra sull'argomento della rinunzia alla occupazione di Berat c circa il concentramento a Taranto dei battaglioni di riserva; c, nel solo intento di concorrere per quanto sta in me al migliore andamento delle cose, credo doveroso portare a conoscenza di V.E. quanto segue.

Appena decisa la spedizione in Albania. sembrandomi ovvio che - sotto il puro aspetto delle operazioni militari - i concetti generali d'impiego delle truppe dovessero essere fissati dal Capo di stato maggiore dell'Esercito, consegnai (in data 20 novembre) al generale Bertotti le mie direttive basate sulle conclusioni concretate nella riunione coi Ministri, avvenuta pochi giorni prima durante la mia permanenza a Roma. Senonché il giorno 5 dicembre, vale a dire rre giorni dopo lo sbarco a Valona del generale Bertotti, mi giunse dal Ministero della guerra copia del Decreto Luogotenenziale l o dicembre, in cui, all'art. 5. s i stabiliva che «il Comandante del Corpo speciale in Albania dipende esclusivamente dal Ministro della guerra, dal quale riceve gli ordini ed al quale riferisce per qualsiasi ramo di servizio generale o speciale».

Mi affrettavo subito, nello stesso giorno 5 dicembre. a telegrafare a S.E. il Ministro che ritiravo al generale Bertotti le mie direttive, lasciando al Ministro di sostituirle con qudle che avesse reputato del caso.

l! giorno 7 dicembre S.E. ìl .Ministro prese ano del mio telegramma e mi pregò di conmnicargli le direttive che avevo dato al generale Bcrtotti « per seguire per guanto possibile uniforme inàirizzo ». Con tale richiesta S.E. il Mi · nistro forniva la prova che, mentre a\ eva concorso a promuO\·ere il Decreto Luo·

19. - Albania

Le truppe italiane in A.lbania f1914- 20 e 1919)

gotenenziale l" dico:mbre col quale era messo alla sua esclusiva dipt"ndenza il Corpo di spedizione, a tutto il 7 dicembre non ave\·a ancora concretate.: le direrti\'C: necessarie per il generale Berrotri, il quale pure si era trattenuto lungo tempo a Roma e da 5 giorni era sb:JI'caro a VaJona, an7.i, fin tlal giorno 4 aveva ordinato ;ùla colonna Guerrini di iniziare la marcia su Durazzo. per la via di terra.

Tale marcia, appena ne ebbi notizia, io la giudic:1i pericolosissima. e m i credetti in dovere di segnalante subito i pericoli (foglio 1152 del 6 dicembre, in dato in comunicazione all'E.\'.) come se{lnalai quelli deri\·anti dalla dctermmazione successivamente presa - o in procinro di essere presa - di occupal·e Berat. Se io intervenni. e feci presente le mie considerazioni. non fu certo per tentare di ingerirmi nell'andamentO delle operazioni dal quale ero stato escluso, ma perché mi credevo in obbligo di mettere in a\'vertenza il Governo del pericolo, che si presentava chiarissimo alla mia mente, e del danno che all'esercito combattente in ltufia sarebbe derivato dal fatto che l'Albania poresse assorbire forze in quanrità e se si fossero ascoltate le insistenti sollecitazioni a perseguire quelle iinalità politiche che iJ R. Ministro di Durazzo prospettava e raccomantlava da tempo, senza poterne misurare le conseguenze di ordine militare.

Gli avvenimenti posteriori hanno piename-nte e sollecitamenre confermato le mie previsioni: i pericoli derivanti dall'allontanamento delle nostre truppe da Valona, sono apparsi evidenti e anche più presto di quanto io avessi supposto. cosicché il Governo ha saggiamente provveduto, con la deliberazione di ieri, a rinunz.iarc al proposito di occupare Bcrat, limitando l'azione del Corpo di spedizione alla difesa di Valona.

E qui mi consenta l'E.V. di rilevare che la dt:cisione di cui sopra è derivata da un mutamento della situazione, tale mut:amento non deve essere tornato di sorpresa per il Governo. perché era stato da me previsto ed illustrato; ed era appunto per scongiurarne le conseguenze che io ave\·o espresso parere recisamentc contrario alla marcia su Durazzo ed alla occupazione di località interne dell'Albania, bencht! il mio intervento potesse, persino, apparire invadenza delle attribuzioni alrrui.

Io non ho inteso con questa mia lettera di far constatare che le mie previs.ioni si sono punroppo avverate - perchC: nulla è più lontano dall'animo mio - ma ho desiderato riassumere gli avvenimenti per concludere che se non esiste unità di condotta e chiara visione dei fini da raggiungere e dei mt:zzi adeguati a tali fini, si corre inevitabilmente incontro a gravi pericoli: e se l'una cosa e l'altra mancheranno <\ chi si è assunta la direzione esclusiva delle ope· razioni, giungeremo facilmente alle stesse rovinose conseguenze lamentate per l'Eritrea nel 1896 c per la Tripolirania pochi mesi or sono.

Io sarei ben liero di sbagliarmi, ma temo che, nei riguardi della spedizione in Albania. abbia fatro finora difetto un chiaro concetto direttivo militare, di quanto dico, è prova il fatto che si repurò che coi 18 battaglioni sbarcati a VaIona si potesse avventurar!! la colonna Gucrrini su Durazzo per la pericolosa via di terra. mentre - a pochi giorni di distanza - non si reputarono sufficienti le forze stesse per la sola occupazione di Valona.

Il Capo di Srato Maggiore dell'Esercito

Allegato n. 9

IL PRESIDC'\TE DEL CO.NSlGLIO, SALANDRA

,\L CAPO DI STATO MAGGIORE DELL'ESERCITO, CADORNA

Roma, 20 gennaio 1916

Cifrario F.T. Ringnt7ÌO V.E. della assicurazione del ::.uo intervento alla conferenza di sabato. ]..Ii non potere aderire al desiderio espressomi da V.E. che ne sia redatto processo verbale. Per costante consuetudine è esclu so qualsiasi processo verbale delle conferenze fra uomini di go\·erno nelle quali deve regnare mas::.ima libertà di parola et non si ammetrono segretari. Intanto nessuna riso l uzione circa l'Albania potrà essere pregiudicata perché appunto questo argomento in connessione con In sintazione generale politic,t et militare sarà Lema della nostra discussione Ossl:qui.

Allegato n. 10

IL PRESIDE 1TE DEL CONSIGLIO, SALA.\'DRA

AL CAPO DI STATO MAGGIORE DELL'ESERCITO, CADORNA

Roma, 26 gennaio 1916

Cifrario speciale. Mi pregio comunicare a V.E. la seguente deliberazione presa oggi dtù Consiglio dei Ministri: «Il Consiglio delibera che sia fornita dall'Esercito operante la forza di un'almi Divisione coi servizi accessori occorrenti per la difesa di Valona il cui possesso si deve con ogni sforzo mantenere».

Prego V.E. di prendere le opportune col Ministro della Guerra per la esecuzione di tale deliberazione.

------- --Allegati
Salandra Salandrfl

COMANDO SUPREMO

Ur-FlClO DEL CAPO 01 STATO MAGGIORE oEr r.'.EsERCrTo

28 gennaio 1916

Ho preso conoscenza della deliberazione del Consiglio dei .Ministri, comu· nicatami con telegramma di V.E. in data 26 corrente, cd ho ricevute da S.E. il Ivlinistro della Guerra le prime comunicazioni circa la natura e la costituzione della divisione da invi:u·si in Albania.

Rimane ben fermo, secondo la lettera della predetta deliberazione e secondo quanto io ebbi ripctutamcntc a dichiarare. sia personalmente a V.E . che agli altri membri del Gabinetto, che queste forze sono destinate esclusivamente alla difesa di Valona. Cht!, se io riconosco la necessità di renere questo punto, ora che vi si è sbarcati, sono d'altra parre convinto che, per difendere la testa di sbarco di Valona contro un forte attacco, occorrono tre divisioni, quali si avranno soltanto allorché a Valona si saranno riunite le forze attualmente distaccare a Durazzo; forze che devono essere ritirate in tempo, prima che si manifesti la pressione nemica, per evitare uno scacco le cui ripercussioni non sarebbe possibile misurare.

Al qual proposito (; opportuno ch'io ripeta ancora una volta, chiarendolo, il mio pensiero. già esposto nella riunione dei Ministri del 22 gennaio, circa la questione di Durazzo.

Premetto, e non ho bisogno di dimostrarlo. che l'importanza dell'occupazione di Durazzo, considerata come scopo a se stessa, sarebbe militarmente nulla; mentre è facile prevedere che essa ci trascinerebbe ad operazioni offensive verso i laghi, operazioni cui gli alleati non mancherebbero di spingerei con ogni loro possa, specialmente quando si pronunziasse l'offensiva austro-tedesca in direzione di Salonicco. E allora, per operare verso i laghi, occorrerebbe. a copertura del fianco , almeno un Corpo d'osservazione verso il Montenegro, il che richiederebbe una grande quantità di forze , oltre a quelle che rimarrebbero immobilizzate alla base.

Ma, pu r prescindendo da quest'ultima considerazione, c per rimanere nel campo della semplice difesa di Durazzo, osservo che la testa di sbarco misura quivi 42 km. di sviluppo in condizioni d i terreno sfavorevoli. E perciò a difenderla basterebbero a mala pena 3 divisioni; e sì richiederebbero, a compensare le sfavorevoli condizioni narurali, ingentissimi apprestamenti che richiederebbero lungo tempo per essere condoni a termine e che quasi certamente non avremo e numerose artig lierie di medio calibro.

A tutto ciò non potrebbe certo pronedere l'attuale corpo d'occupazione in Albania , le cui forze p u r cogli aumenti testé deliberati , sono state commisurate alle esigenze della difesa della sola Valona; né. come V.E. comprende, io potrei mai, in coscienza, liberamente consentire ad ulteriori distrazioni di for-

292 Le truppe Italiane 111 Albania ( 191-J :w e I'-JJCJ ) ---------------Allega to n. 11
A S.E. On. Antonio Salandra Presidente del Comiglio dei Roma

ze e tli mezzi - g1a scarsi le une e gli rJtri - da l te;Hro d'operazioni principale, 5U cui devono decidersi le sorti della guerra.

Aggiungo appena che la difesa di Durazzo imporrebbe vasti rifornimenti di viveri . munizioni e materiali . per cui quella baia, angusta e malsicura, non offre ceno alcuna garanzia.

Pertanto la difesa ad oltranza della tesra di sbarco di Durazzo sarebbe, nelle attua.li condizioni, proget to cerramcnte inattuabile. Ora non v'ha dubbio che il dilemma fra difesa ad olrram:a e sgombero non ammette alcuna soluzione intermedia, la quale non potrebbe condurre se non a far rigettare le nostre truppe in ma re , dacché nessun assegnamento potrebbe farsi $Ulle comunicazioni per via di terra

Val quanto dire che, non porendosi proporzionare i mezzi al fine , s'impone di proporzionare il fine ai mezzi, non dovendosi dimenticare che, in qualunque impresa, il disegno politico, rimane . per forza di cose. subordinato alla possibilità militare di tradurlo in atto.

Consenta V .E . ch'io rammenti qui come, appunto per non essersi in tempo riconosciuw ed applicato questo principio, e ciò malgrado mie replicate insistenze, ci è toccato lo scorso anno il disastro della Tripolitania, nel quale non solo le truppe che già erano in Colonia si trovarono coinvolte, ma anche ben 19 battaglioni della madre patria , che, nonostante le mie resistenze, furono gradatamente assorbiti, e che andarono del tutto perduti per le operazioni in Italia.

Ciò io ricordo non già a scopo di sterile recriminazione, ma pel vivo desiderio che l'esperienza del passato, pur tanto dolorosa, non debba almeno andare perduta. Tanto più che queste ragioni militari di palmare evidenza si sono certo affacciate nel loro complesso al lucido intelletto dell'E.V. , allorché, nella riunione dei Ministri tenutasi in Roma il 3 gennaio u .s., con esatta visione della situazione militare - cui io mi associai completamente - dichiarava che, in caso di at tacco di forze importanti contro Durazzo, le nostre truppe ivi dislocare avrebbero dovuto ripiegare per congiungersi colle altre a V alona

E sono, queste ch'io son venute esponendo e che V E. già aveva intuite, ragioni militari che non io soltanto ma anche e specialmente S E. il Ministro della Guerra - che non solo è il naturale tutore degli interessi militari del Paese nel seno del Consiglio, ma anche presiede, in forza del noto decreto luogotenenziale, alle cose militari dell'Albania - avrebbe dovuto prima d'ogni altro sostenere; ed io molto mi dolgo che, nell ' ultima riunione dei Ministri tenutasi il 22 gennaio, egli sia rimasto muto sull'importante argomento e non mi abbia affatto appoggiato, o contraddetto se tale era la sua convinzione.

Ad ogni modo, rimane ben ferm o che l'invio a Valona di una di visione, secondo il deliberato del Governo rappresenta una sottrazione che io già faccio ben a malincuore, e che ad ogni modo non sarebbe giustificata se, prima che su queste forze, non si facesse integrale assegnamento, per la difesa di Valona, sull'attuale presidio di Durazzo e sul reggimento tuttora in Italia al luogo di imbarco.

Ciò dico perché l'invio di questa divisione in Albania è provvedimento grave nel momento attuale, date le contlizioni dell'esercito operante, oggi assai rido tto di forze per la depl orevole trascuranza che il Ministero della Guerra ha posto - a malgrado delle mie insistenti sollecitazioni - nella organizzazione dei complementi; il che già ebbi a segnalare a V.E. nel mio foglio 10804

Allegati 2 93

del 17 corrente. Basti dire che una del le armate operanti, e precisamente quella che guarda lo sbocco di Gorizia, mentre dovrebbe disporre di 148000 fucili, non ne ha che 85000, tenendo pur conro dei 25000 uonùni in licenza. Cosicché io avrei fortemente desiderato che la partenza della divisione richiesta dal Governo fosse stata ritardata quanto più possibile, giacché l'accennala crisi nei complementi, che si va rendendo sempre più sentita, non sarà superata che al termine di febbraio; tanto che ho dovuto giorni or sono ritirare dalla fronte due divisioni ridotte ai minimi termini, e su di esse non potrò fare più alcun assegnamento finché esse non saranno riorganizzate, cioè nel prossimo marzo. Ivli auguro almeno che la critica situazione, in cui questa notevole sottra· zione di forze e soprattutto di mezzi viene a porre l'esercito in campagna, sproni il Ministro della Guerra ad una più solerte previdenza, cosicché ai bisogni dell'Esercito operante, da me sempre in tempo segnalati sulla base delle constatate esigenze della guerra, si provveda senza ritardi e senza le ingiustificate resistenze che spesso incontrano le mie proposte, di alcune delle quali attendo l'esito da tempo

Cadoma

Allegato n. 12

MINISTERO DELLA GUERRA

DIVISIONE STATO MAGGlORE - SEZIONE I bis

N 1002 G Roma, addl 30 gennaio 1916

Riservatissimo personale

Allegati n . l

Oggetto : Direttive su Durazzo.

A S.E. il Tenente Generale Conte Luigi Cadoma

Capo di Stato Maggiore dell'Esercito

Trasmetto all'E.V. la unita copia delle direttive circa l'occupazione di Durazzo che, concordate con le LL.EE. il Presidente del Consiglio dei Ministri e il Ministro degli Esteri, rappresentano gli intendimenti del Governo.

Naturalmente, al Generale Bertotti è stata lasciata facoltà di dare al Comandante del distaccamento di Durazzo quelle complementari, e più particolareggiate istruzioni che, nel la sua competenza, egli creda di dovergli impartire, in rapporto alla situazione locale ed agii scopi da conseguire .

Il Ministro, Zupelli

294 Le truppe italiane in Albania (r9r4 · 20 e 1939)

DIRETTIVE CIRCA DURJ\ZZO

L'occupatione di Durano \'enne decerminata da motivi e finalità prevalemememe politici; principali tra essi il rifornimento e lo sgombro dei Serbi -- (ed ora anche dei Montencgrini) - e l'appoggio alla ;1uwnomia albanese ( Essad Pascià), insistendo sulla di e\·itarvi situazione difficilmente sostenibile con le fone colà dislocare.

Tali concetti vennero riconfetmati nel telegramma di questo Ministero al generale Bertotti n. ì844 del 2ì corrente. nd senso che «a Durazzo si de bba rimanere solo fino a quando dcna località non sia fatta segno a serie minacce, cui le nostre forze non possom> fare fronte».

Tenuto conto di quant o sopra , e degli à\ venimcnti \'erificatisi nel trione dell'Albania dopo l'occupazione di Scurari, della linea della Boiana e dei rcrritari contigui da parte degli Austriaci, nonché Jdle eventuali minacce bulgare dalla regione dei laghi per la valle dello Skumbi , e nella facile previsione che un contatto col nemico possa avverarsi prima che lo sgombro dei ScrbiMontencgrini da Durazzo sia compiuto. si dovranno tenere presenti le seguenti direttive circa l'ulteriore conrcgno dd distaccamento a Durazzo:

l) Considerate le finalità e probabilità di cui sopra, predisporre, nel modo più accurato, c riservato, per un ordinato sgombro ed eventualmente effettuarlo per via di terra o per via di mare come c quando la situazione consiglierà.

2) Evitare per la difesa di richiedere la collaborazione dei Serbi e dei Montenegrini, a meno che la situazione del momento spontaneamente la comporti, con efficacia e con possibilità di resi stenza coordinata.

3 ) Aiutare invece Essad Pascià, con consiglio e con mezzi, senza però impegnare truppe nostre lont:mo dalla base; incitarlo ad organizzare con sua gente la guerriglia ed aiutarlo validamente in rale opera. Manrenerlo ligio a noi inducendolo, occorra, ad abbandonare Durazzo, seguendoci, e impedendo in ogni modo che passi all 'avversario.

4) Rendersi conto, con ogni me:c:.o. della reale entità delle minacce nemiche, tanto da parte degli Austriaci che da parte dci Bulgari, e di eventuali bande nemiche, affine di evitare che l'abbandono di Durazzo non risulti realmente c pienamente giustificato dalla forza delle circostanze.

5) Circa le modalità dell'eventuale sgombro delle nostre forze da Durazzo, il comando del corpo speciale , come si è accennato sopra, è lasciato libero di scegliere fra la via di terra e qut:lla di mare, tenuto conto delle circostanze del momento (minacce nemiche, condizioni di difesa , sit uazi one dei Serbi.-Montcnegrini. spirito delle popolazioni, etc.) bilanciando strettamente vantaggi e svantaggi di questa e di quella linea, e prendendo, in tempo, per quanto inreressa l'cvenruale sgombro per m.are, i necessari accordi con il Comando della Armata navale a talc.: uopo già preavvisato.

6) Nell 'e\ emualità che si imponga un sollecito sgombro da mare, il comandante del di Durazzo è autorizzato a comunicare diretta· mente con il comando dell'Armata navale.

Roma, 29 gennaio l9l6.

Alleg.11i 2 95 - - -

JL CAPO DI STATO MAGGIORE DELL'ESERCITO, CADORNA, AL PRIMO AIUTA:--ITE DI Ci\J',1PO DEL RE, BRUSATI

Roma. 25 febbraio 1916

Caro Brusati.

senza attendere la venuta all'UdienzA Reale di questa sera dell'ufficiale di servizio - vista l'urgenza e la gravità dell'inform::tzione - ti trasmetto copia Ji un telegramma del generale Ferrero, datato Durazzo 22 febbraio ore 21 J O. perché tu voglia darne comunicazione.: a S.M. il Re.

Come vedi la possibilità di uno sgombero da Durazzo delle nostre truppe comincia ad essere comprome:;sa per la presenza minacciosa dei sommergibili nemici nella baja: c tenendo como ddl'affcrmazione di S.A.R. il Duca degli Abruni. che per raccogliere il convoglio dei uasporri c la scorra navale a Durazzo occorrono 48 ore di preav"\'iso ed altrettante per le operazioni d'imbarco, è da temere che lo sgombero delle nostre truppe non possa più essere effetruato che con gravi difficoltà, con molto rischio c sono la pressione di un attacco in forze del nemico.

E' anche da prevedere che il gen. Perrero, specialmente dopo il noto telegramma direttogli dal generale Benotti, difficilmente si indurrà a richiedere, di propria iniziativa, cd in tempo debito il sollecito imbarco delle truppe, e perciò sorge la preoccupazione che un ulteriore ritardo, da parte di chi ha la responsabilità delle operazioni in Albania. nell'adott<lre la decisione di abbandonare Durazzo, esponga le nostre truppe ad un serio ed imminente pericolo cd il nostro prestigio ad un gra\'C scacco.

Quanto sopra ho ritenuto necessario ed urgente comunicarti. perché S.M. il Re possa esserne informato.

Ti stringo la mano e credimi. aff. L. Cadorna

Allegato n . 14

COMANDO SUPREMO

UFFICIO DEL CAPO DI STATO MAGGIORE DELL'ESERCITO

N. 1579 di protOcollo

Riservatissima personale

Risposta all'Elenco 1924 del 21 febbraio 1916

Oggetro: Avvenimenti a Durazzo.

Addl, 25 febbraio 1916

Al Signor Ten. Gt!nerale Comm. Emdio Bertotti Comanda11le del Corpo Speciale ùr Albania

Ho letto gli appunti relativi alla conferenza avuta da V .S con l'ammiraglio Millo, e mi spiace di doverle dichiarare che non concordo con quanto Ella scrive e che piìt particolarmente dissento sui seguenti punti:

Lt: truppe italiane m Alban1a {19!4- 20 e ICJ39) Alleg ato n . 13

l) A mio parere la ragione principale per la quale il generale Ferrero rimandò l'imbarco fu il telegramma di V.S ., che non può a meno di avere in· fluito sulla sua decisione mcttendolo in puntiglio, perché è pericoloso sistema quello di imervenire nella determinazione che spetta alla respons:tbilità dei dipendc::nti di adottare, i quali, in tal modo. vengono ad esse re fuorviati dall'ap· prezzare con serena obiettività la situazione.

2) Qualunque siano le istruzioni che il Governo dà al Comandame di un corpo di spedizione - quale è il caso di V.S. - è sempre il Comandanre stesso il responsabile delle conseguenze militari derivanti dalla esecu· zione delle istruzioni avute. Il Go,·erno è lontano e, per lo piì1, incompetente in cose militari: e, d'altra parre, qualsiasi operazione. anche se motiv:na da ra· gioni essenzialmente politiche. non può che essere subordinata alla sua arma· bilirà sotto il punto di vista militare. Di questa è giudice il Comandante delle truppe operanti, il quale deve: ritenersi vincolato soltanto al raggiungimento del fine generale stabi lito dal Governo; se dal Governo partono istruzioni particolal"cggiate ed in conrrasro con la sicurezza delle truppe, il Comandante ha l'obbligo di far presente le ragioni militari che sono io opposizione alle isrru· zioni ricevute: se non venisse ascoltatO gli rimane il diritto di domandare l'esonerazione dal comando.

Consegue che, a mio giudizio . di qualsiasi ins·uccesso che si producesse a Durazzo, !a principale responsabilità non potrebbe risalire che alla S.V.

ll Capo di Stato Maggiore dell'Esercito

L. Cadorna Allegato n. 15

COMANDO SUPREMO

UFFTCIO DEL CAPO 01 STATO MAGGIORE DELL'ESERCITO

N. 1590 di prorocollo

Riservatissima

Oggetto: Conseguenze degli avvenimenti a Dutazzo.

A S.E. il Cav. Antonio Salandra Presidente del Consiglio dei Afinistri Romtl

27 febbraio 1916

Quello che io avevo facilmente preveduto e che con tenace IOSJStenza la quale può forse essere stata giudicata eccessiva - non ho mancato di segnalare durante tre mes i, è avvenuto. Il nostro prestigio militare ha avuto a Durazzo un fiero colpo, il quale avrà larga e rriste eco nel Paese, fra gli alleati e gravi ripercussioni nelle file dell'Esercito combattente.

Non è mio compito assodare a chi spetti la principale colpa dell ' inettitudine e dclrostinatczza opposta a riconoscere i pericoli Jella situazione , perché

Allegati 29ì - - -----------

- per effetto delle disposizioni del Dt::creto Luogotenenziale l 0 dicembre 1915 - io sono stato escluso da qualsiasi ingerenza diretta sugli awenimenti militari in Albania; ma il mio cuore di soldato sanguina nel constata r e lo sbara gl io nel quale è stata g ittata la valorosa brigata Savona. una delle più gloriose dell'Esercito e che già molto era distinta in 4uesra guerra sul Carso. c non posso a meno di rilevare come anche in 4uesù>ccasione da parte del Ministro della Guerra non si sia dimostrata 4uella alacrità e perspicacia che le presenti contingenzt: impongono.

Io ho già dovuto più volte: segnalare all'E.V. la insufficienza del 1\.linistro della Guerra e la lotta continua - assai pitt ingrata di quella contro il nemico - che io debbo sostenere per essere coadiuvato nella impresa che l'Iralia ha affronraro, ed ho più volte do\'uto lamentare lo concorso che il Mini · s tro della Guerra presta nel preparare e nel concedere quanto io richiedo nell'interesse supremo dell'Esercito. interesse che in questi momenti più che ma1 si identifica in gudio de l Paese.

Considerando pertanto la enorme responsabilità che pesa sulle mie spalle. di fronte agli avvenimenti recenti di Dmazzo io sento il dovere di dichiarare all'E.V. come tra l'attuale Ministro della Guerra e la carica che riveste si sia maturata una incompatibilità assoluta perché Lo ritengo scaduto da quel prestigio e da quella :mtorità che l'a lto ufficio impone.

Io adunque ho l'onore di all a considerazione deli'E.V. la ne· cessìtà in cui mi trovo che io possa - se non immediatamente, in epoca prossima - contare sulla presenza al J\li nistero della Guerra di persona dalla quale io mi sappia con sicurezza costantemente sorretto, e che a quanto il Comando Supremo richiede risponda con quello slancio e con quella attività che nelle circostanze presenti non debbono essere negate. Se, malgrado ciò che io Le ho scritto, l'E.V. non credesse di confortare col proprio autorevole consenso il giudizio che io traggo dagli :wvenimenti di Durazzo, non mi resterebbe che pregare l'E.V. di ottenermi da S .M. il Re la esoncrazione dalla carica che occupo.

Il Capo di Stato Maggiore dell'Esercito

L. Cadoma Allegat o n. 16

IL PRESIDE:'>ITE DEL DEI MINISTRI

N. 849 R.R.

Riservatissima personale

Risposta alla lettera n. l 590 del 27 febbraio 1916

Roma , 29 febbraio !916

A S.E il Tenente Generale Conte Luigi Cadorna Capo di Stato ,\faggiore dell'Esercito

Rispondo alla nota Riseruatissima personale in data 27 corrente n. 1590 di protocollo.

298 Le truppe ttaliallf: m Albanu1 ( 1914-20 e '?39)

Gli ultimi an·enimemi di Durazzo produssero anche in me assai penosa impressione; e ne è prova il Decreto immedi:namcnte, in seguito ad essi. da me prO\'OCato. Jd quale do co municazione a V.E. con altra mia nota di pari data. Non giungo però 11.1 punto di ritenere menomato il nostro prestigio mi li tare cos'l nel Paese come fra gli alleati e nelle file ddi'Esercito combattente. ln guamo alle conseguenze che V.E. m: tra e in riguardo alla persona del J\tinisrro della Guerra. senza entrare menomamentc nel merito delle considera· zion i accennate da V.E. debbo, in via pregiudizialc. osservarlc che, secondo Jo Statuto fondamentale del Regno. al Re solo spctra la nomina e la revoca dci suoi ministri, e, secondo la consLH.:tudine che è ormai norma del nostro governo cosrimzionale, spetta unicamente al Presidente del Consiglio la proposta e quindi lil responsahilità di tali atti di governo. Non posso dunque al riguardo di essi enrrare in discussione per invito o suggerimento di qualsiasi alrra autorità civile o militare per quanto devatO ne sia il grado.

Di questa mia nota come della nota di V .E. a cui rispondo ho reputato doveroso rimettere copia a S.M. il Re.

11 Presidente del Consiglio dei Ministri

.rl.. Salandra

Allegato n. 17

IL CAPO Dl STATO MAGGIORE DELL'ESERCITO. CADORNA, AL PRESIDE 1TE DEL CONSIGLIO, SALANDRA

Ricevo lettera V.E. numero 849 R.R. data 29 febbraio stop

1\!olro duolmi mio scritto abbia potuto dar luogo interpretazione stop ] ntendevo dire soltanto che non mi sento nelle condizioni che ho più volte per lungo volgere tempo diffusamente esposte di continuare a coprite attuale carica; et poiché dal contesto <.Iella lettera sopracitata mi persuado che V.E. non ha alcuna intenzione di prendere in quanto esposi, ho l'onore di rasseg nare dimissioni da Capo di Stato l'\'laggiorc dell'Esercito pregando V.E. di ottenermcne da S.i\1. il Re l'accoglimento, non intendendo io in alcun modo di rimanere in una posizione che non potrei conservare, e ciò dico con profondo con· vincimcnto, senza danno della cosa pubblica alla quale unicamente io miro stop

Generale Cadoma

,-{!legati -
Ro
N. 1603 G. Seg. Capo F.T. RR.P .
ma, l marzo 1916

N . 850 R.R.

Allegato n. 18

IL PRESIDENTE DEL CONSiGLIO DEI MINISTRI

Roma. 29 febbraio 1916

A S.E. il General11 Conii' Luigi Cadoma Capo di St.1to Mllggiore dell'Esercito

Mi pregio comunicare alla E.V. copia di un DecretO deliberato sopra mia proposta dal Consiglio dei c sottoscritto da S. i\J. il Re in data di ieri. Tale Decreto va immediatamente .in nttuazione.

Con esso re\·oca e si il Decreto Luogote nenziale l 0 dicembre 1915 n. 1932, e si nelle mani di V.E. l'unirà del Comando delrinticro estendendolo and1e alle forze operami in Albania.

L'E. V. però intende naturalmente come le direrti,·e politiche della guerra rc:.tino riservate al Governo, c come sia necessario procedere d'intesa col Governo per tutto ciò che può avere artinenza al ìa politica internazionale nei rapporti, così intricari e complessi, specie nel teatro orienrale della guerra, tanto con gli quanto coi neutri (in partirolar modo con la Grecia) e con gli stessi belligeranti.

Debbo pure confermare alla E.V., come del resto è già noto, che il Governo ritiene che mantenere il possesso di Valona costituisce un interes:.e nazionale di primo ordine e che quindi è indispensabile prepararne la difesa con tutti i mezzi disponibili, an<.:he contro eventuali ingenti forze nemiche.

I l Presidente del Consiglio dei Minisrri

A. Salandm Allegato n . 19 COMM'DO

N. 1609 di Pror. G. Riservlltissima personale

Oggetto: Dipendenza del Corpo speciale italiano in Albania.

A S.E. il Cuv. Antonio Salandra

Presidente del Consiglio dei Ministri Roma

2 marzo 1916

Segno ricevuta del foglio i.n data 29 febbraio u.s. n. 850, col quale l'E.V. mi notifica il R.D. 28 febbraio 1916 che 50ttrae alla diretta del Mini$tro delh1 Guerra il Corpo speciale italiano in Albania per affidarlo a quella del Capo di StatO Maggiore dell'Esercito.

In merito alle considerazioni con le qual i V.E. accompagna la notificazione del R.D.. mi onoro prospettare all'attenzione ddl'E.V. quanto segue.

300 Le truppe italiane 111 Alban1a ( 1914-20 e 19:;9) - --- - -
SUPREMO SEGRETERIA DEL CAPO DT STATO MAGGIORE DEI..L'EsERCJTo

lo intendo pe rfet tam ente quanto I'E.V. mi espone circa la necess ità che k direttive politiche della guerra restino riservate al Governo; ma mi occorre porre in rilievo un·altra necessHà coesistente, quella che le direttive politiche siano tali da potersi tradurre militarmentc in atto; cpperciò che il fine sia propor..:ionato ai mezzi; è codesto un assioma che non si può violare senza incorrere in disastri del genere di quello av\ emHo a Durazzo.

Circa il carattere di interesse nazionale di primo ordme attribuito al possesso di VaJona, io mi rimetto pienamente ai giudizio formulato dal Governo. Osservo però che la disponibilità dei mezzi per la sua difesa deve essere valutata subordinandola alle esigenze della difesa del territorio nazionale cd a quelle della guerra che si combatte oltre la vecchia frontiera, le quali esigenze sono giustificate - ed in ciò non dubito di avere consenziente J'E. V. ed il Governo - da un interesse superiore a qualsiasi altro.

In conseguenza. ove occorressero altri uomini, armi e munizioni in più di quelli distaccati ora in Albania, tutto ciò, data specialmente la scarsezza degli attuali mezzi in artig lie ri e pesanti e munizioni , non può essere colto all'esercito operante in Ital ia se nza paralizzare l 'offensiva. ed anche senza compromettere il territorio nazionale se fossimo attaccati con ingenti mezzi come ora accade a Verdun. E' quindi mio dovere di prevenire di ciò la E.V., perché, postO in tali termini, il doppio problema della difesa nazionale e della difesa ad oltranza di Valona contro un attacco a fondo diventa insolubile.

Eppcrciò. clara la impossibilità di difendere colle forte e colle artiglierie di cui disponiamo (e che di poco porrebbero essere accresciute) la linea della Vojussa, estesa ci rca 100 chi lometri, darò ord ine che questa sia co ntrastata dalle forze mobili fino a che l'attacco non si pronunzi con forze sensibilmente superiori; ma che da questo momento la difesa ripieghi sul contrafforte che cin ge ad est la baia di Valona. Quindi dovrà essere una buona linea di difesa, che, pure avrà il non piccolo sviluppo di 30 chilometri

Il Capo di Stato Maggiore dell'Esercito

L. Cadorna

MINISTERO DELLA GUERRA

D tVISIONE STATO MAGGIORE - SEZIONE III

N. 2181

Riservato personale

Allegato n , 20

Roma , addì 1° marzo 1916

Oggetto: Attribw·:ioni del comandante del Corpo speciale in Albania.

A S.E. il Generale Conte Luigi Cadorna Capo di Stli!O Maggiore dell'Esercito

Compiuto lo sgombero dei Serbi e dei Montenegrini e scomparsa, con la di Essad-Pascià, qualsiasi rappresentanza in Durazzo di un govt:rno

Allegati 301

da noi riconosciuro, è venuto a determinarsi in Albania un sostanziale mutamento. per il quale l'azione nostra, pur sempre subordinata alle no te finalitti c direttive di indok poli ti ca, ha ormai. ed avrà , nelle $UC manìiestazioni , un cara ttere decisamente e pre\·alentemente militare, in quanto essa rimane sYincolata daiie complesse esigenze prodocre apptmto dallll esistenza di un gO\'emo loc;tlc.: o.: dalla presenza di un nostro :\1inistro plenipotenziario: circostanze, queste, per le quali gli atti di governo politici c militari si lega\·ano c si compenetravano intimamente, e richiedevano, perciò, qrerti, diretti e quotidiani accordi fra i Ministri competenti.

Ne tma riprova le stesse d i rettive impartite al nostro comandante a Valona, c le quotidiane comunicazioni a lui dirette. di comune intesa , fra i Ministri d E"<>li esteri e della guerra.

Lo Sj!Ombro dei Serbi e dci .\lontenegrini , così felicemente condotto a termine, e le disposizioni all'uopo necessarie, dovevano essere, e furono. oggetto di intimi, rapidi concerti. non soltanto tra i ;\linistri della guerra, degli esteri, della marina e il comandante del Corpo special<.:, ma anche con ambasciate, legazioni c missioni estere, in quanto una serie di immedit\ti provvedimenti di compe•enza del governo, quali provvista di vettovaglie. materiali, mezzi di tmsporto, provvedirnc nri sanitari, sgombro di prigionieri ecc. E rale molteplice c complessa attività doveva. necessariamente , inquadrarsi e disciplinarsi con l'azione delle nostre truppe in Albania. e con l'affluenza contemporanea dei nostri rinforzi.

Tutti questi provvedimenti imponevano unità c rapidità di dire? ione e di decisioni. riducendo al minimo il tempo e gli organi all'uopo necessari. c vincendo difficoltà non lievi nei contatti con gli alleati coopera n ti nella impresa ln sosronza, l'azione del nostro corpo in Albania non poteva essere svincolata da complesse questioni politiche e da moltep\jci esigenze logistichc: e territoriali, cosicché dal Go verno doveva , per necessità di cose, inevitabilmente dipendere anche l'azione militare

.Ma poiché ora la situazione si è radicalmente modificata, e l'azione nostra in Valona si è ormai delineata in una occupazione di carattere prevalentemente militare, il Governo ha riconosciuto la convenienza di modificare il contenuto del Decreto Luogotenenzialc in Jata l" dicembre 1915 , relativo alle del comandante del Corpo speciale in Albania. sosritucndolo con il R. decreto 28 febbraio u.s., il quale tiene anche cooro al l 'art. 2 delle nuove esigenze della R. :VIarina nella base di Valona: esigenze delle quali già bo fatto parola a V.E. nella mia nota n. 20-4-4 del 24 febbraio u.s.

Del nuovo Decreto Reale circa le attribuzioni del comandante del Corpo speciale {che, come è noto, fu tesré pubblicato nella Gazzetta Ufficiale) ho daw comunicazione anche al Tenente Generale Bertotti, per sua norma. Uguale comunicazione viene, dal Ministero, fatta anche agli addetti mili tari in Corfù e in Atene, invi1andoli tuttavia a comunicare anche a questo Ministero oltre che a cotesto Comando e al Comando del Corpo speciale a Valona le consuete loro notiz ie ed informazioni.

.)"02 u truppe Illlhcmc m .1. /bama ( f()14 · .w e 1939)
I l Ministro, Zu pelli

Allegato n. 21

COMANDO SUPREMO

UrFICIO DEL C\PO DI STATO i\L-\GGIORC OEU 'ESERC JTO

N. 1612 di protocollo G. Addì, 2 mano 1916

Riscrvati:;sima personale

Risposta al Dispaccio n . 2181 - Div. S.M. del 1° mjrzo 1.916.

Oggetto: Corpo s peciale italiano in Albania.

A S E. il Ministro della Guerra Roma

Tutte le considerazioni svolte da V .E nella lettera sopra indicata, non infirmano il pri ncipio fondamenta!.: - molte volte da mc proclamato - che l'azione politica d eve essere subordinata alla possibilità militare di traduda in atto: s i doveva quind i evitare ad ogni cos to uno scacco ùeplo rcvolissimo qual e è statO quello di Durazzo.

E tanto più in questo caso dovevasi ev itare lo scacco, in quanto che è consacrata negli ani una deliberazione del Consiglio dc:i Ministri. a me comunicata col Dispaccio n. 1002 G - Di\'. S.i\1. - del 30 gennaio 1916, la quale stabiliva che « a Durazzo si debba rimanere solo fino a quando detta località non s ia fatta segno a serie minacce, cui le nosLrc forte non possano far fronte>>.

Debbo ùirc infine che sono molto spiacente che la direzione delle operazioni militari in A lbania \'e nga a me rimessa quando le cose sono cosl compromesse.

Il Capo di Stato Maggiore dell'Esercito

L. Cadorna Allegato n. 22

SUPREMO

UrFICIO DEL CA PO 01 STATO MAGGIOR E DELL'EsERCITO

N . 1623 di protocollo G.

Riservatissima personale

Oggetro: Circa la tutela del possesso di Valona.

A S.E. il Cav. Antotzio Salandra

Addì, 4 marzo 1916 Presidente del Consiglio dei i\Jinistri Roma

Ritengo che l'E.V. abbia avuto in comunicazione da S.E. il Ministro della Marina il testo del mio telegramma n. 1620 in data 3 corr. col quale gli rispon-

Allegati -- -- - - -

devo in merito alle considcra:.:ioni, esposremi con fop.lio n. 318/ del 2 mar.w. circa l'importanza dd po:.st::.>O della baia d i Valona, ma credo opportuno meglio chiarire all'E.V. il contenuto del telegramma sopra citato

.!\ili richiamo, am:itut w, alla mia lettera n. l 609 in da m 2 marzo c.a. diretta all'E V. nella quale dicevo, :1 proposito dell'inte;:rt:.sst: nazionale di primissimo ordine attribuito al possesso Ji Valona, che io mi rimettevo al giudizio del Governo ma che, pur non entrando in merito del giudizio stesso, ritenevo tak interesse subordinato alle esigenze superiori della sicun:zza del Paese. Ricordo anche come nella riunione Ji cui intervenni a Roma il 22 gennaio u.s. io ebbi ad affermare che << se io mi esponessi a farmi battere in Italia per aver mandato in Albania mezzi necessari alla difesa del Paese, io mi renderei meritevole di fucilazione)>.

Ora per la difesa Jel Paese noi dobbiamo tenere conto, oltreché delle forze in uomini . anche, e specialmente, dei mezzi in artiglierie pesanti, i quali ultimi hanno acquistato nella moderna guerra un'importanza enorme come dimostrano gli avvenimenti militari tuttora in corso sulla Mosa.

Come è ben noto all'E.V., noi siamo emrati in campagna con una assai scarsa dotazione di artiglierie pesanti: con ogni sorta di ripieghi siamo riusciti ad accrescerle, ma siamo ben lungi dall'averne a sufficienza; buona parte delle bocche da fuoco (e proprio quelle migliori) sono scoppiate; una parte notevolissima - specialmente delle più potenti -può essere utilizzabile soltanto in pcstazioni fisse e non Ì! quindi suscettibile di mobilità; moltissime delle bocche da fuoco di medio e di grosso calibro sono logorate per i molti tiri eseguiti. La produzione delle munizioni per le suddette artiglierie procede lenta e non con l'intensità relativa che si era lasciato sperare.

In queste condizioni, c pur senza tener conto dell'eventuale fabbisogno sulla pericolosissima frontiera svizzera, la deficiem:a di bocche da fuoco potenti e del relativo munilionamt:nw è grandissima, e tale deficienza non può a meno di destare gravi preoccupazioni ove si pensi alla possibilità che il nemico sviluppi contro di noi, e con grandi mezzi, un attacco a fondo del genere di quello che si svolge attualmente nella regione di Verdun, cosa che il nemico non mancherebbe di tentare qualora i Tedeschi riuscissero a sfondare le linee francesi.

Sempre a proposito della nostra scarsità delle artiglierie pesanti, la E.V. ricorda certamente che quando venne in la possibilità di inviare un nostro comingeme nei Balcani per cooperare con le forze dei nostri Alleati con tro i comuni nemici (foglio 940 del 5 novembre 1915) io insistetti perché il nostro concorso - ammesso che fosse opportuno come ritenevo - consistesse nell'invio di tre divisioni, perché con tale invio di truppe si escludeva, da parte nostra, quello di artiglierie pesanti; queste avrebbero dovuto essere fornite dai nostri Alleati che assai più di noi ne hanno e ne producono. Le tre divisioni rapp resentavano adunque il massimo sforzo che io reputavo possibile allora, sforzo che il Governo non ritenne che si dovesse dirigere a Salonicco e che fu impiegato im ·ece in Albania.

In questo stato di cose ben comprenderà l'E. V. come io m:mcherei alla più elementare e doYcrosa prudenza se sottraessi. anche in piccola parte per mandarli lontano donde non potrei più farli ritornare in tempo. mezzi di artiglieria quali sono quelli che occorrerebbero per contrastare un artacco nemico in forze diretto contro Valona.

Le
truppe ttaliane rn Albania ( 1914 • 20 e 1939j

Per dare un esempio 11ll'E. V. della scarsità dei nostri pezzi di artiglieria pèSante, dirò che avendo dovuto aderire alla richiesta rivolt11mi pochi giorni fa dal i\finisccro della Guerra di inviare a Valona una batteria di mortai da 210, non ho potUto trovare in t uthl la zona di guerra una sola batteria organica disponibile: ho dovuto ricorrere al miserevole espediente di rogliere un pezzo da yuatrro diverse botterie per costituire l'unità da mandare a Valona.

Date queste premesse, c considerato che qualora venisse effectuaro contro Valona un attacco a fonJo con un proporzionato contingente di artiglierie pe· santi Ile quali si possono trasportare dopo un certo tempo, approntate che siano le strade. come del resto il nemico ha già fatto coi mcdi calibri impiegati con· tro di noi a Durazzo), bisognerebbe che anche noi disporre per la difesa di Valona di una larga dotazione di pezzi di eguale potenza; ma appare evidenre, che io 1tOtt ho ,rssolutamt?IJ!e il mezzo di pro\·vedere ad assicurare il possesso di Valona nel modo che S.E. il Ministro della Marina richiede.

S.E. il Generale Piacentini, che assumerà il comando del Corpo speciale in Albania, appena avrà potutO orientarsi, sul luogo, dei bi5ogni della difesa di Valona, mi riferirà solleciwmcnte sulla quantità delle artiglierie occorrenti, ma s'impone fin d'ora il dilemma: o la Marina provvede le artiglier ie necessarie ed al relativo abbondante munizionamento, oppure il Corpo speciale di Valona verrà necessariamente, e dopo breve tempo, a trovarsi in una posizione precaria.

Ora non vi ha chi non veda come a quest'ultima eventualità sia di gran lunga preferibile un ripiegamcnro ordinato ed eseguito in tempo, per quanto gravi possono essere gli inconvenienti d'alrra natura che un simile provvedi· mento originerebbe. Qualunque termine medio fra le due corna del dilemma condur rebbe inevitabilmenre ad un disastro di ben altra en tità di quello di Durazzo, ed avrebbe conscgucnLC di cui sono manifesti la grav i.tà ed i pericoli, tanto di ordine militare che politico.

Ciò detto, io debbo qui rilevare che la direzione delle operazioni in Alba· nia è stata a me affidata tre mesi dopo l'inizio dello sbarco del Corpo speciale a Valona, ed in questo frattempo sono stati commessi gravissimi errori che io fui impotente a prevenire e ad impedi re. lo non posso adunque accettare che con benefizio d'inventario l'eredità che mi è venuta fra le mani: tanto più che, se sono esatte le notizie che S.E. il Ministro della Marina mi ha comunicate con la sua lettera n. 3187, parrebbe che le forze austro-ungariche siano già in marcia su Valona, dinanzi al qua le punto potrebbero comparire fra non molto; non è escluso quindi che non vi sia più neanche il tempo di trasportare colà arti· 1dierie pesanti occorrenti per la difesa del nostro possesso.

Concludendo, se io posso con tutta coscienza affermare che non mancherò di fare del mio meglio per dare al Corpo speciale dd!' A l bania tutto quello che sarà possibile limitatamente a truppe (ho già infatti disposto perché, come è sta· to richiesto dal generale Bertotti, sia inviato a Valona dalla zon:1 di guerra H 56" reggimenro d! fanteria\ e che ogni mio sforzo sarà quindi diretto ad esplicare le attribuzioni conferitemi dal R.D. 28 febbraio 1916, non posso però a meao di dichiarare che declino, fin d'ora, ogni responsabilità delle conseguenze cleri· vanti da errori precedenti alla mia assunzione alla direzione delle operazioni milirari in Albania.

Il Capo di Stato Maggiore dell'Eserciw

Allegati
20 - Albania

IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO, SALANDRA, AL CAPO DI STATO MAGGIORE DELL'ESERCITO, CADORNA

Roma, 5 marzo 1916

Riservatissimo Cifr<:rio F.T. In seguito al telegrumma di V.E. numero 1621 G. richiesi ed ebbi ieri dal Mini:.tro della :-1arina copia dci documenti da V.E. in deno telegramma indicatimi. Dopo avere presa ponderata cognizione debbo espii· ciramenre dichiarare a \'.E. che la iporesi dello sgombro di Valona da V.E. accennata nella condmione del telegramma diretto al J\linistro della Marina deve escludersi in conformità del concorde pensiero del Go\'erno che portai a conoscenza di V .E. Frattanto il tenore del telegramma medesimo nonché quello del· la lettera da V.E. a rm: direrta sullo stesso argomento i n data due corrente riservatissima personale numero 1509 mi convincono che fra il Governo e V .E. non si è giunti ancora ad una completa uniformità di vedute circa le direttive ed i mezzi delle nome operazioni militari in Albania. Tuttnvia è indispensabile raggiungere tale uniform ità di vedure alla quale soltanro pub seguire una azione efficace e concorde quale richiede l'interesse del Paese. Confido che una conferenza fra V .E. e i membri del Go\"erno più direnameme interessati e competenti possa menare a ralè accordo meglio e più rapidamente che non lo scam· bio di lettere e di telegrammi. Ritenendo come già ebbi a dichiarare a V.E. che si tratta di un imeresse nazionale, aggiungo, internazionale di primo ordine, repu· ro doveroso che di quanto sopra rimanga intesa S.M. il Re al quale a cagione della urgenza prego I'E.V. rimettere oggi stesso copia del presente telegramma nonché dei documenti in esso citati, cioè delia lettera a me diretta il due corrente et della corrispondenza fra V.E. e il Ministro della .Marina. Attenderò le sovrane risoluzioni che potranno essere comunicate direttamente a V.E. prima di prendere i definitivi accordi per l'attuazione della mia proposta la quale nd ogni modo pel possibile incalzare degli avvenimenti ha carattere di massima urgenza.

IL PRESIDENTE DEL CONSlGLIO, SALANDRA, AL CAPO DJ STATO MAGGIORE DELL'ESERCITO, CADORNA

Roma, ore 15 del 5 marzo 1916

Cifrario F.T. Avevo già diretro a V.E. il mio telegramma di pari data quando mi è pervenuta lettera in data di ieri circa la tUtela del possesso di Valona.

Anche di questa lettcm che mi conferma nelle osser\'azioni et conferma proposte fatte a V.E. col detto mio telegramma prego mandare copia con cortese sollecitudine et possibilmente oggi a S.M. il Re.

306 Le truppc ttaliane m Albania ( tfJt4 20 c Allegato n 23

COMANDO SUPREMO

SEGRETERIA DEL CAPO DI STA1'0 MAGGIORE DF.LI.'ESERCITO

Direttive al Comandante il Corpo speciale italiano in Albania in llll'tlrt. 5 del R. Decreto 28/ebbraio 1916.

I. - Il Corpo speciale itali ano in Albania ha per compito di assicurare il possesso di Valona.

Il. - Per assolvere rale compito, ii Comandante del Corpo speciale orga· nizzcrà al più presto la difesa ad oltranza della piazt:a, su quelle linee di resi· s ren za che meglio rispondono aUo scopo, uniformandosi alle prescrizioni generali vigenti per la guerra di fortezza, specie per quanto h:1 tratto alle occupa· zioni esrerne, che rientrino nell'ambito delle ineren ti alla difesa Anche le difese arretrate dovranno essere predisposte, prìm;t nelle loro pani essenzia li , e poi condotte man mano a co mpimento.

III. - E' in facoltà del Comandante del Corpo speciale di ordinare quelle operazioni di piccole colonne mobili, spinte a distanLe non eccessive, che siano necessarie per creare, al di là della linea di difesa avanzata, la volura zona di sicurezza, e per assumere informazion i sul nemico.

Qualsiasi altra operazione che non risponda al le accennate esigenze non porrà essere ordinata senza la preventiva esplicita autorizzazione del Comando Supremo

IV. - - Il Comandante del Corpo speciale prenderà accordi col Comando delle forze navali per la delle coste. diretta specialmente ad impedire che l'a \'\'ersario si valga comunque degli scali albanesi. Nella difesa cercherà di utilizzare nella più larga misura possibile il concorso delle artiglierie delle na vi_

V. - In tutti quei casi in cui il Comandante del Corpo speciale ravviserà necessario valersi della facolrà fattagli dal comma ZO dell'art. 5 del R.D_ 28 febbraio 1916, rivolgendosi direttamente al Ministero della guerra, sarà tenuto a fare analoga contemporanea comunicazione al Comando Supremo _

VI. - Il Comando del Corpo speciale si terrà in stretta e costante relazione coll'Ufficio informazioni del Comando Supremo, e comunicherà a questo tmre le notizie importanti dì carattere militare e politico giunte a sua conoscenza, che non gli risultino già pervenute direttamente all'Uff icio medesimoSegnatamente dovrà informare sulle forze nemiche che gli sranno di fronte. [l suddetto Comando è autorizzato a corrispondere din:rtamenre coi nostri addetti militari ad Atene, Salonicco, Bucarest e Corfù.

2 marzo 1916

d'ordi1te di S.J\1. il Re

Il Capo di Stato M11ggiore dell'Esercito

.1.1/egati
Allegato n. 24

COMANDO SUPREMO

UFFrcro DEL C\Po Dr STATO MAGGIORE DELL'EsERCITO

N. 1646 di protocollo G. 6 marzo 1916 Riservatissima personale

A S.E il Cav. Antottio Salandra

Pr esidente del Consiglio dei Ministri Roma

Mi onoro rappresentare all'E.V. la op\X)rtunità che sia data pubblica noti7-Ìa della nomina di S.E. il generale Piacentini a comandante del Corpo speciale italiano in Albania, mediante un comunicato da diramare alla stampa e che potrebbe essere, all'incirca, del seguente tenore:

« Con recente determinazione del Comando Supl'emo - al quale, come è noto il R.D. 28 febbraio tl.S affida l'alta direzione' delle operazioni militari in Albania - S.E il Tenente generale Sertimio Piacentini è stato nominato comandante del Corpo speciale italiano in AJbania .

