Questioni d'identità territoriale

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Questioni d’identità territoriale

L’identità visiva siciliana

Simone Tosto

Ministero dell'Università e della Ricerca Alta Formazione Artistica Musicale e Coreutica

Accademia di Belle Arti di Catania Dipartimento di progettazione e arti applicate DASL06—

Diploma accademico di Secondo Livello in: Progettazione artistica per l’impresa Corso in Design della comunicazione visiva

a.a. 2021/2022

Relatore Marco Lo Curzio

Candidato Simone Tosto

Formato 145x235 mm Composto in ITC Novarese Std e NewYork

Nessuna parte di questo elaborato può essere riprodotta o trasmessa in qualsiasi forma o con qualsiasi mezzo elettronico, meccanico o altro senza l’autorizzazione scritta dei proprietari dei diritti e dell’Istituzione.

© Copyright 2022

Accademia di Belle Arti di Catania

Simone Alfio Tosto

Qu estioni d’identità territoriale

L’identità

visiva siciliana

Simone Tosto
Indice

Premessa

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PARTE I - QUESTIONI D’IDENTITÀ

Un passo indietro, il progettista e le professioni del grafico 16 Metodologie progettuali, dalla ricerca alla progettazione 20 L’evoluzione digitale 26

Punto di partenza, il territorio 30 Costruzioni d’identità visive - Teatro Comunale Turi Scalia 36 - Centro culturale Rosario Livatino 38 - EXPO di Pedara 40 - Orto Botanico di Catania 42

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PARTE II - COSTRUZIONE DI UN IMMAGINARIO

Origini del territorio 46 Formazione degli elementi simbolici 50 Iconografie Siciliane 54 - Codex Sicilia 62 - Dam Sicilia 64

> PARTE III - LE

DERIVE DELL’IMMAGINARIO

Dialogo col territorio 68 Trash e omologazione 70 Redenzione e dannazione 74 - Catania Romana 76 - Marchio turistico Sicilia 78 - Metropolitana di Catania 80 - Catania project 82

Bibliografia 86 Sitografia 88 Ringraziamenti 90

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AbstractA territory is an intertwining of cultural identities.
Questioni d’identità visiva territoriale

Each territory according to its point of view is currently analyzed in a completely different way, and this paper proposes to establish a dialogue to tell and discuss a condition particularly linked to the Sicily region. A land rich in historical testimonies, traditions, culture and for this reason, enhancing our roots, rediscovering what is preserved in these lands, is fundamental, since a territory is an intertwining of cultural identities.

The operators on the territory, in our case the designers, are underestimated professional figures in some contexts so it is important to underline how many responsibilities their work on the territory can have, which is not only that of designing but also of governing an experience through use. of a universal communicative language.

The identity of a territory is therefore a broader concept, which goes beyond the simple physical image; sensations and feelings of those who involve who live it and make it alive. The knowledge of one’s cultural heritage and traditions are two aspects that offer superior knowledge to be able to organize an added value, and this knowledge needs to be applied correctly, so despite the territory being composed of strong ties, relationships and It is essential that the territory together with its visual identity become a place for the formation of knowledge with an involvement on the part of those who live there, because it is not only a space for cultural emotions but also a space for meditation because if it is able to cure it can release a healing power and creative.

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Identità visiva Siciliana

Premessa

Un territorio è un intreccio di identità culturali.

Ogni territorio, in funzione del punto di vista, viene percepito in modo del tutto differente; tale elaborato propone di costruire un discorso per raccontare e comprendere meglio la condizione legata particolarmente alla regione Sicilia. Riscoprire questa terra, ricca di testimonianze storiche, di tradizioni, di cultura, per valorizzarne le radici, è fondamentale tanto più è vero che un territorio è un intreccio di identità culturali.

Gli operatori sul territorio, nel nostro caso i progettisti grafici, sono figure professionali sottovalutate in alcuni contesti, per cui è importante sottolineare quante responsabilità possa avere il loro operato sul territorio che non è solo quello di disegnare ma bensì di guidare un’esperienza tramite l’uso di un linguaggio universale comunicativo.

L’identità visiva di un territorio è un concetto più ampio, che va oltre la semplice immagine fisica; coinvolge sensazioni e sentimenti di coloro i quali lo vivono e lo rendono vivo. La conoscenza del proprio patrimonio culturale e delle proprie tradizioni sono due aspetti che offrono una consapevolezza superiore tale da saper organizzare un valore aggiunto; tale conoscenza necessita di essere applicata in modo corretto, per cui nonostante il territorio sia composto da forti legami, relazioni ed emozioni è indispensabile che il territorio insieme la sua identità visiva diventi luogo di formazione del sapere con il coinvolgimento di chi ci vive, perchè non solo è uno spazio di condivisione culturale ma anche spazio di meditazione e se saputo curare può avere un potere curativo.

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Identità visiva Siciliana

Parte I Questioni d’identità

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Questione d’identità

il linguaggio visivo deve entrare in una memoria collettiva, perché deve essere esposto ripetutamente al pubblico per trarne il reale significato.

Parte I – Questioni d’identità

Definire la propria identità territoriale significa comunicare l’appartenenza a un insieme di valori, caratteristiche e le ideologie che sono costituiti da molti elementi simbolici, che formano la nostra personalità. Con questione d’identità «visiva» si vuole definire una metodologia progettuale che si propone di analizzare e lavorare sugli stessi elementi che compongono il progetto, tramite una fase di coordinamento visivo, da un marchio e a tutti quei elementi che definiscono l’immagine visiva per ciò che si progetta, ma non fine a se stessa, ma con lo scopo di creare un linguaggio comunicativo, come un segno che identifica un ente, un prodotto o un servizio, declinabile su tutti i supporti e mezzi di comunicazione, definendosi come il punto di riferimento su cui ruota l’intero progetto di un’identità visiva.

Oltre ad una buona progettazione, per fare in modo che si svolga correttamente la fruizione, il linguaggio visivo deve entrare in una memoria collettiva, deve essere esposto ripetutamente al pubblico per trarne il reale significato. Esso può anche essere una rappresentazione schematica che evoca l’immagine di qualcosa. Oggi è utile ritornare a ciò che diamo per scontato, il nostro territorio e il lavoro del grafico, tale elaborato oltre a valorizzare il territorio e la professione, ci ricorda che il mestiere di chi si occupa di comunicazione creativa ha infinite possibilità, ma che prima di tutto deve basarsi su una capacità di leggere, di essere sensibile al reale. L’elaborato, da questo punto di vista riapre questioni e definizioni importanti, è un up-to-date di un campo che oggi si dà molto per scontato o si sconosce. Raccontare le origini dei processi della creatività legata a marchi, prodotti, processi ci aiuta a comprendere da dove vengono molte delle espressioni che usiamo oggi. In genere si ritiene che tali processi si riconducono ad una più generale disciplina della comunicazione che ha i suoi maestri, le sue scuole, i suoi dubbi e i suoi dibattiti. Esistono ragioni differenti per progettare un’identità visiva, per cui la coerente applicazione

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Memoria colletiva

meme che intende sottolineare quanto sia importante sapersi presentare anche con solo l’uso di un bigliettino da visita

Scopo

corrisponde all’esigenza di definirne correttamente l’identità. La sua funzionalità costituisce un servizio all’utenza, ma non può prescindere dagli aspetti contenutistici, di credibilità delle comunicazioni visive, che la progettazione gestisce in modo critico.

Nell’ambito del design è il design stesso che è frutto di un progetto in cui si organizzano gli elementi per raggiungere al meglio uno scopo. Infatti prima di parlare del territorio è molto importante capire che spesso tutto dipende da questioni d’identità, ragion per cui diventa fondamentale comprendere meglio l’essenza dei valori identitari. È importante evidenziare che il vero scopo non è solo quello di raccontare il proprio territorio, ma di saperne valorizzare i suoi valori appunto, non è di vitale importanza quindi illustrare un luogo , ma provare a dare forma alla sua vera “natura” profonda, in grado di attivare un meccanismo che ci permette la totale immedesimazione e sinergia.

Parte I Questioni d’identità

Modello carta d’identità fine 2021 Capire chi siamo e come siamo è importante, e per questo tale elaborato editoriale ci aiuta per una comprensione della nostra identità

René Magritte, Decalcomania (1966) Sottolineare il concetto di essere in funzione della propria identità e di ciò che si può trasmettere

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Un passo indietro, il progettista e le professioni del grafico

La finalità di un progetto è pur sempre focalizzata sugli utenti, con l’obiettivo di trovare soluzioni

Parte I Questioni d’identità

Responsabilità

Il progettista grafico ha molte responsabilità e anche se in alcuni territori il suo lavoro non viene qualificato, ugualmente rimane una professione con un certo potere, sociale e politico. Non si parla solamente di presentare una fruizione visiva, ma si parla anche di guidare e indicare direzioni di sviluppo. In molteplici ambiti la figura del progettista ha ruotato verso ruoli di guida, a partire da un livello culturale come musei o per la fidelizzazione di un brand e di percorsi di navigazione in ambito multimediale. Tale disciplina cerca di mettere in comunicazione più persone e non solo in ambito tecnologico appunto. La finalità di un progetto è pur sempre focalizzata sugli utenti, con l’obiettivo di trovare soluzioni partendo appunto da un problema e una volta aver svolto delle ipotesi (tastando la soluzione) si collabora al fine di creare soluzioni in grado di incastonare le emozioni in un ampio raggio di influenza. Avere un ottimo bagaglio culturale è fondamentale per poter toccare diversi rami, dalla psicologia all’astrofisica in modo da trovare tramite il pensiero laterale diverse soluzioni.

Compiti

Il progettista lavora come un infiltrato tra le persone comuni, osservando e raccogliendo informazioni su come l’utenza si approccia a qualsiasi sistemo visivo. Ad esempio esistono informazioni sull’utenza utili per lo studio di un’ipotetico atteggiamento, come:

– Movimento, fondamentale poiché senza movimento non vi è interazione/attivazione.

– Spazio, poiché senza quest’ultimo non potrebbe esistere il movimento.

– Tempo, senza questo le interazioni non possono avvenire. Basti pensare a quando si vuole fare un acquisto su Amazon.

– Aspetto visivo, che ha delle variabili quali: proporzioni, struttura, forma, dimensioni, peso e colore. Inoltre l’aspetto visivo fa forza su ciò che viene chiamato affordance (termine coniato da James Gibson nel 1966). L’ affordance non è altro che la funzionalità che ha un oggetto, come la sedia che ci fa capire che serve per sederci.

