Economia Magazine giugno

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PATH EBIKE PAROLA D’ORDINE:

VERSATILITÀ

Warren Mosler

COVID, GUERRA ED ECONOMIA

Edona Bilali

«ALBANIA E ITALIA SEMPRE PIÙ VICINE»

MENSILE DI GIUGNO 2022 - NUMERO 154 - € 3,00

Rivista mensile - In edicola al prezzo di 2.00 euro. Poste Italiane S.p.A. Sped. in abb. post. 70% DCB Bergamo. In caso di mancato recapito restituire al mittente.

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L’EDITORIALE G

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Inflazione Mercati a 2 velocità

La chiamano guerra dei prezzi, e come molte “mode” è iniziata negli USA per poi propagarsi anche nel vecchio continente. Un denominatore comune, l’inflazione, ma radici e manifestazioni diverse. E se dietro all’esplosione del costo della vita negli Usa c’è un mix di eventi non previsti e un approccio che ha ricalcato quello dell’ultima crisi finanziaria, quando il tracollo dei mutui subprime portò a una depressione della domanda e del mercato del lavoro, in Europa - ma in Italia in particolare - l’evento è per lo più uno e bene noto, si chiama energia. Ma cosa è andato storto? Da una parte l’economia americana è stata inondata

di sussidi imposti dalla crisi pandemica, dall’altra sono arrivate le ripercussioni dei lockdown cinesi e della guerra in Ucraina. Un corto circuito domanda-offerta micidiale cui si aggiunge la piena occupazione, la ripresa dei redditi e una certa aspettativa sul futuro. Mentre la crisi finanziaria aveva eroso principalmente la domanda di imprese e consumatori, la pandemia ha ridotto l’offerta: in giro di pochi mesi si è stabilizzata una persistente carenza di materie prime, navi container, lavoratori, chip e microchip. Tra i 50 stati federali, la disoccupazione è scesa e l’inflazione è rimbalzata più rapidamente di quanto ci si aspettasse: questo squilibrio ha portato a far salire rapidamente l’inflazione tanto che già a maggio ha raggiunto l’8,6%, il valore più alto degli ultimi 40 anni. E nel Belpaese? Nonostante la congiuntura economica sia la stessa, si è aggiunto un fattore determinante: il “caro energia”, termine tanto usato quanto poco realistico. Un rincaro (così come un ristoro) è roba da poco, qualche punto percentuale, qualche migliaio di euro. No, il nostro caro

energia viaggia con valori fino a 500% rispetto a 12/15 mesi fa. Avendo lanciato l’allarme già sul finire della scorsa estate e avendo atteso (e personalmente richiesto) un tetto al costo del gas - che qui da noi vuol dire anche all’energia elettrica perché trasformiamo il gas in corrente - che però non è mai arrivato, non posso dirmi stupito dell’inflazione. Con tutti i costi di produzione e trasporto aumentati a dismisura e con una industria pesante che sta lavorando a ritmi sostenuti dove si pensa sarebbero finite le maggiorazioni di prezzo se non sul consumatore finale? Eppure, c’è qualcosa che mi sfugge: com’è possibile che una variabile tanto importante sia per i costi industriali che per il consumo domestico e quindi il bilancio familiare non sia recepita come una vera urgenza? Per molti anni abbiamo, come sistema Italia, voltato le spalle alla questione energetica; ci siamo destati (ma per pochi istanti) quando altrove hanno scoperto le rinnovabili, le fonti alternative. Poi più nulla. Abbiamo persino preferito acquistare energia altrove

piuttosto che valorizzare i nostri giacimenti. Anche in questa situazione, invece che guardare la luna che ci viene indicata ci soffermiamo a fissare il dito. Ecco lì che invece di adoperarsi per agire sulle cause, facciamo l’esegesi delle conseguenze. Dal termine inflazione al discorso sui salari il passo è breve. “Abbiamo i salari più bassi d’Europa”, “Negli ultimi 30 anni i salari italiani hanno subito perfino una contrazione” titolano i giornali. Eppure, sono troppe le considerazioni lasciate al caso. I nostri contratti prevedono 13 o anche 14 mensilità e un “tesoretto” che è il TFR destinato a ciascun dipendente che conclude un rapporto di lavoro. Non possiamo pensare di risollevare l’economia nostrana parlando solo di salario minimo e costo orario del lavoro: è pericoloso, perché parziale e fuorviante. Rendere competitive le aziende vuol dire dare loro capacità di assumere, migliorare le reti di welfare, arricchire il territorio. Non considerare l’impatto del costo dell’energia è assicurare loro un ko tecnico.

Paolo Agnelli 3


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IN ESCLUSIVA Warren Mosler Covid, guerra ed economia IMPRENDITORIA Edona Bilali Albania e Italia, sempre più vicine IL CONVEGNO Paolo Agnelli racconta del suo ultimo libro “Oro Grigio. I Signori dell’alluminio” ACI Valerio Bettoni Non solo auto ECCELLENZE Seas sempre in crescita L’EVENTO Cyber Security 4.0 L’ASSOCIAZIONE Confimi per la finanza e l’export delle PMI COVER STORY Path Ebike Parola d’ordine versatilità TOP BUSINESS Niederstätter, ser vizi per l’edilizia su misura MEDICINA Riabilitazione: integrazione imprescindibile dell’inter vento chirurgico EVENTI • Glamour Cafè • 30+2 anni Comac LA RICETTA Cer vella di vitello, lattuga, basilico e senape MOTORI • Nautica Bertelli • Taycan Sport Turismo • Cupra Born • Ford E-Transit

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ECONOMIA MAGAZINE® Rivista mensile di economia attualità costume e stile (Registrazione al Tribunale di Bergamo nr. 5 del 21/02/2013)

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Società editrice: Giornale di Bergamo® S.r.l. Via San Giorgio 6/n 24122 Bergamo Direttore responsabile PAOLO AGNELLI Direttore editoriale FRANCESCO LEGRAMANTI Concessionaria pubblicità locale: Giornale di Bergamo® S.r.l. Via San Giorgio 6/n - 24122 Bergamo Tel. 035 678811 - Fax 035 678895 info@economiamagazine.com www.bergamoeconomia.it

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LA VIGNETTA

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IN ESCLUSIVA

Foto Fabio Toschi

NOME: Warren Mosler RUOLO: Economista cofondatore di AVM società di brokeraggio finanziario ed Illinois Income Investors famiglia di fondi di investimento. È stato amministratore e azionista maggioritario di Enterprise Bank of Florida

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WARREN

MOSLER COVID, GUERRA ED ECONOMIA

Personalità di successo del mondo bancario e finanziario, con esperienze imprenditoriali innovative anche nel settore automobilistico e navale, Mosler si è distinto per aver elaborato una teoria economica che ha animato il dibattito accademico ed in diversi paesi anche quello politico-intellettuale. I recenti fenomeni di portata storica che si sono susseguiti negli ultimi due anni, il covid ed il conflitto in Ucraina, ci hanno portato a chiederci come un economista eterodosso, brillante ed eclettico potesse interpretare lo scenario economico attuale. Per questo abbiamo chiesto a Warren Mosler di fare una video call con noi. Sig. Mosler, quali sono state le più rilevanti implicazioni della pandemia sull’economia mondiale secondo lei? «La pandemia ha portato ad uno shock massiccio sull’offerta di forza lavoro: di colpo il 90% della popolazione non ha più potuto andare a lavorare e produrre come prima. Fortunatamente si è trattato solo di quelli che vengono chiamati “lavori non essenziali”. Abbiamo continuato ad avere cibo ed energia dato che le persone impiegate in quei settori solitamente potevano continuare a lavorare. Ma ai lavoratori di tutti i settori considerati non essenziali, in un periodo iniziale, non gli è stato permesso lavorare: le persone sono state pagate per stare a casa come se ricevessero un sussidio di disoccupazione per far la loro parte nel non diffondere la malattia. La cosa interessante è che, eliminando questi settori non essenziali, le emissioni si sono ridotte forse del 50% nel periodo iniziale (in alcune città italiane si è arrivati all’80%, fonte RaiNews): cambiamenti che si sono potuti rilevare anche con le osservazioni della Terra dallo spazio! Quindi abbiamo fatto in due settimane molto più di quanto gran parte dei movimenti ambientalisti speravano di fare in anni: avevamo già vinto la guerra al riscaldamento globale e alle emissioni nocive. Poi abbiamo rinunciato a questo risultato e quando abbiamo riportato l’economia a livelli normali nessuno ha richiesto di fare qualcosa per evitare di riportare anche le emissioni ai livelli pre-covid. Dopo due anni siamo ritornati a livelli di attività economica pre-covid e stiamo guidando tanto quanto lo facevamo prima, il prezzo della benzina è salito ed ora il solo problema di cui si parla è che il suo prezzo è troppo alto. Devo quindi dire che in realtà non esiste una vera base elettorale in favore dell’ambiente, altrimenti tutto questo non sarebbe successo. Sono stati riattivati tutti i settori non essenziali, sottolineo “non essenziali”, senza pensare all’ambiente: evidentemente l’ambiente non è considerato essenziale. Ce l’avevamo fatta, eravamo lì, ma abbiamo deciso che non valeva la pena di fare qualcosa per evitare di avere per11


sone che ricominciassero a girare in auto come prima. E penso che questo valga sia per gli USA che per l’Europa. Questo è quello che ho appreso dalla pandemia in prospettiva storica».

nell’altro, è ora necessario più lavoro per fornire le merci che consumiamo. Che sia per trasporto, ispezioni o quarantene, ci sono molte ore di forza lavoro che devono essere aggiunte».

E cosa mi dice invece sui problemi dal lato della produzione, dell’offerta di beni e servizi alla catena di approvvigionamento? «Penso che i problemi di scarsità si siano risolti, i magazzini ora sono tornati a riempirsi a livelli normali. Ora tutto è tornato ad essere accessibile, anche se non proprio al 100%, ma ad ogni modo ora è tutto ok. Certo, ci sono questioni legate al trasferimento delle merci, dazi e linee di approvvigionamento che sono state ripensate con il covid e che hanno reso i prodotti più cari. Per “più cari” intendo che a livello macro, in un modo o

Ma quindi interpreta così l’aumento nel livello dei prezzi? «L’aumento nel livello dei prezzi è legato in larga parte all’aumento del prezzo del petrolio, che è completamente nelle mani di Arabia Saudita e Russia, operanti di comune accordo. Il mondo ha infatti una domanda giornaliera di 100 milioni di barili di petrolio ed è capace, escludendo l’Arabia Saudita, di produrne solo 90. L’Arabia Saudita è quindi il monopolista marginale che fissa un prezzo che il mondo è obbligato a pagargli (ed il prezzo più alto che gli altri produttori

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riescono ad ottenere è legato al prezzo fissato dai sauditi). Ultimamente hanno aumentato i prezzi di continuo e non so quale sia il loro obiettivo. Chiaramente il petrolio ed i suoi derivati entrano nei processi produttivi di praticamente qualsiasi cosa; dunque un aumento del prezzo del petrolio si traduce in un aumento generalizzato dei prezzi. Nel 2007 e 2008 i sauditi si sono spinti ad aumentare il prezzo al punto tale da far saltare un gran numero di aziende produttrici “low cost”. Sono solo un paio di persone che prendono queste decisioni: il re e il ministro del petrolio saudita. Ma ora anche Putin si è seduto al tavolo. Se dovessero decidere di continuare ad aumentare il prezzo del petrolio il livello dei prezzi continuerà ad

Impianto di estrazione nel deserto


alzarsi, le banche centrali continueranno ad aumentare i tassi di interesse e ciò non potrà che peggiorare le cose (nei suoi lavori Mosler spiega come il tasso di interesse costituisca una componente strutturale dell’inflazione). La guerra in Ucraina crea ulteriori ostacoli economici ed un aumento dei prezzi che contribuiscono a dare a Putin e ai sauditi incentivi ad aumentare i prezzi in chiave anti occidentale. Hanno colpito le forniture agricole, di gas e petrolio, il cui prezzo potrebbe continuare ad aumentare fino a “rompere” le nostre economie. Non so quanto lontano andranno, ma ora come ora sembra che stiano vincendo. E se ci pensate, a livello mondiale, le autorità politiche paiono non capire la fonte del problema».

