A cura di Andrea Borneto
A Hidden Life di Terence Malick La vita nascosta di Franz Jägerstätter, il contadino austriaco che si è rifiutato di arruolarsi nell‘esercito nazista.
La sana crescita del mondo dipende in parte da atti ignorati dalla storia e se a te e a me le cose non vanno così male come sarebbero potute andare, lo dobbiamo anche a coloro che hanno vissuto con fede una vita nascosta e vivono in tombe dimenticate“1 1943, il film tratta della vita di Franz Jägerstätter, abitante del disperso paese di Radegund, dove la campagna montanara è un mondo profondo e sensitivo come in un dipinto di Millet2. È in questo ambiente che Franz insieme alla moglie lavora i campi e cresce le figlie. Malick filma questo legame tra lo spazio circostante el'uomo, e grazie alle ottiche grandangolari imposta il film su un flusso esistenziale di voci che entrano ed escono dal campo diegetico, formando un discorso continuo, una litania esperienziale. Come nei suoi precedenti lavori, a partire da "La sottile linea rossa", le voci compenetrano lo scorrere delle immagini e, come un salmo,
sedimentano e disvelano catarsi per lo spirito in una visione luminosa e trascendente. Questo cinema è allora una preghiera, uno scavo dell‘anima che ci avvolge come una messa di Bach. La creazione di immagini (sacre) è al centro del dialogo/flusso riflessivo che si svolge tra il protagonista, reticente all'arruolamento nazista, ed il pittore che sta affrescando la chiesa del paese: luogo dove anche attraverso l‘estetica si fonda l‘etica del cristiano, scontrandosi con l‘umano troppo umano ideale nazista: „Dipingo tutta questa sofferenza ma in realtà non la provo, ci porto a casa il pane. Quel che facciamo è creare comprensione, noi creiamo dei fedeli non creiamo seguaci. La vita di Cristo è fatta di agonia, nessuno vuole ricordarsene, in questo modo non siamo costretti a vedere la verità. Arriveranno tempi oscuri in cui gli uomini saranno più intelligenti, non combatteranno la verità, la ignoreranno.“
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Keywords: arte
Arte, Scout e Rock&Roll
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