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Giovanni Manetti: “ECCO IL PROGRAMMA PER IL TRIENNIO CHE CI PORTERÀ AL CENTENARIO DEL CONSORZIO PIÙ ANTICO D’ITALIA!” Giovanni Manetti, classe 1963, chiantigiano doc, è stato confermato presidente del Consorzio Vino Chianti Classico per un secondo mandato triennale, che va dal 2021 al 2024, il quindicesimo dalla sua fondazione (1924), continuando la sua esperienza amministrativa insieme ai vice presidenti Sergio Zingarelli e Francesco Colpizzi, anch’essi confermati. Il nuovo Consiglio d’Amministrazione, di 21 membri, è così composto: Laura Bianchi - Castello di Monsanto, Luigi Cappellini - Castello di Verrazzano, Sebastiano Capponi - Villa Calcinaia, Alessandra Casini Bindi Sergardi Bindi Sergardi, Duccio Corsini - Principe Corsini – Villa Le Corti, Renzo Cotarella - Marchesi Antinori, Simone François - Castello di Querceto, Giovanni Manetti – Fontodi, Tommaso Marrocchesi Marzi – Bibbiano, Nicolò Mascheroni Stianti - Castello di Volpaia, Filippo Mazzei - Marchesi Mazzei, Alessandro Palombo - Luiano, Giovanni Poggiali – Felsina, Enrico Pozzesi - Rodano, Davide Profeti – San Felice, Francesco Ricasoli - Barone Ricasoli (viticoltori); Andrea Cecchi - Cecchi, Sandro Sartor – Ruffino, Sergio Zingarelli - Rocca delle Macìe (imbottigliatori); Francesco Colpizzi - Castelli del Grevepesa, Malcolm Leanza Cantina Colline del Chianti (vinificatori). La nomina di Giovanni Manetti è avvenuta da parte del consiglio d’amministrazione che ha deciso, all’unanimità, di affidare nuovamente al proprietario di Fontodi, azienda di Panzano che ha fatto la storia degli ultimi quarant’anni
del Chianti Classico, ponendosi in maniera illuminata a cavallo tra tradizione e innovazione, il delicato compito di condurre il Consorzio vitivinicolo più antico d’Italia in un periodo molto particolare e inedito come quello attuale: “Amo definirmi viticoltore-artigiano perché, nonostante la mia azienda cominci ad avere dimensioni sopra la media – 90 ettari vitati per 350mila bottiglie all’anno, tutte esclusivamente da uve aziendali - da sempre mi occupo di tutte le fasi produttive, dalla coltivazione del vigneto, alla vinificazione fino alla vendita”. Ma, oltre al vino, la sua famiglia si occupa anche di un’altra storica attività... “La produzione di terracotta nella zona del Ferrone nel Comune di Greve, perciò sempre all’interno della zona del Chianti Classico, va avanti dal Settecento e ha assonanze anche col vino perché produciamo ancora degli orci completamente a mano e con le stesse tecniche tradizionali etrusche e poi romane, che questi antichi popoli usavano appunto per la vinificazione e conservazione del vino, anche se nella storia moderna sono associati all’olio”. Com’è maturato il rinnovo alla carica di Presidente? “Non era nei miei piani, ma da quando si è tenuta l’assemblea per l’elezione del CdA c’è stata una con-
andrea cappelli foto bruno bruchi
vergenza nella mia persona da parte di tutti i colleghi produttori, dal più piccolo al più grande. La decisione d’accettare nuovamente questo incarico deriva da un personale senso di responsabilità e amore per il territorio, poi sentire che tanta gente ti considera il suo rappresentante è una gran soddisfazione e sinceramente riempie d’orgoglio. Il principio che ha guidato la mia rielezione, ma anche la conferma di buona parte del CdA è che vi sono tanti progetti appena avviati e altri che necessitano ancora di molto lavoro e, considerando questi 2 anni di pandemia come un momento di sospensione, abbiamo deciso che era necessario rimanere ognuno al proprio posto, in modo da dar continuità al lavoro intrapreso portando a termine i progetti iniziati”. La profonda passione per il mondo del vino chiantigiano di Giovanni Manetti lo ha portato a viverne molteplici aspetti, da tecnico, da imprenditore e da partecipante attivo alla vita della denominazione, come consigliere del CdA del Consorzio dal 1992, in veste di vice presidente dal 2012 e infine di presidente dal 2018. E al suo prestigioso curriculum si è aggiunta recentemente una nuova importante nomina, quella a Cavaliere del Lavoro, uno dei più alti riconoscimenti della Repubblica Italiana per contributi alle attività produttive che hanno dato lustro al Paese. Così quest’esperienza varia e matura ha accolto il pieno consenso delle differenti categorie rappresentate nel CdA del Consorzio (viticoltori, vinificatori, imbottigliatori), che
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