L'ultima seduta del Gran Consiglio del Fascismo

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Trascrizioni – Interventi di De Marsico

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non potrà essere fatto che dall’avvenire, quando, chiusa la conflagrazione, tutto il materiale necessario sarà definito, raccolto, valutabile. Quale importanza può avere oggi deplorare che questo o quel consiglio non sia stato seguito? o se in questo o quell’episodio di una vastissima conflagrazione la radice delle sventure potrebbe essere l’errore dell’inizio, nel tempo o nello spazio? o, scavando più nel profondo, la sufficienza della preparazione tecnica o diplomatica, od il calcolo sbagliato delle forze da impegnare in tutta una fase della campagna? o, scavando più nel profondo ancora, nella convenienza della partecipazione alla guerra?, mentre la guerra dura, non si ha il diritto di occuparsi di questo ultimo che, fra tutti, è il compito supremo di ogni processo a una guerra, non lo si ha neppure di occuparsi di quegli aspetti della condotta positiva della guerra che non mirino a studiare ed additare le vie per migliorarne i risultati o per consigliarne l’epilogo. Io vedevo il campo della discussione ristretto a quello della capacità delle forze politiche attuali a guidare la guerra, soddisfarne le esigenze». Troppi segni avevano già dimostrato

4 che alla sufficienza, almeno, della preparazione tecnica non può essere giovato il lungo, oneroso cumulo di portafogli politici e militari nelle mani di un uomo solo, anche se dotato di eccezionale attitudine alla sintesi dei problemi ed all’esercizio del comando. Questo cumulo, utile in principio per coordinare la tecnica alla politica, doveva poi fatalmente nuocere, poiché la tecnica è specializzazione, e con la specializzazione riescono a vedersi, tutte ed esattamente, le necessità di un ramo del Governo. Cavour, che fra il ’52 e il ’59 gettò le basi dello Stato unitario, non sacrificò i diritti della specializzazione a questo suo programma di lavoro, che pur richiedeva unità di vedute nella politica e nell’amministrazione, e si limitò a tenere il ministero dell’agricoltura, e per sei mesi soltanto anche il ministero della marina, per istituirlo e passarlo subito in altre mani. Ed era uno Stato tanto più modesto, erano tempi tanto meno irti di complicazioni internazionali! Mussolini invece aveva dedicato le sue forze, non comuni certo, per venti anni, quasi ininterrottamente, ai ministeri degli interni e degli esteri ed a tutti i portafogli militari; con un pericolo di logoramento delle energie, almeno, che su chiunque, per privilegiato che fosse, peserebbe, e con l’aggiunta di due guerre, quelle di Etiopia e di Spagna, che avevano già richiesto una maggiore tensione. Ma l’inconveniente più grave che dal cumulo dei portafogli era derivato si ripercoteva proprio sul terreno delle responsabilità, ed era un nodo che veniva precisamente ora al pettine Per la legge sul Primo Ministro, i ministri sono della loro attività responsabili verso di lui ed egli è di tutti responsabile verso il Re: in frangenti di crisi, quindi, il mutamento di un ministro può ancora salvare verso il Re e verso la Nazione


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Secondo intervento di Grandi

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[Verbale A]: Appunti a matita presi da Luigi Federzoni durante l’ultima seduta del Gran Consiglio del 25 luglio 1943

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Paolo Nello, Dino Grandi, gli altri e quel rebus del 25 luglio

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Giuseppe Conti, Verso il 25 luglio: le forze armate fra partito fascista e milizia

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Fulco Lanchester, Il Gran Consiglio e il governo monarchico rappresentativo

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[Verbale B]: Verbale manoscritto della riunione del Gran Consiglio del fascismo del 25 luglio 1943

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Paolo Colombo, La “martinicca del Regime”. Il ruolo della Corona nel rovesciamento del 25 luglio 1943

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Albertina Vittoria, Luigi Federzoni, un breve profilo

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Emilio Gentile, Il verbale che non c’è. Alcune considerazioni sui nuovi documenti inediti riguardanti l’ultima seduta del Gran Consiglio nelle Carte Federzoni acquisite dalla Direzione generale Archivi

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