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Un passo indietro, il progettista e le professioni del grafico

Organizzazione

Consistenza fisica. La consistenza può essere intesa anche come texture. La consistenza è in grado anche di trasmetterci delle emozioni.

– Suono. È una parte piccola ma importante. Il suono risponde a tre componenti principali: volume, qualità del timbro, tonalità. Altri valori nel tempo sono stati associati, come l’affidabilità, poiché appunto una fruizione non venga ostacolata, l’intelligenza e la reattività.

Ad oggi la figura del progettista grafico non è vincolata a determinate caratteristiche legate all’artigianato, un tempo il grafico era redattore, compositore, scrittore, tipografo e perchè no anche musicista. Ad oggi la progettazione grafica sconfina sempre più in settori diversi per cui il concetto del «custom», personalizzazione e identificazione si rafforzano. Oggi un grafico è libero di cimentarsi anche nel campo della pittura, fotografia, video, animazioni, rendering, modellazione e tanto altro. Quindi nonostante si assista ad una continua evoluzione vi è comunque un unico filo conduttore che lega le varie caratteristiche. Si progettano esperienze, il vero compito segreto di un grafico è proprio immaginare esperienze. Tale concezione in genere viene associata alla ripresa di un problema tramite un processo progettuale che prende il nome di design thinking, ovvero un modello che fornisce un approccio per la risoluzione dei problemi focalizzato sulle soluzioni.

La vera mansione infatti è saper organizzare, strutturare ed etichettare il contenuto dei progetti per migliorarne usabilità e accessibilità. A tale scopo Jakob Nielsen1 ha elaborato 5 componenti fondamentali: learnability, la facilità con cui un utente esegue dei task di base la prima volta che approccia all’elaborato; efficiency, velocità con cui un utente è in grado di concludere una fruizione; memorability, tempo che impiega a riacquistare dimestichezza dopo aver imparato a usare un elaborato ed essersene allontanato per un po’; errors, numero di errori commessi dagli utenti, che implicano gravità e tempo impiegato per recupe-

Personalizzazione
Parte I Questioni d’identità
1 Matteo Di Pascale Manuale di sopravvivenza per UX designer. Guida pratica alla progettazione, Hoepli, 2019

rare; satisfaction, soddisfazione di un utente nell’uso del prodotto. Due tipi di usability test: moderati, in cui è prevista la presenza di un moderatore; non moderati, svolti in maniera autonoma.

Tramite queste passaggi il vero percorso dell’utente viene messo in atto tramite l’acquisizione, in cui l’utente fruisce per la prima volta del progetto, l’attivazione, in cui l’utente tasta con la sua prima esperienza, il mantenimento, in cui l’utente ritorna a rivedere o risufruire, la referenzialità, con cui l’utente può mettersi in condivisione degli altri e infine il ricavo, che sia monetario o di fidelizzazione del brand. In alcuni contesto si vende, mentre in altri si creano ideologie.

Guarda nonno quante cose posso fare col mio nuovo telefono ultra smart sti maledetti telefoni vi toglieranno il lavoro

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Un passo indietro, il progettista e le professioni del grafico

Metodologie progettuali, dalla ricerca alla progettazione

Per comprendere abbiamo bisogno di un percorso. Un percorso è ciò che lega le esperienze tra di loro,

Parte I Questioni d’identità

Nel corso degli anni si è sempre sottolineato quanto la fase iniziale di ricerca possa tracciare una notevole differenza nel processo progettuale, eppure è importante considerare pure la ricerca etica, un tipo di ricerca che si basa sull’eticità e comportamento del designer nei confronti dei soggetti a cui si attingerà, poiché bisogna ottenere il consenso da parte dell’utenza, spiegandone magari i rischi e e i benefici di un elaborato. Purtroppo ciò che determina la qualità di una ricerca oltre la volontà sono i tempi e i costi.

In queste fasi come accennato prima, l’osservazione e l’attività sono fattori estremamente determinati. Tale percorso riconduce ad un modello di ricerca basato sui flussi, dove una volta raggruppati i contenuti e le idee in:

- Flusso lineare, come dal nome appunto lineare che mostra per esempio da una eventuale causa all’eventuale conseguenza mostrando tutto passo dopo passo inordinate lineare appunto.

-  Flusso circolare. Flusso adatto ad un progetto o soggetto ciclico.

- Diagramma di Venn. Usato per sovrapporre relazioni ed insiemi.

-  Matrice 2x2 che mostra i risultati attraverso due assi: x ed y con le eventuali variabili.

-  Mappa tutto sullo stesso piano

Ogni volta che abbiamo bisogno di comunicare scommettiamo sempre su una certa base di conoscenze già esistenti nella mente di chi riceverà il messaggio. Per comprendere abbiamo bisogno di un percorso. Un percorso è ciò che lega le esperienze tra di loro, definendo una successione. Esso è ciò che ci dà il tempo di organizzare i pensieri. Comunicare, prima di tutto, è costruire un percorso. Nel tessere la nostra rete di significati, decidiamo di inserire un singolo elemento informativo (item) in un sistema di relazioni, quando tale sistema ci permette di comprendere meglio sia l’elemento stesso che gli

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Metodologie Progettuali
Ricerca Esperienze

elementi circostanti. Ogni elemento assume il proprio significato attraverso un costante e intenso confronto fra la singolarità e la pluralità delle sue possibili relazioni. Questo confronto avviene attraverso le dinamiche stabilite da una struttura invisibile. Quando la rete di significato è tessuta, siamo in grado di inquadrare ogni informazione nella giusta relazione rispetto alle altre. Questa rete è ciò che chiamiamo «contesto», cioè l’insieme che si ottiene sommando i singoli elementi informativi e le relazioni che essi instaurano tra loro; i singoli elementi sono paragonabili agli atomi, elementi non ulteriormente divisibili. Nella pratica questo ordinamento viene creato stabilendo innanzitutto il punto di inizio e di fine dello spazio o del tempo che fungono da «contenitori». Poi si traccia una linea ideale che li congiunge. Questa linea è una freccia, una direzione che deve essere compresa dal pubblico con il minor sforzo possibile: vale a dire che deve essere espressa con la migliore affordance possibile. Se non cogliamo la direzione in cui leggere i contenuti, non ne capiremo il senso. Per il rapporto fra informazioni, supporti spazio/temporali e memoria, è cruciale la cadenza con la quale si susseguono le edizioni di un prodotto di comunicazione tradizionale poiché essa non influisce soltanto sul rapporto fra nuove informazioni e informazioni di contesto, ma crea anche un’aspettativa, un appuntamento che spinge i lettori o gli spettatori a tornare in un determinato luogo (l’edicola, o uno schermo televisivo) e in un determinato tempo per poter fruire della prossima edizione.

La scelta della cadenza di pubblicazione è ovviamente arbitraria. tramite l’esperienza con la carta ci siamo resi conto delle correlazioni che possono nascere mettendo due o più elementi nella stessa pagina, rafforzando il legame se li avviciniamo o viceversa. In una singola pagina web, in cui a differenza di quella di carta abbiamo a disposizione tutto lo spazio che vogliamo, potremmo teoricamente pubblicare tutto, e questa è una tentazione comune quando si tratta della homepage per esempio; ogni pagina

Parte I Questioni d’identità
Contesto

raggiunge un punto dopo il quale l’aggiunta di informazioni smette di essere un’opportunità e diventa un problema, per chi deve cercare di comprendere il messaggio. Quando navighiamo un sito, valutiamo la funzione, il peso e il significato delle sue pagine in base al modo in cui esse ci si presentano, ciò che succede «anche solo» quando apriamo un link sarà determinante per comprendere il senso del legame fra i contenuti linkati.

L’aspetto più complesso di un atto di comunicazione di rete è scegliere cosa mettere in relazione. Scegliamo in funzione dei bisogni dei nostri interlocutori, ma scegliamo anche in funzione della nostra particolare visione delle cose. Archiviando e gestendo il contenuto che abbiamo prodotto attraverso un sistema, possiamo fare in modo di sfruttarne le logiche per suggerire alle persone percorsi di navigazione generati in modo automatico, per far questo dobbiamo imparare a definire a monte la struttura dei contenuti, le dinamiche che il sistema seguirà per raggrupparli in classi, gli algoritmi che dovrà eseguire.

La polimorfia dell’informazione, cioè la capacità di un contenuto con una solida struttura interna di prescindere dall’ambiente nel quale verrà fruito, va progettata in funzione dell’intenzione comunicativa.

Oltre alle griglie, ci sono parti importanti del progetto: carattere tipografico, flusso visivo e gerarchie. Il flusso visivo è importante perché segue diverse leggi, e ci serve per comporre bene gli elementi visivi in un determinato spazio. Il layout all’interno dell’interfaccia è la parte principale. Il layout ci permette di costruire attorno ad esso le cosiddette «griglie» che possono variare in base al contenuto.

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Layout Polimorfia
Metodologie Progettuali
L’assenza di qualcosa è significante tanto quanto la sua presenza.

Come si può notare da queste semplice pagine, il layout è fondamentale per l’uso di un artefatto editoriale. La difficoltà maggiore sta nel trovare il giusto rapporto ed equilibrio tra la leggibilità dei testi e l’elemento grafico e tipografico che possa catturare maggiormente la nostra attenzione, bisogna sempre trovare un elemento che attiri la nostra attenzione e curiosità. La definizione di layout si espande per molti altri settori, ma nel nostro settore ci interessa maggiormente per quanto riguarda la composizione e l’impaginazione visiva dei nostri elementi.

Il flusso visivo è importante perché segue diverse leggi, e ci serve per comporre bene gli elementi visivi in un determinato spazio. Una delle leggi è che gli occidentali guardano qualsiasi cosa da sinistra verso destra; Un’ altra legge che i designer possano usare è che bisogna creare contrasto tra le immagini e i colori, in modo da far incuriosire l’occhio umano; oppure scrivere delle frasi che vengano poi scritte in bold. Il colore ormai viene anche usato per indicare una connessione con un qualche oggetto o qualche azione Allineamento delle frasi, elementi visivi o anche posizionare elementi in modo scoordinato possono essere degli aiuti che ci possano aiutare ad incuriosire il lettore; ma di certo non dimentichiamo di non confonderlo.

Le griglie di impaginazione sono un insieme di linee verticali e orizzontali che formano colonne e margini, in modo tale da posizionare correttamente progetti visivi, dall’impaginazione di un libro alla home page di un sito. Ciò che ad oggi identifichiamo come layout un tempo veniva definito come composizione tipografica, l’era in cui tutto era realizzato manualmente, come il procedimento di accostamento e sistemazione dei caratteri e dei bianchi tipografici per la riproduzione a stampa di un testo scritto. Organizzare è un gesto veramente importante, perchè presuppone un ordine, dove si espone per l’appunto dei contenuti. L’organizzazione ha il compito di fornirci una gerarchia di contenuto, distrubuendo la giusta importanza ad ogni singolo elemento.

