Passio Domini Nostri Iesu Christi
Commentando la VIII stazione della Via Crucis, Plinio Corrêa de Oliveira scriveva: “Quanti sono quelli che vivono in unione con la Chiesa questo momento che è tragico come è stata tragica la Passione, questo momento cruciale della storia, in cui tutta un ’ umanità sta optando per Cristo o contro Cristo?”
Dobbiamo non solo cogitare cum Ecclesia, cioè seguire il suo Magistero, ma sentire cum Ecclesia e, vista la terribile situazione in cui oggi versa la Sposa di Cristo, dobbiamo patire cum Ecclesia
Sulla Croce, Nostro Signore Gesù Cristo non ha sofferto solo a causa degli oltraggi morali e fisici che Gli erano inflitti dai Suoi carnefici Ha sofferto anche in previsione di tutti i peccati che sarebbero stati commessi fino alla fine dei tempi. Tra questi, il nefasto progetto messo in atto da taluni ambienti cattolici progressisti per “riformare” la Chiesa, trasformandola in una compagine meramente umana, desacralizzata, egualitaria, rovesciata e posta al servizio della Rivoluzione, costituì certamente uno dei più atroci tormenti del nostro Divino Redentore Sì, di Colui che insegnò con la sua Vita, Passione e Morte il contrario di tutti questi errori
Non vogliamo essere fra quei miopi che preferiscono non vedere né immaginare la realtà che pure si presenta davanti ai nostri occhi! Quanta bonaccia sospetta, quanto benessere spicciolo, quanto piccolo piacere di routine! Che piatto saporito di lenticchie da mangiare!
Noi chiediamo a Gesù la grazia di non essere così. Chiediamo la grazia di seguire il Suo consi-
glio, cioè di piangere per noi e per la Chiesa Non, però, un pianto sterile, ma un pianto che si versa ai Suoi piedi e che, reso fecondo da Lui, si trasforma per noi in perdono, in energie di apostolato, di lotta, di santa intrepidezza
Tale intrepidezza, intrisa di amore per Santa Romana Chiesa, ci porta a considerare con somma preoccupazione il prossimo “Sinodo sulla sinodalità” convocato da Papa Francesco a Roma per ottobre, con una replica prevista a ottobre 2024 Che cosa si cela dietro questo Sinodo?
Si vuole ripensare la Chiesa, avviando un processo di consultazione popolare – appunto “sinodale” – che finisca per cambiare radicalmente la sua struttura, la sua morale, la sua dottrina Si presenta come modello il cosiddetto “Cammino sinodale” tedesco che, portato alle sue ultime conseguenze logiche, implicherebbe la distruzione di Santa Romana Chiesa, come ha avvertito il cardinale Gerhard Müller.
E noi, assisteremo indifferenti alla distruzione del Corpo Mistico di Cristo?
Chiediamo a Nostro Signore Gesù Cristo, che sulla Croce versò per noi fin l’ultima goccia del Suo Sangue, la forza di reagire, di lottare per la Chiesa con tutti i mezzi leciti alla nostra portata; domandiamo che ci dia per la Chiesa un amore strabordante di venerazione e di santa indignazione per i mali con cui la nostra santa madre è afflitta
Questo il nostro auspicio per i nostri cari amici e collaboratori, insieme agli auguri di una santa e serena Pasqua Che il Cristo Risorto sia la nostra luce!
Copertina: I vescovi tedeschi in corteo prendono un cammino che, secondo il cardinale Gerhard Müller, porterà alla distruzione della Chiesa
Tradizione Famiglia Proprietà
Il “cammino sinodale”... verso il disastro di
Julio LoredoAd ottobre si riunirà a Roma il “Sinodo sulla sinodalità”, con una seconda sessione prevista per ottobre 2024. Si propone come modello il cosiddetto “cammino sinodale” tedesco. Che cosa si cela dietro questo evento, che qualcuno vorrebbe fosse uno spartiacque nella storia della Chiesa?
Quasi a ribadire che non si tratta affatto di un’assemblea ordinaria
Col lemma “Per una Chiesa sinodale: comunione, partecipazione e missione”, Papa Francesco ha convocato a Roma un “Sinodo sulla sinodalità”. Tecnicamente, si tratta della XVI Assemblea Generale Ordinaria del Sinodo dei Vescovi Diversi fattori, però, fanno di quest’Assemblea un evento fuori dal comune, che taluni vorrebbero fungesse perfino da spartiacque nella storia della Chiesa.
Un’assemblea per niente “ordinaria”
Un primo fattore è la sua strana struttura. Dopo un’ampia consultazione internazionale, sono previste ben due sessioni plenarie a Roma, la prima dal 4 al 29 ottobre 2023, e la seconda nell’ottobre 2024
Un secondo fattore è il suo carattere di processo. Questo Sinodo non intende discutere su problemi dottrinali o pastorali, salvo poi giungere a certe conclusioni, bensì avviare un processo di riforma della Chiesa, o meglio accelerare e portare a compimento il processo aperto dal Concilio Vaticano II Il Documento Preparatorio del Sinodo apre citando Papa Francesco: «Proprio il cammino della sinodalità è il cammino che Dio si aspetta dalla Chiesa del terzo millennio» (1) Continua il Documento: «Questo itinerario si inserisce nel solco dell’«aggiornamento» della Chiesa proposto dal Concilio Vaticano II: camminando insieme, e insieme riflettendo sul percorso» Perciò intende avviare «un processo ecclesiale partecipato e inclusivo» (2). Il termine “processo” è usato ben ventitré volte nel Documento Preparatorio. Questo itinerario va poi visto nella più ampia prospettiva dell’attuale Pontificato: “Dobbiamo avviare processi e non occupare spazi” (3) Vale a dire, apriamo il vaso di Pandora, poi il tempo dirà
Un terzo fattore che fa di quest’assemblea un evento fuori dal comune è il suo stesso contenuto Mentre le Assemblee generali ordinarie solitamente trattano di temi specifici (i Giovani nel 2018, la Famiglia nel 2015, la Nuova evangelizzazione nel 2012, e via dicendo), questa volta si vuole toccare la struttura stessa della Chiesa Si vuole ripensare la Chiesa, trasformandola in una nuova “Chiesa costi-
tutivamente sinodale”, cambiando le strutture gerarchiche finora vigenti (4). Già nel 2015 Papa Francesco aveva dichiarato: “Il cammino della sinodalità è (…) dimensione costitutiva della Chiesa”. Questa trasformazione sinodale della Chiesa, secondo Francesco, dovrà “capovolgere la sua struttura piramidale” (5). Ciò suppone un cambiamento talmente radicale, che il Documento Preparatorio lo paragona a una “conversione” Come se la Chiesa avesse finora percorso un cammino sbagliato, e dovesse quindi fare un’inversione a “U”. Il termine “conversione” è usato ben quattordici volte
Non si tratta di un provvedimento congiunturale, cioè adottato per far fronte a una situazione concreta, bensì di una riforma profonda e duratura della Chiesa che, si afferma, andrebbe a ricuperare vecchie “strutture di partecipazione democratica” della “Chiesa degli origini”, troppo a lungo trascurate a causa dell’egemonia di una certa ecclesiologia sbagliata (6). A sostegno di ciò, la Commissione Teologica Internazionale, con l’approvazione di Papa Francesco, pubblicò nel 2018 il documento «La sinodalità nella vita e nella missione della Chiesa», in cui si propone “l’immagine di una Chiesa sinodale come una piramide rovesciata” (7) Questo documento è da considerarsi la base teologica del Sinodo.
Il cammino sinodale si presenta come uno spartiacque nella storia della Chiesa e, in concreto, dell’attuale Pontificato “Francesco ora affronta l’opera maggiore del suo pontificato: quella del passaggio da una Chiesa gerarchica a una Chiesa ‘sinodale’, vale a dire democratica e decentralizzata” , scrive il vaticanista Jean-Marie Guénois (8).
Il Synodaler Weg tedesco
Fra i più invasati della “conversione sinodale della Chiesa” vi sono i vescovi tedeschi. Nel marzo
2019, a pretesto di rispondere ai casi di abuso sessuale nel clero, l’Assemblea plenaria della Conferenza Episcopale tedesca approvò ufficialmente il cosiddetto Synodaler Weg, cioè il Cammino sinodale
Si tratta di un ambizioso progetto di riforma ecclesiastica che comprende: la partecipazione dei laici a ogni livello di governo della Chiesa, compresa la nomina dei vescovi; la democratizzazione delle sue strutture; il superamento dell’obbligo del celibato per i sacerdoti; l’ammissione all’ordine sacro degli omosessuali; l’apertura del ministero sacramentale alle donne; la rivalutazione dell’omosessualità; la condanna della morale sessuale tradizionale, e un lungo eccetera che col problema degli abusi sessuali nel clero c’entra poco o niente.
Portato alle sue ultime conseguenze logiche, il cammino sinodale implicherebbe la distruzione di Santa Romana Chiesa. A dirlo è il cardinale Gerhard Müller, già Prefetto della Congregazione per la dottrina della Fede: “Stanno sognando un ’altra chiesa che non ha nulla a che fare con la fede cattolica e vogliono abusare di questo processo, per spostare la Chiesa cattolica, non solo in un ’altra direzione, ma verso la distruzione della Chiesa cattolica” (9)
È ironico che proprio il Synodaler Weg tedesco debba servire da modello per la riforma della Chiesa universale. A nessuno sfugge che la Chiesa in Germania stia quasi scomparendo, in mezzo alla peggiore crisi della sua storia, proprio in conseguenza dell’applicazione di idee e di pratiche simili a quelle che ispirano il Weg
L’entusiasmo con cui i progressisti hanno abbracciato questo modello di sinodalità permanente
Il Cammino sinodale
Facendosi eco di una dichiarazione di Papa Francesco, il Documento Preparatorio del Sinodo propone un modello di Chiesa come “piramide rovesciata”, cioè dove la base sia il vertice
cozza, infatti, con il fatto della crisi ecclesiastica che loro stessi hanno provocato, in primis, in Germania. Facile affermare, come fa il cardinale Marx dopo decenni di gestione in prima persona della situazione, che la crisi non si deve a loro ma che è “sistemica”. Cioè, da attribuire all’abuso dell’autorità nella Chiesa, in modo a trovare il pretesto per darle un nuovo profilo più democratico e accettabile davanti alla società contemporanea
Nel solo 2021, ben 359.338 cattolici hanno lasciato la Chiesa in Germania Per la prima volta nella storia del Paese, i cattolici sono una minoranza. Dichiarandosi “sconvolto per l’altissimo numero di persone che stanno lasciando la Chiesa”, il presidente della Conferenza episcopale tedesca, mons. Georg Bätzing, ha detto: “I numeri testimoniano una profonda crisi, non c’è niente da dire” (10)
Questa moria di fedeli non coinvolge soltanto i cattolici non praticanti Secondo mons Bätzing, “C’è un feedback crescente sul fatto che anche le persone precedentemente coinvolte nella parrocchia stanno facendo questo passo ” .
La presidente del Comitato centrale dei cattolici tedeschi (ZdK), Irme Stetter-Karp, ha affermato che i numeri riflettono un cambiamento fondamentale nella società: “Il potere delle Chiese di interpre-
tare la religione non è più una cosa ovvia, a differenza di molti decenni, persino secoli fa” Un bel modo per dire che la Chiesa non è più ascoltata, e forse nemmeno creduta.
A questo punto non è fuori luogo domandarsi se il “cammino sinodale” tedesco non porti verso il disastro. E sorge anche un’altra domanda: fino a che punto i suoi promotori ne sono consenzienti?
1 Francesco, Discorso per la Commemorazione del 50° anniversario dell’istituzione del Sinodo dei Vescovi, 17 ottobre 2015
2. Documento Preparatorio della XVI Assemblea Generale Ordinaria del Sinodo dei Vescovi, 07 09 2021, nn 1-2
3 Udienza del Santo Padre alla Curia Romana in occasione della presentazione degli auguri natalizi, 21 12 2019
4 Documento Preparatorio, n II
5. Francesco, Discorso per la commemorazione del 50o ann i v e r s a r i o d e l l ’ i s t i t u z i o n e d e l S i n o d o d e i Ve s c o v i , 17 ottobre 2015
6 Commissione Teologica Internazionale, La sinodalità nella vita e nella missione della Chiesa, nn 57, 119 Per non cadere in errori già ampiamente condannati dal Magistero, e in chiara discrepanza col senso generale del Documento, il n 69 ricorda comunque il ruolo gerarchico dei pastori
7 Commissione Teologica Internazionale, La sinodalità nella vita e nella missione della Chiesa, n 57
8. http://www.korazym.org/78213/le-figaro-papa-francesco -crea-dei-cardinali-per-garantire-la-sua-continuita/
9 https://www ncregister com/interview/cardinal-muelleron-synod-on-synodality-a-hostile-takeover-of-the-church-of-jesuschrist-we-must-resist
10 Katch ch 27 giugno 2022
Intervista a Mathias von Gersdorff
Il Weg può influenzare in senso negativo il prossimo Sinodo Generale
Che cosa è il Synodaler Weg tedesco e perché è così importante per la Chiesa universale? Glielo abbiamo chiesto a Mathias von Gersdorff, della TFP tedesca, studioso del Cammino sinodale.
Perché è così importante il Synodaler Weg?
Il cosiddetto Cammino sinodale tedesco preoccupa i cattolici in tutto il mondo, e con ragione, perché non solo sta spingendo la Chiesa qui, in Germania, verso lo scisma e verso la costituzione di una nuova Chiesa eretica, ma perché può influenzare in senso negativo il prossimo Sinodo mondiale che si terrà a Roma ad ottobre Perciò è importante analizzare quanto sta succedendo in Germania Da qualche tempo seguo il Cammino sinodale, e francamente spero che aumentino le critiche nei suoi confronti, perché esso rappresenta un grande pericolo per la Chiesa. Credo che l’unico modo di costringere i suoi alfieri alla moderazione sia facendoli sentire le dure critiche dei fedeli, a cominciare da mons. Georg Bätzing, presidente della Conferenza episcopale
Quando è cominciato questo “cammino”? Si tratta di un evento isolato, o di un processo che, una volta avviato, non finisce più?
Il Cammino sinodale ha due aspetti. Un primo aspetto è il Synodaler Weg propriamente detto Questo è iniziato nel 2019 come una piattaforma di discussione permanente, in cui tutti hanno totale libertà di dire la loro sulla Chiesa. Ed è stato un disastro, perché ognuno si è sentito col diritto di dire le cose
“Il Cammino sinodale preoccupa i cattolici in tutto il mondo, non solo perché sta spingendo la Chiesa in Germania verso lo scisma e l’eresia, ma perché può influenzare in senso negativo il prossimo Sinodo Generale a Roma”
più assurde ed eretiche In teoria, questo Weg dei fedeli finisce il prossimo marzo.