Mi potrebbe spiegare più nel dettaglio come avviene questa cooperazione tra Arabia Saudita e Russia? «La produzione di Russia e Arabia Saudita sommata ammonta a 15 milioni di barili di petrolio circa. Durante la pandemia hanno concordato di diminuire di 2,5 milioni di barili la loro produzione alla luce della bassa domanda. Oltretutto in quella fase c’era anche il presidente Trump che “minacciava” i sauditi chiedendogli di diminuire la produzione, in quanto cercava di tutelare gli interessi dei petrolieri americani. Al ché i Sauditi hanno detto: “va bene”». Capisco, ma i sauditi non hanno alcun bisogno di mettersi d’accordo con la Russia per diminuire la produzione.

«Sì, non ne hanno più bisogno ora. Durante la pandemia ne avevano bisogno dato che la domanda di petrolio è calata al punto tale che il mondo avrebbe potuto evitare di rifornirsi da loro e ciò ovviamente gli avrebbe fatto perdere il controllo sul prezzo. Ora però Arabia Saudita e Russia sono alleate. Certo, i sauditi comprano armi dagli Stati Uniti, ma ora hanno supporto militare anche dalla Russia. Ciò vuol dire, tra l’altro, che la Russia ora ha a disposizione qualsiasi sistema d’armi con cui gli USA hanno rifornito in precedenza l’Arabia Saudita. Dopodiché ora il petrolio russo è venduto scontato di 35$ per via dell’embargo, ma il mercato lo tratta come se causasse il cancro al mondo occidentale. Noi occidentali non lo compriamo

e intimiamo gli altri a non farlo. Questo porta i russi a scontarlo, anche se in realtà non ce ne sarebbe bisogno: il mondo ha bisogno delle stesse quantità di petrolio e continuerebbe a comprare le stesse quantità dalla Russia, anche senza sconto». È strana questa collaborazione tra la Russia e l’Arabia Saudita: a metà degli anni 80 uno dei fattori che innescò la crisi dell’URSS è stato proprio che i sauditi diminuirono il prezzo del petrolio, mandando in crisi gli altri esportatori di idrocarburi ed in particolare l’Unione Sovietica… «Sai… il nemico del mio nemico è mio amico. Agli USA non piace che i sauditi ammazzino i giornalisti. Alla Russia questo non interessa perché hanno fatto la stessa cosa. Agli USA invece, almeno all’opinione pubblica americana, ciò non piace e non piace neanche ciò che l’Arabia Saudita ha fatto in Yemen. Alla Russia invece tutto ciò non interessa». Ma scusi, gli USA non hanno fatto nulla per impedire la guerra in Yemen. «No, penso che gli USA li abbiano anche aiutati un po’, ma all’opinione pubblica americana ed al congresso non piace quello che è successo e sta succedendo in Yemen e penso che neanche Biden ne sia contento: c’è una certa preoccupazione per le organizzazioni terroristiche che potrebbero emergere in Yemen e rappresentare qualche forma di pericolo anche per gli USA». Ma l’Arabia Saudita cosa può ottenere da questo aumento dei prezzi? «Ottengono più denaro. Ciò gli consente di supportare il loro standard di vita: la famiglia reale conta oltre 15000 membri e a tutti piace girare con i loro jet 13


Realtà e dinamiche dell’attuale momento storico secondo l’economista imprenditore Warren Mosler

privati. Hanno cercato di diversificare la loro economia, ma senza grandi idee oltre a continuare ad esportare petrolio ed importare tutto quello di cui hanno bisogno. Oltretutto sanno che nel mondo le spinte ecologiste hanno fatto diminuire gli investimenti in impianti di produzione di petrolio, quindi la produzione del resto del mondo è improbabile che aumenti. Se poi anche aumentasse, l’Arabia Saudita potrebbe far crollare il prezzo per portare i nuovi piccoli produttori in banca rotta e farlo risalire in un secondo momento. È il modo standard con cui si gestisce un monopolio: ciò che i monopolisti americani hanno fatto in passato. Che fosse Rockefeller con il petrolio o altri con le reti ferroviarie e l’acciaio. E funziona. È una politica molto semplice e ha dimostrato di funzionare». 14

Quindi è il prezzo del petrolio che guida l’aumento del livello dei prezzi. «Sì. Non è mai stata una questione di domanda ad aver spinto in alto i prezzi. Anche durante il Covid i soldi della spesa pubblica entrati nelle tasche del settore privato sono stati impiegati in larga parte per diminuire il livello di indebitamento e non per effettuare nuove spese o investimenti. Infatti ora l’indebitamento dei consumatori è più basso di quanto sarebbe stato senza pandemia». E come vede la salute dell’economia USA ed europea? «Le entrate fiscali stanno aumentando in USA, il che è sintomo di buona salute dell’economia. Il primo segno di crisi economica consiste in una diminuzione delle entrate fiscali, in quan-

to il reddito dei privati cala e di conseguenza il loro carico fiscale. Non si ha questo effetto immediatamente, solitamente lo si vede con un mese di ritardo. Da voi il tasso di disoccupazione è più alto, quindi direi che in Europa la situazione è peggiore che da noi». Come giudica le politiche economiche europee e degli Usa? «Beh, bisogna giudicare le politiche economiche in funzione di quanto raggiungano o meno i loro obiettivi e non ho idea di quali siano gli obiettivi di questa gente (i leader politici). Mi sembra che manchi completamente un piano strategico, un’idea di dove vorrebbero essere da qui ad un anno. Lavorano solo in difesa e non vi è alcun tentativo proattivo guidato da una qualche visione».

Quale pensa sia la migliore politica economica per gli USA ed i paesi europei? «Bisognerebbe individuare i problemi, ma penso che le persone non siano d’accordo nemmeno su quali siano i problemi oggi. Potrei proporre una soluzione di partenza per il prezzo della benzina: si potrebbero togliere le accise. Ma non sono sicuro che tutti siano in favore ad una diminuzione del prezzo della benzina, dato che porterebbe il consumo a salire, con tutte le conseguenze del caso. Qui da noi c’è una forte minoranza che vuole un costo della benzina più alto e incentivi per auto elettriche e simili. Questa minoranza in California è più forte e lì il prezzo è già a 6/7$ al gallone contro i 4/5$ del resto degli USA». Ivan Invernizzi


ni n a i t l i mo s r o c s ra Sono t cora n a è non d e F r re u d n ma l a o di c o d a r g re a n r i t s a t o a st r dim e p o i ne tu d o s i z o n n u u alc na f u è e a zi o n fl n i ' l che s e. s e r e t n di i i s s a t dei


IMPRENDITORIA

ALBANIA E ITALIA, SEMPRE PIÙ VICINE LA DELEGAZIONE GUIDATA DAL MINISTRO EDONA BILALI A MILANO E BERGAMO PER APPROFONDIRE I RAPPORTI ECONOMICI CON LA LOMBARDIA

A dividerle pochi chilometri di mar Adriatico, con le due coste che si guardano, una di fronte all’altra. Lungo i secoli Albania e Italia sono state collegate attraverso traffici commerciali, scambi culturali e vicende politiche, e sempre più forte oggi è la spinta perché anche i rapporti economici tra i due paesi si rafforzino, nel più ampio - e complesso - contesto dell’avvicinamento dei Balcani Occidentali all’Unione Europea. È su queste basi che poggia la visita che a fine maggio ha portato in Lombardia una delegazione del governo albanese composta da Edona Bilali, Ministro per la Tutela dell’Imprenditoria, Artemis Malo, Viceministro degli Esteri e Ilir Bejtja, Viceministro delle Infrastrutture e 16


Foto Antonio Milesi

NOME: Edona Bilali RUOLO: Ministro per la Tutela dell’Imprenditoria

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dell’Energia. «L’iniziativa ha coinvolto la Camera di Commercio Italo-Albanese e la Camera di Commercio della Diaspora, impegnata al fianco gli imprenditori albanesi che investono in altri paesi - spiega il ministro Edona Bilali - con l’obiettivo di approfondire le relazioni tra i nostri due popoli. Durante la visita abbiamo promosso uno scambio di esperienze: i nostri imprenditori sono molto interessati a stringere collaborazioni con imprenditori lombardi, e allo stesso tempo abbiamo fatto un appello agli investitori italiani che vogliono espandere il raggio delle proprie attività invitandoli a cogliere le tante opportunità che l’Albania è in grado di offrire». La delegazione ha incontrato a Milano il Presidente della Regione Lombardia, Attilio Fontana, poi si è spostata alla Camera di Commercio di Bergamo, tappe che hanno permesso anche diversi confronti con gli imprenditori. «Ci sono settori economici in Albania che stanno conoscendo un forte sviluppo 18

- continua Bilali -, per cui sta diventando sempre più interessante investire nel nostro paese: il primo di questi settori è sicuramente il turismo, seguito da energia, infrastrutture e manifattura. Negli ultimi anni anche i comparti dei servizi e dell’ICT stanno crescendo molto. Questo è il primo di una serie di incontri che intendiamo promuovere per intensificare i rapporti con la Lombardia, con l’obiettivo di aumentare l’interscambio economico tra i due paesi non solo a livello di investimenti ma anche a livello commerciale. Osserviamo con interesse anche il sistema che sostiene il credito per le imprese presente in Lombardia, e stiamo cercando di capire se è possibile svilupparlo anche in Albania». Sui motivi per cui dovrebbe essere conveniente per un imprenditore italiano investire nel paese, il ministro spiega che «la struttura delle imprese è molto simile a quella italiana con ditte individuali, Srl, Spa: il 90 per cento sono Piccole e Medie Imprese, e a tutte l’Albania offre un buon

Perchè investire nel paese? «Il 90 per cento sono Piccole e Medie Imprese, e a tutte l’Albania offre un buon pacchetto fiscale» pacchetto fiscale». L’Albania dal 2009 è membro della NATO, ma non fa ancora parte dell’Unione Europea. Sempre al 2009 risale la domanda di adesione: da allora sono stati fatti alcuni passi avanti, fino alla concessione nel 2014 dello status di Paese candidato all’adesione all’UE, anche se i tempi per ulteriori step appaiono al momento incerti per tutti i paesi dei Balcani Occidentali impe-

gnanti in vario modo sulla strada dell’ingresso dell’UE dopo il periodo comunista, i conflitti degli anni ’90 e la disgregazione della Jugoslavia: oltre all’Albania, Bosnia ed Erzegovina, Kosovo, Macedonia del Nord, Montenegro e Serbia. Il tema è però quanto mai all’ordine del giorno, in settimane che vedono la forte e rapida spinta - in questo caso in risposta alla guerra in corso con la Russia - del processo che in prospettiva potrebbe portare all’ingresso nell’Unione di Ucraina, Moldova e Georgia, anche questi ex paesi comunisti. «Noi non siamo vicini all’Italia solo dal punto di vista geografico - evidenzia Bilali -, ma ad unirci è la cultura e la storia dei nostri due popoli: è il motivo per cui in Albania ci sono tantissime persone che parlano italiano, è raro trovare qualcuno che non lo parla». Senza contare la presenza albanese in Italia, anche questa risalente nel tempo, cresciuta con la caduta del regime comunista, periodo in cui proprio le coste pugliesi accolsero migliaia di profughi in fuga dall’Albania. Ma la volontà di farsi avanti come partner economico ha subìto una forte spinta anche dall’evoluzione della situazione economica mondiale degli ultimi anni, che ha portato molti paesi a riflettere sulla necessità di accorciare le filiere produttive di fronte ai sempre maggiori rischi che riserva il commercio globale - tempi più lunghi e prezzi più alti. «Dopo il Covid e lo scoppio della guerra in Ucraina - conclude Bilali assistiamo ovunque ad una forte crescita dei prezzi, in particolare del carburante: per questo è più facile, dal punto di vista della gestione della logistica, poter contare su partner vicini geograficamente come noi». Daniele Cavalli