Parte I Questioni d’identità
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L’evoluzione digitale

l’affermazione dei canali digitali ha reso le attività di branding più tracciabili, dimezzando la validità del suo valore

Parte I Questioni d’identità

Branding by design

Nell’epoca dei mass-media le marche hanno prosperato puntando a ridurre il livello d’incertezza dei consumatori e differenziando l’offerta da quella dei competitor, in un quadro economico e sociale relativamente stabile. Poi, negli ultimi due decenni, la crescente affermazione dei canali digitali è stata vista dalle imprese come un’opportunità per rendere le attività di branding più tracciabili, senza modificare il modello di generazione del valore e le pratiche consolidate di interazione con i clienti.

1 Giuseppe Mayer, Branding by design. Gli otto caratteri della marca post digitale, Egea 2020.

Oggi, tuttavia, è diventato difficile utilizzare questo modello per prevedere i ritorni delle attività di marketing e solo un ristretto numero di brand è riuscito, proprio tramite il digitale, a costruire una marca diversa, aperta ai contributi di coloro che stanno all’esterno e in grado di adattarsi in modo resiliente alle richieste di specifici target. «Branding by design» racconta questa evoluzione, identificando i tratti caratteristici delle marche che hanno saputo creare e catturare valore in un sistema esponenzialmente più complesso e incerto.

Marca

Oggi la marca non è più un oggetto statico: il digitale l’ha resa simile a una persona, con i suoi tratti di carattere, un suo ruolo e le sue connessioni nella nostra vita. E come tale richiede un mindset aperto alle novità, per guardare al futuro, ascoltare il mercato e, di fronte alla sua evoluzione, provare ad abbracciarla e non a gestirla. Nell’impossibilità di prevedere ogni situazione, meglio affidarsi a un chiaro set di principi attraverso cui guidare l’azione di un prodotto in un ecosistema in costante metamorfosi. È questa la natura dell’agile branding o branding by design.

Prodotto e servizio

Perchè si crea molta confusione con ciò che produce il progettista grafico? Uno dei motivi è perchè è colui che crea un prodotto e un servizio nello stesso elaborato. I prodotti e i servizi messi a confronto differiscono dalla tangibilità.

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meme che intende sottolineare quanto non sia semplice spiegare il proprio lavoro considerando le varie correnti che si creano

Di base per prodotto si intende un qualsiasi bene o servizio fornito e venduto sul mercato, ma nello specifico i prodotti hanno forma tangibile e possono essere quindi maneggiati, mentre i servizi sono prodotti intangibili. Quindi considerando le molteplici soluzioni che offre il progettista grafico, è facile cadere nell’inganno che esso produce solamente un prodotto tangibile credendo di possiderlo, mentre il in reatà esso produce anche un servizio per la comunità e credendo di possedere il prodotto si crede anche di possedere il servizio L’utente deve solo usufruire del servizio, ma non può possederlo. meme che intende sottolineare quanto sia sottovalutato molto spesso il lavoro Parte I Questioni d’identità

meme che intende sottolineare quanto sia impegnativo il continuo aggiornamento

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L’evoluzione del digitale

Punto di partenza, il territorio

Abitare significa anche essere guidati da un orientamento in un insieme compreso di urbanistica antropologia

Parte I Questioni d’identità

Molto spesso non si associa facilmente il legame e il valore che un contenuto può esprimere, semplicemente perché bisogna considerare la sua relazione al contesto. Ogni piccolo contenuto è in funzione del suo contesto, perché si può assumere un’insieme di significati diversi in relazione del contenuto, motivo per cui è importate stabilire un criterio con cui il significato rimanga invariato per tutti i contesti, e ciò che fornisce tale stabilità sono le funzioni, le relazioni e i legami che si creano. L’elaborato parte da una geolocalizzazione molto specifica, nonché terra d’origine. Non si tratta di un campanilismo o di avere le radici nel proprio territorio, ma ad oggi il contesto in cui viviamo è particolare. Il Coronavirus sembra aver alleggerito la sua morsa, eppure il covid 19 ha modificato qualche parametro interno della nostra esistenza e non riusciamo a capirne le differenze, ma sappiamo che qualcosa è cambiato. In questi ultimi anni la parola «interno» si è fatta sempre più interessante, questo isolamento forzato ci ha costretto a guardare ancora più dentro, sia verso di noi e sia verso gli altri. Tale riflessione è stata presa come spunto per instaurare un dialogo verso il proprio territorio, importante perché racchiude ideologie e valori.

Il territorio caratterizza l’uomo e l’uomo caratterizza il territorio, lo scambio è reciproco, il che li rende estremamente legati l’uno all’altro. Per esempio in ambito artistico ci sono migliaia di artisti che hanno reso il territorio opera d’arte, specificatamente nell’arte ambientale e Land Art. Tale avanguardia ci offre determinati spunti di riflessioni perchè è il risultato di un processo di appropriazione dell’opera d’arte dal suo carattere mimetico, potremo dire che l’ambiente assieme a cui essa è pensata, è l’opera d’arte in sé, e che senza detto ambiente l’opera non può esistere più, né può esistere la figura dell’artista se disgiunta dal luogo in cui opera. L’arte crea uno spazio ambientale, nella stessa misura in cui l’ambiente crea l’arte. In tale ragionamento si cerca di trasformare lo spazio (ambiente naturale o artificiale

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Punto di partenza, il territorio Contesto Scambio artistico

privo di interventi dell’uomo) in un luogo (culturalmente sottoposto ad un intervento umano).

Spesso il territorio diventa una chiave di soluzione, basti pensare alla differenza tra l’uomo e l’animale, cosa li rende diversi? Partendo da ragionamenti cognitivi la differenza sta nell’intelligenza e la capacità di adattamento al territorio, poichè l’uomo riadatta lo spazio in funzione delle proprie necessità, altre volte l’uomo si adatta al posto in cui è circoscritto, esattamente come fanno gli animali. Il territorio compone anche il rapporto che genera i legami che instaura e infatti spesso viene raffigurato e disegnato anche in uno spazio finito e circoscritto. Il suo «uso» ne fa una sua configurazione con lo spazio, perché l’abitarne e la percezione delle esperienze guida anche un orientamento in un insieme compreso di urbanistica antropologia e sociologia. Si determina un sistema di relazioni con salti di scala (casa quartiere regione). Si tratta di un sistema identitario di concetti invisibili che esistono con relazioni simboliche e sociologiche. Si ha una visione dell’oggetto in funzione della scala. Esso ci localizza in uno spazio determinando le sue forme, le sue modalità d’uso e qualità. Non a caso le mappe portano così un gran fascino, e non sono sono indispensabili ma ci permettono anche di orientarci, e questo non è da poco, bensì ci restituiscono anche una visione del mondo, la versione di chi le ha appunto ideate. Le mappe servono per appunto descrivere in modo semplificato lo spazio, perché non rappresentano il mondo, ma la sua rappresentazione e visione. Non è difficile comprendere la loro utilità, basta pensare di dover progettare un viaggio senza una mappa. Gli spazi sono sempre dei dubbi che devono essere individuati e disegnati, da una semplice conquista di un territorio del celebre gioco “Risiko” al monopolio di uno stato. Si determina quindi appunto che il disegnare le mappe è un gesto che tenta di rappresentare secondo il proprio punto di vista la propria visione di mondo.

Parte I Questioni d’identità

Semaforo Marshalite Azione urbanistica legata al territorio dove si cerca di raffigurare il tempo in un linguaggio visivo al fine di migliorare un’esperienza.

mappa di henry beck La progettazione visiva che migliora la qualità della vita e della vivibilità del suo territorio

Mappa di skyrym Le mappe svolgono una funzione di indicazione per evitare lo smarrimento, la loro qualità e la loro cartografia sono elementi da curare nel minimo dettaglio

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Punto
di partenza, il territorio
Parte I Questioni d’identità

Costruzione d’identità visive

pubblica utilità

Negli ultimi decenni l’ambito della grafica relativa ai beni culturali, definita da Albe Steiner “grafica di pubblica utilità”, ha iniziato a subire un processo di trasformazione, non ancora concluso, che porta i luoghi della cultura a proiettarsi sempre più verso il mondo esterno, sono istituzioni che hanno il presupposto di conservare e valorizzare i beni culturali. Nel contesto delle istituzioni, in particolare nell’ambito teatrale, è nata l’esigenza di possedere la propria identità visiva con lo scopo di comunicare, trasmettere e identificare i propri valori e le proprie ideologie, al fine di migliorare la propria efficienza attraverso la comunicazione.

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SCHEDARIO
Punto di partenza, il territorio

Turi Scalia Teatro Comunale di Trecastagni

Il Teatro Comunale di Trecastagni fino ai primi decenni del Novecento ospitò rappresentazioni di varie compagnie note a livello nazionale e diverse iniziative sociali, politiche e culturali. Nel 1926 vi ebbe luogo la grande assemblea per l’accoglienza di Margherita di Savoia (Regina d’Italia) in visita a Trecastagni, volta ad uniformare tutte le caratteristiche che contraddistinguono questo importante luogo istituzionale, attraverso un sistema grafico coordinato composto dal marchio e da tutti gli elementi che servono a definire un progetto di questo tipo. Il compito della progettazione volge soprattutto ad aiutare a non perdersi, offrendo informazioni tramite una segnaletica immediatamente comprensibile. Esso rappresenta il luogo per eccellenza della condivisione sociale delle conoscenze, deve porsi in maniera empatica perché un soggetto e un ambiente che siano tali, consentono all’individuo un rafforzamento della propria autostima formando con maggiore chiarezza la propria identità, perché le istituzioni culturali favoriscono il processo di collettività. Il teatro incarna l’ambizione di essere uno stimolante edificio, affinché non sia un semplice contenitore di oggetti d’arte, bensì luogo di appropriazione della cultura da grandi masse, valorizzando il territorio.Per altro, il teatro non può seguire mode fugaci. Esso si forma sull’identità che riesce a esprimere, sulla qualità della comunicazione che è in grado di produrre e sul rapporto empatico che costruisce con il pubblico. Il teatro è il luogo di molteplici esperienze e nasce dall’esigenza di promuovere una ricca esperienza nella fruizione, oltre come conservatore di un prodotto culturale. Non è più la qualità della collezione che attrae il visitatore, ma la qualità dell’ambiente nel quale identificarsi. L’individuo è attore protagonista dell’interazione con l’ambiente, aprendosi ad attività esplorative. Il designer lavora su concetti invisibili che regolano le percezioni visive in armonia. L’istituzione culturale deve prendersi sempre cura delle percezioni, mimesi ed empatia, offrendosi come campo e spazio sociale d’ incontro tra individui e fenomeni umani del presente e passato, favorendo l’immedesimazione con la partecipazione emotiva, cercando di vivere un’esperienza collettiva e di farla propria.

