BIBENDA n° 86

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L’EDITORIALE

TURISMO DEL VINO 5.7 Nel mese di Aprile sono stato assalito dalla notizia che si stava muovendo qualcosa sul turismo del vino. Non so voi, se avete avuto questa opportunità, ma io sono rimasto disgustato. Forse perché lo sono sempre quando si parla del nulla, quando la fuffa prende il sopravvento sulla dialettica. Ma anche perché di Turismo del vino si arrogano in tanti di enunciare idee, opinioni, cognizioni, favole... tanto da farci contare in 5.7 le parvenze di modifiche apportate in non so quali regole. Abbiamo anche visto un logo che faceva nascere il turismo dell’Olio! Queste voglie di fare per i senzatesta e senzacervello. Ho sorriso al pensiero di una visita ad un Frantoio e a un riposino sdraiato all’ombra di un ulivo. L’Olio è una cosa seria, non si aiuta con le cazzate. Ricordo molti anni fa, quando ebbe inizio “Cantine Aperte”, una sola giornata l’anno a fine maggio, una festa che ospitava gente presso ogni Azienda di Vino, una passeggiata, una visita in Cantina e in Vigna, una degustazione all’aperto. Da quei giorni molta acqua è passata sotto i ponti. Avevamo, noi Sommelier, costruito un esercito contro gli Agenti di Commercio che erano furiosi, indispettiti con i Produttori perché vendevano direttamente ai visitatori il loro vino e così per quei venditori non c’erano le provvigioni! Anni per convincere le Aziende che dovevano aprire le loro magnifiche realtà: Cantine, Vigne, Sale di Degustazione, Ristoranti, Resort... In barba ai loro Agenti, che ben presto capirono che a far conoscere l’Azienda anche i loro vini attiravano di più. Erano più buoni! con la conseguenza di diventare un acquisto abituale di tutti i giorni. Il Turismo del Vino era nato. Ed era nato grazie, soprattutto, alla spinta culturale impressa dai Sommelier. 2


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