BeLeaf Magazine - January 2023

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26

22 Politiche sulle droghe Le riforme del Portogallo per frenare le tossicodipendenze

23 Cannabis nel mondo / 1 La Germania sarà pronta a legalizzare nel 2023?

24 Cannabis nel mondo / 2 Come riparte l’anno della cannabis in Usa

25 Cannabis nel mondo / 3 New York New York, una scommessa verde

28 Grow Report Mimosa Evo il trionfo dell’evoluzione degli strains

32

Promo news / 1

usare gli enzimi, piccoli aiutanti biochimici

Coltivazione

BeLeaf gennaio-marzo 2023 3
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Il dibattito su Twitter
Cannabis
Una Regione antiproibizionista è possibile
6 Cannabis nel mondo Non solo “mal d’Africa”,
la Giamaica
il
13
14
e politica / 1
della
Non
15 Cannabis e politica / 2 Chi ha paura
riduzione del danno? 16
solo cannabis Il Rinascimento psichedelico: funghi e MDMA con prescrizione 19 Cannabis e giustizia Legalizzazione riduce gli arresti più della depenalizzazione 21 La nuova eroina Il Crack gira più di prima: serve la riduzione del danno
Perché
33 Promo news / 2 Booster della fioritura: facciamo un po' di chiarezza 34
Come ingrassare le cime di cannabis
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60 Canna

BeLeaf gennaio-marzo 2023 5 37 Thc e corpo umano Female minority report: come le donne consumano cannabis 39 Fitocomplesso e nuove interazioni Il fitocomplesso e le sinergie tra l’acido cannabidiolico (cbda) e il cannabidiolo (cbd) 41 Il mondo della cannabis Cosa sono i terpeni? 42 Cannabiscienza Cannabinoidi come potenziale cura nel cancro 44 Natura e canapa Olio CBD cos’è? come funziona? 48 Diritti globali LGBTQIA+ e antiproibizionisti per la legalizzazione dei diritti 50 In giro per il mondo con la cannabis Il Carnevale della canapa?
54
55
commedia antiproibizionista! 65 Consigli di
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53
Cannabis e informazione L’erba del vicino, un podcast sugli effetti della legalizzazione negli USA
Cinema e tv Disjointed non è una serie da vedere senza joint!
Cannabis in tv e al cinema “Falla girare!” una
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NON SOLO “MAL D’AFRICA”, ANCHE LA GIAMAICA PUÒ LASCIARE IL SEGNO

Il racconto di un viaggio di due settimane nel Portland, la regione più selvaggia della Giamaica

REDAZIONE CANNABIS NEL MONDO

el momento stesso in cui si atterra a Kingston si viene letteralmente investiti dal buio delle strade non illuminate e non asfaltate, ma piene di vita; in ogni angolo dell’isola si trovano i sound system, perennemente accesi (con un’ottima acustica) sulle sonorità reggae, affiancati da persone di qualsiasi età, genere, professione e classe, che fumano ganja, con la stessa naturalezza che noi europei abbiamo nel fumare le sigarette. Si fuma esclusivamente nei luoghi aperti: mentre si cammina; mentre si manovra un caterpillar; mentre si fa la spesa al mercato; si fuma nell’attesa, al bar, mentre si gioca a domino (molto diffuso nei bar). Del resto, in un’isola in cui le sigarette costano non meno di 15€, è comprensibile che le persone preferiscano fumarsi l’erba, che ha un costo di circa 7€/gr. Tutto splendidamente legale, perché dal 2015 il consumo e la coltivazione della cannabis sono state depenalizzate ed è oggi possibile possedere fino a 57gr di sostanza e 5 piante procapite. Nel 2015, anche l’Università delle Indie Occidentali Mona Campus ha inaugurato una piantagione sperimentale della pianta.

L’erba può essere acquistata presso le herb house o direttamente dai numerosi herbalist. Naturalmente le herb house o le aziende agricole garantiscono una qualità che in strada non è raggiungibile ed è comunque sconsigliato acquistarla per strada. Un fenomeno interessante è che, alle soglie del 2023, la depenalizzazione della cannabis ha avuto degli esiti molto differenti dagli altri Paesi che hanno regolamentato l’utilizzo e il consumo della pianta. Se in Europa e negli Stati Uniti d’America si sono diffuse migliaia di aziende agricole e negozi rivenditori, nonché centinaia di prodotti trasformati, e se in alcuni Paesi si tende alla gestione della cannabis sulla falsa riga del tabacco, in Giamaica si è semplicemente normato un fenomeno ancestrale largamente diffuso, senza particolari cambiamenti sia nella distribuzione, sia nella modalità di consumo. Ad esempio, nei Paesi Bassi, il consumo è regolamentato in modo molto stringente, tale per cui è possibile acquistare ed assumere cannabis esclusivamente nei coffee shop o nella propria abitazione. Come detto, in Giamaica l’odore inconfondibile è presente in ogni dove ed è possibile acquistarla anche nel villaggio rurale più remoto. Certamente, la ferrea regolamentazione statunitense ed europea consente anche un controllo sulla qualità e salubrità del prodotto e del suo packaging.

Un po' di contesto e storia

Quanto avvenuto in Giamaica è da un lato un paradosso del neoliberalismo sfrenato vigente sull’isola, dall’altro è perfettamente coerente con un modello di società che reputa lo Stato inutile. La Giamaica, infatti, è vittima di un modello economico-politico appiattito su quello britannico, secondo cui lo Stato non deve fornire alcun servizio, ma anzi incentivare l’iniziativa privata, innescando anche dei meccanismi psicologici legati alla competizione, all’individualismo e alla violenza. D’altro canto, il modello inglese è inevitabile, tenuto conto che nel 2022 la Giamaica è ancora una monarchia parlamentare guidata dal re d’Inghilterra Carlo III!

In un contesto in cui il 19% della popolazione è estremamente povera (ovvero vivono con 2 US dollari al giorno), esiste un 9% di tasso di disoccupazione[1] e un’inflazione pari al 6%, l’approccio neoliberista ha determinato una nuova conformazione urbana e rurale che ha acuito la diseguaglianza almeno in due aspetti: (1) il degrado infrastrutturale dello spazio pubblico (abitazioni, strade, reti fognarie, servizi sanitari, infrastrutturali e dei trasporti) e (2) un divario socioeconomico sempre più ampio tra i quartieri residenziali in muratura, recintati e protetti da società di vigilanza privata e quegli abitanti urbani a basso reddito in quartieri fatti di tetti in lamiera e pareti in legno fatiscenti, che vengono spazzati via dagli usuali uragani. Per rendere l’idea: l’isola è estremamente ricca di acqua potabile[2] ma, a causa delle condutture che risalgono agli anni ‘60, la Commissione Nazionale dell’Acqua effettua continuamente delle interruzioni dell’acqua corrente, obbligando le persone a pagare cifre proibitive per dotarsi di cisterne da far riempire da aziende private[3]. Nel 2015, tra l’altro, il governo ha esplicitamente accolto l’invito della Banca Mondiale a privatizzare la distribuzione dell’acqua.

Un altro esempio di remissione da parte dei giamaicani e di retaggio Dickensiano, è quando il governo ha deciso di rastrellare tutte le persone con disagio mentale ed economico e di incarcerarli per 24 ore per nasconderli ai turisti sbarcati a Port Antonio dalla nave crociera.

Saranno le onnipresenti canne o il clima tropicale, ma è un popolo molto rilassato, a volte anche troppo. Sarebbero numerose le battaglie che vorrebbero intraprendere ma che non affrontano. In alcuni casi, come per Winnifred Beach, hanno saputo bloccare l’ennesimo tentativo di privatizzazione di una spiaggia frequentata dalla comunità non solo per i bagni, ma anche per feste, bancarelle, cibo ed artigianato. La maggior parte delle spiagge, infatti, è purtroppo privata con costi di ingresso (per turisti e locali) che spaziano dai 7 ai 20€.

Secondo alcuni accademici specializzati sull’isola caraibica, il colonialismo britannico nei Caraibi ha avuto l'effetto di produrre sistemi politici basati sul clientelismo, su una cultura politica polarizzata grazie anche alla monopolizzazione del potere da parte di élite economiche e politiche[4].

Il colonialismo britannico si è instaurato dopo un periodo di dominio spagnolo; all’arrivo di Cristoforo Colombo, nell’isola caraibica esistevano solo gli Arawak, presto sterminati dai coloni spagnoli. Gli arawak, come narrano diverse canzoni reggae, erano infatti un popolo pacifico ma anche orgoglioso che cercò di rifiutarsi di farsi schiavizzare nelle piantagioni estirpate dai territori che loro prima vivevano liberamente. Chi non perì ribellandosi, morì di malattia e di stenti nelle piantagioni. Avendo sterminato tutti gli indegni, l’isola divenne il porto ideale per lo schiavismo dei popoli africani verso l’America. Anche in questo periodo, in cui i colonizzatori divennero gli inglesi (1655), l’isola fu terreno di rivolte contro i torturatori; sono numerosi, infatti, gli schiavi fuggiti sulle montagne, come il popolo dei maroons, che ha combattuto per quasi duecento anni, sconfiggendo le ben equipaggiate truppe inglesi. I maroons impedirono agli inglesi di controllare il nord-est della Giamaica e tuttora controllano un territorio montano ristretto.

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La più famosa maroon è Nanny, una schiava originaria dell’attuale Ghana, appartenente al gruppo etnico Ashanti, il quale in madrepatria aveva scacciato gli inglesi. Nanny, con questa eredità storica, ha guidato rivolte e vittorie, avvolte dal mistero del suo potere di fermare le pallottole con la forza delle sue melodie, aiutata dagli animali della giungla e delle montagne. Purtroppo, però, gran parte dell’umanità presente sull’isola restò in schiavitù fin quando questa non venne abolita (1834). La Giamaica ha oggi poco più di tre milioni di abitanti, quasi tutti discendenti degli schiavi che i colonizzatori spagnoli e inglesi strapparono dalle coste africane per ottenere manodopera nelle grandi piantagioni di banane, pimento, caffè, frutta tropicale e canna da zucchero.

Il Paese è stato dunque condannato a una profonda diseguaglianza, con tutto ciò che ne consegue (la letteratura accademica fornisce migliaia di riflessioni sul tema). Le élite politico-economiche, in particolare, si sono conformate a partire dagli anni ‘50, quando città come Kingston iniziavano la trasformazione in centri commerciali ed industriali, facendo accorrere la povera gente dalla campagna alla ricerca di lavoro. Tuttavia, ciò che trovarono era lavoro sfruttato ed umiliante che costringeva le persone a vivere in baracche urbane permanenti. Queste masse vennero inizialmente riunite dai sindacati-partito che, se da un lato guidavano rivolte antigovernative, dall’altro combattevano per accaparrarsi le risorse statali, da distribuire generosamente tra i propri associati in modo clientelare. Negli anni ‘80, la Giamaica divenne anche l’isola di applicazione radicale dei principi della Scuola di Chicago, imponendo una privatizzazione massiva che ha contribuito a svalutare la valuta locale, aumentato l'inflazione e quindi il prezzo di cibo e servizi. Questo da un lato ha aumentato ancora di più la fascia di poveri spinti nell’economia informale e di sopravvivenza (venditori semi ambulanti di ogni bene), dall’altra ha determinato la perdita di potere dei sindacati. Adesso che il pubblico quasi non esiste più, viene meno l’attività clientelare dei sindacati a vantaggio delle nuove gang, pesantemente armate, che gestiscono un territorio con forti disagi socio-economici. L’isola si è così riempita dei cosiddetti duppies (fantasmi), che si barcamenano nella povertà estrema e cercano di sopravvivere in un’isola che potrebbe fornire sufficiente cibo fresco e salutare a tutti i suoi abitanti, ma che tuttavia viene principalmente esportato negli USA o venduto localmente a prezzi europei. Come succede in Italia, spesso pur di sopravvivere[5], la gente si concede alla gang, non vedendo alcuna alternativa fornita dalla legalità. Ma

qui, a differenza dei Paesi europei e nord americani, la gente, nonostante sia abbandonata dallo Stato, riesce comunque a restare sorridente, accogliente, disponibile e sempre pronta a fare party. Non dimenticherò mai il racconto della residente Carla Gullotta che, dopo esser stata travolta da un uragano, si è ricongiunta con i vicini per valutare i danni subiti e si è vista invitare con un gran sorriso all’ “hurricane party”: prima di mettersi a lavorare per ricostruire il villaggio e togliere il fango dalle strade, era giusto festeggiare la vita. La fatica può attendere e risulta meno opprimente se prima si è stati bene e in compagnia solidale. Come intona la nota cantante giamaicana Koffee “Coming from the west indies, I wanna just party”.

Secoli di sfruttamento, torture, di smembramento di intere famiglie, di annullamento della cultura, della lingua, delle tradizioni e delle religioni, hanno determinato un trauma collettivo persistente anche nei giovani giamaicani che vanno a ballare nelle danzhall. Gli giamaicani, a differenza di diversi popoli africani, ricorda molto bene le umiliazioni subite e, tramite la musica, cercano di recuperare la loro cultura rubata e violentata, ma sopratutto di mantenere viva la memoria storica di quanto subito.

Il reggae

Proprio per questo, la musica è la perenne presente. La Giamaica (assieme a Cuba e Brasile) è uno dei rari posti al mondo dove è possibile andare senza la propria playlist, perché la musica (reggae) è onnipresente ed accompagna sempre i tuoi passi. In città come in campagna, ogni macchina possiede delle casse con potenti subwoofer per godere dei bassi; non è raro che sul tetto della macchina venga montato direttamente un sound system. E all’arrivo del giovedì sera, inizia la festa del fine settimana, con danzhall nelle yard private e pubbliche e per le strade, con i lampioni spenti e le macchina che ti passano accanto. Come in Italia, le serate non si animano prima della mezzanotte, per proseguire fino al mattino. La festa si conclude realmente la domenica notte, spesso con ritmi più lenti, come il dub o il rocksteady. Anche per chi, come me, è sempre stata un’ascoltatrice strictly roots and culture, la danzhall ti entra nel cuore muovendo i tuoi piedi sul ritmo incalzante, mentre si osserva increduli le strabilianti danze, spesso estremamente sessualizzanti e sessualizzate. I selector suonano gli innumerevoli artisti giamaicani, amati perché cantano le storie dei sufferers, ovvero la cronaca quotidiana di una realtà troppo spesso ignorata da chi viene solo a godersi

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le belle spiagge e la ganja. Non bisogna tuttavia dimenticare che molte canzoni, anche famosissime nell’isola, riportano realtà estremamente violente, tanto che lo Stato giamaicano conduce politiche di censura e controllo dei testi. Secondo Spence[6], la Giamaica non ha saputo sfruttare realmente l’industria musicale della dancehall perché lo Stato storicamente si è limitato a considerarla come musica di marginali e criminali da reprimere (prima per il consumo di erba, poi per i testi sulla libertà, ma anche omofobi, sessisti e sulle armi). L’ennesimo esempio di un governo incapace di ascoltare il disagio del suo popolo per trovare delle soluzioni eque.

Cosa vedere

In Italia, la nota canzone dei Radici del Cemento avverte sulle ombre dell’isola, disincentivando un turismo inconsapevole. Purtroppo, quest’ultimo si è comunque sviluppato, specialmente nella zona occidentale (Negril e dintorni), dove i turisti vengono chiusi in lussuosi resort recintati in cui addirittura si può pagare in euro e non è essenziale parlare inglese (cosa cruciale altrove, giacché il giamaicano stretto può risultare ostico se non si padroneggia bene l’inglese). Sono numerose le persone che desiderano andare in Giamaica solamente per le spiagge, il clima e il divertimento. Legittimo, ma la Giamaica offre molto di più. Basta prendere un mini-bus da Montego Bay o da Kingston e in 3 ore si raggiunge la regione del Portland, nella parte nord-orientale dell’isola. Qui è la natura selvaggia e rigogliosa a fare da padrona[7], affiancata dalla gentilezza dei locali. Decine di cascate immerse nella giungla che confluiscono in fiumi o torrenti, dai colori cristallini e verde smeraldo. Distese infinite di palme di cocco, di banane e di ananas, piante di cacao, caffè, guava, noce moscata. Piante dalle foglie rosse intenso che sembrano fiamme in mezzo a un verde sbalorditivo e che offrono innumerevoli cure e applicazioni culinarie. La giungla e le montagne blu dell’entroterra arrivano prepotentemente fin sulle spiagge caraibiche, generando laghetti di acqua dolce e salata come a Frenchman’s cove, o adornando la spiaggia garantendo la frescura molto apprezzata (Winnifred Beach) in un clima tremendamente caldo e umido. Il Portland offre anche una barriera corallina (San San Beach), isolotti raggiungibili a nuoto o con una delle tante barchette delle genti locali. Imperdibile è la Blu Lagoon, un’insenatura mozzafiato dai colori blu, azzurro e verde, circondata dalla giungla. Le onde oceaniche consentono anche ai più sportivi di divertirsi con il surf, ad esempio a Boston Beach, per poi rifocillarsi con il tradizionale jerk.

Il viaggio

Ho visitato la regione del Portland in 2 settimane nel mese di Dicembre, muovendomi esclusivamente a piedi, con i taxi route o i mini van. Come cercato di delineare nei precedenti capoversi, in Giamaica i servizi pubblici sono ridotti all’osso, pertanto i mezzi pubblici -specialmente nel Portland che è una regione rurale e non turistica - non esistono. Lo Stato ha incentivato la nascita dei taxi che funzionano esattamente come i bus nostrani, con la differenza che nei taxi sono presenti 5 (talvolta 7) posti a sedere comodi, mentre è nell’interesse del tassista far entrare quante più persone possibili. È assolutamente comune viaggiare schiacciato dalle altre persone e dalle loro spese. Personalmente, mi è anche capitato di tenere sulle gambe una bambina con il suo zaino di scuola. Ovviamente, essendo un servizio privato, non esistono biglietti a tempo e bisognerà pagare ogni corsa in base alla distanza (il costo minimo equivale a 1,5€). Ma la musica è inclusa nel prezzo! Certo, a volte ti può capitare il tassista appassionato di Celine Dion che fa suonare le tracce a volume altissimo, ma con nessun cuore ci si può lamentare di fronte a tanto romanticismo. Capita anche, come nel mini bus verso Kingston, che il tassista metta delle hit che fanno cantare i clienti, nonostante la scomodità. Simpatico anche l’episodio di un taxi con la radio rotta e di una mamma che per far addormentare la sua neonata mette sul cellulare una canzone.. rigorosamente reggae!

Da donna, bianca e sola non mi sono mai sentita realmente sola mentre giravo per l’isola. I giamaicani, infatti, sono un popolo socievole e curioso, sempre disposto ad aiutarti e a intraprendere una conversazione. Dalle loro parole si percepisce la profonda spiritualità – non necessariamente religiosa, sebbene siano numerosi i protestanti[8]-, l’amore per la vita e per la natura, l’odio per le ingiustizie, la leggerezza e la solidarietà.

Non posso negare di aver parlato con centinaia di uomini e poche decine di donne; questo perché i giamaicani sono ossessionati dal flirt sentimentale e dal comportamento maschilista della conquista della donna, specialmente se turista -quindi, ai loro occhi, ricca. Detto ciò, rispettano i confini e non esagerano (quasi mai) con le parole, facendoti sentire a tuo agio e spesso strappandoti un sorriso per il loro eccessivo romanticismo. Naturalmente, ancora una volta, la musica reggae mostra una persistente violenza di genere con

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terribili tassi di omicidi dentro le case e ancora molta omofobia, favorita da una legge contro le persone LGBTQIA+. Da turista, non mi sono mai sentita in pericolo, anche quando le giamaicane mi urlavano ” brave lioness” perché mi addentravo sola nella giungla (per inciso, nella giungla non c’è fauna selvatica mortale). Naturalmente, in città, come in qualsiasi città del mondo, occorre prestare maggiore attenzione e di notte diviene necessario evitare gli spostamenti a piedi, favorendo i taxi (costosi e su cui bisogna negoziare il prezzo) anche per brevi tragitti. Tuttavia, in città come Kingston esistono vie molto larghe e trafficate assolutamente sicure, pertanto è davvero facile evitare le vie più problematiche. Al contempo, il visitatore distratto viene assistito dai locali che lo proteggono in modo molto amichevole. A un turista neofito consiglierei di andare in Giamaica dopo essersi “impratichito” con altri Stati o, comunque, di ricordarsi di coniugare la gentilezza con una sana dose di allerta e precauzione.

Se vi ho incuriositi e siete pronti a condurre un viaggio all’esatto opposto dei comodi resort della costa occidentale, vi consiglio, infine di alloggiare a Drapers (7km da Port Antonio) presso la guesthouse Drapers San, gestita da Maria Carla Gullotta e da una delle sue figlie, Francesca. Una splendida casa un po' giamaicana e un po' italiana, circondata dalla giungla e dal mare. Il mio viaggio, organizzato all’ultimo minuto, non sarebbe mai potuto essere così scevro di problemi se non avessi alloggiato da loro, le quali mi hanno aiutata a visitare i luoghi più suggestivi ed autentici, con guide professionali e competenti. Tj, il loro dipendente, cucina a richiesta dei meravigliosi piatti giamaicani e alla sera potrete rilassarvi sotto un incredibile cielo stellato, accompagnato dal canto di centinaia di ranette notturne, oppure andare a ballare in uno dei baretti di Drapers o nei locali di Port Antonio. Per chi fosse interessato a conoscere la Giamaica profondamente, Drapers è il luogo ideale sia perché ti consente di raggiungere facilmente i luoghi più selvaggi e belli, sia perché Carla è una fonte inesauribile di informazioni, aneddoti, esperienza e riflessioni sull’isola. Francesca, con la sua energia, la sua dolcezza e accoglienza, vi accompagnerà a lasciar andare l’abbrutimento e la frustrazione generato nelle società occidentali, per abbandonarvi alla serenità e alla spensieratezza e godervi appieno l’isola.