Turi Scalia teatro comunal Trecastagni Catania 13 aprile 2019 Progetto proposta di identità visiva a cura Tosto Simone Laura Micalizzi, studenti presso l’Accademia di Belle Arti di Catania del corso Design sottoscritti studenti della scuola di graphic deisgn dell’Acc La disponibilità dello spazio espositivo del teatro comunale, per l’esposizione 01. Culture digitali Collane editoriali, quattro elementi 02. Web Design Turi Scalia Corso Sicilia, Trecastagni (CT) teatrotrecastagni@gmail.com Telefono: 095 780 8752 Schedario Costruzioni d’identità visive

In tale progetto, il marchio incarna il potere visivo, simbolico e strutturare di tutto il linguaggio comunicativo. La struttura diventa il vero simbolo dietro cui identificare e valorizzare tutti i suoi avvenimenti culturali e storici. La sua struttura e la sua facciata diventano punti essenziali per la creazione di un’esperienza che viene rafforzata da tutti gli altri elaborati che ne riprendono la composizione

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Progetto Simone
120 cm 190 cm 170 cm i Turi Scalia teatro comunale Biglietteria /Ticket Pont Servizi igienici /Toilets Punto di Ristoro /Snack point Area di attesa /Relax area Uscita /exit TICK ET Turi Scalia teatro comunal Ingresso Gratuito Free Admission Serie A000 Serie A000 Turi Scalia teatro comunale Turi Scalia teatro comunal Ingresso Gratuito Free Admission Serie A000 Serie A000 Turi Scalia teatro comunale Il teatro riapre 12.04.2019 Turi Scalia teatro comunale Corso Sicilia, Trecastagni (CT) teatrotrecastagni@gmail.com Musica martedi 18 dicembre TI RACCONTO DON GIOVANNI domenica 13 gennaio Alessandro Benvenuti Stefano Fredi DONCHISCIOTTE domenica 17 febbraio DIALOGHI DEGLI DEI a cura di Gabriele Carfi Spettacolo lunedi 18 febbraio PRESENTAZIONE LIBRO “ODE AL DIVINO martedi 19 febbraio Marco Giuffrida Gianluca La Rosa LA NOTTE DI PARIGI mercoledi 20 febbraio POLITICAMENTE a cura di Giulio Castiglia

Centro Culturale Rosario Livatino

Centro culturale Rosario Livatino

Il marchio è quell’elemento che permette ad una istituzione, azienda e prodotto di distinguersi dagli altri e allo stesso tempo di comunicare la propria “mission” sociale. Senza un marchio ben pensato e costruito si rischia di cadere nel cosiddetto “inquinamento visivo”, ma soprattutto di non comunicare in maniera efficiente con l’esterno e di conseguenza di restare nell’anonimato. Per questo movito la struttura del Centro Culturale Rosario Livatino necessita di un’identità visiva e immagine coordinata impeccabile in modo che possa esprimere attraverso un linguaggio più sintetico, dinamico e moderno una serie di valori strettamente correlati, quali: cultura, studio e ricerca. Tutto questo vuole essere comunicato attraverso il nuovo marchio studiato nelle forme, proporzioni e nelle sue possibili declinazioni in modo che possa riscattare e sprovincializzare l’intera istituzione per elevarla a un vero e proprio Centro Culturale. Sono state utilizzate le forme che richiamano gli elementi strutturali dell’edificio, in particolar modo le finestre, elemento distintivo che può essere individuato non solo all’esterno ma anche all’interno. Le diagonali del simbolo, infatti, sono disposte a richiamare le forme delle finestre ed enfatizzare un centro che risalti all’occhio. Il logotipo invece è stato studiato affinchè possa essere affiancato al simbolo con un font sans serif senza essere troppo predominante o troppo poco leggibile e per comunicare sobrietà e modernità. Tutto questo è stato pensato su due varianti in modo da dare al marchio completo dinamicità e versatilità a seconda del fine comunicativo. Non si è mai pensato al Centro Culturale Rosario Livatino come ad un luogo eccessivamente ricco di austerità; per tale motivo si è scelto di accompagnare il marchio con un’identità visiva ricca di elementi che smorzano i toni.

Centro Culturale Rosario Livatino
Schedario Costruzioni d’identità visive
Centro Culturale Rosario Livatino

L’essenza visiva dell’intero scopo comunicavo filtra attraverso un marchio progettato secondo una funzione centrale. La comunicazione di tale ente viene raffigurata non dall’intera struttura, ma da un particolare motivo situato nelle finestre che si ripete sia all’interno che all’esterno della struttura. Questa visione che può offrire questa finestra diventa il cardine del progetto dove gli elementi visivi strutturali vengono concentrati in una circonferenza e disposti in modo diagonale per enfatizzare appunto un centro che risalti all’occhio. L’efficenza strutturale viene rispettata anche in tutti gli altri elaborati in quanto concerne con lo scopo comunicativo

Centro Culturale Rosario Livatino

39 / 38 23 MAGGIO 2019 10:00/13:00 Biblioteca Centro Culturale Rosario Livatino Via Leucatia, 54 Centro Culturale Rosario Livatino “RIAPERTURARIAPERTURA23 MAGGIO 2019 10:00/13:00 Biblioteca Centro Culturale Rosario Livatino
Gresy
2020
Progetto
Torrisi e Matteo Monarca

Elementi della comunicazione Capitolo 2

Il marchio

Il marchio è costituito dal simbolo e dal logotipo Expo Pedara. Il simbolo come precedentemente esplicato rappresenta una E formata da 3 sezioni che per forma ricordano la pianta della Sala Conferenze, del Museo Due Palmenti e della Biblioteca comunale. Le tre sezioni sono per questo differenziate da tre colori che diventano istituzionali per quello

EXPO Pedara

specifico locale.

Il logotipo Expo Pedara è progettato in Proxima Nova Bold ed è suddiviso su due righe.

Il marchio e il logotipo non possono essere mai scorporati e devono mantenere in qualsiasi applicazione la composizione orizzontale.

Il progetto di immagine coordinata del centro culturale, espositivo e museale “Expo” di Pedara nasce dall’assenza di un sistema di identificazione del centro, che nacque dalla riqualificazione urbana dell’area nel settembre 2009, promossa dalla Regione Siciliana e dal Comune di Pedara. Un polo culturale di tutto rispetto ha bisogno di un’identità visiva che fosse forte e riconoscibile, tenendo conto anche della presenza di locali come la Biblioteca comunale e il Museo Due Palmenti come enti a sé stanti. Questo manuale nasce come uno strumento per gli addetti al lavoro, necessario per riprodurre il marchio e gli elementi della corporate rispettando le linea guida illustrate nelle seguenti pagine. Il progetto di immagine coordinata di Expo Pedara, nasce soprattutto dall’osservazione della pianta urbanistica dell’area stessa (costituita principalmente dai locali della Sala Conferenze, Museo Due Palmenti e della Biblioteca comunale) e dalla ricerca di un segno che fosse sintetico ma allo stesso tempo identificativo del centro. Dall’unione di queste due istanze nasce il simbolo che costituisce il marchio Expo Pedara: un segno che visivamente ricorda la struttura dei tre edifici e che allo stesso tempo ricostruisce la lettera E, iniziale della parola EXPO. Il marchio è costituito dal simbolo e dal logotipo Expo Pedara. Il simbolo come precedentemente esplicato rappresenta una E formata da 3 sezioni che per forma ricordano la pianta della Sala Conferenze, del Museo Due Palmenti e della Biblioteca comunale. Le tre sezioni sono per questo differenziate da tre colori che diventano istituzionali per quello specifico locale.

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Il logotipo Expo Pedara è progettato in Proxima Nova Bold ed è suddiviso su due righe. Il marchio e il logotipo non possono essere mai scorporati e devono mantenere in qualsiasi applicazione la composizione orizzontale.

Expo Pedara
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Expo Pedara Segnaletica di indicazione Capitolo 14 Sistema segnaletica per esterni Totem 62x147 cm Struttura in alluminio Expo Pedara Struttura in alluminio Segnaletica di indicazione Capitolo 14 Sistema segnaletica per esterni Totem 62x147 cm
Pianta dell’area
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Tela in
115gr Gonfalone Formato 100x350 cm Altezza marchio 70 cm, rotazione di 90°
Expo Pedara Segnaletica di indicazione Capitolo 14
poliestere
Expo Pedara Segnaletica di indicazione Capitolo 14
Schedario Costruzioni d’identità visive
Palina per esterni Dimensioni 26x200 cm Struttura in alluminio

In quest’esempio il marchio non raffigurata la struttura o un suo dettaglio, adesso il marchio è la struttura. Tale elaborato fonde il concetto di piantina e costruzione in un simbolo visivo in grado di identificare e orientare. Il sistema d’orientamento oltre che a essere ripreso da tutti gli elaborati realizzati, utili per un’indicazione sono rafforzati e valorizzati in modo efficiente dall’uso dei colori, per cui l’uso di tale tecniche visive vengono sfruttate per favore un sistema d’orientamento in grado di poter aiutare a comprendere la funzione di un sistema di identità visivo efficientemente progettato Una segnaletica non serve solo a indicare dove si trova un luogo, ma anche a evitare una condizione di disagio da parte dell’utenza 8

Capitolo 14

Formato 100x350 cm Altezza marchio 70 cm, rotazione di 90°

Tela in poliestere 115gr

Marchio dei diversi locali

ma allo stesso tempo identificativo del centro. Dall’unione di queste due

Versioni per esigenze diverse Capitolo 3

La costruzione del marchio Expo Pedara permette la declinazione in tre diversi marchi, non a caso tre sono le sezioni che lo costituiscono. Il marchio indicativo di ciascun locale mantiene la propria sezione del proprio colore di riferimento mentre le altre due sezioni vengono convertite in un nero 50%.