« La designazione di un ufficiale di grado tanto elevato quale è S.E. il generale Piacentini, che fino ad ora comandava nella zona di guerra uno dei Corpi d'armata mobilitati, dimostra l'importanza militare assunta dal nostro possesso di Valona e la necessità conseguente di costituire su piìr divisioni le nostre forze colà distaccate.

«S.E . il gene ra le Piacentini è sbarca to a Valona ed ha già assunto il nuovo comando affidatogli >>

Con tale comunicato sarebbe mio intendimento non solo di chiarire le ragioni della sostituzione avvenuta nel Comando del Corpo speciale, ma nel tempo stesso di persuade re il nemico nel convincimento che è ne.! nostro proposito di assicurare il possesso di Valo na, con la conseguenza probabile di indurlo a non attaccare subito le nostre posizioni colà, dando a noi il tempo necessario per migliorare le nostre difese e, contemporaneamente, obbligare il nemico a non distrarre forze dall'Albania per timore di una nostra avanzata da Valona.

La necessità di fissare su tutte le nostre fronti il nemico è in questo momen to evidente, per evitare che sulla f ronte francese - così seriamente attaccata - si riversino magg io ri forze rese dispou ibili negl i altri scacch ieri di guerra.

All'uopo. ed anche per corrispondere nel miglior modo possibile , nel mo· mento attuale, ad una preghiera rivoltami dal generale }offre, provvedo a far diffondere con tutti i mezzi la voce che sia imminente una nostra azione offensiva sulla fronte del medio e basso Isonzo. Ho perciò inviato apposito ordine d'ope razione alle armate 2• e 3" che precisa tutte le modalità di tale supposta operazione. Perché l'ordine abbia i caratteri della verid icità, farò attuare tutte le disposizioni preparatorie, solo avverrendo che il momento del principio dell'azione sarà determinato da una successiva comunicazione del Comando Supremo.

308 l. e truppe italiane in Albania ( 19!4- 20
H)J9)
e
Allegato n. 25

Nel contempo sempre con lo scopo suindicato - mediante telegramma trasmesso ai Comandi territoriali ho d ato ordine perché sollecitino la costituzione di parecchie delle nuove unità e le predispongano per la partenza.

E' perranto possibile che anche nel Paese venga a diffondersi la voce che nuove attive azioni sono prossime, ed il nemico certamente ne avrà notizia.

Quanto sopra ho creduto doveroso partecipare a V.E. in via strettamente riservata e perché, se possibile, e se V .E. consente, gli uffici censura abbiano istruzioni nel senso di agevolare i propositi del Comando Supremo sopra espressi.

Il Capo di Stato Maggiore dell'Esercito

COMANDO SUPREMO DEL R. ESERCITO

A S.E. il Cav. Antonio Salandra Presidente del Consiglio dé i'vfinistri

All e gato n. 26

lì, 7 maggio 1916

Eccellenza, in relazione a quanto l'E.V. ebbe a dirmi ieri mattina ed al teleg ramma dì S.E. Tittoni {che ho riscontrato essere lo stesso già comunicatomi da S.E . il Ministro degli Affari esteri), Le invio copia di una nota la quale spiega le ragioni che permettono e consigliano di ritirare da Valona una divisione, come ho già or· dinato.

Sull'argomento ebbe già a scrivermi S.E. il :Minist ro della guerra, e pregiomi esporre a V .E. - qui di seguito - quello che Gli ho risposto perché potesse darne partecipazione a S.E. Sonnino.

Nei primi giorni dello scorso gennaio il Governo deliberò l'invio a Valona di una terza divisione; quando, per Decreto Luogotenenziale, mi fu conferita la sovraintendenza sulle cose di Alb ania, io vi spedii in via provvisoria ed al solo scopo di far procedere celeremmte i lavot·i di difesa - non trovandosi sul po· Sto mano d'opera borghese - una quarta divisione.

L'invio di queste truppe a Valona, e la voce messa in corso della spedizione di altre truppe potevano anche distogliere il Comando austriaco da un attacco a fondo in quella clirezione; così difatt i avvenne, e una buona parte delle truppe a.u. che si trovavano in Albania venne trasportata nel Trentino. Dovevo io dunque !asciarmi paralizzare 48 battaglioni a Valona dalla presenza di poche truppe austriache, mentre queste diventavano minacciose nel Trentino?

D'altra parte i lavori di difesa a Valona sono a buon punto . Deliberai perciò di ritirare la clivisione colà inviata a tale scopo. Vuolsi però notare che furono inviati, in suo luogo, a Valona 3 battaglioni di M.T. per continuare i lavori ed un altro reggimento di cavalleria per effettuare incursioni al di là della

Vojussa .

Rimangono perciò a Valona 39 batraglioni i quali, nella presente situazione, sono più che sufficienti anche per effettuare le dimostrazioni di atracco verso l'interno per le quali solamente ci siamo impegnat i con i francesi.

Allegati

riser\'0, naturalmente, di inviare o di ritirare alrre rruppe dall ' Albania k esigenze di quello, o di questo teatro di guerra s:1ranno per con-

Con l'occasione rilC\'O la ostilità sempr e crescente che dimostra la Grecia a nostro riguardo e la necessità di adoperare modi risoluti per troncare finalmente uno suno di cose che - pur non ess(·ndo per nulla minaccioso per la difes;t di Valona - non può a meno di nuocere al nostro prestigio in Albania presso gli indigeni.

Voglia gradire i !.Cnsi della mia alta considerazione.

Allegato n. 27

TL CAPO DI STATO MAGGIORE DELL'ESERCITO, CADORNA. AL PRESmENTE DEL CONSIGLIO DEI MINISTRI, SALANDRA

F. n 2098 G. Udine, 7 maggio 1916

Eccellenza, rispondo alla lettera, in dam d'oggi, che l'E.V. mi scrive nei riguardi dei concetti sostenuti dal colonnello ?\Jombelli nei suoi recenti telegrammi da Atene. l n omaggio a quantO l'E.V. mi dice, farò conoscere al colonnello Mombclli che il suo modo di vedere le cose non è conforme alle vedute del Governo, e che perciò occorre che egli modifichi la propria linea di condotta. Peròe ciò mi interessa dire a giustificazione di un mio ufficiale - it colonnello Mombelli vivendo in Grecia non può a meno di constatare, giornalmente, quanto grande sia l'ostilità che il Governo ellenico fomenta contro di noi e quan to scarso sia il prestigio del nostro Paese in Grecia, dove - alla Camera dei deputati - è stato leno fra gli applausi un violento discorso contro il nostro Esercito e contro il nostro Sovrano. E' pertanto spiegabile come un ufficiale coli\ in missione militare abbia il modo di vedere del colonnello Mombelli, e come desideri far conoscere il suo pensiero al Comando supremo; e, d'altra parte, i telegrammi del colonnello non possono :::were conseguenze po.litiche né militari, altro non rappresentando che le sue personali opinioni.

Soggiungo - poiché l'E.V. mi fa l'onore di accennare alla mia personale opinione - che io ritengo che un atto energico contro i Greci dei!'Epiro non potrebbe avere per la necessità di accrescere le nostre forze a Valona. A trattenere la Grecia da ogni velleiril basterebbe una seria minaccia effettuata dalla flotta italiana. Del resto che con la Grecia gioYi l'agire risoluti, è dimostrato dal comegno dci nostri Alleati; è di ieri la informazione che i Francesi stanno per occupare Koritza.

Ma, come ho detto avanti , mia cura dare al colonnello Mombclli istruzioni nel senso indicato da V.E .. così come al generale Piacentini sono state dare, da parecchi giorni, istru:doni per ev itare conflitti con i Greci.

Con b mnssi ma considerazione.

Le tmppt italiane in Albania ( 1914 • 20 e I<)J<J)

COMANDO SUPREMO

UFFIC!O DEL CAPO DI STATO MAGGIORE DELL'ESERCITO

N. 2775 di protocollo G. Ad dl , 22 settembre 1916

Oggetto: Occupazioni nell'Epiro settentrionale.

A S.E. il Barone Sonnino iH inistro degli Affari Esteri Roma

Perché io possa prendere le decisioni che l'E.V. mi chiede col telegramma di Gabinetto n. 1399/78 del 21 corre nre nei riguardi delle occupazioni nell'Epiro settentrionale, caldeggiate dalle nostre autorità consolari e diplomatiche e dal generale Marro, mi occorre conoscere con precisione quali debbano essere , secondo gli intendimenti del Governo , gli scopi . il carattere ed i limiti delle occupazioni in parola

Consento nel riconoscere che le circostanze del momento faciliterebbero la es tensione della nostra occupazione a sud di Valona, ma io debbo anzitutto preoccuparmi delle conseguenze immediate e .lontane che la occupazione può avere nei riguardi dell'assorbimento delle forze di cui disponiamo. perchéevidentemente - le forze presenti a Valona sono insufficienti ai nuovi progetti ed occor rerà quindi trarne dali 'Italia. Si rinnova per l'Epiro settentrionale la possibilità (da me deprecata quando si trattò della occupazione della parte dell' Albania a nord dì Valona) di andare incontro al pericolo di essere trascinati ad inviare colà man mano forze che importa conservare per ahr.i scopi di ben maggiore importanza per la guerra che combattiamo.

Io avevo consentito a concedere una brigata di fanteria in rinforzo alla 35• divisione in Macedonia, ma avvertivo - come di dovere - che l'invio avveniva con qualche nostro sacrificio stante la non larghezza di riserve ; e se mi acconciavo alla richiesta del generale ]offre era soltanto in prospettiva dei vantaggi militari che, per la comune causa, erano da attendersi da una i ntensificazione delle operazioni in Macedonia. Ma se, per ragioni a me non cognite, il Governo non crede di autorizzare l'invio della brigata a Salonicco, lo non solle vo difficoltà ad acconsentire c he la b r igata sia mandata a Valona per le nuove occupazioni che siano ritenute necessarie ai fini politici .

Ma desidero ben fissare il concetto che non solo la brigata in parola costituisce il massimo delle forze che può essere distolto dal teatro delle nostre operazioni, ma anche che le progettate occupazioni in Epiro debbono avere carattere tramitorio escludendo cioè l'impegno di assicurarne e mantenerne il possesso in circostanze diverse da quelle presenti, senza di che l'invio di altre forze, di cui nessuno può prevedere i limi ti, potrebbe rendersi inevitabile

Quando nell'Epiro sorgessero preoccupazioni di insurrezioni locali o la minaccia contro Valona da parte austriaca o bulgara diventasse grave, o - infine - le esigenze della condotta della guerra sulle fronti italiane lo consigliassero, non sarebbe dubbia la necessità di abbandonare senz'altro le occupazioni fatte,

Allegati -- -··-------------'------ 3 I l Allegato n. 28

restringendo la difesa alla piazza di Valona , sulle linee apprestate. come si è già donno fare quando si presentò gravissima la minaccia austriaca dal T remino.

Ciò premesso, io prego la E. V. di vol er mi far conoscere il pensie-ro del Governo che ho più avanti richiesto, cd appena mi sarà now interpellerò il comandante del corpo di occupazione di Valona per sentire se, con le forze di cui dispone, rinforzate dalla brigata da inviare dall'Italia, vi sia la possibilità militare di attuare , in via temporanea. le occupazioni che il Governo indicherà.

Il Capo di Stato Maggiore dell'Esercito

Allegato n. 29

DAL MINISTRO SCIALOJA

30 aprile 1917

D'intesa col collega Ministro degli Affari Esteri, ho nei giorni scorsi preso in esame, insieme col capo dell'Ufficio Politico di Valona, maggiore Castoldi, appositamente chiamato a Roma. la situazione dei paesi albanesi d:1 noi occupati, e, in genere. di tutta l'Albania, quale la prospettano i recenti avvcnimen· ti colà verificatisi.

ì\on v'ha dubbio infatti che la situazione stessa è andata trasformandosi, mano a mano anzituttO che !a nostra occupazione si è estesa dalla zona di Valona, con il suo limitato retroterra tra la Vojusa e la Susizza , ai territori meridionali assegnati all'Albania dalla Conferenza di Londra, e poi ancora, più a sud, superando anche quei confini, in Ciamuria. fino al Kalamas, e, verso la zona valacca del Pindo, a Konitza. l criteri cioè politico-amministrativi che sembravano adeguati ed opportuni a disciplinare il governo ddla ristretta zona facente capo a Valona, - dato principalmente il significato che l 'occupazion e di questa voleva avere -, non si appalesano oggi ugualmente sufficienti nei nuovi paesi, che. - giova aggiungere, vengono a noi dopo una lunga cccupazione greca, le cui tracce sono tanto profonde quanto contrastanti con l'azione che in quei paesi tradizioni ed interessi italiani consigliano a noi di persegui re.

Truppe francesi hanno intanto occupato l'importante distretto di Koritza. che hanno rapidamente ordinato in base ai principii ed a metodi e con l'aiuto di uomini nettamente nazionalisti albanesi.

Da pane sua, l'attività austro-ungarica, nell'Albania settentrionale e cenrrale, mentre concretizza ed attua in quei paesi ordinamenti amministrativi auto· nomi, si sforza di intensificare sempre più l'ostilità delle popolazioni contro di noi.

L'esame della situazione ha portato a consigliare alcuni pro'I;"Vedimenti che converrebbe sollecitamente ado tra re

312 Le truf'pe italia11e in Albania ( H)l4 • 20 e 1939)
AL DELLA GUERRA, MORRO:\'E

l) Attribuire agli enti ammiOJStrati\'J locali una più spiccata fisionomia albanese, componendoli cioè con persone del luogo, aventi al lato commissari italiani.

2) Rendere italo-albanc:si le scuole rurali di recente costituzione, salvo a creare nei centri principali scuole italiane, sul tipo delle R.R. Scuole all'estero.

3

) In armonia coi due punti precedenti, i nn alzare accanto alla bandiera italiana quella nazionale albanese (aquila nera a due teste in campo rosso); salvo, beninteso, quelle limitazioni di luogo e di opportunità sulle quali caso per caso sarà poi da decidere.

4) Costituire intanto in Roma un ComitatO di albanesi, di notoria buona fama, allo scopo di disporre di un centro di propaganda avente relazione coi gruppi politici albanesi all'es tero e con la popolazione dell'Albania.

Tali criteri informativi della attività che saremo per esplicare comportano l'implicita conferma della volontà nostra di sostenere l'indipendenza albanese, quale fu affermata alla Camera dei Deputati dal barone Sonnino nel dicembre 1915. Tuttavia potrà non essere né inutile né inopportuno che siffattì propositi del R. Governo abbiano anche una conferma esplicita da parte del Comando delle truppe d 'occupazione, che potrebbe riaffermarli oralmente, in occasione di prossime cerimonie o festività locali, ed anche mediante pubblicazioni uffi· ciose, quali quella della «Voce di Valona » e del «Corriere delle Puglie ».

Sarò grato a V.E. se di quanto precede vorrà compiacersi dare sollecita notizia al prefato Comando di Valona, presso il quale si reca il maggiore Castoldi per gli schiarimenti e le informazioni che potessero occorrere.

MINISTERO DEGLI AFFARI ESTERI

GABTNETTO DEL MINISTRO

N. 3 di P.

A S.E . il Generale Morrone

Ministro della Guerra Roma

Allegato n. 30

Roma, 20 marzo 1917

Rispondo alla Nora documentata N. 2447 G. Div. S.M. delli 15 corrente colla quale codesto Ministero mi chiede di conoscere le direttive per la nostra azione in Albania, da comunicare al generale Ferrero

In li nea di diritto l'Europa dovrà decidere le sorti dell'Albania imera, salvo per quanto riguarda Valona c hi11terland pei quali abbiamo già affermato solennemente il nostro diritto di fronte agli alleati. Cosl pure sosteniamo in modo nerto ed assoluto un nostro diritto di protettorato o di rappresentanza suli"Albania centrale o musu l mana.

313

truppe 1taliane in Albania ( 1914-20 e 1939)

Quanto all'Albania meridionale (o l'Epiro sertentrionale) fu concluso un accordo prO\·visorio, o di fatto, fra i Governi Iraliano ed Ellenico allorquando quella r<:'gione fu invasa sotto il Ministero di Venizelos. ln forza di quell'accordo venne determioato un tra le occupazioni di fatto eseguire c prerese dalla Grecia. riservando però ogni definizione furura di diritto alle decisioni finali dell'Europa.

Col successivo svolge rsi degli eventi, abbiamo dovuto assicurare maggiormente la nostra occupazione di fHtto nell'Epiro e nella anche nell'in teresse comune degli Alleati e allo scopo di tutelare le comunicazioni con l'c5ercito della spedizione di Salonicco.

.ì'\on eleviamo oggi alcun formAle diritto di possesso dell'Albania meridionale. Anzi vagheggiamo come tesi la indipendenza ed autonomiA di nllta l'Albania (salvo qualche concessione verso Scutari al Montencgro) sotto un alto protettorato dell'Italia. c sah•o lA zona di hinterland di Valona. Questa zona dovrà essere commisurata alla maggior assicurazione della difesa militare di Valona per terra e per mare.

Nella nota del generale Ferrero trasmt:ssami da V .E. è messa in rilievo l'azione politica svolta dal Governo francese e;: dal Signor Venizelos nei riguardi dell'Albania, azione che potrebbe in occasione dei negoziati imernazionali per l'assetto dell'Albania, crearci qualche imbarazzo e fornire Argomenti a chi avrà inte resse a sostenere una tesi contraria alla nostra A questo proposito mi pregio in formare I'E.V. che già da tempo ho pt·egato il collega Ministro Scialoja, al quale è affidato tutto quanto concerne la propaganda all'estero. di occuparsi anche delle cose dell'Albania, c mi risulta che il maggiore Casroldi ebbe a tale scopo occasione di esaminare il da farsi, d'accordo col GabinettO di S.E. Scialoja.

Come dire tt iva politica dell'azione di propaganda albanese, ebbi cu ra di indicare che l'Italia propugna l'indipendenza dell'Albania (in contrapposizione con la tesi austriaca dell'autonomia ): quanto a Valona, essa costituisce una questione adriatica e non 2lbanese, e quindi è riservata all'Italia. Inoltre era da affermare il r ispetto scrupoloso dell 'ItaliA per tutte le credenze religiose.

Sarà ora mia Cllnt di il detto mio collega di prendere in esame l'opportunità di costituire in Italia un comitato di personalità albanesi, la cui azione possa controbilanciare a nostro favore l'azione svolta a Salonicco dal sedicente governo albanese segnalato dal generale Ferrero.

Si può verosimilmente prevedere che. in occasione dei negoziati di pace, le occupazioni compiute in territorio greco dalla Francia c dall'Inghilterra sen·iranno a queste Potenze quali (< fatti compiuti » o pegni da negoziare in cambio di altri vantaggi, poiché sarebbe troppo in conrrasto col principio di nazionalità se le Potenze medesime volessero annettersi territori già appartenenti nl Regno di Grecia. salvo. forse, qualche isola Egea di importanza strategica. Da questo punto di vista, non è da escludere che anche le regioni dcll'Epiro da noi occupate possano servire a noi come pegno da negoziare al momento 11 atta t:ve di pace. Tale probabilità risulterà tanto più oppo rruna qualora fosse rAvvisato conveniente di estendere l'hinterland di Valona fino a confinare con quello stato balcanico che sarà messo in possesso della regione retrostanre verso Monastir. e ciò allo scopo di meglio le relazioni commerciali da Valona con l'imerno della Penisola balcanica. In questa ipotesi l'Albania meridionale o Epiro del nord resterebbe forzatamente sacrificata dal punto di vista albanese, non

3 1 4 T,e

essendo praricamente possibile di costituire un'Albania in due parti dimezzata dalla zona italiana.

E pertanto. anche tenendo presente tale eventualità, mi sembra opportuna l'azione politica proseguita dal generale Fes:rero in Albania col favorire le affermazioni nazionali albanesi. Naturalmente nello svolgimento di questa direttiva dovrà tenersi conto della opportunità di non sollevare questioni aspre c difficili col Governo Ellenico.

Sonnino

Alle gato n. 31

COMANDO SUPREMO

UFFrcro DEL C\Po nr STATO MAGGIORE DELL'EsERCITO

N. 1924 di protocollo G.M.

Riservatissimo personale

Oggetto : Difesa di Valona

A S.E. il Presidente del Consiglio dei Ministri

Addì, 12 marzo 1917 Roma

Col Ministro della Marina prima, e successivamente col Capo di Stato Maggiore della Marina, ho trattato la questione della difesa della piazza di Valona, e di tutto ho tenuto a giorno S.E. il Ministro della guerra; ma - per la importanza dell'argomento - desidero segnalare succintamente alla E.V . lo stato di fatto della discussione perché il Governo abbia presenti i necessari elementi di informazione; maggiori e più particolari chiarimenti potrà avere da S.E. il Ministro della guerra .

I termini principali della questione sono i due seguenti:

l) Scelta della linea di resistenza da difendere ad oltranza contro un attacco in forze del nemico,

2) Forze e mezzi da impiegare a ciò, e invio degli s tessi.

Intendeva, la Marina, che il possesso della baia di Valona fosse conservato in condizioni di piena efficienza per impedire in modo sicuro al nemico dì esercitare dominio di tiro sulla rada; voleva perciò la sceha di una linea di resistenza ad oltranza che impedisse in modo assoluto al nemico la postazione di bat terie in località donde potessero far arrivare i loro colpi sullo specchio d 'acqua .

Tale linea avrebbe dovuto essere quella della Vojussa che si estende per ben 130 km . di lunghezza. Io ho subito dovuto dichiarare che era impossibile pensare a munire di artiglierie, in quantità sufficiente, la linea della Vojussa e difenderla con le truppe occorrenti, perché la disponibilità delle nostre forze non ce lo consente assolutamente. Pur contrastando la linea della Vojussa il più a lungo possiblle al nemico, la linea di resistenza ad oltranza non poteva essere che quella, più ristretta, della Shusizza, benché io riconoscessi la possibili tà che le navi all'ancoraggio nella rada avrebbero potuto essere minacciate dal tiro nemico.

Ma la scelta è determinata .in modo imprescindibile daile esigenze della nostra

Allegati

situazione militare sulla fronte principale, la quale impone limiti, all'impiego dì forzt: altrove, che non si possono superare senza danno certo e ìm::parabile.

Circ:1 le forze e i mezzi da adibire alla di fesn in caso d'attacco ho ri tenuto. e ritengo, che debbano essere integrati soltanto al momento del bisogno. quando cioè l'attacco nemico si delinei prossimo, il che a noi non può sfuggire perché il nemico per avanzare all'investimento della piazza donà prima eseguire ingenti lavori (stradali specialmente). Con ciò rimaneva stabilito il principio di base che mantenendo la for.:a del corpo d'occupazione quella che è al presente. al momemo del bisogno si sarebbero inviati i rinforzi di uomini c i mezzi necessari per mettere in efficien:,w la difesa.

Ora S.E. il Capo di Stato Maggiore della Marina mi ha riaffermando il concetto che l'obiettivo principale della occupazione di Valona non può essere Ottenuto che impedendo in modo sicuro al nemico di esercitare dominio di tiro sulla rada, c aggrava la questione accennando al dubbio che il movimento dei poni attraverso l'Adriatico possa essere gradatamente ridotto per l'azione dei sommergibili nemici quando, in visione di un attacco della piazza, si dovessero inviare i rinforzi previsti.

Io desidero pertanto l:he il Governo sappia che i termini irreducibili che le necessità militari impongono sono i segt.tenti: difesa del nostro possesso svolta ad oltranza sulla linea della Shusizza e assicurazione che a momento opportuno sarà possibile l'invio tempestivo dei rinforzi.

Non di più o di diver!.o è possibile fare: vi si oppongono le esigenze della guerra sulla nostra fronte principale ed è mio dovere non consentire - nelle presenti contingenze - che un interesse secondario, benché importante quale può esse1·e quello del possesso di Valona, debb:1 tornare di pericolo o di danno all'interesse principale costituito daUa guerra che si svolge alla fronte italiana.

L'occupazione di Valona pesa già notevolmente a danno della efficienza dell'Esercito che qui combatte: sono 36 battaglioni, 73 squadroni, 55 batterie (senza computare le truppe del genio ed i servizi) sottratti alle nostre disponibilità, lontani dal teatro principale delle operazioni, senza che servano a impegnare forze nemiche corrispondenti davanti a loro. né deve dimenticarsi che la presenza in Italia di dette forze sarebbe di grandissimo vantaggio c consentirebbe Ji aumentare considerevolmente la nostra possibilità di manovra contro gli imminenti attacchi del nemico. E' già graviss imo sacrificio per noi, l'avere un tale peso: non può essere aumentato con l'inviare ora - a Valona - le truppe, che si prevedono necessarie pe r la difesa della piazza in caso di attacco, nel dubbio che al momento opportuno i sommergibili riescano a interrompere il traffico; meno ancora si può ammettere che la nostra linea di difesa ad oltranza poss:'l svolgersi sulla Vojussa, che richiederebbe assai pil1 ingenti mezzi.

I due errori. esiziali entrambi, non debbono essere commessi: troppo gravi sono le responsabilità dct momemo, troppo grave la minaccia del nemico sulla nostra fronte. In circostanze come le attuali, in cui le necessità della nostra guerra possono dimostrare ineluttabile il concorso diretto degli alleati sulla nolotta fronte per parare un attacco poderoso dei nemici sferrato su più punti contemporaneamente non è lecito pensare a ulteriore disperdimenro di forze per scopi secondari. La guerra se sarà a noi favorevole- come ne abbiamo ferma fede - si vincerà sulla nostra fronte principale: le esigenze di questa debbon o pertanto e sempre, a qualunque costo, prevalere.

Le truppe italiane m Albania ( 1914-20 e 1959)

Allegati

Confido che il Governo apprezzerà in rutto il loro valore le mie consideraz ioni, le quali io ho voluto portare a conoscenza della E.V. per precisare in modo indubbio i termini della questione della difesa di Valona e le condizioni alle quali la difesa stessa deve rimanere subo rdinata, visto che disgraziatamente siamo andati colà e che, secondo la mia facile previsione del 1914, i tre primi battaglioni spedirid sono considerevolmente aumentati e, purtroppo, quella spedi<:ione ha assorbito tante batterie che sarebbero preziose in gue· sto teatro di guerra.

Il Capo di Stato Maggiore dell'Esercito

Allegato n. 32

COMANDO SUPREMO

UFFICTO DEL C APO DI STATO MAGGIORE DELL 'ESERCITO

N 1950 di protocollo G.M.

Addì, 20 marzo 1917

Allegati: l copia della lettera n 5097 dell'ufficio del Capo di S.M Marina.

Oggetto : Difesa di Valona.

A S.E. il Presidente del Consiglio dei Ministri e, per conoscenza:

A S.E. il Miltistro della Guerra

A complemento delle comunicazioni che ebbi a fare alla E .V. col foglio n. 1924 G. M . del 12 corrente, rirengo necessario trasmetterLe copia del foglio col quale S.E il Capo di Stato Maggiore della Marina, rispose alla mia domanda di chiarimenti circa la eventualità che la Marina non si ritenesse in grado, al momento del bisogno, di assicurare il trasporto marittimo delle trupp<: e dei rinforzi destinati a Valona in previsione di imminente attacco, da parte del nemi· co, della piazza .

Come l'E .V. rileverà, il Capo di Stato .Maggiore della Marina, confermando i dubbi in antecedenza espress i , rappresenta la << prudenziale militare convenienza che le truppe ed i mezzi non indispensabili sul teatro principale della guerra siano riuniti fin d'ora a V alo na ».

Io non voglio, né sono in grado, di discutere gli argomenti di carattere marinaresco della q uestione, ma debbo affermare che nel momento presente sul te atro principale della guerra non vi sono né truppe né mezzi che non siano indispensabili, anzi - come I'E.V. ben sa - le tmppe e i mezzi di cu i disponiamo sono tutt'altro che abbondanti per fronteggiare le probabili gravi minac· ce dei nostri nemici. Ciò posto, devo concludere che non è assoluramente possl· bile, a mio avviso, aderire alla richiesta fatta da S.E il Capo di Stato Maggiore della Marina ; e, poiché ttatrasi di questione importantissima e di car attere ur· gente, io rivolgo preghiera alla E.V . di volermi far conosce re il pensiero del Govemo in proposito, con cortese sollecitudine .

Il Capo di Stato 1\tlaggiore dell'Esercito

N. 4 25.3 G. Riser\'atissi mo

Ogge1to: Difesa della pi:.uza di Valona.

Roma, addì 18 aprile 1917

A S.E. il Prof. Paolo Boselli Presidente del Consiglio dei Mùzistri Romn

In esito al foglio 900 RR. del 10 corrente deli'E.V. Le: comunico che il Comando Supremo mi aveva tenuw al corrente della questione de.lla difesa della piazza di Valona in relazione alle difficoltà rappresentate dal Ministero della Marina, e dopo maturo esame della questione stessa io non posso che associarmi al parere espresso dal Comando Supremo.

In altre parole, allo srnco armale dei fatti e ddla sul nostro frome in Ir:ùia. ritengo che In questione debba posta nei seguenti termini.

a) La linea di difesa dc\'C essere quella della Shushiza poiché quella della Vojussa è troppo estesa (l 30 km.) e non è quindi difendibile coi mezzi attuali, mentre è imposstbile poter d istrarre tan te forze, e distrarle in tempo, quante ne richiederebbe tale linc::a;

ne consegue che:

la rada potrà in caso di anacco della piazza essere battuta c perciò occorre che la Marina si .tdatti a t,tfe eventualità, adottando tutti quei provvedimenti che sono di sua competenza per rimediare i l più pos:,ibilc a tale dolorosa conseguenza. allo scopo di assicurare ugualmente l'efticien::.a della piA77a per b pane che le proviene dal mare (sbarco rifornimenti uomini e materiali, loro imbarco evenruale, ed eventuale concorso delle artiglierie delle navi all'azione comro la terra).

b) Non è possibile distrarre sin d'ora, per fronteggiare un :macco che potrebbe anche non verificarsi. le forze necessarie anche alla sola difesa delia linea della Shushiza (le attunli basteranno soltanto a trattc::ncre il nemico, che eventualmente per il tempo necessario ai rinforzi di arrivare) e che sono indicate dal Comando Supremo in un minimo Ji una divisione organica, più 24 pezzi di medi.o calibro:

ne consegue che:

se non si vuole abbandonare ValontJ alla sua sorte, occorre che la l\1arina studi tutti i possibili modi e mezzi p.:r garantire il più possibile il trasporto di truppe e nella quantità necessaria al momento opportuno, e cioè in quat.mque momento il Comando Supremo lo ri1enga necessario.

Le tmppe italiane m .'1./bania (19E-t·2 0 e l<i J ? )
Allegato n. 33
.\HNISTERO DELLA GUEH.RA DJvtsr<>'<E STATO MAGGIORE - Snz. nr
Il :\forrone

Allegato n. 34

COl\fA:--100 DEL XVI CORPO D'ARMATA

N. -+82 di pror.

Riservato personale

Oggetto: Operazioni in Alban ia.

Il Generale Giacmto Ferl'ero

14 luglio J 918 Comandante XV f Corpo d'Armata Italiano in Albania

al signor Generale Franchet d'Esperey Comandante in Capo delle Alleate d'Oriente

Nessuna felicitazione poteva giungermi maggiormente gradira di quella del Comandante in Capo delle Armate Alleare d'Oriente cd in giorno sacro alla Francia e caro egualmente a tutti gli Alleati.

Sono infinitamente grato dell'aiuto proffertomi col foglio al quale rispondo ed assicuro l'illustre generale d'Espèrey che nessuna operazione militare mi alletterebbe maggiormente di quella della quale mi si suppone l'intenzione. Quella cioè di ricacciare gli austriaci al di là dello Skumbi appoggiandomi al valido concorso della colonna francese opcranre nell'alto Devoli.

Senonché debbo con mio grande rincrescimento dichiarare come l'impresa non sia possibile dati i me7.7.i dei quali dispongo: non tanro per le forze che pure sono assai limitate rispetto alla fronte ed all'operazione, ma essen7ialmen· re perché mi mancano i mezzi Jogistici dei quali bo sfrutraro l'estrema elasticità per giungere al Semeni.

Ma quando pure io avessi modo fra venti giorni di prolungare 1<:: strade e impiantare i magazzini a Fieri ed a Berat non mi sarebbe possibile procedere innanzi senza un aumento di mezzi logistid i quali non mi furono consentiti dal Comando Supremo neanche ora; poiché dovendo rivolgere ogni disponibilità del Paese ad affrontare sulla fronte italica una situazione tuttora grave, il Comando Supremo mi autorizzò all'operazione testé compiuta a sola condizione di non esigere per questo un qualsiasi concorso presente, né in prossimo avvenire. Ed anche perché il Comando Supremo, sempre in vista della situazione generale, ma soprattutto in rapporto alle limitate mie forze in questo scacchiere, non avrebbe potuto ammettere per ora operazioni che non servissero a raggiungere strettamente e solamente la conquista delle alture della Malakastra dominanti troppo d'appresso il campo trincerato di Valona; la difesa del quale costituisce qui il mio principale compito.

Peraltro, condividendo l'apprezzamento autore\olissimo del generale d ' Espèrev sulla situazione eccezionalmente favorevole, non mancherò di riferire senza ri;ardo al Comando Su premo per i l caso, sia pure poco probabile. che il Comando stesso avesse a prevedere in avvenire pitt o meno prossimo la possibilità di fornirmi gli aiuti di cui abbisogno e senza i quali non mi è dato operare piì.t mnanzt.

.·11/egati

320

Le truppe ita!ian(' in Albania ( 1 914-20 e '939)

l\.fa, ripeto, non oso sperarlo.

Tuttavia è comune interesse che il m:mico ritenga possibile un'ulteriore mia avanzam.

A questo scopo mantengo oltre Semeni sulla dorsale del Monastero di Ardenizza un 'occupazione avanzata.

Inoltre spingerò le mie bande sull·alto Devoli a contatto dell'estrema ala sinistra dell'Armata francese; ed all'occupazione di Gostima.

Mi riservo comunicare la risposta del Comando S1.aprcmo.

Ringrazio infine l'illustre generale della dichiarazione che ben volle farmi di voler considerare Elbassan nella zona d'azione militare delle truppe italiane d'Albania c mi auguro che la situazione generale divenga così favorevole dn consentirmi di potere, coi mezzi ne<:essnri, collaborare con tutra l'efficacia pari nlla buona volontà ed al vivo desiderio che ne sento, con le gloriose truppe dell'Armata di Francia verso i comuni obietU\'i.

Il Tenente Generale Comandante il XVI Corpo d'Armata

G. Ferrero

Allegato n. 35

COMANDO DEL XVI CORPO D'ARtv1ATA

N . 495

Riservato personale

Il Generale Perrero

24 luglio 1918

XVI Corpo d'An11ata Italiano in Albania al Generale Franchet d'Espèrey

Comandante le Armate Alle ate d'Oriente (in {il Generde Henrys Cofllandante !'Armata francese d'Orie11te)

Rep uto dove roso anzitut to confermare a V.S. che l'operazione offensiva da me svolta fino al S.:meni, appoggiando:ni a quella svolta sul mio fianco da elementi della gloriosa Anuatn rappresentano un massimo sfo::zo in relazione alle forze assai limitate, ai più limitati mezzi logisrici Jei quali dispongo cd aJ la vasta fronte che mi è affida ta.

Q uesta operazione era indispensabile per ailontartarc dalla fronte del c2 mpo trincerato di valona, affidato alla mia difesa, l'organizzaz!one offensi\·a del nemico che dalle alture della Malal:astra era eià avviata ad operazioni di investimento c di armamento contro la piazza stessa.

La mia intenzione di operare su Fieri e Berat .we,·o manifestata al Tenente colonnello Doss, Souocapo di Stato Maggiore del Henrys. quando egli venne <l concordarsi con me. Ne lo informai con l'avvertenza che avrei pro· ceduto all'oradetta offensiva sempre quando il Comando Supremo si fosse determinato a darmene il consenso. Consenc;o che mi fu daro alla \' igilia soltanto dell'inizio dell'operazione.

Tutto ciò ho repurato doveroso spiegarvi per ùebiro ùi lealtà.

Ora, in attesa che le laboriose operazioni ttttcora in corso riescano a liberare dal nemico !"arco del Devoli verso Gostima, debbo riconfermare l'impossibilità in cui mi trovo di ulteriori operazioni che si propongano uno scopo più vaSLO guale sarebbe il conseguimento della linea dello Skumbi o più oltre.

Né, pure se avessi maggiori meni di fot'.<:a c di trasporti a mia disposizione. potrei ripromettermi un vantaggio apprezzabile pervenendo allo Skumbi; dove, se la fronre riuscirebbe più ristretta, mi troverei di rimpctto le posizioni nemiche di ri\'a destra, dominanti le mie; e mi allontanerei con gravissimo disagio dei servizi dalla mia base di Valona, mentre il nemico trarrebbe maggior sicmezza e forza dalla vicinanza della propria b:1sc di Du1·az.zo.

Cosicché. non sarebbe possibile per me riprendere operazioni offensive, se non quando la situazione sui reatr i principali di operazioni in Francia e in Tralia riuscendo decisamente favorevoli a noi, potesse apparire consigliabile ai Suprenù Comandi di favorire con rinforzi le operazioni nello scacchiere macedone-albanese. In questo caso, a mc non converrebbe intraprendere operazioni che non fossero continuate fino a raggiungere nel più prevc tempo possibile una nuova base verso il mare, quale non potrebbe essere che Durazzo.

Ciò premesso, pur non avendo alcuna autorizzazione al riguardo del mio Supremo Comando, reputerei molto opportuno uno scambio di idee per il caso che prima o poi le aU!,'llrate favorevoli circostal1.le si avverassero e potessero consentire la ripresa di operazioni, come sopra ho accennato, di comune accordo. Nell'eventualità di ripresa delle operazioni verso Nord, giova considerare anzitutto che se due buone direttrici di marcia esistono nella zona verso mare fra i l Semcni e lo Skumbi, non ne esistono invece ad Oriente del meridiano di Cuci.

Cosicché, da questa parte, in un primo tempo non potrei disporre che della via mulattiera che da Berat per il saliente del Devoti raggiunge Murikjani c piega in senso parallelo alla fron te f_ino all'altezza di Elbassan.

Ciò considerato, preghe rei il Generale d'Espèrcy di volermi dire st:, come già ebbe ad accennarmi il Sottocapo di Stato Maggiore del Generale I Ienrys e come lo stesso Signor Generale d'Espèrey implicitamente confermava, propo· nendomi sullo Skumbi il punto di collegamento verso Hadz.i Bechiar, intende· rebbe proct:dcre con sufficienti fol:'ze lungo la cresta del Gora Top e Mali Polisit e con un minore distaccamento di collegamento più ad ovest in Val Gostima ( fra .\lali Polisit e :O,.lali Spatit).

Ciò per averne norma circa la disponibilità di strade a cavallo dell'alto Devoli per le mie truppe e pe r lo studio delle modolità migliori di un'avan7.ata per la mia destra su Elbassan.

G. Fet-rero

Allegati 321
2.1. • Albania
Il T enentc Generale Comandante il XVI Corpo d'Armata

COMANDO DEL XVI CORPO D'AfuvlATA

40.929 protocollo risen-ato. Zona di guerra. 4 agosro 1918

Oggetw: Azioni cldlc rruppe francesi e iw l iane a cavallo del Devoli.

Al Gent:rale Franchet d'Espèrey

Coma11dtmte delle Armt:te Alleate d'Orumte

Façcndo seguito al mio telegramma 40.868 tengo anzitutto a confermare a V.S che il mio apprezzamento sul concorso francese non era certo attribuiro a mancan?a di buona volontà da parre di alcuno, ma solo a difficoltà di terreno e di comunicazioni, a distanza dalle basi di rifornimento, alla resistenza del nemico.

Furono tali difficoltà cenamente che costrinsero il Generale Hcmys prima a protrarre fino al 6 luglio l'inizio delle operazioni, certo con qualche vantaggio da parte del nemico, c ritardarono poi il concorso francese nell'attacco di Cafa Devris. anche per le scarse forze che il Generale Henrys ha potuto in primo tempo destinare da questo lato contro quelle dell'avversario, che riuscl per qualche tempo a paralizzme l'azione francese sui Mali Kercir.

Fu pure di danno all'azione comune l'incertezza derivata dal fatto che, mentre le mie truppe si erano fortemente impegnate per invito del Generale Henrys nell'azione verso Gostima attirando su di esse la massa del nemico, preoccupato per Elbassan, V .S. mi accennò nIla inutilità di persistere su tale obiettivo.

Per quanto riflette il concorso Kokocova di cui specialmente è oggetto il telegr:::mma n_ 1984, V.S. conosce come il nemico riordinarosi e rafforzato era riuscito a forzare a Cuci il passaggio sul Semeni, attaccandomi violentemente con particolare pericolo per le mie truppe operanti presso c ad est di Berat. Fu al lora che per parare ad ogni minaccia reputai opportuno minacciare a mia volta il nemico stesso con un'azione decisa sul fianco a,·versario spingendo l'atracco sui Mali Silovez e chiesi al Generale Henrys il suo concorso per un attacco contemporaneo da Kokocova sul rovescio di q. 900.

Questo concorso mi fu promesso. ma, per difficoltà che precisamente non conosco ma che certo vi furono. esso non poté farsi sentire e il giorno 28 la mia ala destra, dopo Yivo combattimento. dovette ripiegare.

La manovra era così fallita mentre quattro battaglioni nemici, già sulla fron te delle truppe francesi, venivano a trovarsi davanti a mc ed il nemico per poco non .riusciva a girare le mie scarse difese della Malakastra centrale.

Fu per questo che do\'ett.i arretrare alquanto la mia fronte, e ciò pe.r fatalità varie non esclusa quella della mancanza da parte mia, come da pane di V.S., di una qualsiasi riserva, impossibile - almeno per parte mia - a costituirsi con le for7.e di cui uttualmente dispongo.

Tenga V.S. presente che pur dovendo come primo dci miei compiti difendere Valona nell'interesse non nostro ma di rutti gli alleati, io mi trovo con solo 12.000 fucili c 132 cannoni a srreno contatto col nemico su di un fronte di 85 chilometri e cio(· in condizioni assai difficili se V.S. stesso pensn che l'Ar-

322 Le truppe ita!tanc· 111 Albamrt ( 19 14- zo e 1939) _c___ __ -------· ---Allegato n. 36

mata d'Oriente, che dispone complessivamente d i 156.000 fucili e 1850 cannoni su di un fronte di 300 chilometri, si trova su di un fronte poco più che triplo del mio, ma con una forza decupla.

Quanto sopra ho ritenuto mio dovere segnalare a V.S. per dissipare ogni equivoco e per spiegare come difficoltà co;nuni abb iano un po' vincolato le nostre pur sempre vittoriose az ionj, difficoltà che mi costrinsero al l'ipiegamenro che V.S. hmentò. senza che da parte di nessuno sia mancata la buona volontà c lo slancio che le circoswnze consenr.irono.

Tengo ancora a ringraziare V.S. della cordiale assicurazione contenuta nel telegramma a cui rispondo a conferma che sono orgoglioso di combattere a fian· co delle valorose truppe frances i

Con la massima s t ima.

Il Tenente Generale Comandante il XVI Corpo d'Armata

G. Ferrero

COMANDO TRUPPE ALBANIA

STATO l'viAGGIORE

Allega t o n . 37

N. 9688 Op. 11 novembre 1919

Oggetto: Situazione generale dell ' Albania e forze che si richiedono per la sua occupazione.

Al iHinistero degli Esteri

Al Ministero della Guerra

Al Comando Supremo

Roma

Roma

Roma

Premessa. - Oggi che la guerra è finira, e che le paci con la Germania e l'Austria sono f i rmate e che le decis ioni della Conferenza di Parigi hanno avuto e stanno per avere la loro attuazione, è necessario riassumere tutta la questione albanese, coordinandone le modalità con le finalità . dimostrandone l'attuale situazione politico-militare e cercando di trame delle proposte concrete per il definitivo assestamento dell'Albania .

Nel passato le necessità di guerra, la indecisione se l'Albania sarebbe stata o no sotto il mandato dell'Italia ed altri problemi più urgenti e più vitali pel nostro paese, avevano consigliato una politica, diremo così, alla giornata, cercando di accattivarci ora l'uno ora l'altro , parando ogni colpo che ci venisse portato, tentando in ultima analisi che il popolo albanese sotto la nostra buona occupazione lasciasse da parte le ire interne ed esterne ed attendesse in relativa tranquillità le decisioni del avvenire. Il continuare tale politica oggi sarebbe non solo diffic ile ma pericoloso; bisogna affrontare il problema albanese e della

Allegati 323 -·- -----·----- ··---··-·-·----------

nostra influenza economic:1 e rr:orn!<: sulb spo•1Ùa adriatica a viso <!peno, risoluwmente, con concezioni che superino quelle dd bene rimanere dell'oggi c del bene sperare del domani. Bisogna concretare in modo definiti\·o tJuali sono le nostre finalità ncli'av\·enire, calcolare se questO ponte verso l'orienlc.: che è l'Albania ci può servire, e una volta concretato il piano prendert..: le disposizioni aue a risoh·erlo, awisando quelli che sono incaricati di portare ogni cosa che anche oggi le condizioni del Paese non permettono che una relativa esiguità di mezzi, essi però debbono lavorare tendendo sempre alla finalità ultima che sarà portata a compimento essenzialmente con l'andar del tempo, con una costante linea di condotta e col costnnte, proficuo, interessato, cosccnzioso la\·oro di ogni italiano che sia inviato in Albania.

Le considerazioni sia di indole militare che di indole politica che si vogliono fare sull'Albania devono riguardare due zone ben distinte che presentano carattere distinto, cioè «Zona a nord dello Skumbi » c «Zona a sud dello Skumbi ».

Situazione politica nella :.ona a nord dello Skumbi. - In primo tempo l'occupazione iraliana dell'i\Jbania centrale e settentrionale avvenuta nel settembre· ottobre 1918 si mantenne essenzialmente verso la costa risalendo da Valona- Dur:v..zo- Tirana- Kruja- Alessio e Scutari e compr<!ndendo le province interne di Berat ed Elbassan. Appena le truppe ebbero sistemate le loro b:tsi di partenza cd appena la stagione lo p.::rmisc fu iniziata l'avanzata nell'interno seguendo le linee n:twrali di comunicazione e progredendo lentamente specie per le difficoltà logistiche.

Nel periodo che corre tra la nostra avanzata lungo la costa e la nostra susseguente avanzata nell'interno Essad Pascià, sovvenzionato dai serbi che gli avevano promesso di costituirgli un piccolo principato indipendente nell'Albania del Nord chiamando a raccolta i suoi numerosi partigiani ed assoldando numerose bande, dava principio alla campagna condotta essenzialmente e unicamente contro l'Italia. Da parte nostra si provvide subito a una campagna con· traria (anti-essadista) condotta dal Capitano Campi che con un forte nucleo di RR.CC. reclutò i primi gendarmi, assoldò informatori t: cercò in ogni modo di accattivare a noi i capi delle diverse regioni. L'avanzata delle nostre truppe sino a Ciafa-Bulciza, a Ciafa-Mura, a Orosi, a Kucus cd Hani·Spasic completò gli ef· fetti della campagna ami-essadista e nei mesi di luglio-agosto poteva dirsi che dalle linee tenute dalle nostre truppe sino al rnare l'essadisrno era completamente scomparso.

Il continuo diminuire delle nostre forze, alcuni attacchi alle nostre caro· vane con uccisioni di nostri militari, timnsri impuniti per assoluta impossibilità di dare prima adeguata scorta alle caro\•ane e poi di costituire dei nuclei forti di truppe per operazioni di rappresaglia hanno dato agio all'essadismo di risorgere, per quantO mai come nei primi tempi, e nello stesso tempo hanno tolto molto del nostro prestigio presso le popolazioni albanesi del Nord, fiere e selvagge, le quali colla loro menralità che non comprende che la forza e lo stermi· nio dicono che noi siamo buoni ma deboli.

Inoltre l'Albania del nord ha in sé le popolazioni piìt selvagge c più difficilmente domabili, atmccare alle loro cosntmanze ataviche per cui è difficilissimo fargliene accettare delle diverse, lacerare da !orte intestine fra bandiere e bandie· l'C, fra famiglie c famiglie . Le vendette di sangue covano anche per un periodo lungo quanto l'esistenza d'un uomo ed hanno ferocia e vastità non sempre cal·

324
----------
/.e truppe- italiane 111 Albania ( J<}Lf- :w e l'JN)

colabili. La popolazione, ignorante nd senso più lato della parola, non toccata mai, per l'assoluta mancanza di comunicazioni, da nessun soffio di civiltà, devot(l oltre il bigottismo, è nella regione abitata da cattolici tutta in mano ai preti nei quali hanno illimitata fiducia.

ln (tltre regioni. dell'Albania dd nord in cui vige, come in pieno medioevo. il feud:tlesimo più assoluto, sono continue le lotte fra principotti e principotti, ed è cosa non facile tenerli rutti a bada, accontentarli c legarli a noi, poiché inimicizie, intrighi, invidie frustrano sul più bello anche parecchi rncsi di continua propaganda politica.

L'occupazione italiana e la sistemazione non ancora definita dell'Albania hanno, sino ad oggi. permesso in quelle regioni una relativa calma, ma è facile cosa prevedere che se viene a mancare l'effettiva presenza delle nostre truppe, se l'integrità dell'Albania sarà violata c se la forma di governo che reggerà la nazione non sarà tale da accomenrare se non in tutto perché impossibile, ma in massima pane le diverse tendenze e le di\'erse aspirazioni dci capi e delle regioni più influenti, l'apparente calma dell'oggi sarà turbata domani da violente lotte intestine in cui avranno buon gioco gli elementi serbi e jugoslavi a noi contrari e che obbligheranno noi o a rimanere inerti spettatori perdendo non solo ogni guadagno fatto ma menomando il nostro prestigio di Grande Potenza che ha avuto un mandato e non ha saputo espletarlo, od obbligandoci a ritornare sul posto c a prendere noi le dlrenive di governo; tutto ciò con assai maggiori spese e con assai maggiori sacrifici che se fosse stato fatto sino da oggi.

Più tardi, in seguito alla comparsa dell'elemerltO jugoslavo sopra accennato nel Montenegro, favorito dal Comando francese del Presidio intcralleato di Scutari, l'avanzata delle truppe italiane si estese a nord di questa città, circondandola, fino a Kastratit ed entro le valli delle Alpi Settentrionali Albanesi.

Riassumendo, la situnzione politica nel nord dell'Albania si presenta sotto i seguenti aspetti: presidi serbi sul Drin e lungo la frontiera montcnegrina che fomemano continuamente l'attacco di bande irregolari contro i nostri posti di sorveglianza; bande armate che si presentano ad intervalli nella regione montana aspra ed impervia tenendo in non cale i nostri editti, non solo, ma attaccan· do anche, quando possono, drappelli isolati delle nostre truppe; popolazione che non si sente sufficientemente protetta e che quindi nolil osa buttarsi decisamente dalla nostra parte; lotte intestine tra famiglie e famiglie che mantengono la regione in continuo stato di guerra impedendole ogni espansione economica e commerciale; ambizioni di capi influenti che non vogliono riconoscere su loro alcuna autorità specie se di albanesi; continuo diminuire delle nostre forze sino a diventare irrisorio rispetto alle necessità, e conseguente diminuzione di presti· gio, cose tutte che fanno perdere, se non del tutto, in buona parte, quanto si è fatto c guadagnato in passato.

Situazione politica m:lta zona a sud dello Skumbi. - E' molto migliore che non a nord, anche perché la regione è da maggior tempo sotto la nostra occupazione. Oggi poi che l'accordo itala-greco tiene per il momento lontano il pericolo della Grecia che era il più minaccioso, nello scacchiere sud, non ab · biamo di contro a noi che il partito nazionalista che ha come sua sede principale Argirocastro. composto di musulmani. nemici acerrimi dei Greci ,

Allegati - -

p6 Le truppe italmne in Albama ( 191.1 - 20 e 1939) - -

che contestano anche all'I calia ogni ingerenza in Albania e chiama usurpazione e tradimento l'occupazione stabile di Valona e dd hinterland. Capo effettivo, se non del tutto palese, di yuesto partito è il membro del Governo Provvisorio Mufid bey, persona a noi infida e a c:ui finora fu dai<l forse. per fatalità di circostanze. troppa alltorità e troppa importanza. Questo partito nazionalista, illuso dai capi, serve essenzialmente agli interessi e alle ambizioni loro; ma non si può veramente dire che :1bbia una grande intJw.:11Z<1 sul popolo albanese, poiché manca di anima c fede in yuanto l'idea dell'Albania indipendente non è sentita veramcnre che da pochi. mentre è presa come bandiera da raluni bey aùdi di danaro. da mestatori poli t ici e da intriganti. Un'accorra nostra politica, che eliminasse davvero la minaccia greca unita ai benefici influssi della nostra occupazione sarebbero più che sufficienti per smascherare questi ciurmatori e dimostrare al popolo albanese l ' onestà e la lealcà delle no$trc intenzioni.