COSA PORTARE

• repellente per zanzare

• zanzariera da letto

• sandali adatti a fango e acqua

• cartine, filtri e sigarette

• macchinetta subacquea

• torcia

Focus sulle donne giamaicane

In Giamaica muoiono ogni anno il 28% delle donne, ovvero una donna giamaicana su 4 subisce violenza da parte degli uomini nel corso della vita. Il 23% delle violenze viene perpetuato da un uomo con cui non si ha una relazione (parente, vicino di casa, sconosciuto, etc), il restante dal proprio partner. Secondo il governo giamaicano, le violenze fisiche e sessuali avvengono per il 6% nelle zone urbane e specialmente verso giovani donne, spesso obbligate a sposarsi ancora minorenni (8%) con i propri aguzzini. La violenza sulle donne è solamente l’espressione più manifesta e crudele di una società patriarcale e sessista, che esercita discriminazione quotidianamente nelle piccole cose. Eppure, osservando esclusivamente le statistiche sulle discriminazioni di genere, la Giamaica sembrerebbe un Paese quasi perfetto, con un indice di sviluppo di genere pari all’88% (in Italia è del 97%!) e il 29% dei luoghi di potere istituzionali coperti da donne. Effettivamente, nell’upper class sono numerosissime le donne imprenditrici o in ruoli di potere. Inoltre, nel 2006 la Giamaica si è distinta per avere avuto la prima ministra (poi ri-eletta nel 2012) a guidare

un governo delle isole caraibiche. Questo rende ancora più evidente la necessità di politiche volte al sostegno delle vittime e all’educazione verso il rispetto della vita, a prescindere dal genere, colore, orientamento sessuale, classe, etc.

In Giamaica spesso il destino di una donna è già scritto alla sua nascita e, come da buon principio protestante, verrà lasciata sola nel suo tentativo di divergerlo. Chi nasce povero, difficilmente riceverà una buona nutrizione (fondamentale per lo sviluppo cognitivo, oltre che per una salute forte) e ancora più difficilmente concluderà gli studi di base -obbligatori solo fino ai 12 anni. Questi ostacoli sociali spingono inevitabilmente le ragazze a una lotta per la sopravvivenza, fatta di piccoli e grandi crimini che vengono affrontati dallo Stato solamente con la repressione e la violenza. Inoltre, a causa di una società basata sui servizi a pagamento, spesso anche solo studiare diviene un’impresa: se la scuola è pubblica e fornisce le divise, raggiungerla implica il costo del taxi, dei manuali e il costo del cibo. Molte famiglie sono obbligate a scegliere tra il pagamento per gli spostamenti e quello per il cibo. Da rimarcare che i bambini, di qualsiasi età, vanno a scuola senza esser accompagnati da adulti. D’altro canto, in alcuni casi sono le stesse ragazze a preferire il cibo ai trasporti, giacché questi implicano spesso violenza, specialmente per le giovani meno abbienti. In altri casi, adulti e minori optano per l’illegalità che, nonostante il rischio, consente di accumulare qualche risparmio per vivere dignitosamente. L’illegalità per le donne significa sovente prostituirsi o sposarsi con uomini molto più grandi.

Come dice Carla Gullotta, «una delle molteplici e tragiche piaghe lasciate dalla schiavitù in Giamaica è la distruzione dell’istituzione famigliare, un concetto che solo adesso e con fatica, si sta ricreando. La fedeltà, per gli uomini giamaicani, non è un valore. A un anno dalla nascita del primo figlio non è raro che il neo padre si costruisca un’altra famiglia altrove. Il problema è che se la donna si trova da sola con i figli e senza lavoro, anziché allontanare il marito fedifrago e spesso violento, è costretta a tenerlo in casa passando ai suoi figli, e soprattutto alle figlie, un messaggio di subalternità profondamente sbagliato oltre che molto pericoloso».

La società maschilista e sessista ha determinato anche un’evoluzione estremamente sessualizzante delle donne. Al di là delle temperature molto alte presenti in Giamaica, la norma per le donne è vestirsi con abiti (made in China) che lasciano molta pelle visibile e serrato in taglie strette. Come noto, le donne sono anche le principali protagoniste delle danzhall, cimentandosi in passi notevoli ma anche esplicitamente sessuali. Nonostante la società sia così maschilista, le donne dimostrano chiaramente la loro forza, resilienza e determinazione.

La povertà e il maschilismo ha causato, probabilmente, anche un fenomeno sui generis: le donne, molto più frequentemente che gli uomini[9], sono gravemente sovrappeso ma fiere di esserlo. Oggettivamente, la loro cura per lo stile e l’estetica le rende molto belle e attraenti. Il grasso sul corpo, inoltre, crea anche effetti ipnotici durante le vorticose danze. Sebbene sia fondamentale essere orgogliosi di chi si decide di essere e bisogna amarsi per ciò che siamo, è innegabile, tuttavia, che l’obesità sia un problema sociale e sanitario, spesso causato da una cattiva alimentazione. Al contempo, alcune culture, specialmente nel continente africano, interpretano il sovrappeso come un indicatore di benessere e opulenza. Nei Paesi come la Giamaica la cattiva alimentazione coincide con la povertà perché il cibo spazzatura è più economico e genera maggiormente la sensazione di pienezza. Letto in questi termini, l’affascinante abbondanza dei corpi delle donne giamaicane risulta essere un’ingiustizia sociale.

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NOTE

[1] Per confronto, in Italia la disoccupazione è del 7,9% e l’inflazione all’8%.

[2] Il nome Giamaica deriva dalla parola Xaymaca - un termine che significa "terra di legno e acqua" che veniva usato dagli indigeni per descrivere l'isola.

[3] In ogni caso, nel 2020 solamente il 70% della popolazione veniva raggiunto dall’acqua corrente potabile (McDonald, David A., Susan J. Spronk, and Daniel Chavez. "Public water and Covid-19: dark clouds and silver linings." (2020).

[4] Edie, Carlene J., ed. Democracy in the Caribbean: Myths and realities. Praeger Publishers, 1994.

[5] In Giamaica esiste il salario minimo, pari a 50 euro settimanali

[6] Spence, KimMarie. "When money is not enough: Reggae, Dancehall, and policy in Jamaica." The Journal of Arts Management, Law, and Society 49.1 (2019): 45-60.

[7] In Giamaica il 55% del suolo è giungla.

[8] Il 65% della popolazione è protestante e il 21% non segue alcuna religione.

[9] Nel 2022, il 14% dei maschi era obeso a fronte del 41% delle femmine.

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UNA REGIONE ANTIPROIBIZIONISTA È POSSIBILE

Segue il Piemonte con 3.100,46 chili sequestrati, la Liguria con 2.023,23 e la Valle d’Aosta con 37,31. La Lombardia è una delle regioni con il tasso più alto di sequestri rapportato al numero degli abitanti, e pensare che solo una piccola parte di sostanze vengono sequestrate, quindi presumibilmente il numero di sostanze in circolazione è molto più alto: i dati che ci arrivano poi dai rapporti sia italiani che europei indicano un aumento dei consumi, in particolare un aumento dei consumi multipli di diverse sostanze.

Questi dati ci indicano la via politica della Riduzione del danno, in un’ottica antiproibizionista che ponga il ‘conoscere per deliberare’ della persona come elemento primario per poter prendere una decisione di consumo sulla propria persona. In quest’ottica le regioni devono accogliere le nuove disposizioni, per cui la Riduzione del Danno rientra all’interno dei LEA (Livelli essenziali di assistenza) e diventa quindi elemento, appunto, essenziale, su cui investire a livello sanitario.

Oggi, lo sappiamo, l’uso personale è decriminalizzato, ma i costi della giustizia per reprimere le persone restano alti così come i procedimenti amministrativi e penali che si aprono, anche e ancora ai danni dei consumatori, ma anche ai danni delle aziende di cannabis light ad esempio, non tutelate da una legge mozzata e incompleta. Si investe ancora in repressione e poco in sicurezza, che è declinabile in molti modi, in primo luogo rispetto al diritto alla salute.

In questo periodo di elezioni capita di analizzare i fenomeni politici dal punto di vista territoriale, consapevoli del fatto che trattare con radicalità un tema è pratica possibile sia a livello nazionale, che regionale ed anche locale. Senza parlare dell’enorme lavoro che bisogna intraprendere a livello europeo e transnazionale, certamente.

Ma fermiamoci un attimo alle regioni, perché è bene capire come le istituzioni possono intervenire, ed è bene sapere cosa i cittadini possono e devono chiedere alla politica.

Il mese di febbraio si è caratterizzato dalle elezioni regionali della Lombardia e del Lazio, due delle regioni più grandi, ricche e meno antiproibizioniste d’Italia nonostante i dati ci dicono che la maggior parte delle operazioni antidroga e la maggioranza delle segnalazioni si attivino proprio in queste due regioni.

Per una questione di residenza e miglior conoscenza del contesto lombardo, darò qualche numero per far comprendere meglio la situazione.

Il 25% delle operazioni di polizia relative ai sequestri di sostanze avviene nelle regioni settentrionali, il 18% in Lombardia, superando le 3.500 operazioni. Sono stati 12.634,02 i chili di sostanze stupefacenti sequestrati in Lombardia, il 14,8% del totale che ammonta a 17.795,02 chili su un calcolo che ricopre il nord-ovest.

Il dato positivo, per non dimenticarci nulla, riguarda le segnalazioni per violazione dell’art. 75 DPR n.309/90: nel 2011 le segnalazioni in Lombardia erano sul valore assoluto 5.189, nel 2021 sono state 1.894 diventando la seconda regione del nord-ovest per segnalazioni dopo Torino, che ha preso il comando di questa classifica. Questo dato si può considerare sì positivo, ma il nostro approccio sarà sempre quello di convincere che oggi anche l’applicazione amministrativa dell’articolo 75 è incongrua alla proporzione del reato commesso, ovvero quello di consumo personale.

Un cambio di passo è indispensabile, a partire da una regioni più popolose d’Italia, perché stigma e repressione sono ancora alti e mal indirizzati anche rispetto alle nuove evidenze scientifiche. Infatti, le operazioni relative al sequestro di sostanze stupefacenti si concentrano a livello regionale, anche qui, in modo prevalente sulla cannabis, l’hashish e le piante di cannabis, con tassi elevati di sequestro rispetto alla popolazione ed un impiego delle forze dell’ordine in questo campo non indifferente, a volte inopportuno, come per l’iniziativa ‘Scuole Sicure’ che fu promossa dall’allora Ministro degli Interni Salvini e mai totalmente eliminata come approccio securitario.

Un cambio di passo, anche in questa regione, per cambiare prospettive e retoriche è possibile:a prescindere dall’esito delle elezioni lotteremo fuori e dentro il palazzo per concretizzare delle politiche quanto mai vicine ai cittadini, sotto il profilo dei diritti civili, sociali ed economici.

BeLeaf gennaio-marzo 2023 14 CANNABIS E POLITICA
Giulia Crivellini Avvocata e Tesoriera di Radicali Italiani

CHI HA PAURA DELLA RIDUZIONE DEL DANNO?

LEONARDO FIORENTINI

I“l Comitato esprime preoccupazione per l’approccio punitivo al consumo di droghe e per l’insufficiente disponibilità di programmi di riduzione e del danno. Il Comitato raccomanda che lo Stato riveda le politiche e le leggi sulle droghe per allinearle alle norme internazionali sui diritti umani e alle migliori pratiche, e che migliori la disponibilità, l’accessibilità e la qualità degli interventi di riduzione del danno”.

Così, a metà ottobre, si era espresso sull’Italia il Comitato per i diritti economici, sociali e culturali dell’ONU (CESCR) al termine della sua 72esima sessione a Ginevra. Un chiaro e autorevole invito al Governo italiano a riconsiderare l’attuale approccio verso le droghe e chi le consuma, nel solco di un recente approccio “olistico” delle istituzioni internazionali che finalmente indagano gli intrecci fra il sistema di controllo globale delle droghe e le convenzioni sui diritti umani.

Vivessimo in un paese normale questo 2023 sarebbe dedicato ad una pubblica discussione su come implementare i programmi di riduzione del danno e come modificare la legge.

Invece siamo in Italia, e per di più con un governo di destra appena entrato in carica. Così, il primo atto dell’esecutivo è stato congelare il Piano d’Azione Nazionale sulle Dipendenze (PAND), al quale rimaneva da passare solo il vaglio della Conferenza Stato Regioni. Proprio quel PAND che inquadrava la riduzione del danno come uno dei pilastri di intervento sulle droghe, e che per questo era stato portato come prova “a discolpa” dal precedente governo a Ginevra.

Il secondo è stato affidare la delega alle “politiche antidroga” ad Alfredo Mantovano, il padre naturale della legge più criminalizzante sulle droghe, la Fini-Giovanardi.

Un secco uno-due che tramortirebbe chiunque, figuriamoci chi negli anni ha subito prima l’ostracismo, meglio la negazione, del duo Giovanardi-Serpelloni e poi il completo disinteresse del centro-sinistra, rotto solo dal timido - ma che oggi potremmo definire quasi eroico - tentativo di Dadone di

convocare prima la Conferenza nazionale e redigere quindi il PAND.

Così gli operatori della riduzione del danno hanno cominciano a trovare le porte chiuse, e non solo nelle regioni di destra.

È il caso Neutravel, uno dei progetti più innovativi del panorama italiano, capace negli anni anche di trovare finanziamenti in Europa, che oggi rischia la chiusura. Nonostante il drug checking sia diventata una pratica inserita nei Livelli Essenziali di Assistenza della Regione Piemonte, nulla assicura alle operatrici e agli operatori del progetto che nasce nel 2007 da una partnership tra settore pubblico e privato sociale di poter operare anche quest’anno nei luoghi del divertimento giovanile.

Ma i venti soffiano contrari anche altrove, come se da Roma fosse arrivato un qualche aut aut. Però, come ha scritto recentemente Susanna Ronconi su Fuoriluogo, non si potrà a lungo far finta che il mondo sia lo stesso di venti, trenta o quarant’anni fa. Proprio a Torino si è aperto un dibattito sulla necessità di aprire una stanza del consumo, stimolato dall’Amministrazione comunale che fa parte della neonata rete italiana per nuove politiche sulle droghe. Una rete che comincia a muovere i primi passi e che può guidare un movimento che dal basso si contrapponga alle politiche oscurantiste del Governo Meloni. Dall’alto anche il Consiglio dell’Unione europea, grazie all’iniziativa della presidenza Ceca, nelle sue conclusioni in materia di politiche delle droghe e diritti umani ha ritenuto richiamare gli stati a elaborare politiche basate sull’evidenza e sui diritti umani, sulla lotta allo stigma, sulla proporzionalità delle pene, assicurando l’accesso ai trattamenti, Riduzione del danno inclusa.

Una manovra a tenaglia quindi, che mette insieme le Istituzioni internazionali e le amministrazioni locali e che deve però avere l’attenzione e il supporto delle comunità, a partire da coloro che le sostanze le usano e che devono prendere coscienza dell’urgenza di recuperare la propria soggettività politica.

BeLeaf gennaio-marzo 2023 15 POLITICA E CANNABIS

IL RINASCIMENTO PSICHEDELICO: FUNGHI E MDMA CON PRESCRIZIONE

BeLeaf gennaio-marzo 2023 16 NON SOLO CANNABIS

La psilocibina e la psilocina, come la il tetraidrocannabinolo, sono presenti nella Tabella I ai sensi della Convenzione delle Nazioni Unite del 1971 sulle sostanze psicotrope, in Italia è il DPR 309/90 a elencare le sostanze proibite. La depenalizzazione della cannabis, su sollecitazione dell’ONU nel 2020, ha creato un effetto domino sulla legalizzazione degli endogeni negli USA. In alcuni paesi DMT, ibogaina, mescalina, psilocibina e psilocina sono autorizzati su prescrizione medica e in pratiche religiose legalmente in quanto "allucinogeni naturali a base di piante o funghi". Un vero e proprio Rinascimento Psichedelico che parte dagli yankee e passa per gli ospedali di Svizzera e Paesi Bassi per arrivare in Europa. Una rivoluzione da non perdere di vista dal nostro piccolo paese che, se non si sbriga a legalizzare la cannabis, resta indietro su tutto!

Le proprietà mediche e terapeutiche degli enteogeni

per patologie come autismo, morbo di Parkinson, disturbo da stress post-traumatico, ma anche per cancro e sclerosi multipla, aggiungendo che potrebbe essere utile in "qualsiasi altra condizione" certificata da un professionista. La preparazione dei medici è basilare, data la scarsa formazione accademica, per questo i terapeuti dovrebbero seguire un corso del Dipartimento della Salute per l’abilitazione.

MDMA vs alcolismo

Nel mondo una persona ogni dieci secondi muore per alcolismo. Più del 5% della popolazione mondiale è strappata alla vita dalla dipendenza dall’alcol. Nel 2021 dalla collaborazione di alcune Università degli USA è stato pubblicato “Gli effetti della terapia assistita da MDMA sull'uso di alcol e sostanze in uno studio di fase 3 per il trattamento del disturbo da stress post-traumatico grave”

Le valutazioni notevoli sono state le seguenti:

• “Lo studio di fase 3 ha dimostrato la sicurezza e l'efficacia della terapia assistita da MDMA (MDMAAT) per il trattamento del disturbo da stress posttraumatico grave.

ARKANSAS

• Rispetto a Placebo+Therapy, l'MDMA-AT è stato associato a maggiori diminuzioni del consumo di alcol e del rischio di uso pericoloso.

• L'MDMA-AT non è stato associato a un aumento del rischio di uso di sostanze illecite.”

TEXAS

Le proprietà mediche e terapeutiche degli psichedelici sono sempre più evidenti e i governi degli Stati Uniti si stanno adeguando alla necessità dei cittadini di avere alternative naturali alle cure farmacologiche. La psilocibina, ad esempio, è prescrivibile per uso medico in Oregon, Washington DC e otto città americane: Cambridge, Detroit, Denver, Santa Cruz, Oakland, Ann Harbour, Somerville e Northampton. Le stesse non hanno ancora autorizzato l’apertura di centri per il trattamento con la psilocibina, ad esclusione di due contee. In compenso, la legge che nel 2020 ha avviato la riscoperta dei funghi magici in Oregon prevedeva la possibilità di accedere alle licenze per la produzione, il test e la somministrazione dello psichedelico da parte di aziende private per lo Stato e la scadenza era prevista per il 2 gennaio 2023.

New York e la legalizzazione degli psichedelici sacri

New York ha iniziato la vendita legale di marijuana ricreativa solo alla fine del 2022, ma i legislatori statali stanno giocando in anticipo per il 2023 presentando un disegno di legge per autorizzare l’uso di alcune sostanze psichedeliche come psilocibina, DMT, ibogaina e mescalina. La proposta è quella di permettere agli adulti "possesso, uso, coltivazione, produzione, creazione, analisi, donazione, scambio o condivisione da parte di o tra persone fisiche di età pari o superiore a ventuno anni di una pianta naturale o di un fungo- a base di allucinogeni”.

Piante e funghi contenenti i principi attivi sopracitati non hanno solo un valore terapeutico, bensì religioso là dove il potere curativo della natura stessa è legato alla sacralità della preesistenza umana. Il rispetto della vita, la sinergia tra umanità e natura e le profonde radici religiose che fortificano indissolubilmente l'ancestrale legame che abbiamo in comune con Madre Natura. La legge presentata a New York riconosce questo aspetto importante, difatti autorizzerebbe le persone a impegnarsi in “servizi psichedelici”, ossia ad utilizzare gli psichedelici nelle cerimonie religiose.

Psichedelici VS psicofarmaci…e non solo

La legalizzazione della cannabis ha contribuito alla caduta dello stigma sulle sostanze psichedeliche, dall’altra parte la ricerca è stata supportata sia sullo svolgimento di studi e revisioni che sulla comunicazione dei risultati positivi ottenuti tramite canali di comunicazione di massa: media, televisione, lungometraggi e articoli. L’innegabile uso medico degli enteogeni è la via maestra della depenalizzazione. l disegno di legge newyorkese, infatti, prevede la prescrivibilità della psilocibina in sostituzione di psicofarmaci e allopatici

Nella valutazione conclusiva viene specificato che “è importante sottolineare che è incoraggiante che l'attuale protocollo di trattamento MDMA-AT non abbia dimostrato un aumento del rischio di uso di sostanze, abuso o dipendenza o un aumento dell'uso di MDMA durante e 2 mesi dopo il trattamento.” Pertanto “studi futuri che esamineranno l'applicazione dell'MDMA-AT come trattamento integrato per la co-occorrenza AUD e PTSD, o solo AUD, possono essere giustificati.”

Psilocibina vs depressione

Secondo l’OMS il disturbo depressivo maggiore colpiva circa 193 milioni di persone nel mondo, dopo la pandemia da Covid-19 i casi sono saliti a 246 milioni, + 28%. Un dato impressionante che coincide con l’aumento del consumo di antidepressivi e dei suicidi, solo in Italia uno ogni sedici ore.

Nel 2022 alcuni ricercatori cinesi hanno rivalutato l’ “Effetto della dose di Psilocibina sulla depressione primaria e secondaria: una revisione sistematica preliminare e una meta-analisi”. Partendo dal presupposto che “la depressione è uno dei disturbi mentali più comuni nella popolazione generale (Kessler et al., 2011). Se associata a malattie fisiche croniche, la depressione non trattata può portare a una riduzione della qualità della vita (Daly et al., 2010), aumento del rischio di suicidio (Rihmer e Gonda, 2012) e esiti fisiologici avversi (Moussavi et al., 2007).” Hanno eseguito una “meta-analisi di cinque studi clinici, che ha coinvolto 136 pazienti con disturbo depressivo primario e secondario” che hanno portato alla conclusione che “la psilocibina riduce rapidamente i sintomi depressivi con effetti collaterali minimi”

E in Europa?

