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Agosto 2021

SIMONE RIVA L’UOMO DEGLI ORI L’impossibile storia di un alter ego di Giuseppe Leone O letto d’un fiato L’uomo degli ori. Hommage à Luigi Mariani Vago. Artista d’istinto, che Simone Riva, ex giornalista, ora scrittore completamente votato alla letteratura, ha pubblicato allo scadere del 2020 con i tipi dell’Editore Bellavite di Missaglia. Un volume che l’autore, già nella prima aletta di copertina, si affretta a definire romanzo, non foss’altro che per distinguerlo da una qualsiasi biografia o da un qualunque altro testo critico, coi quali pure condivide profondità di analisi e capacità di giudizio.

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Si tratta di un romanzo che Riva scrive non senza il timore di fallire, visto che L’uomo degli ori “non ha una storia” da raccontargli. Al suo posto, ha solo “tanti bloknotes pieni di abbozzi di scritti, disegni, appunti di ogni genere” (38), consistenti in “attimi di vita, pensieri carpiti e poi per sempre dimenticati, amori impossibili e amori ormai andati, raccolti in una narrazione la cui ragionata frammentarietà custodisce e preserva l’essenza profonda dell’uomo e dell’artista”; e un invito, a frequentare casa sua, dove potrà approfondire la conoscenza di “un artista vero, pittore, scultore, fruitore d’oro, aforista, fotografo, ma anche uomo enigmatico e profondo”. Occasioni, senza dubbio, che fanno bene sperare, ma che non fanno ancora vincere allo scrittore il terrore dell’impresa, tanto che invoca i grandi romanzieri del passato affinché lo aiutino: prima, a trovare l’ispirazione e, poi, ad affrontare il pubblico dei lettori (8). Eccolo, nella parte, ora, dell’autore onnisciente, che tutto sa del suo personaggio e a cui nulla sfugge della sua psicologia: “l’uomo degli ori non è molto alto, è dotato di una barbetta ispida e brizzolata” (11); “l’uomo degli ori sente il corpo lontano dai suoi pensieri” (12); “l’uomo degli ori è colui che ama la Francia, ma non mangia i formaggi (11); ora, mentre lascia la parte dell’io narrante al protagonista stesso, che vorrebbe concedersi momenti di alta riflessione e sincera confessione, ma che deve riconoscere, ahilui!, che tutto questo non è poi così semplice, tanto da dover ammettere: “Mi sono voluto spingere sull’orlo, solo per vedere quel che c’era nell’abisso, per scorgere la luce o il totale oblio, ma un ciottolo sdrucciolevole mi ha fatto precipitare, ora mancano appigli, la risalita si fa ogni istante più improbabile. Che le muse mi tengano lontano dal fondo, che mi aiutino a non sfracellarmi”; oppure: “certo, mi dicono che sono un uomo fortunato … ma non potrò mai essere soddisfatto di tutto quello che ho raggiunto: c’è sempre qualcosa che mi spinge sempre più in là di


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