Oltre il brigantaggio, che anche qui fiorisce come nella zona a nord delio Skumbi, è causa di continua apprensione per l'Albania meridionale la scissione: che esiste fra l'elemento ortodosso e !'elemento musulmano, riacutizzata oggi in causa del tentativo (ranco-greco d i cessione di Koritza allll Grecia, e dell'accordo italo-greco non sufficientemente chiarito a qu-esto popolo diffidente:: e sospettoso. La sua origine è e risorse durante i massacri compimi dai greci in seguito alla campagna balcanica del '13, e durante l'occupazione del '14, massacri che oggi trovano la loro vendetta nel rincrudire di delitti e uccisioni senza scopo di rapina compiuti da musulmani contro ortodossi. finché un Governo fermo, leale non dia garanzie ai due partiti di tutelare egualmente le loro aspirazioni e le loro credenze c che pur permettendo ogni libertà religiosa non riconosca tra musulmani c ortodossi nessuna diversità nella vita civile e politica, l'Albania meridionale non potrà mai assestarsi stabilmente. Ciò potrà avverarsi finché durerà l'occupa;done e l 'influenza italiana; in nessun caso potrà avvenire qualora questa fosse sostituita da quella greca. La sola voce dell'accordo iralogreco. e il fatto che Kotitza stava per essere occupata dni greci senza che noi potessimo ptevenirli in detta provincia con nostre truppe come da tutti era invocato hanno nociuto al nostro prestigio nell'Albania meridionale. Oggi, in cui la sorte di Koritza non è ancora chiaramente decisa (c gli albanesi temono anche per quella di Argirocastro), è un fatto palese a tutti che appena il greco oltrepasserà il confine di Londra le bande irregolari e le milizie regolari albanesi che sono al nostro soldo e che ci hanno sempre servito con fedeltà diserterebbero in massa per costituire delle bande di \·olontari contro i greci. L'opporsi ad un tale atto vorrebbe dirt! perdere turri i frutti acquistati in quattro anni di nostra permanenza e rendere as1<ai precaria la nostra occupazione futura nell'Albania meridionale.

Lo sgombro dei fl-ancesi della parte dell'Albania che ancora occupano e la susseguente occupazione di detta regione da parte delle nostre truppe giovèrebbe assai a l nostro prestigio, poiché dimostreremmo in modo tangibile alla popolazione albanese che se pure esiste un accordo italo-greco per molte altre questioni esso non riguarda l'integrità dell'Albania riconosciuta dal trattato di Londra.

D'altra pane la tutela ed il rispetto imposto da noi per le isole di nazionalità greca che si trovano nell'Albania meridionale, mcnuc rendono a noi ligio l'elemento greco-onodosso, obbligano il rimanente della popolazione a riconoscere il leale operato c l'alta civiltà dell'Italia.

Condizioni logistiche. - In tutta l'Albania esistono le seguenti strade camionabili:

1) Valona - Tepcleni- Argirocastro- Giorgiuzzati

2) Valona- Chimara- Porto Palermo - Santi Quaranta

3) Santi Quaranta - Delvino - Giorgiuzzati

4) Tepeleni- Kl isura

5) Klisura - Premeti - Perati

6) Pera ti - Liaskoviki- Ersck- Koritza

7) Valona- Ponte Drisit- Fieri- Kavaja- Durazzo (il trarto centrale Fieri - Kavaja è percorribile solo durante la buona stagione dato il terreno paludoso su cui corre in gran parte)

8) Durazzo - Vorra - Alessio - Scutari- Kastratit (ottima, manca solo il ponte SLÙ Mathi)

9) diramazione Vorta - Tirana

lO) diramazione ponte sull'Ismi- Kruja.

Tutto il rimanente delle comunicazioni si svolge per mulattiere o sentten ed in qualche raro tratto per carrarecce e per piste percorribili durante i pochi mesi della buona stagione.

Guardando sulìa carta le strade sopra citate si vede come esse si svolgono essenzialmente nell'Albania meridionale nel tratto occupato da noi; le poche dell'A lbania settentrionale corrono tutte lungo la costa meno quella per Tirana, e si vede facilmente quanto esse siano distanti dai nostri presidi più interni. Mentre tutto ciò implica un enorme aggravio ai servizi di rifornimento viveri obbligando la formazione di lunghe carovane che debbono essere fortemente scortate, porta pure ad ogni lento servizio di corrispondenza per cui le comunicazioni di servizio debbono svolgersi essenzialmente per telefono e per telegrafo in modo che i nosrri presidi piìt lontani non siano abbandonati a se stessi. I servizi di carat cere pubblico (telegrafo - telefono - posta - rifornimenti viveri) e gran parte dei servizi privati sono attuati mediante i nostri mezzi , poiché l'Albania di per sé non possiede nulla. Risulta chiaramente quindi che se si lasciasse d'un tratto a sé il popolo albanese ritornando le nostre tl1Jppe, oltre che per le ragioni politiche, anche per ragioni logistiche, questo popolo non potrebbe vivere da sé. O ricadere nella più grande miseria e assenza di ogni lume di civiltà come prima, o darsi in mano a qualche altro che .l'aiuti .

Scuta,·i. - L'impunità offerta dal regime interalleato e fors'anche la sua convivenza permette che Scutari sia diventato il centro ove si raccolgono le file dell'azione essadista e serba condotta contro di noi. E' notorio poi che Scutari con Va[ona ed Argirocastro sono i ere centri di maggiore propaganda nazionalista condotta, come fu detto antecedentemente, più da intriganti assetati di denaro e di dominio e insofferenti di controllo, che dal volere unanime della popolazione albanese. Qualora fosse già deciso che il mandato per l'Albania sia devoluto all'Italia, si potrebbe ottenere che la Francia sgomberasse al più presto Scutari terminando cos1 la campagna apertamente ostile condotta da quel Comando fJ-ancese contro di noi, campagna che va dal proteggere i serbi e jugoslavi e ad ammetterli sorto veste diversa in Scutari con conseguente infiltrazione di loro emissari nei territori da noi occupati per tener desta la campagna essadista, sino all'arrestare e far espellere da Scutari degli impiegati del Governo Provvi-

Allegati ----------------------· ---. -----·-·

Le truppe ttalianc in Albania (1914·20 e 1939)

sorio solo perché dettO Governo è sostenuto dall'Italia Si verrebbe così a permettere una nostra pil:1 fonc influenza in quella città che sarebbe il punto di partenza di una nostra sicura c benefica politica verso il medio Drin c verso le regioni l\hlcjia, d i Sala e di Kastrarit.

Presidi del ,\1ontenegro. - Le nostre truppe occupano in i\lontenegro le località di Anrivari, Dulcigno c Vir Pazar con forze che oggi sono in proporzioni assai ridotte. In Antivari noi abbiamo, per convenzioni col Montencgro, una società italiana sovvenzionata dal governo che ha il controllo sul porto cd il monopolio della ferrovia tra Antivari e Vi r Pazar. Quindi, finché non si sarà pure regolata la questione del Montcnegro le truppe di questi tre presidi non si possono togliere tanto più che esse occupano legalmente la linea di armistizio assunta da noi fin dal 3 novembre 1918.

Ora, come si disse prima, con i continui congcdamemi, dall'Albania si sia mandato tutto quello che era possibile mandare, le truppe di questi disraccamt:nti sono in numero esiguo rispetto ai serbi. Ciò dà molta baldanza a questi ultimi .i quali fanno assaltare da bande la ferrovia (ultimamente ne banno fatto saltare le rora ie) e i nostri camions nel tratto Antivari- Vir Pazar, attaccano sovente il nostro posto alla galleria del Sutorman e giungono persino a far fuoco da lontano con truppe regolari contro le nostre truppe nei propri accantonamenti. J n Dulcigno poi gli jugosla\·i sono giunti sino al punto di minacciare a mano armara il Comandante del nostro presidio; attentano sovente ai nostri camions tra Dulcigno ed Antivari e perseguitano la popolazione che nella sua maggioranza ci vede di buon occhio e che oggi è obbligata a mostrarsi indifferente perché la esiguità delle nostre forze non ga1·anlisce dalle prepotenze c dalle brutalità dei comitati jugoslavi. Da ciò un lavoro immenso per le nostre poche tn1ppe che sono sempre di servizio e sempre chi vive, uccisione o ferimento di qualche nostro soldato di tanto in tanto con danno e perdita di presrigio da pane dell'Italia presso quelle popolazioni.

Un adeguatO aumento dei suddetti presidi, mentre ci darebbe agio di custodire gli interessi italiani esistenti nel Montenegro, ci permetterebbe di attendere con ralma, e senza nostro scapito, le decisioni della Conferenza della Pace.

Govcmo provvisorio. Discorde, senza autorità, mal visto dalla maggioranza delle popolazioni, vive c rimane al suo posto in quanto è sostenuto dalle nostre forze. Presume molto di sé e vorrebbe fare dell'amministrazione e anche della politica nazionalista, ma non ha la capacità né i mezzi per riuscirvi, e manca di forza morale e materiale per imporsi ai malconrenti e riottosi. Aumenta gli impieghi e gli impiegati per accontentare la propria clientela, e consuma così le poche risorse di cui dispone

Il voler addivenire oggi a una sistemazione razionale dell'Albania non è possibile se non dandole prima un Governo stabile scelto con molta avvedutezza e che si sappia essere. quanto possibile, gradito alla maggioranza del popolo che dovrebbe venire in qualche modo interpellato; ed :tssicurandogli poi la nostra continua guida, poiché l'Albanese non riconosce nessun altro albanese a lui superiore cd ha piuttosto fiducia in uno straniero che in un suo connazionale Gli uomini del Governo attuale non danno nessuna garanzia di far prosperar e lo Stato albanese. Troppe fr;1zioni, troppi interessi sono in gioco; il credere che l'aggiunta di un senato, scelto dalle provincie. ai delegati del Governo Provvi-

sorio possa oggi amalgamare e far racere quegli interessi è un'utopia. Solo uomini per guanto possibile inattaccabili, graditi e magari scelri dalla popolazione, appoggillti e forniti dei mezzi necessari da noi potrebbero far tacere gli infiniti ambiziosi, prendere qualche bucma disposizione e farla rispettare, mettere un qualche riparo alla piaga dci brigantaggio ed avviare il popolo albanese verso una forma di Governo da lui stesso prescelta, la quale si occupi veramente non degli interessi delle singole persone, ma degli interessi generali . Il popolo teste· rebbc allora legato con vincoli di gratitudine alla nazione che gli avesse additato la via migliore da battere e l'avesse sorretto lungo di essa

Solo con ques to metodo l'Albania cesserà di essere un onere per no.i e potrà diventare oltre che un elemento di sicurezza del nostro paese, una porta aperta verso .la balcanica ed un capo proficuo per la nostra espansione economica.

Il triangolo greco . - Per quamo riguarda il triangolo e le disposizioni concordate con l'autorità greca questo Comando riferirà in segui to appena ultimare le trattative che hanno corso atrualmente a Dogliana.

Ricorda però che con la soppressione della strada Giorgiuzzati - Han Kalibak · Perati, la provincia di Koritza non è più unita al suo porto naturale sul· l'Adriatico che è S. Quaranta se non con un giro immenso, il quale sarebbe la strada S. Quaranta · Giorgiuzzati · Tepeleni · Klisura - Premeti - Perati · Liaskoviki · Ersek · Koritza

Situazione militare. - Nello scacchiere nord le nostre truppe gravitano da una parte verso la Bojana che rappresenterebbe per i serbi la strada di più facile invasione perché ci taglierebbe dai porti che sono la nostra vita : dall'altra sono dislocate nell'interno lungo le montagne di riva sinistra del Drin nero e nell'alto Skumbi a distanza in linea d'aria dalla costa variabile fra i 40-80-100 chilometri che equivalgono per quelle regioni a 6 -8-10 ed anche più giornate di marcia tutte su mulo per giungere dalla costa ai nostri presidi. Le nostre truppe hanno oggi. con i continui congedamenti e senza ricevere mai dei complementi, la forza media di poco più di venti fucili per compagnia, detratte ben inteso le cariche speciali e gli uomini addetti ai vari servizi.

Nello scacchiere sud, tolte le truppe intorno a Valona che sono quelle a disposizione del Comando Truppe per ogni evenienza e che in ultimo tempo dovrebbero tenere il campo trincerato, la nostra occupazione si estende, patte sulla costa tra Valona e S. Quaranta vigilando per quanto è possibile con le truppe dislocate a Tepeleni la regione del Curvciesc che è la più infestata dal brigantaggio, e la rimanente, rappresentata dal 10° Bersaglieri, è dislocata lungo tutto il confine greco. La patte orientale dal corso deii'Osum al confine di Londra che comprende la provincia di Korit:za è oggi ancora occupata dai francesi.

Milizie e Gendal'meria albanesi. - Per le Milizie regolari albanesi fu g1a compilato il progetto di riorganizzazione in massima approvato dal Ministero della Guerra. Per poterlo portare subito in attuazione e costituire e preparare durante l'inverno almeno 4 dei 6 battaglioni progettati occorrerebbe che venisse detto a questo Comando da chi verranno forniti i fondi necessari giacché il Governo Provvisorio di per sé non li possiede e che venissero inviati al più presto gli ufficiali e i militari italiani necessari per l'inquadramento, !asciandone Ja scelta, per gli ufficiali, al Colonnello Vitali, ufficiali di cui sarà inviato l'elenco

Allegati 329

330 Le truppe 1/ahane in Albania ( 1914 20 e 193?)

nominatiYo appena giungerà a quesro Comando. Detta scelta fu lasciata aJ Co. lonnello Ponte quanùo formò la Legione attualmente Per il rimanent e laccordi con il Governo Provvisorio, scelta di locali e di guarnigioni, convenienza o meno di fondere gli clementi del nord con quelli del sud, ecc.) questo Comando penserebbe, S<llvo ordini in contrario, a risolverli qui sul posto nel pitl breve tempo possibile.

La Gendarmeria :1lbilnesc è alla diretta dipendenZ<l del Governo Provvisorio e compie le mansioni che hanno presso di noi i CC.RR. e le guardie di città.

E' necessario, dare le condizioni di luogo e d'ambiente, che alle l\lilizie albanesi siano fatte condizioni se non superiori almeno uguali a quelle della gendarmeria, poiché altrimenti non si riuscirà mai a costituirle, perché tutti andran· no alla gendarmeria do,·e le condizioni di vi t a sono più comode, dO\·e la disci· plina, per il frazionamento in piccole stazioni, è meno sentita e dove J'istru· zione è certamente meno faticosa.

Truppe italiane cbe dot•rebbero restare in AlbaiZia. - Da quanto è wpra sommariamente esposto, emergono i seguenti dati di l:.Hto: che influiscono sulla vita dell'Albania.

l) Estensione di territorio molto vasta.

2 l Regione impervia poco popolata e insidiosa.

3) Viabilità quasi nulla nell'interno.

4) Popolazione in parre a noi fida e in parte no; quest'ultima però che non si cura se noi rimarremmo, o meno e perché dubita che non abbiamo forze sufficienti per proteggerla da nemici interni ed esterni.

5) Stati confinanti (Jugoslavia e Serbia) non stabilmente composti e a noi avversi. Della Grecia, per quanto ci sia l'accordo italo-greco, non ci si può disinteressare del tutto perché continuerà certamente fm la popolazione ortodossa in suo favore.

6) Propaganda francese a Scu tar i e a Koritza in favore dei Serbi e dei Greci, propaganda ddla C.R.A. nei maggiori centri albanesi in proprio favore a scopo commerciale e simpatizzame per i ,•ari popoli che attorniano l'Albania: propagande queste che richiedono da parte nostra mezzi e attività per neutraliz· zarle e impedire che altre iniziative e altre energie sorgano in Albania prima di quelle italiane.

7) Brigantaggio, vendette di sangue che inficriscono dovunque, che rimangono più delle volte impunite e che impecliscono ogni sicurezza di transito e di commercio ndrintcrno.

8) Scissi()ni profonde tra famiglie, tra villaggi e trn regioni per questioni di interessi , di poli tica e di religione.

9} Mancanza d\m governo solido e rispettato che instradi le divers e forze della nazione verso il suo benessere materiale e morale.

10) Necessità per noi che, da parte della Conferc07a della Pace, s1 s1ste· mi prontamente l'Albania. perché ce ne sia diminuito l'onere e si affermi la nostra influenza su di essa.

Data così la situazione interna ed esterna dell'Albania, tre casi si possono considerare in relazione nl problema delle forze militari che dovranno occuparla

-------·· -

a seconda che il Regio Governo intenderà definire in un modo o nell'altro la quest ione albanese:

l. - Occupare tutta la regione dal confine di Londra al mate . In questo caso sono necessarie oggi (più tardi a sistemazione politica definita si potrarulO diminuire) le forze ora esistenti e preannunziate raggruppate in due Divisioni purché in efficienza, e purché sorrette da una accorta e chiara politica da parte del nostro Governo.

La 13• Divisione con in più la Brigata Udine prcarumnziara occuperebbe la zona a nord dello Skumbi e datebbe i presidi italiani nel Montenegro; la 36• Divisione con in più il 10° Bersaglieri occuperebbe la zona a sud dello Skumbi ed il campo trincerato di Valona. Olrre all'avere la for-La di guerra, dette Unità avranno bisogno di larghi servizi di ogni specie. specialmente mezzi di trasporto salmerie e camions e di trasmissione ( telegrafi e radio telegrafia).

2. - Occupazione ridotta solo t!lla costa In questo caso occorrerebbe una divisione su tre Brigate che occuperebbe con un reggimento ed un battaglione il tratto tra Ja Bojana e la Vojussa, con gli altri due battaglioni il tratto fra Porto Palermo e S. Quaranta e con le rimanenti due brigate il campo trincerato di Va lona. Questa divisione dovrebbe avere i servizi di un cotpo d'operazione d'oltre mare.

3. - Occupazione ridotta al campo trincerato di Valona. L'isolamento dalla rimanente regione albanese, l'incertezza per quello che potrebbe accadere domani verso il confine di Londra e la necessità di dare l'assoluta sicurezza da parte di terra alla base di Valona, portano quesro (,ornando a ritenere necessaria, a sistemazione compiuta, una divisione in efficienza con i servizi di un corpo di spedizione d'oltre mare. Nella baia di Valona dovrebbero sempre stazionare una o due unità della R. Marina.

Dei tre casi suaccennari il secondo ed il terzo non risponderebbero in modo com pleto agli s<.'Opi che noi d proponiamo di raggiungere col mantenere una forza armata in Albania, e cioè : predom inio sull'Adriatico ed espansione economica in Albania e nella Balcania.

Ed invece, se la occupazione della costa ci può permettere il controllo per gli approdi nella patte sud orientale dell'Adriatico (Bojana ·S. G. Medua- Durazzo - Valona - S. Quaranta) lascerebbe però all'infuori della nostra influenza le vie principali per l'interno verso la Macedonia e la Grecia ed i centri albanesi più importanti, quali Scurari - Kruja - Tirana - Elbassan - Berat e Koritza.

La sola occupazione poi del campo trincerato di Valona, oltre all'inconveniente sopradetto, avrebbe anche l'altro di non garantirci in modo sicuro la padronanza dell'Adriatico, perché, pur assicurandoci il canale di Otranto, lascerebbe scoperto il canale nord di C..orfù, da cui quella padronanza si minaccia. L'ottenere la neutralità del canale di Corfù l'esperienza dimostra che non può ritenersi garanzia sufficiente .

Campo trincerato di V afona. - Il Comando Supremo unito al suo foglio 1763 Op. dell'll settembre u.s. inviava a questo Comando uno schizzo da cui appar iva rappresentata schematicamente l'estensione da darsi al campo trincerato di Valona. Questo Comando in uno studio trasmesso al Comando Supremo con elenco n . 124 LP. R/mo in data 16 nm•embre 1918 ebbe già ad esprimere quali

Allegari 3.)1

dovessero essere i limiti più convenienti per il campo aincerato in questione. Ora, memre detti limiti corrispondono in via di massima con q uelli dati dal Comando Supremo col suo succitato foglio 1763 Op., ne differiscono però in quanto riguardano la parte sud d el campo. Infatti mentre il confine segnato dal Comando Supremo passa per i Suhagora, comprende q 1859, q. 1575, risale a nord per q. 1263 e termina in mare all'altezza di Chimara, il confine prospet· tato da questo Comando dalla catena dei Suhagora per q. 1575 scende al mare con il prolungamento dei Papagi sino allo sperone di Bersi a sud di Porto Palermo. QuestO per la necessità di includere nella zona del campo trincerato anche Porto Palermo che oltre ad essere un ottimo appoggio d'ala per lo schieramento sud di detto campo è anche un rifugio importantissimo di sommergibili e siluranti a guardia della imboccatura del canale nord di Corfù.

Sebbene il campo trincerato sopra descritto comprenda una estensione molto ampia di territorio, l'inconveniente è compensato in gran parte dalla buona sistemazione stradale esisteme per cui si ritiene possa bastare a presidiarlo la forza di una Divisione come altrove è detto, con i servizi di un corpo di spedizione d'ohre mare .

In quanto è stato sopra esposto si è cercato di dare sommariamente ma chiaramente la situazione attuale dell'Albania e di fornire dati capitali per risolverla nel miglior modo possibile, esprimendo subordinatamente il parere che tale questione dovrebbe essere definita al più presto pbiché il protrarla in queste condizioni non può che aumentare il danno che a noi proviene.

Appena le decisioni al riguardo siano qui trasmesse, questo Comando assicura che farà del suo meglio perché le direttive siano eseguite e tuttO quanto sarà ordinato sia portato a compimento.

Il Tenente Generale Comandante delle Truppe d'Albania

S Piacentini

COMANDO SUPREMO UFFICIO OPERAZIONI

N. 15795 di protocollo G.M.

Allegati : l schizzo al 200.000

Oggetto: Hinterland di Valona da assegnare all'Italia.

Al Ministem Affari Esteri

e, per conoscenza:

Alla Presidenza del Consiglio

Al i'vfinistero della Guerra

Allegato n. 38

7 dicembre 1918

Nella considerazione che prossimamente saranno discussi i limiti della zona di Valona da assegnare in pieno dominio all'Italia ritengo opportuno fornire

332 Le truppe italia11e in Alba11ia ( 1914-20 e 1939)

wn la presente a codesto ivlinistero i necessari elementi per definire l'impor· tanre questione in modo da assicurare il possesso di quella base navale contro qualsiasi pericolo di natura militare.

L'articolo 6 del rrattato di Londra dice:

« L'Iralia otterrà in pieno dominio Valona, l'isola di Sascno e un cerritorio di estensione sufficiente ad assicurare il territorio contro pericoli di natura militare, approssimativamente fra il fiume Vojussa al Nord e all 'Es t, e al distretto di Scimar al Sud ».

In tale artico lo dunque si accenna bensì alla Vojussa e al distretto di Scimar (Chimara) quale limite della zona militare di Valona, ma si dichiara pure che essi sono solo indicati approssimativamente e soprattutto è sancito il principio che H territorio da annettere a Valona deve avere estensione sufficiente ad assicur-ado contrù pericoli di natura militare.

Ora, basta dare uno sguardo sommario alla carta topografica per rilevare come le due indicazioni siano in anritesi e come sia quindi necessario stabilìre per la zona di Valona un altro limite che risponda al concetto di sicurezza che il patto stesso sancisce

La linea della Vojussa infatti presenta evidenti pericoli:

a) Ha un punto estremamente delicato nella piana di Armeni alla confluenza della Susica nella Vojussa. Distante solo 10 km. da Valona , completamente dominato dalle alture antistanti, fronteggiato dalla conca di Busmasi ove il nemico può raccogliere forze al coperto dalle colline che la separano dalla Susica, tale punto costituisce una perenne minaccia per tmta la linea di difesa.

b) Tutta la fronte No rd e Nord-Est è completamente dominata dal baluardo della Malakastra che costi tuisce da quel lato un primo naturale investimento del campo trinceraro Dalla Malakastra il nemico spia qualsiasi nostro movimento non solo nella piana della Vojussa ma anche in buona parte di Val Susica, batte con tiri efficaci dei cannoni, anche dei minori calibri, le nostre principali difese e può spingere il tiro dei gmssi calibri fino su Valona e nella baia.

c) Il corso della Vojussa, guadabile in moltissimi punti d'estate e in alcuni anche d'inverno, pur rapp resentando sempre un ostacolo per il nemico non costituisce una linea efficace e sicura di difesa mentre dà a questa una rigidezza che la presente guerra ha condannato.

d) Alle due estremità della linea e precisamente tta il mare e la Susica a Nord e fra la Susica e l'Aspri Ruga a Sud il terreno non si presta assol1.1ta· mente a successive tenaci resistenze. Sfondata la difesa in uno di questi due tratti, Valona è seriamente minacciata.

Tali pericoli, già ora evidenti, saranno tan to più sensibili in avvenire quan· do l'Albania, sorgendo a nuova vita, avrà strade e ferrovie ed offrirà al nemico maggior facilità di raccogliere contro il campo tr incerato potenti mezzi di offesa .

La linea di dife sa quindi va portata pitt esternamente, sulla dorsale indica t a dall 'annesso schizzo, in modo da comprendere:

a Nord - tutta la .Malakastra fino al nodo di Cafa G.lava incluso; territorio già da noi conquistato con le armi contro un nemico in forze e poi da noi apprestato a difesa;

a Sud - la cresta dei Suhagora - Pepazi - costone di Borsi, col conseguente possesso di Pono Palermo;

Allegati 333 ···-·------

Le truppe italiane in Albania ( 1914-20 e 1939)

ad Est - una linea che allacci Cafa Giava coi Suhagora comprendendovi la stretta di Klisura e quella d i Su b asi. Si viene così a comprendere anche i l bacino carbonifero a cavallo della Vojussa nella zona di Memaljai.

Per completare l'organizzazione difensiv.a secondo l'esperienza della presente guerra. !a linea di difesa deve poi avere tutto all' i ntorno una fascia di copertut"a sulla quale stendere Ja giur isdizione militare per impedire al nemico lo spionaggio e l'osservazione vicina dei lavori difensivi e nella gualc estendere la vigilanza comprendendovi alcuni punti più avanzati della difesa come le alture di Ardeniza sul fronte Nord, la stretta di Policasrro sul fronte Sud ed una zona di protezione per la testa di sbarco a Porto Palermo.

In tale fascia si riterrebbe oppo:·tuno comprendere anche la città di Berat, a no.i favorevole, tenuto conto che la maggior parte degli abitanti ha già nella fascia stessa i propri territori e che il loro commercio si svolgerà essenzialmentecon Valona.

Naturalmente alla città, che verrebbe a trovarsi verso il limite della nostra occupazione, dovrebbe esset·e aggiunta una zona di terreno per dade modo di difendersi dai colpi di mano del nemico o dalle insidie delle bande

La zona minima quindi che, per sicurezza militare. dovrebbe costituire l'hinterland di Valona da assegnare in pieno possesso all'Italia sarebbe così de· limitata: corso del Semeni dal mare fin presso all'Osum con testa di ponte sulle Alture di Ardeniza; quota 178 sulla destra del·Semeni - quota 900 (Gorica)- Cafa Darz -dorsale dei Monti Tomorica, corso dell'Osum - Trepeli - monte Drasa - Malii Kjarista - torrenre Lomnica - quota 1250 - quota 1350 (Gopoti)M. Stena Skarficas - Mali Lucis - quota 1815 - Pikernion.

Qualora ragioni speciali consigliassero lasciare all'Albania indipendente la città di Berat, la linea potrebbe seguire l'Osum rinunciando al saliente GoricaCafa Darz- cresta dei Tomorica.

Il Capo di Stato Maggiore dell'Esercito

A. Diaz

COMANDO TRUPPE A LBANIA

STATO

Telegramma cifrato prec. ass.

Al Ministero Esteri

Al Ministero Guerra

Allo Stato .Maggiore

Allegato n. 39

Valona, 4 marzo 1920

N. 1458 Op. (stop) Per Ministero Esteri et Guerra et Stato Maggiore Eserciro ( stop) Riferimento mio 1392 Op. del 2 corrente paragrafo 3° (stop) Stamane

334
MAGGIORE
Roma Roma Roma

confe ri to con nuovi Minist ri Ndotzo Cioba di Sco Lari et Sotir Potzi di Ko ritza ( stop) PRl MO (stop) Esordirono facendo ampie dichiarazioni amicizia ( virgola ) ammirazione Italia (virgola) rispetto per occupazione militare ital iana che deside· rano continui {virgola) speranza sull'appoggio dell' I talia (stop) SECONDO (s top) Espressero desiderio di riallacciar e tosm relazioni cordiali con Governo et trup· pe italiane pronti dare tuHi schiarimenti necessari per dissipare prevenzioni et possibili malimesi (srop) Essi non hanno altri fini che consegui re deliberata di Ljusna {stop) Loro nemici mortali sono gli slavi et poiché questi sono pure nem ici d'Italia sperano che fra Italia et Albania possa stabilirsi una intesa perfetta (stop) TERZO (stop) Ho rispos to che anche Italia per poter raggiungere suoi fini militari economici deside ra amica Al bania per la quale nostra Delegazione Pace fa ogni possibile perché aspirazioni Albanesi siano appagate Ho riconosciuto anch ' io necessario si chiariscano alcun i da t i di fatto per poter ristabili re normali tà relazioni et cioè (Jue punti) In primo luogo su quali basi Assemblea Ljusna ha scritto ai Presidenti Senato et Camera italiani che Albania non poteva rassegnarsi ad accettare la deg radazione di divenire una umile colonia italiana (stop) Fu risposto che quella frase non vol uta da tutti i ben pensanti fu scritta solo per accontentare nazionalisti più accesi (stop) In secondo luogo quale portata si deve dare al numero due dell'ordine del giorno di Ljusna trasmesso a S.E . Nitti che l'Assemblea aveva deciso di non accetrare alcun mandato o protett orato st raniero (stop ) Credono gli albanesi potersi governare da soli se abbandonati a loro stessi o credono di aver bisogno di mano amica che li coadiuvi nell'opera di loro rigenerazione (punto interrogativo) Fu risposto che tale numero fu messo soltanto per non far supporre che assemblea Ljusna fosse emanazione italiana ( virgola) ma che albanesi sanno perfettamente di non bastare oggi a se stessi e di ave re bisogno deìl'appoggio di una Nazione amica che non può essere che l'Italia (stop) I n terzo luogo quale valore conservano agli occhi del Governo di Ljusna gti accordi presi dal Governo e Comando Italiano col Governo di D urazzo per la sistemazione delle cose interne dell'Albania in genere et di Argirocastro in ispecie (virgola) per l'organizzazione della Gendarmeria (virgola) delle Milizie Alba nesi e tcetera (stop) Fu risposto che a Tirana non erano srati ancora esaminati i documenti ricevuti da Governo Durazzo et che lo si farebbe al più prestO (stop) QuARTO (stop) Delegati Albanesi hanno rappresentato che sarebbe molto giovevole per l'Albania et per Governo Titana riconoscimento ufficiale dal Go· verno Italiano et poter accordarsi con esso per opporsi eventualmente avanzata serba ( stop) Ho r isposto che riconoscime n to dalla sola Italia non est possibile tanto più che non fu riconosciuto di diritto nemmeno Governo Duraz7.0 ma so.lo di fatto (stop ) Circa avanza ta serba era mia opinione che essa non avrebbe varcato Bojana et che forse si sarebbe ri t irata anche dal Ta rabosc (stop) QUINTO (stop} Mentre io avrei riferito quanto sopra mio Governo essi potevano prendere conoscenza degli accordi già passa ti co n Governo Durazzo (stop) SESTO (stop) Est mia convinzione che Governo Tirana oggi rimasto solo in Albania desidera nostro appoggio anche p.iù del Governo di Durazzo et che noi potremo riguadagnare in breve più di quanto si est perduto purché si adotti ve rso Albanesi una linea condotta meno dubbia et incerta di quella seguita finora (virgola) si proceda con idee chiare et ferme intorno a quello che vogliamo (virgola) si abbandoni l'idea di smembrare l'A lbania (stop) SETTIMO (stop) Resto in attesa di istruzioni (srop) Generale Piacentini.

Allegati 335

COMANDO TRUPPE ALBANIA

STATO MAGGIORE

N. 1842 Op . riservatissimo

Oggetto: Situazione politica dell'Albania.

Al Ministero delta Guerra (D.S. l\-1.)

Al Ministero degli Affari Esteri

Allo Stato iHaggiore R. Esercito

Valona, 22 marzo 1920

Roma

Roma

Roma

La manifestazione più imponante dell'attiva politica interna albanese, in quest'ultima settimana, si concreta nel propagarsi ed intensificarsi dell'ag i tazione nazionalista.

Tale attività si svolgeva finora intensa e palese nelle Provincie di Argirocastro e Valona, mentre non aveva manifes tazioni nelle rimanenti provincie dell ' Albania.

La formazione del nuovo Governo, sono dal Congresso di Ljusna (al quale si è data una importanza patriottica molto probabilmente superiore alla reale), i probabili incoraggiamenti jugos lavi e forse anche di qualche persona agente per ordine del Generale inglese Philips , hanno indotti i nazionalisti ad assumere un contegno, che, se non è mai stato favorevole all'Italia come merita per il bene che ha fatto all'Albania, è ora decisamente ostile, per quanto, e non sempre, nelle forme voglia farsi credere nostro amico.

Il Governo di Tirana, dominato dal partito nazionalista stesso, non è in grado di frenare l'attività dei principali suoi capi e tollera che questi agiscano secondo la loro ambizione e le loro particolari vedute Il fatto della costìtuzione del Battaglione di Gendarmeria a Premeti ( R elazione n 1776 Op. del 1.8 corrente), fatto per il quale certamente i capi nazionalisti hanno strappato il consenso al Governo, la voce pervenuta che parte di questi Gendarmi dovrebbero partecipare alla occupazione di Koritza, sono segni non dubbi del prevalere in questo momento della tendenza nazionalista nella direzione della politica interna albanese.

Non si deve tacere che pei farti di Premeti il Governo Provvisorio ha dato soddisfazione facendo le sue scuse, e allontanando da quella località il Maggiore Mustafà Macsùt.

I capi nazionalis t i più accesi hanno appartenuto, come tutti gli ufficiali più anziani della gendarmeria, al partito dei <<Giovani Turchi». A questo partito ha pure appartenuto l'attuale Presidente del Consiglio dei ministri, Suleiman Bey Delvino, il quale è emerso a suo tempo fra i turchi dopo essere stato addetto alla redazione del giornale turco <<Il Taniu ». Dagli Albanesi non era molto ben visto ed è ritenuto uomo dappoco .

L(' truppe italiane m Albania ( HJI4 - 20 e 1959)
Allegato n 40

Situa z ione nei principali centri dell'Albania.

A Scut ari , il ìvli nis <ro del nuovo Governo 1\hmed Bey Mathi Zogolli ha emesso un proclama col quale assume il GovernatOrato della Città; fra i s uoi cooperatori, scelti fra l'elemenro locale, ve ne ha qualcuno che fu. fino ad ora, strumento dei francesi ed a noi ostile. Il m i nistro Ahmed Mathi ha i noltre convocati a Scutari i vari capi del ViJajet per comunicare il suo prog ramma pat riott ico e per costituire una « Bessa » genera le.

A Tirana, si adunerà prossimamente rAssemblea Nazionale durante la qua· le vertà la questione del Protettorato italiano in Al bania E' già inco· minciata l'affluema a Tir:ma stessa dci Delegati delle varie città e regioni; i due rappresentanti inviati dal partito nazionalista di Valona sono accesi nazionalisti os tili all'I ralia.

A Valona, emissari del Governo di T irana risulta abbiano preso contatto con i capi nazionalisti della città e dei paesi della provincia per accordarsi sulla azione politica Ja svolgere. Da notizie non potute conrrollare, sembra che in queste riunioni siasi addirittura parlato di fare una rivolta generale contro le nostre tr uppe d'occupazione; tale rivolta dovrebbe verificarsi fra breve e la sua effettuazione dipenderebbe dagli avvenimenti in corso nell'Albania meridionale, la quale si ritiene sia sta ta ceduta dall'Italia alla Grecia.

E' da notare però che taluni nazionalisti di Valona e molti di altri paesi della provincia sarebbero invece contrari a tale movimento e preferirebbero attenersi al partito di inviare a Roma rappresentanti per ottenere di scongiurare il pericolo dell'assegnazione alla Grecia di parte dell'Albania meridionale, ed orcenere il riconoscimento di Valona albanese Su quest'ultimo punto tutti i nazionalisti sono indis tintamente d'acc·ordo.

A Premcti, dopo la partenza del Maggiore Mustafà Macsùt, Comandante del battaglione di gendarmeria colà costituito, il contegno dei gendarmi stessi a nostro riguardo è sensibilmente migliorato. In seguito poi alle comunicazioni pervenute da Tirana su una visita fatta da alcuni membri del nuovo Governo al Generale Comandante di quel nostro Presidio, nella quale detti membri hanno esp resso il loro rincrescimento per il contegno del Maggiore Mustafà ed hanno comunicato di avere ordinato un ' inchi esta in proposito, ed in seguito a proposta rivoltami dal Comandante della Sotrozona di Argirocastro, ho desistito per il momento dal ritiro del Presidio di Premeti.

Ad Argirocastro, all'insaputa del Prefetto (unico in Albania) il quale non ha ancora riconosciuto il nuovo Governo, da un pubblico banditore è stato proclamato l'avvento del nuovo Governo anche in quella Provincia; probabilmente tale arto è emanazione del Municipio il cui Sindaco, Javer Bey, è un notissimo nazionalista intransigente ed ostile all'Italia. Nello stesso giorno si è colà costituito un Comitato di Nazionalisti allo scopo di facilitare l'opera amministrativa e politica del nuovo Governo nell.a provincia di Argi rocasrro. Come affermazione di principio, ta le comitato ha manifestato l'intenzione di rispettare le Autorità Italiane, ma intenJe che esse non esercitino nessuna influenza sugli affari interni d ' Albania.

Tale principio sembrerebbe esprimere la tendenza prevalente anche del Go· verno di Tirana.

Questo Comando, pur accog lìendo con molte riserve le voci di rivolta, ecc., considerando le manifes t azioni dell'attività nazionalista in genere, senza pessi-

Allegati 33 7
22. - Albania

mismo, rit.icne per certo peri'> che la siruazion\:' vada ogni giorno aggravandosi e che, d!llO l 'ambienct: instabile c facilmente cccitahile degli Albcmesi. non sia senza pericoli.

li Parciro Nazionalista per l'eventualità d'una ri\·olta, fa assegnamento diminuzione continua delle forze, ed a questo proposito. si deve far notare come il mancato arrivo della Brigata Piacenza , sia riuscito indubbiamente noci,·o specialmente per il \ alore morale che ha il fatto che la popolazione non vede mai giungere della truppa memre ne \lede sempre a partire.

ll Partito Nazionalista fa pure senza duhbio assegnamento morale e forse materiale ( pt::r m.:zzo di bande irregolari) della Jugos lavin la quale evidentemente vedrebbe ben volentieri lo scarcrnarsi in Albania eli una solleva zione contro gli Italiani c con la quale i Nazionalisti non è siano in segreti accordi. complesso il movimento albanese è preuamenre musulmano c si vuole da alcuno che non sia estraneo al movimento panislamitico ridestatosi in tutte le regioni sud-orientali d'Europa e nell'Asia Minore, e pertanto va attentamente sorvegliato c considerato.

La situazione però certamente migliorerà quando saranno resi manifesti i propositi del Regio Governo a riguardo dell'A lbania Sarebbe conveniente che essi non si facessero attendere troppo.

Il Tenente Generale Comandante le Truppe d'Albania

S. Piacentini

COMANDO TRUPPE ALBANIA

STATO MAGGIORE

N 2155 Op. riservatissimo

Oggetto: Relazione sulJa situazione politica dell'Albania.

Al ,Uinistero della Guerra ( Div. S.M.)

Al Ministero degli Affari Esteri

Alto Stato M(Jggiore del Regio Esl!r cito

Allegato n . 41

Valona, 3 aprile 1920

Roma

Roma

Roma

Governo di Tirana. - L'agitazione nazionalista, propagatasi ed intensifica· tasi in tutte le Regioni dell'Albania, nella seconda quindicina del mese scorso, la quale sembrava dapprima emanazione essenzialmenre della Gendarmeria e dt alcuni capi già da tempo noti a questo Comando, si è ora maggiormente estesa ed intensificata e rappresenra l'indirizzo prevalente del Governo di Tirana.

Gli accenni all'unità territoriale albanese entro i confini del 1913 sono ormai generali in tutte le classi del popolo, e frequentissimo è pure l'accenno alla completa indipendenza della Pro\'incia di Valona .

33!> Le
- -
truppe italiane in Albar.ta ( l<lf-/ • 20 c ll))fJ)

Da concordi informazioni, da fatti ripetuti, da manifest-azioni varie si arri\'a alla deduzione che il nuovo Governo per rafforzare la sua posizione , usa se non nelle parole. allorché parla con noi, nei fatti, sistemi « giovani turchi >> cioè violenze, minacce , intimidazioni. Il suo potere in wl modo ne viene apparente· mente e momentaneamente accresciuto; ma indubbiamente gli crea anche forti inimicizie. Pare accertato che i funzionari siano stati obbligati a giurare fedeltà al Governo, mentre quelli incert i ed i contrari vengono eliminati. Con tali siste· mi gli oppositori vengono tacitati, mentre il prestigio del Governo ne appare accresciuto

Sembra intenzione poi del nuovo Governo di procedere alla chiamata ed all'arruolamento di uomini validi traendoli da tutte le regioni dell'Albania, facendo anche ricerche di ex ufficialì di qualunque provenienza per poterli inquadrare. L'arruolamento compiuto nella Malakastra di cui è cenno nella relazione del 27 marzo u.s., risulterebbe far parre del piano sopraccennato.

Lo scopo di tale arruolamento non è ben chiaro e non è escluso che possa un giorno essere rivoho ai nostrj danni, per quanto in un colloq1.1io avuto dal Generale Freri, Comandante la Sottozona Mathi - Skumbi, con Aqif Pascià, Presidente del Consiglio Supremo, questi abbia asserito che con i « volontari» che giungono dalle varie regioni, il Governo intende formare batcaglioni di genda rmi da dislocare ove lo esigono le necessità del mantenimento dell'ordine pubblico

L 'atteggiamento della popolazione a questo riguardo, non può manifestarsi apertamente, sia per la intensa azione di propaganda nazionalista, guanto per il timore di rappresaglie da parte del Governo.

A proposito degli arruolamenti e della propaganda sopraccennati, non è inopportuno ricordare come il Governo Albanese dispone di fondi considerevoli che risultano raccolti a scopo patriottico da Albanesi residenti in America. Che tale aiuto morale e materiale esista, lo si deduce anche dall'accenno fatto al Senato albanese nella seduta di apertura del 27 marzo scorso (telegramma 2043 Op. del 29 marzo) e dalla notizia, trasmessa da Parigi da Mehmet Conitza a Suleiman Bey Delvino, Presidente del Consiglio dei Ministri, che volontari albanesi sono partiti dagli Stati Uniti per Durazzo.

Quanto alle opinioni personali dei singoli componenti del Governo di Tirana, è imeressante il colloquio (del quale si unisce stralcio - allegato n. l) fra Ahmed Bey Zogolli, Ministro degli Interni ed il Generale Freri, che lo Zogolli si recò a visitare il 23 marzo u .s ., non conoscendolo ancora.

Le medesi me cose, detto Bey ripeté al Generale Raimondo in una gita da questi farra a Tirana pochi giorni dopo, specificando meglio le richieste intorno alle armi, precisandole in due cannoni da montagna, qualche mitragliatrice, 1500 fucili preferibilimente austriaci e 1500 serie di vestiario per uso della gendarmeria.

Questo Comando si astiene dal commentare le parole di Ahmed Bey Zogolli, avendo già fatto conoscere in altre occasioni le proprie idee intorno al problema albanese. Esso si li mita soltanto a riconfermare che il nuovo Governo, anche più del vecchio, sente, volente o noleme, la necessità di essere amico dell'Italia la quale soltanto, in questo momento, può salvare l'Albania dall'estrema rovina; esprime poi il parere che delle richieste di armi fatte, non sarebbe conveniente accogliere per ora quella relativa ai cannoni.

Allegati ---------=-339

truppt' ita!t.Jtll' tn Albanta ( l?t.l 20 e 193?)

Srtuar;wne neti'Albania se-ttentrionale. - A Scutari la maggiomnza della populw.ionc ha espresso in pitl d'una occasione la contetltezza per la pardt>i francesi e per il pas:,aggio dell'amministrazione della città al Governo albanese. Come espressione delle condizioni d'ambiente scurarino può s:::rvire l'episodio che risulta dall'uil.ito fogiio (l'lllegato n. 2) del Comandante del Pre· sidio di Scutari.

Di tale passaggio sembra che il nuO\'O Go\'emo si f:Jccia forte per dimostrare come la\'ori all'unità dell'Albania eliminandone ogni ingerenza -,mmiera, prima al Nord (Scutari) e poi al Sud (Valona) .

Circa le attribuzioni del nostro Comandante di Presidio questo Comando ne fece un accenno nel suo telegramma 1936 Op. del 25 marzo u.s. del quale si attende risposta. Ora può aggiungere che qualora noi dovessimo prendere in mano il Go,•erno della città, aggiungeremmo una nuo,·a e più grande causa di avversione degli Albanesi verso di noi e do,•rèmmo almeno le truppe che abbiamo a Scutari.

Questo Comando ebbe a richiamare l'attenzione nella settimana decorsa del Governo di Ti rana sul fatto che la Prd-et tura di Scutari, col consenso del Govern o stesso, permetteva l'esportazione in Montencgro di forti partite di cereali a favore degli Jugoslavi. Dato che fra tali partite di cereali, parte poteva provenire dall'Italia, questo Comando ha av,·ertito il Governo di Tirana che un tale fatto avrebbe potuto pro,•ocare la sospensione dell'esportazione in Albania stante la ben nota scarsità di generi commestibili sofferta oggi dall'Italia.

Nelle rimanenti località dell'Albania settentrionale la situazione è tranquilla e tale da non destare per ora preoccupazioni.

Giungono solamente notizie di insurrezioni contro i Serbi. nella nel ed ancora nella Valle Ljuma.

Dell'inizio delle sedute al SenatO albanese di Tirana. venne riferito con telegramma 2043 Op. del 29 marzo u.s.; si aggiunge che continua l'affluenza a Tirana di altri Senatori recentemente nominati.

Situazio11e nell'Albania centrale. - Dal centro essadista di Dibra. pane continuamente l'azione di propaganda a favore del Pascià Essad, per mezzo di agenti e di bande

Da notizie pervenute dalla regione Cermenica (Alto Skumbi) sembra che nel Di brano si stia preparando una numerosa banda essadista (dicesi di 800 uomini) per scendere in Albania in direzione di Elbassan e combattere i partigiani del nuovo Governo. Questo ha mandato incontro a tn li bande un plotone di gendarmi. Non è giunta fino ad ora notizia di scontri o comunque di disordini.

Da parte nostra sono stati avvertiti i nostri Presidi di srnre in guard ia con. tro le eventuali sorprese.

In seguito poi all'uccisione di un agente cssadista compiuta da gendarmi del Governo di Tirana, perché detto agente, già sospetto, aveva per primo sparati colpi di fucile contro i gendarmi stessi, si è \'enuti in possesso di interessanti documenti di cui l'ucciso era larore. Fra di essi hanri una copia dcll'arro di co!>tituzione del Comitato Nazionale di Dibra e di un dello stesso Comitato. Questo, oltre alla enunciazione di alcuni progetti di carattere economico-sociale. espone il proposito di espellere dall'Albania gli italiani; propugna la costituzione di un Governo autonomo comprendente tutte le parti dell'Alba-

nia senza alcun mandato di Stati vicini ; e riconosce infine per Presidente, Essad Pascià Toprani.

Fra i document i ri nvenuti indosso all'ucciso erano anche due copie di Jet· tere dirette ai M ilitari Italiani in Albania» contenenti l'invito di sgombrare il territorio albanese, daro che, secondo il documento stesso, mentre gli Albanesi speravano che l'Italia appoggiasse la questione dei giusti confini albanesi, essa si era invece presa per sé Valona.

Tali documenti vennero consegnati, in seguito a richiesta, al Comandante del nostro Presidio di Elbassan, dal Prefetto di quella località.

Situazione nell'Albania meridionale. Il 30 marzo u.s nei pressi di Tepe · leni venivano uccisi a fucilate il Sotto-prefetto di quella località, Suleiman Sheh ed il suo Segretario.

Per guanro non si conoscano ancora gli assassini, né con certezza, gli eventuali mandanti, il fatto che il Sotto-prefetto ucciso era persona a noi devota, il fatto inoltre che esso non aveva voluto riconoscere il nuovo Governo, e che all ' imposizione di cedere il posto a funzionario nuovo, aveva preferito di dimettersi, piuttosto che cedere il posto adducendo motivi di salute, induce a ritenere che tra i moventi dell'assassinio non siano estranei quelli di carattere politico osti le a noi. Recentissime informazioni affermano poi in modo categorico che l'assassinio è di carattere unicamente politico.

Le uccisioni sopraccennate hanno destata forte impressione nelle popolazioni, ritenendo che il delitto suddetto rappresenti il principio di una serie di misfatti politici da compiersi da una società segreta terroristica, la quale in no· me della Patria mescola insieme delitti politici e vendette personali.

Conseguenza immediata di tali sistemi è l'allontanamento da noi di molci amici ed il passaggio fra gli avversari di quelli che erano indecisi. Fra gli altri, il Prefetto di Valona, persona a noi devotissima, è partito per l'Italia, dices i minacciato di morte; il Prefetto di Argirocastro, fedelissimo, oggi ondeg· gia, non semendosi abbastanza appoggiato dagli

Intanto .i Capi della Gendarmeria, a cui principalmente sono da attribuire i sistemi terroristici inscenati nell'Albania meridionale, continuano indisturbati nella loro opera nazionalista, scalzando il nostro prestigio.

Tale opera fa sì che la nostra situazione peggiori giorno per giorno tanto più che si svolge fra popolazioni affatto ignoranti ed impulsive.

In cotali wndizioni, i nostri debolissimi Presidi dell 'Albania meridionale si trovano a dover essere semplicemente spettatori passivi di tutto ciò che fanno i gendarmi albanesi anche in odio all'Italia, senza poter in alcun modo inter· venire; essi sono ridotti nella penosa condizione di non sentirsi p iù sicuri in un territo rio che hanno riscattato dall'ignavia e dal giogo straniero col proprio lavoro e col proprio sangue .

La politica ambigua da noi fino ad ora seguita nell'Albania meridionale ci è dannosissima materialmente e più ancora moralmente ed ha portato a turba re profondamente questa popolazione che fino a qualche mese fa ci considerava quali liberatori e salvatori.

Considerando pertanto la situazione complessiva dell'Albania e tenendo conto inoltre che con l'imminente ripresa delh1 stagione malarica i nostri Presidi, già esigui, subiranno rapidamente un ulteriore fortissimo assottigliamento,

Allegati 341

da to che mol ri dei militari :.ono già stati in co lpi ti da malaria, questo Comando , ad evitare const;guenze funes te, non ve ,le che le seguenti Ù l iC soluzioni da appl icars i immediatamente:

- o rinforzare le truppe con una brig<tt:l per modo che si impo rre la nostra volontà agli Alb:tnesi;

-o riconoscere dt:cbamemc ed apertamente il Governo di Tirana e l'integrità dell'Albania, senza arrendere più ohrt;, l'attesa c l'indecisione ci hanno già creata la più pericolosa dell e si ruazioni.

Il nuovo Governo vedt; forzatamente e forse suo malgrado, la necessità della nostra amiciz ia e la chiede; ma poiché essa tardA :1 manifestarsi, ht repu ta dubbia t: va semp re p iù orientandosi verso una politica anti-icaliana per avere l'appoggio degli elementi pi ù spinti , ma più farti\·i. dai quali è già oggi dominato ed a cui finirà domani per essere completamente assorb ito.

TI Tenenre Generale Comandante le Truppe d'A lbania

S. Piacentini Am:esso I al f. 2155 Op.

COPii\ DEL COLLOQUIO FRA AHMED 13EY ZOGOLLJ MATHI E IL GENER.'\LE FH.ERI, COMANDANTE DELLA SOTTOZONA MATHI. SKUMBI

A VVE?\ruTO I N TJRANA IL GIOR NO 23 .MARZO 1920

« E' venuto per parlarmi di tre argomenti che in questo momento pm mteress a.no ed agitano gli Albanesi; mi prega che io li segnali alle Autorità Superiori perché queste le facciano sapere al Governo Italiano.