Non è da escludere un’apertura dell’europa a questo nuovo settore economico. Nel 2023 potremmo vedere le coraggiose Germania, Lussemburgo o Malta depenalizzare l’uso di enteogeni a scopo medico. In un’intervista a Lovin Malta, l’ex primo ministro Joseph Muscat ha dichiarato: ”Malta dovrebbe prendere fortemente in considerazione la regolamentazione delle sostanze psichedeliche che possono essere utilizzate in ambito medico”

17 BeLeaf gennaio-marzo 2023 NON SOLO CANNABIS
Marta Lispi

LEGALIZZAZIONE RIDUCE GLI ARRESTI PIÙ DELLA DEPENALIZZAZIONE

Il tema carcerario è centrale all’interno di questa politica, non solo per i costi economici dello Stato, ma anche per l’aspetto di stigma che si attiva quando si incarcera qualcuno che fa uso personale di cannabis, e sui risvolti che questi avvenimenti possono avere sulla vita futura: pensiamo alle migliaia di persone che ogni anno, in Italia, vengono sbattute sulle pagine dei giornali di provincia, luoghi piccoli che innescano meccanismi di giudizio su un comportamento che non nuoce agli altri. Il carcere per come è strutturato oggi è luogo che cambia, e il rischio di tassi elevati di recidiva elevati (come vediamo nel nostro paese), diventa concreto: in questo modo è evidente che non ci si adegui all’articolo 27 della costituzione.

Questo passaggio è importante per decidere anche nel nostro paese su cosa concentrarsi, e il nuovo studio che ci arriva dai ricercatori americani ci da una risposta: pensare ad una legalizzazione completa, senza passare da una ‘depenalizzazione’, è la soluzione migliore per ridurre gli arresti e creare un mercato organizzato e quindi maggiormente controllabile.

Nello studio realizzato, si evince come la diminuzione degli arresti sia stata maggiore negli Stati che sono passati direttamente alla legalizzazione, senza passare dalla depenalizzazione. Lo studio ha analizzato i dati forniti dall’Uniform Crime Reporting Program dell’FBI in un intervallo di tempo che va dal 2010 al 2019, in 31 Stati, compresi i 9 Stati che in quegli anni hanno attivato la legalizzazione. Gli Stati che hanno direttamente legalizzato la cannabis senza passare dalla depenalizzazione hanno visto una diminuzione degli arresti del 76,3%, mentre gli Stati che prima hanno depenalizzato per poi legalizzare hanno visto una riduzione del 40%. Un altro punto messo in luce dai ricercatori, che indagheremo meglio è relativo allo stigma: infatti, in qualsiasi caso, permane la maggiore probabilità che chi ha una differente etnia venga maggiormente perseguito rispetto ai bianchi americani. La probabilità è di tre/quattro volte superiore.

La legalizzazione della cannabis in America ci sta regalando molto materiale per discutere e comprendere meglio l’evoluzione delle situazioni, dopo un monitoraggio che oggi diventa importante anche a livello temporale per trarre nuove conclusioni. In questi anni abbiamo dato informazione sui vari studi scientifici, dalla salute della persona alle questioni economiche, fino ad arrivare agli sviluppi sociali. Nelle scorse settimane i ricercatori dell’Università di San Diego hanno pubblicato uno studio sul Journal of American Medical sull’impatto della legalizzazione e della depenalizzazione di cannabis sugli arresti per uso personale.

“I nostri risultati suggeriscono che la legalizzazione della cannabis per uso adulto potrebbe non fornire ulteriori vantaggi in termini di riduzione delle disparità razziali rispetto alla depenalizzazione. Tuttavia, dovremmo notare che la diminuzione degli arresti per possesso di cannabis dopo RCL è stata sostanziale sia per gli adulti neri che per quelli bianchi, dimostrando un cambiamento generale nei comportamenti delle forze dell’ordine“, si legge nello studio.

Nonostante queste evidenze comunque gli stessi autori credono possa bastare anche la depenalizzazione della sola cannabis, con una legge chiarificatrice.

BeLeaf gennaio-marzo 2023 19 CANNABIS E GIUSTIZIA

IL CRACK GIRA PIÙ DI PRIMA: SERVE LA RIDUZIONE DEL DANNO

Il Crack gira più di prima: serve la riduzione del danno. Questa è la certezza con cui ci scontriamo, in particolare dopo aver letto le ultime notizie di cronaca che ci aprono delle problematiche che uno Stato deve porsi il compito di gestire. E allora leggiamo con attenzione le parole di Gennaro Pastore (direttore dipartimento dipendenze dell’Asl Napoli 1 Centro) che a Repubblica riporta le percezioni delle unità di strada che vivono il territorio.

Emerge un quadro preoccupante in quanto si evince un aumento di utilizzo di Crack, anche rispetto alla cocaina, che parrebbe aver subito delle diminuzioni drastiche di qualità della sostanza tanto da obbligare i consumatori a cercarne un’altra, simile per la verità, ma più pericolosa. Come ricorda Denis Richard, farmacologo e docente universitario nel suo libro ‘Le droghe’, il crack è di fatto la stessa cocaina che si porta a procedimento di vaporizzazione, con effetti più potenti. Il costo di questa sostanza è minore (si possono utilizzare solventi a basso costo), mentre per la cocaina il solvente ideale è l’etere etilico, più costoso evidentemente e poco profittevole per le attività di profitto criminale.

Il crack è un prodotto qualitativamente mediocre, che a differenza della cocaina arriva al sangue attraverso gli alveoli polmonari, con un’azione praticamente immediata dopo l’assunzione: insomma, una sostanza per cui è necessaria la riduzione del danno, visto anche il grado di tossicità. Ma il nostro mondo, prevalentemente consumistico e veloce, non permette di valutare in modo attento quello che succede nelle città: l’articolo sopra citato afferma che sono gli stessi tossicodipendenti che raccontano agli operatori dell’Asl di Napoli che il crack è sempre più diffuso, a causa anche della bassa qualità della cocaina sul mercato

oggi. Il crack sta diventando la nuova eroina del 21esimo secolo?

Il rischio di una diffusione capillare dell’uso di crack è evidente anche rispetto al recupero delle persone, perchè la realtà napoletana ci riporta un uso di questa sostanza circoscritto all’interno della marginalità sociale (migranti di origine africana o già tossicodipendenti), per cui è complesso uscire dal sistema che ingloba questi comportamenti, soprattutto se non c’è un supporto attivo delle istituzioni. Ripeto poi quello che ho detto precedentemente: il crack si può acquistare a costi più bassi rispetto la cocaina, e l’effetto è più potente ed invasivo; queste considerazioni dovrebbero bastare per far capire che servono strutture capillari e adeguatamente finanziate per la riduzione del danno e del rischio, non solamente a Napoli.

Il mercato delle sostanze è ormai globale, per questo è interessante vedere quello che dice l’EMCDDA nella sua Relazione europea sulla droga 2022, dove si evidenzia un aumento di produzione, traffico e disponibilità delle sostanze. In particolare c’è stato il sequestro record di 213 tonnellate di cocaina (anno 2020) in aumento rispetto al 2019, ed un aumento dei consumi di alcune droghe come: cocaina, crack anfetamina e metanfetamina in alcune grandi città sia nel 2019 che nel 2020, secondo l’analisi delle acque reflue. Il ruolo del crack sta forse sostituendo quello dell’eroina, vista la facile reperibilità della sostanza base, ma la cosa in comune che c’è tra queste due sostanze è relativa al fatto che vengono consumate da utenti molto vulnerabili e fragili. Proprio per questo gli investimenti territoriali in RDD, in particolare a livello comunale dove si ha una conoscenza più specifica dei luoghi e degli ambienti, è un obiettivo che qualsiasi giunta progressista dovrebbe porsi. Ogni risparmio in repressione è un investimento in welfare sociale.

BeLeaf gennaio-marzo 2023 21 LA NUOVA EROINA
Federica Valcauda

Poiché molti paesi dell'UE cercano di combattere l'aumento del traffico e del consumo di droga, alcuni guardano al Portogallo per trovare ispirazione su come riformare la risposta medica e giudiziaria a questo problema. Nel luglio 2001, il paese ha depenalizzato l'uso personale e il possesso di tutte le droghe illegali. A quel tempo, l'1% dell'intera popolazione era dipendente dall'eroina. Vent'anni dopo, il paese è diventato un esempio. I consumatori che assumono droghe non sono più trattati come criminali ma come pazienti.

Il Portogallo depenalizza il possesso personale di droga

Nel 2001, il Portogallo ha depenalizzato il possesso personale di tutte le droghe. Questo sviluppo è stato una parte del più ampio riorientamento della politica verso un approccio incentrato sulla salute. Invece, il possesso di stupefacenti per uso personale è considerato un illecito amministrativo, il che significa che non è più punibile con il carcere e non genera precedenti penali o stigma. Nonostante tutto, la droga viene confiscata e possono esserci sanzioni amministrative, come multe o lavori presso i servizi sociali.

La decisione di applicare questa sanzione è decisa da commissioni distrettuali composte da professionisti del settore legale, sanitario e sociale. Sono note come Commissioni per la dissuasione della tossicodipendenza. Quando una persona viene inviata per la prima volta e il suo utilizzo è valutato come non problematico, la legge richiede che il caso sia sospeso. Ciò significa che non vengono applicate ulteriori misure. Se vengono identificate tendenze problematiche, vengono proposti brevi interventi, inclusa la consulenza. Nei casi ad alto rischio, in cui vengono identificati comportamenti problematici e dipendenza più gravi, le persone possono ricevere rinvii non obbligatori a servizi di trattamento specializzati. In questo senso, la stragrande maggioranza dei casi è sospesa. Le persone che partecipano a queste Commissioni comprendono che l'obiettivo è quello di aiutare a ridurre l'uso ed educare sui rischi.

Perché è diventata una riforma pionieristica?

La depenalizzazione del possesso personale è solo una parte delle più ampie riforme della politica sulla droga incentrate sulla salute che implicano un focus sulla riduzione del danno e sulla fornitura di cure. Accettando la realtà del consumo, invece di aspettare che sparisca con una legislazione repressiva, la legislazione portoghese consente di trattare la droga come un problema di salute e non di giustizia penale.

Il Portogallo non è stato il primo paese a depenalizzare alcune o tutte le droghe. Ora, è uno dei più importanti e influenti. Il modello portoghese è stato fondamentale nella depenalizzazione della droga in Oregon, ad esempio, o la proposta norvegese.

Cosa dicono i dati?

Nei primi cinque anni dopo le riforme, i risultati cominciavano già a vedersi. Nel 2011, secondo la stessa fondazione, sono stati registrati solo 10 decessi per overdose. Al contrario, nel 2001 ne eranp stati registrati 76. Nel 2001 i tassi portoghesi erano molto simili alla media europea. In termini reali, i tassi di mortalità per droga in Portogallo rimangono tra i più bassi dell'UE: 6 decessi per milione tra le persone di età compresa tra 15 e 64 anni, rispetto alla media dell'UE di 23,7 per milione (2019). Sono praticamente incomparabili con i 315 decessi per milione di persone di età compresa tra 15 e 64 anni vissuti in Scozia, che è oltre 50 volte superiore ai tassi portoghesi.

La riforma della politica sulle droghe in Portogallo è stata combinata con un cambiamento nell'approccio all'educazione sulla droga, lontano dalle campagne basate sull'astinenza del "basta dire di no". Il consumo di droga tra gli studenti è stato costantemente al di sotto della media europea negli ultimi vent'anni.

BeLeaf gennaio-marzo 2023 22 POLITICHE SULLE DROGHE
(ARTICOLO TRATTO DAL SITO DROGHE.ADUC.IT - di Anna Solé Sans su El Nacional.cat)
LE RIFORME DEL PORTOGALLO PER FRENARE LE TOSSICODIPENDENZE

LA GERMANIA SARÀ PRONTA A LEGALIZZARE NEL 2023?

L’attesa è molta ed anche le elezioni europee incombono sulla politica continentale, muovendo le carte di quelle che saranno proposte che dovranno tentare di unire l’Unione Europea nella concretezza dell’azione e delle leggi, con uno sforzo corale e non disgiunto. In questo contesto la Germania è spesso la nazione apripista, se non altro per la concretezza di impatto con le questioni: lo dicevamo già all’inizio dell’autunno del 2022, quando segnalavamo la capacità di osservazione dei delegati tedeschi in California e al contempo il ruolo di centralità di Karl Lauterbach, Ministro della Salute tedesco, perno da cui devono passare le proposte.

Una prima bozza è stata redatta, ma le discussioni vere e proprie devono ancora iniziare, e certamente la legislazione europea in alcuni punti non aiuta a pensare ad un modello di legalizzazione quantomeno liberale, che possa quindi travalicare anche i confini nazionali. Inizia l’attesa quindi per la prima azione ufficiale: dopo la stesura della bozza infatti, pare che nella prima parte di questo 2023 approderà al Bundestag, la Camera Bassa, una prima proposta globale, su cui far avviare la discussione. In quel momento è evidente che la discussione prenderà una forma europea, e non solo nazionale, per motivi legislativi intrinsecamente legati tra loro.

Le convenzioni ONU, apprendiamo dai maggiori quotidiani tedeschi, sarebbero il freno più grande al processo di legalizzazione. Ma cosa potrebbe fare concretamente la Germania? Potrebbe ritirarsi dai trattati Onu, un processo lungo e complicato che farebbe slittare ulteriormente la legalizzazione. Si potrebbe tentare di modificare i trattati, cercando una sponda in altri stati che hanno già preso una posizione, ma anche la situazione internazionale risulta disconnessa spesso anche all’interno di uno stesso Stato. Pensiamo agli Stati Uniti d’America. Questa seconda via si intreccia con una terza via di attuazione di lavoro con altri Stati, che però su questo tema rischia comunque di essere complessa da portare avanti.

Il problema centrale risiede nel fatto che tutte e tre le convenzioni Onu, per quanto le modifiche recenti di una di queste nel dicembre 2020, abbiano disposizioni sulla cannabis in tutti i passaggi di trasformazione della pianta. Martin Jelsma, autore del documento Cannabis Regulation vs International and EU law: legal tensions and compliance options, avverte che oltre alle tre convenzioni ONU i contrasti possono esserci anche a livello di diritto europeo, come dicevamo per altro nel numero precedente della rivista. Le differenti regolamentazioni dei paesi europei e l’afflato morale che aleggia attorno alla cannabis fanno uscire ancora le spinte conservative dei governi, anche quelli di sinistra, che si attengono a regolamentazioni ormai vetuste e danneggianti del sistema economico, sociale ed anche politico dal continente europeo, che della laicità dovrebbe fare cardine su cui basare le proprie analisi.

L'evoluzione di questa politica ed un cambio di passo nei confronti di una battaglia che per anni è stata usata come simbolo di repressione da parte della destra, per avallare retoriche di confronto tra buoni e cattivi, dove i cattivi sono quelli che decidono loro, è fondamentale per recuperare le reali radici di pensiero del continente europeo che non solo della morale cattolica si è forgiato per creare la sua cultura.

Dalla Germania razionale e calvinista è possibile ricevere il giusto coraggio, anche a livello di creatività legislativa, per poter fare un salto in avanti globale alle politiche sulla cannabis.

BeLeaf gennaio-marzo 2023 23
CANNABIS NEL MONDO
FEDERICA VALCAUDA

COME RIPARTE L’ANNO DELLA CANNABIS IN USA

L’onda verde si sa, soprattutto negli Stati Uniti, non stenta a rallentare, soprattutto dopo la conferma degli introiti economici che è evidente si possano spostare da un mercato illegale ad un mercato legale, riuscendo in questo modo ad investire anche nell’informazione e nella riduzione dei danni. Ma come avevamo lasciato lo Stato delle stelle e delle strisce nel 2022?

L’anno della cannabis negli Stati Uniti è stato caratterizzato in particolare da due eventi: i Referendum che si sono tenuti durante le mid term elections e la grazia concessa dal Presidente Biden ai carcerati che hanno violato le leggi relative alla cannabis. Quest’ultimo passo può essere considerato un avvicinamento alla legalizzazione della cannabis a livello federale? Ricordiamo infatti che proprio Kamala Harris, la vice-presidente americana, è una delle proponenti del More Act, ma per il momento, almeno a livello federale le discussioni sono al rallentatore.

Intanto ogni Stato sta procedendo autonomamente alla legalizzazione, questo causa ovviamente la presenza di fenomeni diversi sui territori e differenti problemi o vantaggi da affrontare. Abbiamo parlato ad esempio delle iniziali difficoltà di New York subito dopo la legalizzazione, dove alcuni dispensari aprivano senza licenza vendendo, di fatto in nero. Non abbiamo dimenticato di segnalare invece alcuni straor-

dinari risultati economici, che hanno permesso ad alcuni stati di reinvestire i profitti nella prevenzione. Nelle ultime settimane apprendiamo che il costo della cannabis in New Jersey è troppo elevato, in particolare per chi si cura con la terapeutica, obbligando alcuni clienti a continuare a rifornirsi al mercato nero. Mentre martedì il Connecticut ha aperto al primo giorno di vendite di cannabis legale, registrando in una sola giornata un guadagno di 250 mila dollari: sono sette i dispensari di cannabis medica che hanno ottenuto la licenza anche per la vendita di cannabis per uso adulto. In Minnesota invece proprio questo mercoledì i legislatori hanno approvato un disegno di legge all’interno di una commissione della Camera, sponsorizzato dal senatore Zack Stephenson convinto che la legalizzazione della cannabis avverrà presto. In Kentucky invece si sta lavorando per regolamentare la cannabis medica, dopo che l’anno scorso il Senato aveva rifiutato di accettare un disegno di legge proprio su questo. Nel Texas repubblicano invece, a dispetto delle apparenze, il tema della cannabis sta avanzando con forza: durante le mid term elections abbiamo visto come le comunità del Texas che hanno votato alcuni referendum in merito abbiano risposto positivamente, mentre a maggio ci sarà un nuovo referendum per la legalizzazione a San Antonio dove gli attivisti hanno raccolto circa 37 mila firme per attivare la democrazia

BeLeaf gennaio-marzo 2023 24 CANNABIS NEL MONDO
Federica Valcauda

NEW YORK NEW YORK, UNA SCOMMESSA VERDE

Abbiamo tutti nelle orecchie il suono dolce di Frank Sinatra e Liza Minelli che cantano New York, New York, quando dicono: “I want to wake up in a city, That never sleeps”; era la fine degli anni ‘70, la generazione del ‘68 era già stata repressa ed erano già state varate due convenzioni internazionali per il controllo delle sostanze stupefacenti. Ronald Reagan avrebbe vinto le elezioni di lì a poco e l’impostazione neoliberalista e consumistica si sarebbe imposta su quella fantasia: la finta liberalità portata dal potere d’acquisto ha di fatto aumentato le disuguaglianze sociali e la repressione dell’individuo, nel suo essere, oggetto lui stesso della morale imposta ad una politica che in quel tempo risentiva di un lobbismo per cui la canapa era meglio lasciarla fuori dagli affari.

Oggi, fallito il sogno macabro di alcuni di avere una società scelta dall’alto e comprendendo il fallimento della guerra alla droga, molti paesi del mondo hanno fatto dei passi avanti sul tema delle sostanze, in particolare sulla cannabis. Abbiamo parlato molte volte anche delle difficoltà americane nel promuovere una riforma di legalizzazione a livello federale, ma il vantaggio di essere uno stato nello stato è quello di poter avere una libertà giuridica che possa in qualche modo prendere delle decisioni che aprono a nuovi modelli, utili anche da analizzare nell’ottica futura. Ed ecco che un nuovo esempio ci potrà arrivare dalla città che non dorme mai, da quella New York che si appresta ad inserire una sostanza calmante in una città frenetica, che si appresta quindi ad accogliere una nuova diversità all’interno del variegato ed elettrizzante melting pot contemporaneo. La Grande Mela si è aperta quindi alla cannabis legale, e nei primi giorni di gennaio tra Broadway e l’ottava strada si è formata una coda interminabile con lo scopo di vedere il primo negozio che ha aperto i battenti nella città che non dorme mai. L’attrazione di questa città ha fatto si che persino ‘Le Iene’, grazie alla collaborazione di Joe Bastianich quale voce ed osservatore di ciò che accadeva nelle strade di New York,si interessassero all’apertura del primo negozio, tanto da farci lungo servizio in una puntata del lunedì in su Italia1. Un’apertura interessante da parte di un programma nostrano, che ha intercettato anche l’interesse dell'imprenditore Bastianich che proprio qualche mese fa aveva dichiarato: “investo sulla cannabis e ve la porto a tavola”.

Perché, come spesso diciamo, la cannabis ha l’incredibile possibilità di essere usata in più modi, avendo molteplici proprietà. Non sono mancate le critiche alla decisione di mandare in onda un servizio sulla cannabis, è arrivata puntuale quella di Gasparri che pone la questione dell’a-criticità del servizio nei confronti della sostanza, senza contare il fatto che quando i telegiornali danno le comunicazioni sulle presenze al Vinitaly raramente, anzi direi per nulla, viene fatti la lista dei danni che l’alcol crea. Come ricorda Marco Perduca in uno dei suoi ultimi libri, è ‘La dose che fa il veleno’, e questa verità scientifica deve essere introiettata dalle nostre istituzioni per poter valutare laicamente le scelte politiche, ma direi anche le scelte comunicative rispetto alle sostanze.