Nel corso di questa discussione aperta sono stati prodotti molti documenti, contenenti le proposte dei fedeli (in realtà, quelle delle minoranze progressiste), che adesso saranno presentati alle Diocesi In principio, il vescovo sarebbe libero di applicare o no le proposte, ma il Vaticano ha messo qualche paletto Ci
Il Cammino sinodale
“Abbiamo la necessità di un’ampia riforma nel campo dello sviluppo della dottrina, in materia di morale sessuale”
Mons Georg Bätzing, presidente della Conferenza episcopale tedescariunioni, le commissioni e i gruppi di lavoro, senza mai approdare a nessuna conclusione concreta Di conseguenza, non si è fatto niente.
sono traguardi che non si possono valicare. Questa sarebbe la fase diocesana del Weg Bisogna dire che non tutti i vescovi sono favorevoli. Il panorama è piuttosto complesso.
Dall’altra parte, però, ed ecco il secondo aspetto, fra i settori più progressisti della Chiesa in Germania serpeggia la voglia di perpetuare il cammino sinodale in modo indefinito Hanno quindi presentato la proposta di creare un Consiglio sinodale. Questo Consiglio, composto da vescovi e laici, avrebbe la funzione di applicare le proposte avanzate durante il Weg Questo Consiglio non avrebbe scadenza, col risultato concreto che il Cammino sinodale diventerebbe permanente.
Il Vaticano ha messo un freno a questo secondo aspetto. In una lettera sottoscritta dai cardinali Ladaria (Dottrina della Fede), Ouellet (Dicastero per i vescovi) e Parolin (Segreteria di Stato), Roma ha dichiarato che non si può costituire questo Consiglio sinodale I vescovi tedeschi non hanno il diritto di cambiare la costituzione organica della Chiesa, creando nuove forme di governo.
Mons Bätzing rispose evasivamente, assicurando che non intendevano provocare uno scisma, e che il Weg non era nemmeno un foglio di viaggio definito, ma un processo in evoluzione Ciò innescò una sorta di ping-pong fra il Vaticano e i vescovi tedeschi, che nella stragrande maggioranza vogliono prendere proprio quella strada.
Quel è la finalità dichiarata del Cammino sinodale tedesco?
In teoria, il Weg fu istituito per trovare soluzioni al problema degli abusi nella Chiesa in Germania, specialmente in campo sessuale Lo scandalo è esploso nel 2010 Da allora, si sono moltiplicate le
Di fronte a tale inerzia, i settori progressisti – guidati da alcuni vescovi, insieme al Comitato centrale dei cattolici tedeschi (ZdK) – presero il problema in mano e lanciarono l’idea di una piattaforma permanente di discussione, appunto il Cammino sinodale.
Bisogna dire che questo Comitato è, in realtà, un fake. Non rappresenta i cattolici tedeschi bensì movimenti che, da molto tempo, hanno presso una piega francamente sinistrorsa. L’allora cardinale Ratzinger accusò lo ZdK di “voler creare una sorta di anti-Magistero” Negli ultimi decenni, lo ZdK si è dedicato a promuovere la sovversione nella Chiesa, contestando sistematicamente qualsiasi cosa venga dal Vaticano. Proprio con questa gente i vescovi decisero di avviare il Cammino sinodale.
Mentre la maggior parte dei vescovi tedeschi ha abbracciato con entusiasmo il progetto sinodale, alcuni hanno mantenuto il silenzio, secondo me perché pensano che da lì non uscirà niente, e non vogliono seccature In pochissimi lo hanno criticato apertamente
E qui vorrei menzionare un punto centrale Dall’inizio era chiaro che i progressisti intendessero aprire un vaso di Pandora, cioè andare oltre la discussione sugli abusi sessuali e mettere in discussione la costituzione gerarchica della Chiesa, il suo Magistero, la sua morale e via dicendo. In altre parole, nei disegni dei progressisti il Cammino sinodale è uno strumento per fare la Rivoluzione nella Chiesa.
Possiamo dire che il Cammino sinodale è l’introduzione nella Chiesa della rivoluzione del maggio ‘68 Sono gli stessi argomenti: rivoluzione sessuale, diluzione della famiglia, ideologia di gender, omosessualità, femminismo, cancel culture e via dicendo.
Come vede la maggioranza dei cattolici tedeschi questo processo? Esiste un ampio consenso? Oppure si tratta di minoranze attiviste?
Il Cammino sinodale fu originariamente pensato alla grande Si voleva coinvolgere grandi masse di
fedeli, con ampio apparato propagandistico e mediatico Si pensava che i cattolici tedeschi lo avrebbero accolto con entusiasmo, come l’aurora di una nuova era di libertà tanto agognata In realtà, da quando sono iniziate le sessioni pubbliche, è stato un flop totale In pochissimi se ne sono interessati Gli stessi media hanno capito che non è un tema di interesse generale. Tanto per dare un esempio, una raccolta di firme online a sostegno del Weg ha ottenuto appena dodicimila sottoscrizioni. Una cosa ridicola.
Rispondendo dunque alla sua domanda, il Cammino sinodale è in fondo un progetto di minoranze radicali ma molto attive. Ciò non vuol dire che non abbia nessuna importanza Anzi! Dagli anni Settanta queste minoranze stanno tentando di impadronirsi della Chiesa in Germania, e ritengono che forse sia arrivato il momento. Sono settori estremisti che, dagli anni Settanta e attraverso diverse metamorfosi, non hanno mai abbandonato il sogno di sovvertire la Chiesa. E adesso trovano nel Cammino sinodale lo strumento perfetto Vogliono andare avanti con i loro disegni sovversivi, in mezzo all’indifferenza della maggior parte dei cattolici
Bisogna anche ricordare che queste minoranze contano oggi con autorevoli sostegni nell’episcopato, e con una macchina propagandistica non indifferente Hanno quindi una grande capacità distruttiva. Non possiamo assolutamente sottovalutare il pericolo
Grazie a Dio, l’opposizione al Cammino sinodale è andata aumentando. Cresce il numero di persone che pubblicano articoli criticando il Weg, fanno video, creano gruppi Facebook e via dicendo. I proclami dei progressisti li hanno colpito profondamente, e cominciano quindi a reagire. È sempre più chiaro che i promotori del Cammino sinodale vogliono dare un golpe di Stato nella Chiesa che la porti verso lo scisma e l’eresia
Noto anche una certa disperazione in queste minoranze radicali. Si tratta, per lo più, di reduci del Sessantotto, che non trovano giovani
Anche l’estremismo ha le sue frange radicali
A dx., Messa “concelebrata” da due donne nella parrocchia di San Martino, a Zurigo
Un assaggio del Synodaler Weg?
idealisti ai quali possano passare il testimone. Sanno che, per motivi anagrafici, questa è l’ultima opportunità che hanno per attuare la rivoluzione nella Chiesa Donde l’accanimento nell’avanzare
Il cardinale Gerhard Müller ha dichiarato che, portato alle ultime conseguenze, il Cammino sinodale tedesco trascinerebbe la Chiesa alla distruzione.
Assolutamente sì! Chi critica il Cammino sinodale solo per il suo carattere scismatico, le fa quasi un favore Si tratta di un Cammino verso l’eresia e la distruzione.
Non dimentichiamo che anche il radicalismo ha frange estreme Ci sono realtà ancor più a sinistra del Cammino sinodale. Queste frange fungono da apripista Propongono cose che nemmeno il Weg può accettare. Di fronte a tali frange, il Weg può addirittura sembrare moderato Qui ci sarebbe tutta un’analisi da fare sul gioco delle parti fra “estremisti” e “moderati”. È una trappola che dobbiamo evitare Non dobbiamo cadere nell’inganno del “cedere per non perdere”, cioè di cedere un po’ per non arrivare fino in fondo Passo dopo passo, finiremo per cedere tutto
Chiudo lanciando un grido di allarme Il Cammino sinodale, e tutto ciò che esso rappresenta, ha già provocato stragi nella Chiesa in Germania Se questo si diffonde nel mondo, sull’onda del Sinodo generale, credo che sarà un vero disastro È un dovere morale dei cattolici rigettare il Synodaler Weg e tutto quanto esso rappresenta Dobbiamo allertare i nostri fratelli nella Fede! Noi siamo chiamati non solo a diffondere la Verità del Vangelo, ma anche a difendere Santa Madre Chiesa quando è aggredita.
Il Cammino sinodale
1969: il grido d’allarme di Plinio Corrêa de Oliveira
Nell’aprile 1969 la rivista “Catolicismo” di San Paolo del Brasile, portavoce della TFP brasiliana, pubblicò un numero speciale doppio contenente il riassunto analitico di un saggio apparso poco prima sulla rivista “Ecclesia”, di Madrid, che denunciava l’esistenza all’interno della Chiesa di gruppi, autoproclamatisi “profetici”, che tramavano per la sua distruzione [“I piccoli gruppi e la corrente profetica”, Ecclesia n° 1423, 11 gennaio 1969]. Nell’Introduzione, il prof. Plinio Corrêa de Oliveira fa con una dettagliata disanima della dottrina di questo movimento
Secondo il pensatore brasiliano, “il filo rosso del movimento ‘profetico’ è l’insubordinazione e la disalienazione”, intendendo per questo la “liberazione” della Chiesa da ogni e qualsiasi norma dottrinale o struttura organizzativa. La disalienazione, spiega Plinio Corrêa de Oliveira, implica “la ribellione contro ogni superiorità e ogni disuguaglianza”. Sarebbe la “criminale chimera della Rivoluzione”.
Affermando che “il supremo obiettivo è una Chiesa non alienante né alienata”, il pensatore brasiliano passa quindi in rivista i diversi campi dove si attuerebbe tale disalienazione:
1ª disalienazione della Chiesa: in relazione a Dio. La nuova Chiesa propone un Dio che non è trascendente nei suoi confronti, ma immanente. Un Dio impersonale, come un elemento diffusamente sparso in tutta la natura.
2ª disalienazione della Chiesa: in relazione al soprannaturale e al sacro. Le cose della Chiesa – sacramenti, sacerdozio, ecc. –non vanno ritenute “sacre” La sacralità muore con la fine delle alienazioni
3ª disalienazione della Chiesa: in relazione alla fede, alla morale, al Magistero e all’azione evangelizzatrice. La nuova Chiesa non si pretende Maestra. Né tratta i fedeli come discepoli, perché ciò sarebbe alienante. Ognuno riceve carismi dallo Spirito Santo, che parla direttamente all’anima
4ª disalienazione della Chiesa: in relazione alla Gerarchia ecclesiastica. Per disalienarla completamente dalla Gerarchia, occorre democratizzare la Chiesa
5ª disalienazione della Chiesa: in relazione al Potere Pubblico. La nuova Chiesa dichiara di non avere bisogno del Potere pubblico, né di volere con esso relazioni da Potere a Potere.
Concludendo, la nuova Chiesa sarà interamente disalienata, e smetterà di essere alienante.
Intervista a Diego Benedetto Panetta
Cammino sinodale?
Oprogetto di una nuova Chiesa?
Per contribuire al dibattito sul prossimo Sinodo sulla sinodalità, la TFP italiana ha pubblicato un importante libro, scritto da Diego Benedetto Panetta: «Il Cammino sinodale tedesco e il progetto di una nuova Chiesa». Basato su documenti originali, lo studio mostra che è in gioco la stessa sopravvivenza della Chiesa. Che cosa vuole il Sinodo? Sentiamolo dalla bocca dell’autore.
Si sentiva davvero il bisogno, la necessità di scrivere un libro sul Cammino Sinodale tedesco?
Anzitutto colgo l’occasione di questa intervista per ringraziarvi dello spazio concesso. Per venire alla sua domanda, credo che la risposta apparirebbe scontata se si capisse la reale la posta in gioco e le ripercussioni che il Cammino sinodale tedesco avrà per l’intera Chiesa Perché molto probabilmente le avrà, sia pur in maniera indiretta: facendo un cammino più lungo, per così dire Vede, il Cammino sinodale tedesco dovrebbe fungere da “laboratorio” per introdurre a pieno regime la Sinodalità, ovvero una modalità permanente di guidare la Chiesa
Prima di arrivare alla sinodalità, potrebbe spiegarci cosa sta accadendo?
Una cosa tanto semplice quanto tragica: vi è in atto de facto un tentativo deliberato di sovvertire gli insegnamenti del Magistero perenne della Chiesa Ma quel che è più tragico è che tale offensiva sia sostenuta dalla maggioranza dell’episcopato tedesco
Questa situazione è stata ampiamente denunciata anche da importanti personalità ecclesiastiche, tra le quali ricordo, a titolo esemplificativo, il card Gerhard Müller, prefetto emerito della Congregazione per la Dottrina della Fede; il card. Raymond Burke, prefetto emerito del Tribunale della Segnatura Apostolica; il card. Robert Sarah, prefetto emerito della Congregazione per il Culto divino e la Disciplina dei sacramenti, e assieme a loro, tanti altri.
L’autore, Diego Benedetto Panetta
Può fare qualche esempio dei cambiamenti proposti?
Certo Le premetto che alcune delle più importanti questioni affrontate riguardano in particolar modo la morale sessuale, la natura del sacerdozio e la costituzione stessa della Chiesa.
In un apposito capitolo del mio libro (III) tento di delineare i più importanti “cambiamenti” invocati dal Cammino sinodale, per poi arrivare a tracciare una sintesi che tenda a mettere in luce quelle che io definisco come “linee di tendenza”.
Per darle un quadro sommario di ciò che il Cammino desidera portare avanti, le leggerò i titoli di
alcuni paragrafi del testo che sono presenti nel capitolo a cui ho fatto poc’anzi riferimento, così da percepire intuitivamente la gravità dei cambiamenti proposti.
1) Partecipazione dei laici nella nomina dei vescovi e democratizzazione della Chiesa;
Cardinale Christoph Schönborn,2) Superamento dell’obbligo del celibato per i sacerdoti e ammissione all’ordine sacro degli omosessuali;
3) Spertura del ministero sacramentale alle donne;
4) Rivalutazione dell’omosessualità e condanna della morale sessuale tradizionale;
Lei poc’anzi ha fatto riferimento a delle linee di tendenza: potrebbe spiegare meglio a cosa intende alludere?
Le risponderò facendo una considerazione
Vi sono due modalità, due approcci che avrei potuto seguire scrivendo questo studio Il primo, volto esclusivamente a denunciare ciò che sta avvenendo in Germania e fermarmi lì, all’attualità, per così dire. Il secondo, denunciare ciò che accade in Germania da un punto di vista aristotelico direi, cioè indagando le cause profonde (scire per causas) che hanno portato all’indizione del Cammino sinodale. Solo una volta compresa la diagnosi, sarà infatti possibile effettuare la prognosi. Ebbene, il primo approccio è quello dello “struzzo” (che come è noto ha gli occhi più grandi del cervello); il secondo, invece, è quello propriamente umano.