<<A) Questione d i Dibra Piccola (Piskopeja).

«A Dibra è vi,·ace lo spirito di a\·versione contro i Serbi che occupa no la Regione. Gli Albanesi vogliono il confine assegnato loro dal TrattatO di Lond ra del 1913, per quanto, con palese ingiustizia ed anche contro il parere dell'halia, siano sta ti lasciati fuori di tale confine alcuni centri albanesi assai importan ti. L'agi tazione albanese è specialmente tenut•l in fermento a Ljuma , Radomir, Piskopeja, nella reg ione di Kossova; e non vi sarebbe nulla d'impOS$ibi le eh 'essa divenisse generale c riuscisse a cacciare le truppe serbe nl di là del con· fine albanese del 1913 Chiederebbero un cannone da montagna, fucili e munizioni al GO\·erno Iraliano per pmer venire in aiuto qualora fosse necessario at loro compatrioti che si battono.

«Avendo io osservato che il Governo Italiano non poteva {art: :uione con· tro i serbi, Ahmed Bey Zogolli disse che egli com prendeva come ciò non po tesse farsi apertamente: mn special mente quando s i è amici l ' aiutO poteva darsi sotto mano tanto più cht; non oecorrevano militari italiani avendo essi suffi-

342 Le truppe ìtalìane m Albani,l ( I 'J ' i 2 0 e J'f 3'J )

ciente pc•·sonale prat ico di cannoni e mitragliatrici; soggiunse che gli stessi mezzi potevano servire per ridurre certi brigant i all'ohbedienza, e che a ciò sarebbero riusciti solo al sentire che le truppe albanesi avevano cannoni.

«B) Questione di A1·girocastro.

«Sembra, mi disse. che il Comandante delle truppe m Albania voglia to· gliere le truppe italiane dalla zona di Argirocastro

«Il Governo chiede vivamente che le truppe italiane non siano tolte poiché esse sono assai ben viste nella regione e sono quindi garanzia di sicurezza. Poiché la regione è però infes tata da bande che danneggiano cristiani e rnusulmani, il Governo per porre una remora al disordine e finirla col brigantaggio, ha intenzione di dislocarvi in complesso circa 2000 Gendarmi. Qualora invece le truppe italiane lasciassero la regione , la regione di Arg i rocasrro si troverebbe in balla dei Greci ed .il Governo Albanese per ripararvi dovrebbe inviarvi colà circa 10.000 uomini . Si raccomanda quindi che nelle eventualità del ritiro delle truppe italiane, il Comando Truppe Albania ne dia al Governo di Tirana l'annunzio otto o dieci giorni prima affinché esso possa provvedere in merito.

«C) Questione di Valona.

«Prega il Governo Italiano di fare di propria mtztanva un gesto magnanimo di alta importanza politica e morale passando al Governo Albanese la gestione amministrativa della provincia di Valona.

<< G li Albanesi - dice - si chiedono perché avendo occupato la provincia di Scutari, ove pure sono truppe italiane, non potrebbero avere dagli Italiani, che si professano loro amici, l'amministrazione di Valona.

«La provincia di Valona è povera, ha vita in quanto vi sono gli Italiani; cosa può dunque importare ad essi di averne l'amministrazione?

<< L'importanza della cessione si può considerare sotto tre aspetti:

«a) Di politica estera : poiché i Greci ed i Serbi dicono che essi non disarmeranno dalle loro pretese sull'Albania se l'Italia non lascia la provincia di Valona, l'Italia li disarmerebbe !asciandone .l'amministrazione agli Albanesi.

«b) Per le relazioni fra l'Italia e l 'Albania: gli Albanesi vedendo l'a tto del Governo Italiano sarebbero vieppitl convinti delle buone disposizioni dell'Italia verso l'Albania.

«c) Di politica imerna poiché cessando ogni preconcetto degli Albanesi contro l'Italia si elimi nerebbe ogni pericolo di disordine; inoltre se il Governo potesse portare al Senato la lieta novella potrebbe conveni·enteme nte maneggiando l'avvenimento e facendolo apparire - quale è - di grande importanza. aumentare s'è possibile le simpatie albanesi per l'Italia: aggiungendo che il Governo stesso ne uscirebbe rafforzato con vantaggio della tranquillità albanese.

« Invece ora permane, per Valona, negli Albanesi uno stato di malessere e di malcontento che non si manifesterà esternamente perché gli Italiani sono molto ben visti in Albania, ma di cui approfittano i nemici dei due paesi a loro vantaggio.

Allegati - -----'-------------------343

344 u rruppe iraluwe 111 Albania ( TC)I.j - :!O e 1939)

<• Per quanto riguarda poi la presenza degli Italiani a Valona, egli disse che nessuna opposizione può ad essi venire dagli Albànesi; gli ftaliani, disse, donebbero essere soddisfarri di tcnere Saseno, la baia e tutti i punti tattiCI e strareglct di cui hanno bisogno. t\nzi i l Governo e gli t\lb:mesi desidererebbero averne dì più per fare risorgere il loro P<tese.

«Quando la quest ione albanese sarà risolta essi avranno bisogno di orga· nizzatori mi l itari, civili, p(llitici, amministrativi e non potranno c hiederli che all'Italia poiché saranno questioni che si risol veranno fra lo St:uo I tali ano e Albanese. Faccia dunque presto l'Italia questo atto di sapiente politica.

« Il GO\·erno 1\lbanese lascerebbe nell'amministrazione di Valona nmi gli attuali impiegati che sono ligi all'Italia, così comè ha fatto per la provincia di Argirocasrro nella quale tutti gli impiegati sono stati lasciati e riconfermmi al loro posto>>.

Annesso 2

al f. 21 55 Op.

COMANDO PRESIDIO ITALIANO SCUTARI D'ALBANIA

f. 148 di Prot. Riserv.

Oggetto: Informazioni.

l ndirizzi

Scurari, Il 20 marzo 1920

Ieri, ricorrendo la festa della città di Scurari, anniversar io del giorno io cui nel 1914, durante l'occupazione internazionale, la bandiera albanese fu issata per la prima volta, dopo parecchi secoli, sul castello veneziano ove già svento· lavano quelle delle cinque grandi potenze, fui invitato con altri Ufficiali ad assistere ad una rappresentazione teatrale, data dai gio\'ani nazionalisti Scutarini , alla quale intervennero, oltre le notabilirà del Paese, i l\linistri Hogia Kadrì ed Ahmed bey Zogo!li che rrovansi tuttora a Scutari. La rappresentazione, in form:l allegorica , fu turta di camttere patriouico, inneggiamc alla libenà cd indipendenza d'A lbania.

In una delle scene erano rappresemari i 5 fiumi, Bojana, Drin. !vlathi, Skumbi e Vojusna. Ognuno di questi, raffigura<o dn una fata che faceva veri di unione e solidarietà con gli altri . Mentre inosservato passò i l voto della Bojana e del D rin, ed riscuoteva ii Math i, perché il Ministro Ahmed bey Zogolli è appunto di quella regione, una vera frenesia invase il teatro, quando anche la Vojusna fece l'augurio che Valona, terra Albanese. potesse anche essa unirsi all'Albania.

l\-Iolti applausi la frase «l'Albania agli Albanesi».

Tanto si ha l'onore di comunicare per conoscenza di codesto Comando.

Il Colonnello Comandante del Presidio T. Francavilla

2366 Op. riservatissimo Vnlona, 10 aprile 1920

Oggetto: Situazione politica dell'Albania.

Al Ministero Guerra ( D.S.M.)

Al Ministero Affari Esteri Roma Roma

Allo Stato tUaggiore R. Esercito Roma

Governo di Tiranti. - Le varie manifestazioni del Governo di Tirana denotano come questo nella sua maggioranza prosegua decisamente nell'indirizzo nazionalista, ed in modo da rendersi progressivamente sempre più indipendente dalle influenze straniert:. Comportandosi in tal guisa, gJi elementi più spinti sperano di formarsi una base nel paese unificando le varie correnti, facendo tacere i dissidi interni e facendo apparire al mondo come tutti gli Albanesi, senza eccezioni, vogliono essere cittadini di un 'Albania completamente libera ed indipendente. Innegabilmente la propaganda in tal senso, esercitata con grande intensità ha sortiti effetti imporranti quasi in og.'li regione attraendo nell'orbita nazionalista una forte corrente, spintavi dalla novità e dalle intimidazioni.

Ulteriori informazioni pervenute dal Comando della 13• Divisione illustrano più ampiamente l'avvenuta apertura, ìn Tirana, del Parlamento Albanese, della quale è statO comunicatO con telegramma N. 2043 Op. del 29 u.s.

Alla seduta sono intervenuti 25 Senatori dei 39 eletti, molro pubblico e le autorità locali: vennero inoltre offerti 5 posti pel Comando lralia!lo, posti che vennero occupati da 5 inviati da Durazzo in form<l non Durante il discorso, letto dal Ministro Esceref Frasceri. all'accenno dell'America un Albanese avendo gridalO « Viva Wilson », quasi tutti i presenti prontamente <accolsero il grido e lo ript!tcrono.

I Senatori. ultimato il discorso, prestarono in massa giuramento sulla seguente formula: «Giuro innanzi a Dio di I:!Yorare per !"indipendenza piena dell'Albania secondo il nostro programma>>.

La sedura si sciolse quindi in ordine; la città era imbandierata di bandiere albanesi.

Dal discorso di cui si unisce copia, t radotto in Italiano, va esclusivamente rilevato come il suo contenuw nor. sia amichevole per l'Ital ia per l'opera civilizzatrice e liberatrice della quale non esiste una sola parola Ciò si dovrà far rilevare agli Albanesi, mettendo in rilievo la ingratitudine dell'Albania, l a quale, se oggi è libera e può di ind i pendenza, lo devt:: esclusi,·amenre alle armi itaEane.

A confermare che il Governo di Tirana sia forzato a tendere di rendersi man mano completamente indipendente, anche in opposizione all"halia, possono servire alcuni fatti che qui si accennano.

I l .3 corrente il Sottoprefelto di Fjeri veniva trasferito d'urgenza a Liaskoviki, per dove pa:tiva la stessa giornata, sostituendovi l"attuale, che rrovasi in breve permesso, e che è persona a noi devota; a Fjeri veniva invece mandato

Allegati
T ATO
All eg at o n. 42
COMt\i'fDO TRUPPE ALBANiA S
MAGGIORE

un nuovo funzionario. E' da notare che Lìaskoviki ll'OVJSi nella provincia <.li Ar· girocastro, per l'arnm i nisrrazionc: della quale, nel verbak di al et:ssa to Governo Provvisorio, esiste una clausola che vieta di rimuovere i funz ionari che vi pn:smno servizio senza preventivo accordo con t}lJesto Comando. Tale in· frazione questo Comando ha latro. il giorno 8 corrente, rilevare al di Tirana, chiedendogli se esso o meno rispettare la convenzione c:sistt:nte.

Altro fatro analogo è costituito dal funziom1menro attuale della Gendarme· ria Come è noto, fino dall'epoca del di Lìusna - gennaio scorsCJ - la massa della Gendarmeria si sottrasse alla <\Utorità della Missione Italiana pc.:r porsi al servizio del nuovo Governo.

Reccntis)imamente, secondo notizie assunte a Tiranu pervenute al Coman· do u• Di\'isione. la direzione ddla organizzazione della Gendarmeria i: stata affidata ad una commissione di Ufficiali della Gendarmeria composta di due ì\Iaggiori, due Capitani ed un sonoteneme: dei primi due, uno è stato ufficiale di Stato Maggiore nell'eserciro rurco. Come ragione del progressivo distaccarsi dalla Missione Italiana, quest'ultimo ufficiale, in 110 colloquio col Generale Freri, ha addotta la piccolezza del bilancio che non consente di costituire molte unità di gendarmi e conseguente impiego di ufficiali italiani; dichiarazione che con· t rasra con lo stato dei fatti, perché gli arruolamenti, come si dirà in seguito, si stanno svolgendo su larga scala e sembra senza preoccuparsi eccessivamente delle

L'Ufficiale predetto poi in un colloquio avuto col Maggiore Askel ddla Croce Rossa Americana di Tirana, gli avrebbe chiesto di interessarsi di procu· rargli per i gendarmi, 4.000 paia di scarpe ed altrettante giubbe e pantaloni.

Il Maggiore della Croce Rossa avrebbe promesso di interessarsi della richiesta soggiungendo che gli oggetti sopraccennati arriverebbero presto in Albania.

E' stato inoltre già riferito (telegramma 2234 Op. del 6 correnrc) che il Goçerno Albanese ha chiesro al Tenente Colonnello Ridolfi la consegna degli oggetti di vestiario ed armamento prelevati tempo addietro per la gendarmeria ed esistenti nei magazzini della Missione Italiana, richiedendo per di piì:t tre mitragliatrici costituenti la dotazione della scuola di Gendarmeria; le richieste suaccennate venivano motivate dall'intenzione di armare ed equipaggiare dei gendarmi da inviarsi nella Mnthia per respinge r vi i Serbi da alcune località da loro illegalmente occupate. Questo Comando a talt.: richiesta non ha aderito, non essendo state: ancora chiarite le relazioni tra il R. Governo e quello Albanese.

Da ultimo giunge notizia che il Comando Generale della Gendarmeria ha ordinato tassati,·amente che rutti gli Ufficiali della Gendarmeria stessa indossino i nuovi distintivi nei quali è stato soppresso tutto ciò che ave\·a affinità coi di· stintivi prescritti dalla nostra Missione.

Da notizie pervenute dal Comando 13• Di'visione risulta infine che il Go· verno di Tirana tenterebbe di accordarsi colla Scrbia. A tal uopo è già stato inviato un emissario a Belgrado Sulla persona inviara a Belgrado c sulla sua possibile Missione si sono già chieste maggiori informazioni.

Le apparenze insomma, fino ad oggi, farebbero credere, a chi guarda :.uperficialmente l'azione del Governo di Tirana, che es:.o abbia saputo imporsi al popolo albam:se e possegga la forza necessaria per unificarlo e per rendcrlo indi· pendeme da qualunque dominio o mandato straniero.

Nel fatto però molti indizi rivelano come nel suo interno non coe· sione e identità di vedute, e come il suo potere sia minato dalle vecchie discor-

die c dalle vecchie inimicizie di famiglia; dnll'c:ssete taluno dd membri del Governo, non pochi senatori e mol ta parte ddl'i\lbania centrale fautori del ritorno - per ragioni che si intuiscono facilmente - di Essad Pascià , e dall'essere il nuO\O Governo il frutto di una sedizione militare sulla quale deve forzmamenre appoggiarsi.

Opposr::ion(' ul Gvz:t:mo dt Tirana. - fa,·orita c sov,·enzionata dai Serbi manifesta di nuo\'O, vivace e combattiva, l'atti,·ità del partito di Essad. ngente sempre ndla zona del Bacino dci Mathi, di Kruja c nella !vlalcija di Tirana. In questo risorgere dell 'essaJisrno riappaiono le rarattcris ti che dcll'ambicnrc albanese con le sue rivalità fra 1<.: famiglie più influ en ti , e con il comballcrsi fra loro delle popolazioni di vari paesi venduresi facilmc:nre al migliore e pitt potente offerente.

Questo Comando era a conoscenza che bande serbo·essadiste si preparando nella regione di Dibra - focolaio e centro propulsore della propa· ganda essadi:.ta - per scendere nell'Albania centrale c combattere il Governo di Tirana. Jnfaui, agevolate dalla insurrezione dei p.migiani delle famiglie nemiche di quella Zogolli {AhmeJ Bcy Zogolli, Ministro degli interni) e da altri capi osrili al Governo di Tirana. 500 banditi essadisti comandati da capi giìì noti sono penetrati nella Mathia con lo scopo di combattere il Governo di Tirana e specialmente lo Zogolli. Della azione di tali bande e dci provvedimenti presi è stato riferito con i telegrammi n. 2232 Op. e 2254 Op. del 7 corrente.

Nel nuovo Governo esistono. come già si è accennato, alcuni partigiani di Ess<ld. i quali non hanno certamente ostacolato le manifestazioni ostili al Governo stesso, verificatesi nella Matbia.

Inoltre giunge norizia che, promosse da Veli Bey. uno dei generi di F.ssad Pascià, hanno avuto luogo nei giorni scorsi a Durazzo ed in alcune località vicine, riunioni nelle quali, nel memn.: veniva accennato alla debolezza delJ'atru2le Governo, si affermava che un effettivo al Go\'erno stesso 2vrebbe potuto essere solamenre portato dalla presenza di Essad.

Il Governo di Tirana contro tal propaganda è probabilmente impotente, esso sarà costretto a scindersi, c la parte più moderata che ama veramente 1' /l.lbania non troverà altra soluzione che quella di appoggiarsi all'Italia.

Di ta le tendenza sono certamente indice i passi fatti dal Ministro Cioba, presso il nostro Comando di Tirana, anche in nome del Ministro Sotir Pc:zzi. e della maggioranza ( ?) dei Senatori per entrare in trattative col nostro Governo onde evitare che il partito cssadista prenda il sopravvemo (telegramma n. 2332 del 9 corrc::me).

Da tutto il complesso si può dedurre che il Governo di Tirana, combattu· to con le: armi dagli avversari cssaclisti, e senza unit?ì di vedute nel suo interno. tenderà a sfasciarsi dando luogo all'anarchia e alla guerra civile, che fino ad ora è stata impedita unicamente daliA presenza delle nostre truppe.

Arruolame'lti nella Gendanuerit1. - Nella decorsa settimana gli arruola· menti di cui è stato accennato nelle precedenti relazioni. si sono intensificati ed effettuati in quasi tutte le regioni dell'Albania; gli arruolati debbono ascendere già a qualche migliaio, i pÌLJ verranno concentrati a Tirana per ricevervi l'apposita istru?.ione e venirt: completati di armamento e di equipaggiamento: un 'altra pane verrà dest inar" ndl'/\lbania Meridionale per combattere i Greci qualora essi intendessero occup<1rc In provincia di Argirocastro.

.-l/legati 347

Per ottenere arruolamenti il Go,·erno di Tirana si vale di turri i suoi fuo..:ionari e della propaganda di preti musulmani.

Quakht: centinaio di arruolati :.ono profughi delle regioni etnicamente albanesi, occupate dai Serbi; si debbono aggiungere i 380 recentemen te provenuti dalla America.

Come armamemo gli arruolati dispongono per la maggior parte di fucili Mauser e non scarseggiano di munizioni, si è saputo inoltre che il notO maggiore Macsud, comandan te di batraglìone di. Gcndar111eria, dispone di una mitragliatrice.

Situa:àuNe nell'Albania seltentrionale. - Fra le tribù cattoliche della regione ad est di Scurari esisterebbe malcontento per jl fatto di aver visto insediati un numero eccessivo di funzionari musulmani nella amministrazione dd nuovo regime; si troverebbe una prova di tale stato d'animo nel rifiuw della popola· zione di far risiedere una sortoprefettura a Kopliku e di accogliervi il sottoprefetto nominrtto dal Governo di Tìrana.

In complesso poi h1 popolazione di Scutari non è favorevole agli Italiani forse per la larga influenza che su di essa ha esercitato il dominio austriaco in passato, c più recentemente il Comando france se. Risulterebbe infatti che il Ministro Cioba, cartclico, ha diretto una lettera all'Arcivescovo cnttolico di Scutari lagnandosi perché molta popolazione e molti Ministri del culto sono ostili all' Italia, senza comprendere che tale ostilità potrehbe esser causa della rovina delrAlbania.

Circa il conregno dc::lla Prefetr ura di Scutari, \'enne già comunicato con telegramma 2222 Op. del 7 corrente, quanto concerne la dichiarazione della quale la gendarmeria si assumerebbe la responsabili tà del mantenimento dell'ordine nel territorio della provincia stessa.

Quanto al ritiro di talune nostre truppe dislocate a nord dj S:::utari fino ad ora è limi•aro ai Presidi di Prekali (Alto Kiri) e di Sosit a nord -est Prekali, nonché della Stazione CC.RR. di Sosit.

Essendosi verificati poi che alcuni monrcnegrini diretti a Scutari. muniti del nostro lasciapassarc, sono stati fatti retrocedere al ponte della Bojana da gendarmi albanesi questo Comando ha avvertito il Presidio di Scurari che intende che le Autorità Albnnes i non impediscano il passaggio ai civili muniti dei lasciapassare da Autorità Italiane.

1'\elle regioni di nostra occup:uione, ai confini est dell'Albania. alcuni capi banda assoldati chi serbi tentano di arrecar disturbo ai nosrri Presidi avanzaci ed a carovane. Il fatto del genere, più grave da segnalarsi, consiste in Jue scariche di fucileria delle quali è smta fatta segno una nos tra colonna di rifornimento partita il lO scorso da O rosi e diretta a Kolos. Nostre perdite [urono un caporal maggiore ucciso ed un soldato ferito.

Il Comando 13• Divisione ha dato disposizioni perché eseguita una severa rappresaglia, sempre quando dagli accertamenti in corso essa sia giudicata opportuna ed efficace.

Nel complesso, dato che il farro sopraccennato può considerarsi sporadico e non riveste alcuno speciale carartere di decisa ostilirà delle popolazioni verso di noi. la situazione al nord del Mathi può considerarsi tranquilla. nei nostri riguardi.

Le truppe italiane m Albania (!Ot.j.- 20 c 1939)

Situazione nelì'Albama centrale. - Dopo le comunicazioni rigua.rdami la rivolta a carattere essadista nel Mathi e che ha formato ogget to dei telegrammi n. 2232 e n. 2258 del 7 corrente non sono pen·enute ulteriori notizie. Non si può per ora prevedere se gli an•enimenti in corso nel Mathi, possano estendersi, e dar luogo a veri e propri scontri fra le bande essadistc c i gendarmi dd Governo di Tirana. Quanto ai nostri Presidi essi, come venne comunicato, non sono stati disturbati. Nella relazione del 2ì u.s. n. 1995 venne riferiro che l'ex Ministro Mustafà, per sfuggire all'am:sLO decretato dal Governo di Tirana, crasi recato a S. Giovanni di Medua con l'intendimento di imbarcarsi poi per l'Italia: da successive informazioni risulta invece che per l'ostil ità della popolazione fu indotto a fuggire da Kruja; cltlun lmente si sarebbe rifugiaro in Mirdizia presso uno dei capi di quella regione.

Situa::ione lll'll'Albania meridiOnale. - Continuano tra i musulmani le riunioni a scopo politico (nazionalisra); si raccolgono denari e si arruolano volontari nella gendarmeria; in qualcuna di tali riunioni sarebbe stato stahilito che ogni aiut:.nle debba pagare cin<.JUC l ire mensili per le spese che deve sosLcncre il Governo pcl mantenimento della Gendarmeria; simile pagamento sarebbe stato imposto a tutti gli abitanti di alcuni paesi dell'Alta Vojussa da gendarmi albanesi i quali dissero essere il detro pagamento ordinato d,ù Governo di Tirana. Detro Governo ha fatto pure riunire muftar e capi di villaggi per la sotto· scrizione di un prestito nazionale.

Pericolosa principalmente è l'attività delle bande greche che hanno più volte sconfinato nella regione del confine meridionale albanese, e delle quali si è già ri ferito coi telegrammi n. 1977 Op. del 26 marzo e 2150 Op. del 2 c.m.

E' soprattutto tale attività che mantiene eccitati gli abitanti dell'Albania meridionale, ravviva le discordie fra musulmani e ortodossi e fornisce il pretesto alla stampa greca di svolgere la sua campagna denigratrice e subdola contro l'esercito italiano che viene accusato di essersi dichiarato incapace di opporsi alle bande albanesi. In detta stampa viene rappresentata la situazione dell'Albania meridionale come impressionante, e si inventano notizie di stragi e massacri mai avvenuti.

lntanro giunge notizia che da Corfù si esportano armi nell'Albania meri· dionale a mezzo di velieri; tali armi servirebbero per mencre in condizioni i cristiani di aiutare l'esercito greco, quando questo avanzasse, per «schiacciare la resistenza albanese».

Tale ultima frase, comparsa nel giornale di Janina « Elefteron Vima >> è da ::ttribuirsi al Generale Orphanidis comandante le truppe greche nell"Epiro.

Ad Argirocastro, il 27 u.s. si è iniziata la pubblicazione del giornale albanese << Drita >> (La Luce) il cui programma con tiene il proposi to di combattere per la fratellanza e per la riunion<.: di tutti gl i Albanesi di ogni religione e di ogni provincia, di combattere inoltre ogni azione dannosa agli interessi nazionali.

Sulla ripresa degli arruolamenti nelle Milizie Nazionali Albanesi venne già ·iferito con telegramma n. 2257 Op. del 7 corrente.

Il Tenente General e Comandante le Truppe d'Albania

Allegari >49

Tirana. lì 2ì marzo 1920 Signori.

Nel Congresso di Ljusna, che tenne il 21 ge nna io. fu deciso che il Consiglio si aprisse il LO di questo mese.

Sono mollO contento di aprire oggi per la prima volta il Parlamento Nazionale .

Quando si decise l ' Indipendenza dell'Albania, il 28 novembre del 1912 a Valona si doveva riunire i l Senato ma poi non si riunì.

Il 26 ottob re del 1918 si era deciso a Durazzo di riunire pure il Senato ma anch e que)ta volta non st riunì, perciò la vita parlamentare Jell't\1ba nia comincia oggi con loro Signori.

La Nazione Albanese in questo periodo d imostra pienamente che è arrivata ad un grado di civiltà e di progresso molto p:ÌÌl alro di quello che c red evano quelli che non conoscono la vera Albania.

Il Congresso di Ljusna colla sua ope ra patrìottica ha dimostrato che l'ideale nazional e è !"unione , e non un gioco personale.

Il G ove rno di Durazzo perciò passò i confini di sua competenza, c fu abbattuto a pieni voti e si formò il n uo\'O Governo.

L'aspirazione nazionale è l'indipendenza completa e la protezione della Patria.

Coi nostri vicini jugoslavi e greci abbiamo pi eno desiderio di vivcrc in amichevole armonia. Abbiamo grande speranza che i nostri vicini riconosceranno i nostri diri tti etnici e geografici.

L 'I talia, prendendo in considerazione la vo lontà del popolo albanese. spe· riamo che cambi politica e che sarà partigiana dell'indipendenza e dell'integrità piena dell'Albania e così insieme all'halia, Inghilterra e Francia chc si sono dimostrate sempre le più protctcrici della libertà dci piccoli popoli, saranno benevoli per la nostra questione nazionale

I n questo momento storico è dovere ricordare con speciale riconoscenza l'intervento umanitario ed a fine di giustizia che sta facendo l'alto ed illustre Presidente degli Stati Uniti Wilson {grida viva Wilson ) come rappresentante del grande popolo americano e quesro bene che egli ci prodiga non si deve dimenticare dal popolo albanese .

Siamo sicuri che il grande popolo americano dal quale sono sortiti i principi di umanità e di giustizia darà un forte aiuto a tutte le nostre richieste e diritti nazionali.

Giustizia!

Noi vogliamo giustizia e giustizia avremo!

Signori.

città di Scutari col suo circondario il giorno 2 corrente è passata sotto l'amministrazione del Governo Nazionale. In poco tempo speriamo che tutte le regioni che furono assegnate all'Alban ia nel 1913 faranno come Scutari.

In questa riunione discuterete sulle leggi c sul bilancio che vi sarà presentato dal Governo e siccome noi manchiamo di molt<: cose voi avrete molto da lavorare.

Le tmppe rtalianc 111 Albania ( r9r.; - .zo e HJ39) ---
Annesso l al f. 2366 Op.

Speriamo che Dio ci aiuti c che quesro Parlamento possa salvare l'integrità dell'Albania.

P. C. C.

Il Capo di Stato l\·1:tggiore

Col. Rossi

Allegato n 43

COMANDO TRUPPE ALRANlA STATO t-.1AGGIORE

N. 2558 di prot. Op Valona, 18 1920

Oggcno: Riassumo degli avvenimenti militari in Albania.

AL Mittistero degli Affari Esteri

Al Ministero Gtterra ( D.S.M .)

Allo Stato Maggiore R. E sercito

Roma

Roma

Roma

Albania settentrionale. - Calma pressoché invariata in tutta la regione, ove parlasi con insistenza del probabile ritiro dei Serbi dalla Tarabosc e dalla riva destra della Bojana.

Non sono però cessati i malcontenti contro le truppe jugosla\'e da parre degl i Albanesi per la preseru:a di queste sul territorio dell'Albania.

Nel settore Valbona, e precisamente nelle montagne del Nicai e del Mercuri, si sono riuniti comiragi albanesi, composti in massima parte da abitami del Crasnic e del Gasi, i quali si sono assunti il compito di contrapporsi ai Serbi. Le truppe S.II.S. di questa regione, come quell e dislocate nel Settore Jpek, del T arabosc e del Monte negro, difettano attualmente di viveri, ciò che è causa di grave scontento.

In questo Settore il Presidio serbo più numeroso è quello di Dusai, forte di una cinquantina di uomini con uno o due cannoni da montagna ed una Sezione mitragliatrici.

Nel Settore di Kastratit la situazione milit<1re sembra attualmente cambiata, poiché le bande di Comiti, non piì.1 dai Serbi, hanno cessato ogni atti\·ità, c sembra che i componenti di esse. solo per timore di nostre rappresaglie o di vendette da parte degli abitanti rimasti a noi fedeli , tardino a rientrare alle proprie case. In questa regione si deve pur notare l'arruolamento volontario nella Gendarmeria albanese di 120 profughi di Hoti e Kruda , i quali verrebbero inviati a Tirana per compiervi uno speciale corso d'istruzione.

Nel Settore dd Tarabosc non si ebbe a verificare alcun movimento di truppe sccbe, però queste dimostrano la loro attività , apprestando lavori difensivi nelle località da esse occupate.

Negli ulrimi giorni del mese u.s. si ebbero a segnalare diverse diserzioni di militari in ispecie dd Pt·esidio di Oblika, i quali si costituirono a Scutari, doYe alcuni di essi prestano attualmente servizio presso la Gendarmeria albanese.

.4 !le-gati 35 1

3'52 T.e truppe italiane in Albania (1!)!4·20 e 1')39)

S;:mbra pc;:ò che. essendovi un posta di controllo davanti al pont<' tli sdLl destra della J3ojana, dette tli;.erzioni siano seg retamente volure dal Comando jugoslavo per informato nos tra e del Governo albanese.

D a d i\'C/SO tempo. :1 mezzo dd agenti. il Governo serbo fa spargere nella regione la \'O:e che. per accordi inten·cnuti con l'Italia. esso abhanJonercbbe le region i nell'Albania

Venn e vociferaro anche d ai militari serbi dis loca ti sul T arabosc che essi abbandon:.lla quella pogizione il l 4 co rrente.

Da notizie r.::cemissime. al giorno l L risulta però che non si tratta di abbandono del Tarabosc, ma di semplice dir.1inu7.iOne di f orza , per con· gedamcmi t: Quest' ultima già iniziata, sare bbe ora sospesa.

Alban}a centrdc. - Fi n dai primi giorni del mese andò manifestandosi un ft:rmemo nelle popo.lazioni dell'Albania centrale. Dapprima latente, esso andò man mano concretandosi, fino ad assumere l ' aspetto di una aperta rivolta contro il Gove t·no di Tirana.

Non be n chiari sono gli scopi ultimi a cui mirano i fomentatori di quesra ri bellione, perché fra essi alcuni, nemici della famiglia Zogolli, cercano di rO\·esciare il G overno, sol perché fa parte di esso un membro di tletra famiglia. il Ministro de[tl i Interni, Ahmed Bey Zogo.tli; altri invece, ferventi essadisti, temano di abbattere il predetto Governo per uno nuovo con a capo Essad Pascià.

E' certo però che la comunità di imenti l i ha awicinat.i, mertendo in non lieve imbarai'.ZO il Governo di Tirana, che a quanto pare non è in grado di fron · leggiarc il movimento, il quale d'altronde va sempre più estendendosi.

Pa re che l'inizio della rivolta debba ricercarsi ne !l 'uccisione di Osman Musta per parte di emissari del Governo di Tiran:t. t\bas Kupi , che ave\·a pro· ceduto alh1 fucilazione dei presumibili dell'Osman Musta, e che ha con sé tutta la popolazione di Kruja e del Circondario, si è messo apertamente contro il Governo di Tirana, ed attende con i suoi uomini, armati e pronti, i gendarm i che questo pare imenda im·iare in quella local ità per eseguire una azione puniti\'a. Ad Abas Kupi si è ul.sociato il noto capo essadista O sman Bali, con turti i suoi partigiani.

Così dJ una questione di vendetta si è venuto ad una questione di partito, della quale approfinano certamente i capi per indebolire l'azione del Go\·erno in pro delle loro finalità

In so.:.:orso dei rivoltosi accorsero delle bande di albanes i de! Dibrano, due delle quali si presentarono ai nos tr i Presidi di Cafa Mura e di Cafa Bulcizes. I due capi Kassim e;:d Alit Lesci assicura ron o che la loro inten· zione era di porrare aiuto al partito contrario al Gove;:no di T irana , senza nulla avere contro le n osrre truppe.

Una ddJe bande, di ci rca .300 uomini. non avendo potuto passare ne l Mathi da Cafa Mura, stante In proibizione del Comando del nostro Presidio, riusciva attra\•erso i monti a portarsi verso b regione O lom ani. centro della ribelliom:, ed a u nirsi ai rivoltosi.

l manto tre colon m: di genda rmi inviati cotltro que sti ultimi d:.1l Governo. covettero ritor01are i nd ie tro per deficienza di forze e rientrar<: in Llsa. La Gen ·

darmeria albanese avviata verso Cafa Mura veniva circondata dagli insoni c disarmata, ed i gendarmi rimandati liberi

A Lba la situazione degli agenti del Governo diveniva subi tameme insostenibile, t:: il Sotto-Prefetro con il Capimno dci gend•trmi Giavid Bey e pochi militi rimasti fedeli al Governo, dovevano abbandonare il paese per rifugiarsi nella casa ddlo Zogolli e Burgaier.

Gli insorti occupavano immediatamente la Prefettura e la Caserma dei gendarmi di Lisa e sembrava anche che la loro intenzione fosse di recarsi attaccar<: la casa del Ministro Zogolli a Burgaiet, dove si erano rifugiati i partigiani del Governo. Nel frattempo il J\ilinistro Zogolli a nome suo e del Governo di Tirana chiedeva aiuti ai nostri Comandi in cannoni c mitragliatrici, aiuti che vennero negati, dovendo le nostre truppe salvaguardare l'ordine pubblico c non entrare in questioni partigiane. Quando però la minaccia degli insorti si portava verso la casa dello Zogolli, ove i seguaci di quest'ultimo intendevano di resistere per salvare la famiglia di lui da possibili rappresaglie, il nosrro Comando intervenne per proteggere la casa contro qualsiasi offesa. I rivoltosi, conosciuta l'intenzione delle truppe italiane, resero ad esse omaggio, anzi in seguito a loro domanda. il nostro Comando faceva accompagnare i difensori in salvo ed ottenevi! eziandio la promessa che la casa dello Zogolli non stata distrutta. si S\'olgevano rali avvenimenti nella Mathia, il Ministro Zogolli, con una mitragliatrice. pani'"a da Tirana alla \·olta di Burgaiet e Lisa, cd arriva\·a a Bazar con 400 armati, esprimendo al nostro Comando di Presidio l'intenzione di fare rappre saglie, distruggendo le case dei rivoltosi, in alcune delle quali sono accasermate le nostre tntppe. Avendo il nostro Comando fano presente che non permetteva simile atto, come non aveva permesso che i rivoltosi distruggessero la sua casa, lo Zogolli abbandonava il suo divisamento.

Inranro, movendo da Kruja. Osman Bali si portava alle porte c.li Tirana e chiedeva al nostro Comando locale il permesso di entrarvi per deporre il Governo. Avendogli il predetto Comando fatto presente che non permetteva l'ingresso di armati in città essendo suo obbligo di rimanere neutrale e mantenere l'ordine, l 'Osman Bali faceva sostare i suoi 500 uomini, di cui soltanto una parre armati sulla strada di Elbassan, a tre chilometri da Tirana. Attualmente i due partiti restano inattivi, e ciò devesi alla presenza delle nostre truppe.

Altre riunioni però, che preludono ad una maggiore estensione della rivolta contro il Governo di Tirana, vengono tenute, a cura degli avversari di questo, a Durazzo, Bazar Sciak e a Ca\·aja. In quest'ultima località, dove tentarono di penetrare giorni sono numerosi armati essadisti, con a capo Kadri Sigini. già Ufficiale dell'Esercito sotto Essad Pascià, si trovano attualmente ammassati circa 600 gendarmi governativi.

Data la situazione attuale de11a regione, dove i nostri Presidi, senza prender pane alb lotta , devono assistere alle contese fra i due partiti, con la possibilità di esserne coinvolti, l'arretrnmcnto di alcuni Presidi avanzati si imponeva per avere le truppe più alla mano. r. perciò questo Comando ha ordinato il concentramento dei Presidi della su Bazar l\lathi e quelli del Drin su con che si sarà riunita una forza non grande, ma sufficiente come mezzi ed azio· ne di comando ( telegramma 2-193 Op. del 15 corrente).

A1b(mi11 meridionale. - Gli avvenimenti dell'Albania meridionale sono caratterizzati dal crescente, continuo reclutamento di gendarmi e militi, che messi

Allegati 353
23. - Albania

a di:.posizìone dd Governo di Tirana dovrebbero difende re la provincia di Argirocasrro da una C\'t:ntuale occupnione greca, sal\'aguardandu l'intt:grità e l'indipendenza albanese.

Nei m<tggiori cent ri , come Bcrat, Argirocastro, Fieri e Ljusna. essi vengono a curn di tlfficiali Gendarmeria c pare che il numero di essi s ia giÌI molto elev:no. A Bcrat la formazione di un corpo di trup pe albanes i è in vin di palese atruazionC'. Durame il mercato della prima settiman<\ del mese il ban ditore della Prefettura fece pubblico invito agli uomini validi di presenrar5i per essere ingaggiati nell'Esercito Albanese, dierro di lire 4 giornaliere. Pare che nella stessa giornata si siano arruolati più di 150 albanesi armati. A Ljusna gli arruolamenti l>Ono stati pure numerosi, data l'attività di quel Comandan te della Gendarmeria, il noto Capitano Melek Frasccr i.

li Comando delle Milizie Albanesi da parre sua comunica che dalla Provincia di Argirocastro affluiscono continuamente al Deposito di Delvino gio,·ani per essere arruolati nelle e fra essi molti di cospicue famiglie, le quali cercano di ostentare sentimenti nazion alisti. che hanno pure fatto presa in ogni ceto di pcrwne.

A Premeti, nella ricorrenza della Pasqua ortodossa, mentre in una chiesa i fedeli arrendevano alle funzioni religiose, un gruppo di nazionalisti, fra cui qualche ortodosso, con a capo il Capitano musulmano \X'eis e gendarmi, irrup· pero nella chiesa, imponendo che gli inni religiosi anziché in lingua greca fossero cantati in albanese. Da ci() ne nacque un pugilato a cui intervennero tutti i gendarmi in Premeli. La chiesa venne fatta immediatamente sgombrare dai nostri carabinieri. Nella colluttazione parecchi ortodossi rimasero feriti e contusi ed altri vennero arrestati per ordine del predetto Capitano. Il nostro locale Comando di Presidio fece intervenire immediatamente un picchetto con alcune mitraglia trici per ristabilire la calma. La funzione venne nuovamente ripresa mentre gli armati s i titirarono nei loro accantonamenti, tranne una nostra pat· tuglia di vigilanza. In seguito non si ebbe a verificare alcun incidente.

A Berat giun1:.e la musica della nostra Società Vatra, recentemente sbarcata dall'America, la quale avrebbe l'incarico dal Governo di Tirana di visi rare i maggiori centri dell'Albania per compiervi un'azione di propaganda. Essa fu cntu· siasricamenre acco lta e si pronunziarono in tale occasione diversi discorsi, inncg· gian ti all'indipendenza albanese c stigmatizzanti la nostra condotta creduta avversa alla causa dell'Albania.

A Zagran il 10 corrente giunse un plotone di gendarmi albanesi, completa· mente armati e forniti di bombe a mano. Arrivati davanti aUa Caserma dei RR.CC., spararono alcune bombe e colpi di fucile, richiedendo poscia ai tre militi, componenti la Stazione, quando essi avrebbero abbandonato il paese e quando gli Italian i tutti si sarebbero ritirati da Valoua. aggiungendo frasi ledenti il nostro prestigio c la nostra dignità.

Nell'impossibilità di poter aumentare il numero dei militi componenti le Stazioni dei RR.CC. di Zagran, Baleri ed Hecali, dato il ripet<:rsi dell e provocnzioni da parte della Gendarmeria albanese e per evitare che possano nascere conflitti con le nostre trupp e, questo Comando t: venuto nella determ in az ione di ritirare dette Stazioni su Fieri, e i Presidi di Roscovez e di su Fieri.

In complesso Comando non teme per ora cbe le nostre truppe possano essere seriamente molestate; le popolazioni sanno che la loro presenza

35-+ Le t1'11{'pe italùwe rn Albania ( '':Jl-1- 20 e f()]9) ---

le Mlva dall'anarchia e dall'invas ione straniera. Le cambieranno yuando l'Albania sacrificata e sarà resa ùdinitÌ\'a c palese la sua Intanto però l'Allo Commissario che doveva portare ulteriMi direttive a Comnndo per il ripiegamento generai<: delle nostre truppe alla costa, effl:ttivamente non ne ha pon:ne . Si 5a che ha telegrafato in proposito al l\Iinistero degli Esteri; ma non ha ricevuto, che si sappia, ancora risp051a.

Il Tenente Generale Comandante le Truppe d'Albania S .Piacentini Allegato n. 44

COMANDO TRUPPE ALBANIA

N. 2888 Op. riservatissimo

Oggetto: Situazione politico-mìlitare m Albania.

Al Ministero degli !lffari l!.steri Roma

Al ,\finistcro delta Guerra (D.S.M.) Roma

Allo Stato Maggiore R. Esercito Roma e. per conoscenza:

All'Alto Commissario Italiano Durazzo

Valona. 2 maggio 1920

Govemo di Tira/la. - La posizione dd Governo di Tirana sembra oggi meno incerta essendo egli \'enuto ad accordi col parrito di Essad. Così le bande di armati raccolte da Osman Bali, luogotenente di Essad, che minacciavano a breve distanza Tirana si sono sciolte e tre ùelegati del Governo, Bajram Jcnzi, Fuad Toptani e Monsignor Ccletzi sono partiti alla volra di Parigi per conoscere il pensiero di Essad sul Congresso di Ljusna.

Il partito che fa capo alla -comunità di Kruja e all'ex-ministro Mustafà Kruja, che ave\'a raccolro un migliaio di armati e sembrava disposto a combattere senza indugio il Governo, giungendo fino ai confini fra Tirana e Kruja, non ha sinora svol ta 11zione alcuna (v. telegramma 2765 Op. del 26 aprile u.s.). Probabilmente verrà anch'esso ad accordi.

Albania settentrionale. - Conrinuano i movimenti delle noslre truppe allo scopo di concentrarsi sulla costa.

Le truppe dei Presidi di Kasrrari r e Kopliku si sono riunite a Borie (v. telegramma 2838 Op. del 29 aprile u .s.).

In seguito ad ntti ostili contro .le nostn: colonne di rifornimento che da Kalmeti si reca\•ano ad Orosi per la strada di Ungrej - Vau ?\!az, doveyano partire da Orosi e da Kalmeti due colonne con obiettivo Vau .Maz. dove. chiarita

Allegati 355
STATO MAGGIOKE

Le truppe italùwe in .4./bama (H)t-j - 20 e 1939 )

la simazione avrebbero dovuto prendere le misure necessarie per una azione pu ni tiva contro le popolazioni ostili. La colonna di Orosi avendo avuro sentore che la sua marcia sarebbe srara fortemente ostacolata da forti bande di armati, variò l'itinaario discenden<.lo per la valle del F ani Veg:el, e avvisandone la colonna di Kalmeri, che si fermò a pcrnouare ad Ungrcj. Il giorno 27 durante la marcia di ritorno, a due ore e mezza da Kalmcri, fu attaccata da circa 500 Albanesi c doYette accertare combattimento, subendo le seguenti perdite: morti, un ufficiale e due soldati; feriti. due ufficiali e sol<.lati undic i. Dopo di che essa poté proseguire per Kalmcti dove giunse alle ore 14. Mancano ancora notizie precise sullo svolgimento dell'azione che questo Comando si riserva comunicare (v. tekgrammi n. 2767 Op. del 26 aprile u.s. c 280 l Op. del 29 aprile u.s.).

Albania centrale. - Continuano anche in detta regione i movimenti per lo sgombro dc!!e nostre truppe che si concentrano a Tirana. Come effetto del ritiro delle nostre truppe si è avuto un accenno di avanzamento delle truppe serbe presso Borova per una profondità di 3 km. Dette truppe scanno requisendo buoi, grano cd altri generi in regione Dibra e hanno vietato severamente la vendita del tabacco che non sia di provenienza serba (v. telegramma 2867 Op. de! 29 aprile u.s.).

A/b,mia meridionale. - I 200 armati provenienti dall'America continuano colla musica il loro giro di propaganda . Da Betat essi sono giunti a Klisura e di lì il giorno 22 si sono recati ad Argirocas tro accolli con non molto entusiasmo no· nostantc le intimidazioni usate e la réclame loro fatta. Unitamente aJ essi c ad altri arruaù è giunto pure il Maggiore lsmail Tatzati che ha preso il Comando della Gendarmeria, sino a quel momento alle dipendenze di un nostro ufficiale superiore dci CC.RR. e che unica fra Je gendarmerie già dipendenti dalla Missione di Tirana, non era ancora passata al nuovo Governo.

La musica con i 200 armati è partita iJ 30 corrente per Delvino per continuare il giro di propaganda.

Il Maggiore Tatzati ha chiamato in Argirocastro i notabili in riunione segreta dicendo loro che la patria aveva bisogno di denaro e li ha invitati a versare due milioni entro il 10 maggio minacciando loro la deportazione sul Mathi se la somma non stata raggiunta. Tra i paesi in tal modo tassati vi sarebbe anche Tepelcni e il Cun·elesc che, come è noto, fanno parte della Provincia di Valona.

Ad Argirocastro pare che il Prefetto Ali Kcca, favorevole a noi, debba essere sostituire da Kel Tromara di Koritza già presideme della « Vatra » e di recent e ritornato dall'America.

Sembra però che il Tromara sia poco propenso ad accetrare e che intanto la prefettura sarebbe retta dal Maggiore Tatzati.

Tale cosa non sarebbe però di gradimento degli abitanti del Ctuvelesc (di cui è nativo l'Ali Keca) cd i cui notabili si sono recati a protestare ad Argirocasrro.

Si dice pure che il nuovo Governo yoglia concedere un'amnistia anche per i reati di brigantaggio. Nel frattempo i capi banda più noti quali Sciaco Lape, Bila! Alip, lzet Dervisc, ere., sembra siano in rcla7.ioni con le autorità locali albanesi c mescolati agli armati del Maggiore Mustafà Macsud.

Le Milizie albanesi sinora, meno pochi casi di diserzione, non hanno dato segni tangibili di passare al nuovo governo, ma detta eventualità non è impro-

babile, dati i reclutamenti ultimameme fatti tra dementi nazionalisti c che non si è creduto di impedire ovvie ragion i di opportuni tà e dato che tutt i gli ufficiali sono solidali colla gendarmeria (v. 2257 Op. de l 7--n.

Sinora !t: nostre truppe sono rbpettate. malgrado qualche ine\·itabilc incidenre. Il 25 aprile un nostro soldato, un po' alticcio, strappò una bandierina albanese. senza alcun caratrere ufficiale, che era attaccata ad una frasca in una piazza di Argirocastro Tale auo, riprovevole, determinò una viva eccitazione negli ani mi: più eccitato di tutti, il Capitano della Gendarmeria Leonida Frasceri, ex-sottoprcfetw di Delvino. il quale sembrava volesse reagire.

Si deve al contegno fermo c risoluto del nostro Comandante Ji Sottozona se l'incidente fu risolto in modo amichevole.

Certo l! che incidenri del genere potranno sorgere per futili motivi od esse· re artificialmente provocati.

Ormai anche nella Provincia di r\rgirocasrro domina l'elemento musulmano, nazionalista e fanatico che colla violenza rappresentata dalla Gendarmeria e dagli irregolari da n.><:lutati ai quali si sono uniti i reduci dall'America venuti coll'idea di salvare l'Albania e che qui giunti, imbevuti di idee assai moderne, avendo forse perduta la nozione reale del loro paese, lo vogliono integro ed indipendente senza aiuto dello srrarùero.

Tale idea di una Albania integra ed indipendente donebbe attuarsi con un esercito finanziariamente sostenuto dal Prestito Nazionale, per cui si raccolgono privatamente sorroscrizioni anche a Valona, e forse alimentato da una leva in massa; cerro che per avere i fondi necessari i nazion:tlisti, oggi padroni di Argirocastro non rifuggiranno da alcun mezzo; primo fra essi di avere a disposizione i fonJi della Provincia di Argirocastro, che, economizzati sotto l' Amministrazione da noi sorvegl iata, furo n o depositati nelle Casse Postali e raggiungono più di tre milioni e mezzo di lire italiane.

Gli armati così raccolti dovrebbero opporsi ad una probabile avanzata di truppe greche regolari ed irregolari, ma non è escluso che esse possano anche essere dirette da qualche esaltato contro Valona, considerando come nemico chiunque vuoi detenere un lembo di territorio albanese. Di tale azione per ora non vi sono che indizi ed accenni verbali, ma essa potrebbe iniziarsi con infiltrazioni di bande nel territorio Mi occupato.

Questo Comando ha già date disposizioni perché una simile eventualit?t non ci tro\·i impreparati, stabilendo, nei limiti permessi dalle scarse forze dei nuclei di son'eglianza nelle locali t à di più facile passaggio, perché vietino l'in· gresso ad armati.

Col graduale ripiegamento, questo Comando avrà modo di rinforzare l'occupazione de l campo trincerato, ma data la continua diminuzione della forza dovuta ai congedi, e che con l'imminente stagione malarica si renderà più esigua non è esclusa la possibilità c h e si renda necessario di trattenere a Valona una parte della truppa che dovrebbe rimpatriare. Quando ciò fosse necessario se ne darà naturalmente tempestiva notizia al Ministero della Guerra.

Allegati 357
Il Tenente Generale Comandante le Truppe d'Albania

COMANDO TRUPPE ALBAN l ,\

STATO IvlACCIORE

N. 3054 Op. riservatissimo Valona. 9 maggio 1920

Oggetto: Riassunto senimanale degli av\·enimenri di caraHere politico-militare in Albania.

Al jfinistero degli Affari Esteri Rom:J

Al Ministero della Guerra (D.S.M.) Roma

Allo Stato Alag,!!,iore dell'Esercito Roma

e, per conoscenza:

All'Alto Commissllrio l taLzano Durazzo

Proseguono i ripiegamenti delle nostre tmppe secondo il piano prestabilito. Come si ebbe a pro\'\'edere del progeno di ripiegamenro, vari incidenti si verificarono nell'attuazione e varie difficoltà bisogna superare, incidenti e difficoltà che trovano la loro causa sia nella situazione politica sorte dell'Albania, sempre incertissima, sia nel carattere psicologico della popolazione in ge· nere. Motivo per cui mentre a prima vista sembrerebbe che la ragione precipua ddle varie manifestazioni si debba trovare nel ri sveglio del sentimento di nazionalità e di indipendenza di questo popolo, nel fatto itwcc-e viene confermata più la idea che si tratti essenzialmente di lotte interne di parti t i sorretti c diretti da pochi ambiziosi cui principale aspirazione è b conquista del potere. Certo che, nella imminenza della sone decisiva che dovrà toccare alla loro Patria, gli Albanesi in genere &embrano più uniti per il raggiungimento e la difesa della integrità territoriale, tendenti a completare la loro preparazione contro i greci a sud ed i serbo jugosla\·i a nord.

Le manifestazioni per la partenza delle nostre truppe dai vari presidi assumono caratteristiche varie di soddisfazione e di risentimento. ma il più spesso trattasi di manifestazioni di simpatia verso ufficiali e soldati specie nell'Albania meridionale dove le nostre truppe hanno saputo farsi ;tmare e sti mare dalla popolazione, e non man cano nemmeno espressioni di riconoscenza verso l'Ital ia per il bene qui apportato .

Manifestazioni del genere si sono inf atti avure a Berat, E lbassan e special· mente a Bugliarat da parte del Sindaco, Consiglieri comunali e Clero ortodosso in occasio ne de l trasferimento di un bat taglione del 71° fanteria da Bugliarat a Giorguzzati. Parlasi dell'esistenza di una circolare del Governo albanese secondo la quale la ragione del ritiro delle nostre truppe sarebbe quella di rispertare la libertà e la indipendenza dell'Albania, soggiungendo che però l'Italia lascerà nei vari presidi qualche ufficiale per coadiuvare il Governo albanese nella costituzione delle milizie nazionali e che ad ogni modo le truppe italiane interverranno sempre a favore dell'Albania qualora se ne presenti la occasione.

