Italia Ornitologica - numero 11 2020

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CRONACA

Blanque mon amour testo e foto di GIUSEPPE NASTASI

A

llevo uccellini da più di 40 anni ma quello che mi è capitato un po’ di tempo fa ha qualcosa di veramente straordinario. Nel mio paesino una coppia di sposi ebbe “l’originale idea” di far volare all’uscita della chiesa quattro bellissime colombe di razza KING, per intenderci quelle meravigliose bestiole con un portamento altero e bellissimo. Veramente uno spettacolo vedere quelle colombe volare… ma che fine faranno quelle bestiole una volta involatesi? Sicuramente la stessa fine che fa un canarino scappato via: o viene mangiato da un gatto o semplicemente muore di fame perché non sa come procacciarsi il cibo. Il giorno dopo il matrimonio andai nel chiosco dove di norma vado a prendere il caffè e notai sul tetto una di quelle colombe involatesi il giorno prima al matrimonio; la guardai incuriosito e chiesi alla signora del bar se avesse notato

“Blanque” fotografata dall’autore

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quella colomba sul tetto. Lei mi rispose di si, anzi mi disse: “gli ho dato delle patatine ma non ne ha mangiata neanche una”. Corsi subito a casa per andare a preparare un mix di avena, farro e mais tritato; tornai al chiosco e offrii quel cibo alla colomba che, immediatamente, si precipitò e fece una grossa scorpacciata di quel misto da me propinato. Il giorno dopo tornai al chiosco e trovai quel bell’esserino sul tetto; mi diressi subito in macchina, presi quel mix di semi, glielo offrii e lei nuovamente si precipitò a mangiare. I giorni passarono e io puntualmente trovavo la colomba sul tetto del chiosco; gli offrivo da mangiare e lei prontamente faceva largo uso del cibo da me preparato. Dopo qualche mese mi accorsi che la colomba, appena mi vedeva arrivare con la macchina, scendeva dal tetto del chiosco, si metteva nell’angolo dove di solito le davo il cibo e si metteva a tubare avvi-

Puntualmente trovavo la colomba sul tetto del chiosco; gli offrivo da mangiare e lei faceva largo uso del cibo cinandosi a me senza paura; a quel punto cercai di accarezzarla e lei si è fece sfiorare il becco. Con il passare dei giorni, la storia si ripeteva immutata: arrivavo con la mia auto, lei mi vedeva, immediatamente andava nel “nostro” angolino e si metteva a tubare. Io gli porgevo il cibo e, mentre mangiava, io la accarezzavo dolcemente. Improvvisamente, un giorno, mentre la stavo accarezzando, lei con il suo becco mi sfiorò le mani. Questa bestiolina diventò la mascotte di tutta la clientela del chiosco, sebbene non si facesse avvicinare da nessuno tranne che da me. Tutti provavano ad accarezzarla, ma lei prontamente scappava: io ero il prescelto anche perché ero l’unico a darle sempre il cibo. Un giorno a sorpresa non la trovai: chiesi alla signora, nessuno sapeva dove fosse finita quella colomba. Il giorno dopo niente, lei non c’era… Il terzo giorno me la ritrovai lì, al solito posto: lei si precipitò verso di me, mettendosi sulle mie spalle a tubare continuamente. Le porsi il cibo, lei mangiò, solite carezze, solite beccate alle mie mani: era tornata. Mi fermò un signore di nazionalità rumena che mi confessò: “Sai che avevo catturato la colomba? L’ho portata a casa, gli ho messo da mangiare quello che gli dai tu ma lei per due giorni non ha toccato cibo. Stamattina ho visto che era un po’ malandata e l’ho liberata: come


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