Se ho ben capito, lei intende dire che il suo libro non si ferma ad analizzare esclusivamente il Cammino sinodale, in quanto tale.
Naturalmente, no. Mentre i primi tre capitoli sono dedicati prevalentemente al Cammino sinodale e alla sua genesi, ovvero al cosiddetto “pretesto scatenante” che ha innescato tutto, ossia la problematica degli abusi sessuali e la necessità che se ne facesse fronte, i restanti sette capitoli intendono fornire una spiegazione (che ho cercato di rendere abbastanza semplice da comprendere) filosofica e teologica, attingendo dai documenti magisteriali e dalle encicli-
Il Cammino sinodale “I vescovi tedeschi stanno strumentalizzando gli abusi sessuali per portare avanti una riforma della Chiesa. Penso che sia sbagliato”arcivescovo di Vienna
che dei Papi, della situazione presente e di ciò che vasti settori progressisti installatisi nella Chiesa vorrebbero fare del Corpo mistico di Cristo
Sarebbero diverse le domande da porle, considerano i titoli che ha elencato. Ma uno in particolare salta all’occhio. Mi riferisco a quando lei parla di “democratizzazione della Chiesa”. Ci vuole spiegare brevemente a cosa fa riferimento?
L’indizione del Cammino sinodale, figura non prevista dal diritto canonico, sembra voler suggerire che si vogliano forzare “dall’esterno” le mura petrine, per introdurre nella Chiesa un modello decisionale partecipativo e condiviso. Ecco perché parlo di democratizzazione della Chiesa. Il Cammino sinodale è l’orizzonte a cui dovrebbe tendere una sinodalità “compiuta”. «Contestualmente – scrivo, infine, nella Conclusione – l’accresciuta influenza dei fedeli laici e il proliferare di organismi sinodali renderanno forse possibile una rilettura ed una correzione di numerosi punti magisteriali particolarmente controversi per la sensibilità del tempo».
Dinanzi alle eventuali accuse di aver esagerato con le valutazioni, lei cosa risponderebbe?
Risponderei affermando che lo studio è stato condotto seguendo una metodologia scientifica, laddove ogni affermazione o spiegazione che faccio ha a sostegno un apparato bibliografico tratto prevalentemente da documenti magisteriali o da testi di illustri studiosi. Il problema di coloro i quali negano o minimizzano ciò che sta accadendo è piuttosto di natura psicologica.
Cosa intende, precisamente?
Le rispondo citando a questo proposito il grande pensatore e leader cattolico, prof Plinio Corrêa de Oliveira, quando scrive le seguenti parole nel suo celebre testo Rivoluzione e Contro-Rivoluzione: «Se un giorno la III o la IV Rivoluzione s’impadronirà della vita temporale dell’umanità, assistita nella sfera spirituale dal progressismo ecumenico, lo dovrà più all’incuria e alla collaborazione di questi sorridenti e ottimisti profeti del “buon senso ” , che a tutto il furore delle masse e dei servizi di propaganda rivoluzionari».
Mi sembrano parole abbastanza chiare. Un’ultima domanda: quanto ha influito il pensiero del dott. Plinio nel suo lavoro?
Direi profondamente; tenendo anche conto che da acuto osservatore qual era, previde tutto questo già decenni fa Ma la lezione forse più grande e credo incompresa che ha trasmesso questo pensatore, è quella relativa all’analisi della realtà Realizzare un testo accurato da un punto di vista scientifico, ma privo di un’approfondita analisi dell’opinione pubblica e dei moti tendenziali che l’attraversano, espone a numerosissimi rischi e incomprensioni. Talvolta i suoi detrattori, pur eccellendo sotto il primo aspetto, difettano del secondo, mancando quindi di realismo e di elasticità nelle valutazioni, così come nei giudizi
Durante la scrittura ho tentato sempre di ricordare a me stesso questa importante lezione di vita.
Plinio Corrêa de Oliveira è colui che meglio ha descritto la natura della Rivoluzione culturale, avente come specifico campo d’azione la psiche dell’uomo e le tendenze profonde della sua personalità Essa rappresenta la tappa avanzata di un processo multisecolare di aggressione alla civilizzazione cristiana, iniziato nel secolo XV
Marea rossa in America Latina?
Lavittoria elettorale di Lula in Brasile è l’ultimo tassello di una situazione che si è andata definendo negli ultimi anni: la sinistra si sta riprendendo l’America Latina. Tranne quattro Paesi conservatori (Ecuador, Uruguay, Paraguay e Guatemala), e quattro moderati (Panama, Costa Rica, El Salvador e Repubblica Dominicana) tutti gli altri sono controllati dalla sinistra, anche estrema. Si parla di una “marea rossa” che sta inghiottendo il continente.
Che ci sia un piano continentale – promosso tra l’altro dal cosiddetto Forum di San Paolo e, dietro di esso, dalle forze rivoluzionarie internazionali – è un dato di fatto, e ormai nessun analista latinoamericano lo pone in dubbio.
Non si tratta, però, del comunismo classico, sovietico o cinese, anche se essi vi giocano ancora un ruolo importante. Si tratta di ciò che il francese Félix Guattari chiamò una “rivoluzione molecolare”, ossia la distruzione di ogni struttura di Ordine. Qualcosa di simile a quella “rivoluzione totale” propugnata dagli alfieri più radicali del Sessantotto e il cui scopo è il caos.
L’America Latina è oggi un immenso laboratorio dove si sta testando questa nuova formula rivoluzionaria, che prima aveva sfiorato anche gli Stati Uniti e alcuni Paesi europei, col nome di woke o cancel culture.
Nell’impossibilità di analizzarla con la dovuta profondità, offriamo ai nostri lettori tre casi emblematici: Cile, Perù e Colombia.
America Latina nel pendolo della storia di
Julio LoredoLe sue gigantesche dimensioni, le sue risorse naturali pressoché illimitate, la sua posizione strategica fra due oceani, la sua omogeneità religiosa, culturale e linguistica, e altri fattori ancora, fanno dell’America Latina un pezzo fondamentale nella scacchiera internazionale Lo capì molto bene il Komintern che, dagli anni Venti del secolo scorso, dedicò ingenti sforzi per conquistarla. Questa conquista sembrò a portata di mano nel 1959, quando il comunismo internazionale s’impadronì di Cuba e, da lì, sferrò l’assalto al continente Diversi Paesi caddero, tra cui il mio Perù, e altri ne furono comunque condizionati Furono anni di miseria e di terribili sofferenze
Verso la fine del secolo, però, il pendolo iniziò a oscillare in senso contrario, e il continente si tinse di nuovo di blu Si parlava di trionfo del “neoliberismo” e della democrazia La regione iniziò una corsa accelerata verso lo sviluppo, che portò diversi Paesi a uscire dalla categoria del “terzo mondo” per diventare “potenza emergente”. La povertà fu drasticamente ridotta. Nacque una classe media sempre più affermata Si cantò vittoria Il comunismo sembrava sconfitto La calma, tuttavia, era solo apparente
Assistiamo oggi a un’oscillazione in senso contrario. Si parla di una “marea rossa”, mentre la sinistra, anche estrema, riprende il potere dappertutto.
Analizzare le ragioni che hanno portato all’attuale momento richiederebbe un libro. Ne menziono telegraficamente quattro:
1 Si è confuso il trionfo del neoliberismo con la vittoria contro il comunismo. Si pensava che bastasse arricchire la popolazione per scongiurare il pericolo comunista. Niente di più sbagliato! Serve un profondo mutamento nelle anime – una conversione religiosa e spirituale – e una robusta azione dottrinale e culturale che proponga l’ideale opposto al comunismo. In altre parole, serve una Contro-Rivoluzione. Finché i governi di centro-destra non toccheranno le radici spirituali e culturali, saranno nel migliore dei casi palliativi effimeri
2 L’America Latina è un continente cattolico Niente può attecchire senza l’intervento della Chiesa. Proprio qui sorse negli anni Sessanta la cosiddetta Teologia della liberazione, che funse da perfetto compagno di viaggio del comunismo internazionale La condanna di questa corrente da parte del Vaticano, nel 1984, contribuì all’oscillazione del pendolo verso destra. Al contrario, l’elezione di Papa Francesco, che ha riabilitato e rilanciato la Teologia della liberazione, insieme alla Teologia del popolo, va visto come un contributo importante alla marea rossa che sta inghiottendo il continente.
Si è confuso il trionfo del neoliberismo, con la vittoria contro il comunismo
(Veduta di Santiago del Cile)
Marea rossa in America Latina?
La riabilitazione e rilancio della Teologia della liberazione, insieme alla Teologia del popolo, sotto Papa Francesco ha contribuito non poco alla marea rossa che si sta diffondendo in America Latina
3 La rivoluzione che adesso imperversa in America Latina non va confusa col vecchio comunismo, sovietico o cinese. Questi c’entrano, senz’altro, in più di un caso. Quello che vediamo, però, è piuttosto il dilagare di ciò che Plinio Corrêa de Oliveira chiamò nel 1976 la “quarta Rivoluzione”, ossia la “rivoluzione totale” idealizzata dai filosofi del Sessantotto, e che l’anarchico francese Félix Guattari battezzò “rivoluzione molecolare”. La abbiamo vista di recente in Perù, Colombia e Cile. Lo scopo di questa rivoluzione è far cessare la normalità, per insediare la sensazione del caos Con questo, l’azione dello Stato si va diradando fino a scomparire
4 Cambiano pure le strutture che fanno la rivoluzione Il Partito comunista, gerarchico e monolitico, è sostituito da una vasta rete di gruppi, lobby, movimenti, interessi, partiti e via dicendo. Si teorizza che la sinergia di questi movimenti sovversivi, apparentemente sconnessi, produrrà la rivoluzione totale Esiste, comunque, una regia dietro le quinte Ed ecco che, nelle diverse rivoluzioni che stanno incendiando i Paesi latinoamericani, si scopre sempre la partecipazioni di agenti stranieri, specialmente cubani e venezuelani Una delle strutture internazionali che coordinano questa “marea rossa” è il Forum di San Paolo
Il Forum di San Paolo
Il Forum di San Paolo è una conferenza della sinistra dell’America Latina e dei Caraibi Fondato nel 1990, ha sede a San Paolo del Brasile. Conta con più di cento membri: partiti comunisti, socialisti e socialdemocratici, realtà legate alla sinistra cattolica, gruppi etnici e ambientalisti, e anche alcuni gruppi armati guerriglieri. Il nome originale del Forum era Incontro dei Partiti e delle Organizzazioni di Sinistra e Antimperialiste dell’America Latina, tradendo quindi la sua matrice sovietica. Funziona come una sorta di Parlamento latinoamericano al servizio del comunismo internazionale
Cile o l’instaurazione del caos
Vista da lontano, la situazione politica in Cile può apparire inspiegabile e priva di significato
Come capire, infatti, che un Paese che si era distinto per il suo brillante successo economico e per il progresso generalizzato della società abbia deciso, da un giorno all’altro, di gettare tutto alle ortiche, distruggendo i frutti di oltre tre decenni di fatica e di perseveranza?
Non ci fermeremo ad analizzare le cause che hanno portato al “estallido social” (esplosione sociale), una sorta di violenta e diffusa rivoluzione contro lo Stato e le sue strutture, che si è poi ripetuta in Colombia con le stesse caratteristiche sotto il nome di “despertar” (risveglio)
Riteniamo che ciò che possa interessare maggiormente il lettore italiano sia sapere quale sia lo scopo di questo presunto “risveglio” a tre anni dalla sua irruzione sulla scena politica cilena, e oggi al potere con l’attuale Governo. La risposta ce la danno gli stessi promotori di questa rivoluzione: l’instaurazione del “ caos manso ” , cioè tranquillo
Come spiegava il pensatore Plinio Corrêa de Oliveira, esistono due tipi di situazioni caotiche Quelle generate dalla violenza e dalla distruzione, e
quelle che si producono in modo indolore nelle strutture psicologiche di un Paese
Il Cile è stato colpito da entrambe le modalità. Il caos violento è esploso il 18 ottobre 2019, e ha provocato una spirale di criminalità, attentati contro strutture pubbliche e incendi sistematici di chiese cattoliche. Devastata pure l’intera rete metropolitana della capitale Santiago
Per capire il caos psicologico, possiamo prendere spunto da quanto successo in Francia nel 1789. Poco prima dell’inizio della Rivoluzione francese, ebbe luogo una misteriosa operazione psicologica, nota come “la grande peur ” (la grande paura). Consistette in un allarme nazionale, provocato da un passaparola di cui non si conosce l’origine esatto, il cui esito concreto fu quello di scuotere la tranquillità dei francesi e di armare i gruppi rivoluzionari a pretesto di autodifendersi contro un pericolo inesistente
Nel caso cileno, questo “risveglio” ha avuto finalità ed effetti simili. Senza nessun motivo reale, una buona parte di quelli che consideravano con orgoglio la situazione di prosperità nazionale ha iniziato a dubitare della sua legittimità e a ritenere che si vivesse in una grande menzogna che nascondeva una profonda e ingiusta disuguaglianza
Perfino molti tra coloro che reagirono al caos violento, interpretarono questi eccessi con una certa connivenza, come l’esplosione legittima del malcontento di quelli che per tanto tempo avevano subito tali ingiustizie
L’ascesa al governo, nel marzo 2022, degli artefici della violenza, una coalizione di ex studenti universitari e Partito comunista, è stata la naturale conseguenza dell’atteggiamento connivente di una parte considerevole dell’opinione pubblica
Forte del suo trionfo elettorale, l’estrema sinistra ha voluto avanzare risolutamente verso il “caos tranquillo”, proponendo una riforma costituzionale che implicava la distruzione di tutte le istituzioni politiche, economiche e storiche del Paese Una sorta di rifondazione ab imis fundamentis
L’Assemblea costituente che ha elaborato il progetto della nuova Costituzione, eletta subito dopo gli atti di violenza, si è caratterizzata per il suo spirito giacobino. Tutti gli appelli alla moderazione sono stati sistematicamente respinti al mittente
Tanto per dare un’idea, il progetto di nuova Costituzione consacrava i “diritti degli animali”, i “diritti ambientali” e i “diritti dei popoli indigeni”. Proponeva la dissoluzione dell’unità politica del Paese, attraverso l’introduzione di tredici nazionalità indigene autonome, l’abolizione della Magistratura e l’introduzione di “leggi locali”. Prospettava pure l’approvazione dell’aborto libero attraverso l’introduzione dei cosiddetti “diritti sessuali e riproduttivi”, l’eliminazione dei simboli nazionali, e un lungo eccetera
Lasciando da parte la dovuta neutralità, il Governo di Gabriel Boric ha appoggiato l’approvazione del progetto di nuova Costituzione attraverso una campagna pubblicitaria che non ha risparmiato né risorse finanziarie né gli sforzi dei membri del Governo. Grazie a Dio, il risultato di questo assalto per instaurare un caos tranquillo, attraverso la distruzione delle strutture del Paese, è stato un totale fallimento.
