L'ultima seduta del Gran Consiglio del Fascismo

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Trascrizioni – Interventi di De Marsico

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essersi concesso in molti suoi torti il diritto della critica quando non v’era che il dovere di agire; ma, anche senza osservare che alcune fra le ragioni di questo micidiale sviamento potevano risalire alle responsabilità del Governo, massima fra tutte la identificazione tra fascismo e patriottismo che, se si aveva in mente una guerra come questa, ne era stata la più infausta premessa, ora bisognava pensare ai modi di provvedere, non a giudicare; ad eliminare errori non ad aggravarli. Era possibile che la frattura fosse colmata, che la fusione tra partito e nazione fosse operata dalle forze costitutive, partito e governo? o non bisogna superare il regime e richiamarsi alla nazione? E chi avrebbe potuto farlo se non il Re, che, se ha accettato il regime, rappresenta però la nazione, e accettandolo solo per il bene della nazione,

7 è il solo che possa fare appello al popolo quando il regime non basti? in questa [tre parole cancellate, illeggibili] molte cose che si era creduto seppellire rinascevano. Rinasceva sopra tutto il diritto del popolo a far sentire la sua voce. Se gl’istituti parlamentari, ed ecco il motivo dell’accenno nella nostra mozione, fossero esistiti, non sarebbero stati gli strumenti e gl’interpreti. In mancanza loro, il Gran Consiglio non poteva che constatare la sua insufficienza ed inidoneità a risolvere la crisi di oggi, ch’era morale e politica, della guerra e degli spiriti, poiché esso, organo della rivoluzione creato per coordinare le forze, nulla può fare per problemi che presupponessero la sosta, se non la fine, della rivoluzione a rivolgersi al Re, unico, ultimo organo e garante dei destini di tutto il paese. Se noi non trovavamo nella macchina del regime altre leve da usare, se l’unica molla di cui si potesse sollecitare lo scatto era fuori di essa, e se questa macchina ne restava minacciata nel suo potere, era conseguenza della grandezza degli eventi, nulla poteva esimerci dal dovere di denunciarne l’insufficienza. Solo io mi auguravo, conclusi che gl’intenti dei firmatari della mozione non fossero travisati. Essi non erano di pace immediata, di pace ad ogni costo, di pace a prezzo anche di vergogna, come era toccato in altra sede, un mese e mezzo innanzi, e alle richieste di due ministri uno dei quali proprio oggi, in accoglimento della sua domanda, era stato sostituito nel Governo, «(rivendicai così la fierezza di Cini, poiché al mio affetto per lui ripu-

[pagina non numerata] gnava ch’egli passasse per un escluso mentre era un dimissionario)» quali potevano


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Secondo intervento di Grandi

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[Verbale A]: Appunti a matita presi da Luigi Federzoni durante l’ultima seduta del Gran Consiglio del 25 luglio 1943

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Paolo Nello, Dino Grandi, gli altri e quel rebus del 25 luglio

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Giuseppe Conti, Verso il 25 luglio: le forze armate fra partito fascista e milizia

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Fulco Lanchester, Il Gran Consiglio e il governo monarchico rappresentativo

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[Verbale B]: Verbale manoscritto della riunione del Gran Consiglio del fascismo del 25 luglio 1943

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Paolo Colombo, La “martinicca del Regime”. Il ruolo della Corona nel rovesciamento del 25 luglio 1943

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Albertina Vittoria, Luigi Federzoni, un breve profilo

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Emilio Gentile, Il verbale che non c’è. Alcune considerazioni sui nuovi documenti inediti riguardanti l’ultima seduta del Gran Consiglio nelle Carte Federzoni acquisite dalla Direzione generale Archivi

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