L'ultima seduta del Gran Consiglio del Fascismo

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Il Gran Consiglio e il governo monarchico rappresentativo

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si è visto, l’art. 1 della legge 2693 del 1928 definiva il Gran Consiglio come organo supremo. La prassi e la dottrina, anche più radicale, del periodo evidenziarono invece come l’organo supremo non potesse concretizzarsi che dal confluire di più organi semplici ovvero il Capo dello Stato, il Capo del Governo e il Gran Consiglio. Questo per la statica istituzionale. Per la realtà della dinamica istituzionale Sergio Panunzio definiva la forma di governo italiana allora invalente come «il regime del Capo del Governo per l’estensione e l’energia delle funzioni attribuite e prerogative di esso, nonché per l’esercizio effettivo, nell’ambito e nei limiti della fiducia del Sovrano, della stessa prerogativa regia o del potere totale di governo che si accentra costituzionalmente nel Re e di cui il Re è l’unico titolare; e per il determinarsi nel nostro sistema di una competenza “propria” del Capo del Governo», che dal punto di vista giuridico «è del Re e solo del Re»51. In questo quadro il Gran Consiglio possedeva un ruolo solo nel «periodo critico della vacanza del Capo del Governo»52. Nell’ultima edizione degli Elementi di diritto pubblico generale Carlo Costamagna53, dopo aver accantonato la teoria della divisione dei poteri54 e analizzato gli organi direttivi del Regime, sosteneva invece che, pur non disponendo «nel suo assetto positivo di potestà di iniziativa e di decisione», il Gran Consiglio era «un organo integrativo della competenza della Corona e del Capo del Governo nell’esercizio della funzione direttiva del governo stesso»55.

6. La forma di governo nell’ordinamento fascista In questo quadro, durante gli anni Trenta il fascismo, dopo aver ancor più marginalizzato tutte le assemblee parlamentari, trasforma la Camera dei deputati in Camera dei fasci e delle corporazioni, mentre lo stesso Sovrano vedeva implicitamente discusso il suo ruolo. Lo Statuto aveva, in origine, instaurato una monarchia rappresentativa, in cui – durante il periodo liberale oligarchico e poi durante la breve esperienza liberale democratica – l’elemento elettivo era divenuto sempre più prevalente. Con il fascismo proprio l’elemento rappresentativo-elettivo venne, com’è noto, eliminato in favore di quello gerarchico basato sulla nomina, mentre la funzione di indirizzo, formalmente convergente, risulta nella sostanza accentrata a livello personale. La rappresentanza politica o fiduciaria era, dunque, scomparsa per far 51 52 53 54 55

s. Panunzio, Teoria generale dello Stato fascista, Padova, Cedam, 1939, p. 131. Ibidem. C. Costamagna, Elementi di diritto pubblico generale, Torino, UTET, 1943. Ibid., p. 415. Ibid., p. 433.


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