Le truppe itali.mc m .1/bania ( J(jl.J · :zo c '93':1) --''-----
45
Allegato n.

Intanto il pn.:stito nazionale, di cui si ebbe a far cenno nella relazione della scorsa 5etciman<l, c che dovn:bbe servire per sostenere un esercito per l'attua· zione dell'idea di un'Albania integra ed indipendente, a Valona ha raggi1.1nto già la somma di lire 200.000, nd mentre dopo la partenza delle nostre truppe da Berat le autorità albanesi han disposto per la presentazione alle armi di tutti gli t1omini dai 18 ai 40 anni.

Prosegue il giro di propaganda della musica con i noti 200 armati. Essi sono gtuntì a Delvino dove sui ,·ari fabbricati delle autorità civili e dei privati del paese accanro alla bandiera albanese sventolava il nostro tricolore e la mu · sica alternava la marcia reale all'inno albanese.

Al corteo formatosi per l'ingresso in paese con a capo Hakki Ismail e .Mustafà maggim-i della gendarmeria, e che comprt:ndeva rappresenran· ze delle milizie ed armati c non armari della gendarmeria, erano presenti tutte ]e autorità civili cd i notabili di Delvino ed alcune autorità e notabili di Atgi· rocastro.

La cerimonina si svolse nel ordine.

Al pranzo ufficiale che ebbe luogo, fu invitato il nostro ComanJante delle milizie cd alla fine, nei discorsi di occasione tenuti da parte del Sottoprefeuo, dal Sindaco, dal maggiore I hlkki lsmail varie allusioni furon fatte alla necessità che l'Albania abbia l'appoggio dell'Italia: 1.10 solo accenno comune agli Albanesi che sia conservata la inwgrità nazionale e che nessun ter· ritorio, VaJona compresa, sia sottratto a tale integrità. Ripetute lusinghiere allu sioni furono rivolte al Comandante delle milizie ed all'opera da l1.1i svolta.

Governo di Tirana. - La situazione del Governo di Tirana che si era in parte chiarita in seguito al cessato contegno ostile di Osman Bali e dei suoi ar· mati ed al conseguente invio a Parigi della commissione per trattare con Essad Pascià. non è ancora definita ed anzi è più incerta che m11i per quanto riguarda i suoi rapporti col partito dci ribelli di Kruja. Falliti i tentativi di componi· mento, questi ulrimi, che continuano ad aumentare il numero dei [oro armati, hanno inviato 1.1n ultimatum al Governo di Tirana ingiungendogli le dimissioni e minacciando in caso contrario l'i nizio delle ostilità.

Nei pressi di Preza gendarmi del Governo di Tirana muniti di una mitra gliatrice, scontraronsi il giorno 3 con un nucleo di armati di .Kruja condorti dal noto Abas Kupi. Nel conflitto, i gendarmi del governo furono respinti e pare abbiano avuto 4 morti ed 8 feriti. Il successo ha imbaldanziro Abas Kupi che manifestò in seguito l'intenzione di muovere senz'altro su Tirana. E' stata sta· bilita in seguito una « bessa » tra Abas Kupi ed Ahmed Bey Toptani, prefetto di Durazzo, dopo la quale quest ' ultimo ha dato le sue dimissioni.

Albani a settentrionale. - N eli' t\ lbania sertenrrionalc lo sgombero delle nostre truppe , contrariamente a quanto si è detto per il sud, ha portato con sé qualche spiacevole incidente. come qudlo di cui si è parlato nella relazione della scorsa settimana. a Vau Maz, c quello di Lurja dove quel nostro presidio. al co mando di un ufficiale subalterno, ha dovuto abbandonare la località sotto la pressione degli abitanti che hanno impedito il tr:tsporto dci materiali. Su que· sr'ultimo fatto t: stato ormai ampiamente riferito cd espresso il parere che non trattasi di vera e J:>Wpria ostilità verso le nostre truppe, ma di istinto di rapa· cità che caratteriz7a quelle poverissime e semiselvagge popolazioni montanare.

Allegati 359

L'incidemc in\'CCC che rin:ste il carancre dt una certa grJvirà per le persom:: che vi hanno preso parre e per le conseguenze che ha a\·uto, è quello svoltOsi il giorno 4 sulla strada da Vorra a Tirana. Memre un treno decaudlle percorrente detta strada sostava per guasti. un albanese sopravvenuto cercava di trafugare un fucile. Il capornlc com:mdanre del treno fllCCva fuoco allo scopo di in· timidirc; sopraggiunto poco dopo su di un autocarro della C.R.A. un ufficiale della gendarmeria con gendarmi, il sopradetto graduato vèniva aggredito e colpito con un frustino mcnlre venivano altresì asportate poche munizioni compiendo in tal modo :mche un atto di rapina. Un sollotenente che a cavallo e seguito dal proprio attendente recavasi incontro al treno Yeniva aggredito da gendarmi irregolari c ferito gra\·emente al peno Il Comando del vicino pre· sidio di Vorra appena conosciuto il fatto inviava sul luogo una compagnia mitragliatrici che, circondata la località da cui erano partiti i colpi, catturava dieci albanesi e ne uccideva uno che cercava di fuggire, c fatta segno a colpi eli fucile da parte di altri quattro albanesi, ne catturava tre, uccidendo il quarto.

Gli imputati furono trasportati a Durar.lo ove il tribunale straordinario di guerra crasi riunito per ordine di quesro Comando; fu emessa sentenza di morte a carico di quattro di essi, commutata poi in reclusione per la minore età.

Durante la seduta del tribunale di guerra partì un colpo di arma da fuoco da una casa vicina al locale del tribunale stesso. Perquisita l'abirazione vennero. dopo viva colluttazione, tratti in arresto quatrro albanesi che furono in seguito ricoverati all'ospedale per contusioni riportate durante il conflitto. Un altro albanese armato che raggiungeva l'ingresso del locale del tribunale con intenzioni aggressive venne ucciso.

Il Tenente Generale Comandante le Truppe d 'Albania

COMA.l'\'DO TRUPPE ALBANIA

STATO MAGGIORE

N. 3223 Op. Riservatissimo

Alle gato n. 46

Valona, 16 maggio 1920

Oggetto: Riassumo settimanale degli avvenimenti di carattere politico-militare in Albania.

Al Ministero degli Esteri Roma

Al i'vfinistero della Guerra (D .S.M.) Roma

Allo Stato Maggiore dell.Esercito Roma

e, per conoscenza:

All'Alto Com11msario d'Albania Duro::zo

Le operazioni inerenti al ripiegamento delle nostre truppe si sono svolte secondo le norme prestabilire.

360 truprc iraltanc 111 Albania ( HJI-1 · 2u e '939) -----· --'----

Come già più 'oltt: è avuta occasione di accennare. varie sono le impressioni che suscita il ritiro dei nostri presidi ed in special modo sull'animo della massa ignara di ogni movimento e circostanza riflettente la situazione arruale c svariate sono le ipotesi che si nffacciano e si discutono.

Soddisfazione data alla Grecia - sodd isfazione alla Jugosbvla - integrità territoriale albanese - sono le c-ongetture che formano oggetto di ogn i discussione e di qualche riun.ione che viene coonestata con apparenti di commercio e di vendita.

Intanto la eventualità di un prossimo futuro. che tanti dubbi lascia subentrare, mamiene quanto mai sospesi gli animi di tutti ed in special modo delle persone più influenti che seguono con attenzione gli avvenimenti preparandosi per una qualunque attuazione delle ipotesi formulate.

E le riunioni di cui sopra sembra perranto che abbiano, fra altro. la mira di raccogliere somme da destinarsi per la costituzione di bande albanesi a servizio del gO\·erno provvisorio.

Gli eccessi cui si sono abbandonati in alcune località i gendarmi albanesi c le loro vessazioni a danno dell'elemento ortodosso rendono sempre più tesi i rapporti di quest'ultimo lasciando subentrare anche la ipotesi di nn possibile intervento greco nell'Albania meridionale.

Ad Ersek infatti dopo la partenza del nostro presidio il Sono-prefetto albanese impose con minacce alla popolazione della città e dei villaggi circonvicini di concorrere al prestito nazionale Jell'Albania. di cui si parlò nella relazione della scorsa seuimana.

Ed anche il caso si t: verificato di qualche persona che. al diniego opposto di non concorrere alla sottoscrizione. è stata minacciata di internamento a Tirana. A Pelicat un posto di gendarmeria occupò la chiesa orrodossa provocando incendi e vive proteste da parte dell:t popolazione nel mentre altri villaggi ortodossi come Dadati - Glina · Bobicico sono in preda a panico in seguito alla partenza dei nostri presidi.

Informazioni, non ancora accertate, accennano alla presenza sulla st rada di Argirocast ro di vari armati che avrebbe ro lo scopo di entrare nel Curvelesc ove, dopo di avervi presa posizione per minacciare la Valona-Tepeleni altri armati avanzerebbero ancora su Tepeleni.

Circola anche la voce di una pretesa avanzata su Valona c sembra anzi che per prendere accordi a tal uopo, qualche persona di Valona stessa sia partita alla volta di Argirocastro.

Intanto molti albanesi per sfuggire all'obbligo del servizio militare imposto pare che cerchino rifugio nel territorio a noi soggetto ed altri riparino in Grecia.

Ed informazioni riferiscono come il partito al potere non manchi di affermare di essere in buone relazioni con i Greci ed a tal riguardo sembra che istruzioni di buon accordo siano state impartite al posto di Cacavia.

T fatti culminanti della settimana nell'Albania meridionale sono i seguenti.

Il giorno 11 corrente il Comando delle milizie albanesi informava che quello della gendarmeria di Argirocastro aveva richiesto cento uomini delle milizie per le ore sei del giorno dopo con due ufficiali albanesi da inviare al confine greco. Chiedeva autori zzazione di poter o meno aderire, senza specilicarne

Io scopo però. facendo presente nello stesso tempo che in caso di diniego aveva ragione di ritenere cht! ufficiali albanesi e gregari si sarebbero allontanati ugualmente.

A/lt'goti

362. Le truppe italiane in Albania ( 1914- 20 e 1939)

IntantO questO Comando non ritenendosi autorizzato ad impartire disposizioni in merito, nel mentre ne dava panecipazione al Ministero della Guerra chiedendo istruzioni e ne infonnava l'Alto Commissario in Durazzo, rispondeva al Comando delle Milizie che qualora si verificasse la ipotesi prospet tata, circa la partenza spontanea di ufficiali e militi albanesi, doveva limitarsi semplicemente a riferire.

Come da previsione fatta pertanto il Comando delle milizie informava che trovandosi nella impossibilità di poterlo impedire, data la conoscenza del carattere, delle idee e delle abitudini dei militi albanesi, aveva lasciato cbe gregari ed ufficiali richiesti dal Comando della gendarmeria di Argirocastro si recassero spontaneamente al confine greco per l'attuazione delle mansioni che sarebbero state loro affidate.

Ritornati alcuni ufficiali albanesi con a seguito un gruppo di una trentina di militi che volontariamente si erano recati sul confine greco per una ricognizione non vi riscontrarono novità alcuna.

Da informazioni in seguito assunte sembra che curto sia dovuto ad un raggiro del Comando della Gendarmeria di Argirocastro per mettere a prova la fedeltà o meno delle milizie io base a voci preceden temente corse approfittando della notizia infondata circa la presenza in direzione est di Sopichi di un gruppo di salmerie e truppe greche

Ancora la sera dell'l l corrente a Delvino il sottotenente Giusca con 10 militi, supponendo che un nostro autocarro sgomberasse su S . Quaranta fucili e munizioni, susc itò grave fermento nelle milizie che fu calmato soltanto per il pronto intervento di ufficiali nostri ed albanesi. 11 sottotenente Giusca ha inoltrato. sembra costretto dagli altri colleghi connazionali in seguito all'atto inconsiderato, domanda di essere dispensato dal servizio che questo Comando ha subito accettata

Tali fatti, se ce ne fosse il bisogno, dimosaano ancora una volta come la situazione in Albania sia andata dal gennaio in qua peggiorando sempre più e come oggi non possiamo nemmeno più fidarci delle milizie albanesi.

Tutto però, nei riguardi di tali milizie, sembra, anzi quasi certamente, costituisce il risultato della pressione eserci tata su ufficiali e militi albanesi da parte di nazionalisti ed autorità della gendarmeria di Argirocastro, che, segretamente, han procurato di metterli alla prova in ogni senso scuotendo ad arte anche quanto di più sensibile possa regnare in un uomo: l'attaccamento al proprio paese.

Al momento però la parte sana degli ufficiali albanesi, per quanto accesi nazionalisti, sembra che vada acquistando il senso delle cose, nel mentre nel loro animo va sempre pi ù scemando la fiducia prima riposta nell'azione d el nuo· vo governo che oggi non esitano a riconoscere inadeguata, inopportuna ed ingius ta.

Tali ufficiali di accordo t ra loro pare che abbiano dichiarato al le autorità civili e militari di Argirocastro la loro intenzione di non voler aderire ad ulteriori richieste ed impiego delle milizie od al passaggio di esse alla gendarmeria senza previa rego lare domanda ed accordi da parre del governo provvisorio al nostro governo oppure a questo Comando.

La nota musica con gli armati pare che, seguitando il suo giro di propaganda, abb ia espressa la intenzione di voler entrare in Tepeleni Questo Comando ha disposto che sia permessa l'enrrata della musica nel territorio del campo

.:.._ _c_

trincerato di Valona ma non i n corteo e fermo restando il principio che nessun armato deve oltrepassare i limiti di dettO campo. Così pure essendo vietati assembramenti cortei e dimostrazioni di qualsiasi genere, sono naturalmente vietati concerti i n pubblico ovvero in edifici pubblici che siano sede di pubbliche autorità.

Albania centrale. - Continuano i movimenti e le solite lotte interne di partiti di cui si tenne cenno nella relazione della scorsa settimana.

Per difficolrà interne si diffuse la voce nei giorni scorsi che il Governo di Tirana avesse deciso di riparare a Scutari.

Avuto sentore della cosa l'Alto Commissario chiese al Comando della 13• Divisione di impedire a detto governo il passo ad Alessio qualora l'ipotesi corsa si fosse dfetwata, attribuendo ad essa il significato di volersi il governo allontanare per sottrarsi alle dovute riparaz ioni verso di noi.

Quesro Comando non cond i vide nd o il parere dell'Alto Commissario dal momento in cui già i n Durazzo si eseguivano rappresaglie di cui si terrà cenno in seguito, ordinava a quello della 13' Divisione di non fare opposizione dì sorta al governo di Tirana qualora vole sse lasciare tale località.

Intanro non avendo ot tenuta risposta alcuna allo scadere dell'ultimatum dato al governo di Tirana che cercava in ogni modo di temporeggiare per venire chi sa a qua le soluzione, questo Comando ordinava il ripiegamento delle nostre truppe da Tirana.

Nello stesso tempo l'Alto Commissario procedeva alla occupazione della dogana in Durazzo e della Prefettura d ichiarandone le ragioni al Consiglio comunale e provinciale riuniti ed al Prefetto che partì poi alla volta di Tirana accompagnato da tutti i gendarmi presenti in Durazzo e latore per il governo provvisorio di richieste verbali a soddisfazione di offese recate alle nostre truppe.

Questo Comando come già fece presente al M inistero della Guerra, non potette astenersi dall'esprimere il suo rammarico perché si cercava di giustificare rappresaglie in Durazzo con pretesa riparazione di offese arrecate alle nostre trupp,e quando dei veri atti ostili, o meglio di brigantaggio, contro le nostre truppe non accaddero che a Lurja ed a Ungrej di cui si ebbe già a riferire e dove non giunge l'autorità del governo albanese, mentre che altrove ovunque le nostre truppe furono e sono rispettate

Il trafugamento del cannone come l'appropriazione di alcuni materiali sanitari in Tirana non costituiscono vere e proprie offese ma solamente eccessi colpevoli di un popolo ancora tanto primitivo ed ignorante che agisce sotto un impulso istintivo che lo spinge a commettere atti inconsiderati .

Albania settent rionale . - Nonostante le impressioni prima riportate dal Comando del nostro presidio di Scutari circa propositi che si sarebbero vo l uti artU<Ire da parte della popolazione relativamente al ripiegamento dei nostri pre· sidi avanzati, il ritiro di questi si è effettuato senza incidente alcuno

Opera sobillatrice venne svolta da parte dei comiti agli ordini dei padre del now Lek Mirasci a scopo di. depredazione ma che non ha portato consegue nza d i sorta .

Negli ambienti di Scutari si vive d i dubbi e di timore nel mentre l'opinione pubblica viene sempre più ecci tata da articoli di vario genere e notizie riportate dal g iornale « Populli » che tenta di far ricadere sull'Italia la vera colpa de1-

Allegati36'

lo stato attuale delle cose in Albania non esitando persino a dichiarare che l'Italia ha cercato di barattare l'Albania per la cessione di Fiume.

La propaganda anri -iraliana ad ogni modo continua auiva e giorni or sono il signor Sareggi, fratello dell'arcivescovo, asseriva che gli italiani sono la causa di tutti i torbidi che stanno avvenendo nell'Albania centrale contro il nuovo governo.

Intanto dopo l'avvenuto ripiegamento sulle basi di S. Giovanni di Medua e Dmazzo delle truppe da sgomberare, il presidio di Scutari, destinato a rimanere fino all'a rrivo di nuove disposizioni del R Governo, è stato opportunamente rinforzato con una sezione di artiglieria da montagna e ciò anche allo scopo di poter assicurare, almeno per il momento. i necessari rifornimenti.

Disposizioni sono state impartite al Comando del presidio perché prenda ogni opportuna misura inerente al concenrramenco della truppa alle dipendenze in località designate, per poter ovviare alla occorrenza ad ogni possibile even i enza.

Il Teneme Generale Comandante le Truppe d'Albania

S Piacentini

Allegato n. 47

COMANDO TRUPPE ALBANIA

N. 3380 Op Riservatissimo

Valona, 23 maggio 1920

Oggetto: Riassunto settimanale degli avvenimenti di carattere politico-militare in Albania.

Al Ministero degli Affari Esteri Roma

Al Ministero della Guerra (D.S.M.) Roma

A1lo Stato Maggiore dell'Esercito Roma

e, per conoscenza :

All'Alto Commissario I t aliano D razzo

Nell'Albania settentrionale, nella settimana scorsa, la situazione si è mantenuta invariata ed una relativa calma ha regnato nonostante la solita eccitazione degli animi mantenuti sempre desti da articoli di vario genere pubblicati dal giornale « Populli » c da notizie ufficiose ed ufficiali che pervengono da varie fonti.

Sembra come attualmente si miri sempre pitt a voler far ricadere sull'Italia la vera colpa dello stato delle cose in Albania, ed anzi si procura ad ogni modo di far nascere incidenti che, sfruttati poi ad arte ed esagerati fino a renderli adeguati agli scopi, dovrebbero servire ad appalesare alle nazioni tutte la vera portata del trattamento italiano verso gli Albanesi, che non è da amici come si vuoi far credere .

truppe i tali a ne 1n A l ban. i a ( I9l 4 - 20 e 1 939)
STATO MAGGlORE

I nazion,llisti affermano con sicurezza di aver ottenuto formale promessa dall'America che giammai acconsentirà alla cessione ad alt re nazioni di una qualu nque regione albanese.

Il risentimento verso l'Italia, cht.: ;tdesso più che mai va ass umendo vaste proporzioni. trova la giustificazione da pane delrelemento nazionalista in discordi questo genere: « L:t Grecia e !.1 Serbia hanno agito sempre da nemiche, mentre l'Ital ia ha p iede in 1\ lhania promettendo indipendenza e protezione e non ha esitato poi ad impossessarsi di Valona non solo, ma di un esteso hinterland. contrartando ccm la Grttia c la Serbia la cessione di altre provincie albanesi ».

L'idea, che se l'Italia rinunziasse a Valona anche le altre nazioni desisterebbero dalle loro rispettive aspirazioni, va radicandosi sempre più nel popolo e la espressione si è compendiata nella formula: salvare Valona significa salvare l 'Albania tutta.

Forte di rale convinzione, l'elemenro nazionalista intensifica la sua propaganda servendosi di ogni mezzo e sorretto, sebbene in modo non del tLlttO palese, dal di Tirnna.

Col ripicgamento delle nostre truppe, serua che da parre delfelemento locale si siano sapute le ,·ere ragioni ed intravedere fino a qual punto arrivano i nostri intendimenti, l'attività degli Albanesi si è rivolta in ispecie all'Albania meridionale ed in questi ulrimi giorni sembra si sia voluto mettere in atro un ultimo tentativo.

Come si ebbe a far cenno nella relazione 16 corr. n .3223 Op., \' arie voci contraddinoric circolanti, circa propositi cbe si sarebbero voluti attuare, riflettevano la OCC\Ipazione di Tepeleni ed una possibile avanzata su Valona.

Sulla base di tali notizie che , sebbene di molto esagerate, tuttavia conservavano un certo fondo di attendibilità confermata da vari indizi, questo Comando incominciò ad adottare le disposizioni che più riteneva opporrune per la eventualità prospettata.

La massima vigilanza ven iva esercitata dagli organi dipendenti e quando poi ulteriori notizie quali fossero le vere intenzioni del Comando della gendarmeria di Argirocastro, esecutore degli ordini del governo di Tirana, ques t o Comando disponeva per l'avviamento a Valona del piroscafo Berenice in partenza da Durazzo c trasponante due battaglioni alpini da sgomberare in Italia.

Il giorno 16 una richiesta del Comando gendarmeria di Argirocastro al sindaco di Tt:pcleni, a\·verriva che si tenessero pronti gli alloggiamenti per mille gendarmi.

11 mattino del 17 poi, nel mentre si avvertivano va ri colpi di fucile c mitragliatrici in direzione di Dragoti, est di Tepeleni, cd un certo numero di armati veniva avvistato sulJe alture di Veliciot, ovest di Tepelen.i, due commissioni di notabiìi ed autorità di Argirocastro si presentarono successivamente al Comandante del nos t ro presidio di Tepeleni, chiedendo la occupazione di tale località cd il permesso di farvi acccclere la nota banda musicale e fingendosi meravigliati del numero dei nostri soldati ivi

Il Comandante del nosrro presidio fece conosc ere loro le disposizioni vigenti circa il transiro attraverso il campo trincerato e di cui si fece cenno nella relazione della scorsa setrimana. Aggiunse inoltre che da parte sua non avrebbe

365 -·-- --- -·-- ---

!.e tmppc italiane' in Alb:mia ( HJI-1 · 2u c- I'J??)

permesso l'ingresso della musica in Tepeleni. se prima non avesse <1\'UtO assicu· razione del ritiro degli armati da \ 7 eliciot.

Così slavano le cose quando verso le ore 19 circa dello stesso giorno 17 fu avvertito l'approssimarsi degli armati albanesi, divisi in lt't: scaglioni, sulla rotabile Argirocastro - Tepclcni. Il loro numero si calcol<'wa a seicento c t rea.

Date le intenzioni aggressive, l'artiglieria, come da disposizioni avute, tirò dei colpi di avvertimento. e poiché detti armat i. assumendo (ormazione più rada persistevano nella loro avanzata, fu aperto il fuoco su di essi da parte della nostra artiglieria e mitragliatrici. Gli armati, sempre avanzando e dopo di aver subìto alcune perdite. si fermarono occupando l'altura ad ovest di Tepeleni. Nel menrre inramo pane delb popolazione di Tepeleni abbandona,-a il paese diretta a Ducai. altre informazioni riferi-;.·ano che da parte di altre bande armate si tendeva a Tcpelcni lungo la rotabile Maginri- Tepeleni.

Si vigilò la notte atrcmamEo:nte preparandosi ad ogni C\'entualità Verso le ore cinque del giorno 18 un biglietto. pervenuto al Comandante del nostro presidio di Tepeleni da parte di quello della gendarmeria, informnva come intendei gendarmi era semplicemente quella di entrare in Tepeleni per organizzare l'ammi nistrazione albanese, ma dato il modo con cui erano stati accolti dagli Italiani. essi ripiegavano lasciando a questi ultimi la responsabilità delle cose.

L'almra di Veliciot fu sgomberata sì, ma gli armati si concentrarono nella valle del Bencia allo scopo evidente di mettersi al riparo cd attendere rinforzi da Argirocastro, per rinnovare l'attacco a Tepeleni che, come informazio ni asserivano, avrebbe dovuro aver luogo nella notte successiva.

Nonostante le voci che man mano giungev,mo riflettenti l'affluire sempre più di armati che si faCC\'ttnO ascendere al numero di 1500 circa la notte trascorse calma e la situazione restò immutata.

Intanto .l'arrivo dci due battaglioni alpini n Valona, l'arresto di alcuni elementi più spinri del partito nazionalista, un manifesto pubblicato da questo Comando, per l'applicazione rigorosa delle clausole circa lo s tato di assedio, il con· tegno energico del di Tepeleni facevano sì che l'andamento delle cose subisse un arresto ed un sensibile miglioramento.

Nel pomeriggio del 19 il Comandante della gendarmeria di 1'\rgirocas tro chiese ed ottenne. dopo autorizzazione di questo Comando, un colloquio col Comandante del nostro presidio di Tepeleni, cui si presentò alle ore 14 del giorno successivo. Durante tale colloquio il Comandante della gendarmeria richiese che l'amministra7.ione della Sottoprefettura di Tepeleni venisse affidata ad un Sottoprefetto nominato dal governo albanese ed assistito da 21 gendarmi al comando di un ufficiale . A tale richiesta si rispose che Tcpeleni faceva parte della provincia di Valona che possiede già le proprie autorità amministrative c che di più tale località faceva parte del campo trincerato costituente territor io di giurisdizione militare.

Oggi la gend:JTmcria permane sempre in prossimità di Tepeleni nonostante che L-\lro Commissario. a conoscenza dei fatti , abbia già presentato le sue rimostranze al governo di Tirana che tenta dimostrare di essere estraneo alla questione .

Lo s\·olgimento dei (atti invece, le affermazioni del Comandante della gendarmeria e le notizie che a mano a mano affluiscono confermano questo Co-

mando sempre pitt del convincimento che il governo di Tirana non solamente: non vuole in teressa rsi della soluzione della questione di Tcpeleni, ma quel che è più, eccita gendarmi e nazionalisti deli'Alb:mia meridionale contro di noi sia per l'an·crsione agli italiani, sia per quel senso di timore che nutre nei della genùa rmeria etti dipende la sua esistenza.

Di un tale srato di cose non manca la ripercussione sull'elemento costitul!nte le milizie nazionali, e nel mentre il governo di Tirana avanza richieste allo scopo ili protrarre ancora la presenza in dette milizie dei nostri ufficiali per evitarne il disgregamento, \'Cngono d'a ltra partc inoltrare domande al Coman · dante delle milizie s tesse d:lgli ufficiali albanesi che in forma cortese tendon o all 'allontanamento dei ufficiali cd a[ sollecito passaggio al governo di Tirana.

I provvedimenti adottati da questo Comando di cui si è fatto cenno più sopra, gli avvenimenti di Durazzo circa il sequestro della Dogana e l'occupazione della Prefettura. il fallimento parziale dcJ prestito nazionale più accen· tuato in Tirana. hanno concorso a far sbollire in parre negli ufficiali albanesi l'entusiasmo nei giorni scorsi manifestatosi.

Ora , in talu;i di detti ufficiali. specie in quelli dotati ùi maggiore serietà, si nota un principio di scoramento che potrà accentuarsi o scomparire a secon· da dello svolgimento che avranno gli avvenimenti e qualche ufficiale albanese avente moglie italiana ha inoltrata domanda di licenza md inaria e di trasferì· mento in Italia oppure in reparti italiani di Valona.

A Valona regna sempre calma, finora mai turbata. la situazione però sia qui, sia a Tcpcleni non è ancora tranquill;lnte.

Il 1\:ncnte Genera le Comandante le Truppe d'Albania

COMANDO TRUPPE ALBANIA

STATO MAGGIORE

N. 3500 Op. Riservatissimo personale

Allegato n. 48

Valona, 30 maggio 1920

Oggetto: Riassunto settimanale degli avvenirot:nti di carattere politico-militare in Albania.

Al l'r1i1Jistero de/!,li Affari listeri Roma

Al Ministero della Guerra (D.S.M ) Roma

Allo Stato Maggiore R. Esercito Roma

e, per conoscenza:

All'Alto ComrniJ's,lrio Italiano Durazzo

Neli'Alba11ia settentrionale non si sono svolti, per quanto risulta dalle notizie racco l te dai dipendenti Reparti nella loro attuale ristretta dislocazione in vicinanza delle basi d'imbarco, av\·enimcnti di qualche importanza.

Allegati - - -- - - ·

368 !..e truppe italiane in Albania ( 1914 · 20 e 1939 )

Come venne estesameme esposto nella relazione della scorsa setti mana, l'animo delle popolazioni, pure abbastanza calmo, viene tenuto eccitato da arricoli a noi ostili pubblicati specialmente sul noro giornale « Populli », articoli che a noi vogliono in ogni modò far risalire la colpa del presente sta to di cose in Albania.

Non manca di manifestarsi in vari modi l'attività dei soliti agenti jugoslavi e giungono notizie per quanto vaghe e non controllabili di conflitti fra i par tig iani del Governo di Tirana e gli insor ti di Kruja.

Nell'Albania meridionale si è già detto quale sia stato lo svoJgimento degli avvenimenti davanti a Tepeleni e quale di fr-onte ad essi sia stato il contegno del Governo di Tirana.

Comunque, una calma alquanto apparente, è suben trata in quel settore, calma turbata solo dallo scambio di qualche colpo di fucile fra una nostra pattuglia in ricognizione ed un posto albanese sulla strada di Argirocastro. al ponte di Liuzat.

La massa degli armati che già fronteggiava il nostro presidio si è sciolta lasciando qua e Jà nei punti principali qualche gruppo di armati e pare che bande di briganti si aggirino sempre nel territorio di Tepeleni.

Ciò che ìnvece è da notarsi per il carattere di frequenza che va assumendo è il fatto delle diserzioni, con asportazione delle armi, che si verificano tra i gendarmi albanesi al nostro soldo e che nel territorio del Campo Trincerato sono adibiti quali ausiliari principalmente alle stazioni RR.CC.

E' opinione degli Ufficiali dell'Arma , opinione più che verosimile , che la causa di dette defezioni debba essere ricercata oltre che nella attiva ed insistente propaganda dei nazionalisti che cercano di guadagnare armati alla loro causa, nel timore che detti gendarmi nutrono di compromettersi eccessivamente di fronte alla popolazione albanese. per il caso gli Italiani lascino la regione.

Pare in ogni caso che sia da escludersi tra i moventi un sentimento specificatamente ostile a nostro riguardo.

Tuttavia anche nel territorio del Campo Trincerato ed in Valona stessa, la popolazione albanese, forse nel timore di eccessi da parte dei nazionalìstì pitl spinti, tiene contegno molto freddo e riservat-o al riguardo degli Italiani. Lettere contenenti rninaccie sono state inviate ai simpatizzanti per noi, e tra gli altri al Metropolita ortodosso, per il caso che questi non cessino dal frequentarci

Sebbene questo Comando non dia molto fondamento al timore di disordini nella città, sono stati fatti avvertire i capi nazionalisti che verranno ritenuti responsabili degli eventuali delitti politici.

Voci di atti ostili da prepararsi contro i nostri presidi più isolati del Campo Trincerato vengono qua e là raccolte.

Sempre più numerosi sono gli armati che circolano nelle campagne e sulle montagne ed è continuo jl tenta tivo dì furto di armi dove per caso meno attiva sia la nostra sorveglianza. Pare che un certO contra bbando di armi veng a effet· tuato anche in provenienza da Co.rfù e sulle coste meridionali, fuori della nostra occupazione.

Alcuni giorni or sono, fatto nuovo per questa località, vennero sparati alcuni colpi di fuci le contro due Carabinieri che da Regepaj si recavano a Penkova ad una ventina di km da Valona. Si è dispos t o per una pronta rappresaglia; fi-

nora è stato arrestaw un notabile dei villaggi v icini, 111 artesa che si presenti il Muftar della regione.

In complesso, se non preoccupante, la situazione o eU' Albania meridionale è sempre abbastanza torbida.

Nella relazione della scorsa settimana si era già fatto cenno allo s tato di crisi nel quale si trovavano le Milizie Nazionali Albanesi, che pur mantenendosi ancora agli ordini dei nostri Ufficiali calme c disciplinate . risentivano della propaganda nonché delle intim idazioni nazionaliste.

Le vive e continue pressioni fatte dal Governo di Tirana a me7..zo di suoi incaricati e della gendarmeria, il timore delle rappresaglie contro quelli che non avessero aderito al movimento, esercitavano sempre più opera di persuasione al passaggio delle Milizie stesse alle dirette dipendenze del prefato Governo, passaggio che in parte stava già verificandosi sotto la forma di diserzione in piccoli gruppi.

Questo Comando prevedendo l'approssimarsi del fatto su vasta scala od in modo totale aveva già impartito le opportune disposizioni per il ritiro degli Ufficiali e militari di rmppa italiani che presso le Milizie prestavano servizio allorché queste avessero messo in llttO il proposito di allontanarsi da noi.

Nella giornata del 27 infatti" militi ed Ufficiali albanesi, lasciato Deh.tino, sede del Comando delle Milizie, si dirigevano spontaneamente su Argirocastro per mettersi agli ordini della locale gendarmeria. Incontrati nel tragitto gli Ufficiali i raliani che a loro volta dal Distaccamento delle Milizie di 'Argirocastro si dirigevano su Delvino, secondo le predisposizioni ricevute, rendevano loro manifestazione di onore, presentando le armi e acclamando all'Italia .

Nella giornata del 27 stesso tutti gli Ufficiali, militari italiani da Delvino si trasferirono a S. Quaranta nell' arto stesso che le Milizie albanesi si trasferivano ad Argirocastro.

Avveniva in tal modo spontaneamente il passaggio totale e definitivo delle Milizie al Governo di Tirana, nel mentre che per noi veniva a cessare immediatamente il grave onere del loro mantenimento.

Le. Milizie albanesi, formatesi in un primo nucleo durante la guerra e che hanno nella guerra stessa combattuto a fianco detle nostre truppe agli ordini degli Ufficiali italiani, hanno fino all'ultimo, anche sotto la pressione della propaganda nazionalista a noi avversa, conserva to quel contegno disciplinato che se torna a loro onore come soldati è pure la più bella prova dell'opera che con impegno ed interessamento è stata svolta dal nostro personale addetto all ' organizzazione Numerose sono state a riguardo di questo personale le attestazioni di simpatia da parte dei miliri e degli Ufficiali albanesi e non può non rimanete impresso in questi ultimi il ricordo del tempo passato in comune alle armi, ricordo che se forse per il momento è offuscato dalla corrente avversa degli interessi. ritornerà tutto a beneficio delle relazioni dell ' Italia con questi paesi allorquando sopraggiunto uno stabile assetto di cose saranno le relazioni stesse rese più strette . E di ciò dovrà essere reso merito all'opera di quei nostri Ufficiali.

Allegati ------------------
24. - A!bania
Il Tenente Generale Comandante le Truppe d'Albania

IL COMITATO DELLA DIFESA NAZIONALE

A S.E. il Generale Settimio Piac entini Comandante de/te Truppe Italiane Valona

Il Comitato della difesa nazionale costituito dalla popolazione di Valona, riunitosi a Barcialà il 28 maggio 1920 alla presenza dei sottoscritti, ha l'onore di dichiarare alla E.V. quanto segue.

Allotquando l'esercito italiano sbarcò a Valona nel 1914, il Comando Italiano col suo proclama ufficiale ci assicurò in nome e per l'onore della nazione italiana che l'Italia libera non aveva nessuna mi ra d i conqu ista su Valona e che scopo dello sbarco era la necessità di assicurare strategicamente la situazione militare da un eventuale scontro tra l 'Italia e l'Austria.

Il popolo albanese stanco delle rivoluzioni interne e facendo affidamento sulla promessa e sull'onore dati dal Governo Italiano a mezzo de i suoi proclami fatti l'uno dopo l'altro, ha finalmente dovuto chinare il capo e tollerare lo sbarco italiano ed esso da cinque anni tollera e continua tuttora a tollerare le ingiustizie commesse dagli italiani a Valona a danno dell'Albania.

Da cinque anni Valona, culla dell'indipendenza albanese, è governata come una delle più basse colonie ; oltre la lingua, l'amministrazione e la nostra ban· dieta ci furono negate con le condizioni più severe peggio ancora che durante il regime turco, allorquando questo dominava in A lbania . Pe rò la sedicen te Italia senza vergognarsi ha provocato la spartizione dell'Albania a mezzo di trattati segreti, venendo meno al suo onore per aver annullato un trattato già da essa firmato a Londra nel 1913.

Ci rendiamo ben conto che un popolo piccolo come quello al banese non può attaccare colle proprie armi una grande potenza qual è l'Italia, ma il governo italiano, per quanto sia grande, non potrà mai impedire al piccolo popolo di Albania di morire per l'ideale della propria libertà.

Ed è per questo che il popolo albanese, il quale ritiene che la spartizione dell'Albania è opera dell'Italia, che col suo programma imperialistico cerca di tenersi Valona come una colonia, sotto il suo giuoco, oggi più che mai unito, non potendo più tollerare di vedersi portare alla vendita, come il bestiame, al mercato dell'Europa per soddisfare le brame italo-greco-serbe, ha deciso di impugnare le armi per chiedere all'Italia il passaggio dell'amministrazione di Valo· na, Tepcleni e Chimara, paesi questi che dovranno essere rimessi al p iù presto al governo nazionale di Tirana.

Il Comitato della difesa nazionale di Valona, obbligato dalla popolazione di Valona e di tutta l'Albania, qui riunitosi, desidera che l'E.V . risponda alla sua richies ta fino a domani 4 giugno alle ore 19. In caso contrario per qualsiasi

37° Le truppe italiane in Albania ( 1914·20 e 1939) ·Alleg ato n. 49

a\'venimento che porrebbe \'erificarsi, il Comiraro della difesa nazionale non assume nessuna responsabilità.

Dalla scdc generale, addì 3 giugno l 920.

Con ossequio, Kia::::im Kocosci

Duro Shasha · Ahmed Agalli · Mukuem lvf. Hamzara · Murtll Mi/tar - Kaslì Zumo · Salì Bolini · Osman Nuri

- Bekir Sulo · Alem Mebmet Tragia - Alì Bekir - Kusni

Sbeb Kudbesi - Imer Celo Ducati Allegato n 50

IL COMITATO DELLA DIFESi\ NAZIONALE

N. (indecifrabile) Quartìer generale, 9 giugno 1920

Comando Truppe Italiane Valona

Il Comitato « Difesa Nazionale » che rappresenta la Nazione Albanese e che ha l'incarico di organizzare la rivoluzione nazionale, il giorno 3 del corrente mese inviò un ultimatum alla E.V. dove chiedeva la consegna immediara della amministrazione di Valona al Governo Nazionale Albanese; ma l'E.V. non ha né risposto né preso in considerazione quel desiderio nazionale. La sera del 5 corrente alle ore 22 la popolazione albanese sì è costretta ad adoperare le armi contro quei cent r i militari italiani che, senza nessun diritto né umano né internazionale, vogliono dominare i nostri focolari. Dopo parecchie o re di un conflirto i cenrri militari di rutta la provincia di Valona fino ad oggi si resero alle truppe nazionali.

Abbiamo o ra nell e nostre mani parecchie centinaia di soldati italiani tra i quali molti Ufficiali ed il Colonnello Cavallo Comandante d'artiglieria che è !cri w.

Con tutto ciò che tutta questa forza riunita da tutte le parti d'Albania e con tutto ciò che tutta la Nazione Albanese oggi è in rivoluzione in una maniera è molto difficile frenare l'ordine, .il scnr imento cavalleresco della Nazione Albanese è sufficiente di assicurarvi che i vost ri soldati ed Ufficiali sono al sicuro e ben trattati.

Ci siamo informati che l'autorità militare italiana di Valona maltratta con tutti i modi criminali e crudeli la popolazione della città di Valona i Notabili. offendendo donne e bambini e bruciando i palazzi dei capi r.ivolu7ionari d'Albania; fatti che un Go\'erno europeo non doveva fare in un modo così barbaro.

Noi non desideriamo aprire un eonflino sanguinoso tra gli Italiani e gli Albanesi, non vogliamo perciò lascìme una inimicizia indimenticabile tra le due

Allt'gatt 37 1

nazioni. ma i nostri santi diriui ci costringono di difendere la nostra cara Patria contro ogni formidabile forza che ci incontrerà.

La Nazione Alb,mcse ha di salvare l'onore sè non potrà sah·are la Patria che la cosiddett<l liberatrice vuoi tenere come sua coÌonia. Solamen · te con questa vogliamo informarla che noi p er breve tempo saremo padroni della nosrra Valona.

Sarà inurile dunque arrestare i Notabili, offendere cd appaurire donne e bambini, bruciare le dei capi rivoluzionari. misure che appartengono ai governi barbari; misure che se continueranno ci cosiringeranno di corrispondere anche noi così barbaramente avendo nelle nostre mani parecchie centinaia di prigionieri.

Oltre di questo abbiamo il dovere di avvisarla un'altra volta che tuua la Provincia di Valona è completamente libe rar;\ cantando lè forze della riYoluzione l'inno nazionale « Va fuori di Valona va fuori srranier » - e che le truppe nazionali hanno circondato le città di Va lona c Kanina.

Perciò preghiamo ancora una volta di sgomberare per non cagionare una rovina completa della città c degli innocenti vostri soldati, la responsabilità della quale sarà solamente vostm.

Comandante Truppe Nazionali

Kta:àm Koculi

Allegato n. 51

L'r\LTO COMMISSARIO ITALI ANO, CASTOLDI, AL COMANDANTE DELLE TRUPPE lN ALBANIA. PIACENTINI

N. 1700 (giunto indecifrabile e pervenuto a mano il 25 stesso mese).

Generale Piacentini

\' alona

Durazzo. 22 giugno 1920

N 1700 (srop) Mi riferisco a comunicazioni varie im·iatemi con trasmissione n. 3958 e specialmente a foglio n. 3877. Non condivido idee di cotesto Comando e suo modo giudicare situazione. Ritengo moto albanese sia di carattere nazionale e che senrimenw patrio sia largamente sentito. Agitazione turco-islamica stessa non è esclusivamente religiosa ma con finalità politiche ed avevo segnalato verbalmen1c a V.E. al mio arrivo costà che in Albania essa si confon · deva necessariamente con la tendenza politico-nazionale albanese del sud. Preparata contro i greci questi seppero abilmente allontanare il temporale da Koritza e mandarlo su Valona. Considero i sacrifizi che richiede l'azione proposta da V.E. e me ne domando la durata ed i risultati basandomi sulla esperienza dei moti albanesi che seguo dal 1908. Ritengo che provvedimenti proposti non siano i migliori in paese UO\'e I'Ttalia intende rimanere e l>tabilire rapporti du-

372 Le rruppt' ita liane in Albania ( 191-1 · :w t ' 1939)

raruri base anività ci\·ili. Ritengo che essi possono forse dominare crisi ma non la risolvono, la rinviano ad altra occasione Penso alla eco che pro\'vedimenti repressi vi proposti susciteranno i n Albania ed altxove ed alla inevitabile sollevazione di runa l'Albania col prolungarsi del con fii tto. Mi chiedo che atteggiamento prenderanno oppositori in Italia. Penso alle conscgu0nzc nei Balcani ed alla eventuale nione serbo-greca che non potremo impedire né limitare . Posso wnvenire nella opportunità di rapido colpo che punisca rivoltosi in campo sebbene rivolta non sia senzo colpe italiane ma dissento da azione che ricordi il morro: « ubi solitudin.:m faciunt pacem appellant ». Ritengo urgente provvedere ritorno alla quiete e non già cerc;lre soddisfazione milit:lrc forse con danno ceno senza gloria. Questi conccui ho esposro a Regio GO\'Crno. proponendo le vie della modera2ione e della clemenza ed aggiungendo che qualora prevalga parere militare diventa necessario provvedere ritiro presidi Scurari et Durazzo perché nulla potrà garantirli dalla ripercussione dei provvedimenti che V.E. ba proposti. Appena ricevuta risposta da Regio Governo informerò V .E. di quanto sarò per decidere. In tan t o rni adopero per fornire informazioni a cotesto Comando circa quanto possa intcrcssarlo e svolgo azione per quanto possibile che possa alleviare pressione contro regie truppe Valona

COMANDO TRUPPE ALBANIA

N.

Valona,

Risposta al foglio 11264 del 14 giugno (pervenuto il 23-6-20) c annesso telegramma del Ministero degli Esteri .

lll M;nistero de!la Guerra (D.S.M. ) Roma

I notabili e capi nazionalisti di Valona segregati a Saseno sono 23 . Ad essi fu imposto il fermo in varie riprese e precisamente:

n . 5 : il 18 maggio u.s. dopo il primo attacco di Tepeleni da parte dei gendarmi albanesi di Argirocastro cui si unirono un migliaio dì nazionalisti della provincia di Valona, obbedienti ai cenni di un comitato nazionalista residente in città;

n. 13: il 7 giugno dopo l'auacco dei nazionalisti di Valona e provincia ai presidi di Giormi e q_ 115;

n. 5: dall'Il al 17 giugno, dopo l'attacco e la tentata rivolta di Valona dell' 11 giugno.

Questo Comando già da tempo le mene del comitato nazionalista di Valona, che possono farsi risalire all'estate-autunno dello scorso anno. Ma

Allegati
STATO MAGGIORE Casto!di Allegato n. 52
4164 Op 27 giugno 1920

374 Le truppe italiane in Albania ( 1914- 20 e 1939)

per non inasprire gli animi e perché assicurato da confideo.ze di altri notabili di Valona, in imettissimi rapporti di amicizia e di parentela con membri del comitato, del guale conoscevano i propositi, che questo malgrado la violenza del linguaggio non avrebbe commessa la estrema follia di impugnare le armi contro gli italiani, si astenne dal prendere misure di rigore, facendo tut tavia avvertire i capi nazionalisri che li avrebbe ritenuri responsabili della violenza degli attentati e dei disordini che fossero stati commessi a Valona ed in provincia _

Ma nel mese di maggio le cose precipitarono a causa del ripiegamento dei nostri presidi e conseguente diminuzione delle nostre truppe; della forza insperata e della baldanza che acquistò per tale fatto il governo nazionalista dì Tirana ed il partito nazionalista in genere, tanto più che svanì allora (per il momento) il pericolo serbo e greco, e questi due Stati ve1mero ltd accordi con gli Albanesi; ed infine dell'attacco di Tepeleni da parte dei gendarmi di Argirocastro il 17 maggio u.s.

I notabili e capi nazionalisti cui fu imposto il fermo furono dapprima segregati sul vecchio piroscafo Madre» disarmato e giacente in porto da molti mesi; furono trasportati poco dopo sulla goletta « Virtorina » pure disarmata, essendo adibito il <<Maria Madre » a prigione per circa 200 detenuti comuni rinchiusi nel carcere ordinario situato a km. 4 da Valona, e che i rivolrosi tentavano di liberare.

Non essendo però la « Vittorina >> ampia a sufficienza, furo no detti notabili trasport ati a Saseno, dove intanto era sorto il campo di concentramento dei rivoltosi , che in numero di parecchie centinaia erano stati arrestati nella notte sull'll giugno, in cui fu tentata la rivolta di Valona contemporanea all'attacco esterno.

I 23 anzidetti notabili occupano a Saseno apposito reparto e sono trattati con tutte le cure ed i riguardi che le loro persone richiedono e le condizioni del luogo e del momento permettono.

Questo Comando 110n li ha denunziati all'autorità giudiziaria, ed intende restituirlì a libertà. Ma ciò non potrà assolutamente avvenire che quando saranno .ritornati a Valona l'ordine e la calma, senza di che essi fomen terebbero nuove rivolte.

A Saseno, come sopra è detto, sono anche concentrati i rivoltosi che s'incominciarono ad arrestare nella noue sull'l l giugno durante il tentativo di rivolta di Valona. Questo provvedimento fulmineamente attuato si dimostrò oltremodo opportuno perché permise di sedare la rivolta quasi se nza spargimento di sangue; non si ebbero infatti a deplorare che un soldato e due albanesi uccisi. Sul primo momen to furono arrestati sei o settecento musulmani; successivamente ne furono arrestate alcune altre centinaia allo scopo di liberare non solo la città, ma tutta la campagna di Valona, compresa entro le nostre linee, dalla continua fucileria che specialmente di notte gettava il panico nella città e teneva in continuo allarme le nostre truppe. Naturalmente tutti costoro ebbero cura di nascondere il loro fucile prima dell'arresto. Oggi si trova no concentrati a Saseno circa 1300 rivoltosi musulmani, ordinati in reparti ripuliti, provvisti di ogni cosa e trattati immensame nte meglio di quanto non si trattassero essi stessi a casa loro. Hanno corrispondenza con Valona tre volte alla settimana e sono dotati dell'occorrente per scrivere. Anche questi rivoltosi saranno rilasciati non appena totne rà la tranquillità. Intanto alle loro famiglie in Valona provvede

questo Comando di. con la Prefettura, col Municipio e con l'ospedale cidle.

La quiete è stata così restituita alla cinà ed a tutta la campagna a tergo delle nostre truppe .

Il Tenente Generale Comand<lnte le Truppe d'Albania

COMANDO TRUPPE ALBANIA

STATO l\IAGGIORE

N. 4258 Op Riservatissimo

Oggetto: Notizie sommarie d'ord ine militare e politico.

A S.E. il Ministro plenipotem.iario

Barone Aliotti Valo1za

Allegato n. 53

Valona, L<> luglio 1920

Notizie militari alla data del 1° luglio. - Le truppe che si trovano a Valena ascendono complessivamente a 7500 uomini di cui 500 ufficiali. La parte combattente di dette truppe è di ufficiali 300 e truppa 4400, la parte non combattente è di circa ufficiali 200 e truppa 3100.

Queste cifre variano giornalmente in meno per gli ammalati specialmente di febbre malarica ed in più per l'auivo di qualche com plemento . ln complesso dette cifre si sono mantenute fino ad oggi abbastanza costanti ma da ora innanzi la cifra delle diminuzioni supererà di molto quella degli aumenti.

Per esempio la diminuzione per malaria è stata di 66 il giorno 29 giugno, di 63 il giorno 30 giugno, di 85 il giorno 1° luglio.

L'acclusa relazione de l Comando di Divisione (alleg. n. l) fornisce dati abbastanza particolareggiati intorno a tale a rgomento.

1n massima si calcola cbe della forza presente di Valona, allorché la mala· ria sarà in pieno sviluppo, due terzi circa siano malarici di cui un terzo con la febbre in atto.

Ciò richiede un rifornimento continuo che si calcola, per il periodo più intenso di febbre, di mille uomini per ogni quindici giorni. Fino ad oggi erano annunziati 500 complc:mcnri ma non ne sono giunti che 200 circa.

Con la forza dei combattenti di 4400 uomini si tiene la linea di difesa che cinge Valona. a mezzo dei non combattenti si tiene la città, giacché rutti i non combattenti alla notte sono armati ed hanno assegnato il loro posto di difesa nell'interno come i combattenti lo hanno sulla linea.

La li nea di difesu si va gradatamt:nte rinforzando. Oggi esiste un reticolato cominuo su tutto lo svi luppo dei 20 km. di linea che si svolge dal 4° pontile fino al castello di Kanina e di qui per la linea delle alture di Mesovun - LongiaBabi.za · Baciardhac procede fino all'altezza di q. 213 dove ripiega ad ovest passando per Bestrova - q. 50, q. 53 e q. 22.

375

37h Le truppe italiane m Albania ( 1914-20 e 1939)

Si stanno ora costruendo dei ridouini nei punti più importanti a tergo di questa linea, dei reticolati di filo di ferro che devono suddividere il terreno a tergo delle truppe in linea in compartimemi stagno; si sta inoltre costruendo un reticolato turto attorno alla città ed un altro reticolato attorno al porro ed alle costruzioni che vi sono sorte. Fuori dello linea dalla parte sud esistono i principilli stabilimenti militari della piazza di Valona e cioè l'Ospedale militare principale. officina di riparazioni, autoreparto ecc.

Essendo impossibile ritirare detti stabilimenti fissi demro la linea dei 20 km. essi stabilimenti sono srari organizzati a difesa e presidiati dal rispettivo personale che vi alloggia stJssidiato da un battaglione di altre truppe.

Le armi che guarniscono la linea dci 20 km. sono oggi 1.'59 mitragliatrici e 34 pezzi di artiglieria. di più gli U(lmini sono armati di moschetto o di fucile. Con siffatta forza e siffatta organizzazione si ha piena fiducia di poter resistere ad un artacco dell'a\'vcrsario quale oggi si trO\·a di frome a Valona. La cosa naturalmenre cambierebbe e non si potrebbe più dare garanzia assoluta di efficace difesa qualora le for-.tc avversarie dovessero ricevere notevoli sussidi come da tem· po si vocifera.

