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FESTIVITÀ
Pasqua, l’uovo di cioccolato e il coniglietto fecondo A cura di Paola Cerana Da tempo immemore la Pasqua porta con sé un’ondata di dolcezza, sia per l’annuncio della stagione mite, sia per le golosità gastronomiche che, nella nostra cultura, l’accompagnano. Pare un po’ dissacrante profanare una festività religiosa con i piaceri del palato ma, dopo tutto, si celebra la rinascita, la sconfitta della morte per la vita.
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Perciò anche una digressione sull’alimentazione ci sta, soprattutto se connessa simbolicamente alla festa in sé. È l’uovo il simbolo per eccellenza della nostra Pasqua e il suo significato culturale viene da molto lontano. Esattamente dalla Pasqua ebraica, detta Pesach, che significa “passare oltre” e allude alla liberazione degli Ebrei dall’Egitto grazie a Mosè. Nel Cristianesimo questo passaggio è stato mutuato a significare la morte e la resurrezione di Gesù, e l’uovo è diventato il simbolo della resurrezione, dove il guscio (la tomba) viene rotto per liberare nuova vita. Il paganesimo associa l’uovo alla fertilità, quindi il messaggio è ancora di rinascita, questa volta della terra con tutti i suoi frutti. L’uovo, dunque, saluta la vita con arte e fantasia: uova sode dipinte, di zucchero, di marzapane... ma soprattutto di cioccolato, ripiene, ricamate, pralinate o glassate! Dalle mani esperte dei mâitrechocolatier esce un oggetto non solo buono ma innanzitutto attraente, bello da guardare, in tutti i suoi aspetti: dalla carta luccicante, alla superficie liscia o tempestata di mandorle, fino al suo cuore che non è mai vuoto ma racchiude sempre qualche sorpresa.
E qui sta forse il segreto del suo successo: la rottura della superficie dell’uovo trasmette un fanciullesco piacere di espugnazione per scoprire cosa nasconde, una conquista che rende ancor più golosi. Tuttavia, nella cultura germanica e dunque anche in parte della Svizzera, un’altra tradizione legata al luteranesimo affianca l’uovo pasquale: quella dello Schokohase, ovvero il coniglietto di cioccolato. Una specie di versione primaverile di Babbo Natale, perché il coniglio (che in origine era una lepre) per tradizione porta doni ai bambini e induce alla condivisione della festa. Il vivace animaletto è stato scelto quale dispensatore di golose gioie perché notoriamente molto prolifico, quindi simbolicamente legato alla feconda prosperità che la Pasqua festeggia. È risultato particolarmente simpatico anche agli Americani, che l’hanno adottato e hanno persino dedicato all’Easter Bunny un Museo, in California, che ospita la più grande collezione di conigli finti al mondo, tra cui alcuni vivissimi e vispissimi. A quelli americani, però, noi preferiamo i coniglietti di cioccolato nostrani che, insieme all’uovo con sorpresa, rendono la Pasqua più dolce!