UN ALTRO NOVECENTO
to degli occidentali, infine, fu contraddistinto da rassegnazione e indifferenza, come emerge dal loro comportamento verso la rivolta di Varsavia (1944) e, soprattutto, dalla rinuncia a raggiungere per primi la capitale cecoslovacca Praga (maggio 1945) 46. I paesi dell’Europa orientale subirono, almeno fino al 1947, un trattamento diversificato da parte sovietica anche in considerazione della situazione politica locale. In Jugoslavia e in Albania, grazie al contributo militare prestato alla resistenza, i partiti comunisti nazionali guidati da Tito e da Hoxha ottennero sin dal 1945 il monopolio del potere, eliminarono senza esitazione gli avversari politici e avviarono subito la statalizzazione dell’economia 47. In Bulgaria (9 settembre 1944) e Romania (6 marzo 1945), monarchie nelle quali i partiti comunisti si contrapponevano a forze “borghesi” e nazional-contadine di una certa consistenza, i sovietici ottennero la formazione di governi nei quali il partito comunista deteneva alcuni ministeri chiave, come quello degli Interni e della Giustizia. Gli occidentali tentarono senza successo di influire sulla politica locale attraverso le Commissioni di controllo. Nel caso polacco, per molti versi simile a quelli bulgaro e romeno ma contraddistinto dalla peculiare importanza del paese nella visione di Stalin, l’intervento sovietico assunse un carattere molto più diretto e violento: la Polonia doveva assumere un carattere socialista, innanzitutto per garantire la sicurezza sovietica 48. In Ungheria e soprattutto in Cecoslovacchia, infine, l’URSS autorizzò la creazione di genuine coalizioni antifasciste, con ampia ed effettiva rappresentanza di partiti non comunisti, in seguito a libere elezioni. Rispetto al resto dell’Europa orientale, qui la presa del potere politico venne ritardata di alcuni anni e attuata con autentici colpi di Stato. Nel valutare il processo di sovietizzazione dell’Europa orientale occorre tenere anche conto dei cambiamenti interni nell’Unione Sovietica postbellica. Molti dirigenti sovietici ritennero necessario soggiogare l’Europa orientale (il cui relativo benessere milioni di soldati dell’Armata rossa avevano potuto constatare con i propri occhi) anche per prevenire un backlash ideologico nella stessa URSS 49.
3.3 Politica ed economia negli anni della transizione Fino al 1948 i paesi dell’Europa orientale non rappresentarono un’area politicamente ed economicamente omogenea. In tutte le “democrazie popolari” si ritrovano, tuttavia, elementi comuni. I partiti e i movimenti di estrema destra, di matrice nazionalista, confessionale o 114