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IL CONVEGNO

ORO GRIGIO

È all’interno del Politecnico di Lecco che l’ultimo libro di Paolo Agnelli “Oro Grigio. I signori dell’alluminio” è stato letto e presentato in maniera “altra”, come gli stessi ospiti hanno voluto precisare. E se Mauro Gattinoni, Sindaco di Lecco e Mauro Piazza, Consigliere della Regione Lombardia, hanno voluto sperimentare una lettura educativa, approcciando il libro come romanzo di formazione soprattutto per le nuove e giovani generazioni, e l’intervista condotta da Gianluca Morassi, responsabile delle pagine economiche del quotidiano La Provincia di Lecco ne ha approfondito gli aspetti più economici arrivando fino all’attualità, 20

è stata la tavola rotonda a far emergere nuove chiavi di lettura. Ma prima vogliamo presentarvi chi c’era. A guidare i lavori il presidente di ADI Lombardia Pierangelo Marucco che, assieme al presidente Stefano Covino dell’associazione la Semina e all’imprenditore Massimo Bertoletti, ha voluto fortemente questo appuntamento. Un libro raccontato in modalità talk e attraverso gli occhi di Marco Bosisio, General Manager di A.t.i.e.Uno Informatica, Riccardo Addis, Amministratore delegato di Spazio Tecnico, Manuela Ghielmetti, Responsabile gestionale del Politecnico di Lecco.

Proprio l’ingegnere gestionale ci ha portato in un nuovo spazio e vogliamo raccontarvelo con le sue parole. «Ho seguito la storia della famiglia Agnelli da Baldassare ad Angelo fino alla quarta generazione con viva attenzione e partecipazione. La storia di uomini prima che di un’azienda o, meglio ancora, la storia di un’azienda fatta da uomini, che definirei duttile, leggera e al tempo stesso robusta e resistente proprio come si descrive l’oro grigio del libro. Una narrazione discreta e intima, ma avvincente, che presenta le persone e la loro storia rendendo il lettore partecipe e coinvolto». E poi Manuela Ghielmetti

entra nel vivo. «Baldassare all’inizio del libro ci ricorda che la specializzazione è l’anima della professionalità, del fare bene un mestiere. Il rischio della moderna produzione di massa è ritenere che l’eccellenza è troppo costosa perché richiede studio e specializzazione». Creatività e innovazione sono le armi con cui l’Italia può e deve affermarsi per affrontare le difficoltà del presente, bisogna guardare al futuro e saper interpretare i segnali. E a proposito di segnali è stato durante l’intervista al presidente Agnelli che Gianluca Morassi ha chiesto all’autore di spiegare meglio una frase presente in Oro Grigio e che Paolo


Foto Antonio Milesi

NOME: Paolo Agnelli RUOLO: Industriale presidente del gruppo Alluminio Agnelli e presidente di Confimi Industria, autore del libro “Oro Grigio” Solferino Editore

Agnelli destina ai suoi figli più come monito che come indirizzo da seguire «siate innanzitutto imprenditori di voi stessi». «Questa è stata l’eredità più importante che ho avuto da mio nonno e da mio padre» spiega Paolo Agnelli alla platea costituita per lo più da giovani studenti del Politecnico. «Cosa vuoi fare nella vita? Pensaci bene. Qualunque cosa tu intenda fare, ricorda di metterci dentro tutto te stesso, metti in gioco la tua stessa vita, perché non sono ammesse le mezze misure. Così fece Baldassare, così fece anche mio padre. E così faccio io. Non potrebbe essere diversamente, con tale imprinting, e ne sono fiero”.

La platea durante la presentazione all’interno del Politecnico di Lecco

Imprinting è una delle parole utilizzate proprio da Manuela Ghielmetti nel suo ragionamento. «I processi di innovazione e di crescita, siano essi del singolo o della collettività, sono sempre legati alle persone che li portano avanti e alla loro capacità di gestire situazioni complesse, prendere decisioni difficili e avere il coraggio di perseguire i propri obiettivi, come quando Angelo Agnelli decide di non abbandonare l’alluminio abbagliati dall’acciaio inossidabile. L’uomo, con la sua intelligenza, sensibilità e fallibilità, è il centro dell’agire e la tecnologia e la scienza sono potenti strumenti a sua disposizione. Anche 21


nel modo attuale dell’intelligenza artificiale, della robotizzazione spinta e dell’ingegnerizzazione dei processi, sono gli uomini che fanno la differenza e che possono decidere tra il successo e il fallimento. L’eccellenza poi non si raggiunge solo attraverso lo studio ma anche dal continuo confronto con ciò che ci circonda, con i collaboratori, con i competitor, con i clienti, con la ricerca; è la curiosità di conoscere l’altro, l’umiltà di provare a capire ciò che ci è estraneo e la capacità e il coraggio di provare a seguire strade

trarre vantaggio in una relazione dialogica del dare e avere. L’ecosistema lecchese è un esempio di quello che sto dicendo, negli anni gli attori coinvolti sono cresciuti insieme, hanno

desideroso di sperimentare. Avremmo potuto fare meglio? Probabile! Ma la cosa importante non è il risultato in sé ma l’approccio, esattamente come si legge nel libro. Chi vive questo contesto sente la voglia di fare, percepisce un obiettivo superiore che guida le azioni dell’ecosistema che, nel perseguire l’interesse del singolo, ottiene un beneficio generale per tutto il contesto. Perché chi innova da solo innova per uno, chi lo fa all’interno di una rete beneficia di un effetto moltiplicatore incredibile. Un chiaro esempio è riportato nel libro quando dei dazi introdotti dall’Europa nel 2020 sull’alluminio esportato dalla Cina per

interrompere il dumping, Questa scelta coraggiosa ha ristabilito un equilibrio nei costi della materia prima e interrotto 10 anni di crisi. L’obiettivo era alto e altro ma le aziende europee e le economie locali ne hanno tratto grande giovamento. Chiudo dicendo che se sapremo fare tesoro di esperienze come quelle raccontate nel libro, saremo capaci di crescere nuove generazioni consapevoli e specializzate. Se continueremo a perseguire l’eccellenza e non i volumi, agendo come sistema - territoriale, nazionale o europeo - avremo tutte le carte in regola per affrontare il futuro da artefici consapevoli della nostra fortuna».

Nella foto in alto da sinistra: Riccardo Addis, Marco Bosisio, Paolo Agnelli, Manuela Ghielmetti, Pierangelo Marucco e Gianluca Morassi

nuove. Il confronto ci porta a un’ulteriore di lettura che è la relazione con il contesto. Nessuno vive isolato, i soggetti hanno senso inseriti nel proprio ecosistema e da esso possono e devono 22

imparato a collaborare, si sono stimolati e aiutati a vicenda: istituzioni, aziende, università e cittadini secondo il modello a quadrupla elica dei moderni processi di innovazione. Il risultato è un territorio vivo, ricco e


Corriere della Sera

Una dickensiana vicenda, irta di difficoltà trasformate in successi. L’Eco di Bergamo

Una storia di duro lavoro e testardaggine di piccoli eroi di provincia che da oltre un secolo innovano il mondo.

Una storia di segreti e fatica. Adnkronos

Storia di un imprenditore coraggioso. Affaritaliani

Il Foglio

UNA GRANDE STORIA DI FAMIGLIA RACCONTA L’ITALIA, LE SUE SFIDE E IL SUO CORAGGIO.

Tutto comincia da Baldassare Agnelli: orfano nella Milano di fine Ottocento, un viaggio di lavoro nei Balcani gli cambierà la vita grazie a un segreto svelato da un capo rom. Capace di cogliere la fortuna, dotato di fiuto imprenditoriale, dedizione e passione, Baldassare fonda una dinastia che accompagnerà per decenni il destino dell’Italia, attraverso due guerre mondiali, gli anni del regime, il boom economico, la globalizzazione. La forza del legame familiare capace di farsi futuro.

in tutte le LIbRERIE

damiano.tozzo@gmail.com

Epopea imprenditoriale. La regola dell'alluminio: tre generazioni di industriali e un segreto.


ACI

Foto Antonio Milesi

«Guardiamo avanti con un obiettivo: fornire un servizio ai cittadini». Valerio Bettoni, 73 anni, una vita passata in politica e in ruoli di rappresentanza - è stato presidente della Provincia, e per 16 anni ha guidato il CONI di Bergamo -, oggi è al secondo mandato da presidente dell’ACI Bergamo e ha ancora le due passioni di sempre: «mi piace stare con la gente - dice in bergamasco, secondo uno stile diventato negli anni noto a tutti -, e poi quando assumo un incarico lo faccio per lavorare, per portare dei risultati. È un modo di fare che ho applicato anche in ACI: il mio secondo mandato si concluderà nel 2024,

NON SOLO AUTO 24


NOME: Valerio Bettoni RUOLO: Secondo mandato da presidente dell’ACI Bergamo

e penso che sarà anche l’ultimo». «Sono arrivato qui un po’ per caso, non era nei miei programmi - racconta Bettoni - D’altronde venivo da un mondo diverso, quello sportivo e poi della politica, e quando è nata questa possibilità mi trovavo già in pensione. Nel 2016 l’ACI era commissariato, c’erano stati un po’ di problemi e il debito accumulato

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dei conti, una piccola azienda: c’è una squadra di 17 persone che lavora qui, un bilancio di 2 milioni e mezzo da gestire, 23 delegazioni in tutta la provincia che sono autonome ma che con la sede della città hanno un dialogo costante. Un lavoro significativo, se si pensa che nella provincia di Bergamo circolano 1 milione di motori, tra auto e mezzi pesanti». Bettoni non dimentica di ricordare che l’emergenza, scoppiata negli scorsi anni e legata ai ritardi per ottenere la patente di guida non si è mai, di fatto, risolta: «L’attesa media - il tono si fa decisamente arrabbiato - è ancora di un anno. A Bergamo ci sono 10 mila patenti bloccate e non è accettabile, perché patente significa lavoro. Nonostante gli annunci di aumento del personale alla Motorizzazione di Bergamo il cambiamento negli ultimi anni è stato minimo. era molto grande. Anche quando mi è stato proposto questo ruolo non sono mancati gli ostacoli, che hanno portato al ricorso al TAR e al Consiglio di Stato: entrambi hanno avuto esito favorevole e sono diventato presidente». Ad interessare l’attività dell’Automobile Club d’Italia sono tutti i temi che toccano da vicino la vita degli automobilisti e dei cittadini in viaggio: sicurezza, informazioni, servizi, ma anche turismo, ambiente e sport. Al suo arrivo, però, Bettoni ha dovuto guardare innanzitutto alla situazione interna all’ente. «Sei anni fa il debito accumulato era arrivato a 2 milioni di euro ricorda -, i soci diminuivano, bisognava riorganizzare tutto: ci siamo messi a lavorare, stiamo ripagando il debito, che oggi è sceso in modo significativo, e i soci nel 2021 sono arrivati a 26