Sarà certamente interessante capire le evoluzioni economiche all’interno del mercato newyorkese, soprattutto rispetto alle licenze che oggi risultano lente nell’approvazione, ma nel frattempo che sto scrivendo questo articolo è arrivata la notizia di una seconda licenza rilasciata a New York. Un controllo dopo l’altro, un’implementazione logistica dopo l’altra, e finalmente anche la cannabis potrà tornare ad avere una sua dignità d’esistenza in un contesto informato.

BeLeaf gennaio-marzo 2023 25 CANNABIS NEL MONDO
Federica Valcauda

AUSTRALIA CANNABIS LEGALE O NO?

La cannabis è illegale in Australia a livello federale, mentre i singoli stati differiscono molto nelle normative vigenti in materia verde. L’uso terapeutico è stato legalizzato dalla Federazione nel 2016 e questo ha portato a una maggior diffusione informativa, richiesta ma non accesso alla terapia. L’analogia sia con la Federazione degli Stati Uniti che con quella Europea e la competizione nascente tra l’Australia e la Germania per la distribuzione di cannabis medica, la rende una meta interessante per un virtuale viaggio cannabico.

Uno studio della Prohibition Partners prevede che l’industria della cannabis dell’Oceania varrà 1,55 miliardi di dollari entro il 2024 di cui il 40% saranno introiti provenienti dal settore terapeutico e che: “L’Australia rappresenterà il 79% del mercato complessivo della regione entro il 2024, a causa di una popolazione relativamente più numerosa e di un reddito familiare disponibile più elevato rispetto alla Nuova Zelanda e alle isole della regione”.

Sebbene in Australia sia legale dal 2016 non è poi così accessibile: i pazienti per ottenere della cannabis terapeutica devono seguire percorsi speciali, rivolgersi ai medici abilitati alla prescrizione, sostenere tutte le spese per il percorso diagnostico e la terapia, infine superare i preconcetti mentali calcarizzati nell’opinione pubblica con un secolo di proibizionismo. Infine, non è prescrivibile per tutte le patologie ma solo per alcune che variano a seconda della regione di appartenenza. Teniamo da conto che, come riportato sul sito del governo australiano: “i prodotti medicinali a base di cannabis non sono medicinali registrati in Australia e nessuno è sovvenzio-

nato tramite il Pharmaceutical Benefits Scheme (PBS)” ma è disponibile “la cannabis grezza (botanica) che può essere vaporizzata per scopi medicinali, nonché oli, liquidi e spray orali”. In compenso, il CBD è un prodotto da banco in farmacia, disponibile per i maggiorenni dal 1 febbraio 2021.

Nuovo Galles del Sud

Il Nuovo Galles del Sud si adegua alle leggi federali e proibisce l’uso, il possesso e la fornitura di cannabis, incluso il possesso di oggetti usati per assumere cannabis. La pena è un’ammonizione, per un massimo di due. Per i casi più gravi è prevista la reclusione. Il governo ha investito nella ricerca e l’innovazione sulla cannabis medica agevolando la prescrivibilità in infanzia.

Victoria

In Victoria è reato penale, anche se applicato dalla terza ammonizione. La tolleranza per uso personale nelle prime ammonizioni è di 50 grammi o meno di 10 piante di cannabis. Il Victoria è stato il primo stato a legalizzare la cannabis medica con particolare attenzione ai bambini.

Western Australia

L’Australia occidentale (WA) nel 2004 ha aderito all’iniziativa di legalizzazione dell’ACT ma nel 2011 il premier liberale Colin Barnett ha abrogato la normativa. L’ammonizione per possesso di 10 grammi è definito “requisito di intervento sulla cannabis” (CIR), i maggiorenni possono ricevere un solo CIR, i più giovani due. Il possesso di un quantitativo superiore ai 10 grammi comporta un’ammenda, la reclusione o entrambi. La cannabis medicinale è disponibile come da regolamento

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MERCATI
NUOVI
Marta Lispi

federale, su prescrizione di un medico autorizzato per determinate patologie specifiche.

Queensland

In Queensland la cannabis è illegale per quattro normative vigenti: il Commonwealth Therapeutic Goods Act 1989 , la legge sugli stupefacenti del 1967 , la legge sull’abuso di droghe del Queensland del 1986 e il regolamento 2021 su medicinali e veleni.

Sul sito del governo del Queensland si legge: “I consumatori di cannabis illecita possono essere soggetti a reati di droga ai sensi del Drugs Misuse Act 1986, tra cui possesso, fornitura, produzione e traffico illegali di una droga pericolosa. Le pene massime per questi crimini vanno dai 15 ai 25 anni di reclusione, a seconda della quantità di cannabis coinvolta e delle circostanze del reato. La cannabis terapeutica è legale per il possesso e l’uso da parte di individui solo se viene fornita loro legalmente, ad esempio, prescritta da un medico che dispone della necessaria autorità/approvazione del Commonwealth”.

South Australia

Nel South Australia, secondo gli elenchi delle Controlled Substances (Controlled Drugs, Precursors and Plants) Regulations 2014 la cannabis è illegale. I reati minori relativi al possesso personale o all’uso di cannabis o di resina o delle relative attrezzature per fumare da parte di adulti possono essere multati, il che non comporta una condanna penale. La legislazione sulla cannabis medica è la medesima della federazione con la possibilità di esenzioni dalle spese per i pazienti anziani e terminali.

Tasmania Prima ottenere cannabis terapeutica in Tasmania era complicato: i pazienti potevano ottenere una prescrizione solo a seguito di una visita specialistica e avveniva raramente, solo dopo la comprovata inefficacia dei farmaci convenzionali. Dal 1 luglio 2021 i medici generici possono compilare le prescrizioni se hanno l’abilitazione necessaria. Il possesso di cannabis è illegale in Tasmania e comporta una multa, mentre il traffico dal chilo in su comporta fino a una pena di 21 anni.

Northern Territory

Il Northern Territory è uno degli stati più rigidi in materia cannabica: la Cannabis è definita come qualsiasi olio, seme, resina o altri estratti della pianta come sostanza drogante elencata nella Tabella 2 del Misuse of Drugs Act 1990, l’equivalente del dpr 309/90 in Italia, e in Tabella 1 come illegale, pericolosa e pesante. Un primo reato di possesso, produzione o cessione nel NT può comportare un ammonimento formale piuttosto che un’accusa penale, la reiterazione comporta accuse penali. Nonostante ciò il possesso a uso personale è depenalizzato: “Nel Northern Territory, quando una persona è accusata di possesso di meno di 50 grammi di cannabis nella propria abitazione, rischia solo una sanzione pecuniaria, con un massimo di 50 unità di sanzione (Sezione 7B).”

L’uso e il possesso in luogo pubblico, invece, sono reato penale; questo e la coltivazione, anche ad uso personale, in presenza di minori è un aggravante incisivo. Il Northern Territory ha da subito aderito all’iniziativa federale di promozione della cannabis medica, in effetti non ci sono medici a sufficienza che abbiano acquisito l’abilitazione alla prescrizione e al momento è la zona con meno pazienti in Australia.

Territorio della Capitale Australiana (ACT)

La cannabis non è legale nel Territorio della capitale Australiana (ACT), bensì è stata depenalizzata. “L’ACT ha rimosso le sanzioni per gli adulti che possiedono o usano piccole quantità di cannabis in modo che possano ottenere sostegno senza timore di essere sottoposti al sistema giudiziario”, così si legge all’interno del documento di governo.

Nel settembre 2019 l’ACT ha approvato un disegno di legge che per la prima volta ha “legalizzato localmente la cannabis”, seguito dall’Australia occidentale. Le nuove regole sull’uso personale della cannabis, invece, sono entrate in vigore il 31 gennaio 2020. Le leggi statali dell’ACT sono in conflitto con le leggi federali, che proibiscono ancora l’uso ricreativo della cannabis, questa scelta è ufficialmente motivata dal Governo: “Sappiamo che le persone nell’ACT usano la cannabis. Vogliamo incoraggiare le persone a ottenere il supporto di cui hanno bisogno attraverso il nostro sistema sanitario e non essere costrette attraverso il sistema giudiziario. I nostri servizi sanitari sono qui per supportarti”.

Se hai almeno 18 anni nell’ACT puoi:

• possedere fino a 50 grammi di cannabis essiccata o fino a 150 grammi di cannabis fresca

• coltivare fino a due piante di cannabis a persona, con un massimo di quattro piante per nucleo familiare

• usa la cannabis a casa tua (uso personale).

E’ tuttora un reato:

• fumare o usare cannabis in un luogo pubblico

• esporre un bambino o un giovane al fumo di cannabis

• conservare la cannabis dove i bambini possono raggiungerla

• coltivare cannabis usando l’idroponica o la coltivazione artificiale

• coltivare piante dove possono essere accessibili al pubblico.

La cannabis medicinale è disponibile come da regolamento federale, su prescrizione di un medico autorizzato per determinate patologie specifiche.

BeLeaf gennaio-marzo 2023 27
NUOVI MERCATI

Dati di coltivazione:

• Genetiche Mimosa Evo (Clementine x Purple Punch)

• Fase vegetative Tre settimane e mezzo (dalla germinazione)

• Fase di fioritura 66 + 69 giorni / 65-70 giorni in generale

• Substrato Plagron Light Mix soil, vasi da 10 litri

• pH

6.4-6.7

• EC 1.2–1.8 mS

• Illuminazione 3x SANlight S4W, 1x SANlight S2W

• Temperatura 20-28°C

• Umidità 40-60%

• Irrigazione manuale

• Fertilizzanti Organic Bloom Liquid di Green Buzz Liquids

• Additivi/stimolanti More Roots, Humin

Säure Plus, Big Fruits, Fast Buds and Clean Fruits di Green Buzz Liquids

• Strumenti CleanLight Pro per la prevenzione della muffa

• Altezza 65 + 68 cm

• Resa 77 + 82 g

MIMOSA EVO IL TRIONFO DELL’EVOLUZIONE DEGLI STRAIN

Già ricco di una quantità impressionante di preziose varietà, il 2020 ha visto un’altra importante aggiunta alla collezione Cali di Barney’s Farm: Mimosa Evo fa la sua comparsa sulla scena verde. Symbiotic Genetics ha creato Mimosa a partire da Clementine e Purple Punch, e lo strain è salito alla ribalta degli Stati Uniti. La versione Mimosa di Barney’s Farm è una versione migliorata, super-pompata che è stata giustamente chiamata “Evo” (“Evo” sta per evolution). Mimosa è stata amalgamata con la genetica Orange Punch di Barney’s e ha dato vita a questa nuova supervarietà! Ha una natura super fruttata per via del fatto che entrambe le parentali sono traboccanti di aromi di agrumi, e quindi anche Mimosa Evo porta con sé un carico enorme di terpeni agrumati responsabili del sapore tropicale con note di arancia e limone e un un tocco di deliziose bacche. All’olfatto, questa varietà si presenta come una cornucopia esotica piena di mandarini e altri frutti tropicali. Ma questo cultivar Indica-dominante (60%) non è un corno dell’abbondanza soltanto per l’aroma, lo è anche per la sua resa che può arrivare fino a generosi 700 g/m2 in indoor. In condizioni ottimali, Mimosa Evo può migliorare le sue prestazioni e regalare un raccolto ancora più abbondante. Quando ci si riferisce alla sua potenza, gli aggettivi superlativi non bastano: se le cime di Mimosa Evo raggiungono pazzesche concentrazioni medie di THC del 24-26%, i coltivatori esperti possono arrivare a ottenere uno spettacolare 30%! In condizione di indoor le piante hanno bisogno di 65-70 giorni di fioritura per portare a termine la produzione di grandi cime gonfie di resina. Anche all’aperto le piante sono in grado di andare forte: con un’altezza di 200-220 cm, le piante giungono a maturazione già agli inizi di ottobre, offrendo rese record fino a più di due chilogrammi per pianta. Un’ulteriore buona notizia per i grower è che Mimosa Evo è abbastanza facile da coltivare: su una scala da 1 a 5 Barney’s la piazza al livello 2. Il suo forte e possente effetto si fa sentire su entrambi i versanti: è energetico ed euforico ma allo stesso tempo anche rilassante. Ecco perché Mimosa Evo, nonostante la sua potenza così intensa, viene considerata da Barney’s adatta a un uso diurno

– beh, ma non bisogna necessariamente fumare un cannone in pieno giorno, soprattutto se si devono svolgere compiti complessi e impegnativi.

Mr. Knolle parte con il nuovo strepitoso strain di Barney’s Farm

Mr. Knolle era davvero entusiasta di coltivare questa nuova strepitosa varietà di Barney’s Farm e perciò è partito con due semi femminizzati. Ovviamente essi sono germinati nel miglior modo possibile e dopo meno di tre giorni i due germogli hanno iniziato la loro crescita fuori dal terreno. Nella fase vegetativa di tre settimane e mezzo decisa da Mr. Knolle, le piante sono cresciute allo stesso ritmo diventando robuste con una buona impalcatura di rami e foglie verdi a ventaglio di medie dimensioni. Una volta innescata la fase di fioritura, entrambe le Mimosa Evo misuravano 28 e 30 cm di altezza.

Una generosa e molto precoce copertura di resina e una bella colorazione rosso porpora

Le piante hanno risposto rapidamente al cambio di ciclo da 18/6 a 12/12. Appena sei giorni dopo, Mr. Knolle ha notato le prime infiorescenze. La fioritura è proseguita a ritmo sostenuto e dopo due settimane e mezzo di fioritura entrambe le piantine erano disseminate di spessi “boccioli di rosa” sporgenti che promettevano grande abbondanza di fiori. Trascorse cinque settimane, Mr. Knolle osservava le numerose giovani cime già sorprendentemente glassate, coperte da uno spesso tappeto di tricomi. “Se questa generosa copertura di resina molto precoce proseguirà così, queste due piante saranno certamente tra le più resinose mai coltivate nel mio box ”, ha pensato Mr. Knolle. Inoltre c’era già nell’aria anche un dolce profumo inconfondibilmente agrumato che preannunciava un delizioso carattere orange. Un altro motivo di gioia era rappresentato dal fatto che, dopo essere entrati in piena fioritura, sia le foglie intorno ai fiori che quelle a ventaglio – alcune nella loro interezza e altre solo in parte –, hanno iniziato a diventare rosso porpora, mentre i calici rimanevano di colore verde. Durante le prime quattro settimane di fioritura il fattore di

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testo e immagini: Green Born Identity - G.B.I.

allungamento del fusto era circa di 2 così che le piante sono arrivate nel frattempo ad altezze di circa 60 cm.

Un travolgente festival di resina con cime grosse e un fantastico potpourri aromatico Nella seconda metà della fase di fioritura, lo spettacolo della Mimosa Evo in fiore stava diventando davvero favoloso. Dalle cime sgorgava, letteralmente, resina in abbondanza, al punto che esse diventavano ogni giorno più spesse e succose con prodigiosi strati sovrapposti di tricomi zuccherini. Questo periodo di enorme produzione di resina è culminato in cime il cui aspetto ricordava montagne innevate, montagne dalle quali spuntavano –con meraviglioso contrasto – foglie rosso porpora anch’esse piene di ghiandole resinose. Persino le cime più piccole, nella parte inferiore delle piante, mostravano formazioni esorbitanti di tricomi. Mr. Knolle era caricato al massimo e diceva, “evvai! Mimosa Evo offre davvero uno degli spettacoli più ricchi di tricomi a cui io abbia mai assistito, che travolgente festival di resina! E poi è anche avvolta in un bel vestito rosso sgargiante, una vera e propria delizia per gli occhi! Naturalmente quell’incredibile rivestimento di resina diffonde un altrettanto intenso profumo di frutta tropicale, si potrebbe quasi pensare che le infiorescenze siano state spruzzate con uno spray biologico agli agrumi visto che questo intrigante aroma potpourri racchiude tutto: arancia, mandarino, pompelmo e limone”. Al momento del raccolto le grosse cime, del tutto mature, erano colme di resina, super dense e dure. Le due Mimosa Evo sono rimaste assolutamente simili fino alla fine, con altezze di 65 e 68 cm.

Cime essiccate, dal profumo paradisiaco, uscite direttamente da un catalogo delle migliori gemme

Un paio di settimane dopo, quando Mr. Knolle ha pesato le cime essiccate e conciate, Mr. Knolle è stato generosamente premiato col risultato di 77 e 82 grammi ed è rimasto sbalordito dall’aspetto del prodotto finale: “queste sono cime paradisiache e belle pienotte che, con le loro pompose incro-

stazioni di tricomi, sembrano ghiacciate. Potrebbero tranquillamente uscire da un catalogo delle migliori cime d’erba! Una volta essiccate, hanno una colorazione diversa – ma sempre attraente –tendente in parte al bluastro. Quando chiudo gli occhi e infilo il naso in un barattolo pieno di questi fiori magici, schizzano fuori terpeni in abbondanza… la loro intensità è tale che mi trasportano con la mente in un bar su una spiaggia tropicale dove mi viene servito un cocktail fresco, frizzante, dolce e agrumato. Mimosa Evo ha dimostrato, perfino più di quanto mi aspettassi, di essere una bomba di frutta esotica che ammalia i sensi”.

Il test del fumo: le sue papille gustative fanno la danza dell’hula hoop e una bolla di endorfine scoppia nella sua testa Preso dall’emozione, Mr. Knolle ha rollato la sua prima canna di prova con circa mezzo grammo di Mimosa Evo mischiato con un pochino di tabacco. L’ha passata sotto al naso con diletto e ha notato che era un tipo di varietà di cannabis che, anche a canna spenta, odora come un gambo di frutta aromatica. Poi ha iniziato a giocare col fumo tropicale… il fumo, denso ma comunque setoso e soffice, gli sembrava cremoso come un frullato di cocco e, proprio come questo, è andato giù liscio. L’erba Mimosa Evo ha scatenato nella sua bocca un veri e propri fuochi artificiali di sapori che hanno fatto vorticare le sue pupille gustative portandole a fare la danza dell’hula hoop. Un sapore così fresco e fruttato di arancia con un leggero tocco di limone, Mr. Knolle non lo aveva mai assaggiato con nessuna varietà di cannabis, e quel tipo di gusto esotico frizzante ha continuato a soffermarsi sul palato. Se il sapore era una festa per i sensi, l’effetto è stato un altro sbalorditivo contributo. Dopo alcune boccate Mr. Knolle si sentiva come se una bolla piena di endorfine fosse scoppiata nella sua testa rilasciando solo euforia che inondava le sue cellule cerebrali. Provava quella speciale sensazione di estrema gioia, data dal trovarsi sul lato positivo della vita e dall’essere carico di energia positiva e serenità. Rimanere sul divano con quello stato d’animo addosso era impossibile , per cui si è alzato per andare a fare un giro in bici nella germogliante natura primaverile che gli ha trasmesso meravigliose impressioni sensoriali e un forte senso di equilibrio mentale. Lungo il tragitto ha fatto una sosta per riposarsi, si è fumato la seconda metà della canna e ha provato un’altra scossa di euforia irradiare corpo e mente, il che lo ha fatto pedalare fino a casa pieno di energia e vigore.

Il verdetto finale

Il verdetto finale di Mr. Knolle: “Mimosa Evo è stata la prima varietà Barney’s Farm nella mia grow room, ed è stata davvero impressionante! Una cosa è leggere le formidabili descrizioni degli strain e farsi prendere dall’entusiasmo, un’altra è testimoniare che esse non solo diventano vere ma superano di gran lunga le aspettative. Questa varietà mozzafiato è una piccola meraviglia della natura, dev’essere una sorta di magia del breeding realizzata da Barney’s! Come minimo è un trionfo dell’evoluzione degli strain. Ora non vedo l’ora di provare la prossima varietà di questa seedbank… credo che inizierò la prossima settimana.”

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PERCHÉ USARE GLI ENZIMI, PICCOLI AIUTANTI BIOCHIMICI

Un coltivatore moderno dovrebbe scegliere di utilizzare per le proprie piante anche dei prodotti che abbiano risultati meno diretti e forse non del tutto evidenti, ma che siano in grado di offrire una vasta gamma di benefici fondamentali per la pianta. Gli enzimi sono il perfetto esempio di questa tipologia di prodotti.

Che cosa sono?

Possiamo considerare gli enzimi come dei piccoli aiutanti biochimici: il loro compito è quello di aiutare altre molecole ad eseguire i loro vari compiti. Questi sono costituiti da proteine e poi, se necessario, da un gruppo di molecole partner.

Che cosa fanno?

Gli enzimi svolgono il ruolo di catalizzatori in quasi tutte le reazioni biochimiche. Velocizzano queste reazioni abbassando l’attivazione di energia richiesta per le reazioni. Un esempio: la capacità del corpo di digerire e scomporre il cibo in una risorsa di nutrienti, che il corpo stesso può realmente assorbire, dipende dagli enzimi. Senza la loro presenza questo processo avverrebbe così lentamente che moriremmo molto velocemente di malnutrizione, a prescindere da quanto cibo ingerissimo.

Ma attenzione: ogni enzima specifico è solo in grado di fornire il catalizzatore per una reazione specifica.

Benefici pratici della coltivazione con enzimi

Alcuni specifici enzimi hanno la capacità di aumentare il tasso di decomposizione della materia organica. A prima vista, questo sembrerebbe un processo abbastanza banale, al contrario è un processo che può avere effetti significativi sul rendimento generale della coltivazione in svariati modi.

Di seguito troverete le principali funzioni degli enzimi:

Miglioramento del ciclo dei nutrienti

Le sostanze nutritive di cui hanno bisogno le vostre piante, oltre a provenire dai nutrienti che gli somministrate, sono presenti in gran quantità all'interno della coltivazione stessa:

qui è presente una ricchezza di nutrienti che ha solo bisogno di una spinta particolare e nella giusta direzione, affinché tutto sia reso nuovamente accessibile alle piante.