Con la sopraddetta nostra forza non è po:>sibilc intraprendere alcuna operazione al di fuori delle nostre linee e poiché il Regio Governo aveva dapprima impartito ordini che tali operazioni si facessero per spezzare 1a resistenza avversaria si chiesero altri 3000 uomini da considerarsi come truppe mobili. ma fino ad oggi nulla è giunto.

Notizie di ordine politico. - Il pensiero di questo Comando circa la ris oluzione del problema albanese \'enne espresso fino dal luglio 1919 come risulta dall'accluso allegato n. 2. Successivamente nel mese di febbraio 1920 si ritornò sullo stesso argomento giungendo a conclusioni analoghe (foglio 756 Op. del 4 febbraio).

Nel mese di maggio u.s. fu fatto il ripiegamento di tutte le nostre truppe alla costa secondo gli ordini impartiti dal Go\•erno, ripiegamento che poté compiersi senza incidenti notevoli, tranne in un caso fra le montagne ddla Mirdizia in cui fuvvi uno scontro con bande armate di briganti le quali furono obbligate a !asciarci libero il passo.

Olt re la costa da cui i presidi ritirati man mano rimpatriavano non rimase presidi:no che il così Jctto «campo trincerato di Valona », comprendente essenzialmente la provincia di Valona che ha per confine a nord e ad est il corso della Vojussa e a sud le montagne del Curvelesc e di ChimareAllorché alia fine di maggio e principi di giugno si manifestò l'insurrezione albanese in provincia di Valona furono tali presidi staccat i che ne sostennero l'urto principale; data la loro esiguità ed il numero soverchiame degli insorti detti presidi furono travolti sicché restarono nelle mani degli albanesi circa 800 uomini ma essi ottennero il risultato immenso di trattenere e frazionare la massa degli insorti cosicché questi non poterono trovarsi compatti di fronte a Valona che 1'11 giugno soltanto . A quell'epoca pure coi mezzi scarsissimi la difesa di Valona era stata però già imbastita c C(lntro di essa venne ad infrangersi l'urto degli i nsorti

Da allora in poi questi in numero variabile da due a tremila sono ritornati inattivi di fronte a Valona senza però sciogliersi.

.::....:._______

Negli attacchi ai presidi del campo trincerato di Valona sono spe· cialmcnte da not.tre i due di q. 115 e del passo di Logora: il primo per il mistero che tutwra circonda la morte del suo comandante Colonnello Gotti che dicesi nssassinato comt: risulta dall 'a llegato n. 3; il secondo per la sorte toccata a tutta o parte del presidio che sarebbe stato assassinato dopo la resa come apparisce dalle dichiarazioni ( allegati 4 c 5) di bersaglieri presenti al fa t w.

Durante la difesa di \'alona, e specialmente nella notte sull'l l in cui si rentò un ' insurrezione nell'interno della citrà, si dovettero prendere energiche misure di sicurezza che portarono alla catrura di circa 1300 musulmani segregati oggi nell'isola di Saseno. L'allegaw n. 6 giustifica la legalità di detta misura la quale oltre a tutto il grandissimo risultato che l'insurrezione della città fu potuta domare guasi spargimento di sangue avendosi soltanto un ucciso fra i soldati e due uccisi fra gli albanesi.

Altre misure di rigore prese in quell'occasione furono l'incendio delle case di Osman Nuri e di Kiazim Cocosci capi degli insorti del partito nazionalista di Valona ed il bombardamento della località di Traja la cui popolazione insieme con quella di Ducati risultava wme maggiormente responsabile dell'eccidio dei nostri bersaglieri al passo del Logora.

Il ripiegam ento delle nostre truppe alla costa c la sorte toccata ai nostri presidi del campo trinceraw di Valona hanno tolto a guesto Comando ogni mezzo efficace per tenersi al corrente di quanto avviene nell'interno dell'Albania.

Oggi non si può fare assegnamemo che sull'opera degli aeroplani per controllare le notizie d'ordine militare e sulle notizie di qualche raro informatore di cui ancora si dispone e di quelle che provengono dai nostri addetti consolari di Co:-fù e di Janina c dall'Alto Commissar io a Durazzo.

Nell'allegato n. 3 è raccolto un fascio di notizie incontrollabili ma che con· cardano sufficientemente con le notizie che giungono da Corfù. da Janina e da Durazzo. Essenzialmente per questo Comando è ormai assodato il fatto che serbi e greci aiutano con ogni loro possa il moto albanese antitali:wo e che il governo di Tirana. se palesemente dice di avere sconsigliato il moto di Valona. occultamente certo lo aiuta , altrimenti non sarebbe spiegabile come qualche migliaio di uomini, specie nt:ll'attuale periodo di importanti lavori campestri, pos:-a restare inoperoso attorno Valona, procurarsi i viveri e denari per le paghe necessarie ai singoli combattenti.

La C.R. americana con l'essersi assunto il compito del servizio sanitario agli insorti albanesi, arreca per questo ad essi non lievi vantaggi, ma questo Comando deve aggiungere che esso ha sempre diffidato dei componenti di dt:tta C.R.A. come ne fanno fede rutti i suoi rapporti che dal giorno dell'armistizio in poi ha inviato a tale proposito al Regio Governo.

Oggi si parla insistentt:meme di aiuti che debbono \'enire dal nord agli armati che circondano Valona. Questo è un argomento capitale per concludere che il governo di Tirana appoggia il movimento o quanto meno nulla fa perché il movimento stesso non sia sussidiato J111l'inteto popolo albanese.

Allegati 377
li Tenen<e Generale Comandante le Truppe
l

PROTOCOLLO DI INTESA PRELIMINARE

S.E. il barone Aliotti, Plenipotenziario di S.M. il Re d'Italia, incaricato di sistemare i rapporti fra l'Italia e l'Albania, e S E. Suleiman Delvino, Presidente del Consiglio del Governo Provvisorio di Albania, debitamente dal suo Governo.

animati dal reciproco desiderio di stringere vieppiù le cordiali relazioni fra i Governi e i popoli di Italia e Albania su basi durature, hanno riconosciuto la necessità di far cessare immediatamente ogni conflitto nella provincia di Valona.

Perciò Essi hanno convenuto:

L - Il distretto di Valona e il suo litOrale saranno evacuati dalle truppe italiane, tranne l'isola di Saseno.

Lo sgombero avverrà secondo le modalità da stabilirsi da un'apposita Commissione mista italo-albanese. Il termine dell'evacuazione del litorale di Valona verrà fissato in una lettera che il Plenipotenziario italiano scriverà al Presidente del Governo albanese.

Nel frattempo le forze albanesi si concentreranno oltre il fiume Suscitza. La zona fra Suscitza e il mare verrà considerata come territorio neutro Tutta vi a il C'l'()verno albanese potrà mandare subito suoi funzionari ad assumere l'amministrazione della città e della provincia di Valona, :accompagnati da conveniente reparto di gendarmeria.

Durante il periodo dello sgombero le Autorità e le truppe terranno alla loro disposizione esclusiva il porto, e si concentreranno al più presto sulla costa nella regione di Krionero.

II. - Le Autorità italiane e albanesi prenderanno d'accordo le opportune disposizioni per la custodia e il rispetto degli edifici e del materiale di propr ietà dell'Italia e dei cittadini italiani.

III. - Un'amnistia generale sarà accordata , salvo per i delitti comuni.

IV. - Tutti gli italiani ed albanesi che per ragioni varie si trovano ora trattenuti od arrestati, saranno messi in libertà nello stesso termine dell'evacuazione del litorale di Valona.

V. -Tutte le questioni concernenti le future amichevoli relazioni fra l'Italia e l'Albania saranno esaminate e risolte da una delegazione italiana e da .una delegazione albanese in modo da dare garanzia e soddisfazione ai legittimi inte· ressi dell'Italia e dell'Albania.

Le truppe italiane in Albania (I9T4·20 e r959j Allegato
54
n.

A llegato n. 55

MINISTERO DELLA GUERRA

DIVISIONE STATO MAGGIORE - SEZ. Hl

Telegramma in partenza n. 13811 giunto il 28 stesso

A S.E. il Generale Piacentitzi Comandante Tmppe Albarria

Roma. 22 luglio 1920 Valona

Ringr:1zio V.E. delle chiare relazioni inviatemi circa le trattative diplomatiche col Governo albanese e circa il morale delle nostre truppe a Valona.

Ne ho informaw subito S.E. il Presidente del Consiglio dei Ministri e S.E. il Conre Sforza. Ho deciso intanto di inviare a Valona circa 1000 uomini che si rendono disponibili in seguito alla riduzione in corso delle nostre truppe di Rodi e dell'Anatolia. Tali truppe giu ngeranno a Valona verso il 1° agosto.

E' probabile che possa verificarsi fra detti elementi già destinati al rimpatrio, un senso di spiacevole delusione allorché apprenderanno la loro destinazione in Albania; sono però sicuro che sotto la sperimentata direzione di V.E. la sgradevole impressione sarà vinta rapidamente e che anche dette tn1ppe sapranno dare buon rendimento al pari di quelle attualmente a Valona, il cui contegno, desunto dalle notizie inviate dali'E.V. dà sempre confortevoli impressioni al Governo

Reputo altresì fermare l'attenzione di V .E. sull'opportunità che lo sbarco avvenga con una cena ostenta:.:ione onde ai ribelli appaia come l'invio di sensibili rinforzi.

Con la circostanza prego V.E. farmi conoscere le sue proposte per i miglioramenti che credesse opportuno apportare nel trattamento della truppa: vedrò di aderire nella maggior misura possibile.

Mi saranno anche gradite informazioni ed eventuali richieste circa il servizio sanitario

Allegati 3ì9
11 Ministro I. Bonomi

IL MINISTRO PLENIPOTENZIARIO, MANZONI , AL COMANDANTE DELLE TRUPPE IN ALBANIA. PIACENTINI

Durazzo, 2 agosto 1920

Eccellenza,

mi affretto a mandare a Vostra Eccellenza il tes to del protocollo preliminare che in nome del R. Governo firmerò stamane a Tirana col Governo albanese .

Appena questo documento sarà stato firmato dal Presidente del Governo provvisorio albanese, e cioè oggi stesso, il Ministro Spiro Koleka partirà per informarne il Comando della D ifesa Nazionale. Da parte mia informerò ufficialmente l'Eccellenza Vostra ed il R. Governo dell'avvenuta firma affinché si addivenga al pi1\ presto alla cessazione delle ostilità ed al rimpatrio di codeste RR. Truppe Da quel momento prego Vostra Eccellenza di voler considerare questa mia privata comunicazione come trasformata in ufficiale.

Mi affretto pure ad includere una copia della lettera che dirigerò al Presidenre d el Governo albanese il giorno stesso della firma del Protocollo per indicarglì iJ termine di tempo entro il quale dovrà essere completato il rimpatrio di codeste RR. Truppe .

La prego, Signor Generale, di gradire i miei ossequi e di credermi

suo devotissimo

PROTOCOLLO PRgLIMINARE

Essendo cessate le ragioni per le quali l'Italia aveva durante la guerra invi ate delle eruppe in Albania, ed essendo sorti incidenti che hanno disturbato il già iniziatO rimpatri o di queste m1ppe, tra il Nob. Gaetano dei Conti Manzoni, Ministro Plenipotenziario di S.M. il Re d'Italia, incaricato di sistemare i rapporti tra l'Italia e l'Albania e S.E . Suleiman Bej Delvino, Presidente del Consiglio dei Ministri del Governo Provvisorio albanese, ent rambi debitamente autOrizzati dai loro Governi ed entrambi animati dal desiderio di dare base duratura ai cordiali rapporti esistenti tra i governi e i Popoli d'Italia e d'Albania, e di far immediatamente cessare ogni conflitto nella provincia di Valona,

è stato convenuto guanto segue:

I.- Tutte le questioni concernenti le future amichevoli relazioni fra l'Italia e l'Albania. saranno esaminare e risolre da una Delegazione italiana e da una

Le truppe italiane in Albania ( !')1 4- 20 e 1939) Allegato n. 55

Delegazione albanese in rr.odo d,1 dare garanzia e soddisfa1ione ai legiHimi interessi dell'Italia e ddl'Aibania.

li. - i i Go,rerno italiano, per dare prova dci suoi senrimcnt i di rispetto della sovranità albanese su c dell'integrità territoriale dell'Albania farà rimpa triare le truppe italiane.: artualmeote dislocate in Valona e S\10 litorale e nel resto dell'Albania, eccezi.one fatta per l'isola di Saseno. l l termine dell'evacualione del litorale di Valona verriì fissato in una lener.t che il Plenipotenziario italiano scriverà al dd Governo albanese. Le modalità saranno stabilite da apposita Commissione mista italo-albanese.

III. - frattempo le forze albanesi saranno trasferite oltre il fiume Suscitza, e il territorio fra la Suscitza e il mare sarà considerato zona neutra durante il periodo del rimpatrio. Tuttavia il Governo albanese porrà mandare suoi funzionari ad assumere l'amministrazione della città e della provincia di Valona. accompagnati da sufficiente n::parto di gendarmeria, dopo trascorsi quindici giorni dall'inizio del rimpatrio delle tmppe italiane. I posti di gendarmeria necessari al mantenimcnw dcll 'ordine nella zona neutra saranno inviati dalle Aurorità albanesi.

IV. - Durante il periodo delle operazioni di imbarco le Autorità e le truppe italiane terranno a loro disposizione esclusiva il porto di Valona. Opportune disposizioni saranno prese dalla Commissione mista citata all'articolo II per assicurare durante il periodo dell'evacuazione il commercio cd il passaggio della popolazione ci\·ile.

V. - Un'apposita Commissione mista italo-albanese prenderà d'accordo le opportune disposizioni per la custodia e il rispetto degli edifici e del materiale di proprietà dell'Italia e dci cittadini italiani da parte della Gendarmeria albanese, ricorrendo, secondo il bisogno, a specialisti tecnici italiani. Gli edifici di proprietà del Governo italiano nella città di Valona verranno stimati da una apposita Commissione mista italo-albanese e ceduti al Governo albanese. Nel valore così stimato verranno computate le somme ancora da pagarsi per danni causati e la differenza sarà calcolata a credito od a debito. Di conseguenza il Governo albanese subentrerà negli obblighi di fronte agli aventi diritto. Sarà fatta eccezione per un fabbricato destinato a residenza del Consolato italiano.

VI. - Un·amnistia reciproca generale sarà accordata, salvo per i delitti comuni.

VII. - Tutti gli italiani ed a lbanesi che per ragioni varie si trova no ora trattenuti ed arrestati. satanno messi in libertà nello stel>SO termine dell'evacuazione del litorale di Valona. I detenuti per delitto comune verranno consegnati alle competenti autorità rispettive.

VIII. - Il tes:o di questo protocollo non sarà pubblicato né comunicato a stranieri sah·o accordo fra le parti. Tuttavia, qualora la questione albanese fosse portata a discussione della Conferenza della Pace, prima della conclusione del protocollo definitivo. le parti contraenti porranno usare in sede di Conferenza del presente ano.

41/egati

Signor Presidente, ho l'onore di sciogliere la riserva citca il periodo di tempo necessario per il rim · patrio delle truppe italiane da Valona e di informare V.E. che occorr.::rà un termine di un mese al massimo per l'imbarco delle truppe stesse. Tale termine avrà inizio dal giorno seguente alla firma del protocollo. La partenza delle truppe incomincerà dall'abitato di Valona e colline dei dintorni in modo che dopo quindici giorni dall'inizio dd movimento sia totalmente evacuato e le autorità c gendarmeria albanesi possano prendere in consegna la città e l'amministra· zione. Nei seguemi quindici giorni saranno rimpatriate le rimanenti truppe in modo che in trenta giorni il Distretto di Valona ed il litorale saranno compleramen te evacua ti

Si intende che durante tale periodo il vettovagliamento delle eruppe continuerà a funzionare come finora.

In quanto allo sgombero del materiale trasportabilc appartenente all'esercito italiano una commissione mista prenderà le disposizioni necessarie per l'imbarco dopo aver constatato la rimanente quantirà rilevante di materiale giacente.

Testo accettato da Sulciman Bej Delvino, Ahmed Bej Mathi e Spiro Koleka.

Allegato n 57

RELAZIONE GENERALE SULLA IMPRESA DI ALBANIA

SOMl\.IARIO: l. La propaganda. - II. L'azione militare. - Ul. L'azione politica - IV. Il costo dell'impresa: strade, rete ferroviaria Dècauville, linea telegrafonica. teleferiche, materiale automobilistico, reticolati, materiali vari, cannoni. - V. Gli sperperi. - VI. Le malversazioni. - VII. L 'organizzazione dei poteri. - VTI I. l ricuperi. - Conclusione.

La Commissione parlamentare d'inchiesta sulle spese di guerra ha preso in esame, per la parte di sua competenza, gli avvenimenti di Albania.

Le investigazioni sono state oltremodo difficoltose, giacché si è dovuto fare ricorso a fonti multiple di prova, le quali sono state pazientemente raccolte dalle loro sparse posizioni: e cosl si sono dovuti consultare gli archivi dipendenti dal Ministero degli Esteri, quelli dipendenti dai l\1inisteri della Guerra e della Marina, dalla Presidenza del Consiglio e dalla Ragioneria Generale dello Stato; sono stati escussi numerosi testimoni, ed in fine è stato compiuto anche un accesso a Valona e nelle località confinanti, ove sono state fatte constatazioni preziose, valevoli a rendere completo e coscienzioso il giudizio della Commissione.

Poiché la indagine sulle spese ha lo scopo non solo di accertare le modalità di erogazione delle spese stesse e gli eventuali ricuperi, ma altresì di accertare

Le truppe italiane in Albania ( HJ14 • 20 t: 1 q p;)IL PLE0:IPOTEl'\ZIARIO. l\!r\ '\ZONI.
AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO ALBANESE. SULETt\1AN BEJ DELVINO

le re:.ponsabil ità ineremi. era indispensabile esaminare i procedimenti e gli effetti dell'azione di propaganda. dell'azione milirare politica e diplomatica, alle quali appunto la spesa era servita

Solo in questo modo il Parlamento porriì avere elemen ti sufficienti di giu· dizio, tantO intorno alla entità della spesa sos tenuta, quanto e soprattutto in riguardo alla utilità della spesa medesima, cd in riguardo al vantaggio che l'Italia cosrn:tta a sì duri sacrifici finanziari ba da c.:ssi ricavato.

Per riguardo a questo proposito della Commissione, la relazione si occuperà in separati capitoli dei diversi dementi che concorsero a formare il suo giudizio, quale viene rassegnato al Parlamento.

La propaganda, che è uno degli elementi di successo di ogni politica impresa, fu esercitata anche in occasione della im presa di Albania. Essa, all'inizio delle operazioni belliche ed anche anteriormente era affidata al Ministero degli affari esteri. il quale operava per il tramite del Direttore Generale delle SC\tOle italiane all'Estero il commendator Scalabrini.

Costui. che ampiamente si era occupato dell'insegnamento italiano in Albania, fu quindi incaricato dell'assegnazione di borse di studio a studenti albanesi, e della trattazione di affari economici I taio-Albanesi. Ed egli esercitò il suo mandato in Roma, nella sede stessa della Direzione Generale delle scuole, posta in via Aureliana.

Alla fine del 1917, creatOsi il Sottosegretariato di Stato per la propaganda all'Estero, fu costituito alla dipendenza di detto Dicastero, l'Ufficio Albania e Paesi Balcanici.

A capo del detto Ufficio, il quale conservò l'antica sede in via Aureliana, fu posto in un primo momento il colonnello Forrunato Castaldi; indi, alternativamente. e quali supplenti Jel Casto] di, il colonnello Vincenzi ed il tenente colonnello Ettore Lodi; il comporne la Segreteria o a lavorarvi furono chiamati due funzionari, un ufficiale inferiore e due signorine. olrre agli impiegati di basso

Soppresso in data 31 dicembre 1918 il Sottosegretariato di Stato per la propaganda all'Estero, l'Ufficio Albania e Paesi Balcanici sopravvisse cd assunse un carattere autonomo restando sempre alla direzione di esso il Castoldi, man· tenendosi sempre solo a contatto col Ministero degli Affari Esteri. Ed esercitò, questo Ufficio, l'opera di propaganda fino all'ottobre del 1920, nella quale data le mansioni ad esso affidate ritornarono ad essere esercitate dal tvliniscero degli Affari Esteri.

Da un promemoria conservam in questo risulta che l'Ufficio di Via Aureliana si è occupato dei seguenti affari:

l) Propaganda italiana in Albania, mercè la pubblicazione del giornale itala-al banese Kuve ndi;

2) Relazioni ufficiose:: con l'agente politico albanese in Roma;

3) Assegnazione di borse di studio a studenti albanesi in Roma;

.t ) Contatti con i notabili albanc:si residenti o di passaggio per Roma;

5) Passaporti per albanesi.

Al1ega11 3/j;
Capitolo L - LA PROPAGANDA.

Per il manrenimenro di Ufficio Albania. il Sonnino con i tt:legrammi 13 luglio 19 l 8, n l O126 e 21 febbraio 19l9. n. 4 368. autorizzò il pagamento di l ire centomila annue. da ,·ersarsi in nne e l'Ufficio nei suoi 34 mesi di vita, ha speso complessivamente 1:! somma di !ire 2ì9,942.48, comprese in tal somma le indennità ai funzionari. Ma se l'elenco ufficiale degli affari trattati dall'Ufficio Albania può dare l'impressione di una certa attività esercitata dall'Ufficio medesimo. le concordi informazioni assunte c l'esame dei documenti d'archivio provano che rale auivitÌI è: stata quasi eva· ncsccnre.

Dal libro giornale risulta:

1 ) che la propaganda attraverso la stampa fu esercitata mercè sussidi dati ai seguenti quattro giornali: Ktwendz , Corriere delle Puf!,fle, La Na::.ione Albane· se, La Gwvane Europa;

2) che gli studenti beneficiati dalle borse di studio furono trentasettt::

3) che gli individui sussidiari per motivi diversi furono cinquantuno;

4) che il Casto Idi c i l Lodi lasciarono più volte il loro Ufficio per recarsi all'Estero.

Il contrasto è troppo evidr;:nte per aver bisogno di commenti tra il titolo dell'Ufficio Albania e Paesi Balctmici e la sua attività quale risulta dalle opera· 'l.ioni di cui è traccia nei suoi registri.

A guerra finita, e durante la Conferenza pe r la pace a Parigi, la Regia Delegazione Italiana , allo scopo di mantenere in evidenza gli interessi italiani in Al· bania, costituiva nella sressa Parigi un nuovo Ufficio per la trattazione degli affari albanesi, ponendo a capo di esso , in qualità di esperto, lo stesso colonnello Castold.i. E questi si è occupato non solo della trattazione diplomatica della questione albanese, ma si è anche interessato dei rapporti intercedenti tra le aurorità italiane e la delegazione albanese a Parigi.

E' notevole il fatto che la Delegazione Albanese, trovandosi in ristrettezze economiche, ottenne a titolo di prestito per intercessione del Castoldi la somma di lire trecentocinquantamila dalla Regia Delegazione italiana.

Nell'ottobre del 1918, costituitosi il Governo provvisorio albanese. il nostro Governo creò la carica di Alto Commissariato Italiano in Durv.zo, con le seguenti attr ibuzioni:

a) trattazione degli affari politici in tutta l'Albania. esclusi il campo trin· cerato di Valona e la città di Scmari;

b) azione di vigilanza e di consiglio verso il Governo provvisorio;

c) azione di contatto tra il Comando militare di Valona e il Governo provvisorio.

L'azione dell'Alto Commissariato era, in sintesi, la e la tutela degli interessi italiani in Albania . Ad Alto Com missario fu nominato nuova· mente lo stesso Castoldi.

E' opportuno notare fin da ora, salvo a discorrerne più :.11npiamenre quando si tratlerà della organizzazione dei poteri, che fortissimi attriti sorsero tra il Ca· stoldi ed il Comando militare di Valona, con reciproche denigrazioni e con e\·Ì· dente danno del nostro prestigio in quelle regioni.

Poco più tardi, l'Alto Commissariato di Durazzo fu mutato in Regia Lega· zione. a capo della quale fu posto lo stesso Castoldi nominato di colpo Ministro plenipotenziario.

Le truppe ira li.m e rn 4 / bama ( 1 9 1-J- 2 0 e ICJ J 9 ) - ---

Capitolo n. -- L'AZIONE. MILHARE.

Scoppiata la guerra europea, e prima ancora del intervento nel conflitto, l'l 1" Reggimento Bersa_glieri sbarca\ a a Valona. nel dicembre dèl 1914, senza alcuna resistenza da parte degli albanesi.

Dichiarata la guerra all'Ausuia- Un ghcria, fu mandato a Valona nd dicembre 1915 tm intero Corpo di spedizione. comandato dal generale Emilio Bertorri.

Le truppe italiane varcarono la Vojussa e si estesero immediatamente m mtta la regione.

Intanto gli austriaci riportavano continue vittorie sull'esercito serbo.

Fu allora che una nostra brigata, comandata dal generale Guerdni, fu inviara per via di terra a Durazzo, per assicurare a noi quel porto e per rendere meno dura la ritirata dei serbi, messi in completa rotta, ed affluenti in disordine sulla stessa Durazzo.

La marcia su Durazzo della colonna Guerrini fu compiuta attraverso difficoltà gravissime che misero a dura prova la resistenza ddla truppa. Mentre essa si compiva, un ordine dd Ministero ddla Guerra la sospese . ma l'ordine non raggiunse il generale Guerrini, che poté con grande stento attraversare un terrirorio privo di tutto, senza strade, senza mezzi di comunicazione arrivare a Durazzo, che occupò in nome dell'Italia.

Dopo qualche me::se, egli fu sostituito dal generale Giacinto Perrero.

Il Ferrero appena assunto il comando, si dette a lavorare a tutto uomo, e con energia, per porre la zona in istato di difesa, .in previsione de!la ulteriore avanzata austriaca.

Intanto i resti dell'esercito serbo venivano sal\'ati dalle nostre navi e trasportati a Corfù .

Purtroppo le previsioni del generale Perrero si verificarono; gli austriac i mossero contro Durazzo, in forze notevoli , muniti di grosse artiglierie c rafforzati anche di bande irregolari.

Il Perrero, che comandava una semplice brigata, vista la inutilità della resistenza , vista la impossibilità di ottenere rinforzi. propose la ritirata e quindi l'imbarco di tutte le sue truppe; e telegrafò in proposito sia al generale Berroni, suo superiore immediato, sia al comandante delle forze navali in Adriatico. E questo ultimo in data 14 febbraio 1916, telegrafava allo stesso Bertotti che ogn i tùteriore ritardo nell'ini'.tio dell'imbarco avrebbe compromessa l'operazione di sgombro di Durazzo.

Il generale Bertotti. neJio stesso giorno 14 febbraio rispondeva al Ferrero nei termini seguenti:

« Secondo istruzioni scritte Ministero Guerra occorre rendersi conto con ogni mezzo della reale entità minaccie nemiche da parte austriaca-b ulgara, affine evitare che abbandono Durazzo non risulti realmente e pienamente giustificato dalle forze delle circostanze. In conseguenza poiché a mio avviso migliore giudice delle circostanze deve essere generaJe Ferrera ho autorizzato decidere e comunicare in tempo ad ammiraglio Cutine ili ed a me sue decisioni. F.to Berrotri ».

In conseguenza di tale autorizzazione il generale Feuero, in data 15 febbraio, telegrafava all'ammiraglio Cutinclli, domandando lo sgombro di Durazzo per \'ia Ji mare.

E l'ammiraglio, che aveva già predisposto il movimento, dette ai comandanti delle navi i relativi ordini; sì che la manina del giorno 16, provenienti da

Allegatt ------·-- -
25. - Albania

Le truppe italiane m Albania ( 1914- 20 e 1939)

Valona e da Brindisi, si trovarono nella rada di Durazzo quindici piroscafi da carico e due navi-ospedale insieme con due cacciatorpediniere per imbarcare le truppe ed i materiali, mentre la squadra faceva al largo il servizio di crociera.

Ma al tramonto dello stesso giorno 16 giunse improvvisamen te all'ammira· glio un telegramma da Durazzo annunziante la sospensione dello sgombro; in conseguenza di che i piroscafi ritornarono vuoti a Brindisi non potendo perma· nere in rada.

Il generale Ferrero aveva dovuto rinunziare al proposto sgombro in seguito ad un telegramma del generale Bertotti che, facendo persino menzione delle sanzioni penali a carico del comandante di una fortezza che non fa di tutto per difenderla, fu interpreta to come l'ordine di resistere ad ogni costo. Per modo che, quando, tre giorni dopo, l'autorizzazione di abbandonare Durazzo fu data, lo sgombero avvenne sotto il tiro delle artiglierie austriache, con mare tempestoso, e cagionò perdite enormi di viveri, di munizioni e di quadrupedi. Lo storico di questi avvenimenti non potrà non riconoscere che tutto dò avvenne per deficienze dei comandi superiori, e perché si vollero raggiungere finalità politiche di carattere internazionale con l'uso di mezzi sproporzionati.

Nella zona di Valona, imanto, non accadevano avvenimenti importanti . Al generale Bertotri fu presto sostituito dapprima il generale Settimio Piacentini e poi il generale Oreste Bandini

Nel dicembre del 1916 vi sbarcò di nuovo il generale Perrero, assumendo il comando delle truppe dell'Albania meridionale

Il Ferrero si occupò molto intensamente di tuttO ciò che poteva avere attinenza coi servizi civili e politici, come si ricava dai bandi emanati da lui, e poi si dedicò alle operazioni militari E concepì la occupazione di Berat e di Fieri, non solo per dare maggiore respiro alla piazza di Valona, troppo strettamente sorvegliata dalle truppe austriache, ma anche per considerazioni strategiche relative alle operazioni dell'esercito francese di Orieme. Questi sono i motivi da lui eccepiti, i quali sono confermati dagli arti raccolti.

L'operazione preordinata da circa un anno, fu di fatto eseguita nel luglio del 1918, ed il Ferrero occupò effettivamente con le sue truppe le località sopra indicate; ma, attaccato da preponderanti forze austriache, dovette definitivamente ritirarsi su posizioni più solide.

La ritirata si potette compiere con poche perdite per l'attività e per l'energia adoperate dallo stesso Ferrero.

Queste due sono le sole operazioni belliche da rilevarsi, compiute in Albania durante tutto il periodo della guerra.

Tuttavia è degno anche di rilievo che, malgrado queste ritirate, il nome italiano veniva ancora onorato dagli albanesi. principalmente a cagione dell'opera personale spiegata dal generale Ferrero, come risulta alla Commissione da precise ed autorevoli testimoni:mze.

Soltanto dopo la sconfitta dell'Austria-Ungheria nella battaglia di Vittorio Veneto, per vari motivi che più innanzi saranno esposti, sorse contro le nostre truppe in Albania un novello nemico, forse più temibile: il popolo albanese e più specìalmente la parte musulmana di esso.

Il sentimento della indipendenza nazionale f u agitato da pochi elementi colti, viventi per la maggior parte in Italia ed in America; di tale sentimento si impadronirono i pochi. dirigenti la polirica albanese locale, scontenti della

,1l/cgati

nostra occupazione, per sollevare .le: masse fino allora acquiescenti; e le ma sse stesse, sottntllc:: al la loro antica im:rzia, animate dalla volontà dei loro capi, presero aperta contro di noi.

La propaganda antiraliana si intensificò a poco a poco. e perfino gli iratoalbanesi sonoscri:.sero nel maggio 1920 un appello diretLo al Presidente degli Stari Uniti d'America invocando l'intervento di lui e protc!>tando comro la politica dell'Iralia.

L'incendio in breve tempo divampò; gli albanesi si armarono contro le no stre truppe, le quali dall'interno ddhl regione dovettero restringersi nel campo trincerato di Vnlona. Quivi esse fmono attaccate nel giugno 1920 da forze di gran lunga supl!riori; febbricitanti tulle a cagione della imperversante mal:Hi<l, già decimate dalle epidemie, esse in un primo momento cedettero terreno: ma rinvigorite poi da un piccolo rinforzo sopraggiunto, ricostituirono la loro linea di difesa e respinsero brillantemente gli assalitori.

Ma la nostra situazione politica in Albania diventava ogni giorno più difficile a cagione dell'odio degli albanc:si, sul quale, purtroppo, soffiavano vampe incicatrici alcuni clementi di diversa nazionalità; in vista delle condizioni politiche si addivenne a trattative col Governo provvisorio albanese. Ed in data 2 agosto del 1920, il conte Manzoni, in rappresentanza dell'Iralia, stipulava col Governo provvisorio albanese un accordo, chiamato comunemente Protocollo di Tirana. col quale in omaggio alla integrità territoriale dell 'Albania, si stabilh·a il rimpatrio di tutte le truppe italiane.

E così, dopo qualche mese, questo residuo dell"anlico Corpo di occupazione, abbandonò definitivamente le coste albanesi, lasciando sul posto orme gigantesche, e speriamo non inutili. della nostra attività, e conservando solo la piccola e deserta isola di Saseno posta all'imboccatura della baia di Valona.

Si dirà in seguito delle immt:nse opere eseguite e dei materiali abbandonati dalle truppe rimpatrianti.

Capitolo III. - L'AZIONE POLITICA.

Non compete alla Commissione un approfondito esame e molto meno un giudizio sulle direttive di ordine politico e diplomatico seguite dal Governo in riguardo all'Albania; ma in quanto taluni fatti hanno determinato situazioni locali che hanno avuto diretta influenza sull'enorme sacrificio finanziario sostenuto per l'Albania e sullo scarso vantaggio che il Paese ha ritratto da tale sacrificio , non può la Commissione trascurare alcuni rilievi.

Durante l'occupazione di Valona da parte dell'11° Reggimento Bersaglieri , occupazione durata un anno intt:ro, gli albanesi vivevano tranquillamente accanto ai nostri soldati, profittando volentieri dei benefici economici ad essi arrecati. da un maggiore movimento di affari.

l contatti politici col Governo albanese avvenivano regolarmente per mezzo dei nostri Consoli, i quali si mantenevano estranei alle locali competizioni partigiane.

Sbarcato nel dicembre del 191 '5 il Corpo di spedizione comandaLO dal generale Bertotti, l'autorità consolare wnne a mano a mano diminuita e quindi soppressa.

L'attività politica fu allora esercilata dal maggiore Fortunato Castoldi, Capo dell'Ufficio Politico Militare presso il Comando del Co1'po di occupazione.

Il Cas10ldi di cui già innanzi si è parlato ebbe parte prcponclcrantt: nei rapporri italo-albancsi. e fu quasi sempre il rappresentame in Albania del nostro Governo, fin da quondo aveva il grado di capitano.

Ma b..:n presto le Autorità. che rappresentavano in Albania il Go\·erno italiano, compirono parecchi errori ed imprudenze. che volsero contro di noi l'animo degli albanesi. Sui quali poi agl potentemente una fortunata propagan· da avversaria. mirante a svalu tare l'op cr<l nostra, mediante l'accusa di aver accettato il concetto della spartizione dell'Albania. con un ano solenne. com 'è il Proclama di Argirocasrro, noi aves:; imo garantito l'indipcndcnza di quel popolo fierissimo.

Si parlò di altre cause, che avrebbero contribuito a rivoltare contro di noi gli albanesi, come aiuti diretti e indiretti di potenze straniere c assicurazi<mi di uo· mini e di partiti politici italiani. i\1a le affermazioni in proposito hanno avmo completa smentita da chi era in grado di conoscerne il fondamento, almeno per quanto riguarda le questioni italiane

Non è stato possibile alla Commissione determinare con precisione il costo intero della spedizione ed occupazione dell'Albania.

Tutte le possibili investigazioni sono state compiute, sia presso i Ministeri della Guerra e delh' Marina, sia presso quello del Teso ro: si è fatto anche un coscienzioso riscomro presso la Corte dei Comi.

Ma se dai bilanci e dalle relative contabilità è potuta ricavare con appros· simazione una cifra relativa alle spese esclusivamente sostenute per l'impresa di Albania, non è stato possibile accertare l'ammontare di altre somme conside· revoli, erogate anche a cagione della spedizione albanese; ma conglobate nelle maggiori somme spese per tutto l'esercito operante.

Si rifletta alla scomparsa di infinite carte contabili dismme negli sgomberi di terre albanesi; <Ùla dispersione di altre infinite per tutti gli archivi militari e civili del Regno; all'impossibilità di rintracciare ora i particolari ri.ferentisi all'Albania nelle spese globali del mantenimento delle truppe. ospedali, opifici, cantieri, navi, ecc.

Le spese certe ricavate da i vari bilanci fino a tutto tano dal seguente prospetto:

l) Spese sostenute dall'Amministrazione della Guerra

2 ) Spese sostenute dall'Amministrazione della Marina

3) Spese sostenute dal Ministero degli Affari Esteri

4) Costo del naviglio perduto nelle acque di Albania in conseguenza di operazioni milicari na\·ali

il febbr aio 1921 risul-

L. 1,503,000.000

» 350,000,000

>> 3,250,000

)) 51 ,758,300

Totale L. 1,908,008,300

Tale prospetto, compilato con approssim:\Zione dalla Ragioneria generale dello Stato, è stato completato dalle indagini direttamenrc fatte dalla Commissione fin dove era più possibile giungere.

T urtavi a la spesa in esso indicata è di gran lunga inferiore <1tla realrà.

31!8 Le truppe /la/rane m .4/ba•Wl ( IQT.J- 20 e 1939)
Capitolo lV. - IL cosTo DELL'IMPRESA.

La Ragioneria del Minisrero della piì.1 specialmente solleciraw a dare un resoconro precìso della ge:.tionc albanese, ha proceduw alla ricosrituzionc delle spese, calcobndo il numero dei soldati, degli ufficiali c dei quadrupedi inviati in Albania nei diversi momenti c moltiplicando tale numero per il costo di ogni individuo; con un mer:odo analogo sono stare cakolate le spese per il trasporto della spedizione, per le somministrazioni fatte alla popolazione indigena, per la cura ed il mantenimento dei feriti t: degli ammalati, pel' le pensioni ai paremi dei morti, per le costruzioni.

Orbene, tale calcolo si allont:ma, c di molro, da ogni probabilità di precisione

E difatri la cifra dei militari inviati in Albania non si è potuta determinare esattamente. Se nei momenti culminanti della nostra azione militare abbiamo avutO sul posto circa 120,000 uomini in istato di dficienza, c se di questi uomini circa 85.000 dovettero essere alternativamente rico\'crati negli ospedali dell'Albania cd in quelli del Regno a cagione della malaria, è evidente che per mantenere il Corpo di occupazione in israto di poter funzionare, non 120,000 uomini furono mandati in Albania, ma un numero certamente doppio, e probabilmente triplo e quadruplo in continua rotazione di partenze e di rimpatri.

Similmente non si \: potuto calcolare con precisione il maggior costo dei soldati malarici, perché moltissimi di guesti furono curati nelle infermerie dei Corpi; negli ospedali di Albania ne furono ricovemti soltanto un 15.000, mentre circa 70,000 furono trasportati negli ospedali del Regno.

Inoltre, al numero dei militari sani e malati, innanzi determinato, occorrerà aggiungere il numero degli operai civili, assoldati dall'Amministrazione del Genio, ed ammontante ad oltre 8000 individui, dci quali soltanto 4000 furono affetti dalla malaria perché meno esposti dei soldati ai disagi della guerra.

Orbene, come innanzi si diceva. la spesa sostenuta per la cura nel Regno dei malarici albanesi è conglobam nella maggiore spesa sostenuta per l'esercito operante in Italia.

Né queste cifre ora indicate possono ritenersi esagerate, giacché da elementi raccolti sul posto è scaturito che la proporzione dei malarici in Albania è stata non inferiore all'80 per cento.

Un altro c\·idente errore è sraro commesso nel calcolare la per le costruzioni.

TI calcolo di tale spesa può essere fatto in rapporto alla quantità dei componenti la spedizione, solo quMdo si facciano tutre costruzioni in serie, quali sono gli alloggiamemi pèr determinato numero di uomini, e quando i lavori si eseguono in base a formule prestabilite.

Ma in Albania ove le costruzioni in serie sono state pochissime, come le tende Roma e i baraccamenti per truppa, dcJVe invece le più svariate c cosrose costruzioni sono state eseguite, dove i lavori stradali. telegrafonici c campali hanno avutO larghissima applicazione. come più innanzi sarà esposto. il calcolo proporzionale non è applicabile.

Non vi è dubbio quindi che il prospetto contabile innanzi trllscrilto sia di gran lunga infc:rion: alla spesa reale sostenuta.

Vi è infine da tener preseme, ma per mostrarne la ins1.rssistenza, una pretesa sollevata dagli Albanesi, i quali reclamano con insistenza il risarcimento dei danni di guerrn arrecati dalle nostre truppe nei territori occupati.

.1.Jlcgar.i - - - ----- - - -
l

390 Le truppe italwne in Albania ( 1914-20 e 1939)

La Commissione non crede nemmeno opportuno di inserire qui l'ammontare delle richieste albanesi, su tale argomento; giacché esse sono più che esagerate, temerarie e non meritano di essere rilevate.

Ì\la sarà bene affermare fin da ora che i danni arrecati ai cinadini albanesi potranno ammontare a poche migliaia di lire, giacché le poche terre occupate dalle nostre truppe erano, anteriormente alla nostra occupazione, coltivate dagli indigeni nella loro intcrezza.

Pare invece necessario esporre quale sia J'entità dei nostri materiali non poturi trasportare dalle nostre truppe all'atto dell'imbarco, e lasciati nelle mani degli a l banesi; quale sia l'entirj delle opere compiute nell'interno dell:l regione. Strtldt•.

Le strade costruite dalle nostre truppe in Albania sono gigantesche. Tra· scriviamo qui solo l'elenco chilometrico delle arterie principali, che sono di im· mensa utilità per il popolo alhanese; tralasciando tutte le strade minori di carat · tere militare.

Si omette anche il non breve elenco delle strade preesistcnti, ma rifatte ed ampliate da noi.

Le arterie principali sono:

l) Valona - Kimara - Porro Palermo- Santi quaranta

2) Valona · Drasciovitza- Quota centoquindici · TepeleniArgirocastro

3) Valona- Bestrova- i\lifoli- Ponte di Idrisit- Gola di Lcvani

4) Kisbarda- Ponccva- Brasciovitza e Pencova · Grcnez

5) Valona ·Castelli Veneri - Kanina e raddoppio Castelli Veneri, Centrale elettrica - Strada del porto

6) Argirocasrro- Giorgiucati

7) Ponte Lculi- Ponte Dragoti

8) Giorgil.tcati- Han Kalibal<i Pera te

9} Quota centoquindici - Giormi

10) Kanina- Babi7.za

11) Kanina · Kiebarda

12) Pencova ·Armeni - Bestrova

l3 ) Pencova · Treblova

H) Treblova- Serenirza

15) Grenz - Sevaster- Pliocda

l

6) Selevez- TrevJazer- Desiati

17) Babizza- Buciardà · Trevlazcr

18) Pencova- Ronzi

19) Kanina · Krioncro

Le prime nove strade sono tutte a fondo artificiale, ed hanno una larghezza media St.tperiore ai cinque metri; in molti punti raggiungono la larghezza di metri otto.

Le altre dieci zone a fondo naturale ma tutte inghiaiate cd anche parzialmente massicciate. Molte opere d'arte sono stare costruite lungo queste strade: ponti, tombini, trafori, colmate; è note\·ole fra tutto il gran ponte di ldrisit

Totale Km. 130 >> 1-H )) 35 )) 13 » 6 )) 26 )) 6 )) 105 » 6 )) 6 )) 6 )) 6 )) 6 » 5 » 10 .., )) l >> 12 )) 11 )) 6 Km. 546

sulla Vojussa , lungo metri 360. <.:omprc.:se le spalle in muratura, c largo metri 6. Da calcoli farti, il \·alore dei 19 t ronchi stradali innanzi descritti ammonta a non meno di 500 mila lire a chilometro.

Sicché la truppe italiane hanno lasciato alla nazione albanese un patrimonio srradalc, in perfetta efficienza, di un valore surcriore a 273 milioni di lire.

Rete ferrovi a ria Dècauville.

l 'Amministrazione mi l irare ha costruito una rete ferroviaria di notevole importanza tipo Dècauvillc, la quale è in perfetta efficienza cd è facilmente smontabile

Le linee panono da una grande stazione presso il porto di Valona, e si diramano in tutte le direzioni come dal seguente elenco:

l) Valona- Pendova Selenirza

2) Pencova · Grenez

3) Pencova · Quota cenroguindici

4) Valona · Panajà -ldrisir

5) Valona · Porto · Cantiere navale con diramazioni alla polveriera c magazzini vari

6) Tronco della iniziata ferrovia trans-balcanica, Valona ·

Questa linea Dècauville ha il valore di lire centomila a chilometro; sicché il patrimonio ferroviario lasciato agli Albanesi ha il valore di dieci milioni di lire, senza calcolare in esso il materiale rotabile, del quale sarà parola in seguito.

Linea telegrafonica.

Le truppe del Genio hanno impiantato una \'astissiroa linea telefonica tra i vari comandi, nonché una colossale linea telegrafica, con una grande centrale elettrica c con regolare palificazione. L 'intera linea ha lo sviluppo complessivo di circa tremila chilometri.

Non è stato possibile ottenere un criterio di valutazione per stabilire il valore de ll'impianto. Un rappresentante del consorzio materiali telegrafici e telefonici residuati dalla guerra, si recò tempo addietro a Valona, costruì la pianta di tutte le lin ce, e le valutò, quale materiale di ricupero. sette milioni di lire.

Teleferiche.

Gli impianti teleferici, pc! trasporro del materiale sono stati nove, come dal seguente prospetto:

N. 2 a Tepeleni

» 2 a Mazari

» l a Radhina

» 2 a Idrisit

» l a Grenez

» l a Kaninn.

Allegati -------------------------- - 39 I
Pono Bifeli, con piccole diramazioni laterali pel tra sporto dì materiali Km. » >> » » 24,500 lO 10,7-14 25 12 18
Krn
Totale
110,244
l l l l

Le truppe italiane in Albania ( 1914- 20 e 1939)

Tutti del valore complessivo di un milione ed ottocentomila lire.

Molte di queste teleferiche sono state già smontate ed asportate per evideme ordine delle Aurorità albanesi, come rutti a Valona ritengono; né sembra proponibile una ipotesi di furto , perché due di queste teleferiche, quelle di Idrisit, si trovavano in prossimità di un posto di gendarmeria.

Materiale automobilistico

Le nostre truppe in ritirata abbandonarono, oltre le linee di difesa di Va· lona, e più specialmente a Quota Centoquindici e a Tepeleni, un materiale automobilistico di gran valore.

Da indagini fatte presso l'Archivio del Genio Militare di Valona, si è potuto accertare che furono lasciati agli Albanesi:

l) numero cinquantacinque autocarri quasi tutti tipo « Fiat »;

2) numero quattrocentotrentadue copertoni;

3) numero cinquecentoquaranta camere d'aria;

4) una quantità imprecisata ma notevole di materiali di officina e pezzi di ricambio.

Questo patrimonio automobilistico abbandonato agli albanesi, senza club· bio ammonta a parecchi milioni di lire.

Reticolati.

In ogni zona esiste una massa gigantesca di filo di ferro spinato, adoperato quale forma di sbarramento innanzi alle nostre posJZloni

Per dare un concetto approssimativo della quantità e del valore di questo materiale basterà citare le seguenti tre opere:

l) un reticolato sul fiume Siscitza, di dieci metri di profondità, lungo circa venticinque chilometri. Il reticolato si compone di tre linee di ferro spinato;

2) un reticolato identico sul fiume Vojt1ssa, lungo circa cinquanta chi · lometri;

3) un reticolato di una linea sola sulle colline intorno a Valona della lunghezza di circa trenta chilometri.

Nell'agosto del 1918 un commerciante di Genova si recava a Valona ed offriva cinque milioni di lire per acquistare come rottami tutti questi reticolati con i relativi paletti di legno e di ferro.

Oggi questo filo spinato viene asportato a poco a poco dagli indigeni, per recingere i propri poderi.

lviateriali vari.

Sia nei pressi della Vojussa, sia in altre località esisten ti olcre la linea di difesa di Valona, si è potuto constatare l'abbandono di materiali vari di incalcolabile valore: barche di legno e di ferro per pontieri, carri da ponte, carrelli e binari ferroviari tipo Dècauville, traverse di ferro, tavo.loni di legno per ponti. tubi di conduttura d'acqua, motori, rotoli di rete cementizia, accessori elettrici, qualche macchina agricola

Tutti questi materiali oltrepassano senza dubbio nel loro valore un milione di lire.

Cannoni.

Le nostre truppe in ritirata dovettero ]asciare nelle mani degli i seguenù pezzt:

l) una batteria da montagna, da settanta. su quattro pezzi a Quota Centoquindici:

2) una b;tneria da montagna Skoda, da settamacinque. su quattro peai. anche a Quota Cenroquindici;

.3) nove cannoni da centocinquantadue. dei quali. tre abbandonati :1 Tre,•lazer, tre a Tisilia e tre a Lakarum;

4) circa diciassettemila proiettili.

A tutti i pc;-..zi furono asportati gli otturatori.

A questo elenco di materiale di artiglieria lasciato agli albanesi, bisogna tuttavia aggiungere altro materiale custodito dalle nostre truppe nella polveri era di Valona; c trafugato durante una sola notte, quantunque i gendarmi albanesi avessero il loro posto di guardia accanto alla porta della polveriera stessa.

Nella detta notte furono audacemente rubati in nostro danno scimiht proiettili da cannone cd ottomila chilogrammi di esplosivo.

Le indagini non poterono essere completate per espresso divido del Govemo albanese.

Il segretario dcll.a Commissione, che a queste indagini e ad altre persona l· mente attendeva. ( u sulla Vojussa fermato e trattenuto dai gendarmi e liberato soltanto mercè l'intervento del Regio rappresentante italiano.

Ma non basta; a tutti questi valori rimasti io possesso degl i albanesi bisogna aggiungere le concessioni fatte ufficialmente dal Governo italiano al Governo albanese. di imponnnri nostri materiali da guerra.

E così occorrerà rencr presente la somma di circa due milioni di lire rap presentanti l'importo di oltre tremila fucili. di dieci mitragliatrici « riat », e di molte centinaia di migliaia di canucce, il tutto ceduto al Governo albanese nell'agosto e nel settembre del l 920; bisognerà in ultimo tener conto della somma di circa trecentomila lire. rapprcsenrante l'imporro di molti materiali vari. ceduti allo stesso Governo per difficoltà dì trasporti in Italia e per impossi bilità di vendita a contami.

Alla cognizione della Commissione sono pervenute gravi accuse di spcrpcl'i, commessi durante tutta la campagna di Albania . E si è detto altresl che un rilevante disordine rutti gli ani amministrativi dell'Autorità militare. E' sta to riferito, ad esempio, che i piroscafi da carico. i quali giunge· vano a Valona specialmcnre durante g li anni 1915 e 1916, lasciavano le loro merci sulla spiaggia, non solo senza alcun riparo. ma soprattutto senza che fossero prese sollecitamente in consegna dagli ufficiali competenti.

E così le merci deperivano, oppure venivano in parte trafugate. Si detto pure che le spedizioni dall'I tali a erano molte volte eseguite senza alcun

Allegati 393
Capitolo V. - GLI SPERPERI.

394 Le truppe italiane in Albania ( 1914-20 e 1939)

nevole criterio. e talora anche contrariamente alle disposizioni date dal Comando di Valona

Così, ad esempio, si è riferito che giungevano a Valona di estate , ri.levanri quant ità di baccalà, che le truppe rifiutavano perché fermentate a cagione del caldo intenso e che quindi venivano d istrutte perché andate in putrefazione.

Simil mente si è detto che, il Comando d'A lbania , richiedeva all'Intendenza di Taranto asini e fieno; e mentre i primi giungevano in sufficiente quantità, il f ie no non veniva spedito; ed allora gli asini, per difetto di pascoli locali, o morivano o venivano uccisi per tnilizzarne la carne.

Scomparsi gli asini, giungeva allora il fieno. che diventato inservibile veniva accatastato sulla spiaggia e sovente si incendiava per combustione spontanea.

Su questi casi la Commissione ha indagato, ed ha potuto quindi stabilire: che le merci furono lasciate sulla spiaggia solo nei primi tempi dell'occupazione, per difetto di magazzini ; che il baccalà fu distribuito di estate alle truppe, perché in Italia, nel 1918, le derrate alimentari scarseggiavano ; che il fieno fu regolarmente spedito dall'Intendenza, ma non poté giungere a destinazione perché ì piroscafi che lo trasportavano furono silurati.