Il 4 settembre 2022 si è tenuto un plebiscito nazionale. Con una partecipazione assai elevata (86%), il progetto di nuova Costituzione è stato bocciato dal 62% dei cileni, contro un magro 38% a favore. Questa schiacciante maggioranza, che traduceva una forte opposizione ai progetti del Governo, ha sorpreso sia i favorevoli che i contrari
Una conseguenza immediata del plebiscito è stata quella di rincuorare quanti sin dal principio si opponevano all’instaurazione di questo misto di comunismo classico e rivoluzione tribale.
A ciò si aggiunge che, da quella fatidica data, Boric non ha risparmiato nessuna dimostrazione di inesperienza e di incapacità nella gestione della cosa pubblica. Con la conseguenza che, nei sondaggi, gli indici di rigetto al suo Governo iniziano a superare il 70%
Abbiamo ancora tre anni di governo guidato dai fautori del “risveglio” Che cosa succederà? Riuscirà Boric a portare a termine il suo mandato? Riuscirà a governare con un’opposizione pubblica sempre più forte? Riuscirà a imporre la sua ideologia?
Sopra, il presidente Gabriel Boric
A sin , la metropolitana di Santiago devastata Pagina precedente, i rivoltosi bruciano la Chiesa dell’Assunta, a Santiago del Cile
Perù: il fallimento dell’insurrezione
Dal 1968 fino al 1980, con ripercussioni fino al 1990, il Perù visse sotto una dittatura militare d’ispirazione comunista che scardinò il Paese fino alle fondamenta, gettandolo nella miseria e nel caos Mentre gli scafali si svuotavano, le carceri si riempivano di prigionieri politici Dal 1990, con l’elezione del presidente Alberto Fujimori, le cose presero una piega opposta Il terrorismo fu sconfitto, la Costituzione comunista sostituita con una democratica, e il Paese poté riprendere a camminare. Seguirono tre decenni “magici”, con un’inflazione a livelli europei (2-3%), e una crescita da gigante asiatico (8-9% annui) La povertà scese dal 58% al 20% e la distribuzione della ricchezza migliorò notevolmente Si pensava di aver voltato pagina in modo definitivo Eppure
Il golpe fallito
Nel 2021, in circostanze che sarebbe troppo lungo analizzare in questa sede, ma alle quali non è estranea la frode, fu eletto presidente Pedro Castillo Terrones. Con lui è salita al potere l’estrema sinistra: vecchi terroristi di Sendero Luminoso e del suo braccio politico il Movadef, militanti dei vari movimenti comunisti e socialisti, leader indigeni e via dicendo. La sinistra continentale, guidata dal Forum di San Paolo, esultò: il Perù era stato “riconquistato”
Da subito, Castillo si è dimostrato incapace di governare Insegnante delle elementari in un paesino andino, senza nessuna esperienza, la sua crassa ignoranza gli è valso il nomignolo di Burro (asino). In un’intervista TV col giornalista messicano Fernando
di Augusto de Izcue
del Rincón, della CNN, ha ammesso: “Sono un uomo del popolo che non sa governare Devo imparare” (1).
La sua incapacità si è tradotta nell’impossibilità di formare un Governo stabile In tredici mesi ha cambiato settanta ministri, un primato mondiale. Alcuni membri del Governo hanno dovuto lasciare perché condannati per terrorismo Diversi ambasciatori sono stati respinti dai Paesi ospitanti per motivi simili In mezzo al crescente caos, il Paese è caduto in uno stato di paralisi quasi totale. Per sfuggire al pubblico ludibrio, Castillo ha iniziato a riunire il Gabinetto nella residenza privata di un suo sostenitore, cosa proibita dalla Legge Per non parlare poi delle accuse di corruzione, giunte al loro massimo con il ritrovamento da parte della Polizia di una busta con 20mila dollari in contanti in un bagno del Palazzo di Governo. In sedici mesi di governo, Castillo e il suo circolo intimo hanno accumulato nientemeno che 207 denunce per corruzione.
N e l l ’ o t t o b r e 2022, la Fiscalía de la Nación ha accusato formalmente il presidente di “dirigere un ’organizzazione criminale in seno al Governo ” Per la Fiscal General, Patricia Benavides, Castillo operava una “feroce ostruzione alla Giustizia” per impedire le indagini nei suoi confronti (2) A questo
Un tremante Pedro Castillo legge in diretta TV un Messaggio alla Nazione, in cui dichiara la sua intenzione di sciogliere il Congresso e instaurare un Governo dittatoriale
punto, raccogliendo le richieste del Potere giudiziario e interpretando il sentimento dell’immensa maggioranza dei peruviani, al 76% contraria al Governo (3), il Congresso ha iniziato a discutere la possibile vacancia (impeachment) del Presidente
Avendo ormai raggiunto un consenso trasversale, il Congresso convocava una sessione plenaria il mercoledì 7 dicembre di pomeriggio per votare l’impeachment Cercando di anticipare l’imminente mossa del Legislativo, alle 7:30 AM Castillo faceva venire al Palazzo il comandante dell’esercito, generale Walter Córdova, per informarlo della sua intenzione di dare un golpe di Stato Cordova, rifiutandosi di assecondarlo, andava invece ad unirsi agli altri comandanti militari, al capo del Comando Conjunto e a quello della Policía Nacional Insieme, decidevano di difendere l’ordine costituzionale, sigillando un patto in questo senso Alle 10:00 AM Pedro Castillo convocava il Gabinetto per rivelare ai componenti i suoi progetti, incontrando però l’opposizione di molti Ministri
Contro il parere del suo stesso Gabinetto, alle 11:30 AM Castillo teneva un discorso pubblico, annunciando l’intenzione di sciogliere il Congresso e stabilire un “Governo di emergenza” che avrebbe governato per decreti. Informava pure che avrebbe convocato un’Assemblea costituente che, nell’arco di nove mesi, avrebbe dovuto scrivere una nuova Costituzione incorporando tutte le domande della sinistra. Inoltre comunicava che il Potere Giudiziario sarebbe stato “totalmente riorganizzato”, come anche il Tribunal Constitucional (Corte di Cassazione). Era un autentico golpe di Stato
A questo punto i fatti sono precipitati: uno dopo l’altro tutti i ministri, tranne due, hanno rassegnato le dimissioni; la quasi totalità dei Governatori regionali ha manifestato la propria contrarietà al golpe; i comandanti militari e della Polizia hanno pubblicato insieme un Comunicato manifestando appoggio al Congresso e alla Costituzione; il Congresso convocava una sessione di emergenza alle 13:00 PM che
I comandanti dell’Esercito, Aeronautica militare e Marina militare, insieme al comandante della Polizia e al Capo dello Stato Maggiore della Difesa, sigillano un patto per difendere l’ordine costituzionale contro il golpe di Stato di Pedro Castillo
votava a schiacciante maggioranza (101 a 6) l’impeachment del Presidente; la vice-presidente Dina Boluarte giurava come nuovo Presidente, ricevendo ipso facto la fiducia del Parlamento Il tutto nel perfetto rispetto delle norme legali e costituzionali. Abbandonato da tutti, Castillo tentava la fuga dal Palazzo verso l’ambasciata messicana, portandosi dietro valigie piene di soldi, ma, intercettato dalla Polizia, veniva incarcerato per “ribellione”
La strategia insurrezionale
La sinistra latinoamericana, non avendo accettato questa sconfitta, ha lanciato un’offensiva contro il Perù. Sono iniziate quindi le “proteste”, che tanto eco hanno avuto sulla stampa mondiale
Una prima caratteristica dell’offensiva sinistrorsa è di non essere un movimento di massa Le manifestazioni di protesta raramente superano il migliaio di partecipanti. La più grande, la cosiddetta “Marcia su Lima”, non ha raccolto più di cinquemila persone, perlopiù portate da fuori in appositi pullman. Come afferma Victor Andrés Ponce, direttore del principale portale di opinione del Perù El Montonero: “Non è un movimento di massa Questa è la strategia di un settore politico che si è proposto colpire le strutture fondamentali dello Stato di diritto per provocare un crollo istituzionale” (4)
Una seconda caratteristica è l’essere stata preparata da lunga data. In un’intervista a El Montonero, l’ex Ministro degli esteri e noto intellettuale Francisco Tudela ha dichiarato: “Da tempo era chiaro che c ’ era una in atto una strategia rivoluzionaria o insurrezionale, meticolosamente pianificata, per esempio tramite la nomina di prefetti e sottoprefetti regionali provenienti dalle fila di Sendero Luminoso e del MRTA [un movimento armato guerrigliero, ndr] Questi prefetti stanno adesso giocando un ruolo motore nell’insurrezione” (5)
Una terza caratteristica dell’offensiva è l’essere sostenuta dall’estero. Abbondano le prove che i manifestanti sono pagati Le forze dell’Ordine peruviane hanno intercettato carichi di dollari provenienti
dalla Bolivia e destinati ai ribelli. I servizi hanno identificato decine di agenti stranieri nelle manifestazioni. Juan Carlos Liendo, già capo della DINI (Dirección Nacional de Inteligencia) ha dichiarato: “Politicamente, le manifestazioni sono guidate dal Movadef Ma vi sono implicati anche agenti stranieri che vogliono approfittarsi del caos ” (6) Infatti, da quando Castillo ha assunto la presidenza, il Perù è stato inondato da agenti cubani, venezuelani e boliviani (7). Non è coincidenza che l’ambasciatore di La Havana in Perù, Carlos Rafael Zamora, sia una figura chiave dello spionaggio cubano, col grado di colonnello (8)
Una quarta caratteristica è il suo carattere violento. Già nelle prime fasi delle “proteste”, era chiaro che si trattava di un’insurrezione Secondo il capo della Dircote (Dirección contra el terrorismo), José Zavala: “Per noi è chiaro Persone di Sendero Lu-
minoso, scarcerati, assassini, criminali che [durante gli anni di piombo] hanno piazzato autobombe, hanno partecipato alle proteste. E hanno anche l’audacia di dire che prima piazzavano autobombe, e ora sono ridotti alle molotov e ai razzi”. Il che ha portato la Presidente Boluarte a dichiarare: “Questo non è più una protesta, è terrorismo” (9)
Una quinta caratteristica è che i manifestanti provengono nella stragrande maggioranza dall’estremo Sud andino, una zona di etnia aymara, confinante con la Bolivia. Nella zona centrale, e soprattutto al Nord, non c’è stata nessuna movimentazione. Si tratta di un problema regionale, non nazionale
Chi più sta soffrendo per le “proteste” è il popolo I manifestanti hanno bloccato strade, aeroporti e ferrovie, hanno bruciato fabbriche, negozi e palazzi, hanno presso d’assalto le stazioni di Polizia. Il turismo è crollato dell’80% e l’economia ha perso centinaia di milioni di dollari. In alcune zone sono cominciate a scarseggiare i generi alimentari. Con minacce, i manifestanti hanno costretto le persone a non lavorare
Il piatto forte delle proteste sono state le varie “Marce”: Marcia su Cusco, Marcia su Arequipa e, soprattutto, Marcia su Lima, la capitale Ripudiate dalla quasi totalità della popolazione, arginate dalla Polizia, queste Marce si sono saldate con una grande sconfitta per la sinistra.
Il fallimento della manovra
Appoggiate dalla popolazione – che in molti casi, gridando “vogliamo lavorare!”, ha preso la situazione in mano, scacciando in malo modo i manifestanti – le Forze dell’ordine hanno ripreso il controllo degli aeroporti, delle ferrovie e della quasi totalità delle strade. I manifestanti hanno dovuto battere in ritirata Si sono moltiplicati i titoli di stampa: “Ayacucho dice no alla sovversione”, “Huanta dice no alla sovversione” e via dicendo
La sconfitta è stata riconosciuta dagli stessi organizzatori delle proteste Durante un comizio a Juli (Puno), dove gli agitatori andati a Lima per prenderla d’assalto erano rientrati con la coda fra le gambe, uno dei leader ha detto in un discorso di piazza diffuso in un video TikTok dal canale Hubersuburbio: “Siamo andati a Lima, dove abbiamo trovato un ’altra realtà. Non ci aspettavamo quella reazione così violenta. Che cosa avremmo potuto fare? Ci siamo ritirati perché non eravamo preparati”
Riuscirà la Rivoluzione a scardinare l’autentico Perù, cioè quello cattolico e tradizionale?
Un modello per l’America Latina
Proprio come aveva fatto in Cile, la sinistra intendeva approfittare del caos provocato dalle manifestazioni per convocare un’Assemblea costituente La proposta, presentata dal deputato comunista Jaime Quito, è stata rigettata per 78 voti a 45. Almeno questo pericolo sembra scongiurato.
Mentre scrivo (8 febbraio), la situazione appare tornare pian piano alla calma L’insurrezione si sgonfia Gli stessi leader parlano di un “riflusso” A questo punto, il Perù si staglia come un modello per l’America Latina: si può sconfiggere l’insurrezione.
Non tutto è roseo, però. La Presidente Boluarte proviene dallo stesso partito di Castillo, e ne condivide il programma politico Riuscirà la sinistra a portare avanti i suoi disegni sovversivi? O la reazione popolare la costringerà a un cambio di strategia? Solo il tempo lo dirà. Per adesso, il Perù sta tornando alla normalità
1 https://www youtube com/watch?v=Lp7QQ XDPlg
2 Guillermo D Olmo, “Pedro Castillo: de qué acusa exactamente la Fiscalía al presidente de Perú y qué pasa ahora”, BBC News Mundo en Perú, 12 ottobre 2022
3 Sandra Alvarado Santillana, “Pedro Castillo: rechazo sube a 76%, el peor nivel desde que inició su gobierno”, Gestión, 8 agosto 2022
4 La insurrección en Perú y diferencias con Chile y Colombia, El Montonero, 29 gennaio 2023
5 https://www youtube com/watch?v=5 V XvGFspQ
6 “Exjefe de la DINI considera que una facción del Movadef dirige las protestas contra Dina Boluarte”, Infobae 22 gennaio 2022
7 Rodrigo Saldarriaga, “Agentes cubanos y bolivianos ocupan puestos claves en Perú desde que Castillo asumió la presidencia”, La Gaceta de la Iberosfera, 7 dicembre 2021
8 Un “espía experimentado”, nuevo embajador de Cuba en Perú, Radio Televisión Martí, 16 dicembre 2021
9 Dina Boluarte tras oír testimonio de policía herido: “Eso ya no es protesta, eso es terrorismo”, Infobae, 14 dicembre 2022
Colombia: dal “risveglio” all’incubo
di Antonio Higuera Santos“Despertar”, risveglio: così gli analisti chiamarono la brutale ondata di violenza che colpì la Colombia nel 2021 In piena pandemia da Covid19, settori dell’estrema sinistra politica, insieme ad alcune frange eversive, convocarono uno sciopero nazionale che, prolungatosi per settimane, degenerò man mano in violenza Si diceva che era lo scossone tellurico del “popolo”, troppo a lungo oppresso dalla “violenza istituzionale” dello Stato, e che finalmente diventava protagonista. In realtà, simultaneità e modalità dei moti insurrezionali lasciavano chiaramente intravedere una regia occulta Vi furono più di sessanta morti e migliaia di feriti, tra cui 1343 poliziotti (quattro poi morirono); ingenti anche le perdite economiche: più di tre miliardi di dollari, e decine di aziende costrette al fallimento Si trattò di uno “sciopero terrorista”, come ebbe a dire um giornalista.
