IL "NEMICO INTERNO" A TREVISO DURANTE LA GRANDE GUERRA

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Anche in questo caso, il timore che tra il personale vi fossero delle spie che agivano per conto del nemico, era la motivazione principale che spingeva a indagare sulla moralità e sulla condotta politica di detto personale.

2.1.4. Altri soggetti da controllare: sindaci neoeletti, parroci, personale medico e piccioni. Come si è potuto vedere fino ad ora, nell’area del trevigiano – territorio alquanto delicato poiché zona di guerra – operava un vero e proprio apparato di sorveglianza molto vasto e più o meno sommerso, il quale aveva il compito di individuare ed allontanare le spie, ma anche di indagare, in generale, sulla «condotta morale e politica» della popolazione civile. Il controllo sociale esercitato dalle autorità militari e civili, quindi, fin dall’inizio della guerra assunse anche in questo territorio dimensioni mai viste in precedenza. All’interno della sezione dedicata alle indagini svolte su cittadini italiani, vanno infine inseriti i soggetti che a causa della loro posizione professionale potevano venire a conoscenza più facilmente (e quindi, teoricamente, divulgare) notizie sensibili provenienti dal fronte. Il già citato decreto luogotenenziale del 20 giugno 1915 concerneva proprio la diffusione di false notizie o, per meglio dire, di notizie «diverse» rispetto a quelle ufficialmente fornite dai Comandi e dal governo, oppure capaci di turbare in qualche modo l’ordine pubblico e il morale della popolazione. Esso concedeva così un ampio ventaglio di denunce e di condanne, anche molto severe, poiché uno dei suoi scopi era quello di intimidire le personalità pubbliche che più potevano influenzare l’opinione pubblica come, ad esempio, i sindaci o i sacerdoti, ma pure coloro i quali lavoravano a stretto contatto con i soldati, come accadeva per i medici e le infermiere occupati negli ospedali militari. Il rischio che le notizie dal fronte trapelassero o che venissero divulgate informazioni potenzialmente dannose per la

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Bibliografia

4min
pages 141-146

Conclusioni: Le eredità della guerra

13min
pages 131-140

Castelfranco - San Liberale

4min
pages 127-130

3.3.3. Don Attilio Andreatti, arciprete di Paese

3min
pages 125-126

3.3.2. Don Callisto Brunatti, parroco di Cendon

8min
pages 120-124

Sant’Elena di Silea

5min
pages 117-119

3.3. Sacerdoti arrestati e internati

1min
page 116

3.2.4. Don Francesco Kruszynskj, parroco di Ballò

1min
page 115

3.2.3. Don Antonio Passazi, parroco di Casier

3min
pages 113-114

3.2.2. Don Adamo Volpato, parroco di Vallio

3min
pages 111-112

3.1. Accuse al vescovo

6min
pages 103-106

2.2.4. Altri

5min
pages 95-98

nell’ultimo anno di guerra

6min
pages 99-102

2.2.3. Suddito germanico Hermann Krüll (Treviso

4min
pages 92-94

2.2.2. Barone Ferdinando Bianchi (Mogliano Veneto

4min
pages 89-91

2.2.1. Conti di Collalto (Susegana

9min
pages 83-88

di Paesi nemici

9min
pages 77-82

parroci, personale medico e piccioni

9min
pages 71-76

2.1.3. Censura epistolare e telegrafica

4min
pages 68-70

2.1.2. Addetti ai servizi di poste e telegrafi

4min
pages 65-67

2.1.1. Donne che sposano soldati

4min
pages 62-64

cittadini italiani

3min
pages 60-61

1.1.1. La rivolta nelle campagne

6min
pages 30-33

Introduzione

28min
pages 7-24

la guerra»: i Comitati d’azione per la resistenza interna

15min
pages 47-56

Carabinieri, spie e sudditi di Paesi nemici a Treviso

4min
pages 57-59

1.1. Il dissenso e la protesta popolare in Italia

4min
pages 27-29

1.1.2. Le agitazioni nei centri urbani e nelle fabbriche

9min
pages 34-39

1. Dissenso e protesta popolare

2min
pages 25-26
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