Segnaletica di indicazione Capitolo 14

Palina per esterni Dimensioni 26x200 cm Struttura in alluminio

Pianta dei locali 14

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Expo Pedara
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Segnaletica di indicazione Expo Pedara
Progetto Desirée Trimboli 2020

Orto Botanico di Catania

La progettazione di un’identità visiva può anche essere intesa come una riscoperta e riqualifica del proprio patrimonio, per esempio il progetto per l’orto botanico di Catania ha lo scopo di avvicinare il pubblico alla scoperta di un patrimonio spesso trascurato e poco conosciuto, attraverso la storia, la nascita, la cultura, la storia, l’arte, la natura e i progetti, spesso non è facile missione.  Progettare per un luogo di pubblica utilità, nasce dalla volontà di recuperare e valorizzare il territorio, di valorizzare un luogo didattico, d’incontro e di svago per bambini, ragazzi, famiglie, scuole ed anziani. Il verde, è quindi, un momento di aggregazione e di ricreazione, di promozione turistica e di solidarietà sociale. Il cuore pulsante dell’Orto Botanico di Catania, è l’attenzione per l’educazione dei bambini, attraverso i suoi laboratori ludico-didattici organizzati per le scuole dei diversi gradi d’istruzione.

I giardini del sud del Mediterraneo hanno fino ad oggi goduto di scarsa attenzione da parte degli studiosi, ed essi sono arrivati a noi, tramandati come eccezione più che regola. La ricerca inizia dallo studio delle attività, delle missioni degli orti botanici in generale, per poi analizzare i singoli casi studio dei Giardini e degli Orti Botanici più importanti d’Italia. All’interno dell’Orto botanico di Catania vengono svolti dei percorsi ludico-didattici e, sono sicuramente il cuore pulsante dell’Orto.Allo stesso tempo la ricerca si sposta sul maestro Bruno Munari. Solo dopo la ricerca si può passare al progetto grafico per l’Orto Botanico di Catania, che vuole promuovere la conoscenza e la fruizione dello stesso, attraverso una proposta del marchio e di tutta l’identità visiva ad esso collegata.

Schedario Costruzioni d’identità visive

Dimostrazione dell’utilità di un sistema d’identità visiva dinamica dove ognuno dei cerchi si ingrandisce dal suo centro, come un fiore che sboccia dal suo seme. La composizione circolare viene ripresa dal legame del logotipo e le sue lettere specifiche, dove le lettere della “O” diventano la chiave di lettura dell’intero sistema comunicativo

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Progetto
2019
Francesca Sanfilippo

Parte II Costruzione di un immaginario

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Origini del territorio

la regione più grande delle isole italiane e del Mediterraneo.
Parte II

Locandina sicilia che intende sottolineare quanto sia sottovalutato molto spesso il lavoro

Locandine Sicile che intende sottolineare quanto sia sottovalutato molto spesso il lavoro

Il territorio della regione Sicilia rappresenta la più grande delle isole italiane e del Mediterraneo, la settima d’Europa, nonché la 45ª isola più estesa nel mondo. È la regione più estesa d’Italia e la quinta per popolazione, il suo territorio è ripartito in 391 comuni, a loro volta costituiti in tre città metropolitane (Palermo, Catania e Messina) e sei liberi Consorzi comunali.

Nell’evoluzione della sua storia, la Sicilia fu abitata nei tempi più remoti della sua civiltà da popolazioni indoeuropee dette Siculi o Sicani. I primi contatti fra le genti mediterranee e la Sicilia si ebbero con i Fenici, che si stabilirono nella parte occidentale dell’isola. Nella parte orientale e centrale dell’isola si stanziarono, a partire dall’VIII secolo a.C. i Greci, che chiamarono l’isola Trinacria dai suoi tre promontori, e fondarono o ampliarono i centri più importanti. Tale divisione è fondamentale per comprendere la differenza di stile visivo creatosi in quel tempo. Secondo il grammatico latino Marco Terenzio Varrone, il termine «Sicilia» deriverebbe dalla voce italica sica che sta ad indicare la falce. Pertanto «Sicilia» significherebbe «terra di falciatori», questo perché i Romani consideravano la Sicilia come la regione più ricca di grano per approvvigionare Roma.

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Origini del territorio

La bandiera, le cui origini risalgono al XIII secolo, è stata adottata ufficialmente su proposta dell’allora presidente Nicolò Cristaldi. è costituita da un drappo di forma rettangolare che al centro riproduce lo stemma della regione siciliana, formato da uno scudo raffigurante al centro la triscele color carnato con il gorgoneion e le spighe. Il drappo è formato da tre colori: rosso, arancione e giallo.

La triscele è lo storico simbolo della Sicilia. È la raffigurazione di un essere con tre gambe ed è un simbolo di origine indo-aria, e ha una storia articolata e complessa; essa è infatti simile a simboli di altre civiltà antiche di diverse aree geografiche del pianeta.

L’altro simbolo della bandiera siciliana è il gorgoneion, cioè la testa delle Gòrgone, i cui capelli erano serpenti. Un’altra versione della testa è quella di una donna dalla quale spuntano delle ali che simboleggiano il trascorrere del tempo, contornata da serpenti per indicare la saggezza. Furono poi aggiunte le spighe di grano sia come simbolo di fertilità e sia perché la Sicilia fu la prima provincia e il “granaio” di Roma. La prima bandiera venne utilizzata per la primissima volta nel 1282 durante la Rivoluzione del Vespro dai siciliani, come simbolo dell’unità della Sicilia Durante il primo utilizzo i tre colori erano in ordine inverso rispetto alla bandiera odierna, per simboleggiare l’unione dei colori di Palermo (la capitale) e Corleone (un importante centro agricolo e civile) unitisi durante la rivoluzione.

Nel 1296 con il re Federico III sul trono di Sicilia, venne introdotta la bandiera del regno di Sicilia, mantenuta fino al 1816. Essa era formata da righe verticali gialle e rosse e presentava due aquile: una a destra e una a sinistra.

Parte II
Costruzione di un immaginario
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Formazione degli elementi simbolici

L’identificazione di uno specifico stile barocco siciliano

Parte II
Costruzione di un immaginario

Litografia Manifesto di viaggio su carta giapponese

TalI origini ci aiutano alla comprensione dei motivi per cui nel corso degli anni lo stile grafico in Sicilia tende verso un’ unica direzione; che si tratti di grafica commerciale o grafica d’arte essa è sempre stata influenzata dalle sue caratteristiche fisiche e naturali, dal vulcano, dai suoi frutti e il mare. Il barocco siciliano non definisce soltanto le espressioni del barocco in Sicilia realizzate fin dal XVII secolo, ma rappresenta una particolare declinazione di questo stile, caratterizzata da un acceso decorativismo, senso scenografico e cromatico. L’identificazione di uno specifico stile barocco siciliano si deve principalmente a un pionieristico studio di Anthony Blunt, che ne identificò diverse fasi di sviluppo verso il pieno sviluppo nel corso del XVIII secolo, a seguito del fervore edilizio della ricostruzione dopo il terremoto. Egli ne riconobbe il carattere principale nell’esuberanza decorativa che univa architettura colta e tradizione artigianale. Per tali caratteri avvicinò tale stile ad altri come quello della Baviera e quello che si sviluppò in Russia anche noto come Barocco Naryshkin.

Dopo lo studio di Blunt l’interesse continuò a concentrarsi sul XVIII secolo, tuttavia prima del 1693 lo stile barocco si era comunque affermato nell’isola, seppure condizionato dalla tradizione architettonica autoctona e dall’architettura classicista tardo rinascimentale. Nel corso del Seicento infatti, la conoscenza diretta o indiretta dei grandi architetti barocchi di Roma fece maturare esperienze pienamente barocche sia sul piano del linguaggio architettonico sia nella ricerca di complesse geometrie spaziali e nell’inserimento scenografico e prospettico.

In seguito al sisma del 1693, gli architetti locali (molti dei quali formati a Roma) e i progettisti e artisti venuti da fuori, trovarono un’abbondanza di opportunità per dar vita a un sofisticato stile barocco allo stesso tempo popolare e colto, fortemente caratterizzato e radicato nel territorio. Nel penultimo decennio del XVIII secolo lo stile finì poi con l’essere rimpiazzato dalle nuove mode che proponevano

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Formazione degli elementi simbolici Unica direzione

Costruzione di un immaginario

il neoclassicismo. L’era barocca della Sicilia, con il suo stile riccamente decorato, rifletteva perfettamente la storia sociale dell’isola, e venne a simboleggiare il canto del cigno della sua nobiltà, lasciando sull’isola un marchio di identità architettonica.

Parte II

Litografie Manifesti di viaggio su carta giapponese emessi dalla Regione Siciliana Assessorato al Turismo Spettacolo Sport, raffiguranti le bellezze territoriali come promozione turistica.

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Formazione degli elementi simbolici

Iconografie Siciliane

La Sicilia si è creata in modo autonomo un fortissimo richiamo visivo

Parte II
Costruzione di un immaginario

Nata come la terra degli agricoltori, una volta sviluppatosi l’epoca del barocco, la costruzione modulare delle texture siciliane hanno invaso tutta la regione. La grafica fu una conseguenza, motivo per cui il percorso dell’impatto visivo ha investito tutti i settori, dall’architettura all’arredamento. La Sicilia si è creata in modo autonomo un fortissimo richiamo visivo. L’avanguardia artistica o l’elaborazione visiva è stata come una sorta di conseguenza del potenziale e della varietà che la regione offre, nel capitolo precedente infatti sono stati illustrati quali elementi raffiguravano «territorialmente» la Sicilia, e sono stati usati per la costruzione di un linguaggio, non si parla di grafica o di avanguardia, ma di un vero è proprio linguaggio che oltre ad essere usato in modo architettonico è stato anche usato per narrare storie. Molte geometrie solide derivano dalle ceramiche di Caltagirone.

Le conoscenze storiche, e moderne, sono al pari di quelle su gli altri centri isolani, ci si basa sulle ricerche recenti fatte nell’ambito della creazione del Museo della Ceramica, prima in seno alla locale Scuola di Ceramica e poi in sede propria sotto l’egida dello stato e della Regione Siciliana. Ciò costituisce un’ulteriore esempio di come la grafica sia stata una conseguenza di architettura e urbanistica, dall’epoca classica a quella moderna. La loro modularità aveva lo stesso richiamo degli elementi rappresentativi della Sicilia.