Curiosamente, gli analisti attribuirono questa esplosione non tanto a motivi economici o politici, quanto piuttosto a ragioni di tipo psicologico Così ad esempio, secondo la filosofa di sinistra Laura
Quintana, “I giovani, e in particolare gli studenti e le persone che stanno partecipando in prima linea, esprimono la stanchezza di sentirsi invisibili, senza futuro, e chiedono nuovi modi per affermarsi” (1)
Infatti, non v’era nulla nella situazione economica e politica colombiana che potesse giustificare tale rivolta Si trattava piuttosto di una brama gratuita di “liberazione” totale e primaria, a prescindere dalle circostanze Un’altra caratteristica della rivolta, sempre secondo Quintana, è che “eccede le configurazioni partitiche tradizionali”: in altre parole, non si trattava del classico comunismo, anche se anch’esso era presente, bensì di una rivoluzione di nuovo stampo, anarchica e dissolutrice
Più generalmente, prosegue Quintana, i rivoltosi si scagliavano “contro i valori patriarcali, razzisti e classisti”, e cercavano di “ creare spazi alternativi di discussione e partecipazione democratica, di potere popolare” Chi avrebbe approfittato di questa insurrezione? Sempre secondo la filosofa, il problema era canalizzare “queste espressioni di rabbia, queste reazioni immediate, irrazionali, sem-
Il 6 novembre 1985, il gruppo guerrigliero M-19, del quale faceva parte l’attuale presidente Gustavo Petro, prese d’assalto il Palazzo di Giustizia di Bogotà.
morti, tra cui undici
plicemente violente” verso un progetto politico che potesse produrre profondi cambiamenti nel Paese.
Ecco lo scopo del Pacto Histórico Colombia Puede (Patto Storico Colombia Può), firmato nel corso dello stesso 2021 da diversi settori della sinistra radicale, comprese realtà provenienti dai movimenti terroristici: a capo fu scelto Gustavo Petro, già sindaco di Bogotá, ex guerrigliero del gruppo “M19”. Il piano era di conseguire la maggioranza nel Congresso nelle elezioni legislative del marzo 2022, conquistando poi la presidenza del Paese nel maggio dello stesso anno Tuttavia, se il primo obiettivo è stato mancato (il Pacto ottenne alla Camera 27 seggi su 172, e al Senato 17 su 108), il secondo fu centrato con l’elezione di Petro, anche se con l’assai risicato margine del 50,4%.
Il programma di governo del Presidente Gustavo Petro è un miscuglio di comunismo castrista e di rivoluzione culturale: riforma agraria espropriatrice, blocco dei settori petrolifero e minerario (col pretesto di proteggere l’ambiente), nazionalizzazione dell’economia, aumento delle tasse per i più ricchi, introduzione dell’agenda verde, indigenista, femminista e lgbt e via dicendo Uno dei primi atti di go-
verno è stato la destituzione di ben cinquantadue generali, decapitando così le Forze Armate.
Petro ha nominato per i vari dicasteri personaggi provenienti dall’estrema sinistra, compresi alcuni ex terroristi: il ministro degli Esteri, Álvaro Leyva Durán, era membro della guerriglia delle FARC; quello della Difesa, Iván Velásquez Gómez, è stato paragonato a un “commissario comunista sovietico” (2) per il suo disegno di riformare le Forze Armate; il ministro dell’Agricoltura, Cecilia López Montaño, ha annunciato la “restituzione di tutte le terre rubate agli indigeni” cinquecento anni fa (con la conseguente distruzione della fiorente agricoltura colombiana); il ministro della Sanità, Carolina Corcho Mejía, ha annunciato la fine della sanità privata e l’importazione di migliaia di “medici” cubani per rimpiazzare quelli colombiani che non volessero adeguarsi al nuovo regime; infine, il ministro della Giustizia, Néstor Osuna Patiño, ha annunciato che svuoterà i carceri
Tutto ciò inizia a preoccupare i colombiani. Il brusco “risveglio” rischia di trasformarsi in incubo
Attualità
Perché tanto odio verso la Marcia per la Vita?
di John HorvatQuando, nei primi anni Duemila, per opera di realtà già in contatto con gli ambienti pro life nordamericani, si cominciò a discutere sulla possibilità di replicare in Italia la March for Life di Washington, ci si andò incontro a un atteggiamento piuttosto freddo da parte di alcuni storici leader per la vita. Era evidente che non si voleva toccare la Legge 194, preferendo in ogni caso un’azione politica nel retroscena alle manifestazioni di piazza. Con enorme sforzo, la Marcia per la Vita finalmente prese il volo, prima a Palermo e Desenzano del Garda, e poi a Roma, dove tuttora si tiene ogni mese di maggio.
La domanda sorge naturale: perché questa freddezza? Cosa c’è nella Marcia per la Vita che dà fastidio? Sono domande che si fanno anche oltre oceano, e alle quali risponde John Horvat, vicepresidente della TFP americana.
Gli stendardi della TFP americana aprono la March for Life a Washington DC
Nonostante il rovesciamento della Roe v Wade, anche quest’anno si svolgerà a Washington la March for Life, nel 50° anniversario della famigerata decisione della Corte Suprema che permise l’aborto negli Stati Uniti Da decenni gli attivisti per la vita marciano ogni anno davanti alla Corte Suprema, e ritengono che ora non sia il momento di adagiarsi sugli allori, ma anzi di rafforzare l’attacco e continuare a marciare
Tuttavia, talune voci “moderate” affermano che l’evento non sia più necessario poiché la battaglia non è più a livello federale, ma si è spostata a quello dei singoli Stati. Altre voci, legate alla sinistra cattolica, non hanno mai amato la Marcia, e sono quindi fin troppo felici di sospenderla per concentrarsi sulle questioni di “giustizia sociale”, che ritengono più importanti Da parte loro, le femministe sarebbero felici di vedere la scomparsa delle masse pro-vita piene di donne di tutte le età
Tutti questi odiano la Marcia per la vita Alcuni potrebbero anche tollerare una menzione alla “vita”, ma il concetto di “marcia” proprio non gli va giù Costoro odiano la Marcia per la vita per tre motivi:
Una marcia è un movimento in avanti
In primo luogo, una marcia indica un movimento in avanti, composto di molte realtà unite dallo steso ideale Le forze pro-aborto preferirebbero, invece, di dover far fronte a un movimento frammen-
tato e senza scopo definito. Al contrario, la parola “marcia” contiene la nozione di una forza unita e diretta verso un determinato obiettivo
Nel corso dei millenni, i militari hanno sviluppato le marce per spostare le truppe dove erano necessarie L’uso di certe azioni e di ritmi coordinati crea dinamismo e slancio. L’individuo supera le debolezze e trae forza dall’azione collettiva Il soldato sa di essere parte di qualcosa di più grande di lui
Nel corso dei decenni, la Marcia per la vita è servita allo scopo di unire il movimento e far sentire a tutte le realtà che esse fanno parte di un unico grande impulso impegnato nella battaglia culturale per la vita Ogni realtà diventa parte di qualcosa di più grande, muovendosi in sincronia verso le nuove battaglie dell’anno che si apre.
La semplice vista di centinaia di migliaia di persone che marciano ogni anno a Washington non può che incutere timore nei sostenitori dell’aborto La Marcia è molto più di una manifestazione o di una protesta. È una forza giovane in movimento che dà l’impressione di invincibilità Ecco perché la sinistra odia la Marcia e perché i pro-life devono continuare a marciare.
Una marcia è un movimento dinamico
Abbiamo detto che la Marcia per la vita è un movimento dinamico in avanti, che infonde un senso di scopo e di militanza Inoltre, la Marcia trasforma la lotta per la vita in qualcosa di più di una semplice discussione o dibattito. È una battaglia appassionata per l’anima dell’America Implica un’intensità di azione come quella di un soldato, anche se il campo di battaglia è quello culturale. Richiede organizzazione, adattabilità e astuzia contro un nemico con enormi risorse e potere
Così, la Marcia incorpora il senso di una vera battaglia che richiede sacrificio e risolutezza Ogni anno, la Marcia per la vita richiede grande dedizione poiché le persone vengono da tutto il paese, spesso con grandi sacrifici Poi, la Marcia deve combattere contro un establishment e contro dei media ostili, che osservano attentamente (anche se sottostimano) ogni sua mossa L’altra parte deve ammettere che, nei suoi cinquant’anni di storia, la Marcia è sempre stata pacifica e legale, e che i suoi milioni di partecipanti non hanno mai causato episodi di violenza
L’evento è un’occasione per dare dinamismo ai sostenitori della vita e a fonderli insieme in un unico scopo I numeri schiaccianti danno un senso della
forza del movimento, anno dopo anno. L’altro lato non ha nulla di paragonabile
La Marcia rappresenta una causa nobile di carattere religioso
Infine, c’è gente che odia la Marcia per la vita perché conferisce al movimento un carattere nobile Nel corso della storia, le marce spesso rappresentano movimenti che perseguono nobili scopi Questo evento nazionale lega tutti coloro che tengono alla vita umana innocente come la più preziosa delle cause
Oltre alle vite dei bambini nascituri, però, gli attivisti pro-vita si riuniscono per difendere i principi morali sottostanti e, soprattutto, la causa di Dio. La Marcia è ricca di simboli religiosi, preghiere e petizioni. Le moltitudini che marciano piangono per i peccati della Nazione La loro partecipazione è una preghiera all’Altissimo, che implora un Suo intervento per rigenerare moralmente la Nazione.
I partecipanti alla Marcia percepiscono la presenza della grazia divina che li incoraggia a continuare a marciare, nonostante tutte le avversità Non c’è altro modo per spiegare la persistenza e la tenacia del movimento per la vita, se non con l’azione divina.
Anche la sinistra percepisce questa azione, e odia ancor di più la Marcia.
L’atto di marciare è simbolico
Nel valutare la loro eventuale partecipazione alla Marcia per la vita, i leader delle diverse orga-
nizzazioni e gruppi prolife fanno bene a considerare gli aspetti politici della questione Tuttavia, molto più importante è l’aspetto simbolico della marcia, che si è rivelato molto utile per unire i sostenitori della vita a livello nazionale grazie al suo dinamismo in avanti, al suo effetto dinamizzante e al suo carattere di causa nobile. Questi leader possono misurare l’efficacia della Marcia anche dall’odio che suscita tra gli abortisti.
Il movimento prolife non deve mai abbandonare questo simbolo vibrante della causa per la vita Deve resistere agli appelli dei moderati che propongono un cambio di orientamento È stato deludente ma non sorprendente che l’arcivescovo di Washington, il progressista cardinale Wilton Gregory, abbia annullato la Messa e il raduno giovanile che di solito si tenevano prima della Marcia
Il movimento prolife deve portare fino in fondo questa lotta contro l’aborto procurato Il presidente della March for Life, Jeanne Mancini, ha ragione quando incoraggia gli americani a “continuare a marciare senza paura ” . E aggiunge: “Continueremo a marciare con coraggio e con gioia, fino a quando la grave ingiustizia dell’aborto sarà impensabile e ogni vita sarà valorizzata e protetta”
Dopo Dobbs, una battaglia vinta, i sostenitori della vita devono continuare a marciare e spingere l’attacco La vittoria finale nella guerra culturale dipende da questo.
Attualità
La Marcia per la Vita: più importante che mai di
Per cinquant’anni, la March for Life ha infastidito la sinistra e i media liberal Nell’anniversario della famigerata sentenza Roe v. Wade, centinaia di migliaia di persone hanno marciato ogni anno verso la Corte Suprema di Washington per chiederne l’annullamento Ogni anno, si può contare sul fatto che i media ignorino o sottovalutino l’evento e trovino i pochi contro-manifestanti per ripetere i discorsi a favore dell’aborto. La sinistra ha fatto del suo meglio per ignorare la posizione di tanti giovani uomini e donne che chiedono la fine dell’aborto procurato in America
Con l’annullamento della sentenza Roe v. Wade, c’è stato un cambiamento Quest’anno, i principali media si sono improvvisamente accorti che si stava svolgendo una marcia Giornali come il New York Times hanno pubblicato articoli prima dell’evento, cercando di creare polemiche sul futuro della marcia.
I giornalisti hanno inviato per e-mail ai gruppi pro-life domande come queste: “Di cosa parla la
John HorvatMarcia per la Vita ora che la Roe v Wade è stata rovesciata e gli organizzatori hanno ottenuto ciò che volevano da anni?” “Dopo aver sentito tanti oratori negli anni passati parlare della speranza di non dover tornare a Washington, perché sono tornati a Washington quest’anno?” “Perché non organizzare marce statali invece di un evento a Washington?”
La sinistra sembra ora fin troppo felice di offrire consigli gratuiti, non richiesti, su come fermare la Marcia per la Vita di Washington Vorrebbe tenere i pro-life nei loro Stati per liberarsi di questo rimprovero annuale nella capitale degli Stati Uniti
La battaglia a Washington non è finita
La prima e più importante ragione per cui la Marcia di Washington è necessaria è che la battaglia a Washington non è finita con l’annullamento della sentenza Roe v Wade. Ritirarsi ora dalla capitale della nazione significherebbe lasciare il campo di battaglia al nemico dopo aver ottenuto una vittoria importante Tutti i vantaggi della battaglia potrebbero andare perduti.
La decisione Dobbs (ndr. che ha annullato la sentenza Roe vs Wade) ha solo restituito la decisione sull’aborto agli Stati, come era prima della Roe Tuttavia, nulla impedisce al Congresso di inserire la pratica dell’aborto procurato nel codice federale, imponendo l’aborto procurato a tutti i cinquanta Stati.