Valerio Bettoni, presidente dell’ACI Bergamo: «servizi, ambiente e sport per 1 milione di motori» circa 25 mila, 400 in più ogni anno: sull’asse Torino-Trieste, dopo l’ACI di Torino e di Milano, ci siamo noi. Quella di Bergamo è un ACI che cammina, che è a disposizione dei cittadini, iscritti o meno, con la propria competenza e i propri servizi - dal bollo auto al passaggio di proprietà, passando per le diverse pratiche legate all’automobile -: negli ultimi sei anni i rinnovi patente gestiti da noi sono aumentati del 76 per cento, i trasferimenti di proprietà del 65 per cento. ACI Bergamo è, in fin

Tanto che abbiamo fatto da tempo una proposta: se non ci sono alternative diamo ad ex poliziotti e carabinieri in pensione la possibilità di dare una mano nello smaltimento delle pratiche attraverso l’iscrizione ad un elenco specifico presso la Prefettura. Anche se l’attenzione è calata, questo rimane un problema grave, e si tratta di un servizio che i cittadini già pagano, ma che viene loro erogato in tempi troppo lunghi». «La nostra - tiene a precisare Bettoni - è però un ACI

che si occupa di mobilità a 360 gradi. Lavoriamo sulla cultura della sicurezza stradale: al momento dell’ingresso dei monopattini nel mercato, per esempio, abbiamo sollevato subito osservazioni e chiesto che vengano fatte rispettare a chi guida questi nuovi mezzi regole chiare per tutelare tutti coloro che si trovano sulla strada. Ma ci occupiamo anche di ambiente, con una commissione ad hoc dedicata alla mobilità sostenibile: siamo al fianco della transizione verde, ma vogliamo che si discuta di tutto, anche del fatto che, dati scientifici alla mano, i motori diesel più moderni inquinano come un veicolo elettrico - tenendo conto dei problemi generati dallo smaltimento delle batterie. E del fatto che per portare avanti questo processo non possiamo mettere in ginocchio una parte importante della nostra economia. Servono, insomma, soluzioni di buon senso». Infine lo sport e le auto d’epoca. «Abbiamo ripreso ad organizzare il Rally Prealpi Orobiche ad aprile, con uno sforzo economico ed organizzativo importante: due giorni di gare con 115 equipaggi e la presenza di diversi campioni: uno spettacolo che è piaciuto, su un tracciato di sessanta chilometri tra i Colli di San Fermo, Selvino, Val Seriana e Val Serina utilizzato anche per le tappe del mondiale a Bergamo. A settembre, invece - conclude Bettoni - torna il raduno di auto d’epoca che dalla città raggiungerà Lovere passando per la Val Seriana: un’occasione in cui ad essere protagoniste non saranno solo le auto, ma soprattutto il paesaggio bergamasco». Daniele Cavalli


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Grecale Trofeo. Consumo di carburante in ciclo misto max (l/100km) 11.2; emissioni di CO2 in ciclo misto max (g/km) 254. I dati corrispondono ai test eseguiti in conformità al regolamento (UE) 2017/1151, tuttavia l’omologazione definitiva non è ancora stata ultimata, di conseguenza i dati possono essere soggetti ad ulteriori adeguamenti. I dati definitivi saranno presto disponibili sul sito Maserati e presso i concessionari ufficiali Maserati. mma GT Hybrid. Consumo di carburante in ciclo misto min – max (l/100km) 8.2 – 10.7; emissioni di CO2 in ciclo misto min – max (g/km) 186 - 243. I valori indicativi relativi al sumo di carburante e all’emissione di CO2 sono rilevati dal costruttore in base alla normativa vigente e aggiornati alla data del 07/2021. I valori più aggiornati sono disponibili so le Concessionarie Ufficiali Maserati e sul sito Maserati in quanto gli stessi sono indicati a fini comparativi e potrebbero non riflettere i valori effettivi.


ECCELLENZE

Foto Light&Magic Productions

NOME: Alessandro Cianciaruso RUOLO: CEO

SEAS SEMPRE IN CRESCITA Seas è la società specializzata nella manutenzione di aeromobili e in esclusiva della flotta del gruppo Ryanair sul territorio italiano. Per l’occasione abbiamo intervistato il CEO di Seas, Alessandro Cianciaruso che nella base principale di Orio al Serio ci ha svelato tutte le curiosità di questa realtà in continua evoluzione. Qual è l’attività principale di cui vi occupate? Ci occupiamo di manutenzione degli aerei operativi, senza tralasciare la parte relativa alla manutenzione dei simulatori che sono necessari per svolgere l’attività di mantenimento 28

e formazione del personale. Oggi ci troviamo su un simulatore 737 che riproduce al cento per cento la cabina di pilotaggio di questo modello di aereo, con gli stessi strumenti e comandi. Dove si trovano le vostre sedi? Noi copriamo il sud est Europa, tutta l’Italia da nord a sud, partendo da Malpensa, arrivando fino a Catania e Palermo. Abbiamo basi anche a Bergamo, Treviso, Venezia, Torino, Pisa, Cagliari, Alghero, Bologna, Roma Ciampino e Fiumicino, Pescara, Napoli, Bari, Brindisi, Lamezia Terme, Palermo e Treviso.

Avete avuto dei cali di lavoro durante il periodo della pandemia? Durante il periodo della pandemia ci sono state ripercussioni negative nell’ambito dei viaggi aerei come si può ben immaginare, con una riduzione dei voli del 90%. Il settore della manutenzione, al contrario non ne ha risentito troppo, ma anzi, il durante il periodo pandemico, sfruttando il fatto che gli aerei non volavano, ne abbiamo approfittato per portarci avanti, lavorando tanto e costantemente, tant’è che siamo sempre alla ricerca di nuovi tecnici da assumere. Una piccola flessione del

carico di lavoro è stata semmai data dal fatto che c’era meno bisogno di manutenzione, mancando il deperimento d’uso dei componenti, proprio perché gli aerei erano fermi. Adesso invece tutto è ripartito e siamo arrivati a livelli pre covid, con grossi picchi di lavoro. Com’è costituito il vostro organico? Al momento contiamo sui 500 dipendenti, anche se il nostro intento è quello di incrementare il numero di risorse umane. Proprio nel 2018, a tal proposito abbiamo deciso di aprire un’Accademia di formazione per tecnici manutentori, dal CONTINUA A PAGINA 30


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nome AEA-Aircraft Engineering Academy, certificata da Enac 147, l’autorità aeronautica. Noi siamo in grado di prendere persone inesperte e di formarle completamente. Si tratta di un corso post diploma della durata di 4 anni, di cui due con una formazione teorica e altri due sul campo. In questo modo riusciamo a formare ogni anno 40 nuovi tecnici. Per essere ammessi basta un semplice diploma, una forte motivazione e una conoscenza base della lingua inglese. Quello del manutentore è del resto un lavoro molto particolare che deve piacere e appassionare, molto complesso e che richiede dei sacrifici in quanto si lavora per l’80% di notte e anche nei giorni festivi. Un settore in crisi se si pensa che abbiamo aperto una fondazione in Sicilia dove facciamo corsi di formazione finanziati dalla regione, sempre in campo aeronautico, ma a cui mancano gli iscritti. Ciò è causato anche dal fatto che molti giovani oggi non sono disposti a fare sacrifici e la possibilità di poter accedere al reddito di cittadinanza

certificazione Enac? Grazie ad essa abbiamo numerosi vantaggi. Possiamo svolgere tutta quella parte di controlli non distruttivi, gli ndd, cioè quei controlli che si fanno a livello strutturale a seguito di danni all’aereo. Essi permettono di verificare se all’interno della struttura metallica o del componente sotto esame, siano presenti eventuali difetti non visibili attraverso la sola analisi materiale esterna Questi controlli sono relativi a quattro

che permette di allargare la gamma dei servizi eseguiti da Seas nel campo della manutenzione aeronautica specializzata e che si innesta nell’implementazione del dipartimento di riparazioni strutturali. Come è cambiato nel tempo l’aeroporto di Bergamo? Noi siamo cresciuti veramente tanto grazie a Orio. Ho la fortuna di dire che la manutenzione Ryanair in Italia l’ho portata io. Io operavo a Dublino come tecnico

A sinistra nel cockpit di un simulatore Boeing 737 Sopra un motore smontato

senza sforzi non ha di certo aiutato. Cosa ha comportato l’ottenimento della nuova 30

distinte metodologie: ultrasuoni, liquidi penetranti, correnti elettromagnetiche e particelle magnetiche. Una certificazione ulteriore

manutentore per Ryanair e quando sono arrivato in Italia, ancora non si faceva manutenzione perché era considerata troppo costosa.

Da lì è nata l’idea di aprire il primo hangar che è stato possibile realizzare solo grazie al fatto che qui abbiamo l’aeroporto di Bergamo che è stato molto recettivo per questo progetto e ci ha dato un grandissimo supporto. Di quanti hangar per la manutenzione disponete nella sede di Bergamo? Abbiamo 3 hangar più altri due che sono in costruzione e che saranno pronti a fine anno. Quella di Bergamo

è l’unica base italiana di manutenzione di Ryanair del sud-est europeo. Siamo riusciti a costruire il primo hangar in 7 mesi e questo proprio grazie all’eccellenza dell’aeroporto di Orio che ci ha supportato e del suo management. Avete dei progetti futuri? Sicuramente punteremo a terminare i due hangar di Bergamo, ad espandere l’attività manutentiva verso altri paesi e all’incremento dei corsi di formazione per creare nuovi posti di lavoro. Daniela Picciolo


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Foto Light&Magic Productions

L’EVENTO

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CYBER SECURITY 4.0

Si è tenuto lo scorso 14 giugno, presso l’Auditorium di Confindustria Bergamo, un interessante evento, organizzato dal gruppo Planetel, dal titolo “Cyber Security 4.0: la Cybersicurezza e i benefici fiscali a supporto dell’Industria 4.0”. Il tema della sicurezza informatica, legato al percorso di digitalizzazione e automazione delle infrastrutture e dei processi aziendali, al centro del Pnrr, è di grande interesse per un tessuto imprenditoriale italiano fortemente preoccupato dai rischi


sicurezza integrate (industrial cybersecurity) che salvaguardino le informazioni, gli apparati e l’intero ciclo produttivo. Ad aprire la conferenza, Bruno Pianetti, Presidente del Consiglio di Amministrazione e Amministratore delegato del Gruppo Planetel, il quale ha illustrato l’evoluzione e la capacità di una delle realtà leader, a livello nazionale, nell’ambito delle telecomunicazioni di riuscire a coniugare prossimità e territorialità con un portfolio di soluzioni innovative che si è evoluto nel tempo per rispondere alla crescente diversificazione della domanda tecnologica aziendale. «Il nostro percorso di crescita imprenditoriale è iniziato con la costruzione di infrastrutture - ha sottolineato Pianetti - per poi evolversi nella realizzazione di reti di connettività per il territorio e oggi comprende un’offerta di soluzioni all’avanguardia anche nel campo della digitalizzazione e della cybersecurity. La capacità di essere sempre vicini al cliente e di carpirne le esigenze ha sempre

NOME: Bruno Pianetti RUOLO: Presidente del Consiglio di Amministrazione e Amministratore delegato Planetel Spa

contraddistinto il nostro approccio qualitativo-relazionale al mercato. L’offerta di servizi si è evoluta in linea con la trasformazione tecnologica in azienda, confermandoci partner ideali di tanti imprenditori con cui condividiamo un percorso di crescita da oltre 30 anni: dall’analogico ai servizi più innovativi. Siamo riconosciuti sul territorio quali interlocutori affidabili per affrontare le sfide tecnologiche presenti e future. Nel gruppo Planetel, che opera principalmente nel nord Italia, attraverso anche DiRete e Trifolio, figura inoltre EnjoIP che ci consente di offrire le nostre soluzioni anche ai clienti del centro e sud Italia. Il nostro obiettivo è quello di essere un punto di riferimento per le aziende italiane a 360 gradi nel campo delle telecomunicazioni. Siamo ben consci che il tema della sicurezza si lega in modo indissolubile alla trasformazione industriale in atto e all’esigenza di avere soluzioni integrate di prevenzione del rischio, monitoraggio delle minacce e risposta alle criticità. Con l’obiettivo di salvaguardare