La materia organica, i depositi di sali minerali e il materiale vegetale in decomposizione possono essere tutti scomposti dagli enzimi e riconvertiti in un formato energetico disponibile.

Favoriscono la crescita di batteri/funghi utili

Oltre a produrre nutrienti dalla decomposizione delle radici morte, utili alla pianta, degli zuccheri naturali vengono rilasciati anche nei substrati coltivati: questi diventano la fonte di nutrimento ideale per funghi e batteri benevoli che aiutano a mantenere l’area della radice fertile e sana.

Protezione contro gli agenti patogeni letali

A livello radicale, una rapida scomposizione e la successiva conversione della sostanza organica morta in sostanze nutritive, permetterà di ridurre significativamente nelle piante il rischio di contrarre una malattia. Le radici morte e la materia organica in decomposizione sono le fonti di nutrimento che molti agenti patogeni useranno per avere un punto d'acceso alla tua pianta.

Perché scegliere

CANNAZYM

CANNAZYM è un preparato enzimatico di altissima qualità. Contiene oltre dodici diversi enzimi differenti, specificamente selezionati per agire a livello radicale, ed è arricchito da vitamine ed estratti di piante desertiche. CANNAZZYM, può essere considerato senza dubbio il miglior preparato enzimatico presente sul mercato: per verificarlo in prima persona provate a fare l'esperimento che trovate a questo link: www. canna-it.com/videos/due_esperimenti_svolti_con_cannazym

Per leggere l'articolo completo: www.canna-it.com/gli_enzimi

PROMO NEWS
Verdi Saluti. CANNA Italia Articolo a cura di Canna Italia
BeLeaf gennaio-marzo 2023 32

Un booster per definizione è uno “stimolatore del metabolismo” della pianta. Un booster agisce indipendentemente dai nutrienti, consentendo al sistema vitale della pianta di lavorare sempre a livelli ottimali ma, al tempo stesso, non deve lasciare tracce o residui. Lavora influenzando i diversi sistemi vitali della pianta, come ad esempio innescando reazioni desiderate (come una risposta autoimmune da parte della pianta) o aumentando la produzione di specifici oli essenziali e alcaloidi.

Cosa deve fare un booster?

BOOSTER DELLA FIORITURA: FACCIAMO UN PO' DI CHIAREZZA

compatti e pesanti ed infine di influenzare il modo in cui i composti strutturali e chimici sono disposti in modo tale che le cellule diventino più grandi e gli oli essenziali diventino più densi.

Per svolgere appieno tutte queste funzioni, CANNA Research, il reparto sviluppo e ricerca di CANNA, ha sviluppato due specifici prodotti: BioBOOST e CANNABOOST Accelerator.

Innanzitutto, prima di scegliere quale booster comprare, leggete attentamente l’etichetta del prodotto: un booster non deve contenere al suo interno macro elementi primari (N, P, K) o micro elementi.

Un prodotto che contenga uno o più degli elementi sopra elencati è semplicemente un nutriente addizionale. Il problema, quando si utilizzano questi prodotti, è che si va ad agire solo su una parte del ¨sistema pianta’¨ ignorando tutto il resto. La miglior maniera di incrementare qualitativamente e quantitativamente un raccolto è di stimolare tutto il sistema, non una singola parte.

Un booster deve permettere alla pianta di metabolizzare l’energia disponibile in maniera più semplice, più rapida e continuativa. In questo modo la pianta avrà tutta l’energia necessaria per:

- produrre fiori o frutti e farli maturare in maniera più vigorosa ed omogenea

- svolgere una più rapida ed efficiente fotosintesi

- immagazzinare e rilasciare in maniera appropriata elementi come gli amidi

Un booster deve essere in grado, simulando specifici fattori di stress, di indurre la pianta ad aumentare la produzione di alcaloidi, di oli essenziali, di generare fiori o frutti più

BioBOOST è totalmente organico, CANNABOOST ha in più un elemento inorganico ma puro. BioBOOST agisce in maniera più lenta ma è la soluzione ideale per coloro che vogliono coltivare in maniera 100% organica e completare così la linea BIOCANNA. CANNABOOST Accellerator è lo stimolatore della fioritura ideale da abbinare a tutte le altre linee di nutrienti CANNA.

Le oligo-saccarine

La componente essenziale di entrambi i prodotti sono le oligo-saccarine, che sono il risultato della rottura di bio-componenti. Essenzialmente le oligo-saccarine sono piccole catene proteiche e catene di pareti cellulari che imitano il funzionamento di enzimi, ormoni e regolatori della crescita. Le oligo-saccarine stimolano aspetti chiave in una pianta come il suo sistema immunitario (che si attiva e agisce in funzione preventiva), gli alcaloidi e la produzione di oli essenziali. Inoltre influenzano la sintesi proteica permettendo alle cellule di diventare più dense e compatte ed innescano fortemente il gusto “organico” nei componenti vegetali coltivati.

La differenza nel nutrire le vostre piante, non si basa su quanti prodotti diversi usate ma su ciò che usate: con CANNABOOST e BioBoost potrete avere in un unico prodotto il booster di cui avete bisogno.

Verdi Saluti.

Articolo a cura di Canna Italia. Per maggiori informazioni: www.canna-it.com

PROMO NEWS
Articolo a cura di Canna Italia
BeLeaf gennaio-marzo 2023 33

COME INGRASSARE LE CIME DI CANNABIS

Èil desiderio di ogni coltivatore: ingrassare le cime e ottenere una grande produzione. Con un po’ di conoscenza e alcuni prodotti di qualità, è possibile ottenere cime grandi e dure.

Prendete nota di questi consigli e trucchi che renderanno il vo raccolto l’invidia di tutti i vostri amici.

Come ingrassare le cime di marijuana

Per ingrassare le nostre gemme è necessario modificare la dieta e rispettare una serie di parametri.

Vi lasciamo con un elenco di tutti i punti fondamentali per ingrassare i vostri fiori di cannabis.

Consigli per ingrassare le cime

Dal substrato, dalla luce, dalla temperatura e dai fertilizzant sono i diversi aspetti da tenere in considerazione se vogliamo ingrassare le nostre cime.

Substrato di qualità

Abbiamo bisogno di un substrato adatto alla coltivazione della marijuana. Deve essere un terriccio ben areato con perlite e che dreni cor vostro negozio di coltivazione sarà in grado di consigliarvi alcuni substrati di ottima qualità. Consigliamo Heavy Mix e Complete Mix di Top Cro

Controllo del pH e della EC

È consigliabile mantenere il pH dell’irrigazione tra 5,5 e 5. In questo modo, le piante sono in grado di assorbire tutti i nutrienti necessari al loro sviluppo.

D’altra parte, assicuratevi di controllare la concentrazione de che drena dalle piante dopo l’annaffiatura. Se l’EC è superiore a 2, è necessario lavare leggermente le radici per evitare una concimazione eccessiva.

La luce

All’interno avremo potenza sufficiente per il numero di piante che andremo a far fiorire. Non possiamo aspettarci di far fiorire piante in un metro quadrato con 250 W, perché sarebbe insufficien Pertanto, è importante conoscere lo spazio che andremo a occupa numero di piante.

All’esterno, dovremo posizionare le piante rivolte a sud o a sud-est per ricevere la maggior quantità di luce possibile.

Clima sotto controllo

Nella coltivazione indoor è necessario mantenere un controllo totale del clima per ottenere buoni risultati.

La temperatura deve essere mantenuta in un intervallo compreso tra 21 e 24ºC. Per mantenere la temperatura possiamo utilizzare ventil estrattori, tubi di raffreddamento o aria condizionata.

Per controllare l’umidità, invece, possiamo utilizzare un deumi per mantenere l’umidità relativa tra il 40 e il 50%.

Spazio tra le piante

È necessario lasciare spazio tra le piante, sia all’interno che all’esterno, permettendo loro di svilupparsi sia in altezza che in larghezza.

Se le piante sono troppo vicine tra loro, le spighe arriveranno al bulbo e ridurranno di molto la resa.

In interni si consiglia di collocare 12 piante in vasi da 7 litri o 9 piante in vasi da 11 litri per metro quadro.

BeLeaf gennaio-marzo 2023 34 COLTIVAZIONE

ssare le cime durante la fioritura.

ori. Tuttavia, se usato in modo improprio,

Lo zucchero può essere utilizzato anche per aumentare le dimensioni dei nostri fiori senza dover

In 5 litri d’acqua, aggiungere un cucchiaio di zucchero e mescolare bene per scioglierlo. Se non volete complicare le cose, esistono alcuni concimi organici come Top Candy di Top Crop, formulati con estratti vegetali naturali e ricchi di zuccheri e carboidrati.

La cenere di legna è eccellente per la fioritura grazie al suo elevato contenuto di potassio. Tuttavia, deve essere dosato con molta attenzione perché aumenta drasticamente il pH (potenziale di idrogeno).

Si ottiene facendo bollire diverse bucce di banana in una pentola d’acqua. Filtrate il liquido, lasciatelo raffreddare e avrete il vostro fertilizzante naturale.

Il lievito di birra può essere utilizzato come fertilizzante per la fioritura. È sufficiente un cucchiaio di lievito per litro d’acqua.

Le cime di solito non iniziano a ingrassare fino alla fine della terza e all’inizio della quarta settimana di fioritura. Durante queste settimane sarà necessario aggiungere all’acqua i nutrienti necessari per l’ingrasso: fosforo

In quale settimana le cime ingrassano di più?

Nella quinta settimana di fioritura possiamo osservare come le cime ingrassino ad un ritmo vertiginoso. Da quel momento in poi, concentrano le loro energie sull’aumento del peso e della densità. In breve tempo avremo un raccolto gustoso.

Quando le cime smettono di ingrassare?

Varia un po’ a seconda della genetica, ma come regola generale, a partire dalla settima settimana di fioritura smettono di ingrassare. Nelle ultime settimane le cime finiscono di compattarsi e di produrre resina di cannabis.

Come ingrassare le cime nelle ultime settimane?

Per quest’ultimo tratto finale delle piante, si utilizzano spesso prodotti noti come bud buster o bud fatteners. I nostri ingrassatori liquidi preferiti sono PK 13-14 e Top Bud di Top

Dovrete continuare a concimare con fertilizzanti di base per la fioritura, come Top Bloom, e aggiungere il vostro bud buster

Le cime diventano più grandi dopo il lavaggio delle radici?

Sì, le cime continuano a ingrassare dopo il lavaggio delle radici delle nostre piante. Una volta rimossi i sali dal substrato, la pianta si nutre delle sostanze nutritive presenti nelle foglie. Per questo motivo, quando è il momento di raccogliere, molte foglie sono gialle.

È opportuno rimuovere le foglie per ingrassare le cime?

Se la defogliazione viene eseguita correttamente, è una tecnica molto efficace per ingrassare le gemme. Tuttavia, si tratta di una tecnica avanzata che non tutti i coltivatori possono realizzare.

D’altra parte, raccomandiamo di rimuovere le foglie secche e morte che troviamo nel raccolto e nelle nostre piante. In questo modo il raccolto sarà più pulito e si potranno prevenire eventuali

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BeLeaf gennaio-marzo 2023 35
grow shop dal

FEMALE MINORITY REPORT: COME LE DONNE CONSUMANO CANNABIS

marta lispi

La Washington State University, nel 2014 ha condotto l’unico studio sulle differenze di tolleranza tra uomini e donne. Negli ultimi anni è sempre maggiore l’informazione a riguardo e crollano parimenti i tabù e i pregiudizi. E così, nel tempo, passo passo la curiosità aumenta con i consumi soprattutto per quanto riguarda la cannabis light.

Negli anni ‘60 erano gli Hippy, negli anni ‘70 i jazzisti, negli anni ‘90 i rapper, oggi è la donna di età tra i 30 e i 50 anni il consumatore maggiore di fiori di canapa ad alto contenuto di CBD, la zia o la mamma che frequentano l’hemp shop per loro e per i figli e nipoti.

Vien da se che più consumatori equivale a una maggior richiesta di nozioni specifiche, ma anche semplici curiosità celata dietro anni di proibizionismo! Tra la donna e la cannabis, la scienza definisce un legame, una maggior sensibilità dei ricettori CB1 ai cannabinoidi.

Curiosi di saperne di più?

UN MAGGIOR FEELING CON LA CANNABIS PER LA DONNA!

Lo studio portato avanti sui ratti, sulle umane ancora non è stato approfondito, evidenzia come il sesso femminile possa giovare maggiormente dei benefici della cannabis. Difatti, le donne sono più reattive agli effetti analgesici della stessa, ma non alla fame chimica, riservata all’uomo. Niente male!

La maggior sensibilità ai cannabinoidi è data dalla produzione di “estrogeni”, ormoni molto potenti che interagiscono con il sistema endocannabinoide, soprattutto nel periodo corrispondente al “ciclo mestruale”.

La Washington State University, con la professoressa di psicologia Rebecca Craft, ha condotto il primo studio per di-

mostrare le differenze di tolleranza al THC secondo il sesso dell’assuntore.

E’ stato dimostrato che le femmine di ratto sono almeno il 30% più sensibili dei maschi al delta-9-tetraidrocannabinolo, ma che nel contempo le stesse sviluppano una tolleranza alla sostanza in un tempo decisamente inferiore ai maschi. Sono studi che andrebbero approfonditi, soprattutto se si pensa all’uso medico legalizzato in molti stati, tra cui l’Italia.

IL FENOMENO DEI “MUNCHIES” È MASCHILE

Il fenomeno dei “munchies”, volgarmente detto “fame chimica” è parte della cultura cannabica dalla notte dei tempi, ossia dopo aver assunto cannabis la persona sia travolta dalla fame, prediligendo grassi e zuccheri.

Questa caratteristica è emersa maggiormente nei soggetti maschi, unica caratteristica in dimostrano maggior sensibilità nello studio della Dr.ssa Craft.

MINORANZA FEMMINILE

NEGLI STUDI SCIENTIFICI

La Dr.ssa Craft approfitta della ricerca condotta per denunciare come le donne non siano incluse equamente all’interno degli studi scientifici. Sono pochi i ricercatori che si vogliano trovare in situazioni “spiacevoli” come quelle del ciclo mestruale, sbalzi ormonali che non vengono quindi presi in considerazione perdendo dati importanti sulle somministrazioni.

“Quello che stiamo scoprendo con il THC è che si ottiene un picco molto chiaro nella sensibilità ai farmaci proprio quando le femmine stanno ovulando, proprio quando i loro livelli di estrogeni hanno raggiunto il picco e stanno scendendo”, ha detto.

cannabis medica BeLeaf gennaio-marzo 2023 37 THC E CORPO UMANO

Il nostro sito e-commerce contiene articoli derivati dalla lavorazione artigianale della canapa light. Qui potrai trovare un olio cbd e infiorescenze cannabis light.

Tutte le varietà proposte derivano da coltivazioni biologiche selezionate sia indoor che outdoor autorizzate a livello europeo. Le specie offerte a catalogo sono certificate, hanno un alto contenuto di CBD e presentano un altissimo livello di purezza.

La missione del nostro brand è quella di dare valore e visibilità alla Cannabis, pianta preziosa e versatile; un tesoro che esiste da sempre e che dal passato torna per accompagnarci nel futuro con particolare attenzione all’ambiente.

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IL FITOCOMPLESSO E LE SINERGIE TRA L’ACIDO CANNABIDIOLICO (CBDA)

E IL CANNABIDIOLO (CBD)

Le piante producono una vasta e diversificata gamma di composti organici, definiti metaboliti secondari, sostanze che non sembrano avere una funzione diretta sulla crescita e sullo sviluppo, ma che bensì hanno come funzione principale la difesa della pianta da predatori e patogeni. Nella Cannabis Sativa sono state identificate quasi 500 composti chimici differenti, delle quali circa 60 appartengono alla classe dei fitocannabinoidi. I fitocannabinoidi sono molecole lipidiche, antiossidanti che proteggono la pianta da aggressioni e nel suo sistema immunitario. Legandosi con il Sistema Endocannabinoide, danno la possibilità di agire positivamente su una serie di patologie molto differenti tra loro. In patologie con una carenza clinica di cannabinoidi, come la depressione, la sindrome da shock post-traumatico, la fibromialgia o l’IBS (problemi gastrointestinali), l’assunzione di questi fitocannabinoidi può dare un reale e sensibile aiuto. Lo stesso discorso vale anche nel caso di una iper-attivazione del Sistema Endocannabinoide (SEC), come le varie malattie metaboliche, ad esempio il diabete o l’obesità. In sostanza tutti gli squilibri legati al SEC, possono essere regolati e quindi migliorati, da queste preziose molecole lipidiche della Cannabis Sativa L. Oltre ai fitocannabinoidi, nella Cannabis sono stati individuati alcani, composti azotati, flavonoidi, varie miscele di composti, amminoacidi e proteine, glico-proteine, enzimi, zuccheri e composti relativi, idrocarburi, alcoli, chetoni, acidi semplici e acidi grassi, esteri e lattoni, steroidi, fenoli, vitamine e pigmenti. Una pianta è quindi un vero e proprio microcosmo di principi attivi, enzimi, oli che agiscono in armonia con la funzione basilare di sopravvivenza e costante ricerca di equilibrio, così come un organismo animale.

La differenza tra azione ed effetti è data dalla qualità del prodotto vegetale assunto.

La ricerca moderna pone l’accento ancora molto sull’utilizzo delle singole molecole, sui principi attivi, piuttosto che su tutto il fitocomplesso. La filosofia alla base degli estratti del fitocomplesso è quella di mantenere integralmente tutte le sostanze naturali della pianta, conservando la naturale forma e rapporto dei principi attivi presenti, che lavorano tutti in sinergia per dare la maggiore efficacia e ridurre al massimo gli effetti collaterali dati invece dal singolo principio attivo isolato.

Da quanto ricercato e dedotto su basi empiriche di anni di lavoro e studio, la percentuale di CBD non è la caratteristica più importante del prodotto. Terpeni e fitocomposti diluiti in olio di semi di canapa, contribuiscono all’effetto entourage, che è il sistema di sinergie tra le varie molecole del fitocomplesso della pianta.

L’utilizzo di questo livello di oleoliti, anche in forma acida (CBDA), è il nuovo campo di azione terapeutica della Cannabis, che ci si è proposto di sondare.

Il CBDA o acido cannabidiolico è il precursore del CBD (cannabidiolo), e subisce questa trasformazione quando è soggetto a calore. Non c'è quasi nessuna percentuale di CBD nei fiori di cannabis grezzi. Il CBDA viene convertito in CBD se esposto a temperature elevate: in natura ciò avviene durante il processo di essicazione, per mano umana, tramite i processi di estrazione, cottura, vaporizzazione, o digestione. Questa conversione tramite il calore è nota come decarbossilazione. La parte “acida” del CBDA proviene da un gruppo carbossilico della molecola: una struttura composta da un atomo di carbonio, uno di idrogeno e due di ossigeno. Il CBDA è quindi noto come acido carbossilico. Durante la decarbossilazione, questo gruppo viene espulso dalla molecola, lasciando libero il CBD. Alcuni consideravano il CBDA come una forma “inattiva” di CBD che

diventa “attiva” solo dopo la decarbossilazione. Ora sappiamo che questo è falso. Recenti studi e ricerche empiriche stanno comprovando che il CBDA possiede il proprio potenziale terapeutico e pertanto gli utilizzatori di cannabinoidi stanno iniziando a manifestare interesse per i prodotti “grezzi” di canapa come fonti di CBDA, lasciando che la decarbossilazione avvenga all’interno dell’organismo, aumentandone così la biodisponibilità, una maggiore assimilazione, e quindi l’efficacia stessa.

Entrambe queste molecole sono sostanze non influenti sullo stato psicofisico dei consumatori e, in realtà, si considera che abbiano effetti molto simili tra loro.

Il CBDA, così come il CBD, può essere impiegato come:

• antinfiammatorio;

• antidolorifico;

• anticonvulsivante;

• antiemetico;

• miorilassante;

• antibatterico;

• rimedio per ansia, stress e depressione

• rimedio per contrastare l’aterosclerosi e la formazione di LDL (colesterolo).

PRINCIPALI AZIONI E DIFFERENZE

TRA CBDA E CBD:

* il CBDA agisce principalmente sui sensori CB1 (che agiscono sul sistema nervoso) del sistema endocannabinoide; il CBD attiva entrambi i sensori CB1 e CB2.

* Il CBDA agisce più rapidamente sul corpo rispetto al CBD, che ha invece un’azione più a lungo termine;

* a dosaggio equivalente, il CBDA induce effetti più potenti rispetto al CBD, in quanto è maggiore la sua biodisponibilità;

* il CBDA ha un’azione maggiore sull’infiammazione e il dolore, grazie all’inibizione degli enzimi COX-2;

* il CBDA può essere un potente anticonvulsivante (azione che svolge notoriamente il THC), dato che ha un’affinità di 100 volte superiore per i recettori 5-HT rispetto al CBD.

In conclusione, il CBDA è in grado di raggiungere risultati che il CBD non è in grado di ottenere, suggerendo quindi un ruolo significativo del CBDA nel futuro delle terapie con i cannabinoidi. Tuttavia, questo non significa che il CBDA sia migliore del CBD e debba sostituirlo, ma piuttosto che i due cannabinoidi abbiano proprietà complementari, e come vogliamo sempre sottolineare, siano importanti da somministrare insieme, a tutti i componenti del fitocomplesso dell’intera pianta.

Presso l’Associazione Chacruna CSC, proponiamo esclusivamente estratti biologici in fitocomplesso di CBD a base acida (CBDA) e CBG, che garantiscono la massima efficacia e l’effetto entourage dei principi attivi.

