ONE HEALTH, LA SALUTE È UNA Lavoro e salute
I rischi per la salute dei nuovi precari Lavoretti saltuari e “a chiamata”, a volte scelti per arrotondare e a volte per vera necessità, hanno ripercussioni negative sulla salute di chi li svolge e richiedono attenzione nelle misure di prevenzione
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a cura di CRISTINA FERRARIO oglia di una pizza o di sushi, ma non di cucinare o di uscire per comprarli? Niente paura, ci pensano i tanti servizi di consegna a domicilio e le migliaia di rider che, armati di
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un mezzo di trasporto e tanta buona volontà, accontentano le nostre richieste. I rider sono l’esempio più tipico e conosciuto di lavoratori della cosiddetta gig economy, ovvero il modello economico basato su lavori precari, spesso senza contratto e in genere “a chiama-
IDENTIKIT DEI “GIG WORKER” IN ITALIA
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aschio nel 75 per cento dei casi e in 7 casi su 10 appartenente alla fascia di età 30-49 anni. È questo il “gig worker” tipico in Italia, anche se le eccezioni non mancano. Secondo l’indagine Inapp-Plus, in un caso su tre queste persone lavorano senza contratto scritto, un dato preoccupante se si pensa che per l’80 per cento circa dei soggetti coinvolti nell’indagine il reddito da gig economy è stato definito essenziale o importante. Quasi la metà dei lavoratori delle piattaforme digitali (45,1 per cento) appartiene a una “coppia con figli”, mentre i single rappresentano poco meno del 38 per cento. È importante anche notare che una persona su due si dedica a questi lavori non per scelta, ma per mancanza di alternative valide.
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ta”, caratteristico del nuovo millennio. Un modello reso possibile dalla sempre maggiore diffusione di internet e che è in poco tempo diventato una realtà fondamentale per l’economia, soprattutto per quella dei Paesi ad alto reddito.
Di chi stiamo parlando Il termine “gig” è nato nel mondo della musica jazz per indicare l’ingaggio del musicista per una singola serata. Il rapporto lavorativo tipico della gig economy comprende infatti ogni genere di “ingaggio” che non costituisca una forma di impiego continuativo. Secondo stime recenti, in Europa oltre 160 milioni di persone lavorerebbero in questo modo, e con la pandemia di Covid-19, che ha causato grandi perdite di posti di lavoro e un cambiamento drastico delle modalità di svolgimento di diverse attività professionali, la gig economy ha preso sempre più piede, tanto che oggi questi impieghi saltuari sono per molti la principale fonte di guadagno. L’indagine Lavoro virtuale nel mondo reale: i dati dell’Indagine Inapp-Plus sui lavoratori delle piattaforme in Italia, pubblicata a inizio 2022, ha svelato che in Italia 2,2 milioni di persone lavorano attraverso le piattaforme digitali. Tra queste, alcune si occupano di vendita di prodotti o affittano stanze e appartamenti, ma oltre 570.000 rientrano nella categoria di chi offre prestazioni lavorative. Non solo rider che consegnano a domicilio, ma anche autisti, persone che offrono aiuto nei traslochi, nei lavori di casa e giardi-