Un tale atto legislativo avrebbe l’effetto disastroso di annullare tutte le restrizioni statali all’aborto Tutti i periodi di attesa, le proposte di legge sul battito cardiaco, i limiti e le restrizioni temporali e gli emendamenti costituzionali statali verrebbero spazzati via. Tutte le conquiste ottenute in cinquant’anni potrebbero andare perdute se al Congresso degli Stati Uniti
L’Amministrazione Biden non ha abbandonato il suo intento di imporre l’aborto a livello federale
passasse una legge del genere come è desiderio del presidente Joe Biden.
E ciò non è speculazione
Il pericolo di una legge federale che imponga al Paese il peccato collettivo dell’aborto procurato non è una possibilità remota. Il 23 gennaio, la vicepresidente Kamala Harris ha rinnovato il suo appello per una legge nazionale che imponga l’aborto sul territorio. L’amministrazione Biden sta facendo tutto il possibile per federalizzare la lotta.
Soprattutto, dopo l’annullamento della sentenza Roe v Wade, la sinistra sta lavorando alacremente alla codificazione federale. In effetti, l’ultimo Congresso è quasi riuscito ad approvare il Women’s Health Protection Act nel luglio del 2022 Il disegno di legge avrebbe disciplinato la Roe versus Wade nella legge federale.
Inoltre, l’anno scorso, tre rappresentanti repubblicani si sono uniti alla Camera, controllata dai democratici, per approvare l’Ensuring Women’s Right to Reproductive Freedom Act (ndr Legge per garantire alle donne il diritto alla libertà riproduttiva), che annullerebbe le restrizioni statali sulle viaggiatrici in cerca di aborto che attraversano i confini dello Stato. Le ristrette maggioranze di voto in entrambe le Camere agiscono come una spada di Damocle sul movimento pro-vita
Basterebbe un altro grande tradimento, come ne ha subito tanti il movimento pro-life, e la codificazione dell’aborto procurato potrebbe rapidamente diventare realtà. Una legge del genere avrebbe l’effetto pratico di imporre una Roe v Wade legislativa agli steroidi I legislatori hanno bisogno di sentire il fuoco sul collo di centinaia di migliaia di attivisti pro-vita alla Marcia per la Vita per ricordare loro il dovere di fermare questo peccato nazionale. I pro-life devono anche continuare il loro lavoro a Washington durante tutto l’anno
Questo è il momento di vigilare. Finché esisterà la minaccia di una codificazione federale, il movimento pro-vita dovrà essere presente sulla scena - in
numero sempre maggiore - per evitare che l’urgente lavoro svolto negli Stati venga sventrato e annullato La battaglia federale è tutt’altro che conclusa.
Garantire i diritti dei non nati
Tuttavia, non è sufficiente che la Roe v Wade venga ribaltata o che la codificazione federale venga evitata con successo Si tratta di misure difensive molto necessarie, ma i bambini non ancora nati hanno bisogno di una protezione maggiore Hanno bisogno della pienezza della vittoria pro-life. Gli americani innocenti nel grembo delle loro madri saranno al sicuro solo quando il movimento pro-life si assicurerà una codificazione federale che protegga la vita non ancora nata
L’anima di un bambino salvato nel Missouri è altrettanto preziosa di quella di un bambino abortito in California. Nessun pro-life può riposare finché nel Paese esisterà una qualche forma di aborto. Pertanto, lo sforzo di approvare una legislazione federale che salvaguardi la vita dei non nati deve essere portato avanti Finché questa codificazione anti-Roe versus Wade non sarà promulgata dal Congresso e firmata dal Presidente in carica, la Marcia per la Vita dovrà continuare a Washington ogni gennaio, crescendo di anno in anno Così come la controparte non sarà mai soddisfatta finché l’aborto su richiesta fino alla na-
scita non sarà disponibile in ogni Stato, allo stesso modo la crociata pro-vita potrà rivendicare la vittoria solo quando l’aborto diventerà impensabile a livello nazionale
La vittoria della Roe v Wade dimostra che questo è possibile, visto che molti dicevano che non si poteva fare Tuttavia, con l’aiuto di Dio, l’impossibile è accaduto. Può accadere di nuovo.
Le marce non si escludono a vicenda
Infine, il suggerimento di lasciare la capitale della nazione dopo la sentenza Roe si basa su un falso presupposto Molti trattano la questione come un
gioco a somma zero. Sostengono che avere una Marcia nazionale toglierà spazio alle altre marce, come se si escludessero a vicenda
Questo atteggiamento ignora il fatto che molte capitali statali e molte grandi città hanno già marce, grandi e vivaci, che si svolgono in date e orari che non sono in conflitto con la Marcia di Washington. Nel corso dei decenni, la Marcia per la Vita è stata il modello per le marce locali, che si sono moltiplicate, crescendo in numero ed entusiasmo Dobbiamo applicare pressione negli Stati e nella Capitale
(Fonte: LifeSiteNews, 23 Gennaio 2023)
L’intolleranza dei tolleranti
Difendere la vita innocente può essere molto pericoloso.
Le varie TFP e associazioni affini portano avanti molteplici iniziative in difesa della vita innocente e contro l’aborto nei rispettivi paesi. Queste iniziative includono campagne pubbliche di distribuzione di materiale pro-vita direttamente al “pubblico della strada”
Queste manifestazioni, sempre pacifiche e legali, sono spesso l’oggetto di aggressioni da parte dei partigiani dell’aborto procurato, con azioni che stanno diventando sempre più violente. I più “moderati” si accontentano con insultare i giovani volontari delle TFP, rivolgendogli anche gestacci I più esaltati passano subito alle mani o al lancio di oggetti contundenti e di sassi E non sono mancati attentati incendiari. La Polizia ha dovuto intervenire
Tutto questo, però, non fa che dare alle nostre campagne un aria di crociata, mentre rivela le reali intenzioni dei “liberali”: libertà per ogni forma di male, e invece pugno di ferro contro i cattolici
(Nella foto, alcune aggressioni subite dai volontari delle TFP nel corso di campagne per la vita)
Italia: il tranello della 194 “buona ma…”
La 194 è l’unica legge abortista al mondo che reca in calce esclusivamente firme di uomini politici cattolici. Mentre in altri Paesi l’aborto è stato opera della sinistra, in Italia esso è stato consentito dalla Democrazia Cristiana Quando fu pubblicata sulla Gazzetta Ufficiale il 22 maggio 1978, la legge portava in calce la firma di cinque politici della DC, a cominciare dal Presidente del Consiglio, Giulio Andreotti.
Il cedimento della DC non è che un sintomo della corrosione visibile in larghi settori del mondo cattolico i quali, all’insegna di tendenze e idee esplose negli anni Sessanta, avevano ormai perso quella fibra che aveva consentito l’eclatante vittoria contro il comunismo nel 1948 Una corrosione che è andata peggiorando al punto che oggi vediamo molti cattolici che addirittura sostengono la 194.
Secondo questi, la 194 conterrebbe anche aspetti positivi che, però, non sono stati mai attuati. In altre parole, sarebbe una legge buona applicata male Invece di chiederne l’abolizione, dovremmo batterci per la sua applicazione integrale Questo è un tranello che bisogna dissipare
Nella normativa legale precedente alla 194, l’aborto in Italia non era consentito, e anzi era sanzionato dalle norme contenute nel titolo X del libro II del Codice penale, che prevedeva la reclusione da due a cinque anni a chiunque cagionasse l’aborto di una donna consenziente. Nel caso di donna non consenziente, la pena saliva da sette a quindici anni Tuttavia, alla luce dell’articolo 54 dello stesso Codice, venivano contemplate alcune eccezioni, quale per esempio ‘salvare la vita della gestante’
La 194 capovolge questa concezione giuridica, ritenendo l’aborto un atto di per sé legale, salvo poi applicare qualche restrizione. La 194 suddivide in modo del tutto arbitrario la vita intrauterina in tre periodi, fissando per ciascuno di essi una differente disciplina e avendo come esclusivo criterio di riferimento i rischi per la sa-
lute della donna, senza il benché minimo accenno ai diritti del nascituro, al quale viene pertanto negata la condizione di persona. Ecco l’intrinseca malvagità di questa legge
Secondo la morale cattolica, nell’impossibilità di ottenere il bene perfetto, è lecito scegliere un male minore, purché ed ecco la sfumatura fondamentale si indichi chiaramente trattarsi d’una scelta non perfetta in attesa di tempi migliori. Applicato al caso sarebbe dunque moralmente lecito affermare: “Come primo passo, vediamo pure di migliorare la 194, applicandola bene, fermo restando che noi, come cattolici, puntiamo alla sua abolizione e ci batteremo in questo senso ” . È quest’ultima affermazione essenziale per la moralità dell’atto che manca in molti cattolici “moderati” o “adulti”. E allora la scelta diventa immorale: non si può assolutamente accettare tout court la 194 come buona.
Esiste in Italia il clima per un’opposizione decisa alla 194? Tutto indica che i tempi stiano cambiando. Dal forte impegno per la vita di alcuni recenti Pontefici, alle buone notizie che ci giungono dagli Stati Uniti, dove i pro-life si stanno imponendo, la reazione in difesa della vita innocente si fa sempre più forte. Se ne farà eco la nuova classe politica giunta al potere recentemente? O continuerà a cedere davanti alle lobby abortiste, minoritarie ma ben organizzate? (JL)
La nuova classe politica giunta al potere lo scorso ottobre continuerà a cedere davanti alle lobby abortiste?
Un fatto poco conosciuto della vita di Don
Bosco: la sua lettera all’Imperatore
Francesco Giuseppe
Un fatto della vita di San Giovanni Bosco è poco conosciuto. Nel 1873, egli ebbe un sogno profetico in cui Nostro Signore le comunicò un messaggio da trasmettere a Francesco Giuseppe, Imperatore d’Austria. La Divina Provvidenza dava istruzioni al Sovrano asburgico su come salvare se stesso, l’Austria e l’Impero. Insomma, su come fare la Contro-Rivoluzione.
Quando Napoleone attaccò l’Austria nel 1809, questa naturalmente si difese Ormai decadente, come tutta l’Europa, si difese però in modo incompleto. L’Austria venne sconfitta, come anche la Prussia, la Russia e altri Paesi Nel 1814, con Napoleone ormai abbattuto, il Trattato di Vienna sancì in modo definitivo l’estinzione del Sacro Impero Romano Germanico. Rimase solo l’Austria.
Guidata da Bismarck, la Germania unificata divenne industriale, meccanizzata, ultra militarizzata, seccamente accademica. In altre parole, divenne materia prima per il tentativo di Hitler di farne ciò che voleva
Per finire di assoggettare l’Europa, la Rivoluzione doveva conquistare i Balcani e quella parte del-
l’Europa centrale non ancora del tutto civilizzata I Balcani erano stati fino a poco tempo prima sotto il dominio turco La Rivoluzione dovette industrializzare i Balcani per cambiare la loro mentalità e così dominarli
L’Ungheria si adattò solo in modo molto incompleto alla civiltà moderna, e così anche alcuni Paesi slavi come la Boemia
In questa situazione, qual era la missione dell’Austria?
Vienna si era trasformata in un enorme centro bancario che estendeva le sue reti dappertutto Questa trasformazione aveva assorbito la tradizionale economia agricola, rurale, di pastorizia nel moderno regime bancario e finanziario. Così si diffuse in
quella regione il cosiddetto “progresso” moderno, aprendo le porte alla Rivoluzione
La Vienna tradizionale, epicentro dell’espansione della Fede, capitale del Sacro Impero, che custodiva la memoria di Carlo Magno, divenne la Vienna della finanza, la Vienna del “progresso”, la Vienna della Rivoluzione La Rivoluzione gli perdonava ancora qualche sfumatura di grandezza, ma solo nella misura in cui le serviva da schiava.
C’è da chiedersi: come mai la Provvidenza permise tutto ciò, rimanendo a braccia incrociate? Non c’è fu nessun intervento della Provvidenza per riportare l’Austria sulla buona strada? La risposta è sì, ci fu Mi riferisco alla famosa lettera di san Giovanni Bosco all’Imperatore Francesco Giuseppe.
Eccone il testo:
Questo dice il Signore all’imperatore d’Austria:
Fatti animo! Provvedi a’ miei servi fedeli ed a te stesso!
Il mio furore si versa sopra tutte le nazioni della terra, perché si vuole far dimenticare la mia legge; portare in trionfo quelli che la profanano; opprimere quelli che la osservano.
Vuoi tu essere la verga della mia Potenza?
Vuoi tu compiere gli arcani miei voleri e divenire un benefattore del mondo?
Appoggiati sulle potenze del Nord, ma non sulla Prussia.
Stringi relazioni colla Russia, ma niuna alleanza.
Associati colla Francia. Dopo la Francia avrai la Spagna.
Fatte un solo Spirito ed una sola azione.
Somma segretezza ai nemici del mio Santo Nome. Colla prudenza e coll’energia diverrete invincibile.
Non credere alle menzogne di chi ti dicesse il contrario.
Abborrisci i nemici del Crocifisso. Spera e confida in Me, che sono il Donatore delle vittorie agli eserciti, il Salvatore dei popoli e dei Sovrani.
Amen. Amen. (1)
Francesco Giuseppe rappresentava il suo Paese al massimo grado. Se c’è un austriaco archetipico, secondo me quello è Francesco Giuseppe È molto bello vedere un sovrano che sia l’incarnazione viva del proprio Paese. Se ne rimane estasiati! Egli aveva
la maestà di un imperatore, la dolcezza di un austriaco, la fermezza di un soldato, le mille bontà di un diplomatico. Era un uomo completo.
Era una persona molto intelligente? Ci sono due modi di essere intelligente Uno è sapere ragionare, tenere conferenze, scrivere libri e via dicendo. C’è, però, un altro modo, che consiste nel comprendere il proprio ruolo, la propria missione e portarla avanti fino ai propri limiti Non consiste nel leggere un libro, né tenere una conferenza, ma in questa forma superiore di intelligenza che comunica all’individuo l’arte di saper essere Francesco Giuseppe possedeva quest’arte con una sorta di pienezza.
Dall’altra parte, aveva alcune cose grottesche, come per esempio accompagnare la moda in tema di barbe. Portava una barba che arrivava fin qui, ma rasata nel mezzo E sopra un paio di baffi a mo’ di ponte... Era la moda del tempo. Ma egli non doveva seguire la moda
Col tempo, come tutti, è invecchiato Fino alla fine mantenne un portamento eretto e un atteggiamento nobile Conservò qualcosa della giovinezza nell’inverno della vecchiaia.