IN WEED WE TRUST

Stay tuned

FB: chacrunashop, INST: chacrunaofficial

- Email: chacrunacsc@gmail.com

Tratto da: Tesi di Diploma di Cristina Anedda

– “Canapa: una pianta in sinergia con l’essere umano

– Il Fitocomplesso e le nuove interazioni”, Accademia Nazionale di Scienze Igienistiche Naturali “Galileo Galilei” di Trento.

cannabis medica BeLeaf gennaio-marzo 2023 39
FITOCOMPLESSO E NUOVE INTERAZIONI

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COSA SONO I TERPENI?

Il fitocomplesso dei fiori prevede tre componenti: terpeni, cannabinoidi e flavonoidi, ossia odori, principi attivi e sapori.

I terpeni sono “gli aromi” delle varietà botaniche, quindi il profumo dei lillà, l’odore di rosmarino, il pino, la lavanda. In natura ne esistono più di 20’000.

L’aromaterapia si basa sull’uso mirato di questi stimoli per l’olfatto. Difatti, non sono solo sentori ma vere e proprie particelle assimilabili dall’uomo soprattutto se in “entourage”, ossia assieme, ai cannabinoidi e ai flavonoidi.

Così gli effetti rilassanti del linalolo, presente anche nella lavanda, ha maggior effetto se abbinato a CBD o CBG; oppure il mircene, tipico del mango, ne potenzia l’effetto antinfiammatorio.

Gli studi in merito sono diversi ma mai abbastanza per poter dire che il fiore di cannabis sia un libro aperto. Il proibizionismo per lungo periodo di tempo ha limitato la ricerca in merito e condizionato gli studi successivi ai primi passi di legalizzazione in alcuni stati.

LE PROPRIETÀ TERAPEUTICHE DEI TERPENI DELLA CANNABIS

I recenti progressi nello studio sui metaboliti dei terpeni della cannabis hanno stravolto la visione della pianta come vincolata alla presenza di cannabinoidi. Le proprietà terapeutiche dei terpeni della cannabis hanno screditato ulteriormente le teorie proibizioniste e hanno eletto la cannabis a pianta dal “fitocomplesso perfetto”.

I terpeni che la pianta sviluppa possono essere potenzialmente 100 differenti, mutando qualità e quantità a seconda del genotipo e del fenotipo. Quindi la stessa varietà può avere terpeni diversi a seconda del luogo in cui cresce e come viene coltivata, infinite potenzialità.

LE RICERCHE IN MERITO NON SONO SUFFICIENTI

Judith K. Booth e Jörg Bohlmann in “Scienza delle Piante”

- “Terpeni nella Cannabis sativa - Dal genoma della pianta all'uomo” affermano che: “La genomica ha tardato a raggiungere la cannabis, in gran parte a causa delle restrizioni legali sulle agenzie di finanziamento e sui ricercatori (...) Sono necessari più studi di genotipizzazione e sequenziamento per comprendere l'intera diversità delle specie (...) La cannabis è un sistema utile per la ricerca sui terpeni poiché produce un grande volume di una diversa resina ricca di terpeni sulle sue superfici ricoperte di tricomi.”

FULL SPECTRUM

Full Spectrum significa “tutto lo spettro” e si riferisce al fitocomplesso intero del fiore. Quindi se un olio con estratto

contiene solo CBD senza rispettare la natura che lo vuole assieme a un determinato quantitativo di THC, che è attivatore dello spettro dei cannabinoidi, terpeni e flavonoidi, ne possiamo dedurre che avrà un effetto limitato. Il massimo risultato si ha quando l’effetto “entourage” è completo in tutte le sue caratteristiche.

I TERPENI PRINCIPALI:

Mircene

Il terpene principale che si trova nelle piante di cannabis è anche quello più noto perché la leggenda vuole che “se ingerito mezz’ora prima dell’assunzione di cannabis ne amplifichi gli effetti psicoattivi”. Come ingerirlo? I terpeni sono uguali nella cannabis e nelle altre piante, il mango, ad esempio, contiene molto mircene. Ha proprietà rilassanti e antinfiammatorie.

Limonene

Presente per lo più negli agrumi, ha potenti proprietà anti fungine e antibatteriche.

Pinene

Abbondante nel pino e presente anche in rosmarino, aneto o prezzemolo. E’ un potente broncodilatatore, antinfiammatorio e antisettico.

Linalolo

Tipico aroma della lavanda noto per gli effetti antistress, ansiolitici e antidepressivi.

Caryophyllene

Profumo speziato, legnoso e pepato, si trova anche nel pepe nero e nella cannella, è indicato per il trattamento di ansia.

Humulene

Presente nel luppolo, nei chiodi di garofano e nel basilico, l'umulene ha mostrato proprietà antinfiammatorie e antibatteriche.

VAPORIZZARE

La vaporizzazione è il modo migliore per ottenere il massimo dai terpeni. Come per i cannabinoidi la massima assunzione è legata alla temperatura adeguata per quello specifico componente. Sicuramente con la combustione si perdono molte delle proprietà dell’intero fitocomplesso.

cannabis medica BeLeaf gennaio-marzo 2023 41 IL MONDO DELLA CANNABIS

CANNABINOIDI COME POTENZIALE CURA NEL CANCRO

Sono sempre di più ormai gli allievi che nel corso degli ultimi anni hanno completato un corso o un master fornito da Cannabiscienza, perciò abbiamo deciso di passare loro la parola.

In questo articolo, intervistiamo uno degli studenti che ha partecipato al corso di “Cannabinologia: la pianta di Cannabis e il Sistema Endocannabinoide”, svolto in collaborazione con l’Università di Padova.

Si tratta del dottor Alessio Fabbro, che ha conseguito nel 2020 la laurea triennale in Biotecnologie per la Salute, presso l’Università degli Studi di Ferrara, e più recentemente la laurea magistrale in Biotecnologie vegetali, presso l’Universitat Autonoma de Barcelona.

DOTTOR FABBRO, COME SI È AVVICINATO AL MONDO DELLA CANNABIS?

Il mio primo contatto con la cannabis è stato molto banalmente attraverso il mondo ricreativo. Tuttavia, in breve tempo sono venuto a conoscenza delle proprietà mediche della pianta e in questo modo ho iniziato ad approfondire l’argomento.

Sono sempre stato interessato alla medicina, vista come la capacità di aiutare gli altri e allo stesso tempo, cresciuto in un paese di campagna, sono sempre stato a stretto contatto con la natura.

Poter combinare questi due contesti con l’obiettivo di curare le persone mediante una pianta, mi ha sempre affascinato e tutt’ora sono sicuro

che la medicina naturale, visto anche il suo utilizzo fin dai tempi antichi, sia tra i metodi più efficaci nel migliorare alcune condizioni patologiche che colpiscono l’essere umano.

HA AVUTO MODO DI AMPLIARE LE SUE CONOSCENZE SULLA CANNABIS DURANTE IL PERCORSO UNIVERSITARIO?

Durante il percorso universitario, purtroppo la cannabis non è stata affrontata molto all’interno del piano di studi. Ho potuto ampliare le mie conoscenze a riguardo solamente una volta iniziata la preparazione della tesi.

COME HA SCOPERTO CANNABISCIENZA?

QUALI CORSI O MASTER HA AVUTO MODO DI SEGUIRE CON NOI?

Cannabiscienza l’ho scoperta tramite le vostre conferenze sulla Cannabis Medica che seguivo da autodidatta. Sorpreso dalla professionalità e scientificità dei contenuti, ho iniziato ad interessarmi ai corsi ed al materiale fornito pubblicamente.

Quando vidi l’offerta di un corso svolto in collaborazione con l’Università degli studi di Padova fui molto contento, era la prima volta che la cannabis sbarcava su un’istituto universitario italiano… Finalmente!

Non ci pensai due volte e mi iscrissi quindi al corso di “Cannabinologia: la pianta di Cannabis e il Sistema Endocannabinoide”.

Il corso copriva tutti gli aspetti più importanti della pianta di cannabis: da quelli botanici, passando per gli aspetti legali e sociali fino ad

BeLeaf gennaio-marzo 2023 cannabis medica 42
LA GUIDA DI con alessio fabbro e fabio turco

arrivare ai moduli più specifici sull’utilizzo medico-farmaceutico della pianta.

COME MAI HA SCELTO UNA TESI SULLA CANNABIS MEDICA APPLICATA ALLA TERAPIA ANTI-TUMORALE?

Tra i vari benefici ed utilizzi clinici che la cannabis apporta, venni a conoscenza di alcuni studi eseguiti sul cancro, che avevano lo scopo di individuare una terapia alternativa, efficace e meno invasiva della chemioterapia. Restai sorpreso dall’idea che un prodotto così semplice come una pianta, presente in natura, possa avere degli effetti positivi contro una delle patologie più fatali per l’essere umano.

I taboo tuttora presenti sul tema della cannabis in Italia furono la scintilla che mi convinse ad approfondire questa ipotesi.

Penso che se potenzialmente la cannabis venisse considerata concretamente efficace contro il cancro (e ne fosse dimostrata l’effettiva utilità, ndr) e venisse utilizzata dalla medicina occidentale, avremmo tutti un’altra concezione nei suoi confronti.

PERCHÉ, SECONDO LA SUA OPINIONE, LA CANNABIS PUÒ ESSERE

UTILE NEL CANCRO?

Il Sistema Endocannabinoide dell’essere umano partecipa all’omeostasi del corpo e in quanto tale può condizionare il funzionamento degli altri sistemi ed apparati.

La sfida sta nello studiare e comprendere quale “ricetta” di composti della cannabis sia quella giusta per affrontare una massa tumorale.

Per ricetta intendo il cosiddetto “effetto entourage”, dato dal mix di composti presenti nella pianta di cannabis, ovvero cannabinoidi, terpeni, flavonoidi; questi ultimi dosati e apportati in giusta proporzione, credo possano essere la risposta a molte patologie umane, compreso il cancro.

QUAL È STATO L’OBIETTIVO DELLA SUA TESI?

L’obiettivo principale della tesi era quello di raccogliere informazioni in merito l’effettiva efficacia della cannabis nel trattare una patologia cosi debilitante come il cancro.

La tesi riporta uno studio clinico con l’obiettivo di andare a confermare l’ipotesi che l’utilizzo di cannabinoidi sia in grado di ridurre il carico sintomatico di pazienti con tumori avanzati. [1] Inoltre, analizzai anche uno studio pre-clinico che mira a comprendere l’effetto del THC e del CBD sulla proliferazione e sulla transizione epiteliale-mesenchimale in vitro, su cellule di cancro polmonare non a piccole cellule (NSCLC). [2]

QUALI SONO I RISULTATI OTTENUTI?

Il primo studio non è ancora giunto al termine, tuttavia i risultati saranno di grande interesse in quanto i metodi utilizzati, a differenza dei precedenti studi, andranno ad analizzare il carico sin-

tomatico come un insieme, piuttosto che come singoli sintomi.

Dal secondo studio, focalizzato sulla capacità dei cannabinoidi di ridurre la proliferazione cellulare, sembra che la combinazione THC/CBD sia efficace sull’inibizione della migrazione cellulare, della proliferazione e anche sulla riduzione dell’espressione dell’Epidermal Growth Factor Receptor (EGFR), la cui iperattività è associata allo sviluppo di alcuni tipi di cancro.

A CHE CONCLUSIONI È GIUNTO IL SUO STUDIO?

I cannabinoidi sembrano avere un potenziale come cura palliativa nel cancro, andando a controllare i sintomi indotti dalla chemioterapia, come nausea e vomito, il che si traduce in una maggiore qualità della vita del paziente.

Inoltre, in vitro, i cannabinoidi hanno dimostrato di essere in grado di indurre la morte cellulare attraverso l’induzione di apoptosi ed autofagia delle cellule tumorali. [3]

In particolare, una peculiarità risiede nel fatto che questa induzione della morte cellulare intacchi solamente le cellule tumorali, trascurando le cellule sane, quasi come se queste molecole abbiano un meccanismo di selezione nei confronti del bersaglio.

Saranno ovviamente necessari ulteriori studi per validare questi risultati e per dare una speranza ai pazienti oncologici che ci sia una terapia efficace, di origine naturale e con ridotti effetti collaterali.

COSA SI SENTIREBBE DI CONSIGLIARE AD

UN/A SUO/A COLLEGA NEOLAUREATO/A CHE SI AVVICINA AL MONDO DELLA CANNABIS?

Da persona neolaureata, mi auguro sia riuscito ad unire l’educazione accademica al suo interesse per la cannabis e a beneficiare di strumenti e materiale che un’istituto universitario è in grado di fornire. Inoltre, avendo interesse per il mondo della cannabis, in un momento storico come quello attuale di riscoperta della stessa, mi sento di consigliare di continuare a remare in questa direzione e dare quanto più forte apporto e sostegno alla rinascita di questa pianta che, a mio parere, potrebbe essere una soluzione a diverse problematiche attuali, in contesto medico e non solo.

DOTTOR FABBRO, LA RINGRAZIO PER LA SUA DISPONIBILITÀ. VUOLE AGGIUNGERE QUALCOSA PER SALUTARE I NOSTRI LETTORI?

La cannabis cura, la cannabis unisce, la cannabis fa sorridere, la cannabis è benessere, la cannabis è libertà.

Portiamo avanti la ricerca scientifica sulla cannabis, abbiamo ancora tanto da scoprire e da riscoprire; con le tecnologie e innovazioni attuali possiamo recuperare le limitazioni alla ricerca su questa pianta avvenute per circa un secolo.

Referenze

1 Phillip Good et al. Oral medicinal cannabinoids to relieve symptom burden in the palliative care of patients with advanced cancer: a double-blind, placebo controlled, randomised clinical trial to efficacy and safety of cannabidiol (CBD).

BMC Palliative Care (2019).

2 Lara Milan et al.

3 Cannabinoid receptor expression in non-small cell lung cancer. Effectiveness of tetrahydrocannabinol and cannabidiol inhibiting cell proliferation and epithelialmesenchymal transition in vitro. PLOS ONE (2020).

cannabis medica BeLeaf gennaio-marzo 2023 43
LA GUIDA DI

OLIO CBD COS’È? COME FUNZIONA?

mentale, disturbi neurologici e del movimento, dolore, malattie autoimmuni, lesioni del midollo spinale, cancro, malattie cardiometaboliche, ictus, trauma cranico, osteoporosi e altri.” (Il sistema endocannabinoide e la sua modulazione da parte del cannabidiolo (CBD) - Alternative Therapies in Health & Medicine . 2019 Supplement 2, Vol. 25, p6-14. 9p. - Corroon, Jamie; Felice, Jake F)

L’IMPORTANZA DEL FITOCOMPLESSO: FULL SPECTRUM

Al contrario, qualora l’assuntore abbia una patologia specifica e richieda l’intervento di un medico, con la prescrizione medica può accedere ad oli titolati da preparazione galenica, quindi con un rapporto controllato di cannabinoidi (CBD-THC). La cannabis medica è legale in Italia dal 2007 e grazie ad associazioni come Cannabiservice (www.cannabiservice.net) l’informazione e l’accesso alla prescrizione sono oggi alla portata di tutti i cittadini. La libera scelta di una cura naturale.

QUALI SONO

I PRINCIPALI BENEFICI DELL’OLIO DI CBD?

L’olio di CBD è un prodotto naturale, consiste in estratto di cannabis diluito in olio vettore di natura vegetale. La pianta di canapa contiene naturalmente cannabinoidi in tutte le sue parti con maggiore concentrazione nelle infiorescenze.

I cannabinoidi riconosciuti sono circa un centinaio tra cui l’unico identificato psicotropo è il THC tetraidrocannabidiolo (sia Delta8 che Delta9) e il più diffuso in commercio è il CBD cannabidiolo. Il CBD non è psicotropo, bensì negli ultimi anni la ricerca scientifica ha individuato in questa molecola un principio attivo di cui l’uomo (e non solo) può beneficiare per varie problematiche derivanti da un malfunzionamento del sistema nervoso. Altri cannabinoidi che stanno richiamando l’attenzione come particolarmente utili sono il CBG cannabigerolo e il CBN cannabinolo.

IL SISTEMA ENDOCANNABINOIDE

Il nostro sistema nervoso centrale, detto endocannabinoide (eCB), riconosce i cannabinoidi tramite i ricettori CB1 e CB2 ed entra in interazione con loro stimolando le azioni del sistema endocannabinoide su ansia, depressione, neurogenesi, ricompensa (un gruppo di strutture neurali responsabili della motivazione, dell’apprendimento associativo e delle emozioni positive), cognizione, apprendimento e memoria. Per questo motivo le reazioni ad una medesima assunzione di cannabis sono diverse a seconda dell’assuntore.

COSA DICE LA SCIENZA?

Il sistema endocannabinoide è proprio delle specie animali mammifere ed è modulato da dieta, riposo, esercizio fisico, stress e molti altri fattori, inclusa l’esposizione a fitocannabinoidi, come il cannabidiolo (CBD).

“La modulazione dell’attività di questo sistema può offrire enormi promesse terapeutiche per una vasta gamma di malattie, che vanno da disturbi della salute

Nell’infiorescenza essiccata, nelle estrazioni full spectrum e quindi nell’olio vettore in cui viene disciolto, è presente il fito complesso ossia tutto lo spettro di odori, sapori e molecole che sono naturalmente presenti nella pianta fresca.

Il fitocomplesso include cannabinoidi, terpeni, flavonoidi ed altre sostanze, le quali interagiscono tra loro in effetto entourage ossia lo spettro completo dei principi attivi è in sinergia e l’assuntore ne trae il massimo beneficio.

Nell’estrazione “full spectrum” la degradazione del fitocomplesso è limitata, per cui si ha la massima efficacia dai principi attivi della pianta.

IN ASSENZA DI THC: CBD ISOLATO

Nell’olio di cbd isolato troviamo cristalli CBD disciolti in olio vettore, per cui privi di THC e non sottoposti al limite di 0,5% per l’uso collezionistico e 0,2% per quello agricolo.

Nell’olio full spectrum, al contrario, il thc è presente come attivatore dello spettro dei cannabinoidi nel rispetto del fitocomplesso della genetica di origine dell’estratto e nel limite dello 0,2%.

Il CBD isolato è in commercio sotto forma di estrazioni, solitamente in cristalli o gli stessi disciolti in olio vettore. Solitamente sono indicati nei casi in cui non si può assumere THC per motivi lavorativi, raramente di salute poiché non ci sono controindicazioni particolari per l’assunzione dei cannabinoidi, seppure è sempre consigliato seguire un percorso con uno specialista medico.

RICORDIAMO CHE:

In Europa il CBD può essere indicato come ingrediente per cosmesi e alimentare, ove non sia presente THC (quindi cbd isolato), per questo motivo tutte le preparazioni in full spectrum sono in commercio negli hemp shop come prodotto da collezione.

Mezzo secolo di ricerca ha accennato al CBD e al CBG ma ha tenuto in maggior considerazione il THC. La storia della cannabis in medicina tradizionale è antica millenni mentre quella della medicina moderna risale alla metà del secolo scorso, iniziata dal cannabinoide psicoattivo, il tetraidrocannabinolo (THC).

Come spiegato in Il sistema endocannabinoide e l’esplorazione delle applicazioni terapeutiche:

• “La cannabis è stata a lungo utilizzata per alleviare crampi e dolori reumatici e nel 1964 il suo principale ingrediente psicoattivo — (-)-Δ9-tetraidrocannabinolo (THC) — è stato finalmente isolato e caratterizzato.

• Lo sviluppo da parte di Pfizer di un cannabinoide non classico ha portato alla clonazione del primo recettore dei cannabinoidi, CB 1 , che è stata rapidamente seguita nel 1993 dalla clonazione del secondo recettore, CB 2 , e dall'isolamento di ligandi endogeni, gli endocannabinoidi, nel 1992-1995.”

Il CBD, invece, negli ultimi anni gode dei riflettori, in quanto privo di effetti psicotropi, sembra essere un toccasana in diverse situazioni di disagio cronico o temporaneo.

L’articolo scientifico “Applicazione attuale del cannabidiolo (CBD) nella gestione e nel trattamento dei disturbi neurologici“ sintetizza così:

“Cannabidiolo (CBD), che è un costituente farmacologicamente rilevante non intossicante della Cannabis, dimostra diversi effetti benefici. È stato scoperto che ha effetti antiossidanti, antinfiammatori e neuroprotettivi. Poiché l'uso medicinale del CBD sta guadagnando popolarità per il trattamento di vari disturbi, la recente esplosione di preparati a base di cannabis in gran parte non provati e non regolamentati su terapie mediche potrebbe avere il suo maggiore impatto

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NATURA E CANAPA
Marta Lispi GUIDA ALL’OLIO PIÙ RICCO CHE CI SIA

nel campo della neurologia. Attualmente, poiché sono in corso molti studi clinici, il CBD dimostra un notevole potenziale per diventare una terapia supplementare in varie condizioni neurologiche. Ha mostrato risultati promettenti nel trattamento di disturbi neurologici come ansia, dolore cronico, nevralgia del trigemino, epilessia e tremori essenziali, nonché disturbi psichiatrici.”

Abbiamo riassunto qui i principali benefici del CBD per l’organismo umano, facendo riferimento a pubblicazioni scientifiche recenti.

Studi preclinici e clinici mostrano che il CBD possiede un'ampia gamma di proprietà terapeutiche. “Una revisione dei potenziali effetti collaterali negli esseri umani ha rilevato che il CBD è stato ben tollerato in un ampio intervallo di dosi, fino a 1500 mg/giorno (per via orale), senza che siano stati segnalati rallentamenti psicomotori, effetti negativi sull'umore o anomalie dei segni vitali.”