Michele Lavaia

connessi all’aumento degli attacchi e dal contesto geopolitico europeo ma allo stesso tempo pronto a raccogliere la sfida della transizione digitale e dell’industria 4.0. Un modello di impresa tecnologicamente avanzata che rende più fluidi, automatizzati e sostenibili i processi di produzione ma che necessita di soluzioni di 33


Marcello Lupo

l’azienda nella sua totalità. Il system integrator completa la gestione delle infrastrutture in house, delle attività sistemistiche e in cloud, nonché della gestione della sicurezza. Siamo un partner in grado - ha concluso il Ceo di Planetel - di accompagnare il cliente in tutte le fasi del processo di digitalizzazione aziendale». Michele Lavaia, Channel Account Manager di Fortinet, in linea con il tema dell’integrazione dei sistemi e dei processi introdotto da Pianetti, ha illustrato il concetto di cybersecurity globale. «La sicurezza cibernetica - ha sottolineato Lavaia - non è più legata unicamente all’ambito IT, ma va estesa a quello operation. Non a caso il nostro obiettivo è quello di rendere l’intero mondo digitale sicuro. Fortinet ha alle sue spalle oltre 20 anni di esperienza nel campo della cybersecurity e nasce dall’idea di due fratelli che vollero fondere il concetto di sicurezza con quello di servizi: concependo una gamma di soluzioni che costituiscono la Fortinet Security Fabric. La quale affonda le sue radici nell’ingegnerizzazione di sistemi in grado di prevenire e individuare le potenziali minacce alla sicurezza digitale. Oggi abbiamo un numero tale di clienti in tutto il mondo, da poterci definire un leader globale in ambito cybersecurity». Fabrizio Prosperi, Channel 34

SE di Fortinet, ha approfondito il ruolo della cybersecurity rispetto agli impianti e ai processi industriali nell’era della transizione digitale. «È necessaria - ha osservato Prosperi - una nuova visione che ci consenta di vedere il tema della sicurezza come un punto centrale anche dei nuovi processi produttivi caratterizzati dal controllo digitale. Impianti che un tempo erano scollegati e autonomi, oggi con l’evoluzione e il passaggio all’industria 4.0, fanno parte di un network che scambia informazioni tra la parte gestionale e produttiva. Questa nuova dimensione richiede l’implementazione di sistemi di sicurezza specifici a tutela dei vari comparti aziendali. Fortinet ha sviluppato delle soluzioni ad hoc che vanno oltre la protezione esterna e che coinvolgono tutte le strutture interne dell’impresa». Consapevolezza e analisi del rischio con l’innovativo servizio Planetel Continuous Scanning al centro della presentazione di Marcello Lupo, specialista senior infrastruttura, reti e sicurezza di Planetel S.p.A. «La cybersicurezza oggi - ha confermato Lupo - è importante tanto quanto quella fisica. Perché un’intrusione informatica può causare danni ben più gravi di quelli che potrebbe comportare un furto materiale. Risulta quindi essenziale, al fine

di una valida prevenzione, conoscere il rischio e le modalità con cui possono attuarsi gli attacchi. Mi riferisco a specifiche tecniche informatiche, alcune delle quali sfruttano l’interazione con l’umano: pensiamo ad esempio a quando riceviamo una mail con un link che ci porta a scaricare un file il cui contenuto risulta essere dannoso. Da qui nasce Il

attuare un’analisi del rischio in modo completo e continuativo nei confronti di tutti i potenziali punti di attacco, senza sottovalutare l’importanza della formazione del personale su tematiche che fino a poco tempo fa erano di pertinenza unicamente degli addetti ai lavori. Oggi invece, a causa di una maggiore vulnerabilità, dobbiamo occuparci in pri-

concetto di Continuous Scanning che si basa sul controllo continuativo di tutti i servizi esposti direttamente a internet. Uno strumento molto efficace che, nella sua evoluzione, viene portato direttamente dentro l’azienda, controllando tutto ciò che pubblichiamo ed esponiamo in internet e prevenendo spiacevoli conseguenze. È essenziale

ma persona della questione sicurezza, con il supporto di fornitori specializzati e tecnici esperti. Molte aziende spendono centinaia di migliaia di euro nei sistemi di protezione e di controllo per evitare attacchi ai propri sistemi, ma non bisogna dimenticare che è necessario fare attenzione anche all’uomo stesso. Basti pensare alla cura che dob-


biamo riservare alla scelta di password idonee a scongiurare il rischio che siano hackerate». In tal senso, lo specialista ha evidenziato l’importanza di «dotarsi di sistemi che ci aiutino nella gestione delle password, suggerendoci sigle di riconoscimento realmente sicure». Indubbiamente a monte è necessaria una maggiore consapevolezza

Fabrizio Prosperi

dell’azienda in relazione alle opportunità offerte agli imprenditori che decidono di investire in soluzioni per la sicurezza aziendale. In particolare il Piano nazionale industria 4.0 e le altre misure a sostegno della transizione digitale che prevedono contributi e agevolazioni per investimenti in beni materiali, immateriali e la formazione del personale. «Siamo una società fondata nel 2015 - ha spiegato Fapanni - e operiamo prin-

cipalmente nel nord Italia, affiancando le pmi che non hanno un esperto di finanza agevolata di riferimento. Siamo riusciti negli ultimi anni ad aiutare molte aziende ad accedere a soluzioni finanziare che hanno permesso agli imprenditori di attuare investimenti più sostenibili. Aumentando la produttività e la sicurezza aziendale». Infine, Emanuele Pallara, innovation manager di Corporate and Finance S.r.l.,

ha fornito uno sguardo d’insieme sulle normative in materia di transizione verso l’industria 4.0. Mettendo in luce quanto sia fondamentale accompagnare le aziende nelle varie fasi consulenziali: dalla stesura progettuale e valutazione della presenza dei requisiti per l’accesso a incentivi e contributi statali, passando per la messa in funzione e interconnessione dei beni, fino ad arrivare al supporto in sede di eventuali controlli.

Da sinistra Emanuele Pallara Giuseppe Coppola e Paolo Fapanni

del rischio, evitando abitudini e scelte superficiali che possono fornire un contesto favorevole all’attacco. Per questo motivo la decisione di chiedere aiuto a fornitori esperti in soluzioni di cybersecurity come Planetel può risultare determinante. Paolo Fapanni, responsabile finanza agevolata di Corporate and Finance S.r.l., ha illustrato il ruolo 35


L’ASSOCIAZIONE Federica De Lillo

autorizzazioni doganali, per velocizzare le operazioni di esportazione (Cristian Lo Re - responsabile)

Foto Antonio Milesi

In questo contesto la finanza è un altro tema fondamentale per tutte le PMI, non solo quelle attive direttamente sui mercati internazionali. L’Area Credito e Finanza di Confimi supporta le imprese nella gestione di tutte le pratiche di finanza agevolata. Responsabile e coordinatrice del servizio è Federica De Lillo, referente operativo è Francesco Purificato. Cosa significa finanza agevolata per le PMI oggi e quali sono i requisiti per accedere agli strumenti agevolativi? F.P.: La Finanza Agevolata ha da sempre rappresentato un viatico tra mondo economico e mondo istituzionale; significa contributi a fondo perduto o in conto garanzia, finanziamenti agevolati e crediti di imposta. Il panorama degli

«Confimi – Le Aree Estero e Finanza a supporto della competitività delle PMI»

CONFIMI PER LA FINANZA E L’EXPORT DELLE PMI Nel contesto della sua attività di consulenza il servizio Estero permette a Confimi di supportare le imprese nella gestione dei rapporti internazionali e delle varie procedure di import-export. In un sistema altamente in36

terconnesso come quello di oggi, le imprese devono essere in grado di rispondere velocemente alle esigenze del commercio internazionale; assume quindi un’importanza strategica la compliance doganale. Il

diritto doganale è competenza dell’UE, perciò la prima necessità è indirizzare le imprese nell’individuare i riferimenti normativi e i complessi temi della classificazione, origine delle merci e ottenimento delle

aiuti di stato è quindi molto vario. Una partita a sé (con regole assai diverse) la gioca la finanza comunitaria a gestione diretta di Bruxelles (Life, Horizon Europe, ecc.). Cosa premia il sistema CONTINUA A PAGINA 38



Francesco Purificato

alle maggiori commesse, incentivante italiano? della Integrazione, interconnes- sull’ottimizzazione sione e green deal saranno produzione in ottica di fable parole chiave nei prossimi brica intelligente, e infine su anni. In quest’ottica, inve- alti standard di interconnesstimenti nel potenziamento sione ai sistemi informatici della capacità produttiva, di fabbrica e integrazione nell’adeguamento dei automatizzata con il sistema logistico. processi produttivi anche in ottica «Le imprese La sinergia tra le due energetica e hanno aree si in generale s o s t a n z i a nell’ottisempre più anche nella mizzazione bisogno di c o l l a b o aziendale sarazione di ranno scelte personale Cristian Lo vincenti. qualificato Re e Federica De Lillo, che Un ultimo per stare da marzo accenno al al passo 2021 sono piano “tranreferenti del sizione 4.0” con la progetto e il mondo delle PMI, che tecnologia» IRESDES4.0 di cui Confimi ricordiamo è capofila. Il rappresenta ben oltre il 90% di tutte le progetto, finanziato dalla aziende operanti sul terri- Commissione UE e sviluppato in collaborazione con i torio. Le aziende devono racco- partner ADAPT, Digital SME gliere la sfida della transi- Alliance, FIM CISL Veneto, zione digitale ed ecologica mira a una migliore come concentrarsi sulla capacità prensione della digitalizzadi fare pienamente fronte zione e delle sue implica38

zioni nei contratti collettivi, con particolare riferimento allo smartworking e allo sviluppo delle competenze digitali. Le imprese hanno sempre più bisogno di personale qualificato per stare al passo con la digitalizzazione. Quindi è fondamentale sviluppare nuove competenze digitali ma anche permettere all’attuale forza lavoro di formarsi e aggiornarsi. D’altronde è ormai necessaria una precisa organizzazione per permettere sia alle imprese che ai lavoratori di sfruttare i benefici che la trasformazione digitale porta nel lavoro.