Texture Siciliane Sviluppo di texture sicliane su maioliche

Arance

Parallelamente allo sviluppo delle ceramiche vi era anche la nascita degli incarti. Originariamente l’arancia non era il frutto che troviamo oggi sulle nostre tavole: dalla buccia compatta e che si stacca facilmente, quasi priva di semi, dagli spicchi ben delineati che non lasciano colare il succo. Era, invece, un frutto raro, caro e fragile. Pochi giorni dopo la raccolta iniziava un processo di degradazione rapida che accelerava nel caso la buccia fosse stata danneggiata. Questa fragilità, fino agli inizi del XIX° secolo,

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Iconografie Siciliane
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Primi incarti d’arancie

giustificò il suo prezzo, proibitivo per gran parte delle persone, e le più grandi corti d’Europa si dotarono di proprie arance, proprio per evitare i problemi di trasporto ed i rischi ad esso connessi. I produttori, allora, giunsero alla conclusione che solo un’adeguata protezione durante il trasporto avrebbe potuto svilupparne la diffusione ed il consumo. È così che l’incarto dell’arancia appare verso la metà del XIX° secolo. Un incarto di carta grossolana, spesso rosa o azzurra e senza stampe. Questa invenzione, però, ebbe un tal successo presso i consumatori che, qualche anno dopo, si cominciarono ad incartare anche i limoni, benché la loro scorza spessa fornisse un’adeguata protezione durante il trasporto. I primi incarti appariscenti appaiono verso la fine del XIX° secolo e non fanno che confermare il carattere di «eccezionalità» legato al consumo di arance, almeno presso le classi medie e popolari che spesso riservavano il consumo di arance al solo Natale.

Così le arance venivano incartate con carte dorate o ritagliate (i pizzini siciliani), divenendo un «regalo», un simbolo dorato della «luce» del Natale. La continua ricerca di ibridi, che ha portato ad un miglioramento del frutto, tale da renderlo decisamente resistente al trasporto, non ha però determinato la fine dell’utilizzo degli incarti che al contrario sono diventati mezzo di attrattiva per l’acquirente, privi del loro iniziale scopo di protezione, perché le arance, vestite di carta, raccontano anche un’altra storia.

Anzi, tante storie. Storie di animali, donne, bambini, maghi, santi, fiori… O  terre lontane. In un’iconografia di  castelli e velieri, leoni e giraffe, capanne e «neri» con la lancia negli incarti delle arance «moro» Raccontano di personaggi famosi, avvenimenti storici, sport, fatti di cultura o di cronaca, trasmissioni televisive, fumetti, pubblicità… Perché dentro gli incarti d’arancia c’è proprio tutto un mondo. Ingenuo o raffinato, ma sempre colorato e sorprendente. Quelle veline variopinte sono il primo esempio di packaging industriale. In principio anche il limone è stato uno

Parte II
Costruzione di un immaginario Storie

dei primi agrumi ad essere vestito con l’oro giallo di Sicilia. Solo in seguito, le arance. Le prime veline, risalgono agli inizi dell’800. Semplici, bianche o color pastello, in carta oleata. Servivano, per lo più a proteggere i frutti. Ad essere già allora decoratissimi erano i carretti che trasportavano al porto arance e limoni. Da lì il contagio, iconico naturalmente.

Alla fine dell’800 compaiono per le arance i primi abiti da sera, che trasformano le cenerentole del mercato in bellissime principesse. Grafie possenti, abbelliscono i fazzoletti di carta seta, detti anche  scacchetti. I disegni sono sempre ovali e posti al centro del fazzoletto in modo che, anche accartocciato, esso rimanga visibile. Vengono commissionati ad anonimi disegnatori. A volte anche agli stessi coltivatori. I temi sono estremamente vitali: fiori, frutta , donne, bambini, animali. Più o meno quello che ancor oggi attira lo sguardo dei target pubblicitari. Ma le più preziose vignette per la frutta, riproducono addirittura fatti di cronaca.

Oltre le veline, mille accessori corredano gli outfit degli agrumi. Le grinze, ovvero le balze di carta colorata per bordare le cassette. I cromi, le locandine poste all’interno delle casse, usate come poster nelle sale d’asta. E per finire, come in ogni look prezioso, i merletti addobbi per gli angoli dei contenitori in legno. Le arance come un gadget da regalo.

Cosa spingeva i produttori a fare questo sforzo economico per griffare la frutta? Il mercato. L’emigrazione dal sud Italia verso l’ America, porta grosso scompiglio. Gli immigrati, giunti oltreoceano, a cercar fortuna, vogliono continuare a mangiare i frutti della loro terra. L’età dell’oro delle veline degli agrumi è tra il 1920 e il 1930. È in quegli anni che gli americani si fanno furbi e cominciano a produrre, da soli, il loro oro rosso. I produttori italiani, di contro allargano le esportazioni all’Europa, mentre avanza la concorrenza di Spagna e Portogallo. Il marketing si fa più aggressivo e le veline cominciano a differenziare i loro disegni a seconda del paese di esporta-

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Limone
Iconografie Siciliane
Età dell’oro

zione. Dopo il boom, il declino. In alcuni paesi come la Francia, le massaie cominciano a guardare con sospetto gli abitini della frutta: vogliono toccare con mano quello che comprano. In Italia l’uso della carta seta, resisterà ancora qualche anno. La bellezza dei colori attira davvero le casalinghe, ma soprattutto nel nord Italia, proteggere la frutta, diventa sinonimo di pulizia, in un settentrione insofferente ai meridionali, che affollano le sue città. Poi arrivano bollini adesivi. Ed oggi solo una piccola parte degli agrumi ha il suo abitino di seta. Dal 2013 l’UE ha approvato l’uso del tatuaggio laser, che consentirà la tracciabilità in maniera più asettica.

Una delle più conosciute trasposizioni visive è sicuramente il carretto Siciliano, in cui la prima decorazione risale dal 1833 al resoconto del viaggio fatto in Sicilia dal letterato francese Jean Baptiste Gonzalve de Nervo (1840-1897) che ci rimase un mese per raccogliere materiale per il suo libro di viaggio. I dipinti raffigurati diventano opere d’arti in movimento, le scene raffiguranti venivano inserite in un contesto d’uso quotidiano favorendo anche una diffusione artistica. Infatti talmente è potente il suo richiamo visivo che pure Dolce e Gabbana ha scelto di sfruttare le texture Siciliana per promuovere il suo brand.

Nel tempo non cambia il modo di fare grafica, cambia il modo di pensare e di vedere. Oltre al contesto è importante anche considerare il confronto, come l’esempio di essere un pesce grande in una vasca piccola o un pesce piccolo in una vasca grande, dove in realtà la dimensione del pesce è uguale ma il contesto lo rende di proporzioni diverse. Molti si chiedono se ci sia una differenza di progettazione tra nord e sud, in realtà è impossibile dare una risposta, ma è possibile analizzare alcuni fattori che ci rendono utili la comprensione di determinati meccanismi in grado di offrirci un piano ampio. Il confronto si effettua negli elementi «diversi» e «uguali», non si paragona il meglio o il peggio, poiché è una questione personale di preferenze. La rete e l’internet

Parte II
Costruzione di un immaginario Il confronto

Litografie Realizzate per un fine turistico, raccontano le bellezze e le peculirità locali e territoriali

hanno annullato la distanza, perdendo di vista le proporzioni di tempo e distanza, possiamo aggiornarci nello stesso modo, ma non nella modalità in cui lo facciamo. Anche se mostriamo le stesse cose il ragionamento che applichiamo sarà sempre diverso, non migliore e non peggiore. Come s’intuisce dalle litografie, in Sicilia molte ideologie vergono sull’isola delle vacanze, l’isola tropicale su cui è possibile esaudire ogni desiderio, e come tale antitesi ritroviamo l’invisibilità lavorativa che ne fa parte. In tale questione si discute sul motivo per cui i i giovani non hanno voglia di lavorare o che i dirigenti non abbiamo voglia di pagare, ma in entrambi le parti vi è una rassegnazione all’abitudine del lavoro. Molto spesso è il territorio a offrire stimoli a chi lo vive, per cui la modalità di pensiero legata ad un territorio non è solamente frutto di una questione campanilistica ma anche al modo in cui noi ci approcciamo ad esso. Per cui il territorio, e ciò che offre, dal lavoro ai luoghi turistici o di culto è pur sempre un insieme di sensazioni che influenzano il nostro stato d’animo.

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Iconografie Siciliane

“Questo progetto nasce dalla volontà di addentrarsi in maniera specifica e approfondita nel guazzabuglio di segni e codici di cui il territorio siciliano costituisce un campo fin troppo proficuo” spiega Edda Bracchi. Il suo progetto Codex Siciliae, presentato come tesi di laurea in design della comunicazione al Politecnico di Milano, è un volume che traccia un interessante racconto per immagini del territorio e del popolo siciliano, attingendo a un ricco patrimonio, dalla Magna Grecia, al Barocco, sino ai giorni nostri.

Ispirandosi agli antichi codex, che diffondevano il sapere attraverso l’uso delle figure, Edda ha raccolto e catalogato la moltitudine di fregi, pattern, icone e pittogrammi che raccontano la sua terra, miscelando sapere antico e tecnica moderna. Codex Siciliæ è suddiviso in schedari e tavole illustrate che raccolgono più di 400 immagini, tra decori, icone, monogrammi e tutti gli altri elementi grafici del mondo siciliano: fregi a tema floreale, geometrie arabeggianti, decori delle ceramiche maioliche, simboli bizantini e icone sacre, decori dei carretti siciliani e del ferro battuto, ricami e merletti e muqarnas (le soluzioni decorative dell’architettura musulmana diffuse durante la dominazione normanna). L’obiettivo è stato quello di catalogare gli elementi visivi che meglio caratterizzano l’identità del territorio siciliano e trasmettere all’osservatore il fascino subìto durante l’incontro con tale ricchezza di immagini, la cui conformazione talvolta è difficilmente rappresentabile in maniera bidimensionale. Per comprenderne il significato, il linguaggio, il valore. Per decifrare questo patrimonio e renderlo nuovamente accessibile e creare una nuova memoria, per acquisire una nuova consapevolezza e una nuova identità storico-culturale della Sicilia.

Codex
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Distretto Antichi Mestieri, Sapori e Tradizioni Popolari Siciliane

Il Marchio per il Distretto antichi Mestieri, Sapori e Tradizioni Popolari Sicilia, riprende nei segni, nei colori e nella forma, l’iconografia tradizionale del territorio. L’ente ha l’esigenza di dover comunicare in modo chiaro perchè occupandosi di un lavoro di indicizzazione diventa fondamente l’ultizzo di una strategia comunicativa funzionale. Il marchio in sè costituisce una funzione linguistica, funge da un linguaggio che viene ripreso in tutti gli elaborati editoriali, infatti la sua composizione circolare viene fidelmente riportato come layout nella simulazione delle maioliche siciliane. Il marchio si trasforma in un gesto grafico, piccolo e incisivo che si insinua in tutta la campagna di comunicazione fino a diventare indelebile e facilmente riconoscibile. Il fattore della modulità è una caratteristica fondamentale della struttura visiva siciliana, quell’elemento circolare che compone il marchio nè amplifica la valenza.