Questo significa che l’assuntore può essere parimenti un adulto, un bambino, un anziano o un animale purché abbia un sistema eCB (un mammifero), senza temere spiacevoli effetti collaterali o imprevisti.

NEUROPROTETTORE

Nei casi di patologie neurodegenerative, in cui sia l'infiammazione che lo stress ossidativo (OS) svolgono un ruolo importante nella loro progressione della patologia, sono caratterizzate da un danno ossidativo esteso a diversi substrati biologici. Sono stati osservati miglioramenti con il CBD su persone affette da Alzheimer, Parkinson, Sclerosi Multipla e demenze di diversa natura.

ANSIOLITICO

Il CBD può ridurre stress e ansia in stati temporanei e cronici.

L’ansia è determinata dall’attivazione dei recettori TRPV1, la cui attività è prevalentemente ansiogena, mentre il CBD agisce come un agonista del TRPV1 ad alte concentrazioni, stimolando i recettori CB1CB2.

Parimenti all’ansia, l’insonnia è uno stato condizionante per la persona che ne soffre. L’assenza di sonno è spesso causata da uno stato di stress che determina disfunzioni del eCBD.

Il Cbd è quindi un buon alleato nei casi di: disturbo d'ansia generalizzato (GAD), disturbo di panico (PD), disturbo da stress post-traumatico (PTSD), disturbo d'ansia sociale (SAD), disturbo ossessivo-compulsivo (OCD), simili condizioni di stress e paura cronicizzati e insonnia.

ANTICONVULSIVO

Le convulsioni sono determinate dall' espressione del recettore TRPV1 nei pazienti con epilessia del lobo temporale. Il CBD è un agonista del TRPV1 che desensibilizza rapidamente il TRPV1. È stato dimostrato il CBD riduce la frequenza delle crisi nei pazienti epilettici, anche nelle forme più refrattarie alle cure come nella sindrome di Lennox-Gastaut e di Dravet.

ANTIEMETICO

Il controllo della nausea e del vomito indotti dalla chemioterapia è inadeguato, questo ha reso necessario un approfondimento sulle caratteristiche antiemetiche del CBD. Gli ottimi risultati lo eleggono antiemetico privo di effetti collaterali per il paziente nei casi di nausea persistente.

ANTIDOLORIFICO, ANTINFIAMMATORIE

Secondo uno studio condotto nell’Università del New Mexico “il consumatore medio di cannabis sperimenta una momentanea riduzione dell'intensità del dolore di circa 3 punti su una scala del dolore da 0 a 10 in seguito al consumo di cannabis”. Le capacità antidolorifiche sono maggiormente attive in presenza di THC, laddove si può avere accesso alla prescrizione medica.

ANTIOSSIDANTI

Tutti i cannabinoidi esaminati mostrano attività antiossidante manifestata nella loro capacità di eliminare i radicali liberi, prevenire il processo di ossidazione e ridurre gli ioni metallici, in particolare CBD e CBG.

ANTINEOPLASTICHE

E’ stato dimostrato che il CBD favorisce l’effetto degli agenti chemioterapici, oltre ad attenuare alcune controindicazioni della chemioterapia stessa come: nausea, vomito, perdita dei capelli, abbassamento delle difese immunitarie, stress.

Efficace, in particolar modo, nei casi di cancro al seno e nelle formazioni neoplastiche canine.

In generale, “il CBD ha dimostrato robusti effetti antiproliferativi e pro-apoptotici su un'ampia varietà di tipi di cancro sia in linee cellulari tumorali in coltura che in modelli di tumore murino. (...) Inoltre, il CBD può anche inibire la migrazione, l'invasione e la neo-vascolarizzazione del tumore, suggerendo che il CBD non agisce solo sulle cellule tumorali, ma può anche influenzare il microambiente tumorale, ad esempio modulando le cellule mesenchimali infiltranti e le cellule immunitarie.”

ANTIARTRITICHE

Il CBD è un potente antinfiammatorio per l’artrite, non solo i ricercatori hanno osservato risultati evidenti in sole sei ore, ma dimostra anche che “il CBD aumenta i livelli di calcio intracellulare, riduce la vitalità cellulare e la produzione di IL-6/IL-8/MMP-3 di fibroblasti sinoviali dell'artrite reumatoide (RASF)”.

PROBLEMI DERMATOLOGICI

La salute della pelle dipende anche dal funzionamento del sistema endocannabinoide, per cui una regolazione dello stesso influisce sullo stato dermatologico.

Sia se il CBD sia assimilato per via cutanea che assunto, inalato, consumato, sembra che influisca positivamente sulle patologie della pelle.

Si sono ottenuti notevoli risultati su:

- acne o seborrea

- eczema o dermatite atopica

- prurito cronico

- modulazione della crescita dei capelli

- pigmentazione di pelle e capelli

- igiene dentale

- psoriasi

- neoplasie cutanee

- guarigione delle ferite

- dolore e sollievo muscolare, ulcere, ferite croniche (in abbinamento con THC)

ANTICOAGULANTE (PREVENZIONE PATOLOGIE CARDIACHE)

I cannabinoidi sono di per sé anticoagulanti, per questo sono sia utilizzati in prevenzione alle patologie cardiache sia raccomandate particolari attenzioni nel caso in cui si assumono anticoagulanti. Seppure la stessa letteratura medica non riporta articoli pubblicati sulle interazioni farmacologiche tra il cannabidiolo e gli anticoagulanti orali diretti.

APPLICAZIONI VETERINARIE

Il CBD apporta i medesimi benefici a uomo e animale domestico, cane o gatto, con la differenza che gli animali incrementano la produzione degli enzimi epatici durante l’assunzione.

Le applicazioni veterinarie del CBD sono in crescita poiché allevatori e proprietari di piccoli mammiferi sono maggiormente propensi per la cura ad ampio spettro e a basso rischio.

Ci sono prove che il dolore osteoartrosico cronico e le risposte ansiolitiche indotte dai rumori possono essere ridotti con l'integrazione con CBD.

Inoltre, si sono ottenuti risultati empirici con le dermatiti e gli stati di stress generalizzati. (vedi articolo “cannabis in veterinaria”)

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NATURA E
CANAPA

Extinction Rebellion e la verità sulla crisi climatica

Il Climate Clock segna poco più di sei anni alla fine del mondo. Tick tock fanno le lancette e le nuove generazioni si preoccupano del loro futuro evanescente.

La Conferenza delle Nazioni Unite sul Commercio e lo Sviluppo (UNCTAD), agenzia che fa parte dell’ONU, ha pubblicato un rapporto sulla canapa, un esempio di politica attuativa basata sul “whole-plant” (detto: non si butta via niente) per “sfruttare il suo potenziale economico e sociale”. Una strategia sostenibile che dovrebbe essere al centro di qualsiasi sviluppo settoriale.

Si legge nel report: “Questo approccio potrebbe facilitare la creazione di filiere produttive in grado di contribuire alla crescita delle aree rurali, dell’industria manifatturiera e dell’industria di trasformazione alimentare”.

Extinction Rebellion (XR):

disobbedienza civile ecologista!

I movimenti ecologisti hanno coinvolto tutti i target, le età, le estrazioni sociali perché la crisi climatica è tangibile nel quotidiano, ha invaso la nostra vita di tutti i giorni. Extinction Rebellion (XR) tra tutti è quello più dedito alla disobbedienza civile, gridare l’urgenza e farla arrivare impattante tramite l’evidenza delle contraddizioni socio politiche con azioni significative. Li ho incontrati per capire quali sono le reali dimensioni del problema ecologico, quali sono le responsabilità politiche e come si può supportare chi se ne preoccupa realmente.

“Nasciamo come risposta moderna all’evidente fallimento dell’ecologismo classico.” spiegano, ripercorrendo i primi passi del movimento “A Londra nel 2018 e un anno dopo eravamo in 60 paesi. Chi ha pensato XR lo ha fatto con mentalità scientifica e con l’obiettivo di arrivare rapidamente a una massa critica che possa fare la differenza.” Il modo dirompente con cui XR si esprime in azioni concrete è stato criticato e ammirato dall’opinione pubblica: “Sulla disobbedienza civi-

le noi abbiamo analizzato i metodi più efficaci nel corso della storia recente e la nonviolenza è risultato quello non solo più etico ma più efficace.”

La politica sorda e muta alla fine del mondo!

Il presidente Emmanuel Macron, nel discorso di Capodanno ai francesi, ha detto: «Chi avrebbe potuto prevedere la crisi climatica?». Greta Thunberg era stata chiara in modo ammirevole al COP 26 del 2021 con l’onomatopeico: "Ci siamo stancati del loro bla-bla-bla. I nostri leader non hanno leadership".

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: MOVIMENTI ECOLOGISTI
marta lispi

E’ palese che a livello globale la politica fa orecchie da mercante al collasso del nostro pianeta quando in realtà per Extinction Rebellion: “Tutti i paesi possono fare molto e, secondo noi, tre semplici cose: dire la verità, dichiarare l’emergenza climatica ed ecologica e mettere in condizione i cittadini di deliberare soluzioni pratiche tramite l’istituzione delle Assemblee dei Cittadini.”

Gli attivisti si sentono accusare di essere “utopisti” quando sono decenni che la scienza denuncia l’emergenza climatica. Infatti, continuano ricordando che: “La verità l’hanno cominciata a dire gli scienziati con “Analisi sui limiti dello sviluppo”, nel 1972, sono passati 50 anni e l’hanno continuato a dire scienziati, attivisti, Segretari Generali e guide spirituali e religiose.” Secondo XR la pandemia è stata un’esperienza esemplare su come si possano organizzare politiche attuative drastiche in uno stato d’emergenza. “Il riscaldamento globale è infinitamente più serio del Covid-19.- proseguono - La gaffe di Macron (perché solo così può essere definita) dice molto sull’interesse effettivo dei politici a un tema che li dovrebbe riguardare semplicemente come persone.”

I politici, in effetti, sono persone, genitori e abitanti dello stesso mondo che stanno contribuendo a distruggere: non se ne preoccupano?

L’oscurantismo della “Crisi Climatica” è un proibizionismo alla consapevolezza sociale La ricerca “Coverage of climate change in introductory biology textbooks, 1970–2019”, pubblicata a dicembre 2022 sulla rivista scientifica PLoS ONEe e riproposta da Nature, evidenzia come l’informazione su questa problematica sia sem-

pre meno. Ci sono meno capitoli in un testo del 2010 rispetto a uno del 2000, inoltre quei pochi paragrafi sono destinati agli ultimi capitoli anziché a metà libro.

“Torniamo al punto cruciale delle nostre 3 proposte: dire la verità.” ribadiscono da XR “Spesso ci rispondono: ma lo sanno tutti, che bisogno c’è di dirlo ancora? Beh, questa ricerca ci dice una volta di più che non è vero” La verità e la diffusione di informazione concreta basata su dati reali viene trasmessa per lo più da canali privati, infatti proseguono: “è necessario dire la verità e che dire la verità sul serio non è né semplice né scontato, ci sono molti temi concreti su cui serve ulteriore approfondimento, soluzioni creative.”

Un’estate di siccità e un caldo inverno: un futuro incerto

Questo è il primo anno di: gennaio senza neve, Natale a mezze maniche e Capodanno al mare. Dopo la siccità della scorsa estate è arrivato un inverno caldo e privo di precipitazioni, stanno mutando le stagioni e i panorami a cui siamo abituati. L’ufficio stampa di Extinction Rebellion è provocatorio, suggerisce di chiedere quale sarà il futuro paesaggistico italiano “a esperti qualificati e indipendenti: il negazionismo sta perdendo punti ma non è sconfitto - spiegano - la percezione immediata si stempera nel tran tran della vita quotidiana. Soprattutto nel mondo occidentale bisogna uscire dalla propria zona di comfort. Il paesaggio è già cambiato, in sé che cambi non è nulla di male il problema è in che direzione sta cambiando e con che conseguenze per la specie umana, nella sua globalità.” L’agricoltura ne risente e con essa la carenza di prodotti ortofrutticoli e l’innalzamento dei prezzi del cibo. La CIA Agricoltori Italiani ha lanciato l’allarme inascoltato: per colpa della siccità estiva è a rischio il 50% della produzione agricola del Nord Italia.

“Non c’è da cambiare il clima, c’è da cambiare il sistema”

L’agricoltura risente del cambio climatico, si orienta per la produzione in serra e in indoor, aumentando i consumi elettrici e la produzione di Co2. I ricercatori della Colorado State University, nel 2022, hanno stimato che per la produzione indoor di cannabis vengono emessi dai 2.000 ai 5.000 chili di anidride carbonica per ogni chilogrammo di fiore secco. Si può immaginare un’agricoltura sostenibile, nutriente per madre terra anziché prosciugante ma, sottolineano gli attivisti di XR Italia, “anche qui ci sono scienziati che hanno già proposto da tempo nuovi modelli di sviluppo.” Ritornando al punto fondamentale sull'onestà intellettuale: “I governi sanno che la situazione è una diretta conseguenza dell’agricoltura industriale ma insistono con le monoculture e gli OGM.” Il Mipaaf non è da meno e con il decreto officinali aderisce perfettamente ai finanziamenti indiretti alla Monsanto.

“Il tema di fondo è sempre "business as usual”: quello che non fa soldi non è interessante. Noi diciamo il contrario: quello che ridà potere alle persone è interessante; quello che è in mano a scienziati preoccupati della specie umana e della vita sul pianeta è interessante; quello che mette le persone insieme, che alimenta la coscienza ecologica è interessante. Molto spesso quello che è interessante non produce profitto. Così siamo d’accordo con i Fridays quando dicono “Non c’è da cambiare il clima, c’è da cambiare il sistema.” concludono citando il movimento studentesco Fridays for Future nato nel 2018 ispirato dai presidi autonomi di Greta Thunberg.

Per maggiori informazioni visita il sito: https://extinctionrebellion.it/

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: MOVIMENTI ECOLOGISTI

LGBTQIA+ e antiproibizionisti per la legalizzazione dei diritti

Torniamo a parlare di legalizzazione dei diritti, dove attivismo e politica italiana sono regolarmente su binari diversi, le lotte per i diritti seppur parallele si focalizzano spesso sulle differenze intestine piuttosto che sulle convergenze di intenti. Si rischia un grave recesso sociale dalla legge 194 alle lotte Lgbtq+. Sulla bocca dei Ministri scelta dalla Presidentessa Meloni sono riapparsi slogan superati: si alla famiglia tradizionale, no gender nelle scuole, no alla droga (intesa dalla cannabis all’eroina escluso l’alcol).

Milo Serraglia è un attivista transfemminista intersezionale, uomo trans di 45 anni, è esperto in tutela delle differenze e contrasto alle discriminazioni e si dedica alla difesa dei diritti delle persone LGBTQIA+ in particolare quelli delle persone trans sui luoghi di lavoro.

A tal proposito stanno raccogliendo le firme per il comunicato stampa di seguito riportato “Associazioni e attivistз Trans* chiedono tutele al Ministro Valditarra - Vogliamo la carriera alias in tutti gli istituti scolastici di tutto il territorio nazionale”.

Milo è anche un attivista nell’ass Cannabiservice, per il diritto di cura con cannabis medica. Abbiamo già parlato con lui di come il sovranismo rappresenti una parte di società che non valorizza il progresso e le risorse dell’individuo, bensì impone l’omologazione del cittadino ad un modello repressivo: il proibizionismo dei diritti.

Le linee guida sulla parità di genere: “pecunia non olet!”

Il Governo uscente, pochi giorni prima del nuovo insediamento, ha stipulato delle linee guida sulla parità di genere: l’ex Ministra per le pari opportunità, Elena Bonetti, e l’ex Ministro per la pubblica amministrazione, Renato Brunetta. Preoccupante, dato che Brunetta è l’uomo che affermò: “C`è un assunto fondamentale. Il matrimonio è quello definito dalla Costituzione, l'unione di un uomo e una donna. In quanto tale, va considerato un bene pubblico

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DIRITTI GLOBALI
marta lispi

ed è destinatario di protezioni speciali da parte dello Stato.”

Milo ricorda: “Brunetta è anche quello che aggredì verbalmente un lavoratore durante un comizio, dicendogli che essendo un dipendente non poteva parlare. Fa sorridere la sua firma su queste Linee Guida che nascono, come sempre, “perché ce lo chiede l’Europa” e non perché ci sia davvero una cultura dello sguardo di genere C’è tanta bella teoria, ma intanto sono solamente linee guida anche un po’ ampollose che celano, neanche tanto bene a mio avviso, un obiettivo chiaro e cioè dirottare fondi del PNRR” In pratica il classico giochino dei fondi europei dirottati nelle casse della Pubblica Amministrazione e il duplice scopo di evitare sanzioni per assenza di welfare con la possibilità di rinnovare la richiesta di fondi se il progetto non raggiunge gli obiettivi prefissati (male).

“In tutto il documento - nota divertito Milo - ci sono parole inglesi, in barba al purismo linguistico tanto evocato per esempio dal Ministro della Cultura Sangiuliano, ma soprattutto che ricorre spessissimo la parola gender” Una parola che sembrava un insulto quando ad utilizzarla era la destra per fermare l’educazione alle differenze nelle scuole e nel ddl Zan. “Nel glossario - da migliorare per l’attivista LGBTQIA+ci sono alcune definizioni interessanti come quella di “violenza di genere”: scopriamo che è “violenza diretta contro una persona a causa del suo genere, della sua identità o espressione di genere”. Sorrido amaramente se penso che il partito di Elena Bonetti ha fatto ostruzionismo becero e volgare sulla pelle delle persone trans. Mi viene da chiedere che cosa possa pensarne Giorgia Meloni, che disse di non sapere che cosa era il gender - anche se lo combatteva ә lo combatte da brava madre cristiana italiana - ma ora che governa si ritrova a finanziare le aziende pubbliche che dovranno tener conto anche dei diritti delle donne transgender.

Dovendo recepire normative europee hanno abbozzato pur di lucrare, è la stessa cosa accaduta col DL Infrastrutture del Novembre 2021 che contiene una norma sulle affissioni che impone “il divieto di pubblicità che proponga messaggi sessisti o violenti o stereotipi di genere offensivi o messaggi lesivi del rispetto delle libertà individuali, dei diritti civili e politici, del credo religioso, dell'appartenenza etnica oppure discriminatori con riferimento all'orientamento sessuale, all'identità di genere, alle abilità fisiche e psichiche”. Fu approvato un mese dopo che avevano applaudito e cantato per aver bocciato il DDL Zan… del resto, pecunia non olet!”

Lo storico legame tra attivistә LGBTQIA+ e antiproibizionisti L’attivismo sud americano è stato emblematico nell’unione delle lotte per i diritti, passando per la figura della donna come epicentro di tematiche importanti, in quanto madri, mogli, sorelle, figlie. I temi da osservare sono quindi violenza, salute, infanzia, carceri, lavoro, sessualità. Cannabis, infatti, è salute. Dennis Peron, è un attivista LGBTIQ+ in California, è veterano dell'Air Force, ha aperto un dispensario di cannabis medica quando negli anni ‘80 e ‘90 l’AIDS divenne un’epidemia. Nel 1996 ha scritto la Proposition 215, il disegno di legge che ha portato la legalizzazione della cannabis in California. Il legame tra le due comunità è attivo da decenni, fortificato dagli '80 e '90 in cui persone LGBTQ usavano cannabis a un tasso più alto rispetto al pubblico in generale. Questo risulta dalle memorie degli attivisti poiché la ricerca scientifica riduce gli assuntori a uomini e donne, escludendo un’intera categoria che non è riconosciuta da istituzioni e scienza.

Milo Serraglia conosce bene la storia che lega Dennis Peron e Harvey Milk ma ammette: “Ci vorrebbe un’intervista a parte solo per raccontare quanto la comunità LGBTQIA+ abbia dato un contributo decisivo alla legalizzazione dell’erba negli Stati Uniti e non solo - poi aggiungeVoglio sottolineare qui l’intreccio ennesimo tra il diritto civile di poter essere liberamente gay e quindi anche fare il politico, aiutando a garantire libertà di cura cioè diritto alla salute. Pensando all’Italia ti dico: perché mai le persone LGBTQIA+ di questo Belpaese non dovrebbero sposare la causa anti proibizionista e metterla sempre più chiaramente tra le proprie rivendicazioni? L’occasione buona per fare una convergenza cannabica sarà sicuramente quella della plenaria di Stati Genderali LGBTQIA+ & Disability a Torino il 21 e 22 Gennaio in cui uno dei temi è quello delle relazioni necessarie tra movimenti sindacali, ecologisti, transfemministi, studenteschi, antirazzisti. Antiproibizionisti, credo dobbiate esserci!”

Conclude infine: “Serve una convergenza culturale, serve ritrovare il senso vero della lotta di classe che riguarda i corpi di chiunque, sfruttati ovunque, privati di diritti.” La trasversalità delle lotte è l’unico strumento per il raggiungimento della legga legalità dei diritti: antiproibizionismo

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DIRITTI GLOBALI

IL CARNEVALE DELLA CANAPA

ANimbin da 30 anni si svolge un festival della canapa denominato “Mardi Grass” il cui evento clou è una sfilata in costume per le vie della città come se fosse Carnevale. Solo che è maggio e non febbraio.

Già, ma dov'è Nimbin? In Australia, nel Nuovo Galles del Sud. Un viaggio lungo, costoso e impegnativo, anche fisicamente. Un sogno per la maggior parte delle persone.

Dista 179 km da Brisbane (e ben 800 da Sydney) e accoglie ogni anno migliaia di partecipanti pronti a difendere a spada tratta la coltivazione della canapa senza più restrizioni. Ma perché proprio qui? Perché è una zona franca per la produzione e la vendita di cannabis.