Cristian Lo Re


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COVER STORY

Foto Antonio Milesi

Parola d’ordine: versatilità. Che, per una bici elettrica, significa essere in grado di intercettare un ventaglio di esigenze ampio senza perdere nulla in comfort e prestazioni, rimanendo su una fascia di prezzo accessibile. È la sfida che si è posto Tullio Gandolfi, imprenditore 49enne di Ponte San Pietro, che due anni e mezzo fa ha cominciato ad ideare, sviluppare e poi portato sul mercato la e-bike PATH GT e PATH GT-A:

PATH EBIKE

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«Ho voluto creare un modello di bici elettrica fuori dagli standard e schemi classici - spiega -, pensando che per le persone fosse il prodotto giusto per ogni occasione, dalla città ai sentieri di montagna di media difficoltà. Una bici versatile per un’ampia fascia di pub-

blico, diverse esigenze e differenti contesti, dallo sport al lavoro, al tempo libero». Imprenditore eclettico, con esperienze in settori anche molto diversi tra loro, a Gandolfi non manca certo la spinta a buttarsi in nuove avventure d’impresa, se c’è alla base un’idea prometPATH GT-A, bici elettrica performante e versatile. È utilizzabile in molteplici tracciati e situazioni, da utenti di tutte le età (dai 12 anni ai 99 anni)

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La giusta alternativa all’utilizzo dell’auto in città, al mare e in montagna per versatilità, comodità ed autonomia

tente. «Quella della bici mi è venuta andando in Kayak - racconta -, quando cercavo un mezzo per risalire le sponde del fiume senza fare troppa fatica al termine di una discesa. In quell’occasione presi una bicicletta elettrica ed è lì (in passato ho corso con moto da velocità in circuito, e questo mi

è stato molto d’aiuto) che ho cominciato a pensare ad una serie di migliorie che, se applicate al modello, avrebbero potuto portare grandi risultati». La e-bike risulta così molto agile, divertente, sicura molto bilanciata ed esteticamente molto bella. Gandolfi non ci ha pensato due volte, ha aperto una

società e iniziato a collaborare con alcune aziende specializzate del settore: a loro fa sviluppare i diversi componenti. «PATH è la e-bike ideale per lasciare a casa l’automobile e affrontare ogni tipo di uscita sulle due ruote - sintetizza Gandolfi - È adatta sia a contesti cittadini, garantisce

comodità per un’impostazione meno sacrificata rispetto ad una MTB, è molto maneggevole per via delle dimensioni della ruota, ma molto sicura per l’ampiezza del copertone fat. Non ha il manubrio troppo largo, quindi risulta essere molto comoda nella giungla cittadina, è pieghevole, 43


e con essa si praticano comodamente i sentieri di montagna e in generale strade dissestate, vista la presenza di sospensioni ad aria regolabili. È una bici evoluta, per i materiali di qualità di cui è fatta ma soprattutto per i miglioramenti tecnici introdotti, come il passo allungato che l’hanno resa affidabile, e resistente grazie anche all’aiuto di test rider che hanno avuto modo di spremerla in piste di bmx e downhill per verificarne e correggerne i difetti. La batteria inserita è di 840 Watt, una capacità importante in grado di sostenere distanze che arrivano fino a 90-110 chilometri, per un peso complessivo di 29,5 chilogrammi. Sono entrato in un mercato vecchio con un marchio nuovo - commenta - PATH, sviluppata nelle due versioni GT e GT-A, si basa su un tipo di telaio in alluminio 6061-T6

PATH GT, E-bike pieghevole con ruote fat 20 pollici x 4

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rivisitato. Certo, va escluso ciò che più si avvicina alla parola “estremo”: non si può considerare una bici da corsa - precisa infatti Gandolfi -, e non è adatta per salite troppo elevate, che richiedono prodotti più tecnici. Anche il prezzo, però, non è estremo, anzi: 2950 euro per la versione GT-A e 2880 euro per la versione GT, è ben al di sotto delle mountain bike elettriche di marca». La vendita è cominciata da un paio di mesi, anche presso un rivenditore di Curno nella bergamasca, noto come ITALIAN CYCLING STYLE, dove si ha anche la possibilità di provarla e comprarla. La consegna, però, Gandolfi non vuole rinunciare ad effettuarla anche di persona. «Ci tengo ad arrivare dal cliente, spiegargli tutte le funzionalità della bicicletta,

confrontarmi con lui su come utilizzarla al meglio. Ci metto la faccia perché credo in questo prodotto e vorrei che il cliente ne fosse pienamente soddisfatto. Non mi interessa vendere molto, ma vendere bene». Per il futuro Gandolfi vede un’espansione dell’attività, guardando anche ad altri territori Europei: «“Path” - conclude - in inglese significa sentiero, cammino, percorso. Ho scelto questo nome perché con questa e-bike è davvero possibile percorrere qualunque strada, e io vorrei proseguire a percorrere ciò che ho intrapreso, per arrivare a creare nuovi modelli di e-bike che possano intercettare al meglio i bisogni delle persone ma sopratutto all’estremo bisogno, ora più che mai, di trovare un’alternativa all’utilizzo dell’automobile. www.path-ebike.com


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NIEDERSTÄTTER SERVIZI PER L’EDILIZIA SU MISURA A sinistra: progetto “Five Moons”, artista Johannes Vogl ideato per la mostra biennale d’arte contemporanea Manifesta7, Campodazzo (BZ) A destra: Daniela Niederstätter, seconda generazione al vertice di Niederstätter SpA, Campodazzo (BZ)

Trovare soluzioni individuali e su misura, sviluppate per le imprese edili, è la missione di Niederstätter. L’azienda altoatesina, che è presente sul territorio del nord Italia con diverse sedi, tra cui anche Bergamo, offre alle imprese di costruzione molteplici servizi attraverso un approccio basato sull’innovazione e le nuove tecnologie. La Niederstätter S.p.A. è operativa in diversi 46

ambiti: dai servizi globali di vendita all’assistenza tecnica nel settore delle gru edili fino alla pianificazione, progettazione e realizzazione di strutture modulari prefabbricate, passando dalla vendita e dal noleggio di macchine edili fino alla formazione professionale. Una vocazione, quella della Niederstätter, improntata al sostegno del cliente per permettere alle imprese

edili di potersi concentrare unicamente sul loro core business, i loro progetti di costruzione. Ne abbiamo parlato con Daniela Niederstätter, membro del consiglio d’amministrazione, e con il fratello Manuel, seconda generazione e da alcuni anni al vertice dell’azienda familiare. Mia zia Maria ha fondato l’azienda nel 1975, ormai più di 45 anni fa, dedican-

dosi inizialmente alla minuteria. Con il subentro di mio padre Anton, hanno iniziato ad interessarsi alle macchine per il movimento terra e gru. Fin dall’inizio è stata fatta una scelta aziendale consapevole, privilegiando i prodotti di alta qualità. Da alcuni anni siamo subentrati io e mio fratello alla direzione, abbiamo sposato appieno l’idea dei nostri predecessori e crediamo


Foto Light&Magic Productions

che la qualità del lavoro e il valore della squadra siano fattori importantissimi per raggiungere il successo. Nella nostra azienda quello che abbiamo sempre ben chiaro è l’importanza della soluzione, la soluzione adatta a risolvere i problemi quotidiani o straordinari dei nostri clienti. Avete una vasta gamma di servizi che ruotano intorno al mondo dell’edilizia, tra cui progettazione e consulenza, servizio gru e trasporti. Avete dei reparti specializzati e dedicati per tutto questo? Il nostro reparto di punta è quello che si occupa della vendita delle gru, che è seguito da un servizio completo di assistenza, consulenza al Cliente e manutenzioni ordinarie e straordinarie alla macchina. Per ogni macchina montata, forniamo un tecnico e un autista dedicato per il trasporto, più due tecnici esperti che si recano in cantiere per fornire tutta la consulenza del caso al Cliente. Vogliamo essere un partner affidabile e per questo offriamo anche una consulenza approfondita in fase di progettazione, dove si individua insieme al cliente la macchina giusta per le sue esigenze di cantiere e si sceglie la posizione di montaggio strategicamente più vantaggiosa. Inoltre, accanto al reparto gru, abbiamo altre unità che si dedicano a progetti complementari, come il

reparto per la realizzazione di strutture modulari, dove ci occupiamo sia della loro progettazione che della loro realizzazione passando per ogni fase della realizzazione di edifici temporanei; o ancora il reparto noleggio, quello della consulenza in termini di finanziamenti, e il reparto che si dedica alla formazione: la Niederstätter Academy. E molti altri ancora. Una delle vostre specialità sono le soluzioni modulari, che consentono di venire incontro a una

NOME: Daniela Niederstätter RUOLO: CEO

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vasta gamma di esigenze, dalla personalizzazione alla sostenibilità. Corretto? Esatto. Ad esempio, abbiamo realizzato di recente un plesso scolastico con oltre 100 container modulari e, in questa occasione, abbiamo avuto modo di collaborare con artisti che hanno completato il nostro lavoro con delle loro opere per rendere il tutto più piacevole per gli studenti. In che mondo entra una persona, un giovane, che viene a lavorare per voi? Date ampio spazio alla formazione? Ho visto che avete anche un’Academy… La costante formazione dei nostri tecnici è fondamentale perché li rende autonomi e preparati nello svolgimento delle proprie mansioni. Nel loro percorso di formazione sono seguiti da un tutor dedicato. La Niederstätter Academy è stata fondata per formare anche i collaboratori dei nostri Clienti, in modo tale da garantire una preparazione approfondita per l’utilizzo in piena sicurezza di ogni tipo di macchina. I nostri centri per la formazione si trovano a Bergamo, Treviso e Bolzano. Quello che vogliamo dare ai nostri collaboratori, oltre che ai nostri Clienti, è la possibilità di vivere una vera esperienza portandosi a casa un bagaglio utile per il loro lavoro quotidiano. Per quanto riguarda i nostri dipendenti siamo convinti che, come datori di lavoro, è nostra responsabilità dare la possibilità di crescere e specializzarsi. Inoltre, il confronto quotidiano porta grandi benefici per la qualità del lavoro. Quando siamo soli riusciamo a creare un’idea buona, ma insieme riusciamo a sviluppare delle soluzioni vincenti. Certo, non sempre è facile trovare le persone giuste, ma i tempi cambiano, e come impren48

Insight dell’area operativa per carico, scarico e assemblaggio di soluzioni modulari. Sotto: Bosco di gru Liebherr nella sede Niederstätter SpA a Campodazzo (BZ)

ditrice, devo adattare la mia visione per andare incontro anche alla mentalità delle nuove generazioni di giovani in cerca di lavoro. Qualche progetto di cui vi piacerebbe parlarci? Per quanto riguarda la sede a Bergamo, cosa vi ha spinto a scegliere la nostra città? Di progetti ne abbiamo moltissimi, soprattutto nel campo dell’edilizia, come per esempio il nostro portale di sharing Rentmas per il noleggio di macchine edili sul territorio italiano, ma anche tedesco e austriaco. Si tratta di una piattaforma dedicata soprattutto ai noleggiatori che in questo modo hanno la possibilità di snellire il proprio lavoro. Abbiamo circa 50 partner e oltre 1300 macchine a disposizione sul nostro portale. Per quanto riguarda le gru, lavoriamo da anni con il marchio Liebherr, rinomato per l’alta qualità e siamo dealer esclusivi per le gru in alcune regioni italiane, tra cui la Lombardia. Abbiamo scelto Bergamo come base commerciale perché si trova

in una posizione strategica del Nord Italia, uno snodo centrale. Abbiamo inaugurato la sede lo scorso anno. Dopo l’accreditamento, abbiamo potuto collocare sempre a Bergamo una sede della Niederstätter Academy e alcune delle nostre macchine più innovative. Avete avuto modo di approfittare di qualcuno degli incentivi messi a disposizione dal governo per far fronte a questi ultimi due anni veramente oltre ogni previsione? Sono stati due anni difficili, ma anche ricchi di opportunità. Ad esempio, abbiamo

colto l’occasione per mettere online alcuni dei corsi forniti dall’Academy. Abbiamo lavorato bene, nonostante il Covid, ma ci siamo resi conto di quanto sia complesso crescere, anche facendo le scelte giuste. Penso, però, che un giovane che oggi voglia fondare una sua attività non debba scoraggiarsi, perché credo che lo spirito di crescita e sviluppo sia ancora ben presente, anche alla luce di questi anni complicati. Certo sono cambiati i tempi, c’è più frenesia, un tempo la crescita era lenta e costante, non c’era tanta concorrenza, ma questo, in fondo, è anche il bello del nostro lavoro.