Quest’uomo aveva una quarantina d’anni quando ricevette la famosa lettera di San Giovanni Bosco, contenente alcune raccomandazioni: cerca di essere un alleato della Francia cattolica e della Spagna; stai attento alla Prussia; mantiene rapporti con la Russia ma non tanto stretti; non scatenare una guerra né lasciartene coinvolgere; prendi la guida della causa cattolica in tutta Europa, a cominciare dall’Austria; punisci i cattivi e sostieni coloro che seguono la Chiesa cattolica. Possiamo sintetizzare queste raccomandazioni in una: fai la Contro-Rivoluzione!
Dio gli promise, per mezzo di Don Bosco, che sarebbe stato al suo fianco e avrebbe portato al massimo splendore la potenza della Casa d’Austria.
Sicché prima che la casa crollasse, prima che il fiore appassisse, prima che il frutto cadesse dal tronco, Dio mostrò ancora la sua misericordia: Io, che sono onnipotente, non voglio raccoglierti, né immolarti prima di darti questa possibilità. Vieni! Basta che mi ami e che svolgi il tuo compito naturale Io dimentico tutto il passato. Vincerò in Europa con la forza del tuo braccio Io convoco il tuo braccio, la tua spada, la tua gloria, il nome della tua famiglia, il tuo sangue, a essere al servizio di questa causa Vieni, figlio Mio, e avanza!
Francesco Giuseppe non fece niente. Il risultato fu la serie di disastri che colpì l’Austria: l’atteggia-
mento dell’Imperatrice, che si separò da lui e condusse una vita errante, finendo poi assassinata da un anarchico italiano in Svizzera; il dramma di Mayerling, cioè il suicidio del figlio Rodolfo; il dramma di Sarajevo, con l’assassinio dell’erede Francesco Ferdinando; la tragedia della monarchia austriaca nella prima Guerra mondiale; la fine dell’imperatore Carlo, morto di tubercolosi nell’isola di Madeira, in esilio, nella miseria, in condizioni tristissime, senza che nessuno lo aiutasse.
Una storia tristissima che ha portato alcuni storici a dire che c’è stata una sorta di fatalità che ha pesato sulla Casa d’Austria e l’ha strangolata, sottintendendo che Dio non amava più la vecchia Casa d’Austria e la stava consegnando al demonio perché ne facesse ciò che voleva C’è un po’ di verità in questo giudizio, perché, dopo questa prova d’amore della Divina Provvidenza, un rifiuto, cosa comporta?
C’è, però, qualcosa di ancora più crudele. Oggi, pochissime persone sanno di questa lettera in Austria e fra i Salesiani. L’originale è nell’archivio centrale dei Salesiani, che si guardano bene dal darle la dovuta diffusione Non risulta che Francesco Giuseppe l’abbia menzionata ai suoi parenti o ai suoi assessori politici E ciò mentre la fama di santità di Don Bosco era ormai ben nota in tutta l’Europa Perfino rivoluzionari, come Cavour, facevano finta di ammirare Don Bosco, tanta era la sua fama
Eppure, sembra che l’imperatore d’Austria non ne abbia tenuto conto E la gloria d’Austria si estinse
1 Cfr Cecilia Romero (a cura di), I sogni di Don Bosco Edizione critica, Elle Di Ci, Torino, 1978, Vol 4, pp 35-36 Secondo le annotazioni di Don Gioachino Berto sulla copia del sogno di don Bosco, la lettera fu inviata all’Imperatore nel luglio 1873 tramite la contessa Lützow. Lo stesso Don Berto scrive: «N.B. L’imperatore fece ringraziare la persona che gli aveva mandato il suddetto scritto, e che se ne sarebbe servito, ma in seguito si lasciò adescare dalla Prussia» Il testo del messaggio si trova in ASC A 2230304, nell’archivio centrale dei Salesiani, a Roma Del messaggio esistono tre copie: una autografa dello stesso Don Bosco, una di Don Berto riveduta da Don Bosco, e una di don Lemoyne
Pagina precedente: nei tondi, l’Imperatore Francesco Giuseppe e Don Bosco. Sullo sfondo, il palazzo imperiale di Schonbrunn, a Vienna
Come ho formato la mia mentalità
Più di un intervistatore ha chiesto al prof. Plinio Corrêa de Oliveira come avesse formato la sua mentalità, ossia quali libri avesse letto o quale scuola filosofica avesse seguito. La risposta lasciava gli interlocutori meravigliati: “Ho letto il libro della vita”. Plinio Corrêa de Oliveira (1998–1995) non scrisse un’autobiografia. Tuttavia, i tratti fondamentali della sua mirabile vita e della sua feconda opera possono essere delineati dalle migliaia di conferenze, riunioni e conversazioni di cui abbiamo la trascrizione. Alcuni di questi testi sono stati raccolti in un’opera intitolata Minha Vida Pública, della quale offriamo alcuni brani del capitolo introduttorio, che tratta appunto di come il noto pensatore cattolico abbia formato la sua mentalità.
Il pensiero di Plinio Corrêa de OliveiraCome è nata in me l’idea della Rivoluzione e della Contro-Rivoluzione?
Come si è formata la mia mentalità?
A vent’anni, mentalità ultramontana interamente formata
Quando entrai nella Congregazione Mariana della parrocchia di Santa Cecilia nel 1928 e iniziai quindi a far parte del movimento cattolico, posso dire che ero già integralmente un ultramontano Quasi tutte le idee che ho oggi, le avevo già almeno in radice A vent’anni, del mondo contemporaneo, avevo già visto, contato, misurato e pesato tutto. Da allora ci sono stati approfondimenti, di fronte agli eventi che si sono susseguiti, ma solo approfondimenti.
Quali erano le mie idee?
Io ero convinto che solo un cattolicesimo radicale valesse la pena, e che un cattolicesimo all’acqua di rose non servisse a niente.
Ero convinto che si è cattolico solo se si è assolutamente fedeli al Papato Questa è la sostanza del cattolicesimo.
Ero convinto che la Chiesa fosse la colonna del mondo, sia dell’ordine spirituale e morale, sia dell’ordine temporale E che, pertanto, solo dalla Chiesa e dalla sua dottrina, dai Comandamenti e dal suo Magistero, poteva nascere una soluzione effettiva per la crisi mondiale
Ero convinto che l’organizzazione politicosociale nata dal protestantesimo, e dalle sue sequele fino al comunismo, rappresentassero la distruzione della civiltà
Ero convinto che ci trovassimo in un a fase molto avanzata di questo fenomeno di decomposizione, e che sarebbe esplosa una grande crisi che avrebbe determinato la fine della civiltà moderna Soprattutto ero convinto dell’importanza della devozione alla Madonna, anche se non conoscevo ancora il Trattato della Vera Devozione a Maria, di san Luigi Maria Grignion di Montfort, il quale mi ha dato il significato definitivo del concetto di devozione alla Madonna. Comunque, ero ben consapevole che la devozione a Maria costituisse il lato saliente della dottrina cattolica in materia di pietà e di vita spirituale
Infine, ed ecco il tratto più caratteristico della mentalità che grazie a Dio io avevo già acquisito, avevo un’idea molto chiara della differenza tra bene e male, e della conseguente lotta del bene contro il male nella storia. La mia conoscenza dell’azione delle forze organizzate del male in questo combattimento era ancora incompleta, avevo appena qualche nozione intuitiva del loro ruolo in questa lotta
Come sono nate in me queste idee? Come spiegare che un brasiliano, nato nel 1908 a San Paolo e vivendo nella realtà brasiliana, a vent’anni avesse una mentalità contro-rivoluzionaria? Credo che la spiegazione di come queste idee siano nate nella mia testa possa essere interessante per i non-brasiliani, specialmente per gli europei.
Le mie idee nacquero non dai libri, ma dall’osservazione della realtà
Queste idee si formarono nella mia testa, non propriamente leggendo la dottrina nei libri, salvo poi applicarla ai fatti, ma al contrario: assumendo un atteggiamento istintivo di fronte ai fatti e, in un secondo momento, intuendo la dottrina che essi contenevano
In altre parole, questo processo cognitivo non è avvenuto attraverso deduzioni, ma in conseguenza di
A vent’anni, del mondo contemporaneo, avevo già visto, contato, misurato e pesato tutto Posso dire che ero già integralmente un ultramontano
Il pensiero di Plinio Corrêa de Oliveira
Prima di parlare delle mie idee, bisogna parlare del mio temperamento Il mio processo intellettuale non può prescindere dal mio temperamento
una prima intuizione che già conteneva in sé tutto quello che io avrei di seguito esplicitato Non si trattava, perciò, di un processo deduttivo, bensì intuitivo. A un primo sguardo io vedevo tutto, poi ci ragionavo sopra e tiravo le mie conclusioni, come un albero che nasce dal seme. Ma era già tutto contenuto nel primo sguardo
Ben inteso, ciò non vuol dire che io disprezzi i libri. Anzi. Ritengo, però, un errore grossolano considerare la cultura come risultante solo dalla quantità di libri letti La lettura è proficua non tanto in funzione della quantità quanto della qualità dei libri e, principalmente, della qualità di chi legge e del modo con cui lo fa. Sostengo che una persona molto informata possa essere meno colta di un’altra che abbia un capitale inferiore di informazioni, ma una mentalità meglio formata.
L’istruzione perfeziona lo spirito solo quando è seguita da una profonda assimilazione, frutto di un’accurata riflessione Chi ha letto poco ma assimilato molto, è più colto di chi ha letto molto ma assimilato poco. L’assimilazione avviene attraverso la riflessione Più che un contenitore di fatti, date e nomi, l’uomo di cultura deve essere un pensatore E per il vero pensatore, il libro principale è la realtà che ha davanti agli occhi. L’autore più consultato deve essere lui stesso. I libri sono elementi preziosi ma secondari.
Comunque, la mera riflessione non basta L’uomo non è puro spirito. Per un’affinità che non è solo convenzionale, esiste un nesso tra le realtà superiori che egli considera con l’intelligenza, e i colori, i suoni, le forme, i profumi ai quali attinge attraverso i sensi Lo sforzo culturale è completo solo quando l’uomo imbeve tutto il suo essere e l’ambiente in cui vive dei valori che la sua intelligenza ha considerato
Il mio temperamento natio, calmo e affettuoso
Per disposizione naturale, io sono molto affettuoso, molto propenso ad affezionarmi alle persone. Nella mia innocenza infantile, immaginavo che tutto il mondo fosse buono Col tempo percepii che si trattava di un’illusione
Comunque, questo processo intellettuale sopra descritto non può prescindere dal mio temperamento. Prima di parlare delle mie idee, bisogna parlare del mio temperamento
Io definirei il mio temperamento come naturalmente molto calmo quasi fino all’indolenza, molto equilibrato quasi fino all’inconcepibile, ma allo stesso tempo molto rigido in una cosa: per le cose che convengono al mio bene, io do tutto me stesso
Sin da bambino io ho avuto un temperamento molto tendente alla comodità Detestavo le liti e gli scontri Ero anche molto propenso alla logica La logica mi piaceva molto.
Ambiente familiare cerimonioso, calmo, equilibrato, armonico; il ruolo della madre Lucilia
Questo temperamento, questa disposizione di spirito, fu molto favorito dall’ambiente famigliare in cui mi sono formato
Quando cominciai ad avere coscienza di me, i primi contatti temperamentali ed emotivi furono con la mia famiglia materna La mia famiglia paterna era di Pernambuco, e quasi non avevo contatti con loro. Io sono nato dall’unione di due famiglie che portavano ambedue un’eredità cattolica fervorosa e seria, insieme a un’eredità monarchica È in questo ambiente che ho formato il mio spirito
La mia famiglia viveva in una casa molto grande, appartenente a mia nonna materna, insieme alla famiglia di uno zio Occupavamo appartamenti
Il pensiero di Plinio Corrêa de Oliveira
Mia madre aveva dei modi molto francesi, la sua sensibilità era delicatissima, nobilissima, perfino nell’intimità, l’elevazione d’anima era la chiave di tutto quello che faceva
Donna Lucilia a Parigi nel 1912
rità Mia madre, Donna Lucilia Ribeiro dos Santos
Corrêa de Oliveira, aveva dei modi molto francesi, aveva un’affettuosità brasiliana tradotta in termini francesi. La sua sensibilità era delicatissima, educatissima, nobilissima, perfino nella più stretta intimità. Io mi sentivo avvolto in quest’affetto, connaturato con l’ambiente di casa L’elevazione d’anima era la chiave di tutto quello che faceva anche nell’intimità
Io la venerai e amai tanto quanto mi fu possibile E dopo la sua morte non ci fu un giorno che non la ricordassi con indicibile tenerezza In lei mi incantava un misto di mansuetudine generosa portata all’incredibile, affiancata a una determinazione infrangibile quando si trattava dei principi. La giustapposizione tra questi due contrasti armonici mi attirava nel più alto grado.
indipendenti in una villa enorme, frequentata continuamente da parenti.
La prima parte della mia vita fu caratterizzata dall’armonia in ogni ambito In primo luogo, armonia dal punto di vista finanziario. Non eravamo ricchi, ma avevamo una forma di benessere nel quale non mancava niente, sfiorando a volte il lusso. Era tutto molto armonioso, molto logico, molto lineare
La mia famiglia aveva una tendenza al formalismo. Avevamo un’intimità molto elevata e cerimoniosa Io non ho mai assistito a liti né discussioni in casa. D’altronde, tutti erano molto allegri, non certo nel senso di ridere tutto il tempo Questa non è la vera allegria. Tutto nella mia casa comunicava un tono di tranquillità, di gravità, di serenità e di benessere Avevo l’impressione di trovarmi nell’ambiente proprio per me. Ero come una tartaruga nel suo guscio.
Inoltre, nella mia famiglia c’era molta facilità per le relazioni sociali, che erano molto numerose, ma senza mai entrare nell’intimità con nessuno. I rapporti domestici restavano differenti da quelli pubblici
Mia nonna Donna Gabriela era una grande dame d’altri tempi, sotto ogni profilo. Era amica della Principessa Isabella, si scrivevano con regola-
Tutto questo formava in casa una specie di mondo francesizzato, che si mischiava con l’influenza portoghese della parte di mio padre, João Paulo Corrêa de Oliveira. Egli era dello stato di Pernambuco I collegamenti tra Pernambuco e Portogallo erano molto più frequenti e intensi che quelli con San Paolo, che guardava piuttosto a Parigi Il punto di riferimento di mio padre non era Parigi, ma Lisbona
Le prime nozioni dell’esistenza del male
A un certo punto di questa favola compare il lupo
Le prime nozioni di male le ebbi vedendo come si comportavano alcuni miei cugini quando andavano alla fazenda: si sporcavano di terra, amavano lanciarsi sassi e via dicendo Ricordo il mio stupore Provavo molto fastidio verso quei modi, nei quali scorgevo un profondo disordine. Io invece volevo personificare l’ordine, ma ero debole. Mi sentivo meno robusto e con meno linfa di loro. E questo mi rendeva poco sicuro di me. Si formò in me un’idea iniziale che questi modi rappresentassero il male, opposti al bene che io amavo
Nel collegio lo shock con l’ambiente e la necessità della lotta
Di fronte alla presenza attuante del male, il mio obbiettivo iniziale era mantenere rapporti cordiali con tutti Quando, però, nel 1919 entrai nel Collegio San Luis, osservando il comportamento scomposto degli altri ragazzi, dovetti rielaborare il mio obiettivo. Non potete immaginare lo shock che provavo ogni giorno scendendo nel cortile del collegio per la ricreazione Mi resi conto che l’agitazione, la brutalità, i modi debosciati e volgari, il linguaggio intenzionalmente sbagliato di tanti miei compagni erano un tutt’uno con l’impurità, qualcosa di profondamente consono al vizio morale In alcuni ragazzi percepivo non soltanto una propensione per questo o quel vizio, ma per l’insieme Esaminando questa mentalità, trovai alla radice un vero amore per il male.