DAM -
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Progetto Carlo Petrafesa

Parte III Le derive dell’immaginario

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Dialogo con il territorio

L’identità di un territorio è un concetto ampio, che va oltre la semplice immagine fisica

Parte III Le derive dell’immaginario

Un territorio è un intreccio di identità culturali, è il luogo dove tutti gli elementi del nostro patrimonio si incontrano. Il nostro poi, quello siciliano è ricco di testimonianze storiche, di tradizioni, di cultura e per questo, valorizzare le nostre radici, riscoprendo ciò che è custodito in queste terre, è fondamentale. L’identità di un territorio è quindi un concetto più ampio, che va oltre la semplice immagine fisica; coinvolge sensazioni e sentimenti di coloro i quali lo vivono e lo rendono vivo. Un territorio racchiude in sé sia la storia naturale che lo ha formato, sia le vicende e la cultura di chi lo ha abitato. Quello che si viene a creare con il proprio territorio è un legame forte, qualcosa di intrinseco. Ognuno di noi prova un senso di appartenenza verso il proprio luogo d’origine e ritengo sia giusto recuperare quei valori, quella emozione che ci rende partecipi. Occorre valorizzare il proprio patrimonio culturale, ancora di più in una regione, che ha fatto del proprio territorio la sua grande forza. Fatto di piccole realtà di paese, dove persone nate e cresciute sul territorio, dal territorio, hanno fondato la propria fortuna sulla natura semplice, agricola e sulla capacità di «arrangiarsi», sapendo valorizzare le risorse tipiche del territorio e creare prodotti attraverso la tradizione, che hanno fatto dell’uso del territorio un importante elemento di distinzione.

Il territorio è sempre più inteso come spazio di mediazione e condivisione culturale dove si producono riflessioni teoriche e relazioni mobili, invitando il fruitore a compiere un’esperienza emozionale. È necessario che diventi luogo di formazione del sapere con un coinvolgimento da parte di chi ci vive. Tale idea nel corso degli anni è stata affiancata da un insieme di ricerche secondo cui un territorio può assumere un ottimo potere curativo e creativo.

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Trash e omologazione

Progettare è definire funzioni
Parte III Le derive
dell’immaginario

Stile Funzioni

Pur quanto il termine pacchiano per molti sembra una concezione dialettale, in realtà è una parola italiana, che esprime un’assenza di gusto. Non è una coincidenza il fatto che per molti sia una parola dialettale perchè raffigurava le vesti vistose e colorate delle vecchie contadine. Avere ad oggi un cattivo gusto è un tema particolarmente complesso e delicato, bisogna essere formati alla cultura del bello? Come parlato precedentemente la progettazione grafica si è evoluta in modo esponenziale e la Sicilia è sempre stata abituata allo stile del bello e del barocco, ad oggi però la progettazione deve vertere principalmente sulla funzionalità più che sull’estetica. Tali convenzione hanno un’indissolubile legame e il loro equilibrio è fondamentale, ad oggi la la progettazione ha il vantaggio di essere un metodo svincolato dalle esigenze di una specifica piattaforma, di uno specifico canale o dispositivo. Consente di individuare rapidamente i punti essenziali su cui concentrare non solo il lavoro di progettazione ma anche quello di sviluppo, risparmiando tempo prezioso.

Progettare è definire funzioni: In un progetto definire una funzione può sembrare un’operazione banale, ma non lo è: si tratta sempre di un atto fondativo. come prima cosa si deve usare in modo consapevole e accorto il linguaggio Queste funzioni hanno lo scopo di risolvere i bisogni di particolari categorie di persone in determinati contesti. com prima cosa ordinare i bisogni per importanza, prima quello condiviso da più persone, poi si fa una ricerca specifica per trovare soluzioni a questi bisogni. Esistono vari tipi di problemi sempre legati al contesto e al progettista, molto spesso un progettista progetta contenuto solo per altri grafici, per una qualità progettuale più che esistenziale, per cui si denota come sempre il contesto possa essere un filo conduttore di un buon cordinamento visivo. Molti grafici quando devono progettare tengono in considerazione più i commenti che il funzionamento del proprio progetto. Ad oggi senza una base di conoscenza ma

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Comunicazioni Esempi di comunicazioni non chiare, illlegibili e banali

Meme La cattiva comunicazione può creare disagni

solo dal gusto estetico molte persone improvvisano commenti, alcuni ragionevoli (a volte ma solo in casi eccezionali sono più adeguati del progettista) altri invece sono esattamente l’opposto, progettano solo per ciò che chiede il cliente e non ciò che gli serve. Bisogna sempre trovare un’equilibrio. Ad oggi grazie l’abbattimento dello spazio tempo dei social media, le comunicazioni sono immediate tanto quanto le critiche. Bisogna essere caratterialmente pronti a difendere le proprie idee non con convinzione ma con la padronanza della conoscenza, come asserisce Jon Maeda: Impara, la conoscenza rende tutto più semplice. Molto spesso quando avvengono restyling o cambiamenti visivi è molto difficile esprimere un giudizio, per cui è bene informarsi e vedere a chi e perchè è rivolto quello specifico progetto. Un ambiente curato visivamente dona sempre una sensazione emozionale diversa, sopratutto perchè inconscia, l’obiettivo è infatti finalizzato a disabituarsi ad una cattiva cura visiva, poichè comporta alla svalutazione del lavoro del progettista grafico e della qualità della vita nel proprio territorio.

Parte III Le
derive dell’immaginario

Locandine Esempi di comunicazioni efficaci, comprensibili e accativanti

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Trash e omologazione

Redenzione e Dannazione

La progrettazione serve per creare percorsi ed esperienze,

Parte III Le derive dell’immaginario

Scelte Utilità

Lo strascico di errori del passato si ripercuote sempre nel lavoro, e la brutta o mancata formazione crea disagi, a volte il lavoro del grafico non è riconosciuto e non si pensa che «modificare grafiche» sia un lavoro. Piccole aziende non mirano al guadagno, mirano a non fallire, e da questo ragionamento molti lavori vengono svalutati; ad oggi i luoghi di formazione esistono e funzionano, quindi cosa manca? Manca la predisposizione mentale? O è meglio approffitarne per un illusorio guadagno? Le scelte del grafico diventano sempre più ardue, si accontenta il cliente con una grafica non funzionale? O si cerca di dialogare? Non sempre questo dialogo avviene e ciò sottolinea una grande responsabilità, come quando lo studente prepara l’esame per come vorrebbe il professore invece di pensare a cosa vorrebbe fare lui.

Era facile catalogare il passato con le vecchie forme artistiche suddivise in funzione della loro area geografica, ma perchè dopo internet questo cambia? La cultura visiva è andata a perdersi e l’esagerazione allegorica degli elementi identificativi i quali limoni e arancia sono state sfruttati abbondantemente tanto da crearne ridondanza. La progettazione grafica non è una pratica antica quanto il falegname, molti sostengono, e invece è una pratica nemmeno conosciuta e riconosciuta. La qualità d’immagine purtroppo influenza le nostre vite e questo è ciò che ci hanno insegnato le opere d’arte. Qui in Sicilia abbiamo una qualità d’immagine molto bassa? Quando ci si pone questa domanda non è molto difficile rispondere, basta guardarsi attorno, vedi quello che ti piace?

Le immagini sono ovunque, da affisioni su strada a tutto ciò che troviamo nel supermercato e tutto ciò che ci guida nell’uso di dispositivi digitali. Allora la progettazione grafica serve a qualcosa e non solo a creare cose belle da vedere, serve per creare percorsi ed esperienze, perchè purtroppo spesso capita che si progetta il contenuto senza conoscerlo. Si ritiene che ciò che vediamo è ciò che sentiamo e percepiamo.

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Romana

Le identità visive territoriali hanno un ritorno culturale e non solo turistico, molte città spiccano per la loro storia e la loro cultura, quindi chi ha il compito di preservare questo patrimonio? Da questa riflessione si denota quanto sia importante la cura di queste identità. Qui il progetto non solo ha lo scopo di orientare, ma anche di donare un valore culturale aggiunto.

La proposta progettuale Sistema Catania Romana parte dallo studio analitico, in ambito storico-strutturale, dei quattro complessi archeologici della città di Catania: Teatro Antico, Anfiteatro, Terme della Rotonda e Terme dell’Indirizzo.

Da un’analisi accurata delle planimetrie dei suddetti luoghi, l’attenzione si è focalizzata su una porzione delle stesse: la singola parte è stata prima ruotata di 90° e poi riprodotta all’interno di quattro moduli quadrati, attraverso la riflessione sull’asse verticale ed orizzontale. La scelta tipografica è pertinente alle incisioni lapidarie d’epoca romana, mentre quella cromatica riprende visivamente i colori dei mattoni ancora presenti all’interno dei complessi archeologici.

A completamento del progetto, inoltre, è stato ideato un percorso di riferimento al fine di accompagnare il turista e/o residente nella fruizione dei monumenti. Il sistema si propone di conferire un’identità territoriale alla catania-romana con l’intento di valorizzarne i relativi siti, patrimonio comune dal valore inestimabile ma poco conosciuto ed apprezzato.

Catania
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Progetto Isabella Gliozzo, Vincenza Sciacca, Simone Saporita, Tommaso Russo 2019

Marchio

turistico Sicilia

Tra gli episodi di branding del territorio più recenti sicuramente troviamo la proposta di marchio turistico per la Sicilia. Tale esempio ha scaturito una polemica veramente grossa, da qui l’esempio calzante delle responsabilità del progettista grafico in cui si parla di raccontare e incrementare i valori del turismo in un Simbolo. E con quale criterio si può attribuire se il marchio funziona o meno? Per poter cominciare a rispondere a questa domanda è più logico non valutare/criticare il lavoro finito, ma il suo contesto: il brief, il suo scopo e a chi è destinato. Posso essere un grafico famoso che realizza un marchio “brutto” che però magari è indirizzato ad un target per cui esso possa essere funzionale. In questi progetti deve esistere un dialogo tra territorio, cultura e tra residente e visitatore.

Chiaramente anche se il problema di fondo esiste, cioè sull’assenza di personalità e di raccontare il territorio, molti designer accusano giustamente la sua banalità e di concentrare di racchiudere il tutto semplicemente nel colorare delle lettere, quindi come può questa operazione creare un legame col territorio? La Sicilia ha una caratteristica peculiare rispetto ad altre regioni, la diversità visiva dei suoi panorami, una storia fatta di conquiste da parte di tanti popoli diversi e quindi un fondersi di culture differenti ben presenti nell’architettura e nell’arte. In antitesi si può confermare anche un’altra cosa, che la sua banalità è stata la fonte di riconoscimento più grande, non significa che funzioni, ma in questo caso in un paio di minuti questo marchio è entrato nella mente di tutti indipentemente dalla sua funzionalità ma dalla sua polemicità.