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MEDICINA

Foto Antonio Milesi

NOME: Alfio Azzarà RUOLO: Chirurgo ortopedico del distretto di piede e caviglia specializzato nella tecnica PBS (chirurgia percutanea) per la cura dell’alluce valgo

RIABILITAZIONE: INTEGRAZIONE IMPRESCINDIBILE DELL’INTERVENTO CHIRURGICO Methodo Medical Center, poliambulatorio specialistico sito in Via San Giorgio 6/n, è un punto di riferimento bergamasco per la medicina fisica e riabilitativa che offre un servizio a tutto tondo per la salute della persona, grazie alla vasta gamma di esami diagnostici e visite specialistiche prenotabili, tra cui dermatologia, endocrinologia, oncologia, ortopedia, chirurgia generale e medicina legale o dello sport. 50

L’ultimo “acquisto” di Methodo è stato il dottor Alfio Azzarà, chirurgo ortopedico del distretto di piede e caviglia specializzato nella tecnica PBS (chirurgia percutanea) per la cura dell’alluce valgo, che ci racconta: «Nel 2000 ho iniziato a lavorare in ambito ospedaliero dove mi sono appassionato alla chirurgia del piede e della caviglia, in seguito ho iniziato a girare l’Europa per formarmi ed è in Spagna che ho acquisito

la conoscenza dell’innovativa e mini invasiva chirurgia percutanea, utilizzabile per patologie come appunto l’alluce valgo o le dita a martello. Questa tecnica è nata nei primi anni duemila, anche se ancora adesso è poco conosciuta, nonostante tutti i vantaggi che offre. Si opera attraverso dei piccoli fori cutanei, senza impiego di mezzi di sintesi interni o esterni (viti, fili metallici etc.): questo evita il rischio

di infezzioni, diminuisce la percezione del dolore post-operatorio, inoltre permette al paziente di camminare subito e, contestualmente, riduce gli inestetismi cutanei». Continua: «Io e Andrea Bianchi, collega con cui collaboro e indiscusso precursore italiano della chirurgia percutanea, abbiamo creato un’associazione di professionisti con lo scopo di divulgare su tutto il territorio nazionale la tecnica PBS che, nel tem-


po, abbiamo perfezionato. Oltre all’alluce valgo e al dito a martello, abbiamo esteso questa tipologia di chirurgia mini invasiva a diverse altre patologie, tra cui le metatarsalgie anteriori, le fasciti plantari e le spine calcaneari, inoltre si possono operare anche il Morbo di Haglund, molto comune tra gli atleti, e le tendinopatie inserzionali del tendine d’Achille». «Per la maggior parte delle patologie trattate chirurgicamente - aggiunge - ci affidiamo ad un percorso riabilitativo integrato che possa essere d’ausilio al raggiungimento di un equilibrio biomeccanico e di un recupero funzionale quanto più ottimale, al fine di ottenere un elevato grado di soddisfazzione da parte del paziente. Va altresì tenuto presente che buona parte delle patologie, sia della parte anteriore

che del retro del piede, sono legate ad alterazioni posturali, possibile causa di recidiva che trova miglioramento con l’applicazione di moderne tecniche di fisioterapia. Da qui è nata una collaborazione con Methodo Medical Center, proprio per creare una continuità che parte da una prima visita, in cui si inquadra la problematica del paziente, e giunge fino alla riabilitazione “su misura” post-operazione, studiata con cura da fisioterapisti estremamente competenti che conoscono alla perfezione la mia tecnica e che spesso mi seguono in sala». Alla nostra domanda riguardante il luogo dove lavora, il Dottor Azzarà risponde così: «Intervengo in ospedali di varie regioni, ma qui a Bergamo opero al Policlinico San Marco di Zingonia, in convenzione con il Sistema sanitario nazionale». Nel prossimo incontro tratteremo con il Dottor Azzarà di patologie complesse di caviglia e retro piede. Ilaria De Luca

Via San Giorgio, 6/N - 24122 Bergamo (Bg) Tel. 035 0900096 www.methodomedicalcenter.it

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Foto Light&Magic Productions

EVENTI

GLAMOUR CAFÉ

Dal primo giugno, al Glamour Café si respira una nuova atmosfera di festa e di divertimento dopo il periodo buio dei due anni di pandemia. Cocktail freschi e ottimo servizio, accompagnati dalla simpatia del proprietario Willy e da tutto il suo staff. (dp) Nella foto qui accanto, da sinistra, l’anima del Glamour Café: Willi con alcuni clienti. Nella foto in alto: Mercedes EQ della concessionaria Autotorino Spa

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Foto Antonio Milesi

EVENTI

30+2 ANNI

COMAC Comac festeggia i suoi 30+2 anni, cambiando pelle e divenendo internazionale grazie all’acquisizione da parte del gruppo ATS, multinazionale canadese. Nuovo futuro e continuità all’azienda, grazie alla prima linea di manager che sono stati formati dai soci fondatori. I soci fondatori del gruppo, da sinistra: Giorgio Donadoni, Giuseppe Scudeletti, Marco Scudeletti e Fabio Donadoni

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LA RICETTA

PREPARAZIONE 20 min

COTTURA 20 min

DOSI 2 PERSONE

DIFFICOLTÀ

●●●●●

BOLLE RESTAURANT

CERVELLA DI VITELLO, LATTUGA, BASILICO E SENAPE Il raffinato Bolle Restaurant di Lallio, simbolo di qualità delle materie prime e di maestria nell’abbinamento degli ingredienti, ci apre le porte per una rubrica dedicata alla cucina. Lo chef Marco Stagi è originario di Bergamo e ha 30 anni ma, nonostante la giovane età, vanta di grande esperienza ai fornelli, sia in Italia che all’estero, e di un curriculum di prim’ordine nel settore 58

gastronomico. Si è diplomato alla scuola alberghiera di San Pellegrino, iniziò a lavorare all’Osteria della Brughiera dove rimase per 3 anni imparando le basi della cucina, si trasferì poi al ristornate Piazza Duomo di Alba per 5 anni dove crebbe tantissimo diventando il cuoco che è ora. Gli anni decisivi per la sua carriera furono quelli trascorsi in Belgio, all’Hof Van Cleve, uno dei ristoranti a tre stelle Michelin più prestigiosi al mondo.

Tornò successivamente in Italia e lavorò per qualche tempo come sous-chef a Casa Perbellini a Verona, l’ultima tappa del suo attuale percorso l’ha riportato a Bergamo per esibire il suo talento nel ristorante firmato Agnelli. Il capo della brigata di cucina Bolle ha deciso di condividere con noi le sue esclusive ed equilibrate ricette, portando sulle nostre tavole la sua arte culinaria, ricca di colori, profumi e sapori.


PREPARAZIONE

01. 02.

03. 04.

Pulire le cervella eliminando tutti i capillari, impanarle in farina di riso e dorarle nel burro fino a renderle croccanti Frullare la lattuga ed emulsionarla con poco albume, aceto di vino bianco, dragoncello e basilico. Montare all’olio come una classica maionese Cuocere l’aglio nel latte, condire e frullare creando la salsa aioli Impiattare con le cervella al centro del piatto e su di essa tutti i puntini di maionese alla lattuga e crema di aglio

GLI INGREDIENTI ● ● ● ● ● ● ● ● ● ●

2 cervella Un cespo di lattuga 50 g di aglio 200 g di burro 50 g di farina di riso 20 g di dragoncello 20 g di basilico 300 g di latte 20 g di albume 10 g di senape in grani

qb aceto di vino bianco, sale e pepe

Marco Stagi CHEF

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MOTORI

NAUTICA

BERTELLI 62


Tante le novità per Nautica Bertelli, azienda storica che si occupa di noleggio e vendita di barche a Paratico sul lago di Iseo, a cominciare dalla crescita della misura delle barche commercializzate che si adattano così a tutte le esigenze della clientela. Una realtà familiare 63


nata negli anni ’60 e cresciuta nel tempo, grazie alla professionalità del suo team e dei suoi collaboratori. Come ha evidenziato il proprietario Massimo: «è operativa già dall’anno scorso anche la nuova sede di Santa Margherita Ligure, essendo il mare la più probabile destinazione delle nostre imbarcazioni di maggiori dimensioni. Una soluzione dettata dal desiderio di continuare a supportare a tutto tondo il cliente che vuole allargare l’orizzonte rispetto al sempre affascinante Sebino, che rimane comunque il fulcro della tradizione commerciale della Nautica Bertelli. Anche in questo caso garantiamo la totale manutenzione delle barche,

Nella foto a destra Massimo Bertelli, sotto un dettagglio degli uffici a Santa Margherita Ligure

per un servizio che sia di eccellenza. La vicinanza con Portofino, del resto amplia ulteriormente la scelta del palcoscenico perfetto, per la presentazione dei nuovi modelli delle stagioni a venire, come è di recente avvenuto per il modello Invictus GT320S». Il nuovo punto mare rappresenta un innovativo approdo 64

strategico sul Tirreno, dotato, proprio come la sede sul lago di Iseo, di un servizio efficiente, professionale e curato in ogni aspetto. Dalla sede di Santa Margherita Ligure è possibile raggiungere ed ammirare le più belle località racchiuse nei Golfi Tigullio e Paradiso, visitare le splendide aree marine protette di Porto-

fino e delle Cinque Terre. In completa autonomia è possibile immergersi nelle limpide acque, rilassarsi ed ammirare l’incantevole paesaggio della costiera ligure. Un’attenzione verso la clientela che non viene mai meno, neanche nei confronti di coloro che si avvicinano per la prima volta alla nautica. «Proprio per questo utilizziamo la collaudatissima formula del noleggio e la vendita di barche e gommoni, che possono essere equipaggiate anche con motori, da guidare senza l’obbligatorietà della patente nautica». Presso la storica sede di Paratico e presso il Punto Mare di Santa Margherita Ligure è infatti possibile scegliere la barca o il gommone tra un’ampia e moderna flotta di natanti a noleggio. Tra i sevizi offerti, a Parati-

co, come a Santa Margherita Ligure, anche quello relativo ai posti barca con la possibilità per gli utenti di poter ormeggiare la propria imbarcazione in acqua e poter contare su una costante manutenzione anche durante i mesi invernali. «A disposizione ben 46 posti barca per garantire il massimo comfort e sicurezza ai nostri clienti e 1740 mq di struttura a terra dedicata al rimessaggio coperto e al refitting in collaborazione con i Cantieri Sant’Orsola» ha spiegato Massimo Bertelli. Fra le varie attività proposte anche tour con skipper per lasciarsi condurre verso le mete più suggestive e celebrare a bordo l’evento, o la ricorrenza con le persone che si hanno a cuore. Servizio apprezzato molto anche dalle aziende per il proprio business, partner CONTINUA A PAGINA 66


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Nella foto in basso la sede di Nautica Bertelli a Paratico (Lago d’Iseo). Nelle altre foto alcune imbarcazioni a Santa Margherita Ligure

ed incentive. Un’ azienda sempre in crescita, Nautica Bertelli, all’interno della quale sono entrate a far parte anche due nuove figure professionali: un costumer service e un commerciale, supportati dello sviluppo del gestionale aziendale ad hoc per il settore. Sul sito di Nautica Bertelli www.nauticabertelli.it è infine possibile trovare tantissime informazioni a tutto tondo, lo stock di barche in pronta consegna, il booking on line per il noleggio ed anche un tutorial. Video, news e informazioni aggiuntive sono disponibili anche sulle pagine facebook e instagram Nautica Bertelli. Daniela Picciolo 66