Ammesse tali giustificazioni e, in via generica, ammessa la forza giustificativa dello stato di guerra, e particolarmente di guerra che si combatteva oltre mare, resta nell'animo della Commissione il convincimento che l'Amministrazione militare in Albania non semp re procedé con tutta la regolarità e la scrupolosa diligenza cbe sarebbero state doverose .Ma, per le ragioni sopra indicate, non è stato possibile risalire a tutte le relative responsabilità.

Un esame completo J.a Commissione ha portato sulle costruzioni eseguire dall'Autorità militare in tutta la zona di Valona, le quali costruzioni erano accusate di trovarsi in completa opposizione con ogni tradizionale criterio di austerità militare e di civile economia.

Gli edifici più notevoli, per la profusione del materiale adoperato e per le finin1re artistiche eseguite, sono i seguenti:

l) il palazzo del Comando, o ra sede del Consolato;

2) la palazzina veneziana occupata dal Comando dell'Autoreparto;

3 } la palazzina dei castelli vene ti, occupata dal Comando del Genio militare;

4) due palazzine a Krionero per uffici ed alloggi degli automobilisti;

5) la palazzina a Krionero del Genio Marina;

6) la palazzina del Comando di artiglieria e quelia del comandante;

7) l'edificio adibito ad officina per l'artiglieria ;

8 ) la casa della Marina al bivio di via Cagni;

9) la palazzina del Genio Marina al porto;

10) le varie costruzioni del Parco Carreggio.

Ma fra tutti questi edifici quello che piì1 merita rilievo è quello del Comando, elevato per ordine del generale Bandini, perito nel siluramento della Regia Nave «Regina Margherita»

Si dirà in seguito la ragione di questa costruzione.

Tale pahzzo, ora sede del Consolato, è costmito, parte in muratura, parte in cemento armato, con scantinati, pianterreno, primo e secondo piano, e con terrazzo; si compone di 81 vani compresi atrio, gabinetti ed accessori.

Se l'ampiezza e l'eleganza del fabbricato può essere giustificata dal concetto di affermare in modo permanente la nostra grandezza e potenza, tanto più

.l l

perché allora era opinione comune che Valona sarebbe restata all'ltalia, la Commissione giudica veramente eccessivo il lusso degli arredamenti. L'aspetro del palazzo è sontuoso; l' interno è fornito di luce elettrica, prodotta da una centrale elettrica militare, di condutture di acqua, di lavabi in porcellana, di bagni; le camere sono arredate con mobili di lusso, generalmente di mogano ; con arma· di. anche a tre specchi molati; con letti, anche matrimoniali, con cassenoni ed altri mobili va ri, tutti di valore; con tappezzerie anche di velluto e di seta; con tende ricamate.

Le stanze per gli Uffici hanno scrivanie e librerie di mogano o altro legno di lusso, e qualcuna anche tappeti larghi e folti. Poltrone moltissime.

La sa.la da pranzo contiene ancora residui di buon vasellame di diverso stile, quasi tutto distrutto.

Anche a Kanina, pkcolo villaggio posto in monragna a circa sei chilometri da Valona e presceltO quale residenza estiva del Comando, fu costruito un altro palazzo in muratura ed eternit per gli Uffici del Comando stesso; fu costtuita una pagoda anche in muratura ed in eternit, quale sala da pranzo e da ttatteni· mento degli ufficiali, e fu iniziata la costruzione di un palazzo per gli alloggi degli ufficiali stessi .

La determinazione del Comando truppe di trasferi rsi a Kanina, mentre tut· ti gli altri Comandi minori rimanevano a Valona fu oggetto anche di critiche.

La Commissione ha voluto rendersi conto della ragione di tutte queste costruzioni, e non ha esitato a compiere con intenti severi le pii1 delicate ed i più minuti interrogatOri.

Ed ha potuto quindi stabilire :

l) tutti gli edifici sopra elencati in ta nto furono costrum, m quan to era notorio che l'occupazione di Valona da parte dell'Italia dovesse essere definitiva .

In conseguenza tutte le costruzioni ebbero il carattere di opere permanenti;

2) che gli abbellimenti artistici furono eseguiti gratuitamente e con la consueta genialità dai nostri solda ti, nei momenti di riposo;

3) che il palazzo del Comando fu costruito come palazzo del Governo, e col concetto di dare agli indigeni la sensazione della grandezza e della forza dell'I tali a;

4) che il trasferimento del Comando a Kanina fu necessario, per sottrarre il Comando stesso alla infestante malaria, il che fu ritenuto anche giusto dal Sotto Capo di Stato Maggiore del Regio Eserciro;

5) che la pagoda costruita a Kanina, come luogo di trattenimento degli ufficiali, fu opera poco costosa, circa lire .10,000; e fu necessaria, sia per l'affiatame nto di tutti gli ufficiali del Comando, sia perché serviva come luogo di ricevimento di tutti i generali ed ammiragli stranieri, ed anche degli uomini politici di diversa nazionalità che per ragioni militari e politiche continuamente sbarcavano in Albania.

Un'altra lamentata forma di sperpero si ha nella costruzione a Kanina di un edificio destinatO ad abitazione ed ufficio del Comandante della divisione, generale Garruccio. Questa costruzione si fece nel 1919, e richiese l'impiego di molto materiale che veniva prelevato a richiesta di un ufficiale addetto al quartiere generale della divisione.

Il tenente colonnello del genio cavaliere Buongiovanni, che allora reggeva l'Ufficio Genio, si dolse in ogni modo di tali prelevamenti, sia per la loro entità,

Allegati 395

sia per il cattivo imp icgo dei materiali. sia in ultim() per la irregolarità formale de1le richieste; e si recò a parlare col generale Garruccio, ma, malgrado ciò, il lavoro continuò ad essere eseguita nello stesso modo. tali lavori e per altri, la Commissione ha ricevuto accuse ri!!IJ:1Tdanti l'impiego di cemento che avrebbe dovuto essere impiegato nelle opc:rc militari. Ma. a prescindere dalla considerazione che il marcrialc mandato dall'Italia in Albania, doveva sen·ire ad ogni gem:re Ji lavori, sem:a distinzione. resta in atti la seguente spiegazione fornita da un auto reYole e non sospetto con queste parole:

«Non vi è stato in sostanza :.perpero di cemento nei lavori eseguiti: giacché molte volte il cemento adoperaro ad usura era cemento avariato che non po teva essere adoperato in solidi lavori campali e non pote\·a essere trasportato nell'interno; esso fu quindi utilizzato in lavori meno solidi e più appariscenti».

Il generale Garruccio è defunto. Cib nonostante la Commissione ha voluto esaminare fino in fondo l'operato di lui in questo affare, ed ha potutO quindi stabilire:

l) che la costru:>.ione sopra indicata fu iniziara a guerra finita per s.iste· mare il presidio permanente di Valona;

2) che il generale Garruccio ordinò i la\·ori animato da un alto concetto di dignità nazionale: egli \'olle ripristinare l'antico castello Yeneziano di Kanina, ed all'uopo mandò perfino un suo ufficiale a Venezia per prele\'are i relativi disegni.

Certamente non poteva prevedere in quel tempo l'abbandono Ji Valona .

Un'ondata di folle diffamazione è.: abbattuta sulle Amministrazioni civili e militm·i costituitesi in Albania; una diceria insistente corsa in tuni i centri metropolitani e coloniali descrive con foschi colori tutto l'ambiente ufficiale di Valona, di Durazzo e Argirocastro; si è parlaw di una Yera e propria associazione dclitruosa fra i dirigenti le Amministrazioni locali; si è parlato di furti. di peculati, di indebite, di procurati incendi commessi da ufficiali e da militari italiani; si è parlato anche dell'acquiescenza colposa e dolosa delle autorità preposte alla sorvegli:mza dei Comandi minori.

Tutto ciò ha cagionato un serio danno al nostro prestigio nazion:ùe, ed ha generato un senso di larga sfiducia, che, fonunatamenrc, si può dichiarare infondato, c che una parola saggia può semplicemente eliminare.

E la parola saggia non è facile , giacché perfino qualche pubblico ufficiale, o per il timore esagerato di apparire complice, o per il timore di essere tacciato di indulgenza O\"<'ero anche per suggestione della corrente, ha ribadito queste accuse generiche ed ha travolto in un sol fascio criminoso innocenti e colpevoli, assenri c presenti.

Le indagini eseguite con la maggiore coscienza e con la maggiore ponderazione, autorizzano a dichiarare che i funzionari civili italiani mandati in Albania hanno sempre operato con rettitudine, con intelligenZ}l e fermezza.

Questa stessa loro fermezza ha cagionato tah·olra inimicizie e rancori; e dal :ancore. alla diffamazione ed alla calunnia, il passo è breve, specialmente negli

396 Le
italiane m Albania ( '9'4- 20 t· 1939)
Capitolo VI. - Lr: MALVERSAZI0<\1.

ambienti coloniali ove lo spirito tli avventura e l'avidità del guadagno rendono l'uomo privo di ogni se renità di giud izio.

Le autorità militari, sebbene rravolte dal vortice della guerra, che indubbiameme alrcra il \·alore delle cose ed induce talvolta in errori che in tempi normali non sono h:mno agito anche esse senza proprio profitto.

Tuttavia, fra le varie centinaia di migliaia di uomini mandati in Albania, vi sono stati dfettivamcnte alcuni disonesti ed alcuni mah·ersatori. Ma questi pochi non devono \'elare col loro operato la personale probità della quasi TOtalità delle nostre truppe.

Le indagini per l'accerramenro delle mah-ersazioni e dei responsabili sono state i rrad iate in ogni campo.

Si è indagato sul parco automobilisti<:o, ove pochi individui hanno mancato, sia con la vendita abusiva di qualche autocarro, sia con la sottrazione di benzina, sia col danneggiamento ai materiali di proprietà dello Stato per facilìtarne la vendita a prezzo vile.

Si è indagato sull'aviazione, ove è stato notato qualche caso di corruzione.

Si è indagato su il 'Amministrazio11e dell'Isola di Saseno, ove qualche appropriazione indebita in danno degli inte rnati è stata commessa.

Si è indagato sulla sezione auLOnoma del Genio militare, ovc qualche furro e qualche peculato sono stati commessi.

Si è indagato sull'Ufficio imbarchi e sbarchi, ove pare siano aV\'enuti qualchc furto, qualche pecularo ed un falso in ano pubblico, per nascondere i reati principali commessi

Si è indagato in ultimo 51.1! magazzino viveri, su quello di artiglieria, sul parco carreggio, sul servizio sanitario e sul Quartiere Generale, c anche in questi Uffici è stato riscontrato qualche reato contro la proprietà e contro la pubblica ammini5trazione.

Questo elenco può essere impressionante se isolat:.mente considerato; ma p(Crde qualsiasi valore polirico O\'e si noti:

l) che rutti questi reati non sono ancora giuridicamente provati, perché mnnca su di essi la sanzione del magisuato;

2 ) che gli Ufficiali indiziati sono appena 14 e che forse non arrivano allo stesso numero i militari di truppa. anche indiziati;

.3 ) che tutti i detti ufficiali sono di grado inferiore, ad eccezione di due maggiori.

E' dunque evidente che tali fatti già incriminati costituiscono casi isolati in tanta massa di militari.

Su questi fatti si procede con energia, per assicurare i colpevoli alla giustizia punitiva.

Speciale attenzione è stata rivolta ad un grave fatto denunziato, quello cioè dell'illecito lucro da parte di alcuni nostri funzion.ui civili nella concessione di permessi di importazione e di esportazione.

Ed è stato accertato che i funzionari accusati non solo sono innocenti ed in· tegerrimi, ma sono stati anche completamentç estranei alla gesrionc degli approvvigionamenti e consumi. la quale sola era competente nel rilascio di tali permessi.

AllegutJ 397

E' vero che tale gestione dci consumi ha suscitato moltissime critiche, ed è Ycro altresì che molti sospeui circolano sul conto di un modesto ufficiale incaricato della gestione medesima; ma poiché nessuna fra le wntt persone interrogate ha sapu to o voluto fornire c:l.:menti di prova è ano di coscienziosa prudenZ:l tacere il nome di detto uffi<:ialc. Certo è deplorevole che a ta nto cld ic.:a to sia srato preposto un ufficia le di grado ben poco d evaro.

E' canone fondamentale di tutte le leggi militari che in ogni impresa bellica il Comandante in capo il potere supremo di direzione c di vigilanza su turti i reparti inferiori e su tutte le organizzazioni aggregate all'esercito operante. E gues to potere deve essere effettivo e diretto, pure t:ssendo eserc i tato per il tramite degli organi minori aderenti al Comando Supremo e costituiti in un fascio armonioso e scrupolosamen te gerarchico. Or bene, questo canone fondament ale non è s tato osstrvaro nella impresa militare albanese.

E dif,mi, dalle indagini compiute è risultato :

l) che il parere suprt:mo di direzione e di vigilanza non fu sempre effettivamente dato né esercitato;

2) che l'armonia fra i vari Comandi e fra i vari Uffici non sempre

3) che il principio della gerarchia fu quasi costantemente violato.

Quanto al primo punto, è da ricordare, fra l'altro, che il Corpo d'occupazione fu alternativamente aUe dipendenze del Comandante Supremo dell'Eserci to mobilitato e del Minbtro della Guerra. Né l'uno né l'altro avevano la possibili tà di esercitare le funzion i di direzione e di vigilanza connesse con tale responsabilità.

Quanto al secondo punto, è special mente notevole i l fa t to che, dando al maggiore Castaldi un ufficio di alta responsabilità politica, si doveva fatalmente creare un contrasto col comandante del Corpo di occupazione, che era un generale: ognuno può immaginare quali dovettero essere e quali furono le conseguenze di questa evidente incompatibilità.

Quanto al terzo punto, la inosservanza di ogni principio gerarchico si è verificata soprattutto negli uffici civili.

Accanto al Comando Supremo Jcllc truppe e alla dipendenza formale ma non sostanziale del Comando stesso, fu costituito il Segretariato per gli affari civili.

Compito dj questo Ufficio fu dapprima la creazione di rutti i Yari organi civili necessari alla buona amministrazione della città e delia provincia di Valona, e poscia l'alta sorveglianza sugli organi stessi.

Sicché. emanazione del Segrctariato furono gli uffjci municipali, quelli pro\'Ìnciali delle prefetture, gli uffici scolastici, postali e dì pubblica sicurezza, l'organismo degli approvvigionamenti c consumi, ed infine pi\1 importante, l'organi:.mo giudizia rio.

39!:! Le truppt' italùme 111 Albama (1914-20 e JQ39)
Capiwlo VII - L'oRGAt\fZZAZIONE DEI vcrrERI.
-. lt.

Il Segretariaro viveva una vita propria autonoma, con sede anche propr ia, e corrisponde\'a perfino per iscritto, oomc un organo indipendente. col comandante in capo del Corpo di occupazione.

A capo di quesro ufficio così importante fu posto un consigliere aj::giunro di prefettura, al quale fu conferito con ordine dello Stato Maggiore deli'Eset· cito, il ranf(O di sotto-prefetto.

Senza dubbio la nomina di un funzionario cosl giovane fu poco prudence. giacché soltunro la grande esperienza del l:lvoro e degli anni può dare la piena conoscenza della pubblica amministrazione, e può rendere l'uomo adatto ad assumere responsabilità vaste ed a superare posizioni difficili. Ma tale nomina costituì. un grossolano errore quando si volle porre alla dipendenza del segretario degli affari civili, avente rango poco elevato, uffici e funzionari di rango maggiore, quali ad esempio. il presidente del Tribunale ed il procuratore del Re.

Tutta questa errata organizzazione dei poteri ha avuto una grande influenza sull'esito definitivo della impresa e sul costo di essa.

Per quanto riguarda i ricuperi, si intende bene che in tale materia l'opera della Commissione era necessariamente limitata da tma parte dalle relazioni internazionali, e dall'altra dalle difficoltà frapposte in Albania all'azione dei rappresentanti la Commiss ione stessa.

Pur nondimeno anche in rale campo si è operato con energia, e si son potuti ottenere risultati cospicui.

Ma risultati anche maggiori potrà ottenere il Governo con una politica vigile ed energica, se terrà conto dei rilievi che qui di seguito la Commissione presenta.

Già innanzi fu espostO quale ril eYante proprietà immobiliare e quale somma di materiali siano stati lasciati nelle mani degli albanesi dopo la ritirata delle nostre milizie.

Eppw·e l'elenco degli edifici e del materiale innanzi riportato non è completo.

Sommariamente, è da aggiungere che nel solo perimetro del Campo trincerato di Valona è stata constatata la esistenza di circa duecento grandi baracche in legno a doppia parere e in rete cementizia, con coperrure di etcrnit e di zinco.

E' stata constatata inoltre nella stessa località l'esistenza di una enorme quantità di filo di ferro spinato, nonché centinaia di rotoli di reti metalliche; centinaia di secchie di zinco; centinaia eli carretti, eli autocarri; migliaia di utensili per zappatori; legname in grandissima quantità; macchinario, in parte nuovo ancora.

Esistono alrresì centinaia di botti e recipienti di zinco; rottami di ferro in grande quantità; residui utilizzabili di tende; stampati di uffici, ancora nuovi. del peso di diecine di quintali. ln tutta questa massa di ricchezze, è triste rilevare l'opera furtiva e demolitrice degli indigeni.

E se si spiega facilmente il furto sulle nostre cose mobili, non può non re· care sdegno hl distruzione sistematica eli tante opere utili al Paese.

Aflegati 399
Capitolo VIli. I RICUPERI.

400 Le truppt• italtane 111 Albaniù ( 191-1- .:w t' '9]?}

Pcr J\'\ alersi di una tavola. di un piuolo di legno o di una lamina di zinco di minimo \'alo;·c. gli albanesi demoliscono le nostre magnifiche baracche che \·algono centinaia di migliaia di lire , ...: che potrebbero esser.: cgn:giameme adoperate in usi certamente più civili e più redditizi . Ora tuttO qm:stu va lore dovrebbe essere ricuperato in via diplomatica.

E d ifatt i l'articolo 5 del Protocollo di Tirana stabi lisce:

«Una apposita Commissione mista Italo-t\lbanese prenderà d'accordo le opportunc disposizioni per la custodia ed il rispetto degli edifici c del materiale di proprietà dell'Italia e dei cittadini italiani, da parte della gendarmeria albanesc

<<Gli edifici di proprietà del Gon::rno italiano nella città di Valona \'Cr· ranno stimati da una Commissione mista ltalo-r\lbanese, e ceduti al Go\·erno albanese ».

Orbene. se le nostre mappe sono uscite da Val.ona dopo la firma del Protocollo, e quando già la gendarmeria albanese aveva preso della città, è evidente che la mancata custodia delle nostre proprietà da parte della stessa ha determinato i furti e le distruzioni dianzi lamentate. E eli questa omessa custodia contra t nwle è responsabi le, secondo il diritto internazionale, il Governo albanese. E' il nostro Governo, adunque, che deve sperimen t are in tal campo le nostre ragioni creditorie.

ln ordine alla nostra proprietà mobiliare, le cose, salvo il già detto, hanno avuto altro indirizzo. Un delegato del Tesoro, in rappresentanza del Comitaro liquidatore delle gestioni di guerra, si è recato in Albania, ed ha proceduto alla vendita dei materiali medesimi potuti sottrarre alle quotidiane ruberie. e per i quali non si è veduta la convenienza del trasporto in Italia.

Tutta la procedura di vendita è srata eseguita sotto il riscontro di questa nostra Commissione, la quale, a mezzo dei nos t ri rappresentanti, è opportunamente interve n uta in molti casi, riuscendo a dare un maggiore .impulso alle vendite, e ad ottenere un maggiore vantaggio per l'Era r io dello Stato .

Dalle indagini compiute è risultato che la somma globale ricuperata da tutto il materiale venduto nel recinto del campo trincerato di Valona, ammonta a lire 2,087,170.05.

E' tuttora in corso la vendita a giusto prezzo dei materiali della pokeriera non precedentemente trafugati; ed anche in occasione di tale vendita la Commissione è inten·enuta, impedendo l'abbandono in mare di molto materiale vendibile, e mettendo in evidenza il valore di molti materiali residuati.

Né si è arrestata a tal punto l'opera della Commissione: essa ha voluto .mche esaminare le gestioni fuori bilancio compiute in A lbania, ed ha portato special e attenzione dell' uffic io approvvigionamenti e co nsumi.

Ed ha non solo rilevatO che quest'ultima gestione si t! chiusa con un avanzo attivo di circa un milione; ma hn ancora accertato che tale homma era giacente presso il cessato Segretariato degli affari civili, c che di essa, pane è stata già elargita a tirolo di sussidio a varie categorie di persone, pane era in procinto

quest'ulteriore sperpero di danari, la Commissione ha già spe· rimemata la sua azione; cd lieta di poter dire che ormai la somma suindicara è stata già Yersata al Tesoro dagli organi competenti.

.;..._______
di Per
·l · ,. • ,·.
e\'Ìtare

Simile procedura la Commissione h:a operato nei rapporti di un'altra somma di lire 30,000 , giacente nell'Ufficio del Genio militare di Valona, e rappresen· rame anche residuo di gestione separata.

Un ultimo esame è stato compiuto su alcune contabilità speciali.

E si è accertato che una somma superiore ai sei milioni di lire è stata versata dalle nostre autorità amministrative di Valona e di Argirocastro, e che tale somma si trova ora giacente presso le casse militari e postali italiane, a Bari ed a Roma.

E poiché è sembrato alla Commissione che questi sei milioni debbano andare a beneficio dell'Erario italiano, è stata già prospettata la questione al Ministero degli affari esteri, richiedendo l'incameramento della cennata somma.

Nel campo, adunque, dei ricuperi la Commissione non poteva operare di più, ed è lieta di presentare al Parlamento i risultati raggiunti.

Non va a questo punto dimenticata la somma di lire 350,000 prestata alla Delegazione albanese di Parigi, come a suo tempo fu detto, somma che rappresenta un limpido credito dello Stato italiano verso il Governo albanese_

La Commissione ritiene di aver compiuto tutto il dover suo esponendo al Parlamento i risultati delle sue indagini.

Usçirebbe dal suo campo il fare proposte o dare suggerimenti in ordine alla futura nostra azione politica, nei riguardi dell'Albania, ed è perciò che nessun accenno è stato fatto all'Isola di Saseno. che per l'accordo di Tirana è rimasta all'Italia .

Senza giudicare neppure qui l'opera dei vari Gabinetti, la Commissione non può non rilevare che il modo col guale gli avven imenti si successero produsse quelle conseguenze politiche innanzi esposte, e quelle conseguenze finanziarie di cui ampiamente fin gui si è parlato, le quali ultime sono soltanto in minima parte attenuate dai ricuperi che la Commissione ha compiuto e proposto_

N. 80 O.MT Segreto

Roma. 3 aprile 1939 - XVII

Direttive per S .E_ il Comandante del Corpo di Spedizione in O .M.T. Roma

A conferma dell.e comunicazioni verbali:

l) Scopo della spedizione: occupare con la massima rapidità i centri vitali: Scutari - Tirana - Argirocastro - Valona - bacino del Devoli - Santi Qua-

Allegati
DEL CoRPO Dr STATO MAGGtORE
MINISTERO DELLA GUERRA CoMANDO
Alleg ato n 58
26. - Albania

Lt• truppe traliane in Albania { l<}l-1- 20 e 1919)

ranta; estende re appena possibile l'occupazione ai centri di Elbasan - Korça - Kruja - Bureli - Kt1kcs - Pescop<:ja.

2) Forze terrestri: tre scaglioni: allegaro l ('').

3) Forze navali: allegato 2 (*).

4) Forze aeree: allegato 3 {"-').

5) Ordine di battaglia: allegato 4 ( '').

6) Porti di concentramento per gli imbarchi: Bari - Brindisi - Taranto · Grottaglie: allegato 5 (*).

7) Mezzi di trasporto: navi da guerra, navt mercantili, aeromezzi: allegato 6 (*).

8) Modalità di esecuzione.

a) - entro la sera del 5 aprile nme le truppe del l" st·aglione saranno affluite ai porti d'imbarco: quelle del 2<> scaglione, che già non sono in posto. dovranno rag· giungere i porti di imbarco entro la giornata del 7; entro la sera del 6 dovrà essere effertuaro l'imbarco del l" scaglione ;

b) - imbarco e partenza: saranno regolati dal comandante del corpo di spedizione, in accordo col comandante del dipartimento marittimo ]onio e Basso Adriatico, in relazione nU'ora decisa per lo sbarco;

c) - mattino del 7, ore 4 ,30 inizio dello sbarco del 1° scaglione , possibilmente contemporaneo, nei porti di S. Giovanni di Medua - Durazzo· Valona - Santi Quaranta;

d) - le modalità di sbarco ed il proseguimento dell'azione saranno regolate ed ordinate dal comandante del corpo di spedizione, in relazione alla situazione;

e) - interessa raggiungere al più presto il bivio di Vorra, per procedere poi rapidamente su Tirana:

. del l o scaglione della colonna celere dovrà far pane almeno una btr. da 65 ed una btr. mitragliera da 20, autotrasportate;

f) - occorre tenere presente che Vorra rappresenta un importante centro di comunicazione che va costantemente presidiato specie per le provenienze da nord.

9) Dalle ore 4,30 del giorno 7 potrà essere iniziata la partenza dei granatieri in aereo, dall'aeroporto di Grottaglie:

- tempo di sbarco per 1.200 uomini: 6 ore, se di giorno;

- stabilire collegamento aereo, per ordinare inizio dell'aviotrasporto.

10) Nel caso che a Tirana possa essere garantito lo sbarco delle truppe aviotrasportate, il comandante del corpo di spedizione, ricevendo il seguente

(*) Omesso (nota dell'Ufficio Storico S.M.E.).

telegramma: « A.A.A.A.A. con firma «OSA>> disporrà senz'ahro per l'inizio dell'aviotrasporto.

Il ) Azione aerea. Saranno tenme pronte sui seguenti ae roporti: Bari: una squadrigl ia da osservazione c collegamento, Grottagli e : tre stormi per aviotrasporto, Foggia : uno srormo da bombardamento c spezzoni, Brindisi: uno sto rm o da bombardamento e spezzoni

12 ) li romandan te del corpo di eserciterà la s1.1a funzione di comando anche sui mezzi aerei, indicando scopi e tempi, ma lasciando al comandante di aviazione la scelta delle modalità esecutive.

13 ) Col 1° scaglione dovrà seguire la nave porta viveri.

14 ) Le comunicazioni mdiorelegrafiche dirette al comandante della spedizione avranno l'indirizzo: Comando O.M.T.

15 ) Tutre le comunicazioni di carattere militare dovranno essere indirizzate al Ministero della guerra - Gabincuo - con apposito cifrario.

Il Capo di S.M. dell'Esercito

A. ?ariani

C0tv1ANDO CORPO SPEDIZIONE O.M.T.

ORDINE DI OPERAZIONE N. l

Segreto

Allegati n. 3 ('')

Oggetto: Operazione O.M.T.

Allegato n. 59

Al Generale Messe vicecomandanle Corpo spedizione e comandante della 2• colonna a mano

Al Generale comandante la divisiot1e " Murge " a malto

Al Colonnello Scattini comandante la 1• colonna a mano

Al Colonnello Bernardi comandante la 3• colonna a mano

(*) Omessi (nora dell'Ufficio Storico S.M.E. ).

A l!t•guli 40 3 ------------------

Le truppe italiane in Albania { 1914-20 e 1939)

Al Colonnello Carasi comandante la 4• colonna

Al Colonnello Mannerini comandante truppe aviotrasportate

Al Colonnello Sozzani comandante gruppo bers. A

Al Cotonnello Anderson comandante gruppo br:rs. B

Al Colonnello D' Antoni comandante gruppo carri assalto

Al Console Nannini comandante gruppo CC.NN.

Al comandante del btg. S. Marco

At comandante del btg. "Mmge"

Al comandante del btg. ciclisti del 12" reggimento

Al comandante delt'artiglieria

Al comandante del genio

Al comandante dell'aeronautica del Corpo di spedizione

Al comandante della squadriglia O.A.

e, per conoscenza:

a mano a mano a mano a mano a mano a mano a mano a mano a mano a mano a mano a mano a mano

Al Ministero della Guerra - Gabinetto a mano

Al Generale Intendente del corpo di spedizione O.M.T. a mano

Al Capo ufficio della delegazione intendenza del corpo di spedizione O.M.T. a mano

Al Direttore di Sanità del corpo di spedizione O.M T. a mano

Al Direttore di Commissariato del corpo di spedizione O . M.T. a mano

Al Direttore dei Trasporti e tappe del corpo di spedizione O.M.T. a mano

l. - Scopo: Occupazione dell'Albania.

2. -L 'operazione è stata predisposta in base all'ipotesi di doverla compiere di forza e co n la maggiore rapidità possibile. In qualsiasi momento e circostanza pe rciò debbono essere in atto le misure perché la reazione alle offese si svolga con estrema risolutezza.

Particolarmente studiata e predisposta dovTà essere la costituzionedelle teste di sbarco per assicurare lo sbarco rapido e indisturbato alle varie colonne.

All'uopo ciascun comand ante di colonna, in accordo con comandante della R. Marina responsabile, studi la possibilità di concorrere

'·r· 'l ,,

alla fase iniziale della presa di terra rinforzando i reparti di sbarco della R. Marina con nuclei arditi e leggeri aventi il compito di sbarcare in località indifese, prossime alle banchine e piazzali di sbarco, per aggredire sui fianchi e da tergo eventu.ali resistenze.

3. - Corpo di spedizione O .M.T.

E' ripartito in 3 scaglioni successivi. Nel presente ordine viene considerato solo il l 0 scaglione, composto dei convogli di cui all'allegato l.

4. - L'operazione avrà luogo il 7 aprile. Lo sbarco dei convogli si inizierà alle ore 4 e mezza di detto giorno; quello delle truppe aviotrasportate non appena si potrà sicuramente disporre del1'aeropono di Tirana.

5. - Forze trasportate dai singoli convogli e loro compito.

a) Convoglio di S. Giovanni di Medua.

Reparti del btg. S. Marco daranno protezione allo sbarco.

J• colonna, colonn. Scattini- procederà all'occupazione di S. Giovann i di Medua e successivamente a quella di Scurari.

Lascerà a presidio di S. Giovanni d i Medua i reparti del btg

S. Marco (2 cp )

Dislocherà ad Alessio il btg. motomitraglieri con una stazione

R .A. II btg. motomitraglieri dovrà tenersi pronto a muovere per Ponte Zogu e bivio di Vorra per altro impiego.

b) Convoglio di Durazzo

2• colonna, generale Messe - procederà all'occupazione di Durazzo e successivamente a quella dì Tirana.

Occupata Durazzo, vi lascerà a presidio il btg. Murge e gli altri reparti ritenuti necessari ad assicurare la base di sbarco dì Durazzo disimpegnandone i reparti della colonna destinati a muovere su Tirana.

Nel procedere verso Tirana lascerà a Vorra un solido presidioin relazione alla situazione - per assicurarsene il possesso e proteggersi dalle provenienze da nord.

Dovrà assicurare appena possibile l'occupazione del campo di aviazione, delle caserme e della stazione M.T. di Tirana.

L'occupazione del campo d'aviazione dovrà essermi immediatamente segnalata.

In relazione alla situazione darò disposizioni per l'invio del gruppo di battaglioni desrinato a Korirza.

c) Convoglio di Valona.

3• colonna, colonnello Bernardi - procederà all'occupazione di Valona e successivamente a quella della zona petrolifera di Devoli ed alla protezione dell 'oleodotto.

SbarcatO a Valona il gruppo battaglioni CC.NN., i reparti della colonna, disimpegnati, procederanno per Fieri e zona di Devoli.

Il gruppo battaglioni CC.NN. , non appena la situazione di Valona lo consentirà, dislocherà un btg. a Fieri, assumendo la responsabilità del tratto Valona- Fieri (compresa); da tale momento

Allegati

Le truppe italmne in Albania (1914· 20 e 1939)

pertamo la colonna Bcrnardi risponderà del tratto Fieri (esclusa). Devoli.

d) Convoglio di S. Quaranta.

- Reparti del btg. S. Marco daranno protezione allo sbarco.

- 4• colonna, colonnello Carasi - procederà all'occupazione di S. Quaranta e successivamente all'occupazione della zona Delvina. Argirocastro.

Lascerà a presidio di S. Quaranta i reparti del btg. S. Marco ed i rinforzi ritenuti necessari alla difesa della zona di sbarco. E' necessario che reparti della colonna al più presto, il possesso del colle di Murzioà, e possibilmente dell'antistante bivio della strada S. Quaranta · Muczinà con quella di JaninaArgirocastro.

e) Truppe aviotrasportate: partiranno dall'aeroporto di Grottaglie, in seguito ad ordine che darò non appena occupato quello di Tirana.

6. - Cooperazione R. Marina.

La R. Marina, secondo accordi intervenuti:

a) provvederà alla protezione e scor ta dei convogli;

b) si terrà proma ad eseguire azioni di artiglieria a favore delle colonne, dietro richiesta dei comandanti delle stesse;

c) presiederà la base di S. Giovanni di Medua e quella di Santi Quaranta.

7. - Cooperazione R. Aeronautica.

La R. Aeronautica, secondo accordi intervenuti provvederà:

a) ad intervenire con aliquote da bombardamento e da caccia a favore delle colonne. Le relative richieste dovranno essere fatte dai comandanti di colonna al comando del corpo di spediz ione, direttamente o per tramite degli aerei da osservazione sorvolanti le colonne stesse;

b) all'aviotrasporto di due battaglioni granatieri;

c) ad attuare eventualmente altri trasporti di truppa, rifornimenti e sgomberi.

8. Prescrizioni varie.

a) tutte le colonne saranno precedute nello sbarco da reparti della R. Marina. Quelli di Durazzo e Valona saranno ritirati dopo Io sbarco dei reparti del R. Esercito; quelli di S. Giovanni di Medua e di S. Quaranta, costituiti da reparti del btg. S. Marco, rimarranno invece in posto;

b) questo Comando provvederà a mezzo della propria squadriglia O.A. al collegamento con le varie colonne.

La squadriglia servirà inoltre alla ricognizione a favore delle colonne stesse. Queste per il collegamento disporranno delle stazioni R. 4 A, oltre che dei teli da segnalazione.

L'eventuale richiesta d'intervento dell'aviazione da bombardamento verranno rivolte a quesro Comando sia direttamente, sia tramite l'apparecchio d'O.A. in volo sulla colonna, che potrà meglio precisare l'obiettivo da battere.

Per le comunicazioni R.T. con l'aereo: vedi allegato n. 2 (*).

Indicativi: Comando corpo di spedizione 8000

p colonna 4001

2• colonna 6003

3• colonna 7004

- -t• colonna 5002

c) per eventuali rich ieste d'intervento delle artiglierie delle R.N. del rispettivo convoglio. i comandanti delle colonne si regoleranno con le modalità di cui all'allegato n. 3 ( *). Collegamento con le R.N. a mezzo stazioni R.A. ;

d) i comandanti di colonna, raggiunti gli obiettivi disporranno per il presidio o la son•eglianza saliuarìa dei seguenti punti:

- t• colonna- ponte sul Drin ( sud di Scutari), ponte Zogu sul Mati ;

- 2 • colonna - bivio di Vorra;

- 3• colonna - ponte ad ovest di Pegin, ponte di Berat;

-t• colonna - ponte di Tepeleni, bivio di Clisura;

- presidio di Durazzo - ponte di Sbijak;

- presidio di Valona - ponte sulla Vojussa.

9. - Collegamenti - vedasi ma e disposiz ion i allegato 4 ( * ).

10. Servizi - ordine a parte.

11. Il Comando prenderà imbarco sulla nave Barletta e sbarcherà a Dura7.ZO colla seconda colonna.

Io, durante la traversata, sarò a bordo del R. incrociatore Fium e . Appena possibile mi trasferirò a Tirana.

Il Gen. di C.A. Com.te Corpo spedizione O.M.T.

('"') Omesso (nota dell'Ufficio Storico

Colonna

Le truppe italian e m Albania (1914 -2 0 e 1939)

An11esso l alt'Ord. Op. n. l

COMANDO CORPO S PEDIZIONE O.M .T.

l 0 SCAGLIONE

Elementi che la Località Località Obiettivi costit uiscono imbarco sbarco

Rgt. bers . su:

.3 btg. (8° - 6° 9 °) :

l sez. R. 4 Brindisi S. Giovanni Alessio

Colonnello l staz. R 4 . A Medua Scutari

Scattini l staz. R. OC ( l )

8 au toc. i pes . l btg. mar. S Marco

l autofficina

Rgt. bers. Sozzani su:

.3 b tg ( 2 del l del 50)

Gmppo tattico Anderson

su: i

'

2 b tg. bers: po e. 11°) j

i Rgt. ca nn D Antom su: Vorra

2 btg. carm (8° e 10°) l l ! Ti rana l

Generale Rg r. gran . Mannerini su: Bri ndisi : Durazzo -

Messe

2 btg. (l o e 2°) (e Bari)

successi-

btr ace. 65/17 del 3° vameme

l gr. Korça

btr . 20 mod. .35 della l

Murge

l autosez. pesante

2 sez R. 4

l staz. R. 4 A

2 sraz. R. OC !

l autoffici na

Rgt. bers . su :

l 2 btg (l o e 10°) Fieri

Colonnello l l staz. R . 4 . A Taran to Valona

Bernardi l staz. R OC zona i

8 au toc pes.

l autoffici na

' '
. ·, l
------
l
l
l
!
i
l
l

Segue : Annesso l all'Ord. Op. n . l

Colonna l Elementi che la l Località Località Obiettivi : costituiscono imbarco sbarco l l

Rgt bers. su:

2 btg. (3° e 12°) Delvino III gr . carri veloc i l Colle

Colon nello l sez. R. 4 Taranto Santi l Musinà Carasi l l staz. R. 4. A Quaranta Argiro- l ' l staz. R. OC castro ì 8 autoc pes ! l autofficina i ! l l

Elementi che rimangono Località Località Local ità a protezione della base imbarco sbarco di sbarco ' ' l

s. Giovanni 1;2 btg. mar. S Marco - s. G iovanni di .Medua di Medua -

Durazzo l btg. 47° ftr. (divisione Taran t o Durazzo Murge)

Valona Raggrupp. Nannini su: T aranto Valona (2) Fieri 2 btg . cc.nn. l staz . R. OC

Sami V2 btg. ma r. S. Marco - Santi Quaranta Quaranta ;

(I) li btg. motociclisti resta ad Alessio pronto a portarsi per L'. Zogu a Vorra per ahro impiego. ·

(2) Un btg cc.nn. destin ato a Fieri per sosùruirvi un btg. della colonna Bernardi.

Allegati
-

Allegato n 60 CORPO SPEDIZIONE O .M.T.

ORDINE DEI S ERVIZI N. l

Allega t i 2

Segreto

Ogge tto: Organizzazione e funzionamento dei servizi pel corpo di spedizione

O.M.T.

Al Generale Messe vicecomandante corpo spedizione e comandante della 2• colonna a mano

Al Generale comandante la divisione " Murge" a mano

Al colonnello Scattitzi comandante 1• colonna

Al colonnello Ber-nardi comandante ]• colonna

Al colonnello Carasi comandante 4" colonna

Al colonnello Mannerini comandante tr uppe aviotrasportate

Al colonnello Sozzan i comandante gruppo bers. A

Al colonnello Anderson comandante gruppo bers. B

Al colonnello D'Antoni comandante gruppo carri assalto

Al console Nann ini comandante gruppo cc.nn .

Al comandante del btg S. Marco

Al comandante del btg. "Murge"

Al comandante del btg ciclisti del 12" reggimento

Al comandante Artiglieria

Al comandante Getzio

Al direttore Sanità

Al direttore Commissar iato

Al capo u.fficìo Veterinaria

Al direttote Trasporti e Tappe e, per

Al Generale Capo Ufficio

Intendenza O.M.T.

Al Capo U flicio Delegazione

Intendenza O M T.

410 Le truppe italiane in Albania {1914-20 e 1939)
a mano a mano a mano a mano a mano a mano a mano a mano a mano a mano a mano a mano a mano a mano a mano a mano a mano a mano a ma11o

I. - Prima dello sbarco servizi funzioneranno nel modo seguente: I reparti:

a) durante la sosta nelle località di concentramenro si appoggeranno alla organizzazione territoriale;

b) nel giorno dell'imbarco distribuiranno:

per le trupp e che imbarcano nelle ore antimeridiane la sola razione pane (primo e secondo rancio a cura del personale di bordo);

per le truppe che imbarcano nel la razione pane ed il primo rancio (secondo rancio, come sopra);

c) prima di sbarcare riceveranno una razione di caffè.

IL - Dal giorno dello sbarco i servizi funzioneranno col duplice sistema del rifornimento da tergo e dello sfruttamento delle risorse locali (l) (questo essenzialmente per il vertovagliamento : vedasi allegato 1 ).

a) Organizzazione dei servizi - vedasi grafico allegato 2

b) Funzionamento dei servizi:

1o In primo tempo (fino al completo afflusso oltre mare dei mezzi di trasporto a disposizione corpo di spedizione ).

Servizio sanitario.

Durante il movimento verso gli obiettivi, due degli auto· mezzi a disposizione delle singole colonne saranno adibiti alla raccolta di eventuali feriti o spedati . Gli uomini da sgombrare saranno avviati alle basi di sbarco e a mezzo dì N ospedale in Patria.

I comandanti di colonna daranno disposizioni per l'impianto di infermerie nei porti di sbarco, sfruttando in quanto possibile le risorse locali.

Servizio di Commissal'ìato.

Vettovagliamento. - Sarà portata al seguito delle singole colonne, sugli automezzi a disposizione, un'aliquota di derrate (possibilmente 2 giornate viveri di riserva , 2 giornate viveri complementari) da trarre dalle dotazioni di rifornimento sbarcate col primo scaglione.

Si autori:t.za inoltre, secondo le norme di cui all'allegato 2, lo sfruttamento delle risorse locali

( l) Contem poraneamente allo sbarco delle truppe del l o scaglione sa rann o sbarcate: 6 giornate viveri riserva, 3 giornate viveri comple mentari , 2 unfoc , 6 unità carburant i e lubrificanti.

Allegati

V cstiario - Equipaggiamento · Cassa c Postale.

Seguiranno disposizioni.

Servizio artiglieria.

Sarà portata al seguito da cia-;cuna colonna sui già citati automezzi, 1 unfoc, da trarre dalle predette dotazioni di rifornimento.

Servizio Genio.

Seguiranno ordini.

Servi::io trasporti.

E' stato assegnato a ciascuna colonna un drappello di 8 au· rocar ri (ad eccezione ddla 2• colonna - generale Messe - che ha avuti assegnati 24 autocarri) per il trasporto nl seguito, come sopra detto, degli eventuali spedati, delle 2 razioni viveri di riserva e complementari, di l unfoc, nonché di una scorta di carbu rante.

2o In secondo tempo:

Le truppe del corpo di spedizione saranno rifornite dai magazzini speciali della base secondaria (Durazzo) o dalle frazioni di base secondaria (S Giovanni di Medua · - Santi Quaranta) per la cosrittrzione delle quali darà ordini la delegazi one d'intendenza di Durazzo.

Le richieste di rifornimento andranno rivolte direttamente dai comandi colonna alla rispettiva base; le richieste di sgombero a questo comando, t1fficio servi:;d.

Le basi secondarie saranno rifornite inizialmente e sino a nuovo ordine dai depositi della base principale (Brindisi); in seguire direttamente dai depositi del Paese (la base di Brindisi funzionerà da riserva).

Le richieste di rifornimenti e sgomberi dovranno essere accentrate alla base secondaria e da questa dirette alla base principale.

Ili. - Prescrizioni.

E' essenziale che il movimento relativo ai servu1 s1a organizzato colle maggiori cure ed attuato colla più ferrea disciplina. ln modo assoluto evirare piccoli d rappelli isolati e non scortati.

Lt' truppe it<JII(lnf! m Albania (1914-20
T9_?9)
e
Il Gen. di C.A. Com.te Corpo sped. O ..M.T.
•..• 'ii . ·

NORME

l. Composi::.ione della razione

- pane

- carne bovina fresca o congelata

- pasta

oppure:

- riso (due volte la settimana)

- formaggio grattug iato

patate

oppure:

legumi caffè tostato

zucchero

conserva

lardo ed olio

-sale

pepe

vino

anice (quando necessario per ragioni igieniche )

Miglioramento rancio: ( frutta, verdura, cipolle ecc. secondo disponibilità) .

Tabacchi (sigarette): razione settimanale

Generi di conforto (distribuzione eventuale):

- cognac (una o due volte la settimana) marmellata

oppure due volre la settimana cioccolato

gr. 750

)) 250

» 200

)) ] 50

» 20

)) 100

)) 50

» 20

» 30

» 15

>> 15

)) 20

» 0.5

d. 25

))

L. 0.30

gr. 35

d 3

gr. 50

)) 25

.p
Allegati
Annesso l all'Ord. dei Serv. 11. l
PER IL VETTOVAGLIAMENTO DEL CORPO DI SPEDIZIONE O.M.T.

414 Le truppe italiane in Albama (t9I.:f·20 <" 1939)

La suddetta razione ha \•alore di ma55ima. e può essere variata - possibilmente con generi equi\ aleoti - secondo le circostanze e le disponibilità, l!d in base agli ordini del comandante del corpo di spedizione.

Razione foraggi (di massima): per cavalli per muli

- avena o mangimi concentrati kg. 5 kg. 4

-fieno kg. 5 kg 5

- paglia mangiati\ a kg. 1,500 kg. l

lll. Paglia per giacitura uomini;

Kg . lO per uomo c per mese ( quantitativo di m;1ssima quando di· sponibile e ritenuto necessario).

TV Legna per cottura rancio:

Kg l per convi\ ence (quantità indicativa. possibilmente da non superare).

AVVERTENZE

I rifornimenti saranno effettuati mediante acquisti sul pos10 e mediante spedizioni dal Paese.

2" - In linea di massima la carne sarà acquistata sul posto (p referibilmente carne in piedi).

3° - Saranno inoltre acquistati su l posto, in quanto disponibili, fieno, paglia c legna, nonché eventualmente altri generi di conveniente provvista.

4 - Gli acquisti saranno stabiliti e regolati con norme da impartirsi dalla delegazione d'intendenza: potranno essere accentrati attribuiti ai corpi e reparti.

- Per il resto delle derrate, la scorta iniziale della base secondaria sarà alimentata con richieste quindicinali della suddetta delegazione all'intendenza presso la base principale.

..;.,.____ _
Il.
•t 1 •. ·i ' ,,l \

Brindisi

Intendenza O.M.T.

Base principale

COMANDO CORPO SPEDIZIONE O.M.T.

Grafico dell'organizzazione d e i servlZl

l

S. Giovanni Medua- , Frazione di base secondaria r " colon na

Durazzo

Delegazione di Intendenza O.M.T. _________ ___,--, z" colon n a Base seco ndaria

Valona Fraz ione di base secondar ia 3" colonna

S. Quaranta

Frazione di base secondaria 4" colonna

·-·····-·--

--------------1
Annesso 2 all'Ord . dei Serv . n. 1

Allegato n 61

J\HNlSTERO DELLA GUERRA

GAlHNETTO

N. del Protocollo T. 318 Roma, 9 aprile 1939-XVIT

Oggetro: Diretti\·e per la sistemazione dell'occupazione.

A SE il Generale di C. d'A. Alfredo Gu::zom Comandante corpo spedizione in Albania Tirana

Occorre provvedere per la rapida sistemazione dell'occupazione m modo da essere in grado di far fronte a qualsiasi imprevisto.

Concetto base:

l 0 ) Occupazione con adeguate for:::e:

a) dei porti di: Durazzo Valona- S. Giovanni di Medua · Santi Quaranta;

b) dei centri interni di: Scurari · Kruja - Korça - Elbasan - Berat - Argirocasrro;

c ) del nodo stradale di Vorra, con speciale attenzione per le provenienze dal nord.

2° ) Nuclei di osservazione: alle fortificazioni di lvliloti e di Librashd; a Lusnja

· Fieri - Pogradec - Pesc:opeja - Kukes - Bureli; agli sbocchi dal Mati attraverso la catena del Dajti; lungo l'oleodotto del Devoli; a Tepeleni - Klisura

- Pera ti (o Leskovici).

3 ° ) Massa di manovra a Tirana, formata essenzialmente di carri veloci e reparti autotrasportati.

4°) Assicurare in modo assoluto i collegamenti fra le località indicate ed il centro di Tirana , nonché con Bari e Brindisi.

5 ° ) A titolo di orientamento segnalo che tra Bari e Brindisi saranno sempre tenuti pronri reparti (una divisione) per eventuali immediari rinforzi.

6 ° ) Progetto che si intende attuare entro il mese:

- inviare gradualmente altre divisioni (almeno sci) di cui una alpina;

- saranno ritirati. in secondo tempo, i battaglioni delle unità celeri, corazzate e motorizzate;

- le sedi delle divisioni potrebbero essere scelte fra: Scutari, Durazzo, Tirana, Valona, Elbasan, Korça, Argirocastro, Berat, Kruja, Bureli , Peskopeja, Kukes (divisione alpina). Gradirò proposte a tale riguardo, anche in relazione alla loro successione di arrivo.

Le divisioni che per ora saranno preparate, oltre la « Lupi di Toscana >) già pronta, sono: la « Ju!ia », la «Pasubio», la-<< Piave>>, la «Cuneo'>.

.pG Le truppe italiane m Albania { 1914 • 20 e 1939)
• !

Allegati

7") Informo inohre che si sta studiando il modo di assorbire l'esercito albanese. Proposte in proposito saranno gradite, specie per quanto riguarda gli ufficiali, che converrà siano completamente assimilati ai nostri.

Il Sottosegretario di S tato

A. Parùmi

Allegato n. 62

MINISTERO DELLA GUERRA

GAiliNETTO

N. 28430 di prot.

Segreto

Oggetro: Osservazioni su rapide operazioni.

Ai Comandi d'Armata

Ai Comandi di Corpo d'Armata

Agli Ispettori d'Arma

e , per conoscenza:

Al Sottocapo di S.M. Tntende1r.te

Al Sottocapo di S.1\!L per le operazioni

Roma, 9 aprile 19 39 - XVII

In occasione di recente spedizione - che nel suo complesso è ben riusci ta per prontezza di organizzazione e rapidità di attuazione - ho però rilevato alcuni inconvenienti, che occorre eliminare.

ì':ella p reparazione non basta sapere, bisogna assolutamente: saper tacere e saper pretendere il tacere.

Il sapere- se non è seguito diti segreto - rappresenta un pericolo, poiché roglie la possibilità della so1·pr-esa.

2° ) La sorpresa trova la sua maggiore alle a ta nella prontezza dell'azione; nelle operazioni che si basano sulla sorpresa occorre quindi soprattutto: osare.

J>) Un comandante isolato per conoscere la situazione reale al più presto deve subito lanciare elementi di osserva:ione. che si spingano il più lontano possibile, non arrestandosi che dopo at'er preso conta/lo con le forze ne· miche.

4 ) Il comandante deve preoccuparsi di essere in grado di ricevere e trasmet· tere rapidamellle ordini c notizie.

27. · Albania

Le truppe lfalìan e in Albania (t914·2n e 1939)

Perciò la questione dei collegamenti deve essere curata, fino ai ourum1 denagli, nelle predi5posizioni e queste debbono anche contemplare il controllo degli ordini impartiti.

5° ) La rapidità di trasmissione delle notizie deve essere assicurata anche con questi accorgimenti: cifrare solo J'indispcnsahilc;

- dare alle notizie, specie a quelle cifrate. forma ultrasintetica e spoglia di ogni elemento non indispensabile, ma siano frequenti; disciplinare la spedizione dci radiogrammi in modo da evitare soverchio ingombro o, quanto meno, che notizie meno urgenti possano ritardare l'inoltro di quelle importanti; assicurare le trasmissioni anche durante gli spostamenri.

Il Sottosegretario di Stato

Allegato n. 63

1\.UNISTERO DELLA GUERRA

Giorno 6 aprile XVII

Ore 0,25 - parte S.E. Cuzzoni.

» 11,30 - Duce telefona preavvisando che tra mezz'ora darà ordini.

» 11,30 - il capo di gabinetto chiama al telefono gen. Cuzzoni avvertendo che si tenga pronto e reperibile.

» 11 ,50 - Duce dà ordine di imbarco del corpo di spedizione, riservandosi entro le ore 18 di dare ordini ulteriori circa panenza.

» 11,51 - il gen. Gu:zzoni riceve per telefono questi ordini. Segue a conferma il telegramma in cifra per esperimentare anche il cifrario

S.V. 11,55 - avvertltt Anfuso (Esteri), OliVtl (Marina ), Ilari (Aeronautica) e Sottocapo di S.M. In tendente.

» 12,00 - avvertito Broccoli (S.l.M.).

» 12,10 - avvertito col. Gandin (Ufficio Capo di S.M. Generale).

» 12.10 - inviatO promemoria di conferma a S.E. Sebasliani (ali. A).