Pensavo: Io non sono di carattere scontroso, sono molto sereno. Mi piace risolvere le cose in maniera pacifica Ma vedo che, per quanto io sia gentile con i miei colleghi, per quanto mostri un atteggiamento cordiale, il loro rigetto nei miei confronti non si smorza Anzi Per loro io sono sbagliato perché sono casto, perché sono cattolico, perché sono monarchico Siccome non voglio smettere di essere cattolico, né di essere casto, né di essere monarchico, la via che si apre davanti a me è quella della lotta. Devo imparare a lottare. Se la lotta è la condizione per la mia sopravvivenza, allora vivrò lottando Andiamo avanti!
Come lottare?
Alcuni principi di lotta li dedussi osservando il modo con cui i ragazzi di spirito rivoluzionario soffocavano qualunque tentativo di un compagno di mostrarsi un po’ casto, un po’
cattolico, un po’ monarchico. Bastava che un ragazzo accennasse minimamente a questi valori perché si scatenasse una campagna nei suoi confronti Allora feci il seguente calcolo: Non devo dire che sono un po’ cattolico, un po’ casto o un po’ monarchico, perché così si accaniranno contro di me Devo fare il contrario Dirò con tono di sfida che sono molto cattolico, molto casto e molto monarchico. In questo modo arrivammo a un regime di pace armata, che era il meglio che potevo pretendere in quelle circostanze
Tutto questo modellava in me uno spirito di lotta contro-rivoluzionaria Ben presto percepì che la diplomazia faceva parte di questa lotta. Osservavo, per esempio, come gli studenti più rivoluzionari cercavano di imporsi con manifestazioni sia di abilità sia di forza, ma di fronte a una reazione forte erano obbligati a ritirarsi per riorganizzarsi. Giunsi quindi alla conclusione che potevo cambiare quella situazione Era una considerazione calma, fredda, distaccata, fatta con sagacità, ma anche con risoluzione.
Ero pronto per iniziare la mia vita pubblica, che cominciò col mio ingresso alla Facoltà di Giurisprudenza nel 1926
Non devo dire che sono un po’ cattolico, un po’ casto o un po’ monarchico, perché così si accaniranno contro di me
Devo fare il contrario Dirò in modo sfidante che sono molto cattolico, molto casto e molto monarchico Solo un cattolicesimo radicale vale la pena, un cattolicesimo all’acqua di rose non serve a niente
Plinio con sedici anni
Olanda: l’immigrazione sta andando fuori controllo
Il tema dell’immigrazione, soprattutto quella islamica, preoccupa sempre di più gli olandesi. Civitas Christiana, la TFP olandese, ha pubblicato in merito una serie di articoli. Eccone il primo.
Nonostante l’esplicita promessa del primo ministro Mark Rutte di “ridurre sostanzialmente” l’afflusso di migranti, nel 2022 ne sono arrivati nei Paesi Bassi ben 402.000, il doppio rispetto all’anno precedente e un record storico Questo mentre la popolazione originaria si riduce anno dopo anno Sembra un paradosso: sebbene per la prima volta dal 1900 siano morte più persone di quante siano nate, la popolazione continua a crescere rapidamente a causa del flusso migratorio Siamo già 17,8 milioni
Gli immigrati stanno spingendo la crescita della popolazione, secondo il Centraal Bureau voor de Statistiek, mentre la popolazione originaria si sta ri-
ducendo ormai da anni. È dunque vero che la popolazione sta aumentando, ma solo se per “popolazione” intendiamo semplicemente tutte le persone nei Paesi Bassi. Per la popolazione propriamente olandese, non nel senso statistico ma in quello culturale, ossia le persone nate e cresciute in seno alla cultura olandese, le cose non sembrano per nulla prospere.
Al momento, la maggior parte degli immigrati proviene dall’Ucraina che, come la Polonia, è un Paese di cultura occidentale e cristiana. Dopodiché, però, vengono siriani e turchi, in prevalenza di religione islamica Secondo un servizio della CBS, mentre il cristianesimo è in franco declino, l’islam sta
“L’islam conquisterà l’Europa”, “Sharia per i Paesi Bassi” , “L’islam dominerà il mondo” Ecco alcuni dei cartelli in una recente manifestazione islamica in Olanda: un’immigrazione ormai fuori controllo
attecchendo sempre di più Le statistiche mostrano che l’islam è l’unica religione che conta su un seguito sempre crescente tra i giovani olandesi Di conseguenza, anche la cultura islamica si sta diffondendo: l’appello pubblico alla preghiera fatta dai muezzin, le macellerie halal, l’introduzione della giurisprudenza islamica e via dicendo Alcuni portavoce dell’islam cominciano pure a chiedere l’introduzione dell’intera Sharia Tutto questo conta con sempre più sostegno sociale.
Nel 2008, André Rouvoet, allora leader della ChristenUnie e ministro delle politiche giovanili nel governo Balkenende, tentò di sollevare con cautela la necessità di una politica demografica Secondo Rouvoet, si doveva incoraggiare le famiglie olandesi ad avere più figli Dopo tutto, non si può semplicemente lasciare che la popolazione diminuisca e che il flusso migratorio dilaghi senza controllo Il ministro indicava poi un altro aspetto del problema: mentre le famiglie olandesi fanno sempre meno figli, sono le famiglie islamiche a mantenere alto il tasso di natalità Il che, a lunga scadenza, produrrà una sostituzione demografica. D’altronde, con l’invecchiamento della popolazione originaria, diminuisce pure il numero di persone attive. A un certo punto non ci sarà più una base di contribuenti che possa mantenere il sistema pensionistico e sanitario. All’epoca, in sostegno di Rouvoet si alzò pure la
voce della deputata Hirsi Ali, di origini somale ma critica dell’islam
Tuttavia, i tempi non erano ancora maturi per una politica demografica. Né Rouvoet né Hirsi Ali ricevettero appoggio. Questo perché all’epoca c’era un entusiasmo politicamente corretto in tema di immigrazione Si diceva che gli immigrati portavano ricchezza ed erano la soluzione al problema dell’invecchiamento Come se gli immigrati non invecchiassero
Le Nazioni Unite hanno coniato la nozione di “migrazione sostitutiva”, che ci sembra assai fuorviante. I migranti non possono “sostituire” gli olandesi, semplicemente perché non sono olandesi. Nella migliore delle ipotesi, possono contribuire all’economia e alla cultura come individui, ma non come gruppo Questo per non parlare dei costi astronomici dell’immigrazione per la nostra economia Per esempio, sebbene costituiscano meno del 20% della popolazione, agli immigrati va il 63% dei benefici del welfare Un calcolo conservatore parla di un costo di 400 miliardi di euro, cioè uguale all’intera produzione di gas naturale.
(“Immigratie rijst onder Rutte IV de pan uit”, Cultuur onder Vuur, 6 gennaio 2023)
Francia: Programma giovanile
Nella Villa Notre Dame de la Clairière, in Francia, si è realizzato il Programma giovanile di Capodanno delle TFP europee, con la partecipazione di trentaquattro giovani provenienti da tutta l’Europa Il tema quest’anno è stato la Cavalleria. I relatori hanno spiegato l’origine della cavalleria medievale, le sue regole e il suo spirito, offrendo poi esempi concreti: le crociate, la battaglia di Lepanto, l’epopea di s. Giovanna d’Arco, la Riconquista spagnola e via dicendo Mons Christophe Kruijen, vice-cancelliere della Diocesi di Metz, ha tenuto una dotta conferenza sulla dottrina cattolica in tema di cremazione dei cadaveri In conclusione, si è riprodotto un discorso di Plinio Corrêa de Oliveira tenutosi a chiusura di un incontro giovanile a San Paolo del Brasile nel 1970
La presenza del canonico Guillaume Fenoll, dell’Istituto Cristo Re Sommo Sacerdote, garantiva la Santa Messa quotidiana, in Rito romano antico, nonché la disponibilità del sacramento della confessione. Le preghiere quotidiane comprendevano l’Officio della Madonna cantato in gregoriano, il Santo Rosario la mattina e le preghiere serali col canto della Salve Regina solenne.
Non potevano mancare le attività ricreative, come la scherma, i canti davanti al presepe e un’escursione nella foresta, senza dimenticare il cenone di Capodanno, preparato da uno chef tedesco e preceduto da un aperitivo conviviale.
Nel corso del Programma, due giovani, l’uno olandese e l’altro fiammingo, si sono consacrati alla Madonna secondo il metodo di San Luigi Maria Grignon di Montfort, primo passo per aggregarsi alla TFP.
Perù: Rosario de Hombres
Anche in Perù si sta diffondendo la pratica del Rosario de Hombres (Rosario dei maschi), con l’attiva partecipazione di Tradición y Acción, la TFP peruviana Ogni primo sabato del mese, centinaia di uomini si riuniscono per pregare il Santo Rosario nella Plaza Mayor, nel centro storico di Lima, seguito da una processione fino alla Plaza San Martín
Brasile: campeggio giovanile
Ação Jovem dell’Istituto Plinio Corrêa de Oliveira, della città di Brasilia, ha realizzato un campeggio di apostolato giovanile. I ragazzi hanno assistito a una serie di conferenze, seguite da circoli di studio, su punti della dottrina sociale della Chiesa e sulla necessità di fare apostolato nei giorni nostri Oltre ai giochi e alle occasioni di svago, ogni giorno era celebrata la Santa Messa in rito romano antico
Irlanda: in difesa del Natale
Anche la cattolica Irlanda soffre l’assalto del laicismo moderno Distrutta l’influenza della Chiesa, con martellanti campagne pubblicitarie attorno agli scandali sessuali del clero, i fedeli sono stati lasciati in balìa della propaganda rivoluzionaria Si moltiplicano le iniziative per cancellare il Natale come festa religiosa, dandogli un senso esclusivamente laico e consumista
Insieme alla Legion of Mary, l’Irish Society for Christian Civilisation, la TFP irlandese, ha realizzato un incontro pubblico di preghiera in occasione della novena del Natale. L’atto religioso, tenutosi in O’Connell Street, nel centro di Dublino, intendeva rivendicare l’essenza religiosa di questa festa, sempre più trascurata dalla crescente laicizazzione, riscattando anche le antiche musiche e canzoni natalizie irlandesi
Irlanda: presentato libro sulla Teologia della liberazione
Nella simbolica cornice del Lucan Spa Hotel – costruito nelle terre di Patrick Sarsfield, primo Conte di Lucan, Generale capo delle forze cattoliche durante l’invasione protestante nel secolo XVII – è stato presentato il libro di Julio Loredo «Liberation Theology: A lead-filled lifevest for the poor». Introdotto da Gregory Murphy, della TFP irlandese, ha parlato l’autore, spiegando le radici della crisi che scuote
Santa Madre Chiesa
Perù: la Madonna visita base
dell’aeronautica militare
Portata da volontari di Tradición y Acción (la TFP peruviana) una statua della Madonna di Fatima pellegrina ha visitato la base della Forza Aerea a Chiclayo Accolta dalla banda militare, la Madonna ha passato in rivista piloti e cadetti. Dopo le parole del Comandante della base e di un volontario della TFP, è seguito un Santo Rosario recitato per la grandezza cattolica del Paese.
Filippine: Rosario pubblico
Alla stregua di simili iniziative in altri Paesi, anche nelle Filippine i volontari della TFP promuovono Rosari pubblici Paese massicciamente cattolico, e una volta molto praticante, purtroppo anche qui si è sentita la nefasta influenza della secolarizzazione. Donde la campagna “The Philippines need Fatima”, per la sua rigenerazione spirituale e morale
Germania: conferenza di Natale
In occasione del Santo Natale, la TFP tedesca ha tenuto un Open House per amici e sostenitori nella sua sede di Aquisgrana, specialmente dedicata al apostolato giovanile e messa sotto la protezione di Carlo Magno, seppellito a due passi da lì nel Duomo, dove è venerato come beato. Sono intervenuti Mathias von Gersdorff e Beno Hofschulte, dellaTFP tedesca, e Hugo Bos, della TFP olandese, che hanno informato sulle diverse iniziative delle TFP in Europa Ha suscitato particolare interesse il resoconto di von Gersdorff sulla campagna Kinder in Gefahr (Bambini in pericolo), dedicata specialmente alla difesa dell’infanzia Dopo gli interventi è seguito un incontro conviviale accompagnato dal canto di Weihnachtlieder tradizionali.
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Il senso della Tradizione
Ricordo aver visto, in una Chiesa austriaca, il sepolcro di un Imperatore del Sacro Impero circondato da figure araldiche in bronzo che rappresentavano Principi elettori e nobili dell’Impero Era de toute beauté! Nomi prestigiosi, da racconto di fate, ognuno con la sua corona e vestito in grande gala. Sono passati i secoli, ed eccoli ancora lì, in atteggiamento di servizio contemplativo, rendendo omaggio al loro Imperatore scomparso. È un oggetto storico, sul quale però alleggia una realtà del passato ancora presente. Non si tratta, quindi, di un passato, ma di una Tradizione ancora viva.
Contemplando quel sepolcro, ebbi l’impressione che qualcosa si stesse svegliando in me. Era la Tradizione del Sacro Impero condensata in quel monumento, che si faceva viva al mio spirito. Mi sono immediatamente identificato con quella Tradizione. Era il passato? Ovviamente, sì. Ma era anche il presente. Ed era soprattutto il futuro. C’era lì una promessa di restaurazione che mi fece esultare
di Plinio Corrêa de Oliveira Sepolcro di Massimiliano I, nella Innsbruck Hofkirche (Da una riunione per soci e cooperatori della TFP brasiliana, 7 luglio 1977. Tratto dalla registrazione, senza revisione dell’autore)