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MOTORI

TAYCAN SPORT TURISMO Porsche anche con le elettriche conserva il fascino e soprattutto il piacere di guida tipico del marchio. Taycan ha aperto la via nel 2019, portando prestazioni e guidabilità da primato nel settore, ma in attesa dei prossimi modelli cominciando da Macan nel 2023, si presenta con più scelte. Facendosi in cinque: dalla versione d’accesso, detta semplicemente Taycan, in crescendo di potenza e prestazioni ecco 4S, GTS, Turbo e Turbo S. Dopo la variante “avventurosa” o da sciatori Cross Turismo, ecco 68

la nuova interpretazione di wagon stradale ad altissime prestazioni ma - come ogni Porsche, da sempre - utilizzabile quotidianamente e altrettanto declinata in cinque allestimenti. Taycan Sport Turismo, che Economia Magazine ha provato alla presentazione internazionale a Porto Cervo, guidando lungo le strade e con lo sfondo dei paesaggi tra Costa Smeralda e Gallura. Wagon con cinque livelli di potenza: da 300 a 560 kW, che sarebbero da 408 a 761 cavalli. La nuova Porsche ha

forme slanciate, con la linea del tetto che scende verso la coda: conserva le prestazioni aggiungendo abitabilità posteriore (+45 mm in altezza dai sedili al cielo rispetto alla berlina) e il volume di carico può superare i 1200 litri. La praticità è spinta fino al portabiciclette aggiuntivo che consente l’apertura del portellone anche con tre bici montate, e c’è persino un contenitore da tetto testato alle velocità più elevate. Per esaltarne i contenuti dinamici, alla presentazione abbiamo scelto la versione


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Potenza

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CV

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517 93,4 424-490 GTS: sigla per Gran Turismo Sport, apparsa nel mondo Porsche dal 1963 con 904 Carrera GTS, è caratterizzata e visibile - spesso rossa con dettagli neri - e con le maggiori prestazioni prima di avvinarsi alle Turbo. Equivalenti alle altre versioni le misure: 496 cm per 197 con passo lungo 290. Taycan GTS Sport Turismo ha potenza di 380 kW che salgono a 440 in overboost con Launch control (sistema di partenza rapidissima) equivalenti a 517 e 598 cavalli: la coppia massima è di 850 Nm. Trazione integrale con un motore per asse e cambio a una velocità per l’avantreno e due al retrotreno, ripartizione della coppia su ogni ruota e sospensioni pneumatiche. Consigliabili assetto e asse posteriore sterzante, extra specifici per GTS. Le prestazioni: velocità 70

massima di 250 km/h, 0-100 in 3,7 secondi, 0-200 in 12 e ripresa da 80 a 120 km/h in soli 2,1 secondi. Autonomia compresa tra 424 e 490 km che sale a 524-616 nell’uso urbano, ricariche rapide fino a 270 kW: si ricaricano 100 km in cinque minuti. Nicola D. Bonetti

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MOTORI

CUPRA

BORN

72


La nascita del marchio Cupra, appartenente a Seat del Gruppo VW, è recente: avviene nel 2018, ma con gestazione interessante da conoscere. L’anima sportiva del costruttore catalano si è sviluppata nel tempo fino alla versioni da gara, con la successiva organizzazione di coppe monomarca: da qui le versioni 73


Potenza

Batteria

Autonomia

CV

kWh

km

204 58

Cup Racer, per quelle corse. Con il tempo la pronuncia spagnola - sempre un po’ di fretta - contrae Cup Racer in Cupra: linguisticamente è un “neologismo sincratico”, per noi un nome semplice e simpatico. Diventando l’allestimento più sportivo per vari modelli e anche un modello da corsa: Cupra GT del 2003. Divenuto mar74

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chio, trasforma Seat Sport in Cupra Racing. Oggi la gamma di Cupra comprende due versioni sportive: Leon (berlina e Sportstourer) e l’Ateca. Mentre ha aggiunto due nuovi modelli esclusivi: Formentor, anche ibrida plug-in, e l’elettrica Born, il cui nome deriva dal particolare quartiere di Barcellona, “El Born”.

L’appartenenza al Gruppo VW consente l’accesso a tecnologie innovative altrimenti impossibili per un costruttore di nicchia, pur se di qualità. L’architettura dell’elettrica Born deriva da Volkswagen ID.3 (condivisa anche con VW ID.4, Škoda Enyaq iV e Audi Q4 e-tron), presentandosi però con stile più dinamico e interni di migliore qualità dell’originale, elementi che contribuiscono a distinguerla già dal primo impatto visivo. Il cofano scolpito, le luci led nitide e ammiccanti, i cerchi in lega da 20 pollici sono dettagli primari per mostrare Born più sportiva e (molto) aggressiva, come vuole l’immagine del marchio. Più fedele all’originale invece la parte meccanica (concetto che si estende alla componentistica elettrica): due i tipi di batterie disponi-

bili, da 58 e 77 kWh (valori netti), la prima con motore elettrico da 204 CV (150 kW) come la versione provata da Economia Magazine, la seconda con 58 kW (231CV), detta “Born e-Boost” e declinata in due versioni, una con batteria pari a Born, l’altra con la più potente. La velocità di ricarica delle batterie arriva a 100 kW per la prima, che salgono a 125 kW per quella da 77 kWh. Entrambe impiegano circa mezz’ora per ripristinare l’80% di carica con caricabatteria rapido, mentre con wallbox domestica da 7 kW, impiega da sette a nove ore circa. L’autonomia dichiarata è da 358 a 417 km per la versione provata e raffigurata nelle immagini. Le porte si aprono sull’abitacolo spazioso e innovativo, dove lo stile Cupra CONTINUA A PAGINA 76


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è curato fino ai dettagli, i sedili sono ben imbottiti e il comfort ottimo: particolarmente evidente nei sedili anteriori che trattengono bene in curva, e invece non diminuito per il taglio sportivo. Il bagagliaio, dalla forma pratica e regolare, ha capacità di 385 litri. L’eleganza dell’insieme appaga vista e tatto, e l’infotainment è di buona realizzazione dalla grafica giovane e dinamica, con abbondanza di comandi tattili dal cruscotto al volante. La Cupra provata da Economia Magazine, come anticipato, è Born da 58 kW, con ambientazione fotografica nella zona ferroviaria di Bergamo. Potenza e prontezza, unite alla posizione del motore e della trazione, agevolano lo spunto: allungando da 0 a 100 km/ in 7,3 secondi - valore interessante e non da tutte - maschera la massa che, da elettrica non è irrilevante (1917 kg da omologazione), ma ben distribuita e con baricentro 76

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basso. Potente anche la frenata, non solo elettrica, più efficace e piacevole di varie concorrenti: non tutte hanno risolto il problema, specie nella fase di arresto. Mostrandosi divertente da guidare anche su strade tortuose, con l’assetto sportivo che non impatta sul comfort: lo sterzo è preciso e reattivo, e nell’impostazione più aggressiva “Cupra” si adegua alla guida sportiva. Come merita la lunga tradizione del marchio, anche se giovane. Nicola D. Bonetti


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MOTORI

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FORD E-Transit


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La visione globale di Ford, anche rispetto alla mobilità elettrica, è pragmatica e quanto mai decisa all’assalto dei mercati più evoluti. Con la recente presentazione di E-Transit, versione a batteria del popolare furgone, il costruttore dell’Ovale Blu ha rimarcato, se mai ce

ne fosse stata la necessità, di essere ben più che pronto alla sfida dell’elettrificazione. Confermando che E-Transit è solo il primo di cinque veicoli commerciali a batteria che lancerà nei prossimi anni, portando la sfida alla zona più affollata

del segmento, popolato da marchi come Fiat Professional, Citroën, Peugeot, Renault e Mercedes-Truck. Diamo un primo sguardo alle potenzialità di E-Transit: rappresenta un cambio di passo rispetto al mercato specifico, proponendosi con la possibilità della rica-

rica veloce fino a 115 kW, offrendo buona autonomia con le batterie agli ioni di litio da 68 kWh, con motori a due diversi livelli di potenza e, uscendo dall’ambito elettrico, garantendo una notevole varietà di dimensioni e allestimenti, come d’abitudine per Ford. 79


La struttura del nuovo furgone è basata sul robusto telaio a longheroni, nel quale trovano posto le batterie, mentre la trazione è affidata al motore da 135 kW, equivalenti a 184 cavalli, derivato da quello applicato alle ruote posteriori della sport utility Mustang Mach-E. La coppia erogata è di 430 Nm, la medesima del motore più potente, disponibile in alternativa, da 198 kW (269 CV). L’autonomia omologata da E-Transit con la batteria carica al 100% è di 317 chilometri, e la ricarica si attiva aprendo il portello nel frontale, al centro della calandra - con elementi colorati in blu per evidenziarne la differenza con le versione

“Pro-Power Onboard” offre due prese a 220 V e fino a 2,3 kW per alimentare computer, utensili o illuminazione

a gasolio - sotto il marchio Ford. Il sistema di ricarica accetta corrente fino a 115 kW di potenza, elevatissima per un mezzo di questo genere. Teoricamente, quindi, il ripristino della carica della batteria dal 15 all’80% può avvenire in 34 minuti. Mentre se in azienda (o a casa) si attiva una wallbox trifase da 80

11 kW, la ricarica integrale richiede comunque otto ore: una notte per essere nuovamente pronto al lavoro la mattina successiva. Prima di passare alla gamma e infine alla guida, uno sguardo agli interni dove primeggiano comfort e qualità: la posizione di guida alta, i retrovisori con ampia visibilità e lo spazio dispo-

nibile in cabina aggiungono pregi all’uso di E-Transit nelle attività di ogni giorno. C’è perfino un sistema di infotainment con schermo tattile di 12 pollici di serie. Ma sono molte le ulteriori possibilità di tecnologie tra gli aiuti alla guida, partendo dal cruise control, fino a un’utilità per uso professionale: “Pro-Power Onboard” può erogare fino a 2,3 kW in corrente alternata a 220 Volt dalle prese standard nella cabina e nell’area di carico, utilizzabili per utensili elettrici, sistemi d’illuminazione, computer portatili o altro. La gamma di E-Transit, abituale punto di forza del modello e del marchio, spazia su tre lunghezze e due altezze: con capacità di carico da 9,5 a 15,1 metri cubi, e portata che, per la versione normale furgonata

arriva a 1758 kg. Complessivamente E-Transit si può scegliere tra 25 configurazioni tra furgonati normali o a doppia cabina, e telai cabinati per gli allestimenti speciali, con masse complessive del mezzo fino a 4,25 tonnellate. È il momento della guida: per provare E-Transit sul campo, la prova è stata “operativa” come si conviene a un mezzo nato e apprezzato per il lavoro. Come mostrano le immagini in questa pagine di Economia Magazine, ambientate presso Agnelli Metalli, la capienza del furgone è stata ben sfruttata. Guidando la versione da 134 kW (184 CV), non abbiamo avuto sensazioni limitative o che richiedessero la necessità della maggior potenza, anche in pendenza. Basta e avanza, CONTINUA A PAGINA 82



Potenza

184 CV

Batteria

68 kWh

Autonomia

317 km

anche caricando fino alla tonnellata circa di portata consentita: naturalmente, considerata la categoria, è normale che le prestazioni dinamiche preferiscano la presenza di carico a bordo. E-Transit si è rivelato brillante, silenzioso e piacevole sia al volante sia nel tempo della permanenza in cabina: dove il comfort è elevato. Qualche nota sulla tipologia di guida richiesta dalla propulsione elettrica: E-Transit ha varie regolazioni per la frenata rigenerativa. Modalità normale oppure premendo “L” (per “low”, basso) al centro del selettore rotante, cresce il “freno motore” che agisce come generatore ricaricando la batteria. Non è tutto, E-Transit aggiunge anche la versione autoadattante: con una pressione sul pedale del freno - molto limitata nel tempo - si ottiene un livello intermedio tra la rigenerazione normale; invece con due brevi tocchi, la frenata aumenta verso quella 82

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ottenibile con il selettore su “L”: sistema utilissimo per l’uso in pendenza. Alla successiva pressione sull’acceleratore oppure a ogni arresto il sistema ritorna normale. In conclusione E-Transit si pone nei modelli di punta tra i furgoni elettrici, con buona autonomia, ricarica rapida, scelta di varianti per dimensioni e portata, e varie opzioni qualificanti. E anche i costi sono interessanti tra i commerciali a batteria. Nicola D. Bonetti


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