» 12,15 - Intendente assicura che ordini sono in corso di esecuzione (ciò dopo colloquio telefonico con col. Ricagno ).

» 12,20 - avvertito Brindisi che gen. Guzzoni si tenga reperibile al telefono per le ore 18 circa.

GABINETTO $TRALCIO DIAKJO STORICO O.M.T. · ALBANIA
l 'ft. '

Ore 14,00 - spedito telegramma per aver notizia imbarco

>> 16,50 - Duce ordina partenza corpo di spedizione.

» 16,55 - gen. Gu:uoni riceve ordine di attuare l'ordine di operazioni n. l.

» 16,57 - inviato telegramma a S.E. Guzzoni per confermare ordine partenza corpo spediz ione.

» 17,02 informati Att/ttso (Esteri), Oliva (Maxina ), llal'i (Aeronautica) e Broccoli (S .l.M .).

» lì,lO avvertiro col. Gandin.

» 17,20 - inviato promemoria di conferma a S.E . Sebastiani

» 19,30 - a seguito richiesta addetto militare Berlino richiedente notizie per Capo S.M. tedesco si è risposto, per ordine Duce:

-è vero che truppe italiane si concentrano a Bari per azione su Albania;

- truppe confine francese sono quasi sul piede di guerra ;

- richiamate finora dassi 1901 -1912 ed elementi del 19020 3 . 04 . 05 - 06;

- truppe italiane Spagna sono in attesa di ordini di Franco per rimpatria re e sono ad Alicante dalla fine della guerra;

- S .E. Attolico ha informato v. Ribbentrop il quale ha dato la sua piena adesione all'azione italiana.

» 20,20 - radio legazione Tira.na non risponde

Allegato n . 64

UFFICIO DI S.E IL CAPO DI STATO MAGGIORE GENERALE

N 4533 di prot

Allegati: quattro ( 1' )

Roma, 29 giugno 1939 - XVII

Oggetto : Relazione sull'ispezione compiuta in Albania tra il 19 e il 26 giugno 1939- XVII.

Al Duce del fa scismo, Capo del Governo Roma

PREMESSA.

L'occupazione dell'Albania, compiuta da appena 2 mesi e mezzo, ha sollevato una serie di problemi politico-militari imponenti e complessi, che l'instabilìtà della situazione politica internazionale consiglia di affrontare e risolvere nel più breve tempo possibile Questo, perché ogni possibile complicazione ci trovi in grado di dominare gli eventi, assicmando alle nostre forze armate, in

Omessi (nota dell'Ufficio Srorico S.M.E.)

Allegati 4 19

420 Le truppe italia 11e in Albania f 1')14 · 20 e '?39) - -----

un teatro operati,·o di particol11re delicatèzza, un netto vant11ggio sugli eventuali avversari, basato sulla padron:1nza di una posizione strategica dfettivamcnte ìnvidiabile , vera porta di chiusura dell'Adriatico e porta di sbocco nei Balcani, sia Yerso Salonicco-Cost<lntinopoli. sia verso Arene, sia, infine, verso il litorale dalmatico e il cuore della Jugosla\'Ìa.

Come Sardegna c Sicilia fanno sistema con la penisola. così ancor più è dell'Albania che dista dall'Italia appena 75 km., contro gli oltre 200 della Sardegna.

Dall 'Albania è possibile arranagliare la Jugos lavia, minacciare la Grecia, stendere una mano alla Bulgaria, appoggiare le isole italiane dell ' Egeo contro offese anglo-franco-greco-turche: speciale.: valore ha questo territorio per l'aeronautica, che può avanzare dì circa 250 km. le sue basi, verso probabili avversari.

Questa preziosa posizione, che il Vostro genio politico ha con ben poco sacrificio di sangue, assicurato alla patria nel momento propizio, deve ora essere:: apprestata politicamenre, e militarmente in modo da poter rispondere a ogni eventuale esigenza.

Tale mio convincimento è stato pienamente confermato dalla visita compiuta, parte in aereo, parte in autovettura e per via acquea, dì quasi tutto il territorio albanese (Allegato 1 ).

PARTE PRIMA: OCCUPAZIONE DELL'ALBAN IA.

L 'occupazione militare dell'Albania ha avuto luogo mediante lo sbarco con temporaneo in quattro punti della costa albanese, distanti fra loro, in media, 70 km., di uno scaglione di circa 22 .000 uomini.

Tutto è andato nel modo migliore, grazie all'avveduta preparazione politica. Sarebbe, però, assai dannoso nascondere gli errori compiuti , per il solo fatto che essi non hanno avuto consegt1enze apprezzabili : devono essere, bensl, stu diati attentamente per trarne ammaestramenti per il futuro.

Anzitutto. il primo scaglione del corpo di spedizione, forse anche per meglio mantenere il segreto, è staro organizzato affrettatamente e solo all'ult i mo momento sono stati presi accordi diretti fra le singole fo.r-M! armate.

Le truppe celeri ne hanno formato il grosso; esse, tratte un po' da tutti i reggimenti, non avevano una fisionomia organica e, nello stesso tempo. con la loro partenza , hanno messo in crisi tutte le grandi unità celeri e motorizzate. Crisi ora risolta con il rientro, già disposto, d.i dette t ruppe.

Ciò senza dire che, in un terreno come quello albanese. montuoso, privo di buone strade. le truppe celeri (specie i ciclisti ) hanno finito col perdere la loro caratteristica di celerità, tanto più che gli automezzi erano ridotti al minimo pct difficoltà di pronto scarico dai piroscafi.

II reggimento granatieri, pure, era costituito con elementi tratti dai 3 reggimenti e in prevalenza con richiamati.

La dotazione di artiglieria era minima, se non addirittura nulla (la colonna di Durazzo aveva solo una batteria da 20; niente le altre colonne) cosicché, di fronte alla sia pur modesta resistenza alba nese, non poté farsi assegnamento che sulle artiglierie delle navi. Il tiro di queste non poteva riuscire tempestivo ed efficace, dato che l'unico mezzo rapido di collegamento finiva per essere la motocicletta, non essendo i radiotelcgrafisti dell'Esercito in grado di far bene funzionare le radio, per difetto di addestramento.

:. . "

I richiamati non avevano un minimo di addcstrt1111ènto per un'eventuale campagna di gue rra: specie i piL• anziani non conoscevano le armi, i mezzi di collegamento. i mezzi di trasport o. E' occorso un periodo intenso di addestramento di 2 mesi per poterli, alfine. amalgamare con gli altri.

Bisogna aggiornare con più frequenza l'addestramento delle classi in congedo; in ogni caso menere, però, in prima linea le truppe più giovani se si vuole ottenere rapidamen te una decisione.

L'inquadramento, per metà di ufficiali di complemento, lasciava mollo a desiderare.

Il concetto di sbarcare in 4 punti della cos ta assai distanti tra loro. spar· pagliando le forlc dispon ibili , ha messo queste alla mercè di un'eventuale reazione in forze albanese, non prevedibile, forse, ma da non escludersi: e ciò doveva consigliare la scelta di un solo punto per uno sbarco a massa.

Si sarebbe, forse, così evitato anche il piccolo spargimento di sangue di Durazzo (e il sangue dei soldati è prezioso) perché, manovrando successivamen· re a massa, si sarebbe frustrata ogni velleità di resistenza albanese.

Le operazioni di requisizione di piroscafi e, specie, quelle di imbarco c di sbarco hanno presentato non pochi gravi difetti: reparti destinati a sbarcare per primi, imbarcati sul piroscafo più lento; invio di piroscafi di SU· periore ai fondali del porto di destinazione; piroscafi non adatti al carico di automezzi e conseguente ritardo dello sbarco di un btg. autotrasportato; frazio namento dei reparti nel carico; riLardo nello scarico de i ca rri armati perché occupata la banchina da altra unità.

Notevole, altresì, il gravissimo errore dell'invio, dalla base di Durazzo, d i fusti di gasolio invece di benzina, cosicché la quasi totalità dei mezzi motorizzati e mcccanizzati rimase immobilizzata proprio nel momento in cui occorreva avanzare rapidamente.

Data la scarsa e disorganizzata resistenza albanese, i lamentati inconvenien· ti non hanno avuto come conseguenza niente altro che disordine, ritardi, sper· pero di materiali, disagio di truppe.

Però, soprattutto gli ufficiali di Stato Maggiore hanno bisogno cti meditare su tali .inconvenienti, per evitare assolutamente il ripetersi di essi in eventuali contingenze avvenire.

Le operazioni di sbarco sono complesse: il tempo dedicato a prepararle non è perduto e dà la garanzia di un successo pronto ed economico.

S.E. il generale Guzzoni mi ha consegnata copia della sua relazione fatta al Ministero della Guerra. La unisco alla presente per il caso che V.E. non ne abbia avuta visione integrale (Allegato 2).

Come già rilevato, la vicinanza all'Italia, consiglia di considerare l'Albania alla stregua dl una delle grandi iso[e: ogni forza armata può, cosi, conservare la diretta dipendenza dalle rispeLtive autorità centrali.

.41/egati .p! - - --·----------
PARTE SECONDA: ORGANIZZAZIONE MILITA RE DELL'ALBANIA. I . GE'IERALITÀ. l. · Organizzazione del comatJdo.

Le truppe italitme in Albania ( H)14 • 20 e HJJ9)

Deve restar e però. che il Co mandame S uperiore consc n·a piena facolliì di coordin a mento per rutte le organizzarivc di car:mere territo rialc nelle quali sono interess;ue le altre forze armate.

Anche per lJLI<::sto territorio- come avviene per le terre italiane oltremare - do\'rebbe es sere esteso al Capo di Stato Maggiore Generale il compito di emanare direttive per la prt:parazione bellica , sulla base degli ordini Vostri, e i n col Sotrosegretariaro di Stato per gli Affari Albanesi.

Al coord intlm<."nto delle attività civili dovrebbe provvedere la Luogotem:nza Generale, in istretto contatto con le :turorirà militarì, evitanJo il di inutili e dannose sovrasrrutture o duplicati e. cosi pure, la forma7ione di organi ple rorici .

Bisogna che il fascismo albanese sorga sotto il nostro controllo c la nostra guiJa: ma per questo bast:mo pochi elementi direttivi, bene scelti e che agiscano in piena armonia con gli organi luogotenenziali e militari.

Già si sta facendo moho in questo campo: occorre lavorare. accelerando j tempi, in profondità e con l'esempio.

I singoli comandi di forza armata in coopera7ione fra loro, <! sulla base delle direttive dei rispettivi Capi di Stato Maggiore. dovran11o studiare i piani di difesa e quelli per eventuali operazioni offensive. considerando ostili sia la sola Grecia, sia ;mche la Jugoslavia, alleate entrambe di altre potenze.

Bisogna che i Servizi informazioni siano larghi di dati per i comandi in Albania, soprattutco nei riguardi degli stati confinanti, aggiornando le conoscenze già acquisite: ciò specialmente in fatto di obiettivi dell'aeronautica.

In base agli studi operativi sarà conveniente rivedere la dislocazione delle forze. meglio adattandola alle necessità strategiche.

Le forze attuali non possono essere diminuite fino a che non sia a buon punto l'organizzazione politico-militare dell'Albania, e non sia chiarito l'orizzon· te internazionale.

3. Organizzazione logisticcl.

Deve essere crea ra al più presro.

Occorre tendere a ridurre al minimo i trasporti dalla madre-patria dando incremento all'agricoltura e alle industrie di importanza militare.

Fino a che non sarà possibile contare sulle risorse locali occorrerà provvedere alla costituzione di adeguati depositi.

Sarà utile, altresì, provvedere all'impianto di una raffineria a Valona per far fronte al fabbisogno di carburanti dell'Albania.

4. - Difesa antiaerea e costie ra

Urge organizzare la difesa antiaerr.:a: del bacino petrolifero del Devoli, in balì<:t della prima minaccia aerea nemica; delle basi navali ed aeree; della capitale e dei centri più importanti.

Bisogna pro\'vedere al mascheramento e alla mimetizzazio ne degli edifici e degli impianti, specie nel bacino petrolifero del Devoli. dove sono visibilissimi. Cosl pure, è completamente allo scoperto il deposito dell'Agip a Durazzo.

2. - Piani operativi.
J.· \ .i ·• .

6. - Licenze.

Le licenze hanno ripe rc ussione profonda sui mili ta ri e bisogna che siano concesse secondo un oculato regime di giustizia . Occorre evitare che i militari in licenza possano sottrarsi al divieto di fruire di proroghe, ottenenclole da autorità in Italia, perché diversamente verrebbero frustrati i provvedimenti per la rotazione delle licenze.

E' da aggiungere che i militari in Albania, essendo considerati mobilitati agli effetti delle licenze, sono esclusi da licenze ordinarie. E perciò l'evenruale licenza straordinaria concessa per motivi privati fa perdere ogni emolumento agli ufficiali non in servizio attivo permanente.

Provvedimento, questo, panicolarmenre gravoso per chi - d'improvviso interrotta per la mobilitazione la propria professione - è stato costretto a partire senza aver potuto regolare i più urgenti interessi.

Ciò è maggiormente g rave per i professionisti, giacché è stato loro negato l'esonero dalle tasse di esercizio, essendo, agli effetti di queste, considerati non mobilitati, bensl richiamati per esigenze di carattere eccezionale.

7. - Rapporti con le popolazioni.

Bisogna basare i nostri rapporti sulla conoscenza psicologica degli elementi delle varie religioni che sono rappresentate io Albania : musulmana, ortodossa, cattolica . Soprattutto bisogna tener conto del fanatismo dei musulmani, i quali costi tuiscono circa il 70 per cento della popolazione.

Occorrono molta dignità e molto stile da parte nostra, nonché rispetto assoluto delle donne e delle religioni.

Potremo affrettare l'avvicinamento a noi delle popolazioni sollevando la miseria- grande, specie nelle campagne-, assicurando la giustizia, l'assistenza sanitaria ( distribuzione di medicinali e servizio di ambulatori), l'acqua, le scuole, il lavoro e migliorando le condizioni di vita, in genere.

Mirare ai giovanissimi, inquadrandoli solidamente nelle organizzazioni nascenti del Partito fa scista

8. - Irredentismo.

Molti Albanesi pensano alla possibi li tà di realizzare la più grande Albania, rìcongiungendo alla Patria i fratelli irredenti (circa l milione) ora sotto il dominio della Jugoslavia e della Grecia (Allegato 3 )

E ' guanto mai conveniente alimentare con ogni mezzo questo irredentismo indirizzandolo, e sfruttandolo, per legare ancor meglio a noi le popolazioni e per facilitare ulteriori nostri sbocchi in avvenire.

9. - Disarmo delle popolazioni.

Occorre procedere rigo rosamente e metodicamente al disarmo delle popolazioni facendo opera di persuasione sui capi e operando energicamente contro i delinquenti. Il numero delle armi non ritirate sembra ammonti. a circa 20-25 mila

Allegati

10 . Ambulatori per la popola::.ione civile.

l nostri medici fanno opera verarneme meritoria per l'assistenza sanitaria prodigata alla popolazione anche nei più piccoli centri.

Le visite ambulatorie raggiungono ru1che la cifra di 2000 persone visitate giornalmente, accorrenti dai più lontani centri.

Fino ad ora si è provveduto anche alla somministrazione dei medicinali, ma la sanità militare non è più in grado di provvedere ulreriormcme coi propri rnt:'tzi. Occorr<!rcbbe che, a cura del Sottosegretariato competente, fossero forniti i medicinali necessari o fossero i fondi occorrenti alla Direzione di Sanità ).lilitare del R. Esercito in Albania.

13. Strade.

Problema urgentissimo è quello ddlc strade, eh<: sono, di massima, scarse numericamente e deficienti qualitativamcnre. I rifornimenti si compiono a fatica: i mezzi automobilistici si logorano rapidamente. Di più è compromessa la celere manovra delle truppe che vedono localizzate e diminuite le loro possibilità.

Non sono ancora in completa efficienza le imprese destinate ai lavori stradali. Bisogna accelerare il loro arrivo c ;1ssicurare il rapido svolgersi dei lavori. Soprattutto mge completare la strada di Kukes, il cui presidio è rifornito a mezzo di aerei, con grande logorio di questi ultimi.

14. - Automezzi.

Nell'interesse dell'Erario sarebbe utile favorire l'acquisto, per uso militare, di automezzi che sono sul posto, perché, per la natura delle strade albanesi, più adatti del nostro materiale, che va soggetto a logorio fortissimo e rapido. Si risparmierebbero altrettanti automezzi nostri.

Non si tratta di importazione dall'estero ma di me?...zi che sono in loco e da considerarsi, quindi, come nostri c acquistabili con moneta nostra.

15. - Ricerche minerarie.

Urge compiere ricerche intese nd accertare il patrimonio minerario dell'Albania e organizzarne lo sfruttamento. Devono esservi maggiori risorse di petrolio, come pure esistono giacimenti di minerali di rame, di lignite, bitume ecc. Occorre incrementare al massimo la produzione del bacino del Devoti per raggiungere al più presto le previste 360 .000 T. annue.

16.

Occorre provvedere a regolare il corso dei fiumi. specie in corrispondem:a delle foci, concorrendo cosl alla bonifica, che pure s'impone. specie nelle località occupate daUe truppe.

Urge anche provvedere al rimbo:.chimento in zone devastate durante le guerre, sia dai militari nostri. sia da quelli alleati. La milizia forestale può far molto in tale campo.

424 L(· truppe Italiane in Albania (1914- 20 e 1939)
· Regime dei frumi, bonifica e rimboschimento.
... ' ,.. ·;: ,.r.. •

J 7. - Malaria.

Le misure profilattiche pc:r la malaria sono prese. Occom.: perseverare m esse con ogni rigore.

TT - EsERCITO

l. - Stato delle truppe.

Ho passato in rivista quasi tutte le truppe presidiami l'Albania. Dovunque ho riportato ottima impressione: alro morale, prestanza militare. buon grado di addestramento {vedi fotografie di cui allegato 4).

I richiamati si sono bene amalgamati con i permanenti, colmando le lacune in farro di addestramento esistenri all'inizio dell'occupazione. E', però, da rilevare che, anche qui, se si fossero dovute compiere operazioni di guerra rapida, i richiamati delle classi anziane non sarebbero stati adatti, sia per le difficoltà dello speciale teatro di opera?.ioni montano, sia per la deficienza ùi addestramento .

Bisogna tenerlo presente per ai tre eventualità avvenire, completando le unità di prima linea con richiamati delle classi più giovani.

Bisogna vigilare che i quadri delle unità non finiscano per essere costituiti prevalentemente da volontari accorrenti per interesse o per sfuggire a cattive guarnigioni: in Albania, specie nei primi tempi, devono essere inviati elementi scelti che s'impongano naturalmente per il loro prestigio. Anche per questo è giusto fare loro un trattamento economico adeguato.

2. - Ordinamento militare

E' necessario che siano accelerari i temp i per il passaggio all'ordinamento definitivo delle forze terrestri in

In particolare :

- che siano definiti e subito costituiti i comandi. le direzioni e t servtzl progettati per l'ordinamento anzideno;

- che sia data la snodatura necessaria al Comando Superiore, mercè comandi intermedi (ora fanno capo a S.E. Guzzoni. direttamente. ben 6 divisioni mobilitate, più truppe supplctive corrispondenti ad altre 2 divisioni).

E' da studiare l'opportunità di riportare sul proprio confine gli alpini della divisione alpina « Julia », prowedendo, eventualmente, a sostituirla con altra formata di alpini degli Abruzzi e di montana ri albanesi.

3. -

Fusiotte

dell'esercito albaneSi' con t'esercito italiano.

Bisogna affrettare la fusione dell'esercito e della gendarmeria albanesi con l'esercito ira!iano.

Problema da risolvere con molra oculatezza è quello della epurazione dei quadri. L'eliminazione, che raggiungere il 50 per cento, appare eccessiva, in quanto porterebbe, inevitabilmente. ad accrescere la schiera dei malcontenti e degli awersari del regime. ad aumentare il brigantaggio.

Specie in un primo tempo, noi abbiamo tutto l'interesse a ridurre le cause di ostilità contro di noi: potremo sempre divenire più severi in secondo tempo,

.4/lt·gati

426 Le truppe italiani' irt Albunia (191-1- 20 e 1939) - ---

quando la nosrra organizzazione sarà divenuta più solida. Sarebbe, quindi, conveniente hHgheggian:, utilizzando il personale meno buono e meno sicuro in incarichi di minore importanza, e sorvegliandolo adeguatamente. Una successiva eliminazione porrebbe farsi in sede di avanzamento.

Ai fini della fusione sembra vantaggioso dislocare unità albanesi in territOrio naziona le, affiancando agli ufficiali albanesi ufficiali nostri.

Nelle unità già in Albania, preferibilc costituire una compagnia o baueria albanese in ogni bauaglione o gruppo italiano. consentendo, cos1, m ogni campo, una migliore assistenza e vigilanza Ja parte dci nostri ufficiali superiori.

Deve essere studiata ex-n0\'0.

Esistono solo alcune fortificazioni a Miloti e a Librash, destinate a far parre del ridotto difensivo centrale albanese, previsto prima della nostra occupazione (Allegato l).

Esse, però, sono notevolmente arretrate.

Per il momento conviene rinunciare all'idea di fortificazioni vere e proprie, ma provvedere subito allo srudio di posizioni, in corrispondenza delle frontiere: circa 740 km., di cui 480 con la Jugoslavia e 260 ·con la Grecia. Tali posizioni debbono essere scelte in modo da consentire sia la difesa, sia lo sbocco offensivo, tenendo presente che, quasi ovunque, i confini hanno un andamento svantaggioso per l'Albania, !asciandone sovente le pone in mano agli Stati finitimi.

Sono, invece, da predisporre, subito, sbarramenti anticarro e interruzioni, in corrispondenza delle principali vie di accesso al territorio albanese, assicurandone il presidio con la guardia alla frontiera.

Quasi tutte le divis ioni di fanteria esistenti 10 Albania differiscono l'una dall'altra per composizione organica, probabilmente quale conseguenza della immediatezza degli invii. Sarebbe conveniente dar loro una composizione pres· soché simile. quando non esista serio motivo di differenziazione.

6.

U r ge assegnare i comandanti di difesa e di zona territoriale e assicurare il funzionamento di essi utiliz?.ando il meglio possibile il personale albanese. Anche urgente è assicurare il funzionamento dei distretti.

7.

Carabinieri e Guardie di Finanza.

Carabinieri e Guardie di Finanza si stanno organizzando in comune con genda r mi c finanzieri albanesi.

Devono assumere a l più presto i compiti confinari che hanno in l talia.

4. · Organi:::::a:::ione a difesa delle frontiere terrestri. 5. · Organizzozione delle grandr unità. · Organiz::a::ione territoriale. -
' ·.

8. · Organizzazione della lvli!izia.

Occorre provvedere subito all'organizzazione della Milizia, specie là dove il numero degli italiani è notevole, come nel bacino petrolifero del Devoli (circa 400). Bisogna tenere le armi sorto sicura sorveglianza, specie per le unità costim i re con albanesi.

9. - Ospedale militare di Tirana.

E' già in buone condizioni. Occorre completarlo, allargarlo, e adeguarlo alle necessità delle truppe di occupazione.

10 . - Circoli militari.

Indispensabili nei centri più importanti.

A Tirana esiste, a tale scopo, una costruzione, ma insufficiente per capacità e arredamento.

Data la funzione del circolo delle forze armate di Tirana, il quale sotto certi aspetti si può paragonare al ci rcolo di Roma, occo rre provvedere al suo miglioramento, in primo tempo, e subito, acquistando stoviglie, tovagliato, eudna (circa 150.000 lire di spesa), in un secondo tempo ampliando i locali (circa l milione di lire). Di più occor re sanare un deficit di circa 120.000 lire delta gestione albanese.

Negli altri centri più importanti Scmari, Koritza, Elbasan, Berat, Valo11a, e Argirocastro, occorre provvedere al primo impianto, per il quale è prevedibile un assegno iniziale di circa L. 30.000 per ciascuna sede.

III - MARINA.

l . - Funzioni dei porti.

Durazzo e Valona sono i soli porti ai quali possono attribuirSt funzioni di particolare importanza nel quadro militare, ed anche in quelto commerciale, dell'Albania. Santi Quaranta e San Giovanni di Medua sono approdi troppo prossimi ai confini per poter essere utilmente impiegati ourante un conflitto.

Durazzo: Ottimo pono; deve esplicare il compito di base principale di alimentazione delle forze d'Albania. Come tale necessita aumentarne i fondali, portandoli ad 8-;-9 metri, ed attrezzarlo adeguatamente.

Valona: Rada facilmente difendibile che - permettendo, per la sua notevole ampiezza, un efficace di radamen to delle unità all'ormeggio - deve essere considerata dalla flotta quale base operativa sus sidiaria di Taranto.

Per ora, è indispensabile l'urgente costruzione di almeno un pontile perfettamente idoneo all'attracco dei piroscafi e delle navi leggere della R. Marina.

Allegati _____ ______;;______

2. - 0,-gani::::a::ione militare dei porti.

a) Sistemazione difemllla.

Presentemente è limitata alla segucnrc:

Dura::::o: l batteria da 120/ 40 su 4 pen:i.

2 batterie da 70/40 ami aeree Sll 4 pezzi.

Saseno: l batteria da 152/40 su 4 pezzi.

l batteria da 149/47 su 4 pez.zi.

3 batterie da 76/40 antiaeree su 4 pezzi.

A Durazzo occorre:

- migliorare ed aggiornare la difesa antiaerea (affidata al R. Eserciro};

- migliorare la difesa antinavi con l'installazione, da parte della R. Marina, di altre batterie di medio calibro.

Per Valona, in relazione alla premessa che d eve essere la base sussidiaria di Taranto, va studiatO ed attuato un completo piano difensivo, in armonia con quello, ora modesto ed antiquato, di Saseno. Questo deve essere ri\'eduto, tenendo presente che le batterie ora in posto sono assai visibili dal mare e dall'alto: ne è stato del tutto negletto il mascheramento.

b) Apprestamenti logistici.

A Durazzo ed a Valona devono essere costruite, ex-novo, ruue le sistemazioni fisse per la R. Ma1·ina: sedi di comandi - caserme - alloggi per ufficiali e sottufficiali - depositi - magazzini ecc.

3. - Varie.

Una vecchia teleferica, resa inutilizzabile, è abbandonata a Saseno; occorre ordinare l'immediata demolizione di essa e l'inv io in Italia dell'abbondante rottame di ferro di ricup ero.

E' indispensabile che l'Aeronautica si a la prima forza armata a raggiungere i l massimo grado di efficienza. Anzitutto per poter rimediare al gravissimo inconveniente derivante dalle scarse possibilità di manovra delle forze terrestri, per la deficienza di buone strade. In secondo luogo per sfruttare senz'altro il vantaggio che, per effetto dell'occupazione dell'Albania, le deriva dal notevole spostamento in avant i delle sue basi; spostamento che consente di esercitare una potenziale minaccia a danno di eventuali avversari balcanici e di loro alleati.

l. - Basi aeree.

E' urgente, dunque, sistemare, ingrandire e potenziare i campi esistenti, nonché crearne alrri di manovra e di fortuna, al fine di realizzare una rete

Lc- truppe italiane in Albania ( 1914 20 <' '9 3';1) ----
TV - AERONAUTICA.

portuale che permetta, in pace, il rapido spostamento di forze aeree e terrestri nei punti più importanti del territorio e, consenta, in guerra, l'affluenza immediata dall'l tali a di forze aeree anche ingenti.

2. - Forze dell'armata aerea

Le forze dell 'armata aerea attualmente dis locate in Albania dovranno essere aumentate appena la sistemazione dei campi lo consentirà: e le unità colà dislocate dovranno essere mantenute in alto gmdo di efficienza , cosl da farsi molto «vedete» costituendo un monito per chiunque potesse meditare arti a noi ostil i di qualche rilievo.

Bisogna raggiungere, almeno, la forza di:

- uno stormo da bombardamento (ora un gruppo è temporaneamente a Lecce);

uno stormo da caccia terrestre;

- una squadriglia autonoma di volo (già esistente).

Date le numerose necessità, che giornalmente si verificano, di trasportare materiali, viveri e personale, occorrerà, inoltre, un cer to numero di apparecchi da t raspor to (10 - 12), perché non è opportuno adibire a tale servizio i reparti da bombardamento che, oltre ad essere distolti dal normale addestramento, avrebbero sensibilmente ridotta l'efficienza degli apparecchi in dotazione.

3. - Reparti d a osservazione aerea

Dato il numero delle grandi unità del R. Esercito in Albania (2 corpi d'armata: 6 divisioni) la squadriglia d'osservazione aerea di Tirana è assolutamente insufficiente: n ecessita che venga inviata subito a Valona almeno una seconda squadriglia da O.A. e creato un comando di gruppo.

Ciò anche in considerazione delle distanze intercorrenti tra Tirana e le frontiere ( 120 km . dal fronte nord e oltre 200 da quelli sud e sud-est).

In un secondo tempo, non appena possibile, occorrerà inviare almeno altre due squadriglie O.A. e, di conseguenza, costimire un comando di stormo ed un nuovo comando di gruppo.

Naturalmente, si intende che l'incremento dei reparti delle forze aeree deve procedere armonicamente con l'appron tamento delle basi aeree e dei servizi.

Di massima questo è il programma del j\lfinistero Aeronautica: senonché ancora non si è provveduto all'assegnazione dei fondi occorrenti, e ciò urge fare per le ragioni sopra espresse.

Nella zona già occupata dalle nost re truppe durante la guerra 1915-18, giacciono abbandonate grandi quantità di rottami di ferro ed inoltre vi sono navi affondate di non difficile recupero: oltre diecimila tonnellate secondo un calcolo approssimativo.

Allt'ga:i
1 - Rottami di ferro .

430 /.{· truppt> ittzliane in Albtmla (rgi.f - 20 c IQJ 9) - -

Propongo dì ordinare l 'immediato ricupero di tale materiale. per noi tanto prezioso. Potrebbe esscrt: incaricato l'Ammiraglio Da Zara , che ha subito afferrato l'importanza del problema e potrebbe darv i rapida attuazione. Basta un telegramma di V.E. perché l'Ammiraglio si metta all'opera.

'l

Bisogna Joiare largame nt e di carte topografiche i reparti, specie quelli in ai confini.

Utile abbondare nella distribuzione di carte al 50.000 e distribuire carte corografiche dci territori oltre fwnriera.

I Comandi delle Forze Armate io Albania non possono sottrarsi agli obblighi di rappresentanza che, specie in questi primi tempi , si susseguono frequenti e onerosi.

E' necess:1rio provvedere ad un assegno adeguato per spese di rappresentanza per il Comandante Superiore , per i Comandanti eli Marina e di Aeronautica e per i Comandanti di grandi unità dell 'Esercito.

Difetta la mano d'opera, particolarmente quella specializzata. Conviene farla venire dall'Italia, previa selezione, per far fronte alle urgenti necessità del momento.

CONCLUSIO:--.'E.

L'alta importanza strategica dell'Albania -che si accrescerà se la Jugosla· via dovesse dimostrarsi infida o adclirillura ostile - impone di prov\' edere ad un immediato poten.ziamento del territorio, perché l'orizzonte internazionale è incerto e sarebbe inqualificabile errore farsi sorprendere da eventuali complicazioni non in grado di dominare la situazione e di sf ruttarn e a pieno i vantaggi.

Le forze attuali sembrano sufficienti e non possono essere diminuite fino ad organizzazione compiura.

Prima di tutto occorre provvedere a dare ricovero a truppe e materiali: l'ottimo generale Guzzoni ha assicuraro che entro l'ottobre tale obiettivo sarà raggiunto, ma io temo che - se non si insisterà energicamente per superare qualsiasi difficoltà, lasciando libertà d'azione ai comandanti in posto ed eliminando ogni pastoia burocratica - tale limite sarà oltrepassato di molto, con tutte le dannose conseguenze di ordine morale e materiale.

Bisogna, in pari tempo, sistemare le strade per asskurare la rapida manovra delle truppe, specie di quelle motorizzate (il che consentirà anche soppri· mere i piccoli distaccamenti) e il pronto, economico rifornimento di esse in ogni stagione.

La immediata sistemazione Ji numerosi campi di aviazione, mentre offrirà ampie possibilità di manovra alle forze aeree, consentirà di superare megli o la crisi conseguente alla deficienza di buone strade.

- -
- - ·
- Carte topografiche. 3. · Spese di rappresentanza. 4 . · Mano d'opera.
'

Contemporaneamente occorre accrescere le possibilità di sbarco a Durazzo e a Valona per garantire rapidità di rifornimenti dalla madrepatria, specie in tempo di guerra.

Procedere, quindi. ai lavori di bonific;t e a un più intenso sfnmame::nto agricolo; q1.1Ì la colonizzazione è più facile c più redditizia che in Libia.

A questo proposiro bisogna svolgere un'intensa azione di propaganda a mezzo di conferenze, cine::matografie, gite ccc perché l'Albania , nella sua realtà, è sconosciuta alla massa degli italiani. che la immaginano tuttora così come era stata \'Ìsta nel periodo della guerra: il regno della desolazione c della malaria.

Essa, invece, abbonda di risorse minerarie e ha vaste possibilità agricole: il lavoro italiano trapiantato su questa nuova sponda saprà debellare la malaria e rendere ubertose le piaghe, che latifondo e neghittosità degli uomini hanno reso incolte.

La maggioranz::t della popolazione albanese è con noi, sia pure mantenendosi in istato di attesa, più o meno diffidente, in riguardo dei vantaggi da ritrarre dal nuov o regime: ma non mancano correnti a noi contrarie, specie quelle intellettuali, alimentate da un'intensa e avveduta propaganda degli Srati ostili, i quali abilmente sfruttano il fanatismo religioso, l'attaccamento al vecchio regime, ecc.

Non sarebbe, quindi, da stupirsi se si verificassero atti di terrorismo, propri della Balcania, in tempo di pace, e insurrezioni con atti di guer ri glia al primo manifestarsi di complicazioni internazionali. Per prevenirli bisogna urgentemente completare il disarmo, imporre la giustizia (e allora spariranno le vendette individuali), fare assistenza morale e materiale, ospedali e acquedotti, combattere strenuamente la malaria.

Successivamente, sarà studiata l'organizzazione difens iva ed una volta rea lizzata, c solo allora, sarà possibile ridurre il quantitativo delle truppe nazionali, specie quando sarà un fatto compiuto l'assorbimento dell'esercito albanese.

Problemi imponenti che richiedono notevoli spese, ma che è indispensabile risolvere con stile fascista se si vuole che il rendimento di questa formidabile posizione strategica. che è l'Albania, nel quadro deiJ'lmpero, sia quale la Patria lo attende.

Capo di Stato Maggiore Generale Badoglio

A ilt:guti 43 1 - ------
Il M aresciallo d'Italia
l l
' t ...

FOTOGRAFIE

Il generale Settimio Piacentinì.
. l •r : l c Cl)"' "' c o (ij > :0 "'e "' ...J
Q) > <O !:: (ii ;:o Q) C) "ai "O !!! :; ... c;; o () Q) :E <O o 0:::
Il generale Giacinto Ferrero. Bande albanesi nell'alto Osum

Comando dì una banda albanese.

7 aprile 1939: granatieri del Corpo di Spedizione si Imbarcano arl'aeroporto di Grottaglie.
"'
28.• Albania
BIBLIOGRAfiA
·;.., ···; >··'·

CAMERA DI:I D.CPUT,\T[, ATTl PARLA,\IE:>ITARI XXVI LEGISLATURA: 1921-1923. Doc. vol. III: Relazione della Commissione Parla!l;emare d'inchiesta per le spese di guerra, 6 febbraio 1923.

STATO MAGGIORE EsERCITO - UFFrcro STORico:

- Carteggio relativo al corpo di spedizione italiano in Albania (1915-1920);

- Diari storici ùc l XVI corpo d'armata e delle G.U. che l'hanno costituito;

- Carreggio del Comando Supremo relativo all'Albania;

- relativo all'operazione O M T. (1939).

ETAT MAJOR DE L'ARMÉE FRANçAISE - SERVICE HISTORIQUE: Les armées /rançaises dans la ,'?,rande guerre, tome VIII, vol. I, II e III, Imprime rie Na· tionalc, Paris, 1933.

ARCHIVlO DI GUERRA DI VIENNA: L'ultima guerrc1 dell'Austria-Ungheria (19141918) - Poligrafico dello Staro, Roma, 1936.

MINISTERO AFFARI ESTERI: l documenti diplomatici itahani, Serie V, vol. ISerie VI, vol. I, Poligrafico dello Stato, Roma, 1956.

MINISTERO AFFARI EsTr:Rr GRECO: L'agresion de l'Italie contre la Grèce, Documenls diplomatiques (libro bianco greco).

PAOLO ALATRI: Nitti, D'Annunzio e la questione adriatica (1919-1920), Ed. Feltrinelli, Milano, 1959.

LUIGI ALBERTINl: Vent'anni di vita politica italiana, Ed. Zanichelli, Bologna, 1957.

CARLO BAUDINO: Una guerra assurda, Ed . Ist. Cisalpino, Varese, 1965.

ENZO BERTOTTJ: La nostra spedizione in Albania (1915-1916), Ed. Unitas, Mi· !ano, 1926

L UIGI CADORNA: Altre pugine sulla gratlde guerra, Ed . Mondadod, Milano, 1928.

GALEAZ7.0 CIANO: Diario 1939-1943, Ed. Rizzoli, Milano, 1950.

G. COLONNA DI CESARÒ: L'Italia nell'Albania meridionale. Note e documenti (1917-1918), Ed. Campitelli, Foligno, 1922.

ALESSANDRO DE BosDARl: Delle guerre balcaniche, della grande guerra e di alcuni fatti precedenti ad essa, Ed. Mondadori, Milano, 1928.

fu\.l.EOEQ L'Albania dall'indipendenza all'unione con l'Italia (19131939), ISPI, Milano, 1940.

Bl BLIOGRAFIA

ETTORE GMSSELLI: L'esercito italiano in Francia ed in Or-ùmte, Ed. Corbaccio, i\filano, 1934.

GIOVANNI GIOLITT!: Memor-ie della mia I-'ita, Ed. Trcvcs, Milano. 1922.

CARLO GALLI: Diari e lettere (Tripoli 1911 · Trieste 1918 ), Ed. Mondadori, Milano, 1966.

FRANCESCO }ACOMONl: La politica dell'Italia in Albania, Ed. Cappelli, Bolo· gna. 1965.

FERDlNAJIJDQ MARTINI: Dtario 1914-1918. Ed. Mondadori, Milano, 1966.

SALVATORE N1c01 RA: La crociata di Dura:.:.o, Ed. Albrighi e Seguti, Milano, 1922.

Prr::n.w PASTOR'ELU: L'Albania nefla politica estera italiana 1914-1920, Ed. Jo· vene, Napoli, 1970.

MAVIUCE SARRAJL: 1'Vfon commandement tn Orzent (1916·.1918), Ed. Flammarion, Paris, 1920.

SIDNEY SONNINO: Discorsi parlamentari, Tipografia Camera dci Deput:ui, Roma, 1925.

436
truppe italiane in Albania ( 1914 - 20 e 1939)

INDICI

INDICE DEGLI SCHIZZI

l. La Balcania dopo il Congresso di Berlino il878) .

2. Ipotesi operativa del conte Porro ( 1903)

3. Popolazioni e territorio della rivolta dei Malissori ( 1909-ll)

4. La Balcania dopo lt: guerre balcaniche (1913)

5. La situn:lione in Monte.negro ed in Albania al 1° gennaio 1916

6. La conquista austriaca del Montenegro e dell'Albania settentrionale (gcnn<tio-marzo 1916)

7 Durazzo 1916

8. La difesa Ji Durazzo (23-26 febbraio 1916 )

9. La siruaziont: in A lbania a fine luglio 1916

l O Il campo trincerato di Valona ( 1916) e la sua rete stradale miluart:

11. La zona di influenza greca nell'Albania mer idionale

12. La situazione nei Balcani a fine luglio 1916

U. La situazione in Albania a fine marzo 1916

14. La situazione in Albania il 1° gennaio 1917 .

15. Dislocazione sommaria delle truppe italiane il l o gennaio 1917

16. La rotabile Quaranta - Korça

17. La situazione in Albania il 1° maggio 1917

18 Il fronte di Korça il 15 agosto 1917

19. La situazione in Albania il 15 marzo 1918

20. L'azione dcll'Ostrovica ( 15-18 maggio 1918)

21. La situazione in A lbania il 15 giugno 1918 .

22. Il teatro di balcanico nel luglio 1918

2.3. La situazione in Albania il 30 luglio 1918 .

24. La situazione in Albania a fine agosto 1918 .

25. Dispostivo c inrendimenti del Comandante A.A.O. sul fronte serbo il 5 otwbrc l 918 .

26. Rettilica al dispositivo sul fronte serbo (ord. 5425 /3 del Comandante A.A.O. il 10 Ottobre 1918) .

27. La situazione a metà ottobre 1918

28. L'occupuione del t\:rrìtorio <1lbanese e montenegrino (ottobrenovembre 1918) .

Pag. 9 » 15 )) 20 )) 26 )) 50 » 6ù » 61 » 66 » 76 » 80 >> 91 » 93 » 95 » 105 » 109 » 114 >> 118 » 122 » 130 )) 132 » 136 » 138 >> 14} » 149 » 156 » l58 )> 160 » 161

440 Le truppe italiane in Albania ( ' 9 14 - 20 e 1939)

29. Dislocaziom: ddle truppe in Albania nel 11ovembre 1918

30. li retrotcrra di Valona chiesto dal Comando Supremo nel 1918

31. L'occupazione italiana in i\lbania il 1° aprile 1920

32. Ln situaz•onc- in Albania nel 1920 dopo il ripiegamento alla costa 00 maggio)

33. 11 campo trinceratO di Valona nel 1920

34. La situazione in Albania dal 1° maggio 6 giugno 1920

35. L'insurrezione del 1920

36. La difesa di Valona il 23 luglio 1920

37. La Balcania dopo la l'guerra mondiale (1921)

38. La difesa albanese nel 1939

39. L'occupazione dell'Albania

40. La dislocazione delle truppe italiane il l O aprile 1939

Pag. 162 » 188 )) 195 » 203 )) 209 » 213 )) 226 )) 228 » 246 )) 262 » 268 )) 272 t l l

INDICE DEGLI ALLEGATI

l. F. 1277/ 21 T. Gab. data 2l.l0.1915 del ministro Sonnino sulla spedizione in Albania . . . . . .

2. Lettera da ra 17.11.1915 del gen. Cadorna su conclusioni Consiglio Ministri giorni 13 c 14.11.1915

3. Decreto data 1.12.1915 su attribuzioni Comandante Corpo Speciale Italiano in Albania . . . .

4. F. 1152 R.P. data 6.12.1915 del Comando Supremo: «Corpo Speciale Italiano i11 Albania » •

5. Tele 72142 RR. del Ministero Guerra: «Compiti Corpo Spe- ciale» .

6. F. 1212 R data 16.12.1915 del Comando Supremo: «Situazione a Berat »

7. Tele 1227 data 18.12.1915 del Comando Supremo su Berat , Duraz.zo c Valona . . . . . . . . .

8. F. 1235 data 19.12.1915 del Comando Supremo: <<Corpo Speciale Italiano in Albania » . . . . . .

9. Tele F.T. data 20.1.1916 del Presidente de! Consiglio su conferenza del 22 gennaio

10. Tele F.T. data 26.l.l916 del Presidenre del Consiglio su in·io di una divisione in Albania . . . . . . . . .

11. Lettera RR.P. data 28.1.1916 del gen. Cadorna su invio divisione in Albania

12. F. 1002 RR.P. data 30.1.1916 del Ministero Guerra: << Diretti ve su Durazzo »

13. Lettera data 25.2.1916 del gen. Cadorna su Durazzo

14. F. 1579 data 25.2.1916 del Comando Supremo: «Avvenimenti Durazzo»

15. F. 1590 (hlta 27.2.1916 de l Comando Supremo: «Conseguenze avvenimenti Durazzo» . . . . . . .

16. F. 849 RR. data 29 .2.1916 del Presidente de! Consiglio su conseguenze avvenimenti Durazzo . . . . . . . .

17. Tele 160.3 RR.P. d:ua 1.3.1916 del gen . Cadorna di dim issioni

18. F. 850 RR. data 29.2.1916 de! Presidente de! Consiglio su decreto reale

19. F. 1609 RR.P. data 2.3.1916 del Comando Supremo: « Dipendenze del Corpo Speciale in Albania

>> • • • • • • Pag. 281 )) 282 )) 283 » 28.5 » 286 » 287 )) 288 » 289 » 291 )) 291 )) 292 » 294 » 296 » 296 » 297 » 298 }) 299 )) 300 » 300

442 Lr trupre italiane in Albania (1914 -2 0 e 1939)

20. F. 2181 R.P. dato 1.3.1916 del Guerra: « Attribuzioni del Comandante del Corpo speciale in 1\lbania »

21. F. 1612 RR.P. data 2.3.1916 dd Comando Supremo: <<Corpo Speciale Italiano in Albania>> .

22. F. 1623 RR.P. data 4.3.1916 del Comando Supremo: «Circa la rutela di Valona »

23. Tele s.n . RR. data 5.3.1916 del Presidente del Consiglio sulla curda di Valona

24. Direttive al Comandante del Corpo Speciale Traliano in Albania del 2 marzo 1916 . . . . . . . . . . . .

25. F. 1646 RR.P. data 6.3.1916 del Comando Supremo sulla nomina del gcn. Piacentini •

26. Lettera s.n. data 7.5.1916 del Capo di S M. dell'Esercito sulle forze disponibili in Albania . . . . . .

27. F. 2098 G data 7.5.19]6 del Presidente del Consiglio su addetto militare italiano in Grecia

28. F. 2775 G data 22.9.1916 del Comando Supremo: « Occupazione Epiro settentrionale» . . . . . .

29. Lettera s.n. data 30.-1.1917 del ministro Scialoja su direttive politiche per l'Albunia

.30. F . .3 P. data 20 ..3.1917 del Ministero Esteri su direttive politiche per l'Albania . . . . . . . . . . .

31. F. 1924 G.M. data 12.3.1917 del Comando Supremo: «Difesa di Valona »

32. F. 1950 del 20.3.1917 del Comando Supremo: «Difesa di Valona » . . . .

33. F. 4253 G data 18.4.1917 del Ministero Guerra: <<Difesa di Valona »

34. F. 482 R data 14.7.1918 del Comando Truppe Albania: Operazi oni in Albania »

35. F 495 data 24.7.1918 del Comando Truppe Albania: « Operazioni in Albania » . . . . . . .

36. F. 40929 data 4.8.1918 del Comando XVI Corpo d'Armata : « Azioni truppe francesi e italiane a ca\·allo del Devoli »

37. F . 9688 data 11.11.1918 del Comando Tru ppe Albania: «Situazione generale dell'Alban ia c forze che si richiedono per la sua occupazione »

38 . F. 15795 G.M. data 7.12.1918 del Comando Supremo: << Hinterland di Valona da assegnare all'Italia»

39. Tele 1458 data 4.3.1920 del C.T.A su «Contatti. con ministri del governo provvisorio »

40. F. 1842 RR. data 22.3.1920 del C.T.t\.: <<Situazione politica dell'Albania»

- - - -
. . . .
. .
Pag. 301 » 303 )) 306 » 307 » 308 . l » .309 » 310 » 311 » 312 » 313 » 315 » 317 >> 318 >> 319 » 320 » 322 » 323 » 332 r >> 334 >> 336

41. F. 2155 H.R. data 3.4.1920 del C.T.A.: «Relazione sulla si· tuazion e polirica in Albania >>

42 F 2366 RR. d:ua 10.4.1920 del C.T.A.: «Situazione politica deU 'Albania » . . . . . . . .

43. F. 2558 RR data 18.4.1920 del C.T.A.: «Riassumo avvenimemi militari in Albania '' .

44. F. 2888 RR . c.hH<t 2.5.1920 del C.T.A.: <<Situazione politicoin 1\lbania »

45. r . 3054 RR. data 9.5.1920 del C.T.A.: <<RiassuntO settimanale avv enimcnri di carartcre politico-militare in Albania»

46. F. 322.3 RR. data 16.5.1920 del C.T.A.: «idem»

47. F. 3.380 RR. data 23.5.1920 del C.T.A.: «idem>)

48. F 3500 RR. data 30.5.1920 del C.T.A <<idem>>

49. Ultimatum del .3 giugno 1920 al gen. Piacentini .

50. UltimattU11 dd 9 giugno 1920 a l gen . Piacentioi .

51. Tele 1700 data 22 6 .1 920 dell'Alto Co mmissario sulla sit uazione in Albania

52. F. 414 da t a 27.6.1920 del C.T A. su « Provvedimenti presi»

53. F. 4258 data 1.7.1920 del C.I.A.: «No t izie sommarie d'ordine militare e politico»

54. Bozza protocollo dì intesa preliminare f ra bar. Aliotti e Suleiman Del\'ino

55. F. 13811 data 22.7.1920 del Ministero Guerra su rinforzi da Rodi

56. Testo dell'accordo di Tirana

57. Relazione generale sull ' im presa d'Albania

58. F. 80 O M.T. data .3.4.1939 del Comando Corpo S.t-1.: «Direttive per Comandante del Corpo di spedizione in O.M.T. »

59. Ordine d'opcr,tzioni n . l dd Comando Corpo spedizione . .

60 Ordine per i servizi n. l del Comando Corpo di spedizione

61. F. T . .3J8 data 9.4.19.39 del Ministero Gue rra : « Di rettive per la sistema;r,ione dell'occupazione» . . . .

62. F . 284.30 d<lta 9.4.1939 del Ministero Guerra: « Osservnzioni su rapide operazioni >>

63. Strakio diario storico O.M.T. del Ministero Guerra · Gabinetto

64. F. 45.33 data 29.6.19.39 del Capo di S.M. Generale: « Relazione sull'ispc7.ionc compiuta in Albania tra il 19 ed il 26 giugno 1939 » . . .

Indici
. . . . .
.
• • • • • • • • • • • •
. . . . . . . 443 Pag. 338 » 345 )) 351 )) .355 )) 358 )) .360 » 364 )) 367 )) 370 » 371 )) 372 » .373 )) 375 )) 378 » 379 )) 380 » 382 » 401 )) 403 )) 410 )) 416 » 417 )) 418 )) 419

ELENCO DELLE FOTOGRAFIE

(fuori testo - fra le pagi ne 432 - 4 33)

II generale Settimio Piacentini.

Il gene rale Giacinto Ferrcro.

La rotabile Valona- Santi Quaranta nel l 919.

Rotabile costruita dai reparti dd genio attraverso il Kurvelesh.

Bande albanesi nell'alto Osum

Coma11do di una banda albanese.

7 aprile 1939: granatieri del Corpo di Spedizione si imbarcano all'aeroporto di Grottaglie.

8 aprile 1939: sbarco di contingenti italiani a Durazzo.

l l ì

INDICE GS'JERALE

Presentazione

Cap. I - La questione albanese.

1. Origini della questione albanese

2. Il Trattato di Londra ed il Consiglio degli ambasciatori

3. TI Patto di Londra

Cap. II - IL Corpo speciale italiano in Albania.

l. Lo sbarco <l Valona

2. L'occupazione di Durazzo

3. Lo sgombero di Du r azzo

Cap. III - L'occupazione italiana dell'Albania meridimMle.

l. Il campo trincerato di Valona

2. L'estensione dell'occupazione

3. 11 proclama di Argi r ocasrro

Cap. l V - L'ultimo anno di guerra.

l. La conquisra di Berat

2. La controffensiva austriaca

3. L'occupazione dell'Albania settentrionale

4. Dopo l'armistizio .

Cap. V - Il dopoguerra.

l. La sirwtzionc politico-militare nel 1919

2. L'assemblea di Lushnja e la crisi

3. L'insurrezione albanese

4. L'accordo di Tirana .

Pag. )) >> )) » )) » )) » )) )) » » )) » » >> » 5 7 7 21 32 36 36 49 59 74 89 102 125 125 1-11 151 164 175 175 189 202 216

/ ,e tt·uppe italiane in Albania (HJ14·20 e 1939)

Cap. VI L'l tutia e L" Albania dal 192U al 19 39.

l. Un'amara conclusione

2. I primi passi della Repubblica albanese

3. L'assunzione al trono di Zog I

4. La crisi nei rapporti fra Italia ed Albania

Cap. VII - L'occupazione italiana.

L L'operazione O .M.T. •

2. Lo sbarco del Corpo di spedizione

.3. Considerazioni sull'operazione O.M.T.

Allegati Fotografie Bibliografia Indice degli schizzi Indice degli allegati Indice generale * * * * -;.· Pag. 231 >> " » , )) 231 236 242 250 254 254 263 273 279 » 432 -4 33 )) )) 433 439 441 445 J ! l

Turn static files into dynamic content formats.

Create a flipbook
Issuu converts static files into: digital portfolios, online yearbooks, online catalogs, digital photo albums and more. Sign up and create your flipbook.