Tutto è cominciato nel marzo del 1993, quando la polizia ha effettuato un'operazione contro gli spacciatori e subito dopo c'è stato un assedio alla stazione di polizia, con l'edificio che è stato colpito da uova e rotoli di carta igienica. Per questo si è deciso di tenere una manifestazione pubblica, per fornire alla gente l'opportunità di esprimere la propria opinione sulle leggi della droga in modo pacifico, festoso e non conflittuale.

Tempo due mesi e viene messa in piedi la prima edizione del “Mardi Grass”. L'anno successivo, oltre alla parata si tiene anche una conferenza chiamata "Beyond Prohibition" cui partecipa un'impressionante schiera di politici, accademici ed esperti nei diversi settori.

E così sono andati avanti di anno in anno con la grandiosa sfilata celebrativa e l'atmosfera è diventata talmente amichevole e responsabile, che le autorità hanno ceduto.

Il luogo è cambiato parecchio nei decenni, si pensi che nel 1972 era un villaggio rurale come tanti, colpito dai cambiamenti nelle sovvenzioni agricole. L'adesione della Gran Bretagna alla CEE aveva portato Nimbin in recessione con riduzione delle entrate e dei posti di lavoro, a un calo della popolazione e a uno spostamento verso le città. Non erano tempi facili.

Nimbin, però, stava per cambiare. Successe che Dio diede a Nimbin una compagine di giovani hippy.

Per la cultura alternativa qui, la cannabis era un sacramento. Una pianta rustica, semplice da coltivare, che ha aiutato una generazione di coltivatori sessantottini a studiare la canapicoltura per soddisfare i propri bisogni. Questa pianta versatile, generosa e semplice da lavorare serviva da conforto allo stile di vita comune. Non era impegnativo e c'era sempre la possibilità di riempire un po' il portafogli. Quella che è iniziata come una frangia fuorilegge di gente del posto, si è gradualmente trasformata in un'attrattiva per investitori stranieri e persone desiderose di una vita in mezzo alla natura.

Con una rete di supporto in crescita e una maggiore consapevolezza pubblica dei problemi, il villaggio di Nimbin è diventato

un posto all'avanguardia del cambiamento contro il proibizionismo.

Per i commercianti locali la kermesse è un enorme vantaggio economico con alcuni negozianti che in passato hanno dovuto abbassare la saricinesca, non riuscendo a far fronte alla calca dei clienti nei loro negozi. Il Primo maggio è la data scelta per il festival che dura diversi giorni ed è ora uno dei classici eventi underground dell'Australia orientale che attira grandi folle, grazie all'ampia e completa copertura mediatica. “Da gennaio riceviamo continue richieste di informazioni e prenotazioni di alloggi da tutto il continente. Dicono gli organizzatori. È impossibile prevedere il numero dei visitatori,

possiamo però affermare che le leggi proibizionistiche sono un fallimento miserabile e fuorviante. Celebreremo sempre la nostra cultura in un'atmosfera di pace, divertimento e armonia. Esperti di hemp da tutto il pianeta convergeranno su Nimbin per un rituale di condivisione delle conoscenze”.

Il calendario è fitto di appuntamenti che variano di edizione in edizione: spettacoli di danza africana, sfilate di moda, cabaret, il leggendario ballo del “Nimbin Marijuana Harvest Festival”, che presenta le migliori band locali. Fabbricazione di lanterne, danza del ventre, i seminari e feste del pensiero, sfilata delle lanterne al tramonto e la suggestiva cerimonia del fuoco. Tutti cooperano come una grande famiglia per la riuscita della manifestazione. La domenica si apre con il canto all'alba e la guarigione dello spirito, ed è il giorno della parata. Non mancano le bancarelle prese d'assalto dai turisti.

I flash delle macchine fotografiche e degli smartphone sono tutti puntati sul fascino delle “fate della ganja”, donne di ogni età che insegnano a ballare per strada già una settimana prima dell'evento clou, sono vestite di verde da capo a piedi nelle sue più sgargianti sfumature, mescolano tessuti diversi a stili diversi. Calze a righe verdi e nere, grandi copricapi a forma di fogliolina, gonne in stile can can, ombrellini con pizzi finemente

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IN GIRO PER IL MONDO CON LA CANNABIS

ricamati, trucco esagerato e tatuaggi in bella vista.

“Mardi Grass” è un festival dello spirito, una celebrazione della vita e un colpo contro l'assurdità delle norme infondate. “Affermare la verità sul proibizionismo, è un modo non conflittuale per diventare parte della soluzione. Se Nimbin fosse in un'altra parte del mondo saremmo considerati un centro spirituale come le grandi e pacifiche feste religiose indiane. Il Martedì Grasso è un'opportunità per affermare con forza ciò che siamo. Ci dà la possibilità di aprirci al mondo”. Dichiarano gli organizzatori.

Ma cosa dice la legge australiana a proposito di droghe leggere?

La cannabis è vietata secondo la legge del Nuovo Galles del Sud. Qualsiasi attività che la coinvolga è illegale: possesso, uso, fornitura o coltivazione. Tutti i reati legati alla marihuana vengono trattati in tribunale, tranne, se si qualifica per una "cautela della cannabis". Le cautele sono discrezionali. Lo Stato non prevede multe senza condanna penale.

La polizia ha il potere di testare casualmente le persone mediante tamponi salivari, se il test risulta positivo, verrà somministrato un secondo tampone, se risulterà positivo, il campio-

ne verrà inviato a un laboratorio di Sydney per l'analisi. Non c'è arresto, ma non si può guidare per 24 ore. Se il laboratorio conferma la presenza della sostanza, viene inviato un avviso di comparsa in tribunale. La sanzione massima per la guida in caso di positivià è una multa di 1.100 dollari (poco più di mille euro) e 6 mesi di sospensione della patente.

Se si viene trovati in possesso di 300 grammi o più di cannabis bisogna dimostrare che il possesso non era destinato allo spaccio, bensì per uso personale.

Nel febbraio 2016, il Parlamento federale australiano ha approvato nuove leggi per l'uso della cannabis medicinale da parte di persone con malattie dolorose e croniche. Il disegno di legge stabilisce schemi di licenza e autorizzazione per la coltivazione e la produzione di cannabis per scopi medicinali e scientifici. Un'agenzia governativa statale è stata autorizzata a produrre medicinali a base di cannabinoidi. Secondo il nuovo schema federale, i pazienti con una prescrizione valida possono possedere e utilizzare medicine a base di cannabis preparate a partire da canapa coltivata legalmente in Australia.

In definitiva dicono gli abitanti: “I giardini di permacultura, i sistemi di energia alternativa, le opere di riciclaggio della comunità, le scuole, le reti sanitarie, il museo, le imprese locali e le foreste pluviali patrimonio dell'umanità, accanto alle quali viviamo: tutto ciò esiste, perché amiamo la nostra città e siamo orgogliosi di essere parte di questo luogo e di questa terra. Ci piacerebbe che i visitatori, che vengono qui in cerca di “erba”, la acquistino in modo sicuro, responsabile ed economico senza essere intimiditi o costretti a sostenere l'economia della droga pesante”. Concludono i promotori.

Per celebrare il suo 30° anniversario nel 2022 è stato realizzato un film disponibile su https://cannabisbroadcasting.com.au/ mardigrass/

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IN GIRO PER IL MONDO CON LA CANNABIS
C A L I T A L I A H I D R O E L Ì T E - L E U N I C H E V E R E I N D O O R I D R O P O N I C H E - L E T R O V I S O L O N E G L I S P U M O N I G R O W S H O P S ( C E R C A L I S U G O O G L E ) E N E I S I T I T B S G E N E T I C S . C O M E T H E W E E D S H O P R O M A . I T ( I N Q U A D R A I L Q R C O D E P E R R I C H I E D E R E U N A C A M P I O N A T U R A G R A T U I T A ) P R O V A Q U E S T E : L ' E R B A L E G A L E A P R O V A D I P U R I S T A D E L T H C !
STANCO DEL SOLITO CBD SCURO E CHE SA DI FRAGOLA ANDATA A MALE SPACCIAT0 PER INDOOR?

L’erba del vicino, un podcast sugli effetti della legalizzazione negli USA

Che cosa capita quando la cannabis entra a far parte della quotidianità? Anni luce dal trito e ritrito dibattito sulla legalizzazione made in Italy, che si ripete praticamente immutato da un cinquantennio, ci sono gli Stati Uniti. Dall'altra parte del mondo la cannabis a uso ricreativo è ormai legale per la quasi maggioranza della popolazione e in ben 21 Stati. E ora si possono vedere e raccontare le conseguenze sull'economia e sulla società. L’intera classe politica statunitense ha accettato, chi di buon grado e chi meno, la regolamentazione statale della cannabis nell’ultimo decennio e ad oggi la bontà della regolamentazione non è più oggetto di dibattito politico e sociale. “The New Normal”, così è stato definito il fenomeno dell’accettazione pubblica della regolamentazione della cannabis, è oggi una realtà che merita di essere raccontata soprattutto alle nostre latitudini, a latitudini in cui il dibattito è fermo ai fantomatici buchi nel cervello o allo “Stato spacciatore”.

Tutto questo è l’oggetto di un nuovo podcast, L’erba del vicino, scritto e condotto per Il Post da Nadia Ferrigo, giornalista de La Stampa e autrice del volume Easy Narcos – La sfida della canapa legale, e Luca Marola, già conduttore di Non Solo Skunk, autore di numerosi volumi sulla cannabis e direttore editoriale per Officina di Hank della collana La Raccolta, la più dinamica esperienza libraria sulla cannabis e quel che vi gira intorno.

In soli 10 anni, dal 2012 al 2021, la cannabis, da droga pericolosa la cui semplice detenzione apriva le porte delle prigioni,

a suon di vittorie referendarie prima (Colorado e Washington nel 2012) e di leggi approvate dai parlamenti statali poi, diventa una dinamica industria, con una forza lavoro superiore al numero di infermieri o dentisti. Si è imposta come nuova realtà statunitense, contribuendo a superare lo stigma sociale che ha caratterizzato gli ultimi 50 anni. Personaggi dello spettacolo che diventano coltivatori di marijuana, la pandemia che porta alla decisione di definire la cannabis “bene di prima necessità”, il problema di come risarcire le minoranze maggiormente colpite dalla guerra alla droga, il rilancio del turismo anche in territori in cui non vi era nulla di attrattivo, i bilanci sempre in rosso di stati e contee che, grazie all’oro verde, tornano in attivo. Sembrerebbe, visto con gli occhi di un Italiano, un racconto di fantascienza ed invece è la nuova normalità a soli sei fusi orari di distanza…

In Italia il dibattito sulla legalizzazione della cannabis è costruito su preconcetti ideologici che nulla hanno a che fare con la realtà: qualcuno è convinto che porterebbe a grandi disastri, secondo altri invece potrebbe essere un’opportunità per l’economia e per colpire le mafie. Ma come sono andate le cose negli Stati Uniti, dove la marijuana è già legale in molti stati e da molti anni? Ce lo raccontano in cinque puntate godibilissime Nadia Ferrigo e Luca Marola col podcast L’erba del vicino. Prodotto da Il Post, si può ascoltare gratuitamente sull’app del Post ma anche sulle principali piattaforme di podcast, come Spotify, Apple Podcast e Amazon Music.

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CANNABIS E INFORMAZIONE

Disjointed non è una serie da vedere senza joint!

Disjointed è una la serie, una di quelle da cui ti aspetti poco ma che sorprende: una mono stagione di sole venti puntate, disponibile su Netflix dal 2017, purtroppo non rinnovata però per una seconda stagione.

La trama è di quelle che comprendi subito, e la bravura mista alla simpatia di Kathy Bates aiuta a comprendere il contesto: siamo a Los Angeles e la cannabis è finalmente legale!

Ruth Whitefeather Feldman (Kathy Bates) è un’attivista convinta, una guida nel movimento per la legalizzazione della cannabis degli anni ‘70 negli USA, che realizza il suo sogno aprendo un dispensario a uso terapeutico: Ruth’s Alternative Caring.

Ambientato interamente nel negozio, o quasi, le scene sono sketch da sit-com tra i singoli dipendenti: Travis è il figlio neodiplomato che tenta un ammodernamento dell’attività, Pete il grower che venera le piante come verdi divinità, Jenny l’assaggiatrice asiatica ideatrice di video-degustazioni memorabili, Olivia creatrice delle

“cacche” (spice cookies al cioccolato), Carter che rappresenta l’ex militare convertito all’uso di cannabis per alleviare i traumi relativi alla sindrome post traumatica da stress, qualcosa di non molto distante dalla realtà dei veterani che si battono contro i mix di psicofarmaci. I frequentatori abituali del Ruth’s Alternative Caring sono anche una coppia di “fattoni”: Dank e Dabby, dove la loro presenza tenta di provocare e smontare contemporaneamente gli stereotipi legati al consumatore abituale a scopo ricreativo.

Purtroppo, come dicevamo all’inizio, negli USA Disjointed non ha superato il test della critica e si è fermata alla prima serie. Il produttore, sceneggiatore, regista e persino compositore Chuck Lorre, non è stato apprezzato nonostante abbia partecipato a memorabili lavori come The Big Bang Theory, Due Uomini E Mezzo, Dharma & Greg, Mom

Peccato, le 20 puntate da 30 minuti scorrono veloci e finiscono troppo presto, vorresti averne ancora, assaporarne di nuove, dal colorito più acceso e fitocomplesso diverso… un consiglio? Disjointed non è una serie da vedere senza joint!

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CINEMA E TV

“Falla girare!” una commedia antiproibizionista

sta Natan, un influencer eccentrico con una sensibilità per nulla nascosta. Un giorno Natan, suo fratello e un giornalista, Guglielmo, trovano un esemplare maschio di cannabis e decidono di raggiungere l’ultima piantina femmina sopravvissuta, mossi inizialmente dai motivi economici si ricredono e perseguono l’impresa per la felicità stessa. Falla Girare! non fa critica sociale, vuole essere un film che strappa un sorriso e porta alla riflessione sulle emozioni reali: dalla cannabis ai social network. Velata ma non troppo anche la considerazione del ruolo dell’unica donna presente nella banda, Sara (Laura Adriani).

Nel film la situazione è paradossale e realistica allo stesso tempo: c’è un’assurda mafia cinese, improbabili personaggi e schetc ipo-ironici ripercorrono la commedia italiana dal trash al film di Natale degli anni 2000. Sul piano sia tecnico che botanico lascia un po’ l’amaro in bocca, gli amanti del cinema e della cannabis non possono essere entusiasti, eppure la trama non è del tutto priva di senso, anzi. Guglielmo, per noi Ciro dei The Jackal, è un giornalista che si rifiuta di fare carriera inseguendo gossip bensì tiene maniacalmente il conteggio dei suicidi nel mondo. Lui è il portavoce pedante di un messaggio di speranza: il proibizionismo è quell’interesse egemone superiore guidato dalla globalizzazione che vuole l’individuo triste e solo, tendente al suicidio. La felicità è un metro che spesso non utilizziamo per valutare la qualità della vita, quando dovrebbe essere il primo per importanza. Su questo sito sono tenuti i conteggi di nascite, morte, accesso alle materie prime, qualità della vita, numeri che crescono in tempo reale come il conteggio dei suicidi di Guglielmo. 1.018.092 Suicidi quest’anno al 13 dicembre.

redazione

La trama è di quelle che comprendi subito, e la bravura mista E’ uscito su Prime Video “Falla Girare!”, il nuovo film di Netflix, che sta promuovendo lungometraggi inerenti il mondo inesplorato delle sostanze psicotrope. Il rilancio è stato della videoteca di Amazon, unico distributore della commedia antiproibizionista all’italiana.

Il Proibizionismo ha privato alcune civiltà della felicità e con essa delle belle emozioni della vita, mentre depressione e consumismo alimentano le multinazionali. Una piccola piantina poteva salvare tutti: la marijuana! In tutto il mondo, però, un virus ha distrutto le piantagioni di cannabis, sono cinque anni che non esiste più e con essa la libertà e la felicità. E’ questo il filo conduttore di “Falla Girare!” un film di Giampaolo Morelli, che debutta come regista e indossa i panni del protagoni-

In effetti, abbiamo visto diverse volte come la cannabis sia legata alla storia degli psicofarmaci, come alcune sostanze psicotrope siano una cura naturale a disturbi post-traumatici, depressione ed ansia. I veterani di guerra negli U.S.A., ad esempio, portano avanti da anni il diritto di scelta della cannabis medica come alternativa di cura ai “cocktail” di psicofarmaci e oppiacei.

Fabio Balsamo, che nel film interpreta Oreste, ha commentato così la sua uscita: “Forse in generale le emozioni, i sentimenti. L’unico modo che abbiamo poi di interagire col mondo interno e il mondo esterno. Quindi anche un ritorno alla condivisione, che è un po’ il motivo del film. Tornare a rivedersi, a rivivere. A creare una reciprocità con l’altro. Quindi io direi le emozioni. Per quanto mi riguarda…”

Consiglio quindi di vederlo senza troppe aspettative, quando si ha bisogno di un film leggero!

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CANNABIS IN TV E AL CINEMA

QUATTRO LIBRI DA NON PERDERE

Casa

Editrice: Il Seme

Bianco

Collana:

Magnolia

Genere:

Narrativa contemporanea

Pagine: 104

Prezzo: 14,50 €

“Green bug, memorie di uno spacciatore” di Alejandro Carlo jr. Corbo è la storia, raccontata in prima persona, di Tommaso: egli decide di cambiare radicalmente vita perché è stanco di riuscire a malapena a sopravvivere. Siamo in post pandemia di coronavirus e il locale che Tommaso aveva aperto con due amici non ha retto al colpo: dopo aver letto un illuminante articolo di giornale, egli decide di darsi alla produzione e allo spaccio di MDMA, una sostanza psicoattiva sintetica. Per il protagonista e i suoi “soci in affari” inizia un periodo febbrile ed eccitante, in cui lavorano senza sosta e guadagnano molti soldi; ben presto, però, qualcuno si accorge di loro, con tragiche conseguenze. L’autore presenta una vicenda cruda e con un protagonista disilluso, che prova a fare i conti con la sua moralità; un uomo in cerca di redenzione, o forse solo di comprensione.

Casa Editrice: L’Erudita

Collana: Romanzo storico

Pagine: 145

Prezzo: 17,00 €

Nell’opera “Con il cappello di carta calato sugli occhi” di Elisabetta Ferraresi si racconta la storia di un ragazzo, Xiaohong, e di un musicista, Li Yongjie, che subiscono in modi differenti ma ugualmente drammatici le conseguenze della Grande rivoluzione culturale proletaria, avvenuta in Cina durante gli anni di potere di Mao Zedong. Xiaohong, essendo giovane e inesperto, subisce il fascino dei discorsi manipolativi del presidente del Partito Comunista Cinese, e ciò lo porta a prendere decisioni discutibili che imprimeranno una svolta tragica alla sua esistenza. Non servono neanche gli ammonimenti di Li Yongjie, un uomo molto saggio, a impedirgli di scegliere una strada senza uscita; così, mentre il ragazzo segue il suo destino, il musicista cerca di resistere all’oscurantismo dilagante in Cina: purtroppo, anche lui sarà tra le vittime di una folle ideologia.

Casa Editrice: ilmiolibro self

publishing

Genere:

Narrativa contemporanea

Pagine: 136

Prezzo: 13,50 €

“Percorsi intrecciati e vite parallele” è il nuovo romanzo presentato da Le Storie di Irut, un autore che scrive sotto pseudonimo; nell’opera si narra l’intrigante vicenda di John, un uomo dall’esistenza schematica e dalla scarsa intraprendenza che un giorno si imbatte nella casualità della vita, e ne rimane stravolto. Un semplice incontro di sguardi con una donna sconosciuta lo porta a riflettere sul suo percorso e sulle scelte intraprese, mentre comincia a vivere una passione platonica che potrebbe trasformarsi in ossessione. La nascita di nuove opportunità e desideri è la molla che fa scattare il cambiamento in John: la donna, che scopriamo chiamarsi Marika, è solo un pretesto o potrebbe davvero fare la differenza nella sua esistenza? Tra sguardi e illusioni, tra fantasia e realtà, l’autore racconta i misteri dell’innamoramento da un’originale prospettiva.

Genere: Narrativa storica

Pagine: 297

Listino: 12,48 €

“Il tempo del tamburo” di Sabina Moretti è un romanzo storico ambientato tra il mesolitico e il neolitico; ci troviamo nei pressi del monte Ararat, dove si sono stabilite molte tribù: tra queste vi sono i Kefna, a cui appartiene la protagonista dell’opera. Hay è una bambina malvista dal suo gruppo: mentre tutti hanno pelle, occhi e capelli scuri lei è chiara di carnagione, ha un occhio verde e l’altro blu e la chioma rossa; tanto basta in un periodo di grande superstizione per considerarla uno spirito maligno. Quando la incontriamo all’inizio dell’opera è in procinto di essere sacrificata a causa della sua diversità; per fortuna uno sciamano della tribù degli Akbi, Gnu, la salva, intuendone le potenzialità. Hay cresce imparando i misteri sciamanici, per subentrare a Gnu a tempo debito: l’autrice racconta il suo difficile percorso, e le sue lotte per affermarsi.

BeLeaf gennaio-marzo 2023 57 CONSIGLI DI LETTURA
“Green bug, memorie di uno spacciatore”, il drammatico romanzo di Alejandro Carlo jr. Corbo
"CON IL CAPPELLO DI CARTA CALATO SUGLI OCCHI": UN ROMANZO DI ELISABETTA FERRARESI
“Percorsi intrecciati e vite parallele” dA Le Storie di Irut: un incontro deciso dal destino
“Il tempo del tamburo” di Sabina Moretti: la vita di una donna e sciamana alla fine del mesolitico

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