Quanti marchi ben funzionanti arrivano ad un livello noto in pochi minuti? Non esistono persone che possano qualificare la qualità del marchio, possono coesistere un’insieme di ragionamenti in grado di elencare i pregi o i difetti.

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Progetto World 2.0 Srl 2020

Metropolitana

Un altro esempio in cui la grafica orienta e svolge funzioni sociali e di indicazione è proprio il progetto di Danilo De Marco per la Metropolitana di Catania Questo progetto nasce dopo un lungo studio e ricerca riguardanti la progettazione grafica dei più importanti sistemi metropolitani del mondo. S’ispira alla memoria dei designer Bob Noorda (che progettò il sistema segnaletico della Metropolitana di Milano, New York e San Paolo) e a Massimo Vignelli (che realizzò il sistema segnaletico della Metropolitana di Washington DC e insieme a Noorda quello di New York). Il progetto ha previsto la realizzazione del Marchio, dei totem, wayfinding, divise, biglietti e parte degli interni. Si è utilizzato una sistema cromatico basato sui colori che più rappresentano la città, il rosso e il blu. Il sistema prevede l’integrazione del carattere Aganè e delle Aganè Icons, originalmente pensate per essere impiegate esclusivamente in questo progetto.

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Progetto Danilo De Marco 2017

Catania project

L’essenza di Catania viene espressa in una piccolissima ma fortissima rappresentazione grafica al punto di definirsi Simbolo. Catania Project nasce proprio dalla necessità di donare un sistema visivo a tutti i catanesi, dal quale possono sentirsi rappresentati e, allo stesso tempo uniti. Un esperimento di design, costruito su tre linee e tre colori che si intrecciano creando l’illusione dell’Etna in eruzione circondato dal mare. Un simbolo flessibile, non legato alla sua forma. Tre linee incastrate che possono diventare cerchio, quadrato, rombo, cuore.

“Un sistema grafico che chiunque può riprodurre anche senza essere un’artista o un designer e che possa diventare marchio, bandiera e icona di un territorio unico al mondo”.

L’invito del progettista è di uscire di casa e usare pennelli e bombolette e non sempre photoshop, è cosi che il 24 dicembre 2019 ha “regalato” alla città un simbolo che unisce tutti. Su un muro concesso da un commerciante traccia le tre linee che si intersecano, i tre colori. Qui il simbolo è quadrato. Giorni dopo, un altro muro, grazie alla disponibilità di un noto coworking. Tanta la curiosità, l’attenzione dei passanti verso l’idea che risponde «stiamo facendo una cosa che nessuno ha chiesto, che nessuno vuole,!» «non dobbiamo dimenticare che la nostra vita, le relazioni umane, i rapporti di lavoro non si giocano sulla rete ma nel mondo reale», aggiunge. Tre linee, tre colori: un design semplice, perché tutti dovrebbero saper disegnare ciò che amano. È questa l’essenza del Catania Project, «non un logo, non un murales, non una bandiera», dice il suo creatore, Giuseppe “Bob” Liuzzo, graphic designer nonché docente e coordinatore didattico allo IED di Milano. Non solo un logo, non solo un murales, non solo una bandiera, bensì un sistema, «un sistema visivo che non dipende da nessuna forma pre-impostata e che tutti possono riprodurre pur non essendo artisti o designer». Una rappresentazione democratica dell’essenza della città, vista nella sua dimensione metropolitana, aperta, multietnica. Chiunque può riprodurlo ed usarlo, e dargli la forma che preferisce, riproducendolo dove meglio crede.

Ma cosa rappresenta? Ciò che c’è da sempre, al di là dei simboli storici, religiosi o culturali che possono essere difficili da riportare o avere contenuti parziali o divisivi. Rappresenta l’origine di tutto: l’Etna, il mare, la lava. «Il dualismo tra Etna e mare ha dato origine al territorio e a qualsiasi storia esso abbia raccontato nei millenni. L’Essenza di un luogo, la sua origine e il suo futuro. Perché qualsiasi direzione prenderà Catania lo farà sempre alle pendici dell’Etna e sulle sponde del mare».

Il design è intervento sociale, è capacità di osservare cosa si può cambiare anche quando nessuno lo richiede o lo paga. Design significa DESIGNare ad ogni momento, elemento e componente di un progetto una funzione che possa far passare: “da una situazione esistente ad una situazione migliorata”. Bisogna che le nuove generazioni capiscano che il design non sono gli strumenti che utilizzi o le tecnologie che padroneggi, ma l’abilità di comprendere le persone e i contesti culturali, che non sono il mercato e il target.

Bisogna che comprendano che le persone ignorano il design che ignora le persone. Questo simbolo nasce come modo per unire riprendendo il significato originale della parola, la cui etimologia è proprio “mettere insieme” . Il simbolo non nasce per scardinare quelli precedenti, ma per coesistere con loro, rappresentandone la fase precedente.

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Redenzione e dannazione
Progetto Bob Liuzzo 2020

Bibliografia

Impara, la conoscenza rende tutto più semplice

Andrea Rauch, Gianni Sinni, Disegnare le città. Grafica per le pubbliche istituzioni in Italia, Lcd Edizioni, 2009

Bruno Munari, Da cosa nasce cosa, Laterza, Bari, 2018.

Bruno Munari, Design e comunicazione visiva, Laterza, Bari 2018.

Dan Saffer, Design dell’interazione. Creare applicazioni intelligenti e dispositivi ingegnosi con l’interaction design, Pearson , 2007

Dario Russo, Vanni Pasca, Corporate image. Un secolo d’immagine coordinata dall’AEG alla Nike, Lupetti, Bologna 2005.

Federico Badaloni, Architettura della comunicazione. Progettare i nuovi ecosistemi dell’informazione, ilmiolibro self publishing , 2016

Gianpiero Vincenzo, New ritual society. Consumismo e cultura nella società contemporanea, Fausto Lupetti E. Bologna 2014.

Giovanna Vitale, Design di sistema per le istituzioni culturali. Il museo empatico, Zanichelli 2013

Giancarlo De Carlo, La città e il territorio: Quattro lezioni, Quodlibet, 28 maggio 2020

Georges Perec, Specie di spazi, Bollati Boringhieri, 2 ottobre 1989

Simon Garfield, Sulle mappe. Il mondo come lo disegniamo, Tea, 31 maggio 2018

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Identità visiva Siciliana

Sitografia

Dialogo d’identità visiva territoriale in Sicilia

catania.liveuniversity.it sicilyintour.com siciliareport.it wikipedia.org insicilia.it siciliafan.it regione.sicilia.it danilodemarco.it Behance.it Instagram.it Facebook.it accenture.com thinkwithgoogle.com ideaecrea.it willbe.it ilviaggiochetimanca.com abacoviaggi.com ceramichepatriziadipiazza.com thesicilianway.it

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Identità visiva Siciliana

Ringraziamenti

A qualcuno dovrò pur dire grazie no?

La progettazione di tale elaborato non è stata solo una questione di ricerca e di progetto, ma rappresenta per me una fase di chiusura, la fine del mio percorso accademico. Qui fra queste righe ci sono tante emozioni, tanto sudore e un pezzo della mia vita e del mio cuore. Dopo una fase di chiusura inizia sempre una fase di apertura, e di qui in avanti darò sempre il massimo impegno come ho fatto in questi 5 anni. Ho condiviso migliaia di momenti, molto diversi fra loro, fra dialoghi e risate, ma anche momenti di delusioni. È stato un continuo sali e scendi, ho cercato di imparare tutto quello che potevo apprendere da ogni singola esperienza, ho assimilato cose che vorrei fare e altre che vorrei evitare. Nonostante si possa vivere in un periodo pieno di difficoltà nel mondo del lavoro, il ruolo del docente diventa determinante, il loro impegno, la loro dedizione è ciò che mi è stato trasmesso e sopratutto per me la più grande difficoltà è stata mantenere costante la mia passione e la mia forza di volontà verso quello in cui credo, per questo motivo ringrazio tutti i docenti e in modo particolare il mio relatore Marco Lo Curzio, che è riuscito ad essere molto presente e disponibile nonostante la mia assenza e sbadataggine.

La forza di volontà è quella che mi è stata trasmessa e quella che applicherò sempre; posso dire con lieve imbarazzo, ingratitudine e faccia tosta che devo tanto ai miei genitori, poiché è grazie ai loro sacrifici che sono qui.

Per fortuna nei momenti di difficoltà ho sempre avuto i miei nipotini, con i loro rispettivi genitori, ho avuto anche zii molto presenti e cugini che posso chiamare fratelli. Ringrazio anche quei miei cari colleghi e amici che mi tengo sempre stretti, da quelli vecchi a quelli nuovi. Ringrazio anche il mio tipografo di fiducia, che ancora non mi ha ucciso per avergli sprecato così tanti fogli. Ho imparato tanto da ognuno di voi, e per me era necessario dovermi sfogare in quest’ultime righe di testo per farvi capire la vostra importanza. Più di tutto mi sento in dovere di dedicare queste poche righe al malcapitato

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che le leggerà, ai ragazzi che sacrificano tutto per il loro futuro, a coloro che hanno il coraggio di partire e abbandonare tutto/i, e a coloro che hanno ugualmente coraggio a restare per cercare di migliorare le cose, sono entrambe scelte coraggiose. Dedico queste righe anche per coloro che hanno sacrificato tanto per il valore dello studio, a coloro che sacrificano tanto e non sembra che arrivino mai i risultati sperata, a coloro che almeno una volta hanno sofferto in silenzio, dallo stress mentale e organizzativo, alle lacrime di un brutto voto, e all’ingiustificabile assenza che dovevamo dare ai nostri amici e parenti perchè dovevamo studiare, siamo stati molto spessi incompresi e giudicati e il dover vedere gli altri divertirsi o proseguire per le loro scorciatoie non è stata una cosa indifferente, sopratutto mentre eravamo chiusi nella nostra cameretta a preparare gli esami.

Analizzare il mio territorio in ambito lavorativo mi ha dato parecchie visioni, e indipendentemente dal lavoro spero che queste mie parole scritte possano incoraggiare i nuovi ragazzi a non mollare mai ed andare sempre avanti.

Ringraziamenti
Grazie
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Stampato presso l’agenzia di stampa Mediaprint di Salvatore Pappalardo, Pedara (CT)

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